#68: Dipinti d'eccezione e Antiquariato
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Lot 1 Natura morta di fiori in grande vaso, XVIII Secolo cm 130 x cm 110 Strappo di affresco riportato su tela Di forma ovale.
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Lot 2 Natura morta di fiori in grande vaso, XVIII Secolo cm 130 x cm 110 Strappo di affresco riportato su tela Di forma ovale.
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Lot 3 Fabrizio Chiari (1615 ca 1695) - Trionfo di Venere, 16° Secolo h cm 171 x 176 Olio su tela Da Tiziano. L'opera è corredata da uno studio sui pigmenti effettuata dalla facoltà di fisica nucleare del professore Paolo Romano, dell'Università di Catania, che certifica la natura dei pigmenti. Presente expertise del Prof. Strinati "
Il dipinto raffigurante il cosiddetto Omaggio a Venere (olio su tela, cm . 171 x 176) e una copia di altissima qualità nonché in discretostato di
conservazione del celeberrimo dipinto di Tiziano Vecellio (attualmente
conservato al Museo del Prado di Madrid) conosciuto abantiquo sia col
titolo di Festa degli Amorini (come talora si trova ancoraoggi citato) sia con
quello, ben pit famoso appunto, di Omaggio a Venere.
Tiziano lo dipinse per i Camerini di alabastro di Alfonso |d’ Este signore di
Ferrara. Costui aveva approntato nel Palazzo Ducale dellasua citta appunto
una sorta di meraviglioso studiolo per decorare il qualeinvito alcuni tra i
piu grandi pittori italiani attivi al suo tempo, cioè all’inizio del Cinquecento.
E tra questi Tiziano ovviamente spiccava per incomparabilefama e
intrinseca grandezza. L" Omaggio a Venere riscosse unsuccesso strepitoso,
tanto da diventare uno dei quadri più amati dagli artististessi e dai critici
d’ arte tanto da essere copiato da molti dei più insignipittori d’ Europa tra
il sedicesimo e il diciassettesimo secolo come Rubens, Reni,Poussin!
La nostra copia, qui in esame, risale probabilmente allostesso periodo
storico in piena fase “neoveneta”, come la chiamo RobertoLonghi nei suoi
studi sulla corte estense e il suo enorme influsso. Dunquela nostra copia
potrebbe datarsi circa cento anni dopo o poco più rispettoall’originale
tizianesco eseguito intorno al 1520, e riferirsi all’ambienteromano che
ebbe un vero e proprio culto verso la magnificenza dell’arteveneta
quando, nella citta eterna, domino il grande pittore earchitetto Pietro da
Cortona che, pur toscano, fu devotissimo seguace dei maestriveneziano
del Cinquecento. Tra i molti allievi e collaboratori delCortona che si
dedicarono con particolare impegno a incrementare con leloro opere
questo affascinante gusto veneteggiante a Roma, ritengo siapossibile
individuare proprio l'autore della nostra copia.
Valutando la materia pittorica della nostra copia e laqualita eccellente del
disegno e di quella che potremmo chiamare una vera e propria
reinterpretazione dello stile tizianesco, ritengo che aeseguire il quadro qui
in esame sia stato un ben preciso seguace del Cortona.
Si tratta del Maestro romano Fabrizio Chiari (1615ca.-1695), un artista
lodatissimo al suo tempo, dotto classicista e cultore delgusto veneto come
si vede in uno dei suoi capolavori, l'immenso e bellissimoaffresco
raffigurante la Riconciliazione di Giacobbe ed Esau nellacosiddetta Galleria
di Alessandro VII al Quirinale, eseguito negli anniCinquanta del Seicento.
Mi sembra qui di riconoscervi la stessa mano che ha eseguitola magnifica
copia qui in esame, di marcato gusto naturalistico, difinissima qualità della
materia pittorica e del disegno, prettamente seicenteschi.
Un dipinto, in definitiva, di notevole interessestorico-artistico e di
eccellente qualità.
In fede, Claudio Strinati"
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Lot 4 Ritratto di bambino con fiori rosa, in cornice antica, XVII Secolo Cm 78x63, in cornice cm 100x85 Dipinto ad olio su tela
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Lot 5 Pietro Paolo Vasta (attribuito a) (Acireale 1697-Acireale 1760) - Cardinale, XVIII Secolo H cm 72x60, in cornice cm 80x67 Dipinto ad olio su tela Da restaurare, cadute di colore.
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Lot 6 Ritratto di nobiluomo Cm 80x65 in cornice cm coeva 98x78 XVIII secolo
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Lot 7 Giandomenico Tiepolo (attribuito a) (Venezia 1727-Venezia 1804) - Carro dell'aurora con putti, amorini e ninfe, XVIII Secolo H mm 425 x 525 / in cornice cm 60 x 73 Disegno a inchiostro bruno su carta vergata
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Lot 8 Venezia Palazzo Ducale, XVIII Secolo cm 70 x cm 100, in cornice cm 90 x cm 120 Olio su tela In splendida cornice.
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Lot 9 Marina con navi e architetture, XVIII Secolo h cm 55 x 71, in cornice 65 x 81 olio su tela
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Lot 10 Ovale, paesaggio con albero e contadino h cm 57 x 38, in cornice 89 x 61 Olio su cartone telato
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Lot 11 Pieter Cornelisz van Soest (attribuito a) (1581-1647) - Scena con velieri, XVII Secolo cm 90x155, in cornice cm 111x177 Olio su tavola Pittore olandese specialista in marine. L'opera raffigura una scena della Prima o Seconda guerra anglo-olandese, in cui la flotta inglese, alleata della Repubblica Genovese, metteva accanto alla propria bandiera quella della Croce di San Giorgio per non subire attacchi dagli alleati.
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Lot 12 Natura morta di fiori, XVII-XVIII Secolo H cm 50x36 Olio su tela applicata su tavola Opera di pittore Italiano.
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Lot 13 Elena Recco (Napoli 1654-Madrid 1715) - Natura morta di pesci, XVII Secolo cm 40 x cm 48, in cornice cm 52 x cm 60 olio su tela Presente Perizia del Prof.Strinati.
"La Natura Morta di pesci (olio su tela, cm.37 x 47, in cornice 50 x 62) è un'opera che rientra bene nell'ambito della produzione di Elena Recco, insigne pittrice specialista di questo genere, figlia del grande maestro napoletano Giuseppe Recco e lungamente attiva accanto al padre (nonché al poco noto fratello Nicola Maria) tra Napoli e la Corte reale di Spagna presso la quale si trasferì, seguendo appunto suo padre, verso la fine del diciassettesimo secolo e dove rimase a lungo, onorata di importantissime e primarie commissioni.
Basandoci sull'anagrafica nota e documentata dalla storiografia della Recco (Napoli 1654, Madrid 1715) il quadro qui in esame, dal punto di vista stilistico e materico, mi appare sicuramente databile entro il primo decennio del Settecento, nella fase più matura della produzione dell'insigne artista. Giungo a tale considerazione confrontando la nostra opera soprattutto con alcuni dipinti provenienti dalla antica collezione Orsini di Gravina di Puglia (oggi totalmente dispersa in varie proprietà) dove figuravano in effetti Nature Morte di pesci veramente notevolissime di Elena Recco, ancorché gli inventari le riportino talvolta in errore col nome del grande padre Giuseppe.
Riporto al proposito quale caso scuola, di grande interesse storico e artistico, una Natura Morta di pesci, estremamente vicina alla nostra, pubblicata da Lucio Galante, in La Natura Morta in Italia, tomo secondo, Electa Milano 1989, p.971, n. 1183, col nome di Giuseppe Recco ma in realtà capolavoro assoluto della figlia Elena.
La Recco si specializzò oltremodo nel genere della pittura dei pesci, e il nostro dipinto appare molto significativo per il metodo, tipico e distintivo dell'autrice, di mescolare le immagini di pesci come se fossero stati gettati in disordine sul bancone del pescivendolo, in attesa di essere distribuiti ai vari clienti ed avventori.
La materia pittorica nel nostro caso è spessa e corposa e anche questo è un elemento peculiare che caratterizza la produzione di questa grande, pittrice che merita un posto a sé, e di spicco assoluto, nella grande ed alta storia della Natura Morta a Napoli tra Seicento e Settecento. Concludo notando lo stato di conservazione del dipinto qui in esame come molto buono e confermandone pertanto la qualità intrinseca piuttosto alta. Stimo quindi il dipinto in relazione alle attuali condizioni di mercato internazionale alla quotazione di E. 18.000,00 (diciottomila).
In fede, Claudio Strinati" -
Lot 14 Stazione di posta e viaggiatori a cavallo, XVII Secolo cm 47 x 54, in cornice 60 x 73 olio su tela Pittore fiammingo del XVII secolo
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Lot 15 Soggetto storico con Re e personaggi, XVIII Secolo h cm 76 x 107, in cornice 90 x 120 olio su tela
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Lot 16 Cornelis de Baellieur (attribuito a) (Anversa 1607-1671) - Interno di stalla con personaggi e animali Cm 49x67, in cornice 63,5x81 Dipinto ad olio su tela
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Lot 17 San Giuseppe con Bambin Gesù, Second half of the 17° Secolo Cm 135x77, opera sprovvista di cornice Dipinto ad olio su tela
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Lot 18 Sosta di viaggiatori con cavalli, XVII Secolo cm 31 x 39, in cornice 42 x 50 olio su tavola Pittore fiammingo del XVII secolo
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Lot 19 Gaspare Da Pesaro (attribuito a) (Operante a Palermo 1413-1461) - Madonna in trono col Bambino tra i SS.Giovanni e Girolamo Cm 42,5x32,5 Tempera su tavola Presente expertise del Prof. Claudio Strinati :
"La tavola raffigurante la Madonna in trono col Bambino tra i Ss. Giovanni
Battista e Girolamo ( tempera su tavola, cm 42,5 x 32,5) è un’opera inedita
databile, per motivi stilistici e con relativa approssimazione, al primo
quarto del secolo quindicesimo e attribuibile, sia pur per via indiziaria in
mancanza di confronti certi, a Gaspare da Pesaro, un pittore attivo
lungamente nel meridione d’ Italia, attestato da numerose carte d’archivio
e testimonianze manoscritte e poi a stampa delle fonti che ci informano
della sua attività, ma di cui non rimane neppure un’ opera certa, per firme
o documenti.
E tuttavia gli indizi che si riscontrano nel dipinto possono far pensare che
ci troviamo di fronte ad un’opera di qualità finissima nonché di eccellente
conservazione e di rilevante interesse storico-artistico, probabilmente di
mano di questo mitico pittore. Le fonti ci permettono, infatti, di inquadrare
prima di tutto i termini cronologici sicuri del suo lavoro.
Nato nell’ ultimo decennio del secolo quattordicesimo, il pittore e
miniatore Gaspare da Pesaro morì nel 1461 dopo una carriera fervida e
onorata anche da grandissimi committenti come il re di Napoli Alfonso il
magnanimo che lo invitò alla corte di Gaeta per affidargli un incarico
inerente alle sue competenze di miniatore che, per quel tempo, significava
la fornitura sia di opere su carta sia di dipinti su tavola di piccolo o
piccolissimo formato, idonei ad essere collocati su una scrivania o in uno
studiolo.
Specialista della pittura sacra, soprattutto dei Gonfaloni e degli Stendardi,
ma specializzato anche in opere di minore formato e di elegante
iconografia, Gaspare da Pesaro fu certamente un esponente di spicco di
quella scuola marchigiana del Quattrocento che annovera una serie di
figure rimarchevoli, tra cui Giovanni Antonio da Pesaro nella prima metà
fino a Nicola di Maestro Antonio da Ancona nella seconda metà. Lo stile del
nostro quadro, qui in esame, è prettamente marchigiano, con un misto di
naturalismo (il bellissimo e tornitissimo bambino e il volto quasi sferico
della Madonna) e tendenza goticheggiante astraente (la figura del Battista
così emaciata o l’ arguto san Girolamo intento nella lettura). Queste figure
appartengono ad una tipologia di immagini che caratterizzano tutta la
cultura dell’area adriatica influenzata solo parzialmente dalla scuola
veneziana ma partecipe anche di quella cultura dalmata che fu così
determinante per un altro veneto-marchigiano eccelso, Carlo Crivelli col
quale il nostro dipinto ha qualche punto di contatto. La tradizione
attribuisce, sovente con scarso fondamento, a Gaspare da Pesaro opere
molto diverse tra loro, tra cui addirittura il Trionfo della Morte di Palermo.
Nondimeno l’appartenenza della nostra tavola alla cultura marchigiana
adriatica sembrerebbe lampante, mentre l’impossibilità di condurre
confronti convincenti con altre opere di autori acclarati, induce a pensare
di trovarsi di fronte ad un artista insigne si, ma largamente dimenticato
dalla storiografia.
Tutte queste deduzioni mi portano, allora, a pensare che l’identikit
probabile di Gaspara da Pesaro possa coincidere con quello che si vede nel
nostro quadro. Il nitido baldacchino fa pensare, peraltro, alla pittura
processionale di cui Gaspare da Pesaro fu noto maestro e l’idea, da
autentico miniatore, di non dipingere il nimbo della Vergine ma di ricavarlo
dal fondo oro su cui l’intera tavola è dipinta, sembrerebbe un escamotage
raffinato ed elegante, degno di una mente pittorica colta.
Quel misto di ironico e insieme di solenne, è caratteristica peculiare di
questa arte adriatica e un certo rapporto con l’altro famoso pesarese del
tempo, Giovani Antonio, rende ancor più plausibile l’identificazione del
nostro quadro con questo sconosciuto ma notevole pittore. E ancor più
interessante è apprendere dalle fonti che Gaspare, nel primo periodo della
sua attività fu in stretti rapporti di collaborazione con un pittore, di cui pure
ignoriamo tutto, chiamato Niccolò di Magio, senese.
E un certo influsso dell’ambiente senese del primo Quattrocento è pure
presente nella nostra opera qui in esame. Le prime notizie che abbiamo di
Gaspare sono inerenti al suo primo matrimonio contratto nel 1415. Sembra
probabile che il nostro dipinto sia databile proprio in quel torno di tempo." -
Lot 20 Giuseppe Diamantini (Fossombrone 1623-Venezia 1705) - Caino ed Abele, Eigh° decade of the seventeen° Secolo Cm 76x101 in cornice cm 97x122 Dipinto ad olio su tela
Corredata da perizia del Prof. Strinati: "Il notevolissimo e pregevole dipinto raffigurante Abele morto con sullo sfondo la figura di Caino in lontananza (olio su tela, cm.171 x 176) è un
magnifico, e splendidamente conservato autografo, a mio avviso, del grande pittore veneto ancorché di origine marchigiana(perché nato a
Fossombrone nel 1623) Giuseppe Diamantini.
Diamantini è un singolarissimo artista dal gusto quasi preromantico e dalla
parabola lunga e complessa che lo porto a stabilirsi per gran parte della sua vita a Venezia dove morì nel 1705 in un clima culturale,debitore
soprattutto alla colta tradizione bolognese, molto mutatorispetto ai presupposti barocchi tipici della sua gioventù.
Problematiche, queste, ampiamente illustrate nella pregevolemonografia
di A.M. Ambrosini Massari, M. Cellini, M. Luzi, Giuseppe Diamantini, 1623-
1795-pittore e incisore dalle Marche a Venezia, Ancona, il lavoro editoriale
2021.
Il dipinto posto alla mia attenzione riflette la peculiare tendenza del
ragguardevole maestro verso il cosiddetto “tenebrismo”,tendenza tipica
di vari pittori dell’ambiente veneto del tempo ma che in Diamantini trova una realizzazione veramente singolare e personalissima.
Il nostro dipinto risale con precisione all’ottavo decennio del secolo diciassettesimo quando Giuseppe Diamantini, insieme con altri eminenti
pittori, partecipo ai lavori artistici nel magnifico Palazzo Gritti Badoer a Venezia lasciandovi opere notevoli che ritengo ben si confrontano col
quadro qui in esame.
Il soggetto, patetico e tragico al contempo, era molto amato dagli artisti dell’epoca e quindi Diamantini si inserisce ad alto livello in un clima
figurativo di fervida emotività e come incombente sullo spettatore.
Appare estremamente suggestivo lo scorcio della figura immersa
nell’oscurità profondissima, magnificamente contrastante con l'accecante chiarore della mandibola d’asino con la quale Caino, nel racconto biblico,
percosse il fratello uccidendolo.
Un autentico piccolo capolavoro."
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Lot 21 San Bartolomeo, Second half of the 17° Secolo Cm 99x70, in cornice cm 106x79 Dipinto ad olio su tela
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Lot 22 Giovanni Bernardino Azzolino (Cefalù 15712-Napoli 1645) - Madonna con Bambino e S.Giovannino, XVI Secolo cm 144 x148 Olio su ardesia Famiglie Maira di Palermo. Presente Experties del Prof. Strinati Claudio:
“Il notevole dipinto raffigurante la Madonna col bambino e san Giovannino ( olio su
ardesia, cm. 144x148) è un bellissimo esempio di quella pittura su pietra che si diffuse
moltissimo in ogni parte d’ Italia tra la fine del Cinquecento e il primo quarto del
Seicento. Lo stato di conservazione dell’opera è buono ma un certo oscuramento della
superficie ( dovuta anche alla natura del supporto) cui comunque un buon restauro
può mettere sicuro rimedio essendo la pellicola pittorica sostanzialmente sana), non
impedisce una corretta lettura dell’ opera.
Questa è di ispirazione toscaneggiante, tanto che nelle fattezze della Madonna riprende
prototipi latamente definibili come raffaelleschi perchè ispirati a dipinti della tarda
attività di Raffaello Sanzio, dipinti che nel corso del Cinquecento raggiunsero fama
universale.
Ma se lo stile è certamente di ispirazione toscana, l’opera qui in esame è invece
certamente inquadrabile nella grande scuola meridionale del primissimo Seicento che
vide attivi pittori insigni anche se oggi meno frequentati dagli studi. Tra questi spiccano
alcuni protagonisti della pittura latamente definibile come napoletana. Si tratta di
maestri che traggono i propri spunti proprio dall’ambiente toscano e fiorentino in
particolare, molto apprezzato nell’ Italia tutta ( in proposito si veda il recente catalogo
Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento, Galleria
Borghese, Officina Libraria 2022-2023, a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia
Cavazzini, molto esauriente sull’argomento) e nel regno di Napoli in particolare.
Tra questi pittori uno in specifico è da considerare quale l’autore del nostro quadro, e
si tratta di Giovanni Bernardino Azzolino ( Cefalù 1572-Napoli 1645) autore in realtà
celebratissimo alla sua epoca e oggi meno noto. Raffinato classicista, finissimo
disegnatore e colorista, garbato e tenero nelle espressioni, Azzolino ha avuto una
carriera importante svoltasi in vari centri del meridione d’ Italia e ancora vi si
conservano di lui opere eccellenti.
Il quadro qui in esame gli spetta certamente e deve essere stato eseguito verso la fine
degli anni venti del Seicento come attesta il confronto con alcune opere sue
sicuramente datate, come quelle eseguite, appunto sul cadere degli anni venti, per il
Pio Monte della Misericordia a Napoli, contraddistinte da quel suo stile solido,
magistralmente chiaroscurato e classicheggiante, in modo del tutto simile a quello che
si vede nel nostro quadro, qui in esame.” -
Lot 23 Pieter Coecke van Aelst (attribuito_a) (Flemish 1502-1550) - Madonna con libro e Gesù bambino. Cm 40x30 Dipinto ad olio su tavola "Eccellente pittore rinascimentale fiammingo ha vissuto in Italia dove ha avuto modo di apprezzare l'arte dei pittori italiani suoi contemporanei. Fu un grande estimatore di Raffaello, a cui spesso si inspira, come ad esempio in questo dipinto, seppur sostanzialmente rimane ateo entro canoni e sviluppi stilistici suoi propri. Ha dato un contributo importante alla grande arte rinascimentale nelle fiandre. Disegnatore, pittore ed editore di trattati di architettura fu conteso dai più famosi personaggi del suo tempo: Carlo V, Francesco I Re di Francia, Enrico VIII d'Inghilterra, Cosimo I dei Medici. In tale opera è evidente l'influenza dei modi rinascimentali italiani. Egli avvia nei Paesi Bassi il passaggio e la transizione dalla concezione tardo gotica a quella rinascimentale. Gli scritti e i trattati di Sebastiano Serlio gli furono di esempio. Questo dipinto, semplice, probabilmente per una committenza privata, si ispira in qualche modo alla Madonna del Connestabile da Raffaello. Infatti, la rappresentazione della Madonna e del bambino è resa in maniera reale e fluida, donando naturalità alla scena. Egli abolisce lo sfondo paesaggistico e incentra la figurazione sui due personaggi dando cosi più forza al significato spirituale. Traspare ed è palpabile un’armonia mesta e malinconica, allo stesso tempo una serenità trasmessa dai personaggi, soprattutto nello sguardo di Maria, che legge la profezia sulla morte di Gesù, con dolce rassegnazione mentre il bambino la ingiunge a leggere indicando con il dito. Le forme sono ben calibrate e la gestualità del bimbo indicante e della Madonna che lo stringe alla vita in maniera protettiva, rendono la scena felice e ridondante di armonia. Una luce che sembra provenire da una finestra incentra i personaggi e illumina gli abiti dipinti in maniera morbida e fluida. Fu di esempio per tutti quei pittori olandesi- manieristi della seconda metà del 500. 40x30, olio su tavola. Provenienza: illustra famiglia catanese." ASORstudio
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Lot 24 Santa Rosalia con Madonna e Gesù Bambino e Santi Pietro e Paolo a latere Pittore fiammingo del XVII Secolo. Santa Rosalia con Madonna e Gesù Bambino e Santi Pietro e Paolo a latere, riferimento alla pala da Antoon van Dyck presente al Kunsthistorisches Museum (Vienna). 43x35, Olio su tavola di rovere.Pittore fiammingo del XVII Secolo. Santa Rosalia con Madonna e Gesù Bambino e Santi Pietro e Paolo a latere, riferimento alla pala da Antoon van Dyck presente al Kunsthistorisches Museum (Vienna). 43x35, Olio su tavola di rovere.