Arte Africana: una prestigiosa collezione svizzera Arte Africana: una prestigiosa collezione svizzera
mercoledì 14 ottobre 2020 ore 17:30 (UTC +01:00)
Kota, regione meridionale del Gabon
Kota, regione meridionale del Gabon
H 71 cm
Legno duro ricoperto con lamine di rame. Zoccolo Inagaki*
Figura di reliquiario bifronte.
Lo stile di questo esemplare corrisponde alla tipologia di reliquiari Kota realizzati dai gruppi insediati nel Gabon meridionale, zona di Franceville, alto Ogoué.
Utilizziamo la classificazione che lo specialista francese Louis Perrois ha individuato per questi modelli caratterizzati per i seguenti criteri dominanti che qui riassumiamo:
Lato Concavo:
- viso ovale e pettinatura con cimiero a mezza luna;
- ciocche laterali curve a base rettilinea;
- placche a lamelle orizzontali (qui sono figurate);
- pendenti cilindrici verticali- occhi (qui a semiluna);
- naso realista (qui ad angolo diedro);
- anello in rilievo alla base del collo;
- legno a rombo (qui a sezione quadra);
- bocca assente;
Lato Convesso:
- fronte bombata con sopracciglia ad arco;
E’ un reliquiario Kota tipo Janus, cioè con due figure contrapposte che hanno in comune - nella parte inferiore - la sagoma a rombo. Rappresenta un modello raro nella tipologia Kota. Entrambi i lati sono rivestiti con lamine di rame. II lato concavo ha la forma di un ovale allungato con larghe strisce di ottone sugli assi mediani. Nella zona centrale sporge il naso ad angolo diedro. Le decorazioni sottolineano tutto il profilo della sagoma. Il viso è rivestito con lamine di rame a motivo di lamelle figurate. I pendenti sono invece ricoperti con sottili spirali di rame.Il lato convesso si caratterizza per il rilievo della fronte - divisa dalla linea sagittale - dove le arcate delle sopracciglia, dalla radice del naso, riprendono la sagoma degli occhi. La mancanza della bocca sarebbe un indice di rarità. In origine le parti metalliche sono state fissate con chiodi di rame e, lungo i bordi, con linguette di ferro. Tutta la struttura evidenzia, sia nelle parti metalliche, che nel legno, rotture e abrasioni, dettagli che segnalano l’ indiscussa anzianità di quest’opera.
PROVENIENZA
- Antica collezione Ernst Asher, Parigi;
- Antica collezione George F. Keller (Parigi / New York) (Inv. G.F.K. 245);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 246, pag. 270 e 271;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 39;
- CHAFFIN ALAIN “L’Art Kota” articolo pubblicato su “Arts d’Afrique Noire” Arnouville n° 5, Primavera 1973, pagg. 12 - 43;
- PERROIS LOUIS “Arts du Gabon” Arnouville 1979, pag. 309;
- PERROIS LOUIS “Patrimoines du Sud, collections du Nord” - Trente ans de recherche à propos de la sculpture africaine (Gabon, Cameroun) ORSTOM, Paris 1997;
- PERROIS LOUIS “Art ancestral du Gabon dans les collections du Musée Barbier-Mueller” Genève 1985, pag. 51;
- AUTORI VARI “Les forets natales: Arts d’Afrique équatoriale atlantique” Musée du Quai Branly, Parigi 2017;
(*) Kichizò Inagakì (1876 -1951). Di origini giapponesi, ha vissuto a Parigi negli anni 1920 - 1940. Come artista di sculture di legno pregiato ha avuto un certo successo nella Parigi della Belle Epoque. Nel mondo dei collezionisti e mercanti d’arte primitiva è diventato un nome prestigioso realizzando le basi di legno alle opere africane che i mercanti gli consegnavano. Dopo aver ottenuto una certa fama per questi suoi interventi ha realizzato un marchio a punzone, con la sua firma in ideogrammi, che imprimeva sulle basi di legno.
Documentazione ripresa dalla rivista “Tribal Art n° 66, Bruxelles, Hiver 2012, Articolo di Charles-Wesley Hourdé, pagg. 96-105;
Il reliquiario Kota, nel suo insieme, era costituito da un paniere di vimini che doveva contenere i resti, puliti e lucidati, degli antenati della famiglia. La scultura, ricoperta di rame, era collocata in cima al paniere in compagnia di altri esemplari analoghi: tutti rappresentavano i volti dei fondatori del clan. Presso i popoli, Fang, Kota, Mahongwe, Shamaye, ecc., il culto degli antenati (Bwete) costituiva il centro della vita religiosa e sociale del gruppo e si basava sul grande rispetto degli antenati illustri, considerati come aventi il potere nell’aldilà di influenzare, nel bene o nel male, la vita dei loro discendenti. Alla morte di una persona importante, il grande sacerdote (Nganga) prelevava dal corpo alcune reliquie che poi lucidava e decorava con pezzi di metallo per meglio conservarle nel paniere di vimini. Sul coperchio venivano fissate le figure dei reliquiari che simboleggiavano le immagini degli antenati defunti. Esse servivano come guardiani contro gli eventuali profanatori. I reliquiari, tenuti in appositi luoghi di culto ai bordi del villaggio, erano controllati dai familiari. Il loro rivestimento di metallo - previsto solo nella parte anteriore - aveva lo scopo di proteggere la figura dall’attacco degli insetti xilofagi. Il culto Bwete e l’arte dei reliquiari Kota sono quasi scomparsi nella prima metà del XX° sec. sotto l’azione dei missionari che volevano imporre agli abitanti la loro fede religiosa. Molte opere sono state così distrutte, tuttavia la tradizione indigena - soprattutto nelle zone più inaccessibili della foresta pluviale - ha resistito anche oltre il periodo dell’indipendenza (1958). Questi reliquiari del centro Africa sono una straordinaria testimonianza di come gli scultori africani siano riusciti a rendere astratta l’immagine della figura umana.