Arte Africana: una prestigiosa collezione svizzera

Arte Africana: una prestigiosa collezione svizzera

mercoledì 14 ottobre 2020 ore 17:30 (UTC +01:00)
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  • Bambara, regione di Segou (Repubblica del Mali)
    Lotto 1

    Bambara, regione di Segou (Repubblica del Mali)

    H 24 cm
    Legno a patina naturale chiara
    Testa di marionetta.
    Rappresenta la testa di una figura femminile con impugnatura. Dalla testa scende un grande naso a sbalzo che divide in due parti la faccia resa espressiva dalla bocca aperta. Il mento a punta chiude un viso di forma triangolare scolpito secondo criteri che noi chiamiamo stile “cubista”. La pettinatura a cresta centrale, segnata da ciocche allungate, identifica una moda che risale al XIX° sec.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (Berna) Inventario di Keller (G.F.K. …- numero illeggibile);*
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 339);
    - Ex collezione privata (Lugano);

    (*) Il numero d’inventario delle opere che provengono dalla collezione Keller è stato da lui scritto sul legno con inchiostro bianco. Si legge la sua sigla G.F.K. seguita dal un numero progressivo assegnato all’opera. Con il trascorrere del tempo, e con le opere che sono passate di mano, in alcuni esemplari si intravede la sigla G.F.K. ma i numeri progressivi si leggono parzialmente o sono scomparsi del tutto.Qui, nelle schede dei singoli lotti, riportiamo la numerazione che oggi risulta ancora leggibile.


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 24, pag. 39;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 1;



    - AUTORI VARI “Bamana: The art of existence in Mali” Museum Rietberg Zurich Editor, Calleyn J. P. 2001, pag. 68, cat. 48 & pag. 89, cat. 63;
    - COLLEYN JEAN-PAUL “Visions d’Afrique: Bamana” Milano 2009, tav. 10 e tav. 59;
    - GIANINAZZI BARBARA & MAIULLARI PAOLO “Sogo - Maschere e marionette Bamana, Collezione Claude e Marthe Everlé, Lugano, Museo delle Culture; ottobre 2012 - marzo 2013” Mazzotta Editore;
    - GOLDWATER ROBERT “Bambara sculpture from the Western Sudan” New York 1963, ill. 43 e 44;



    Il nome indigeno di queste marionette chiamate Merekun è riferibile a Mere, cioè il nome di una leggendaria figura femminile, e Kun che significa testa.
    Queste sculture, conosciute in Occidente come marionette Bambara, rappresentano figure allegoriche. Hanno corpo e braccia mobili coperti con indumenti ed erano utilizzate nei festival che saltuariamente si svolgevano nei villaggi della comunità. Gli autori che oggi scelgono il nome Bamana utilizzano il termine dell’antico idioma islamico.

  • Senufo, regione di Sikasso (Mali, regione meridionale)
    Lotto 2

    Senufo, regione di Sikasso (Mali, regione meridionale)

    H 109 cm
    Legno a patina scura brillante
    Scultura Deble.
    Scultura maschile scolpita secondo i criteri stilistici diffusi tra gli scultori Senufo della regione di Sikasso. Sulla testa è presente il “Calao”, l’uccello emblematico dei Senufo, il volto è segnato da un naso allungato collegato alle arcate sopraccigliari, occhi socchiusi, labbra e orecchie sporgenti. Dal corpo longilineo sporgono le lunghe braccia con le mani appoggiate alle cosce. La figura è sostenuta da un grosso zoccolo e sulla testa spunta la maniglia di tenuta che permette di sollevare e battere la scultura sul terreno. La patina chiara sui punti di contatto denota un utilizzo prolungato.

    PROVENIENZA
    - Former Paolo Morigi collection (Lugano);
    - George F. Keller antique collection (Bern) (Inv. G.F.K. 126);
    - Former private collection (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 33, pag. 51;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 4;


    - DERBIER ALAIN “Arte e Cultura Africana: Il Museo SMA di Lione” Pubblicazione della Società Missioni Africane, Genova, Gennaio-Marzo 2002, n° 53, “La Signora di Latha” pagg. 27 - 29;
    - LEUZINGER ELSY ”L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972, pag. 68;
    - GLAZE ANITA J. “The Children of Poro” in Bulettin du Musée Barbier-Muller n° 20, Genève 1983;
    - HOLAS B. “Arts de la Cote d’Ivoire: Les trésors du Musée d’Abidjan” Vevey 1969, pagg. 67 e 155;

    Le sculture Deble, generalmente femminili ma anche maschili, erano rigorosamente custodite nei santuari della società segreta “Lo” o “Poro”, che regolava la vita sociale e religiosa dell’intero popolo Senufo. Queste opere d’arte furono rivelate al pubblico agli inizi degli anni ‘50, grazie all’azione inconsapevole di un improvvisato profeta di nome M’péni Dembélé. Questi, infatti, introducendo un nuovo culto feticista chiamato Massa, diede ordine di abbandonare i santuari e di bruciare le antiche sculture, delle quali fortunatamente si riuscirono a salvare alcuni pezzi molto belli ed oggi rarissimi, che rivelano l’alta forza creativa degli scultori Senufo. Il salvataggio fu dovuto all’opera fortuita di due missionari cattolici francesi, i Reverendi Padri Gabriel Clemens e Michel Convers, che nell’agosto del 1950 hanno letteralmente raccolto dalle discariche dei villaggi settentrionali intorno a Korhogo una quantità di sculture abbandonate dai Senufo, destinate altrimenti a scomparire. Alcune di queste opere, considerate dei capolavori d’arte africana, sono ora esposte al Rietberg Museum di Zurigo e al Metropolitan di New York. Le statue Deble costituivano il più elevato strumento di culto della società segreta “Lo” e venivano usate in occasione dei funerali di importanti membri della lega stessa. Le Deble però erano utilizzate anche in altre cerimonie. Durante i riti di iniziazione, i giovani membri della società segreta, disposti in varie file, stringevano fra le braccia una Deble posta dinanzi a loro, battendo il terreno con lo zoccolo della statua al ritmo della musica. Questo utilizzo si può notare sulla superficie del legno che lungo le braccia risulta più liscia e consumata che altrove e dalle tracce di erosione sotto lo zoccolo di base. Attraverso i ritmici e sordi colpi sul suolo i giovani evocavano la presenza soccorrevole delle anime dei morti che vivevano all’interno della terra e della dea madre “Katieleo” affinché purificasse il terreno e lo rendesse fertile. I canti, intonati nella lingua segreta della setta “Lo”, erano accompagnati dal suono delle trombe di legno e da strumenti ricavati dalle zucche. Trattandosi di figure tradizionali, malgrado qualche differenza formale legata ai sottogruppi di provenienza, tutte le sculture Deble hanno caratteristiche comuni: sono scolpite in legno duro (Vitex doniana o Sterocarpus erinaceus), hanno una struttura verticale allungata, le braccia sono distanziate dal corpo per essere saldamente impugnate e la base è costituita da uno zoccolo massiccio. Dovendo essere utilizzate dai giovani iniziati, le loro misure medie in altezza variano dai 60 ai 90 cm, ma vi sono esemplari di 135 cm. La scultura dei gruppi Senufo che vivono nel nord della Costa d’Avorio e nel Mali meridionale risente delle influenze stilistiche dell’arte Dogon e Bambara, soprattutto nei volumi a blocchi e nella presentazione frontale della figura umana.

  • Senufo, regione di Korhogo  (Costa d’Avorio settentrionale)
    Lotto 3

    Senufo, regione di Korhogo (Costa d’Avorio settentrionale)

    H 33 cm
    Legno a densa patina nera

    Scultura femminile Katiéléo.


    Esemplare raro nella rappresentazione stilistica dei Senufo di Korhogo. Katiéléo rappresenta la figura di una antenata primordiale del pantheon Senufo. Evoca la madre divina che detiene un ruolo sacro ed essenziale nella mitologia di questo gruppo. Si conoscono alcuni esemplari di figure simili che, sedute sul seggiolino, allattano un figlio.Le loro dimensioni raggiungono il metro di altezza. Qui la figura femminile di 33 cm è appoggiata seduta su un seggiolino a gamba unica. Il volto è parzialmente nascosto da un’esagerata ciocca di capelli che scende sul grosso naso: una caratteristica di queste opere. Occhi a bulbo e labbra piatte sporgenti segnano la geometria della faccia. I seni abbondanti sono un auspicio di fertilità. Le braccia staccate dal tronco, piegate sul ventre, sono abbellite con bracciali ai polsi e agli avambracci. La scultura è realizzata con una serie di volumi pieni che si alternano a vuoti: un lavoro di abilità dello scultore che ha segnato il corpo con raffinate scarificazioni. Il legno è ricoperto con una densa patina dovuta ai continui trattamenti con sostanze oleose.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K.…numero illeggibile);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 34, pag. 52;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 5;


    - GOLDWATER ROBERT “Senufo sculpture from West Africa” New York 1964, ill. 105;
    - HOLAS B. “Arts de la Cote d’Ivoire: Les trésors du Musée d’Abidjan” Vevey 1969, pag. 111;
    - HOLAS B. “Sculptures ivoiriennes” Parigi 1973, tav. 90, pag. 228;

  • Guerzé-Kpellé, regione contea di Bong, Suakoko  (Liberia)
    Lotto 4

    Guerzé-Kpellé, regione contea di Bong, Suakoko (Liberia)

    H 18 cm
    Legno a densa patina crostosa, sostanze magiche, ferro di sostegno, tessuto indigeno
    Maschera di divinazione.

    Maschera in miniatura ad uso divinatorio con la funzione di ricettacolo degli spiriti delle grandi maschere non più in uso. Nella parte posteriore è stato inserito un ricettacolo ripieno di sostanze a carattere magico chiuso con iuta e rifinito con una fila di Cypree. Un lungo ferro infisso sotto il mento serviva per piantare la maschera nel terreno per il suo utilizzo nei rituali di divinazione. Un lungo tessuto indigeno avvolge tutt'intorno la maschera.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K.113);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 48, pag. 72;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.85;




  • Kran  (Costa d’Avorio, regione di Man al confine con la Liberia))
    Lotto 5

    Kran (Costa d’Avorio, regione di Man al confine con la Liberia))

    H 24 cm
    Legno a patina nera, cappuccio di tessuto indigeno
    Maschera di scimpanzé.

    Rappresentazione di uno scimpanzé (Kaogle). Prima delle diatribe tribali, in presenza del pubblico maschile, la maschera stimolava i combattenti ad assumere atteggiamenti di rabbia durante il conflitto. E’ scolpita con criteri anatomici che ricordano il volto di una scimmia. La bocca aperta è ripresa nell'atto di emettere un suono e gli occhi tubolari, evidenziati dai dischi di alluminio - un richiamo alle maschere Grebo - sembra che vogliano catturare l’attenzione dei presenti. Una composizione fantastica e surreale.

    PROVENIENZA

    - Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K 102);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);



    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);



    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 90, pag. 92;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.6;

    - FISCHER EBERHARD & HIMMELHEBER HANS “Die Kunst der Dan” Rietberg Museum Zurich 1976, pagg. 82 - 85;

  • Dan (Costa d’Avorio, regione di Man al confine con la Liberia)
    Lotto 6

    Dan (Costa d’Avorio, regione di Man al confine con la Liberia)

    H 25 cm
    Legno a patina nera brillante
    Maschera.

    Maschera che rappresenta la sintesi perfetta del volto idealizzato di un’antenata del clan. E’ scolpita in legno duro e rispetta la tradizione delle maschere Dan classiche.Le parti del viso sono eseguite con delicatezza: mento a punta, naso e labbra ben proporzionati, occhi a fessura segnati da pigmento bianco, superficie del legno levigata con sfregamenti di foglie abrasive. La lucentezza brillante della patina è stata ottenuta con l’immersione in una soluzione di foglie macerate in acqua e polvere di nero fumo. Alla fine, una volta asciutta, la maschera veniva strofinata a lungo finché la superficie non diventava lucida. E’ un risultato estetico molto apprezzato dai collezionisti.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 56);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 99, pag. 101;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.13;

    - VERGER-FEVRE Marie-Noel “Etude des masques faciaux de l’Ouest de la Cote-d’Ivoire conserves dans les collections publiques françaises”. Studio del 1980 pubblicato sulle riviste francesi “Arts d’Afriques Noire, Primavera 1985, n° 53 (pagg. 17 - 29) e Estate 1985 n° 54 (pagg. 19 - 33);

    Le maschere realizzate dai Dan sono famose per la bellezza del viso e per la patina scura che le ricopre. Presentano un viso circoscritto in un ovale perfetto, con grandi occhi circolari, o socchiusi come in questo esemplare. Questi modelli, che a partire dagli anni ’30 sono giunti in occidente, sono stati molto apprezzati dai collezionisti. Le differenti tipologie di maschere Dan sono state ben descritte dai ricercatori del Museo di Zurigo Eberhard Fischer e Hans Himmelheber che, dopo lunghe indagini sul terreno, ne hanno raccontato le specifiche funzioni. Le maschere venivano utilizzate per le diverse cerimonie: danze celebrative, iniziazioni di giovani, ricordo di antenati, ecc.

  • Dan  (Costa d’Avorio)
    Lotto 7

    Dan (Costa d’Avorio)

    H 25 cm
    Legno a patina nera brillante
    Maschera.

    Maschera realizzata dai gruppi Dan insediati nella regione di Diomandé e sui monti Toura. E’ una zona forestale al confine della Costa D’Avorio occidentale e Guinea. E’ un modello con pettinatura a ciocche laterali sporgenti, un dettaglio insolito nella produzione Dan. Sulla testa sono presenti i segni che ricordano una pettinatura diffusa tra le donne della regione. Anche sul viso e sulla fronte vi sono tatuaggi a linee parallele.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione Ernst Asher;*
    - Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 59);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    (*) Ernst Asher (Praga 1888 - 1980). E’ stato un mercante d’ arte primitiva e già negli anni ’20 aveva una galleria all'angolo di Rue de Seine e Rue des Beaux Arts. Attivo a Parigi “il vecchio Asher”,come veniva chiamato nel Quartiere Saint-Germain, ha venduto opere anche a George Keller, incluso il reliquiario Kota. (lotto 15). Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale ha contribuito ad aumentare la collezione di sculture “nègres” di Picasso. Con lui ha intrattenuto rapporti amichevoli al punto che passavano assieme le vacanze d’estate sulla spiaggia di Napoule in Costa Azzurra. 


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA

    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 105, pag. 107;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.14;

    Documentazione:
    “Arts d’Afrique Noire n° 58, estate 1986, pag. 17“ Archivi Musée Barbier-Muller;
    LE FUR IVES & Altri “Picasso Primitif” Musée du Quai Branly, Parigi 2017, pag. 80;


  • Dan, regione di Man  (Costa d’Avorio)
    Lotto 8

    Dan, regione di Man (Costa d’Avorio)

    H 57 cm
    Legno a patina nera brillante
    Cucchiaio a figura femminile.
    Questo esemplare - un capolavoro di equilibrio e fantasia - è costituito dalla pala concava che rappresenta la testa di una figura umana sostenuta da un corpo stilizzato privo delle braccia. Il tronco mostra seni abbondanti e ombelico prominente, le gambe ben modellate e rifinite fino ai piedi completano la figura. Tutto il corpo è impreziosito da anelli in rilievo. Le rappresentazioni dei cucchiai, per la genialità delle soluzioni che gli scultori africani hanno trovato, costituiscono un insieme organico di opere d’arte entrate a pieno titolo nelle grandi collezioni e nei musei del mondo.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 36);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA

    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 120, pag. 117;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 15;

    - FISCHER EBERHARD & HIMMELHEBER HANS “Die Kunst der Dan” Rietberg Museum Zurich 1976, pagg. 156 - 168;
    - FALGAYRETTES CHRISTIANE “Cuillers Sculptures” Fondation Dapper Paris 1991, pagg. 72 - 88;


    I gruppi Dan, Baulé, Guro, Senufo, Koulango, ecc., che vivono nella savana sub-tropicale della Costa D’Avorio, Liberia e Guinea, hanno sviluppato un’economia di sussistenza basata sul raccolto dei cereali e del riso. I loro scultori hanno realizzato singolari cucchiai dalle forme originali. Alcuni esemplari sono delle opere d’arte per la genialità delle soluzioni. Per questi gruppi il cucchiaio ha assunto anche il significato di un oggetto di culto utilizzato nelle cerimonie organizzate in determinati periodi per propiziare la fertilità dei campi o per festeggiarne i raccolti. Ad esempio, presso i Dan, gruppo di coltivatori insediati nella foresta del nord-est della Liberia, nelle regioni limitrofe della Costa D’Avorio e della Guinea, il cucchiaio è un oggetto che appartiene alle donne anziane che lo utilizzano in occasione della raccolta collettiva del riso per lanciare sui presenti, in segno di abbondanza, la prima porzione di riso ottenuta con il raccolto. L’agricoltura è un’attività femminile ed i cucchiai di grandi dimensioni appartengono alle donne magnanime e generose che hanno fama di poter nutrire e ospitare alla loro tavola un quartiere o un intero villaggio. Esse si dedicano alla coltivazione del riso e con altre collaboratrici, dopo un intenso lavoro nei campi, ottengono grandi quantità di raccolto. Questi cucchiai di legno rappresentano per le donne ciò che le maschere rappresentano per gli uomini: delle manifestazioni di spiriti che permettono a certi individui di ricoprire un ruolo preciso nella loro società tribale.

  • Baulé, regione di Bouaké  (Costa d’Avorio)
    Lotto 9

    Baulé, regione di Bouaké (Costa d’Avorio)

    H 49 cm
    Legno duro a patina scura
    Figura maschile.
    Questo personaggio maschile, è la rappresentazione simbolica di una divinità spirituale dell’universo Baulé alla quale i devoti dedicano particolari attenzioni nei rituali votivi. E’ ripreso in posizione seduta su un piccolo sgabello che testimonia il suo stato divino. Il corpo è impreziosito da eleganti scarificazioni, la testa è scolpita secondo la tradizione che richiama le maschere più preziose dei Baulé: viso contemplativo, corona di tatuaggi, pettinatura a incisioni parallele chiusa sulla nuca con una grossa treccia. Il busto presenta una densa patina dovuta ai continui trattamenti con sostanze oleose.La parte inferiore del tronco, in origine, era coperta con un gonnellino di stoffa, ora scomparso. E’ rimasta la cintura di fibre intrecciate. I piedi, appoggiati alla base rettangolare, mostrano una patina crostosa anch'essa testimonianza di offerte sacrificali. L’opera è stata realizzata da un maestro dell’arte Baulé, sia per l’equilibrio della composizione, con l’alternanza di volumi pieni e vuoti, sia par la posizione insolita delle mani appoggiate al seggiolino. Questo tipo di trono, in uso nella tradizione Ashanti, risulta presente anche nella scultura Baulé.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (New York/Davos) (Inv. G.F.K. 148);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 154, pag. 152;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 19;

    - HOLAS B. “Sculptures ivoiriennes” Parigi 1973, pag. 168;
    - VOGEL SUSAN M. “L’art Baoulé du visible et de l’invisible” Paris 1999;
    - BOYER ALAIN-MICHEL “Visions d’Afrique: Baulé” Milano 2008;

  • Baulé,  regione di Bouaké  (Costa d’Avorio)
    Lotto 10

    Baulé, regione di Bouaké (Costa d’Avorio)

    H 63 cm
    Legno duro a patina nera
    Figura maschile.
    Figura rituale ad uso magico divinatorio.Riprende un vecchio personaggio maschile che regge sulla testa un caratteristico recipiente di legno. Era utilizzata nelle cerimonie divinatorie e portata nei diversi villaggi in occasione di rituali che, in tempi remoti, prevedevano anche sacrifici umani. Il vaso che regge sulla testa era destinato a contenere piccole porzioni di cibo. La patina lucida che ricopre il legno era ottenuta con olio di palma e burro vegetale.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (raccolta nel 1961);
    - Antica collezione George F. Keller (New York/Davos) (Inv. G.F.K.152);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 1965, Museo Villa Ciani;
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - Museo Villa Ciani “Mostra d’arte africana primitiva” Lugano, novembre 1965, n° 68;
    - Rivista “Cooperazione Ticinese” Lugano, n° 48 del 27 novembre 1968, pag. 3;
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 157, pag. 155;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 26;

  • Ashanti, regione di Kumasi  (Ghana)
    Lotto 11

    Ashanti, regione di Kumasi (Ghana)

    H 31,5 cm
    Legno duro a patina scura, perline di vetro

    Bambola della fecondità.
    Sintesi stilizzata di una figura femminile che il genio degli scultori africani ha elaborato e che gli Ashanti si tramandano dalla notte dei tempi.


    PROVENIENZA
    - Antica collezione Helmut Gernsheim (Castagnola di Lugano);*
    - Antica collezione George F. Keller (New York/Davos) (Inv. G.F.K.169);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);- Ex collezione privata (Lugano);

    Helmut Gernsheim (Monaco di Baviera 1913 - Lugano 1995). A Monaco negli anni ’30 si dedicò alla fotografia ed iniziò gli studi per la sua formazione accademica. Nel 1937 propose una serie di sue fotografie alla Mostra internazionale di Parigi tuttavia, per ragioni politiche, gli fu negata la possibilità di esporle. Nel 1946 dopo la guerra si trasferì a Londra, ottenne la cittadinanza britannica e per metà della sua vita lavorò alla Tate Gallery. E’ stato un fotografo di fama mondiale e collezionista di fotografie storiche. Pubblicò articoli di foto e strumenti fotografici. La sua raccolta di quadri, apparecchiature e foto, è stata considerata la più grande del mondo. Nel 1964 si stabilì in Svizzera a Castagnola di Lugano e si appassionò anche di arte africana.Ha venduto opere a George Keller, a Paolo Morigi e ad altri mercanti. Una sua famosa maschera Ekoi è stata esposta nel 1970 alla mostra di Zurigo. E’ pubblicata su “L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972, fig. O10.


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 171, pag. 173;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 29;

    - FAGG WILLIAM “La sculpture africaine de Eliot Elisofon” Londra 1958, pag. 106, ill. 135;
    - FAGG WILLIAM & PLASS MARGARET “African sculpture” Londra 1964, pag.13;
     - DAGAN ESTHER A. “African dolls for play and magic” Montreal, Canada 1990, pagg. 70 - 75;
    - WILLET FRANK “African art” Londra 1971, pag. 112;
    - RIVIERE MARCEAU “Les chefs-d’oeuvre africains des collections privées françaises” Paris1975,pag.74;

    Queste bambole, chiamate “Akua-ba”, che nella lingua locale significa “benvenuto”, erano ordinate allo scultore da una donna in attesa di un bambino. La bambola, che rappresenta l’idea della bellezza per il gruppo Ashanti, veniva utilizzata come amuleto perché, secondo un’antica tradizione queste sculture avevano il potere magico di portare fortuna alla donna durante il parto e successivamente al bambino nel corso della sua infanzia.Le bambole più antiche si presentano con la testa circolare, il corpo costituito da un cilindro conico nel quale sono inserite piccole braccia orizzontali. Le gambe sono assenti. Erano ordinate allo scultore da una donna in attesa di un bambino e venivano custodite con cura per tutto il periodo della gravidanza come se si trattasse del loro figlio.Quando la donna usciva di casa si infilava la bambola nelle vesti dietro la schiena come portano i figli le donne africane durante gli spostamenti quotidiani. Dopo la nascita del bambino le bambole erano collocate sopra altari di famiglia, ma spesso le madri le offrivano alle figlie per i loro giochi infantili.Sono scolpite in legno duro con superfici ben levigate che non lasciano intravedere i segni degli attrezzi utilizzati dallo scultore. Le incisioni sono eseguite con tratti precisi e nella parte posteriore della testa si trovano sempre eleganti disegni astratti. Al centro del disco di base una lieve incisione nel legno indica il sesso femminile. Lo scultore le rende più preziose aggiungendo alla figura fili di minuscole perline di vetro colorato avvolte intorno al collo o appese ai piccoli fori disposti lungo la testa. La patina scura brillante è ottenuta con sostanze vegetali come olio di palma, noce di cola, o burro di karité. Nelle zone in rilievo la patina è assente per il continuo sfregamento con gli indumenti della donna e per le ripetute manipolazioni.

  • Ibibio, regione del Cross River (Nigeria meridionale)
    Lotto 12

    Ibibio, regione del Cross River (Nigeria meridionale)

    H 28 cm
    Legno a patina scura policroma
    Maschera.
    La complessa costruzione di questa maschera denota l’abilità dello scultore nel renderla molto espressiva utilizzando soluzioni inedite. Gli occhi a cilindro sono circondati da orbite esagerate che escono dal piano del volto dove solo il naso risulta equilibrato. La bocca aperta, che lascia intravedere denti limati, è colta nell'atto di urlare. I colori bianco e rosso sono disposti in modo alternato per rendere ancora più terribile l’espressione del viso. Tutta la superficie del legno è ricoperta con una densa patina nera ad impasto crostoso.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (New York/Parigi) (Inv. G.F.K. 206);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 208, pag. 216;


    - VOLPRECHT KLAUS “Afrika - Kunst am Niger - Katalog” Villa Hugel, Essen 1971;
    - LEUZINGER ELSY “L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972, pag. 213, fig. N7;
    - KERCHACHE JAQUES & PAUDRAT JEAN-LOUIS & STEPHAN LUCIEN “L’Art africain” Paris 1988, pag. 403, fig. 476;

    Si conosce un esemplare simile del Federal Department of Antiquities di Lagos che nel 1971 è stato esposto a Essen (Villa Hugel) in occasione della mostra “Afrika - Kunst am Niger“ dedicata alle opere della Nigeria.E‘ una maschera Ibibio policroma di 27,5 cm, pubblicata a colori sul catalogo della mostra a pag. 39, n° 286.La stessa maschera è stata riprodotta a colori anche da Elsy Leuzinger su “L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972, pag. 213, fig. N7.
    Nella tradizione dei differenti gruppi africani gli stilemi delle maschere, quando sono apprezzati dai membri della comunità, si tramandano da uno scultore all'altro. Si conoscono maschere famose, realizzate in epoche antiche, che risultano molto simili tra loro.
    Gli Ibibio costituiscono un piccolo gruppo etnico che comprende gli Eket gli Anang e gli Efik. Sono insediati nella regione orientale della Nigeria lungo il delta del Cross River. Culturalmente sono legati al grande popolo Ibo e vivono di caccia e agricoltura. I molti gruppi etnici che vivono nelle regioni meridionali della Nigeria hanno sviluppato tradizioni culturali che si differenziano l’una dall'altra. In molti casi ci si trova alla presenza di opere che risultano di difficile attribuzione. Queste maschere erano riservate agli adepti della società Ekpo considerata la maggiore istituzione religiosa alla quale partecipavano solo individui di sesso maschile. L’appartenenza ad essa costituiva un riconoscimento di autorità e prestigio. Le maschere erano utilizzate nelle cerimonie per commemorare gli antenati.

  • Chamba , regione centro-orientale (Nigeria)
    Lotto 13

    Chamba , regione centro-orientale (Nigeria)

    H 52 cm
    Legno ricoperto con un impasto crostoso color rosso scuro
    Scultura a due figure

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 212);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 213, pag. 223;

    - FARDON RICHARD & STELZIG CHRISTINE “Column to Volume - Formal innovation in Chamba statuary” 2005, London, figura 4d, pag. 45;*

    Questo gruppo etnico, organizzato in piccoli reami governati da un re e dal consiglio degli anziani è culturalmente legato ai vicini Wurkum, Mumuye e Jukun. Questi gruppi tenevano le figure degli antenati in apposite capanne ai lati del villaggio in una zona nascosta dalla vegetazione. La funzione di queste opere era di proteggere i cacciatori e i contadini dai morsi dei serpenti durante le attività nei campi. Le statue partecipavano a rituali di culto che ogni anno si svolgevano nella comunità. La tradizione, che si tramanda dalla notte dei tempi, vuole che questa scultura rappresenti la coppia primordiale.

    (*) Gli specialisti Richard Fardon e Christine Stelzig hanno realizzato uno studio approfondito su queste rare sculture Chamba a figura doppia: inclusa questa. Le loro ricerche storiche si sono basate su una serie di esemplari che sono appartenuti a musei, mercanti e collezionisti privati che hanno fornito una documentazione relativa al periodo compreso tra il 1970 e il 2003. Infatti, negli anni precedenti le segnalazioni di queste opere erano state molto scarse. Hanno esaminato nel dettaglio i vari aspetti storici, etnografici e morfologici, individuando, per le figure doppie, due stili scultorei: stile canonico e variante stilistica. Qui riassunti in modo sintetico:
    - Stile canonico. I corpi delle due figure sono stilizzati e la testa mostra una cresta trasversale dove quella femminile risulta più alta. La bocca rettangolare è sporta in avanti. Il busto è dritto con spalle incurvate.Le braccia, piegate sui gomiti, sembrano appese alle spalle. Le mani aperte a penzoloni mostrano tutte le dita. Nelle figure femminili i seni sono scarsi o assenti. Il busto, sotto l’ombelico, è infilato all’interno della grossa colonna che divide in due spezzoni il corpo delle figure. Le due gambe, uniche per entrambe le figure, sono piegate sulle ginocchia e i piedi sono senza le dita;
    - Variante stilistica. L’esemplare di questo lotto appartiene a questa variante. La coppia di figure - femminile e maschile - hanno braccia staccate dal tronco che scendono in modo naturale dalle spalle. La figura femminile è dotata di piccoli seni e si distingue per lo chignon conico. I corpi delle figure, sono posizionati in modo che ogni gamba si trovi allineata con il corpo sovrastante.In riferimento alla loro anzianità di esecuzione gli autori hanno infine convenuto che questo esemplare di 52 cm (figura 4d) risulterebbe il più antico del gruppo perché scolpito in uno stile arcaico. E’ accertato infatti che quest’opera sarebbe stata una delle prime collezionate. A testimonianza di ciò gli Autori segnalano, con la nota 5 di pagina 116 riportata a pagina 117, la dichiarazione degli ex proprietari che conferma che l’opera era appartenuta al collezionista svizzero George F. Keller e fu da lui acquistata alla fine degli anni ’30 da un commerciante di Parigi. (cif. Lettera della Signora Morigi del 8 maggio 2003);

  • Bamun, regione di Foumban (Camerun)
    Lotto 14

    Bamun, regione di Foumban (Camerun)

    H 36 cm
    Legno ricoperto con perline colorate

    Statua commemorativa di antenato.
    Tipo di scultura che appartiene alla produzione dei Bamun, gruppo di tradizione islamica che vive nella regione sud-occidentale intorno a Foumban. E’ uno stile particolare che prevede la copertura totale della statua di legno. Le perle di vetro colorate, di produzione europea, sono state esportate in Africa con le spedizioni di fine ottocento, in particolare da Francia, Olanda e Italia, soprattutto dalle manifatture di Venezia che ne hanno fornite in quantità. Rappresenta la figura di un antenato seduto su un piccolo seggiolino. E’ interamente decorato con perle multicolori cucite su una stoffa grezza che avvolge tutta l’opera. E’ una tecnica di decorazione che si è sviluppata in passato anche presso il grande gruppo Bamileké. Queste popolazioni si basano su un sistema sociale organizzato in chefferie che si tramandano secondo una discendenza patrilineare. Le sculture di sovrani, troni, maschere, sono interamente decorate con queste perle di vetro per rendere l’opera più attraente, soprattutto le figure più importanti della gerarchia reale e quelle che rappresentano antenati di alto rango.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (New York / Davos) (Inv. G.F.K. 218);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA

    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 232, pag. 245;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 38;

    - DELANGE JACQUELINE & LEIRIS MICHEL "Africa nera" Milano 1967, pag. 323, ill. 373;
    - HARTER PIERRE "Arts anciens du Cameroun" Arnouville1986;
    - PERROIS LOUIS “Arts Royaux du Cameroun” Genève 1994, pag. 38, fig. 32;


  • Kota, regione meridionale del Gabon
    Lotto 15

    Kota, regione meridionale del Gabon

    H 71 cm
    Legno duro ricoperto con lamine di rame. Zoccolo Inagaki*
    Figura di reliquiario bifronte.
    Lo stile di questo esemplare corrisponde alla tipologia di reliquiari Kota realizzati dai gruppi insediati nel Gabon meridionale, zona di Franceville, alto Ogoué.
    Utilizziamo la classificazione che lo specialista francese Louis Perrois ha individuato per questi modelli caratterizzati per i seguenti criteri dominanti che qui riassumiamo:
    Lato Concavo:
    - viso ovale e pettinatura con cimiero a mezza luna;
    - ciocche laterali curve a base rettilinea;
    - placche a lamelle orizzontali (qui sono figurate);
    - pendenti cilindrici verticali- occhi (qui a semiluna);
    - naso realista (qui ad angolo diedro);
    - anello in rilievo alla base del collo;
    - legno a rombo (qui a sezione quadra);
    - bocca assente;

    Lato Convesso:
    - fronte bombata con sopracciglia ad arco;

    E’ un reliquiario Kota tipo Janus, cioè con due figure contrapposte che hanno in comune - nella parte inferiore - la sagoma a rombo. Rappresenta un modello raro nella tipologia Kota. Entrambi i lati sono rivestiti con lamine di rame. II lato concavo ha la forma di un ovale allungato con larghe strisce di ottone sugli assi mediani. Nella zona centrale sporge il naso ad angolo diedro. Le decorazioni sottolineano tutto il profilo della sagoma. Il viso è rivestito con lamine di rame a motivo di lamelle figurate. I pendenti sono invece ricoperti con sottili spirali di rame.Il lato convesso si caratterizza per il rilievo della fronte - divisa dalla linea sagittale - dove le arcate delle sopracciglia, dalla radice del naso, riprendono la sagoma degli occhi. La mancanza della bocca sarebbe un indice di rarità. In origine le parti metalliche sono state fissate con chiodi di rame e, lungo i bordi, con linguette di ferro. Tutta la struttura evidenzia, sia nelle parti metalliche, che nel legno, rotture e abrasioni, dettagli che segnalano l’ indiscussa anzianità di quest’opera.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione Ernst Asher, Parigi;
    - Antica collezione George F. Keller (Parigi / New York) (Inv. G.F.K. 245);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 246, pag. 270 e 271;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 39;


    - CHAFFIN ALAIN “L’Art Kota” articolo pubblicato su “Arts d’Afrique Noire” Arnouville n° 5, Primavera 1973, pagg. 12 - 43;
    - PERROIS LOUIS “Arts du Gabon” Arnouville 1979, pag. 309;
    - PERROIS LOUIS “Patrimoines du Sud, collections du Nord” - Trente ans de recherche à propos de la sculpture africaine (Gabon, Cameroun) ORSTOM, Paris 1997;
    - PERROIS LOUIS “Art ancestral du Gabon dans les collections du Musée Barbier-Mueller” Genève 1985, pag. 51;
    - AUTORI VARI “Les forets natales: Arts d’Afrique équatoriale atlantique” Musée du Quai Branly, Parigi 2017;

    (*) Kichizò Inagakì (1876 -1951). Di origini giapponesi, ha vissuto a Parigi negli anni 1920 - 1940. Come artista di sculture di legno pregiato ha avuto un certo successo nella Parigi della Belle Epoque. Nel mondo dei collezionisti e mercanti d’arte primitiva è diventato un nome prestigioso realizzando le basi di legno alle opere africane che i mercanti gli consegnavano. Dopo aver ottenuto una certa fama per questi suoi interventi ha realizzato un marchio a punzone, con la sua firma in ideogrammi, che imprimeva sulle basi di legno.
    Documentazione ripresa dalla rivista “Tribal Art n° 66, Bruxelles, Hiver 2012, Articolo di Charles-Wesley Hourdé, pagg. 96-105;


    Il reliquiario Kota, nel suo insieme, era costituito da un paniere di vimini che doveva contenere i resti, puliti e lucidati, degli antenati della famiglia. La scultura, ricoperta di rame, era collocata in cima al paniere in compagnia di altri esemplari analoghi: tutti rappresentavano i volti dei fondatori del clan. Presso i popoli, Fang, Kota, Mahongwe, Shamaye, ecc., il culto degli antenati (Bwete) costituiva il centro della vita religiosa e sociale del gruppo e si basava sul grande rispetto degli antenati illustri, considerati come aventi il potere nell’aldilà di influenzare, nel bene o nel male, la vita dei loro discendenti. Alla morte di una persona importante, il grande sacerdote (Nganga) prelevava dal corpo alcune reliquie che poi lucidava e decorava con pezzi di metallo per meglio conservarle nel paniere di vimini. Sul coperchio venivano fissate le figure dei reliquiari che simboleggiavano le immagini degli antenati defunti. Esse servivano come guardiani contro gli eventuali profanatori. I reliquiari, tenuti in appositi luoghi di culto ai bordi del villaggio, erano controllati dai familiari. Il loro rivestimento di metallo - previsto solo nella parte anteriore - aveva lo scopo di proteggere la figura dall’attacco degli insetti xilofagi. Il culto Bwete e l’arte dei reliquiari Kota sono quasi scomparsi nella prima metà del XX° sec. sotto l’azione dei missionari che volevano imporre agli abitanti la loro fede religiosa. Molte opere sono state così distrutte, tuttavia la tradizione indigena - soprattutto nelle zone più inaccessibili della foresta pluviale - ha resistito anche oltre il periodo dell’indipendenza (1958). Questi reliquiari del centro Africa sono una straordinaria testimonianza di come gli scultori africani siano riusciti a rendere astratta l’immagine della figura umana.

  • Kuba  (Repubblica Democratica del Congo)
    Lotto 16

    Kuba (Repubblica Democratica del Congo)

    H 61 cm
    Legno a patina naturale scura
    Scultura ritratto di un re. 
    Località di raccolta: regione dei Bushoong compresa tra i corsi dei fiumi Kasai e Sankuru, villaggio Kuba di Nshyeeng (sulle mappe odierne diventa Mushenge).
    Rappresenta la statua del re Kuba  Mbopey Mabiintsh ma-Kyeen (*). E’ l’ultima effige di un re Kuba che dopo ottant’anni è disponibile in occidente.



    Le informazioni che seguono sono riprese dall'opera di Cornet pubblicata nel 1982. Egli descrive ed illustra nel dettaglio la storia e le sculture Ndop di 12 sovrani, inclusa l’ultima, che rappresenta la statua del re Kuba Mbopey Mabiintsh ma-Kyeen (1939-1969). Le antiche statue dei sovrani, dopo la loro morte, erano scolpite da scultori professionisti. Queste opere postume erano tenute in grande considerazione dalle donne dell’harem e dai discendenti diretti anche per il loro valore simbolico da tramandare ai posteri. Tuttavia la sequenza di sculture dei ritratti si interruppe per svariati motivi. Molte delle antiche statue si erano disperse nelle collezioni e musei del mondo. Già dalla prima metà del XX° secolo non erano state più scolpite dagli scultori di corte. Questa mancanza fu interrotta dal re Mbopey Mabiintsh ma-Kyeen anche perché al suo insediamento egli non aveva individuato uno scultore capace o desideroso di realizzare il suo ritratto (Ndop) dopo la sua morte. Decise quindi di eseguire con le proprie mani la statua che lo rappresentasse. Essendo infatti un personaggio di grande valore e lucidità, si rammaricava della precarietà del suo regno al cospetto di tutte le evoluzioni del mondo moderno. Con questa iniziativa voleva mantenere la tradizione storica e gli elementi distintivi del proprio regno. Decise quindi di scolpire il suo autoritratto.La data di ingresso in Europa della scultura autoritratto del re (lotto 16) è il 1940, cioè un anno dopo dal suo insediamento, per questo è verosimile ipotizzare che il re in quel periodo abbia scolpito almeno due opere, una delle quali è entrata nel Musées Nationaux du Zaire.
    Entrambe le opere riprendono tutti i dettagli della tradizione che caratterizzano i ritratti Ndop: pettinatura piatta con decoro a conchiglie nel bordo superiore e, in quello inferiore, con motivo a linee incrociate; linea dei capelli in evidenza, decoro a goccia sulla nuca, forma rotonda delle orecchie, curva delle sopracciglia, scarificazioni delle tempie, fascia pettorale a tre linee di Cypree, coprinatiche decorato, base rettangolare a disegno intrecciato. Il re indossa due anelli da spalla, due anelli d’avambraccio, quattro bracciali ai polsi. Nella mano sinistra tiene il gallo (coq), un animale che allude alla vigilanza, cioè un simbolo che identifica la dinastia di ogni sovrano.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione Charmette, Gouverneur, Paris, portata da lui stesso nel 1940;
    - Antica collezione Maurice Nicaud (Parigi) (**);
    - Antica collezione George F. Keller (New York/Davos) (Inv. G.F.K. 276);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts (***);
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 276, pag. 307;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 44;

    - FAGG WILLIAM “La sculpture africaine de Eliot Elisofon” Londra 1958, pagg. 7 e 202;
    - CORNET JOSEPH “Art de l’Afrique Noire au pays du fleuve Zaire” Bruxelles 1972, pagg.120-140;
    - CORNET JOSEPH “Art Royal Kuba“ Milano 1982;
    - LaGAMMA ALISA “Heroic Africans” The Metropolitan Museum of Art, New York 2011, pagg. 152-181;

    (*) Re Kuba Mbopey Mabiintsh ma-Kyeen che ha regnato dal 1939 al 1969.
    Queste sculture rappresentano i ritratti dei sovrani delle dinastie Kuba. Il nome indigeno che identifica queste statue è Ndop. L’esploratore Emil Torday nella sua spedizione del 1908 in Congo è stato tra i primi europei a raggiungere il territorio del Kasai dove vi erano insediati i Bushoong (Kuba).Nel suo prezioso volume ne ha descritto i costumi, le tradizioni, le opere: TORDAY EMIL & JOICE THOMAS A. “Notes Ethnographiques sur les peuples communément appelés Bakuba, ainsi que sur les peuplades apparentées. Les Bushongo” Annales du Musée du Congo Belge, Bruxelles 1910. La storia della dinastia dei 124 sovrani si è tramandata oralmente e avrebbe avuto dei riscontri documentati solo a partire dal XVII° secolo con l’identificazione di sedici opere considerate autentiche. Una prima rassegna di queste sculture reali Kuba è stata presentata all'Esposizione di Anversa nel 1937-1938. In seguito altri autori si sono dedicati allo studio di queste sculture reali. L’antropologo Jan Vansina dopo il viaggio in Congo del 1953 ne ha approfondito la storia. All’epoca del re Mbopey Mabiintsh ma-Kyeen (1939-1969) la reggia aveva una dimensione di 800 x 400 metri con 5.000 - 10.000 abitanti. Gli edifici erano realizzati in materiale vegetale essiccato. Il villaggio del re era un modello antico - unico in Africa Centrale - paragonabile ad un grosso borgo europeo del Medio Evo.
    Un altro autore ha dedicato anni per ricostruire la storia dei Re Kuba: il padre francescanoJoseph Cornet (1919-2004). Nato in Belgio, ha vissuto come missionario in Congo per oltre trent’anni. Storico dell’arte di questo grande Paese ha condotto indagini sui costumi dei molti gruppi etnici. Ha pubblicato tanti lavori che sono la testimonianza delle sue ricerche. E’ stato direttore del Musée Nationaux du Zaire e, dopo una lunga permanenza nel Kasai, ha scritto un trattato dettagliato sulla statuaria reale Kuba ricercandone la ricostruzione storica ed iconografica.
    Uno studio dettagliato sull'età d’oro dei re Kuba è stato realizzato da Alisa LaGamma curatrice del Metropolitan Museum of Art di New York (MET): Heroic Africans. Pubblicato nel 2011, in 30 pagine ricche di illustrazioni e riferimenti storici, prende in esame le statue classiche dei re Kuba. Riporta le testimonianze di autori come Emil Torday (1875-1931), Frans Maria Olbrechts (1899-1958), Jan Vansina (1929-2017) e Joseph Cornet (1919-2004) che negli anni ne hanno documentato la storia e le origini.

    (**) Maurice Nicaud (1911 - 2003). La sua biografia è stata ripresa da un articolo di Bernard De Grunne in SOTHEBY’S “Collection Marceau Riviére” Paris, asta del 18 e 19 giugno 2019, pagina 424 La foto è stata pubblicata a pagina 164. E’ stato un famoso antiquario che ha condiviso con collezionisti e mercanti come Marceau Riviére e Pierre Verité la passione e la fortuna di scoprire l’Africa Occidentale negli anni appena successivi alla seconda guerra mondiale. Nel 1950, con la moglie spagnola Josepha Guérero, era in Africa in cerca di oggetti. Dopo diversi viaggi in Guinea, Mali, Costa d’Avorio, la coppia si stabilisce a Parigi in rue Guénégaud dove apre la galleria d’arte africana Bargui. Nel corso della loro attività i coniugi Nicaud hanno avuto tra le mani molti pezzi dei gruppi Baga, Dogon, Yauré, Baulé, Dan. Importanti opere Dogon sono state acquistate dal Musée Dapper di Parigi. Nel 1970 hanno prestato al Museo di Zurigo una dozzina di opere per la mostra organizzata dalla direttrice Elsy Leuzinger “Die Kunst von Schwarzafrika”. Il volume è stato tradotto in italiano con il titolo: “L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972. Tantissime opere provenienti da Maurice Nicaud oggi sono presenti nelle collezioni private ed esposti nei musei. In particolare, molti suoi esemplari si possono vedere nel volume del suo amico Marceau Riviére pubblicato a Parigi nel 1975 “Les chefs-d’oeuvre africains des collections privées françaises”. La successione della famiglia Nicaud è stata oggetto di una vendita a Parigi organizzata da Binoche & Giquello il 21 marzo 2018. Tra le 26 opere offerte vi erano nove esemplari di pulegge per la tessitura: oggetti, in apparenza di minor valore commerciale, che tuttavia rappresentavano una delle tante passioni dei coniugi Nicaud.

    (***) Berna 1980, Musée des Beaux Arts. Sotto la base della statua è ancora incollata l’etichetta del Museo di Berna. Il nome indigeno è leggermente diverso da quello segnalato da Cornet (1982). Tuttavia il Museo ha riportato il nome del re che era presente sulla scheda di Paolo Morigi da lui redatta prima del 1980.

  • Kuba (Repubblica Democratica del Congo)
    Lotto 17

    Kuba (Repubblica Democratica del Congo)

    H 42 cm
    Legno a patina scura, tracce di polvere di tukula (*)
    Scultura ritratto di un antenata.
    Regione dei Bushoong compresa tra i corsi dei fiumi Kasai e Sankuru.
    Rappresenta l’immagine stilizzata di un persona di alto rango nella gerarchia del popolo Kuba. La ricca acconciatura e i raffinati tatuaggi del corpo testimoniano l’importanza della donna. I disegni geometrici che decorano la sua figura sono caratteristici della tradizione Kuba.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (New York / Davos) ( Inv. G.F.K. 275);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 277, pag. 308;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 42;

    - FELIX MARK LEO “100 Peoples of Zaire and their sculpture: Kuba, pagg. 62-63”, Bruxelles 1987;
    - CORNET JOSEPH “Art de l’Afrique Noire au pays du fleuve Zaire” Bruxelles 1972, pagg.120-140;
    - ROBBINS M. WARREN & NOOTER NANCY INGRAM “African art in American Collections ” 2004 Atglen, PA-USA, pag. 421;

    I Kuba hanno rappresentato le effigi dei loro re ai quali assegnavano un carattere divino. Una tradizione scultorea che si è tramandata da generazioni. La statuaria è molto rara perché essi non praticavano il culto degli antenati: si conoscono solo alcuni esemplari di notabili e dignitari. La loro produzione si è rivolta a maschere, caschi di danza, tamburi reali, e altri manufatti di corte come coppe, scatole, pipe; tutti oggetti eseguiti con grande bravura nelle superfici lavorate a intaglio, secondo i disegni dell’antica tradizione dei tessuti di rafia diffusi in tutto il Kasai.

    (*) "E’ una polvere di legno rosso (scorza di Pterocarpus) mischiata a grasso. Protegge contro le termiti e il suo colore rosso ha un significato simbolico. Gli indigeni si strofinano la pelle e ungono ugualmente i loro morti e anche le sculture di antenati” Elsy Leuzinger 1972, pag. 240.

  • Hemba  (Repubblica Democratica del Congo)
    Lotto 18

    Hemba (Repubblica Democratica del Congo)

    H 35 cm
    Legno a patina scura
    Oggetto magico.
    Regione sud-orientale del Congo delimitata dai corsi dei fiumi Lualaba e Lomami.
    Chiamato Mabwe Lugullu quest’oggetto magico era usato per funzioni divinatorie dai membri della società segreta Magabc. Rappresenta una figura femminile incastrata sopra un involucro sferoidale di origine vegetale. La scultura è avvolta con una pelle d’animale rinsecchita alla quale sono stati applicati grossi gusci di lumaca.Nonostante le piccole dimensioni, le varie parti del corpo sono state trattate nello stile arrotondato che caratterizza la statuaria del gruppo Hemba. Il viso è scolpito con fronte ampia, bocca sporgente, occhi sottili, orecchie a sventola e pettinatura a trecce raccolta all’indietro. Le braccia, staccate dal corpo, si chiudono con le mani appoggiate ai seni. Il ventre mette in evidenza i classici tatuaggi delle figure Hemba.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (New York / Davos) (Inv. G.F.K. numero illeggibile);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 295A e 295B, pagg. 334 e 335;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.47;

    - FELIX MARK LEO “100 Peoples of Zaire and their sculpture: Hemba, pagg. 34-35” Bruxelles 1987;
    - FAGG WILLIAM “La sculpture africaine de Eliot Elisofon” Londra 1958, pag. 231, n° 297;
    - DELANGE JACQUELINE & LEIRIS MICHEL “Africa nera” Milano 1967, ill. 272;
    - NEYT FRANCOIS & DE STRYCKER LOUIS “Approche des arts Hemba” Villiers-le Bel, Francia 1975, pag. 53;

  • Luba  (Repubblica Democratica del Congo)
    Lotto 19

    Luba (Repubblica Democratica del Congo)

    H 34 cm
    Legno leggero policromo
    Maschera di danza tipo Kifwebe.
    Regione sud-orientale del Congo delimitata dai corsi dei fiumi Lualaba e Lomami.
    La forma sferoidale di questo modello appartiene ad una delle produzioni che i Luba hanno riservato alle maschere Kifwebe. Non sono molto diffuse ma si caratterizzano per la forma circolare del volto. In questi modelli il naso assume una forma quasi realistica. Qui gli archi descritti dalle orbite oculari si diffondono con incisioni parallele su tutta la superficie della maschera, decorata con colori alternati bianco, marrone e nero. Questa alternanza di colori accentua la potenza espressiva della maschera che, nelle differenti tipologie, è stata realizzata dagli scultori in forme e modelli che si tramandano da generazioni secondo stilemi decisamente astratti.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione Netterson (Anversa);*
    - Antica collezione Léopold Haefliger (Pittore svizzero di Lucerna 1929 - 1989);
    - Antica collezione George F. Keller (New York / Davos) (Inv. G.F.K. 303);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano)- Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Bern 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 302, pag. 343;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 84;

    - FELIX MARK LEO “100 Peoples of Zaire and their sculpture: Luba pagg. 78 - 79” Bruxelles 1987;
    - AUTORI VARI “Faces of the spirits: masks from Zaire basin” Anversa 1993, pagg. 158-159;
    - DELANGE JACQUELINE & LEIRIS MICHEL "Africa nera" Milano 1967, pag. 337, n° 391;
    - WALKER ART CENTER "Art of the Congo" Minneapolis 1967, pag. 51, n° 24.6;

    La forte società segreta Kifwebe si è sviluppata in origine presso i Songye, ma in seguito si è diffusa anche tra il popolo Luba. Queste maschere appartenevano ai membri della potente società segreta Kifwebe. Sono maschere che per gli indigeni avevano un forte valore soprannaturale perché rappresentavano l’incarnazione di una divinità.Molte maschere erano indossate in occasione delle cerimonie funerarie, durante i rituali di iniziazione dei giovani o nelle riunioni dei notabili per l’elezione dei capi villaggio. Altre erano appese “nella casa delle maschere” dove venivano conservati tutti gli oggetti ritenuti sacri.

    (*) La scheda di Morigi segnala: Ex collezione Netterson, Antwerpen (1929). Dalle notizie che abbiamo trovato Netterson sarebbe stato un mercante belga operativo negli anni ’20 -’30. Ha venduto opere del Congo anche a George Keller e a Paolo Morigi. In particolare a Keller ha ceduto una statuina Yaka tipo Janus (G.F.K. 262) esposta nel 1980 al Museo di Berna, pubblicata da Morigi nel suo volume “Raccolta di un amatore” del 1980, pag. 262, n° 363. La stessa statuina è stata poi venduta da Sotheby’s il 6 dicembre 2005, lotto 107.

  • Lega, regione di Shabunda (Repubblica Democratica del Congo)
    Lotto 20

    Lega, regione di Shabunda (Repubblica Democratica del Congo)

    H 13 cm
    Legno leggero ricoperto con caolino, barba di fibre vegetali intrecciate (Lukusa)
    Maschera in miniatura Lukwakongo.
    Lo stile di questa maschera conferma la tradizione dell’arte Lega: volto di forma ovale con l’area del viso concava, in contrasto con la superficie convessa in cui è inscritta. Gli occhi sono sottili fessure in rilievo, il naso sporgente divide in due parti l’area del viso, la bocca mostra file di denti aguzzi. Intorno alla faccia è legata una lunga barba di fibre intrecciate.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 312);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 313, pag. 360;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 51;

    - FELIX MARK LEO “100 Peoples of Zaire and their sculpture: Lega, pagg. 70 e 71” Bruxelles 1987;
    - FELIX MARC LEO & AUTORI VARI “Congo Masks – Masterpieces from Central Africa” Bruxelles 2018, Edited by Marc Leo Felix, pagg. 266 - 274;
    - AUTORI VARI “Face of the Spirits: Masks from the Zaire Basin“ Anversa 1993, pagg. 188 - 197;
    - CORNET JOSEPH “Art de l’Afrique noire au pays de fleuve Zaire” Bruxelles 1972, pagg. 257 - 283;
    - CAMERON ELISABETH L. “Art of the Lega” UCLA Fowler Museum of Cultural History, Los Angeles, 2001;

    I Lega o, Rega / Warega come in passato erano chiamati, sono circa 200.000 indigeni del Congo che vivono nella foresta equatoriale della regione di Maniema e sulle pendici del lago Tanganica occidentale.La loro società, in passato, era organizzata con una complessa istituzione chiamata Bwame. Divisa in vari livelli, aveva il compito di organizzare la vita sociale, politica, giudiziaria e religiosa della comunità. I passaggi da un livello all’altro si ottenevano dopo aver dato prova di abilità personale nelle varie attività della vita: allevamento corretto dei figli, cattura di grossi animali nelle battute di caccia collettiva, comportamento eroico nelle battaglie tribali, ecc.Sia le maschere, che le sculture realizzate in legno, osso, avorio, rappresentavano per i proprietari il segno identitario del proprio livello gerarchico raggiunto. L’avorio costituiva il materiale del rango più alto. Gli oggetti, una volta acquisiti, venivano custoditi nei panieri di vimini e tramandati con orgoglio ai propri discendenti. Durante le festività del villaggio erano mostrati al pubblico, appesi su trespoli di legno improvvisati, davanti alla propria abitazione.

  • Lega, regione di Shabunda  (Repubblica Democratica del Congo)
    Lotto 21

    Lega, regione di Shabunda (Repubblica Democratica del Congo)

    H 38 cm
    Legno a patina scura brillante con tracce di caolino e addobbo di piume
    Maschera della società Bwame.
    Esemplare di grandi dimensioni che conferma la tradizione dell’arte Lega. Gli occhi a fessura sono messi in risalto dal bianco del caolino. La superficie del legno, ben levigata, presenta una complessa decorazione a piccoli cerchi con punto centrale, un dettaglio molto utilizzato nelle opere Lega. Sembra che il significato dei punti rappresenti la bellezza, il vigore dell’individuo e anche la forza vitale del sole. La corona di piume si riscontra in altri esemplari della società Bwame.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 316);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 314, pag. 361;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 53;

    - FELIX MARK LEO “100 Peoples of Zaire and their sculpture: Lega, pagg. 70 e 71” Bruxelles 1987
    - FELIX MARC LEO & AUTORI VARI “Congo Masks – Masterpieces from Central Africa” Bruxelles 2018, Edited by Marc Leo Felix, pagg. 266 - 274;
    - CORNET JOSEPH “Art de l’Afrique noire au pays de fleuve Zaire” Bruxelles 1972, pagg. 257 - 283;
    - CAMERON ELISABETH L. “Art of the Lega” UCLA Fowler Museum of Cultural History, Los Angeles, 2001;

  • Bambara, regione di Segou (Repubblica del Mali)
    Lotto 22

    Bambara, regione di Segou (Repubblica del Mali)

    H 115 cm
    Legno duro a patina naturale chiara, gancio di ferro sulla testa
    Marionetta.
    Rappresenta il busto di una figura femminile utilizzata come marionetta (Merekun). Scolpita secondo stilemi tipici dei Bambara il viso è inscritto in un ovale allungato che alla sommità diventa una linea orizzontale in corrispondenza della fronte ampia. Un lungo naso scende a sbalzo e divide in due parti il viso segnato da occhi circolari e caratterizzato da una porzione scura nella zona inferiore. Un collo cilindrico si innesta sul busto a spalle squadrate dove risaltano grossi seni a cono.In questo volto femminile sembra che lo scultore abbia voluto cogliere un’espressione malinconica. Qui risulta palese una azzardo stilistico che avrebbe influenzato i volti e i colli delle donne che Modigliani ha dipinto e scolpito.Ai lati delle spalle vi sono alcune rotture che la scultura ha subito nella sua lunga attività infatti le braccia mobili, ora scomparse, un tempo erano unite al corpo mediante grossi ganci di ferro. L’utilizzo di questa marionetta è palese per la patina liscia presente sul bastone dovuta al prolungato contatto umano.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione Henri Bing (1888 - !965), Parigi / Cagnes-sur-mer. Epoca dell’acquisto 1915 - 1930(*);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) Epoca dell’acquisto 1975;
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Arte Africana: Le Sculture” Galleria Arte Primitiva, Lugano 1975, n° 19;
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 3;

    - AUTORI VARI "Bamana: The art of existence in Mali" Museum Rietberg Zurich Editor Calleyn J. P. 2001, pag.88, cat. 62;
    - GIANINAZZI BARBARA & MAIULLARI PAOLO “Sogo - Maschere e marionette Bamana, Collezione Claude e Marthe Everlé, Lugano, Museo delle Culture; ottobre 2012 - marzo 2013” Mazzotta Editore;
    - AUTORI VARI “Modigliani e la spiritualità africana” Modigliani Institut Archives Légales, Paris-Rome 2007 Edizioni Carte Segrete;
    - FINARTE “Asta di sculture africane: expertise di Franco Monti” Milano 27 Aprile 1972;

    (*) Henri Bing (1888 Parigi - 1965 Parigi). Nato a Parigi, in origine si dedica alle attività di disegnatore, pittore e litografo. Nel 1905 si reca a Monaco di Baviera e frequenta il Café Stephanie nel vivace quartiere bohemien dove incontra molti artisti e scrittori.Nel 1918 torna in Francia e a Parigi conosce il pittore Modigliani col quale instaura una sincera amicizia. Si stabilisce in Costa Azzurra a Cagnes-sur-mer e nel 1918 ospita per un certo periodo il suo amico italiano. E’ lì che nel 1920 apprende la tragica notizia della morte di Modigliani (Livorno 1884 - Parigi 1920). Henri Bing nel 1920, alla fine della guerra, torna a Parigi dove abbandona la pittura e consolida la sua attività di mercante d’arte. Acquista e vende opere dei maggiori artisti contemporanei come Braque, Matisse, Rousseau, Soutine e Modigliani.Dal 1925 al 1932 detiene una galleria e nel 1927 espone la prima ed unica mostra delle opere di Chaim Soutine (Lituania 1894 - Parigi 1943). Si appassiona anche alle opere dell’arte primitiva: l’esemplare Bambara di 115 cm si trovava nel suo studio su uno sgabello gotico. E’ quindi plausibile che Modigliani vedendolo ne sia rimasto colpito. Già nel 1906, nel suo primo soggiorno a Parigi, Modigliani aveva avuto molte occasioni di vedere opere africane che in quel periodo destavano l’interesse dei suoi amici di Montmartre. Opere primitive che lasciarono un segno tangibile nella sua produzione artistica.

  • Bambara (Repubblica del Mali)
    Lotto 23

    Bambara (Repubblica del Mali)

    H 64 cm
    Legno duro a patina scura
    Serratura di porta di granaio.
    Regione: valle del fiume Niger a sud di Bamako.

    Il corpo della figura femminile è impreziosito con una fitta serie di incisioni a motivi geometrici.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.2;

    - AUTORI VARI “Bamana: The art of existence in Mali” Museum Rietberg Zurich, Editor Calleyn J. P. 2001, pagg. 59 - 65;

    Queste ingegnose serrature, molto diffuse tra i Dogon e i Bambara, erano utilizzate per chiudere le porte delle abitazioni e dei granai. Erano fissate alla porta con piattine di ferro.Il meccanismo di chiusura è costituito da pezzetti di ferro prigionieri - di cui uno è rimasto -che, sollevati con una barretta rudimentale di ferro - la chiave - infilata nell'apposita cavità, ne liberava il movimento di apertura.

  • Dan (Costa d’Avorio)
    Lotto 24

    Dan (Costa d’Avorio)

    H 25 cm
    Legno a patina scura brillante, fibre vegetali
    Maschera di danza.
    E’ un modello diffuso tra i gruppi Dan, Mano, Yacouba, Guerzé, insediati nella regione forestale tra i confini della Costa d’Avorio, Guinea, Liberia.Le parti del viso sono eseguite con cura: mento a punta, naso e labbra ben modellati, occhi sottili a fessura, bocca sporta in avanti con denti di osso, elegante capigliatura.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.8;

    - FISCHER EBERHARD & HIMMELHEBER HANS “Die Kunst der Dan” Rietberg Museum Zurich 1976, pagina 67, n° 36;
    - VERGER-FEVRE MARIE-NOEL “Etude des masque faciaux de l’Ouest de la Cote-d’Ivoire conserves dans les collections publiques françaises”. Studio pubblicato sulle riviste francesi “Arts d’Afriques Noire, 1985, n° 53 (pagg. 17 - 29) e n° 54 (pagg. 19 - 33);

  • Dan, regione di Man al confine con Guinea e Liberia (Costa d’Avorio)
    Lotto 25

    Dan, regione di Man al confine con Guinea e Liberia (Costa d’Avorio)

    H 26 cm
    Legno a patina nera brillante
    Maschera.
    Tipo classico con mento a punta, naso e labbra ben modellati, occhi a fessura, bocca socchiusa. Le orecchie sono un dettaglio raro nelle maschere di questa regione tuttavia, qui non disturbano la linea ovale del viso reso brillante dalla patina lucida ed esaltato dalla serie di incisioni di linee parallele che lo circondano.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K.…- numero illeggibile);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.11;

  • Baulé (Costa d’Avorio)
    Lotto 26

    Baulé (Costa d’Avorio)

    H 51 cm
    Legno duro a patina scura
    Figura femminile.
    Rappresenta una figura femminile con pettinatura costituita da due grandi ciocche differenti una dall'altra, un dettaglio che identifica i grandi maestri Baulé. Questo esemplare testimonia uno stile insolito dell’arte Baulé perché la figura è scolpita a volumi pieni. Si presenta in posizione frontale con i piedi che appoggiano su un piedistallo circolare. Le braccia sono staccate dal corpo ed il volto si innesta sul collo possente. Le mani appoggiate al ventre riprendono un gesto che i Baulé considerano un segno di pace: si ritrova in quasi tutte le figure Baulé scolpite in posizione verticale. Una bella patina scura testimonia un lungo utilizzo nel tempo, confermato dall'usura del legno e dalle numerose tracce delle sostanze sacrificali. Alcuni tatuaggi sono presenti su collo e schiena. Un giro di perle di vetro circonda la gamba destra. Residui di ossido verde lasciato da tre bullette di rame che in origine erano state applicate su fronte e tempie.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione Helmut Gernsheim (Castagnola di Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - LOUDMER & POULAIN "Arts Primitifs" Paris asta del 22 Novembre 1979, lotto 40; (*)
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 22;

    (*) Nel catalogo di vendita (22 Novembre 1979) quest’opera è stata così descritta dall'esperto francese Charles Ratton (1895 - 1986)
    :“Statuette de femme trapue, les mains posée sur le bas du ventre. Haut coiffure asymétrique fait de deux grands chignons et de tresses, petit scarifications sur le cou at au sommet du dos“ Haut 0,49 m / 19,2 inches (15.000/25.000 F.F.)

  • Baulé, regione di Bouaké (Costa d’Avorio)
    Lotto 27

    Baulé, regione di Bouaké (Costa d’Avorio)

    H 48 cm
    Legno a densa patina scura
    Figura maschile.
    Rappresenta una figura maschile che ricopriva un ruolo di particolare importanza nel collegamento spirituale tra il regno dei vivi e quello dell’aldilà.La testa è l’elemento principale con la sua pettinatura a chignon ornata con bullette di rame. La barba, in origine a due appendici intrecciate, ha subìto un restauro europeo. Gli occhi socchiusi a grano di caffè donano al volto un’espressione di raccoglimento. Le scarificazioni del corpo, oltre ad avere una funzione estetica sono indicative per definire l’appartenenza etnica. La figura si presenta di fronte, simmetrica, con le braccia lungo il corpo. I piedi isolati dal terreno rendono questa scultura un essere che vive nell'aldilà. La densa patina che la ricopre è il risultato dei continui trattamenti con sostanze oleose eseguiti dal proprietario per le richieste di protezione.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Principe Sadruddin Aga Khan (Ginevra) (1933 - 2003);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 387);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
    - Ginevra, Musée d’Ethnographie de Genève, dicembre 1978 - estate 1982;


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - SAVARY CLAUDE “Sculptures africaines d’un collectionneur de Genève” Musée d’Ethnographie de Genève 1978, pag. 56, n° 26, fig. 26, 26 bis, 26 ter;
    - SOTHEBY’S “Prince Sadruddin Aga Khan Collection of African Art” Londra 27 giugno 1983, lotto 2 - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 23;

    I Baulé con il legno hanno creato un tipo di scultura che non ha eguali nella tradizione dei popoli della Costa d’Avorio. Le statuine chiamate “waka sona” rappresentano ritratti di antenati idealizzati nella loro bellezza o i geni familiari della tradizione Baulé. Queste effigi sono la speranza per i genitori che i loro figli alla nascita possano assomigliare alle sculture di famiglia. Sono opere molto raffinate dalle forme dolci, eleganti, lisce nelle superfici, che hanno resi famosi nel mondo gli scultori Baulé.

  • Kota, regione settentrionale, Congo Brazzaville, regione di Sibiti (*)
    Lotto 28

    Kota, regione settentrionale, Congo Brazzaville, regione di Sibiti (*)

    H 41 cm
    Legno duro ricoperto con lamine di rame

    Figura di reliquiario.
    Questo esemplare di 41 cm, con viso concavo / convesso, è realizzato con lamina di rame incisa a lamelle figurate, cioè ottenute con un lavoro a punzone sulla superficie. Gli occhi a capsula sono fissati con chiodi di rame. La bocca è rappresentata nell'atto di sorridere. Tutte le placche di metallo sono state fissate con chiodi e linguette di rame. La base di legno, a forma di rombo traforato a sezione quadra, è rivestita nella metà superiore, con lamine di rame lavorato a punzone, tecnica usata anche per il rivestimento del collo e della losanga di base. Sulla parte posteriore è presente un rombo in rilievo tipico di molti esemplari Kota.


    Lo stile di questo esemplare corrisponde alla tipologia di reliquiari Kota realizzati dai gruppi insediati nel Congo settentrionale, regione di Sibiti, latitudine sud della tradizione Kota.
    Utilizziamo la classificazione che lo specialista francese Louis Perrois ha individuato per questi modelli caratterizzati per i seguenti criteri dominanti che qui riassumiamo:
    - viso ovale senza cimiero;
    - fronte convessa, faccia concava;
    - linea sagittale, arcate sopracciliari curve;
    - decoro dominante a lamelle (qui a lamelle figurate);
    - ciocche laterali curve a pettinatura avvolgente rifinite a coda d’anitra;
    - occhi semi;
    - globulari con pupille a chiodi;
    - naso realista (qui ad angolo diedro);
    - base di legno a rombo (qui a sezione quadra);

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (Parigi / New York) (Inv. G.F.K…- numero illeggibile);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA

    Esemplare riprodotto in:
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 40;

    - CHRISTIE'S "Art Africain, Océanien et Précolombien" Paris asta del14 Giugno 2004, lotto 188;
    - BOLZ INGEBORG “Zur Kunst in Gabon: Stilkritische Untersuchungen an Masken und Plastiken des Ogowe-Gebietes” in Ethnologica Neue Folge - Band 3, Koln 1966; tav. XLI, fig. a;


    Questi reliquiari dell’Africa equatoriale rappresentano figure riservate al culto degli antenati.
    Sono stati studiati, a partire dagli anni ’60, da numerosi specialisti francesi tra i quali:
    - Alain Chaffin: ha pubblicato un primo studio sui reliquiari Kota prendendo in esame soprattutto gli aspetti morfologici.
    “L’Art Kota” articolo sulla rivista “Arts d’Afrique Noire” Arnouville n° 5, Primavera 1973, pagg. 12 - 43;
    - Louis Perrois: è stato in Gabon per almeno dieci anni dove ha approfondito il contesto storico e le tradizioni tribali dei differenti gruppi etnici. Nel 1965/1966, come accademico dell’Istituto francese di ricerche scientifiche (ORSTOM) ha visitato i villaggi Kota di Makokou e Mékambo. Oggi è considerato il miglior specialista al mondo di questa materia. Ha pubblicato le sue ricerche in una serie di libri tra i quali:
    - PERROIS LOUIS “Patrimoines du Sud, collections du Nord” Trente ans de recherche à propos de la sculpture africaine (Gabon, Cameroun) ORSTOM, Paris 1997;
    - PERROIS LOUIS “Arts du Gabon” Arnouville 1979, da pag. 193 gruppo IV (Figure senza cimiero), foto alle pagine 204 e 205 e disegni a pagina 316;
    - PERROIS LOUIS “Art ancestral du Gabon dans les collections du Musée Barbier-Mueller” Genève 1985, descrizione a pag. 49 e disegni a pag. 52 (Categoria VI);




    (*) La scheda di Morigi, segnala come luogo di provenienza Makouku, una città del Gabon centrale nella regione dell’alto corso dell’Ivindo. Questi modelli di reliquiari Kota sono stati attribuiti da Alain Chaffin e Louis Perrois ad un sottogruppo che vive nella regione di Sibiti, una zona forestale dell’alto Niari in Congo Brazzaville. E’ una località distante almeno 500 km da Makouko che invece si trova in Gabon sull’Ivindo, sopra la linea dell’Equatore. La regione di Sibiti è la zona dove i Kota hanno raggiunto la loro massima espansione a sud. Gli esemplari di questo tipo sarebbero più rari dei Kota del centro Gabon.Alain Chaffin, nella sua indagine sull’arte Kota pubblicata su “Arts d’Afrique Noire” Arnouville n° 5,Primavera 1973, pagg. 12 - 43, segnala a pag. 42 un “Sotto stile della regione di Sibiti”.Un modello di cui all’epoca Chaffin conosceva solo cinque esemplari. Uno di questi è stato da lui illustrato a pag. 38 con il n° 28.

  • Hemba  (Repubblica Democratica del Congo)
    Lotto 29

    Hemba (Repubblica Democratica del Congo)

    H 63 cm
    Legno duro a patina naturale scura
    Figura di antenato.
    Regione sud-orientale del Congo delimitata dai corsi dei fiumi Lualaba e Lomami.
    E’ un personaggio maschile ripreso in posizione eretta con la testa sostenuta da un collo possente. Tiene le braccia staccate dal corpo con mani sul ventre, gambe corte senza piedi, sostenute dalla base circolare. Il volto è segnato da grandi labbra e occhi in rilievo ad ogiva. La fronte si chiude sulla tipica pettinatura posteriore a “croce del Katanga”. La barba sottile, realizzata con la doppia fila di incisioni a quadretti, è la caratteristica riservata ai grandi capi.L’intera opera, con i suoi volumi, esprime tutta la potenza dei ritratti Hemba.

    PROVENIENZA

    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);



    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 50;
    - - LOUDMER  & POULAIN "Arts Primitifs" Paris asta del 21 e 22 Marzo 1980, lotto 409 (*);

    - NEYT FRANCOIS & DE STRYCKER LOUIS “Approche des arts Hemba” Villiers-le Bel, Francia 1975;

    Il gruppo Hemba, che appartiene culturalmente al grande popolo Luba, è insediato nella regione che circonda Kongolo, un villaggio situato sulla riva destra dell’alto Congo, a 150 km ad ovest del lago Tanganica, nella foresta equatoriale della Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire. Queste sculture, chiamate in lingua locale “singiti”, rappresentano un antenato fondatore di una dinastia reale o un grande capo guerriero. Erano conservate dai notabili e dai capi villaggio in case riservate al culto degli antenati, ma anche venerate da ogni famiglia nella propria casa dove venivano custodite in appositi ripostigli o nicchie.Considerate tra le opere più prestigiose dell’Africa Nera, queste figure presentano alcune caratteristiche ben individuabili: posizione frontale, sesso maschile, testa grande in rapporto all'altezza, braccia staccate, mani sul ventre e pettinatura che si chiude dietro la nuca con il motivo a croce.


    (*) Nel catalogo di vendita del 22 marzo 1980 quest’opera è stata così descritta dall’esperto francese Charles Ratton (1895 - 1986)
    “Figure d'ancetre, statuette d'homme barbu, debout, les mains posées sur les hanches. La coiffure est ornée de deux tresses se croisant à angle droit. Base cylindrique. Zaire, Hemba”. Haut 0,62 m  (8.000/10.000 F.F.)

  • Igala  (Nigeria)
    Lotto 30

    Igala (Nigeria)

    H 16 cm
    Legno a patina scura e spirali di rame
    Staff di un notabile.
    Questa scultura in miniatura, molto raffinata, è probabile che fosse la parte superiore di un bastone pregiato che apparteneva ad un dignitario di corte. E’ costituita da un viso, scolpito in tutti i dettagli, che indossa un cappello e porta un orecchino di ceramica rossa. Il volto è spalmato con polvere di caolino ed il collo, che costituisce l’impugnatura del bastone, è rifinito con spirali di filo di rame. Bella patina d’uso.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 149);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.41;

    Gli Igala sono insediati nella zona di confluenza tra i fiumi Niger e Benue, in una vasta area della sponda sinistra del fiume Benue. Hanno sviluppato un’arte di corte e sono famose le loro maschere casco Egwu Agba.

  • Lega  (Repubblica Democratica del Congo)
    Lotto 31

    Lega (Repubblica Democratica del Congo)

    H 23 cm
    Legno a patina naturale chiara, caolino e barba vegetale
    Maschera della società Bwame.
    Esemplare di medie dimensioni che corrisponde agli stilemi classici della tradizione Lega. Viso concavo a forma di cuore inscritto nell'ovale del volto. Occhi a fessura, radice del naso unita agli archi perfetti delle sopracciglia, lunga barba di fibre lukusa.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 52;

    - FAGG WILLIAM "Masques d'Afrique dans les Collections du Musée Barbier-Muller" Genève 1980, pagg.150 e 151;
    - FELIX MARK LEO “100 Peoples of Zaire and their sculpture: Lega, pagg. 70 e 71” Bruxelles 1987;
    - AUTORI VARI “Face of the Spirits: Masks from the Zaire Basin“ Anversa 1993, pagg. 188 - 197;
    - CORNET JOSEPH “Art de l’Afrique noire au pays de fleuve Zaire” Bruxelles 1972, pagg. 257 - 283;
    - CAMERON ELISABETH L. “Art of the Lega” UCLA Fowler Museum of Cultural History, Los Angeles, 2001;

    Queste maschere bianche erano associate al ricordo degli antenati e, in modo particolare, ai parenti fondatori del clan. Intervenivano nei rituali di iniziazione dei giovani nei diversi gradi sociali. Ogni clan famigliare, nelle cerimonie importanti, esponeva davanti alla casa la grande maschera - la rappresentazione della madre terra con tutti i suoi figli intorno - legandola alla struttura di legno, una specie di balaustra a scalini, in modo che fosse visibile a tutta la collettività in occasione dei riti di passaggio. Di fianco ad essa erano legate anche le piccole maschere in legno e avorio, molto diffuse tra gli elementi del gruppo. Tutta la rappresentazione diventava così la testimonianza del legame spirituale dei vari membri della famiglia con gli antenati.

  • Yoruba regione di Abeokuta (Nigeria sud orientale)
    Lotto 32

    Yoruba regione di Abeokuta (Nigeria sud orientale)

    Esemplare maschile: H 27,5 cm / Esemplare femminile: H 28,5 cm
    Legno a patina scura con incrostazioni
    Figure di culto, coppia di gemelli “Ibeji”.

    Due esemplari scolpiti secondo gli stilemi che, per una lunga tradizione, si sono diffusi nella Nigeria meridionale e nella Repubblica del Benin. E’ un tipo di arte che risulta riconoscibile e che si è tramandata nel tempo sotto la spinta creativa dei tanti scultori che lavoravano nelle atelier anche molto lontane una dall'altra.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione galleria Maria Wyss (Basilea) (vedi lotto 33);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 55;

    - FAGG WILLIAM “Yoruba: Sculpture of West Africa” New York 1982, pag. 81;
    - MERLO CHRISTIAN “Ibedji, hohovi, venavi: Les statuettes rituelles de jumeaux en civilisation beninoise” Articolo pubblicato sulla rivista francese Arts d’Afrique Noire, Estate 1977, n° 22, pagg. 16 - 31;
    - STOLL MAREIDI & GERT STOLL & Cooperation Ulrich Klever “IBEJI: Twin Figures of the Yoruba” Munchen, Germany 1980;

    Queste piccole sculture, di sesso maschile o femminile, rappresentano dei gemelli. La nascita di due o più gemelli è considerata presso le popolazioni nigeriane un evento importante e dopo tale occasione, dai fortunati genitori, viene chiesto allo scultore del villaggio di preparare gli Ibeji, la coppia di statuine con lo stesso sesso dei gemelli nati. Esse formeranno con i proprietari uno stretto legame spirituale. Le sculture così scolpite saranno custodite e trattate con massima cura per tutta la vita. Nel caso di decesso di uno dei gemelli, il dualismo con l’altro continuerà attraverso la statuina che diventerà così l’incarnazione dello spirito del gemello defunto. Solo dopo la morte di entrambi i gemelli le statuine perderanno il loro significato e valore sacro e, pertanto, potranno essere cedute

  • Yuruba  (Nigeria)
    Lotto 33

    Yuruba (Nigeria)

    H 32 cm
    Avorio a patina naturale ambra
    Oggetto divinatorio Iroke Ifa.
    Questa scultura - parte terminale di una zanna d’elefante - rappresenta una figura femminile inginocchiata, con le braccia attaccate al corpo e le mani sui seni. E’ scolpita nei minimi particolari secondo gli stilemi dell’arte Yoruba. Il prolungato utilizzo di questo oggetto ha conferito alla superficie dell’avorio una patina brillante color ambra. E’ uno strumento rituale (Iroke Ifa) utilizzato da un indovino per intercedere con l’oracolo Ifa, divinità del pantheon Yoruba. L’indovino seduto davanti al cliente, per invocare la divinità, getta su un vassoio sedici noci di cola. Osserva la posizione assunta dalle noci, muovendole con la punta della zanna, per interpretare così la risposta ricevuta dall'oracolo.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione galleria Maria Wyss (Basilea) (*);
     - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Zurigo 2001, Rietberg Museum, Zurich, Aprile 2001, Collezione Maria Wyss, n° 62;
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 61; 

    - FAGG WILLIAM “Yoruba sculptures of  West Africa” New York 1982, pagg. 123, 190 e 191;

    (*) Maria Wyss. Attiva a Basilea dagli anni ’50 è diventata famosa come fotografa e gallerista d’arte primitiva di Africa, Oceania, America. Alcuni suoi pezzi sono stati venduti nelle aste di Christie’s e Sotheby’s. Nel 1962, in occasione di una prestigiosa esposizione organizzata a Basilea da William Fagg, dedicata a 300 opere della Nigeria (Benin, Ife, ecc. ), ha segnalato la sua galleria sul catalogo pubblicato per l’occasione:- FAGG WILLIAM “Nigeria 2000 Jahre Plastik” Kunsthalle Basel 1962.
    Nel 1971, per la grande esposizione di Villa Hugel a Essen, dove furono esposte 300 opere provenienti da musei e collezionisti, ha partecipato all'evento fornendo un Gemello Yoruba Ibeji (cat. 171). - VOLPRECHT KLAUS “Afrika - Kunst am Niger - Katalog” Villa Hugel, Essen 1971
    Nel corso della sua attività ha venduto importanti opere a collezionisti e musei. Ha collaborato con il Rietberg Museum di Zurigo e un dozzina delle sue sculture africane Dan e Guro sono presenti in ognuno dei seguenti cataloghi pubblicati dal Museo:
    - FISCHER EBERHARD & HIMMELHEBER HANS "Die Kunst der Dan" Rietberg Museum Zurich 1976;
    - FISCHER EBERHARD & HOMBERGER LORENZ "Die Kunst der Guro" Rietberg Museum Zurich 1985
    Nel 2004 la Galerie Vogler di Basilea ha liquidato all’asta la“Collezione dei coniugi Maria e Paul Wyss”. Sono state vendute un centinaio di lotti dei gruppi più significativi dell’Africa: Dogon, Bambara, Senufo, Baulé, Yoruba, Ibo, Fang, Bakongo, Chockwe. Inserto pubblicitario ripreso dalla rivista “Arts d’Afrique Noire“ n° 131,Autunno 2004, pag. 45;

  • Yuruba, regione di Abeokuta, Stato di Ogun (Nigeria)
    Lotto 34

    Yuruba, regione di Abeokuta, Stato di Ogun (Nigeria)

    H 23 cm
    Legno a densa patina crostosa
    Coppa di culto.
    Coppa a cariatide di figura femminile inginocchiata che regge sulla testa un vassoio e tiene le mani appoggiate ai lunghi seni. E’ scolpita secondo gli elementi della statuaria Yoruba. Apparteneva ad un sacerdote che la utilizzava per il culto Agéré Ifa. La funzione divinatoria prevedeva l’impiego di noci di palma sacre che venivano sparpagliate sul vassoio nel corso delle consultazioni.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 551);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 62;
    - FAGG WILLIAM “Yoruba sculptures of West Africa” New York 1982, pag. 179 (Agéré Ifa);

  • Yuruba, regione di Abeokuta, Stato di Ogun (Nigeria)
    Lotto 35

    Yuruba, regione di Abeokuta, Stato di Ogun (Nigeria)

    H 35 cm
    Legno policromo
    Figura femminile.
    Figura femminile inginocchiata che regge tra le mani una grossa coppa. Era utilizzata da un sacerdote nelle funzioni divinatorie per il culto Agéré Ifa. Tutta la scultura è stata dipinta con vernice marrone, pallini bianchi e pigmento color blu cobalto.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Mario Fantin (Bologna) Raccolta nei primi anni ‘60 (vedi lotto 55);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 123);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    - VENTURI LUCA  M. “Anime antiche, arte negra, da  una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 63;
    - FAGG WILLIAM “Yoruba sculptures of West Africa” New York 1982 pag. 179 (Agéré Ifa); 

  • Suku  (Repubblica Democratica del Congo)
    Lotto 36

    Suku (Repubblica Democratica del Congo)

    H 31 cm
    Legno a patina scura
    Figura maschile.
    Figura maschile a mezzo busto la cui funzione probabile era quella di rappresentare l’impugnatura di uno scacciamosche, il caratteristico strumento africano simbolo di prestigio.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Principe Saddrudin Aga Khan (Ginevra) (1933 - 2003);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 522);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 73;

    - FELIX MARK LEO “100 Peoples of Zaire and their sculpture: Suku pagg.194 - 195” Bruxelles 1987;
    - BOURGEOIS ARTHUR P. “The Yaka and Suku”, Leiden, Olanda 1985;

    I Suku vivono nella ragione meridionale del Congo, intorno a fiumi Kwango e Mungila, ai confini con l’Angola. Occupano i territori vicini agli Yaka, con i quali hanno in comune religione e culti divinatori. Utilizzano oggetti come maschere, sculture, feticci, e anche bicchieri per bere il vino di palma. In molti casi gli stili si confondono. In generale, l’arte Suku si distingue per la figura umana realizzata a tutto tondo senza l’esagerazione del naso adunco che è un tratto caratteristico nell’arte Yaka.

  • Ogoni, regione del delta del Niger  (Nigeria)
    Lotto 37

    Ogoni, regione del delta del Niger (Nigeria)

    H 18,5 cm
    Legno dipinto in bianco e nero
    Maschera a mandibola mobile:
    Località di raccolta: distretto di Bonny, estremità orientale del delta fiume.
    In questo esemplare una corda tiene ancora unite le due parti. Nella parte interna della mandibola è presente una lunga fila di sottili lamelle vegetali, della lunghezza di 5 cm, infisse nel legno in guisa di denti. Scarificazioni a quadretti verticali, dipinte di nero, sono visibili sulle tempie.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Serge Brignoni (Chiasso 1903 - Berna 2002) vedi lotto 43;
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 74a;


    - EYO EKPO “Two thousand years Nigerian Arts”, Lagos 1977, pagina 196 e 212;
    - FAGG WILLIAM “Masques d’Afrique dans les Collections du Musée Barbier-Mueller”, Genève1980, pag. 88; 

    Gli Ogoni costituiscono un piccolo gruppo etnico - tra di loro si chiamano Kana - che vive nell'area del delta del fiume Niger a est di Port Harcourt nel River State. Sono legati culturalmente al grande gruppo Ibibio col quale condividono lo stesso idioma e molte tradizioni indigene. Le maschere di questi gruppi, normalmente di piccole dimensioni, sono caratterizzate dalla mandibola mobile. Utilizzate nelle cerimonie di commemorazione degli antenati, erano indossate sopra la testa del danzatore nascosto alla vista dei presenti sotto un mantello di fibre.

  • Ogoni, regione del delta del Niger  (Nigeria)
    Lotto 38

    Ogoni, regione del delta del Niger (Nigeria)

    H 20,5 cm
    Legno a patina scura crostosa
    Maschera a mandibola mobile.
    Località di raccolta: distretto di Bonny, estremità orientale del delta.
    Maschera indossata sulla testa del danzatore che portava un cappuccio di tela per trattenerla.Viso diviso in due settori con la mandibola mobile legata con corda. Labbra orlate ben scolpite, naso regolare, occhi a fessura, orecchie stilizzate, pettinatura complessa segnata al centro con due chignon cilindrici. Scarificazioni su fronte e tempie come segni indicativi del clan di appartenenza.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Serge Brignoni (Chiasso 1903 - Berna 2002) vedi lotto 43;
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 74b;


    - HAHNER-HERZOG IRIS & KECSKESI MARIA & VAJDA LASZLO “L’Autre Visage: Masques africains de la collection Barbier-Mueller” Genève 1997, pag. 136;



  • Ogoni, regione del delta del Niger (Nigeria)
    Lotto 39

    Ogoni, regione del delta del Niger (Nigeria)

    H 21 cm
    Legno dipinto in bianco e nero
    Maschera a mandibola mobile.
    Località di raccolta: distretto di Bonny, estremità orientale del delta.
    Maschera riservata alle danze allegoriche dipinta con un impasto di vernice biancastra e decorazioni nere. Un naso regolare divide le fessure degli occhi tagliate ad ogiva. La bocca, a labbra dilatate, è divisa nei due settori che rendono la mandibola disarticolata e mobile. Una corda di rafia tiene ancora legate le due parti. Il mento e le tempie sono segnati con i simboli caratteristici del clan. L’elaborata pettinatura nera è divisa in piccole ciocche segnate da incisioni a linee parallele. Quella centrale, più grande, si distingue per una serie di bottoni dipinti di bianco.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Serge Brignoni (Chiasso 1903 - Berna 2002) vedi lotto 43;
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 74c;

  • Baga  (Guinea Conakry)
    Lotto 40

    Baga (Guinea Conakry)

    H 83 cm
    Legno a patina scura brillante, bullette di metallo
    Maschera giogo.
    Regione della costa atlantica.
    Rappresenta la dea della fecondità (Nimba) protettrice delle donne incinte e invocata da quelle sterili. Esce in processione nelle manifestazioni dei rituali organizzati per ottenere, tramite la sua forza evocativa, auspici per la fertilità dei campi nella raccolta di riso e grano. Il volto sarebbe un’interpretazione fantastica del viso femminile della dea madre mentre il naso a becco dovrebbe rappresentare il simbolo maschile.Chiamata anche maschera da spalla questo modello sembra un unicum, un’invenzione stilistica che non ha riscontri nella produzione dei tanti gruppi africani.Questo esemplare, in particolare, è scolpito secondo stilemi atipici rispetto agli esemplari della tradizione classica Baga: infatti le varie parti della testa e del corpo presentano raccordi a profili ricurvi che invece, nelle opere tradizionali più diffuse, risultano a spigoli vivi. Qui il peso e le dimensioni sono a misura d’uomo. Il volto è organizzato su piani sfalsati e il naso a becco sovrasta il mento allungato a punta. La bocca e gli occhi sono assenti, le orecchie sporgenti a forma della lettera C portano appesi orecchini ad anello, la pettinatura è una grande ciocca che si raccorda alla curva del cranio.Tutta la testa è decorata con una serie di incisioni a motivi geometrici e la faccia è abbellita con capsule di ferro di fattura europea. I seni abbondanti e cadenti ricordano l’immagine dalla donna africana che ha allattato per lungo tempo perché ha avuto il dono della fertilità. Ampie rotture del legno e segni di prolungato utilizzo testimoniano l’indiscussa anzianità di questo esemplare.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione Ralph Nash (*) acquistata alla Berkeley Gallery di Londra negli anni ‘40;
    - Antica collezione Helmut Gernsheim (Castagnola di Lugano);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 571);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 77;

    - LAMP FREDERICK “Art of the Baga” The Museum for African Art, New York 1996;
    - BERLINER DAVID “Mémoires religieuses Baga” Musée Barbier-Mueller, Genève 2013;
    - CHRISTIE’S “Arts d’Afrique et d’Océanie” Paris, asta del 22 novembre 2017, lotto 39;


    (*) Ralph Nash. Nato in Germania nel 1928 è stato un famoso designer stilista che si è affermato nel creare calzature femminili di alta moda. Ancora giovane aprì una ditta in Sud Africa e fece molti viaggi in Europa e negli USA a New York. Nel 1961 si trasferì a Londra e sviluppò i suoi interessi anche per l’arte africana. Commerciò con i maggiori mercanti europei e americani,in particolare, acquistò opere africane dal famoso gallerista John Klejman (1906-1995), Madison Avenue, New York. Nel 1924 acquistò dal famoso gallerista Paul GuiIlaume (1891-1934) una maschera Dan che il 22 novembre 2017 Christie’s ha proposto all’asta di Parigi a 400.000 / 600.000 euro (lotto 39).

    I Baga sono un piccolo gruppo di circa 50.000 individui insediati lungo il litorale della costa atlantica. Divisi in numerosi sotto gruppi abitano in Guinea Bissao, Guinea Conakry, Sierra Leone e Liberia, tutte regioni lagunari di difficile approdo. Queste sculture Baga a quattro gambe erano indossate come maschere giogo. Il portatore entrava e con il suo corpo ne sosteneva il peso aiutandosi anche con le mani per reggersi ai bastoni infilati nei fori delle gambe. Nei grandi esemplari l’altezza raggiunge i 125 cm ed il peso arriva anche a 60 kg. Perché il portatore possa vedere vi sono delle fessure al centro dei seni. Un lungo mantello di stoffa e rafia, legato dietro il collo, ricopriva tutta la scultura in modo da nascondere il portatore. I presenti alla cerimonia dovevano vedere solo la testa ed i seni. La scultura è divisa in due parti distinte: la testa enorme ed il corpo a quattro gambe, il grosso collo cilindrico unisce le due parti. L’aspetto estetico di queste opere è impressionante. Nella tradizione che si è affermata dalla metà del 1800 la testa aggettante diventa enorme, così come i seni e le orecchie. Una lunga pettinatura a doppia cresta riprende la curva del cranio. Tutto il corpo è segnato da incisioni a motivi geometrici evidenziati dalla presenza di bullette di ferro di tipo europeo.

  • Lobi, regione di Bouna  (Burkina Faso)
    Lotto 41

    Lobi, regione di Bouna (Burkina Faso)

    H 65 cm
    Legno duro a patina crostosa
    Figura femminile di antenata.
    Scultura femminile scolpita secondo la tradizione della statuaria Lobi. Il corpo, in posizione frontale, è ripreso con braccia staccate, ombelico prominente e gambe di proporzioni esagerate. La testa, sostenuta da un collo possente, è segnata da capelli rasati secondo la moda della regione. La bocca lascia intravedere un piattello labiale, un segno distintivo arcaico. Il legno molto duro e pesante è ricoperto con una densa patina crostosa.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Edmond Morlet (Bruxelles) (*);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 416);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 78;

    - HOLAS B. “Arts de la Cote d’Ivoire: Les trésors du Musée d’Abidjan” Vevey 1969, pag. 162;
    - KERCHACHE JAQUES “Scultura Africana: Omaggio a André Malraux” Roma 1986, pagg. 90-105;
    - ANTONGINI GIOVANNA & SPINI TITO “Il cammino degli antenati: I Lobi dell’Alto Volta” Bari 1981;
    - BOGNOLO DANIELA “Visions d’Afrique: Lobi” Milano 2007;
    - SKOUGSTAD NORMAN "Traditional Sculpture from Upper Volta " New York The African American Institute 1978, pag. 30;
    - GOY BERTRAND “Cote d’Ivoire - Premieres regards sur la sculpture - 1850 / 1935” Parigi 2012, pag. 135;

    I Lobi sono un popolo di 250.000 individui insediati tra il Ghana, la Costa d’Avorio ed il Burkina Faso. Sono coltivatori ed allevatori di bestiame e vivono divisi in villaggi e grandi famiglie. Ogni villaggio possiede un santuario nel quale vengono conservate le sculture. Anche nell'ambito familiare, i Lobi praticano culti dove il ruolo prevalente si richiama agli antenati protettori. Ogni casa è costruita con laterizi a terrazze ed è abitata da più famiglie associate. Prevede un ambiente sotterraneo destinato a santuario. E’ lì che l’anziano del clan compie dei sacrifici rivolti ai defunti per sollecitarne i favori e per cercare di abbattere le sofferenze della vita quotidiana. Le statue, lì conservate, svolgono la funzione di proteggere la casa. Esse sono il tramite tra gli spiriti e gli uomini e rappresentano fantasmi dei defunti o spiriti della boscaglia. La loro altezza media varia tra i 30 e gli 80 cm. Durante questi rituali le statue sono oggetto di sacrifici di animali. Il loro contatto diretto con il terreno umido del sottosuolo procura al legno vistosi danni soprattutto nelle parti inferiori. Nella statuaria Lobi esiste anche una rappresentazione della figura umana eseguita in forma asimmetrica, cioè interpretata secondo posizioni insolite degli arti e delle varie parti del corpo. Questa attitudine è una prerogativa rara nel panorama delle arti africane.


    (*) Edmond Morlet (Bruxelles). E’ stato un mercante belga già operativo a Bruxelles prima della seconda guerra mondiale. Nel 1930 ha viaggiato nell'ex Congo Belga dove ha raccolto, tra l’altro, alcune opere del gruppo Yombe. Nel 1935 una sua maschera Wobé è entrata nel Museo Etnografico di Ginevra (MEG). L’opera più importante, una statua Mbole, figura di un impiccato (Ofika), dopo vari passaggi nelle collezioni, nel 1955 è stata acquisita dal Metropolitan Museum of Art di New York (MET).

  • Dan, regione di Toulépleu  (Costa d’Avorio)
    Lotto 42

    Dan, regione di Toulépleu (Costa d’Avorio)

    H 25 cm
    Legno a patina crostosa chiara
    Maschera.
    Maschera con lineamenti fortemente accentuati ricoperta con un impasto di fango e caolino biancastro. Svolgeva la funzione del ruolo di “cantante” durante le feste organizzate allo scopo di divertire il pubblico. Effettivamente la grande bocca aperta ricorda l’atteggiamento di un individuo che sorride o canta.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 47);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    ESPOSIZIONI
    - Berna 1980, Musée des Beaux Arts;


    BIBLIOGRAFIA
    Esemplare riprodotto in:
    - MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 96, pag. 98;

  • Dan (Costa d’Avorio), regione di Man al confine con la Liberia
    Lotto 43

    Dan (Costa d’Avorio), regione di Man al confine con la Liberia

    H 23 cm
    Legno a patina crostosa che nasconde tracce di pittura rossa
    Maschera.
    E’ scolpita in un atteggiamento che trasmette emozione. La bocca aperta sembra indicare una voce nell’atto di emettere un suono. La funzione di questa maschera era di proteggere il proprietario e la sua famiglia.La piattina di ferro infissa sulla fronte era un elemento importante nei rituali di divinazione: infatti, il proprietario, per attivare lo spirito che faceva da tramite tra il mondo dei vivi e l’aldilà, al momento di chiedere la sua protezione, cospargeva tutt'intorno al ferro un impasto di sostanze magiche. Questa attività, ripetuta negli anni, ha lasciato i segni sulla superficie del legno e testimonia il lungo utilizzo rituale di questo esemplare. Tutt'intorno al bordo vi sono fori a sezione quadrata che si trovano in altre maschere Dan prodotte nel 19° secolo. Sotto il mento è rimasto un frammento della barba di fibre vegetali.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Serge Brignoni (*) collezionata prima degli anni ‘40;
    - Ex collezione privata (Lugano)


    BIBLIOGRAFIA
    - FISCHER EBERHARD & HIMMELHEBER HANS “Die Kunst der Dan” Rietberg Museum Zurich 1976;
    - GIANINAZZI CLAUDIO & GIORDANO CHRISTIAN “Culture Extraeuropee: Collezione Serge e Graziella Brignoni” Edizioni Città di Lugano 1989;
    - MUSEE DE L’HOMME “Arts primitifs dans les ateliers d’artistes: Serge Brignoni” Paris 1967;

    (*) Serge Brignoni (Chiasso 1903 - Berna 2002). Pittore e scultore, nato a Chiasso nel 1903, Serge Brignoni si appassiona all'arte dei "Mari del Sud" che dagli inizi del 1900 si cominciava ad intravedere in Europa. Rimane colpito dalle sculture create dai popoli dell'Estremo Oriente, dell'India, del Sud-Est Asiatico, dell'Indonesia e dell'Oceania, soprattutto par la loro creatività nel rappresentare un mondo fantastico e surreale. Dagli anni 1930-80 raccoglie sul mercato antiquario europeo una quantità di sculture della cosiddetta arte "primitiva". La curiosità che prova nell'osservare i tanti oggetti provenienti dall'Oceania orienta la sua attività artistica verso l’esperienza del Surrealismo e dell’arte metafisica. Nel 1925 scopre anche l’arte africana. Durante un viaggio a Parigi, visita le tante gallerie antiquarie che in quegli anni offrivano oggetti provenienti dalle colonie francesi in Africa. Entra così in contatto anche con la scultura africana di cui ammira le stilizzazioni e la purezza delle forme. Da allora inizia la sua brillante carriera di collezionista ed intenditore d'arte etnica. Ma la sua attività di scultore continua senza sosta e le sue opere lo collocano tra i protagonisti del surrealismo a livello internazionale. Negli anni la città di Lugano gli dedica molte iniziative culturali che presentano opere della sua produzione artistica. Sono numerose le mostre dedicate a Brignoni come collezionista d’arte primitiva: esposizioni suggestive presentate al pubblico di Lugano nel Palazzo delle culture Extraeuropee (Museo di villa Ciani). E’ a questo Museo che Brignoni nel 1985 dona la sua vasta collezione di opere d’arte primitiva.

  • Dan (Costa d’Avorio), regione di Man al confine con la Liberia
    Lotto 44

    Dan (Costa d’Avorio), regione di Man al confine con la Liberia

    H 23 cm
    Legno a densa patina scura
    Maschera.
    Esemplare scolpito in uno stile arcaico con naso di tipo realista che, dalla radice, prosegue con una linea mediana in rilievo fino alla fronte dove è infisso un ferro rituale. Gli occhi sporgenti, di forma circolare, sono evidenziati da dischi metallici fissati con un impasto di resine. La grande bocca socchiusa lascia intravedere una fila di denti - terminali di piume di volatile - che spuntano dal labbro superiore. La barba è una composizione di pelle e tessuti indigeni che rende l’aspetto di questa maschera fantastico e surreale.La lunga attività, legata ai rituali di divinazione, ha lasciato su tutta la superficie del legno segni evidenti di sostanze magiche.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione galleria Maria Wyss (Basilea);
    - Ex collezione privata (Lugano);

  • Dan (Costa d’Avorio), regione di Man al confine con la Liberia
    Lotto 45

    Dan (Costa d’Avorio), regione di Man al confine con la Liberia

    H 16 cm
    Legno a patina scura, barba di fibre
    Maschera in miniatura.
    Appartiene ai modelli diffusi tra i gruppi Dan, Mano, Yacouba, Guerzè, che vivono nella regione forestale ai confini di Costa d’Avorio, Guinea e Liberia.Il viso è scolpito in un ovale perfetto dove l’asse verticale in rilievo lo divide in due settori simmetrici. La bocca è formata da due grosse labbra socchiuse, il naso regolare divide la zona dei grandi occhi circolari, la barba di fibre intrecciate completa la silhouette della maschera. Sulla testa è presente un grosso impasto di materiale associato alle pratiche divinatorie del proprietario. Questi continui trattamenti hanno lasciato tracce evidenti sulla superfice del legno.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione galleria Michel Dermigny (Paris);
    - Ex collezione privata (Lugano);

  • Lwalwa (Repubblica Democratica del Congo), regione meridionale del Congo
    Lotto 46

    Lwalwa (Repubblica Democratica del Congo), regione meridionale del Congo

    H 33 cm
    Legno leggero dipinto in rosso bruno, bianco e nero
    Maschera di danza.
    Il viso è diviso in due parti dal lungo naso ad angolo diedro, bocca a tubo, occhi a fessura rettangolare, mento a punta, orecchie appena accennate: una forma che noi definiamo “stile cubista”.

    PROVENIENZA
    - Antica collezione Georges Stoecklin (Cagnes-sur-mer) (*);
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 243);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    BIBLIOGRAFIA
    - FELIX MARC LEO "100 Peoples of Zaire and their sculpture: Lwalwa pagg. 94-95" Bruxelles 1987;
    - FELIX MARC LEO & AUTORI VARI “Congo Masks – Masterpieces from Central Africa” Bruxelles 2018, Edited by Marc Leo Felix, pagg. 140-145;
    - AUTORI VARI "Face of the Spirits: Masks from the Zaire Basin" Anversa 1993, pagg. 97-105;
    - Huguette Van Gelewe in FRY JAQUELINE "Twenty-five African Sculptures" National Gallery of Canada, Ottawa 1978, pagg. 82-87;
    - CORNET JOSEPH "Art de l'Afrique noire au pays de fleuve Zaire" Bruxelles 1972, pag. 183;
    - FAGG WILLIAM "Masques d'Afrique dans les Collections du Musée Barbier-Muller" Genève 1980, pagg. 132 e 133

    I Lwalwa costituiscono una popolazione di circa 20.000 individui che vivono nel triangolo formato dal fiume Kasai ed il suo affluente la Lueta, nel sud ovest dell’antica provincia del Kasai, al confine con l’Angola. Le maschere di questo piccolo gruppo appartenevano ai membri della società segreta Ngongo. Erano indossate durante i rituali per calmare gli spiriti sacri ed incrementare il successo nelle attività della caccia. Uscivano anche nelle danze organizzate per celebrare i funerali e per le nomine dei dignitari di rango. Vi sono maschere di tipo maschile e anche di tipo femminile come questo esemplare (Mushika). I Lwalwa usano un sistema singolare per tenere la maschera aderente al viso durante le danze: fanno passare una cordicella di fibre nel foro praticato sotto il naso bloccandola con un nodo. Il danzatore tiene la corda con i denti facendo aderire la maschera al viso. Questo è il motivo per cui le maschere di questo gruppo sono prive dei i fori lungo il bordo.

    (*) Georges Stoecklin (1937-1997). E’ stato un mercante d’arte africana operativo in Francia negli anni ’50.Era il genero di Roger Bédiat (1897-1958) che negli anni ’20 si installò nella regione di Abidjan per organizzare nella colonia francese una piantagione di caffè. La Costa d’Avorio all’epoca era ancora poco accessibile e la brousse diventava impraticabile dopo le piogge. Bédiat si interessò alla cultura indigena e l’incontro a Parigi con Charles Ratton all’Esposizione Coloniale del 1931 gli offrì la possibilità di iniziare una collaborazione come fornitore di opere tribali. Così, trovò importanti capolavori raccolti nella regione, alcuni dei quali oggi sono presenti nei musei.
    Elementi bibliografici su : GOY BERTRAND “Cote d’Ivoire - Premieres regards sur la sculpture - 1850 / 1935” Parigi 2012, pag. 206(Roger Bédiat) e, Georges Stoecklin, pag. 215;

  • Wurkun (Nigeria Nigeria settentrionale), regione del nord est
    Lotto 47

    Wurkun (Nigeria Nigeria settentrionale), regione del nord est

    H 53,5 cm
    Legno duro a patina nera
    Scultura a mezzo busto sostenuta da un vecchio ferro.
    Figura filiforme stilizzata con tronco a mezzo busto su base circolare. Corpo slanciato con braccia lungo il tronco, ombelico presente, viso appena segnato da elementi geometrici, tracce di sostanze sacrificali.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 667);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    BIBLIOGRAFIA
    - DAGAN ESTHER A. "African dolls for play and magic" Montreal, Canada 1990, pag. 90, fig. 23.2;
     - ROBBINS M. WARREN & NOOTER NANCY INGRAM “African art in American Collections” 2004 Atglen, PA-USA, pag. 298, n° 771 (1009);

    Queste figure a carattere magico divinatorio erano utilizzate in coppia. Venivano piantate con la punta di ferro nel terreno all'interno di una nicchia dentro le abitazioni o all'ingresso dei villaggi. Avevano la funzione di proteggere i raccolti dei campi coltivati e di salvaguardare i contadini dai morsi dei serpenti velenosi. Gli esemplari piantati nei campi erano ricoperti di terra rossa. Quelle tenute all'interno delle case ricevevano offerte sacrificali con abluzioni di olio di palma. I Wurkun costituiscono un piccolo gruppo, insediato nel nord est della Nigeria, che culturalmente è legato agli Jukun loro vicini. Per entrambi i gruppi queste figure divinatorie sono chiamate rispettivamente “tau-kenda” quella femminile e, “tau-wandoa” quella maschile.

  • Hemba  (Repubblica Democratica del Congo)
    Lotto 48

    Hemba (Repubblica Democratica del Congo)

    H 34 cm
    Legno duro a patina crostosa
    Figura magica bifronte.
    Regione sud-orientale del Congo delimitata dai corsi dei fiumi Lualaba e Lomami.
    Figura janus a carattere magico religioso. Nome d’origine: Kabeja. Rappresenta un insieme di personaggi scolpiti di schiena, uno maschile (con barba) e uno femminile, ripresi in posizione simmetrica in piedi su base circolare.

    PROVENIENZA
    - Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 385);
    - Ex collezione privata (Lugano);


    BIBLIOGRAFIA
    - NEYT FRANCOIS & DE STRYCKER LOUIS "Approche des arts Hemba" Villiers-le Bel, Francia 1975 pagg. 38 - 40:

    Il carattere propiziatorio di questi oggetti era conferito dalle sostanze magiche inserite nel piccolo foro posto all'apice della pettinatura.Queste sculture, diffuse tra i Luba, gli Hemba e i Tabwa, appartenevano al capo famiglia ed erano associate al culto degli antenati. La loro funzione era quella di proteggere la coppia contro la sterilità, tutelare i figli dal pericolo di malattie, trovare un marito alle giovani da sposare, ecc.

Lotti dal 1 al 48 di 77
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Arte Africana: una prestigiosa collezione svizzera

MILANO

Via Paolo Sarpi, 6



TORNATA UNICA (lotti 1-77)

Mercoledì 14 ottobre 2020

ore 17:30

Sessioni

  • 14 ottobre 2020 ore 17:30 Arte Africana: una prestigiosa collezione svizzera (1 - 77)

Esposizione

MILANO

Via Paolo Sarpi, 6


Da lunedì 14 settembre fino a mercoledì 14 ottobre

dalle ore 10:00 alle 18:00

Condizioni di vendita

Scarica il documento di Condizioni di Vendita

Commissioni

Al Prezzo del lotto sarà aggiunta una Commissione di acquisto che l’Acquirente è tenuto a pagare quale parte dell’Importo totale dovuto.


La Commissione di acquisto è stabilita nella misura del:

VENTITRE PERCENTO (18,86 + IVA) DEL PREZZO DEL LOTTO

Rilanci

  • da 0 a 100 rilancio di 10
  • da 100 a 500 rilancio di 20
  • da 500 a 1000 rilancio di 50
  • da 1000 a 2000 rilancio di 100
  • da 2000 a 5000 rilancio di 200
  • da 5000 a 10000 rilancio di 500
  • da 10000 a 20000 rilancio di 1000
  • da 20000 a 50000 rilancio di 2000
  • da 50000 a 100000 rilancio di 5000
  • da 100000 a 200000 rilancio di 10000
  • da 200000 in avanti rilancio di 20000