Asta N. 20 - Arte Antica, Moderna e Contemporanea
-
Lotto 49 Hendrik Van Balen (Anversa, 1575 – Anversa, 1632), e bottega Il regno di Flora, o Allegoria della Primavera Olio su tavola, cm. 100,5 x 80,5 L’opera dispone di una perizia scritta di Eduard A. Safarik che riferisce l’opera al noto maestro fiammingo. In questa sede si vuole supporre la possibile partecipazione di aiuti alla stesura pittorica della tavola, in particolar modo nella figura di Diana, di spalle, sulla sinistra della composizione. Nel complesso la tavola mostra una qualità pittorica molto alta e un perfetto stato di conservazione. Il soggetto non è d’immediata comprensione; l’interpretazione di Safarik è condivisibile, individuando nella parte centrale della scena la probabile figura di Euridice, sposa di Orfeo, in fuga da Aristeo, figlio di Apollo e Cirene. Da menzionare l’interpretazione che della stessa tavola da Didier Bodart, che ritiene di individuare nella scena l’episodio, perlatro abbastanza raro, della Gravidanza di Callisto. Bodart riferisce poi la tavola alla mano del figlio di Van Balen, Jan, riferimento che tuttavia in questa sede riteniamo doveroso citare ma meno convincente rispetto alla proposta di Safarik.
-
Lotto 50 Bottega di Guido Reni Maria Maddalena nel deserto Olio su tela, cm. 230 x 150 Opera della sicura bottega del Reni, dal notissimo prototipo conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di palazzo Corsini a Roma ed eseguito dal Reni durante uno dei diversi soggiorni romani al servizio del cardinale Antonio Santacroce. Il prototipo è noto anche in una versione di buona qualità conservata nella cappella di S.Carlo presso la cattedrale di Santa Maria Assunta a Volterra, con lievi variazioni. L’imponente Maddalena reniana è forse uno dei soggetti più replicati del maestro bolognese, per le caratteristiche di pulizia formale ed equilibrio complessivo della composizione che ne fanno uno dei capisaldi del classicismo romano. In questa sede si vuole proporre una probabile partecipazione di Giovanni Andrea Sirani (noto copista del Reni) alla stesura pittorica, soprattutto in alcuni particolari del panneggio e del volto della santa, più efficaci rispetto di puttini in alto a destra.
-
Lotto 51 Ambito di Ludovico Gimignani (Roma, 1643 - Zagarolo, 1697) Madonna e il Bambino con S.Elena che dina la Croce e allegorie della Passione Olio su tela, cm. 176 x 128
-
Lotto 52 Bottega di Battistello Caracciolo Cupido dormiente olio su tela, cm. 89 x 141 Il dipinto può essere considerato una buona copia coeva del noto Cupido dormiente di Battistello Caracciolo, conservato nelle collezioni di Elisabetta II d’Inghilterra (The Royal Collection Trust, Hampton Court Palace, olio su tela 92,3 x 127,1, inv. RCIN 405747), a sua volta basato sul celebre Cupido dormiente di Caravaggio di palazzo Pitti. La gamma cromatica della nostra versione è più scura rispetto al prototipo di Londra, ma restituisce comunque una stesura vibrata e dai forti chiaroscuri, che potrebbe far pensare ad una versione coeva, della stessa bottega del Battistello, nonché di dimensioni pressoché prossime all’originale.
-
Lotto 53 Lucia Anguissola (1538 circa – 1568 circa) (attr.) Sacra Famiglia con San Giovannino Olio su tela, cm. 140 x 100 La composizione, derivazione con varianti dalla Madonna del velo di Raffaello, è prossima ad una Madonna con Bambino dormiente, piccolo olio su tavola schedato in fototeca Zeri (n. 31797, busta 0371), da ritenere bottega certa di Sofonisba Anguissola e dove la posizione della Madonna a braccia alzate che scopre il velo del Bambino e del Bambino stesso sono identiche al nostro dipinto. In questa sede si propone un’attribuzione della tela alla sorella di Sofonisba, Lucia Anguissola (1538 – 1568 circa), meno nota ma dotata nelle poche opere certe di un tratto più grafico rispetto alla più celebre Sofonisba.
-
Lotto 54 Mastro della prima metà del XVI secolo (o della prima metà del Seicento) Madonna in trono con i SS. Alberto di Chiaravalle e Caterina da Siena Olio su tela cm. 140 x 108 Il dipinto è opera di complessa attribuzione anche se i caratteri rimandano, a nostro avviso, a un maestro raffaellesco nell’orbita del Penni, che lavora però, fatto atipico per l’epoca, ad olio su tela anziché su tavola. La qualità del dipinto è alta, tale da far propendere per una personalità inedita, vicina forse ai modi di Jacopo Siculo, ma con morbidezze che rimandano anche con forza al versante correggesco, soprattutto nel volto della Vergine. La composizione è inedita, almeno non è stato in questa sede possibile rintracciare un prototipo dal quale questa sacra conversazione potrebbe derivare. La solidità delle figure è indubbiamente più romana, evidente soprattutto nel chiaroscuro scultoreo, cangiante e luminoso dei panneggi, mentre particolari come la protome leonina del trono della Vergine restituiscono un timbro più manierista, unitamente al brano di paesaggio nello sfondo, con uno scorcio marino e un arco naturale di rocce, forse un indizio a spostare più avanti la datazione, alla metà del XVI secolo. In questa sede riteniamo tuttavia doveroso riportare una prima ipotesi formulata sul dipinto da Maurizio Marini attraverso una perizia scritta del 1990; lo studioso non ritenne l’opera cinquecentesca ma pienamente seicentesca, assegnandone la paternità a Giovanni Mannozzi, detto Giovanni da San Giovanni (San Giovanni Valdarno, 1592 – Firenze, 1636). Mannozzi è stato un maestro attivo nel primo trentennio del Seicento, a cavallo quindi tra la fine della stagione manierista e l’inizio del Barocco, ma nella maggior parte della sua produzione mostra un linguaggio ancora figlio della stagione tardo-cinquecentesca, arrivando a poter essere considerato un’alternativa tra il classicismo e il naturalismo d’inizio seicento. Si tratta di una personalità di frontiera e di grande finezza, simile a casi come quello di Agostino Ciampelli, anche lui toscano ma di una generazione precedente. Proprio la grande originalità del linguaggio di Mannozzi ne ha fatto un maestro minore completamente soppiantato dal caravaggismo e dal carraccismo imperanti nella prima fase del Barocco. In effetti alcuni confronti tra la nostra pala e i dipinti di Mannozzi sembrano trovare dei punti di contatto, seppure non dirimenti, tenendo anche conto del fatto che il maestro toscano dipinse quasi solo affreschi e raramente olii su tela. Si vedano gli Angeli in volo che intrecciano ghirlande, in casa Buonarroti a Firenze, le figure femminili allegoriche nel palazzo dell’Antella a Firenze, il Matrimonio Mistico di Santa Caterina presso palazzo Pallavicini Rospigiosi a Pistoia o il volto della figura allegorica principale nella scena con la Quiete che pacifica i venti nella villa La Quiete a Quarto, presso Firenze. Interessante, al proposito, un disegno preparatorio per una scena con Matrimonio mistico di Santa Caterina del Gabinetto Disegni degli Uffizi (inv. 2067 S) dove si ripropone, seppure in controparte, il movimento della Vergine seduta col Bambino in grembo e una santa inginocchiata a destra (cfr. I. Della Moniva, Giovanni da San Giovanni. Disegni. Bologna 1994, pp. 80-81) Riteniamo tuttavia, in questa sede, di propendere per una collocazione cinquecentesca del dipinto, proponendola come opera di alta qualità e di difficile collocazione, stilistica e cronologica.
-
Lotto 55 Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642) e Giovanni A. Sirani (Bologna 1610 – 1670) Allegoria della Fortuna Olio su tela, cm. 160 x 132 Secondo quanto riportato da Stephen Pepper e Denis Mahon in due perizie autografe il dipinto in esame, derivato dal prototipo noto nelle due versioni della pinacoteca dell’Accademia di San Luca a Roma e della Pinacoteca Vaticana, è da intendere come copia parzialmente autografa del Maestro con ampia partecipazione dell’allievo Giovanni Andrea Sirani. Pepper e Mahon concordano nel riferire al Reni il puttino sulla destra, mentre restituiscono integralmente al Sirani la paternità della figura centrale della Fortuna. La posizione dei due studiosi è assolutamente condivisibile, tenendo peraltro conto di una prassi ampiamente nota nella bottega del Reni maturo. Denis Mahon ipotizza peraltro che la tela in esame possa essere la copia menzionata dal Malvasia come ampiamente ritoccata dal Reni stesso verso la fine della sua vita.
-
Lotto 56 Giovanbattista Salvi, detto il Sassoferrato (Sassoferrato, 1609 – Roma, 1685) Madonna e il Bambino Olio su tela cm. 100 x 75 L’attribuzione al Salvi è confermata da una perizia di Giuliano Briganti del 10 febbraio 1986. L’opera, tipica della produzione purista del Sassoferrato, è stata replicata varie volte dal maestro (si citano, tra le altre, le versioni in collezione Exter a Burghley House a Stamford, alla Pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo, in collezione Eynard a Ginevra e la bellissima versione del Rijksmuseum di Amsterdam) ma il confronto più interessante e curioso resta quello con il ritratto del cardinal Rapaccioli conservato presso il Ringling Museum di Sarasota (olio su tela, cm. 223 x 162 datato al 1651 circa, inv SN128) citato anche da Briganti ma come ritratto del cardinal Paolo Emilio Rondinini; accanto al cardinale seduto troneggia proprio la nostra Madonna col Bambino, anche se è difficile dire se si tratti del dipinto qui presentato o di una delle repliche sopra citate. D’altronde le varianti nelle repliche autografe del Salvi, come nel nostro caso, si distinguono per particolari minimi, come la posizione di una tenda di sfondo o di un panneggio. L’opera è in perfetto stato di conservazione.
-
Lotto 57 Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642) e aiuti Cristo dormiente sulla Croce Olio su tela, cm. 62 x 76,5 Stephen Pepper, in un perizia autografa del 10 luglio 1992, attribuisce il dipinto integralmente alla mano del Reni datandolo al 1627/28. In questa sede si vuole ricondurre il dipinto ad un’autografia parziale, con il probabile apporto della bottega soprattutto nella stesura della gamba sinistra del Cristo, dei simboli della Passione (corona di spine, chiodi della croce) e del paesaggio sullo sfondo. Di buona qualità e probabilmente autografa la stesura del resto del dipinto
-
Lotto 58 Massimo Stanzione (Orta di Atella, 1585 – Napoli, 1656 ca.) La Maddalena nel deserto Olio su tela, cm. 99,5 x 76,5 Il dipinto è opera matura e autografa del noto maestro napoletano; l’opera è stata pubblicata da Sebastian Schutze e Thomas Willette nella monografia su Massimo Stanzione del 1992 (S. Schutze e T. Willette, Massimo Stanzione, l’opera completa. Electa Napoli, Napoli 1992, pp. 224-225, A72, tav. 259, p. 351). Assolutamente condivisibile la posizione di Schultze, che data la Maddalena agli anni quaranta del Seicento nella fase più classicista e vicina al Domenichino dello Stanzione. L’opera si caratterizza da una gamma di colori molto luminosa e da una stesura smaltata, peraltro in perfetto stato di conservazione. La tipologia femminile ricorda, come sottolinea sempre Schultze, la Maddalena dello Schloss Schleissheim oggi in deposito presso la Altepinakothek di Monaco, ma anche la testa di Giuditta al Museo Pepoli di Trapani; molto vicine alla nostra la Sant’Agata in collezione privata a Madrid (S. Schutze e T. Willette, op. cit, tav. 169, p. 311, A42) e le due versioni della Giuditta e Oloferne, rispettivamente al Metropolitan Museum di New York e al Muzeum Narodowe di Poznam (S. Schutze e T. Willette, op. cit., tavv. 232 e 233, p. 341). La modella usata per la nostra Maddalena ricompare poi altre volte nel catalogo certo dello Stanzione, si cita in ultimo la Susanna e i vecchioni nota nelle due versioni dello Joslyn Art Museum di Omaha, in Nebraska, e in collezione privata a Napoli (S. Schutze e T. Willette, op. cit., tavv. 286 e 287, p. 365, A86a e b)
-
Lotto 59 Anonimo caravaggesco napoletano Ecce Homo Olio su tela, cm. 66 x 50
-
Lotto 60 Anonimo fiorentino della fine del seicento Anonimo fiorentino, San Cristoforo Olio su tela, cm. 163 x 105
-
Lotto 61 Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642) e bottega Lucrezia in atto di uccidersi Olio su tela cm. 50 x 60
-
Lotto 62 Anonimo olandese Allegoria Olio su tela, cm. 173 x 198
-
Lotto 63 William Denholm Kennedy (Dumefries, 1813 – Parigi, 1865) La casina di Raffaello al Pincio con Villa Medici e San Pietro sullo sfondo Olio su tela cm. 22 x 33
-
Lotto 64 Anonimo romano dell’inizio del Seicento Copia dall’Ultima Cena dell’Oratorio del Gonfalone a Roma Olio su tela cm. 60 x 44
-
Lotto 65 Anonimo ritrattista inglese Ritratto di donna olio su tela, cm 63 x 51,5
-
Lotto 66 Artigiano centro italiano della fine dell’Ottocento Sacrificio di Isacco Tecnica mista su carta, cm. 32,5 x 41,5 Lacuna dovuta ad umidità in alto a destra
-
Lotto 67 Maestro tiepolesco Studio per una scena eucaristica Penna su carta, cm. 19,5 x 26
-
Lotto 68 Anonimo settecentesco Leda e il cigno Olio su tela, cm. 80 x 78
-
Lotto 69 Anonimo fiammingo seicentesco Vanitas / Memento mori Olio su tela, cm. 112 x 83
-
Lotto 70 Scuola romana, prima metà del XVIII secolo Madonna addolorata Olio su tela cm. 90 x 63,5
-
Lotto 71 Jacques Matthias Schenker (1854 – 1927) Paesaggio nordico Olio su tela cm. 77 x 102
-
Lotto 72 Leandro da Ponte, detto Bassano (Bassano, 1557 – Venezia, 1622) Ritratto di frate con libro cm. 115,5 x 93,5 L’opera è stata assegnata alla mano di Leandro Bassano da Ugo Ruggeri e Giuseppe Maria Pilo attraverso due perizie scritte. L’autografia del ritratto, molto potente nella presenza scenica e nell’intensità espressiva, è assolutamente certa, ponendosi come uno dei momenti più alti della produzione del maestro veneto, a tratti, come noto, ridondante soprattutto nei soggetti sacri. Nulla sappiamo dell’identità del curato, tranne il suo status certamente elevato vista l’insistenza su particolari come il libro di preghiere in mano e la biblioteca di spalle con grandi codici rilegati. Leandro Bassano è ricordato da varie fonti, come Ridolfi e Verci, come grande ritrattista; al nostro possono essere avvicinati esempi come il Ritratto virile della Pinacoteca di Dresda, il Liutista con cane della collezione Lobomirski di Cracovia, il ritratto di Alvise Corradini del Museo Civico di Padova, il Sebastiano Fuginelli già in collezione Drey e Morlacchi (dalla relazione dell’Ufficio Esportazione di Verona, presso la Soprintendenza BAS di Verona, Rovigo e Vicenza). Opera notificata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali
-
Lotto 73 Domenico Maria Canuti (Bologna, 1625 – 1684) Uomo con turbante e vesti orientali Olio su tela, cm. 98 x 75 L’opera è stata assegnata alla mano del Canuti da Giuseppe Maria Pilo, Giancarlo Sestieri, Pietro Zampetti e Andrea Emiliani attraverso perizie scritte. Il ritratto, senz’altro di genere, è replica di un dipinto in collezione privata reso noto da Simonetta Stagni (S.Stagni, Domenico Maria Canuti, Rimini 1988, pp. 77-79 e pp. 173-174, n.35). Si tratta di un autografo certo, considerate anche le poche ma sostanziali differenze con l’opera analoga sopra citata, che mostra la figura di un moretto a sinistra e una gamma cromatica molto differente del manto. Opera notificata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali
-
Lotto 74 Antonio Maria Panico (attr.) (Attivo tra il nono decennio del XVI secolo e il primo ventennio del XVII secolo) Ragazzo che gioca con la scimmia (da Annibale Carracci) Olio su tela, cm. 59 x 67 L’opera è una versione secentesca del Ragazzo che gioca con la scimmia di Annibale Carracci, nota opera allegorica conservata al corridoio vasariano degli Uffizi di recente esaminata dal Benati (Annibale Carracci, catalogo della mostra a cura di D.Benati e Eugenio Riccomini, Bologna, Museo Civico Archeologico, Milano 2006, IV, p.226 ss.). Le indagini diagnostiche effettuate sulla pellicola pittorica dimostrano la mancanza di pentimenti e di un disegno preparatorio sottostante, segni inequivocabili che connotano il dipinto come copia. La materia è però di elevata qualità e senza dubbio antica, collocabile entro il primo ventennio del seicento; la preparazione bruno-rossiccia (evidente anche da zone svelate dove il pigmento è impoverito, come la testa della scimmia o alcuni particolari del volto del giovane), diversi particolari a risparmio, una crettatura sottile, sono tutti indizi tipici della pittura primo barocca e post manierista. Claudio Strinati, in una nota scritta, ritiene che questa versione del Ragazzo che gioca con la scimmia possa essere riferita alla bottega di Annibale Carracci, in particolare a un collaboratore minore ma assai interessante del maestro, Antonio Maria Panico, vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo che il Mancini ricorda come “allievo et amato molto” da Annibale Carracci. Panico giunse a Roma nell’anno del Giubileo del 1600, fu allievo e sodale del Carracci nel suo studio romano e, come reso noto da alcuni brevi ma mirati contributi, ne comprese a fondo il lessico ma con un fine margine di autonomia stilistica (si veda, tra gli altri: A.Brogi. Aggiunte ad A.M. Panico, in Paragone, XXXIX, N.S., 9, 10, 11 (459, 461, 463), 1988, pp. 39-49. Con bibliografia precedente citata nel testo). Efficaci risultano i confronti tra il nostro Ragazzo che gioca con la scimmia – dalla stesura senz’altro più semplificata rispetto al prototipo fiorentino ma pur sempre sicura e rapida – e due pale come il Miracolo dell’Eucarestia nella chiesa di San Salvatore a Farnese e il Crocifisso tra S.Francesco e S.Antonio da Padova alla National Gallery of Ireland di Dublino. Allo catalogo del Panico – che attende nuovi contributi specifici – il Brogi aggiunse nel 1988 due opere (Ivi, 1988, figg. 85 e 86), una Santa Margherita in collezione privata e un San Giovanni Battista presso i depositi della National Gallery di Londra, sempre simili al nostro nella stesura pittorica. Degni di nota anche i confronti con gli affreschi nella chiesa della Madonna del Piano a Barbarano Romano resi recentemente noti dal Ricci (F.Ricci, Postille ad Antonio Maria Panico, due opere ritrovate, in Informazioni. Periodico del Centro di catalogazione BB.CC. della provincia di Viterbo, VII, 1998, pp. 63-71). Riteniamo l’opera eseguita a Roma, entro il 1610.
-
Lotto 75 Giovan Battista Bolognini (attr.) (Bologna, 1611-12/1688) Il suicidio di Lucrezia Olio su rame, cm. 31,5 x 21 L’opera, di grande qualità, è una copia dal ben noto prototipo conservato in due versioni presso il Neus palais di Potsdam e la Galleria Spada di Roma. La tela originaria ha dimensioni importanti (235 x 150 cm nella versione della Galleria Spada e 215 x 151 cm in quella di Potsdam) ma viene riproposta nel nostro piccolo rame con acuta minuzia e rispettando fedelmente l’ipostazione del maestro, solo con qualche piccola variante nella stesura del panneggio e nel drappo setoso che apre la scena a mò di sipario nell’angolo in alto a sinistra del quadro. In questa sede proponiamo un attribuzione al rame a Giovan Battista Bolognini, noto allievo e copista del Reni e caratterizzato, nelle opere note, da una profonda conoscenza dello stile del maestro, interpretato con una pennellata spesso più vibrata e sfrangiata. Citiamo come possibili confronti il S.Ubaldo vescovo nella chiesa di S.Pietro al Monte di Bologna o l’Immacolata Concezione e Santi nel collegio di S.Luigi a Bologna, etrambi caratterizzati da una straordinaria imitazione della tecnica reniana seppure resa con acuta personalità. (si veda. Nicosetta Roio, Giovanni Battista Bolognini, in La Scuola di Guido Reni, a cura di E.Negro e M.Pirondini, Modena 1992, pp. 33-44, tavv. 14, 20; nel testo, peraltro, la Roio cita l’esistenza di una copia del Suicidio di Lucrezia in collezione privata a Roma, non pubblicandone però foto, tecnica d’esecuzione e misure).
-
Lotto 76 Scuola romana prima metà del Seicento Visione di San Giovanni Battista olio su rame, cm 38,7 x 29,4
-
Lotto 77 Anonimo francese neoclassico Sacra Famiglia olio su tela, cm 89 x 71
-
Lotto 78 cerchia di Vincenzo Camuccini Testa classica Sanguigna su carta, cm 20,3 x 14
-
Lotto 79 Anonimo emiliano Ovale con paesaggio Olio su tavola, cm 28 x 40
-
Lotto 80 Giovanni Lanfranco (Terenzo, 1582 – Roma, 1647) (bottega di) Madonna col Bambino Olio su tela, cm. 98 x 79 L’opera è da ritenere copia coeva di una medesima Madonna col Bambino resa nota da Erich Schleier in due versioni (cfr. E. Schleier, Precisazioni su tre opere poco note o inedite del Lanfranco, in Studi di Storia dell’Arte, 18, 2007, tavv. 16-18). L’opera è corredata di una perizia scritta di Ferdinando Bologna che assegna l’opera alla mano del Lanfranco, opinione che riportiamo ma che in questa sede non riteniamo di confermare. L’opera è di buona qualità e può essere assegnata alla bottega del Lanfranco. La superficie pittorica necessita di un intervento di pulitura.
-
Lotto 81 SCIPIONE TADOLINI Roma 1822 - 1892 La schiava greca Scultura in marmo bianco, cm. 110,5 x 42 x 29,2 Firma in basso sulla base Base cilindrica in marmo bianco coeva Scipione Tadolini raffigura una Schiava greca fatta prigioniera nella guerra, dai Turchi, durante la guerra d’indipendenza greca 1821 - 1832, simbolo evidente le catene poste al piede della donna. La guerra ebbe ampi reportage e clamore in Europa e in America sia per le implicazioni politiche e per l’impatto e scontro simbolico tra il cristianesimo e Islam. Come sappiamo dall’archivio storico, Tadolini esegue questa scultura nella seconda metà dell’Ottocento, esegue un modello di scultura simile al nostro che rappresenta la schiava che porta un dito al mento, benchè replicata molte volte di questo modello se ne conoscono solo quattro esemplari mentre della scultura qui presentata si conosce solo quest’esemplare che raffigura la schiava nel tentativo di coprirsi il seno con il braccio.
-
Lotto 82 BASILIO CASCELLA Pescara 1860 - Roma 1950 Donna abruzzese Cromolitografia su cartone cm 46 x 45 circa Firma ia matita n basso a destra: Cascella
-
Lotto 83 TOMMASO CASCELLA Ortona 1890 - Pescara 1968 Barche sull’Adriatico Olio su tavola cm 31 x 24,5 Al retro dichiarazione di autenticità della proprietaria
-
Lotto 84 TITO PELLICCIOTTI Barisciano 1872 - L'Aquila 1943 La stalla Olio su tavola cm 21 x 24 circa
-
Lotto 85 ADOLF HIREMY-HIRSCHL 1860 - 1933 Canti alla luna Olio su tela cm 70 x 35
-
Lotto 86 G. WOLFF Villa Borghese, 1922 Acquarello su carta cm 55 x 77 circa Firma e data in basso a sinistra: G. Wolff 1922 Al retro etichetta dell’Atelier: Pola, Villa Lupo - Monte Cane
-
Lotto 87 G. WOLFF Lago di nemi, 1922 Acquarello su carta cm 55 x 77 circa Firma e data in basso a sinistra: G. Wolff 1922 Al retro etichetta dell’Atelier: Pola, Villa Lupo - Monte Cane
-
Lotto 88 FILIPPO ANIVITTI Roma 1876 - 1955 Campagna romana, 1924 Olio su tela cm 35,5 x 37 Firma in basso a sinistra: Anivitti 1924 Etichetta al retro: Esposizione Palazzo Chigi Albano Expertise di Cinzia Virno, Roma 8 maggio 2006
-
Lotto 89 ONORATO CARLANDI Roma 1848 - 1939 Campagna con papaveri Olio su tela cm 23 x 39 Firma in basso a destra: Carlandi
-
Lotto 90 POMPEO MARIANI Monza 1857 - Bordighera 1927 Mare in burrasca Olio su cartone cm 32 x 42 Firma in basso a destra: P Mariani Al retro scritta non decifrabile
-
Lotto 91 POMPEO MARIANI Monza 1857 - Bordighera 1927 Marina con figure Tecnica mista su cartone cm 36 x 52 Firma in basso a destra: P Mariani Maggio 96 (?)
-
Lotto 92 E. GIGNOUS Milano, 1850 – Stresa, 1906 Paesaggio montano Olio su tela cm 36 x 53 Firma in basso destra: E. Gignous
-
Lotto 93 PIETRO BORTOLUZZI (PIERETTO BIANCO) Trieste 1875 - Bologna 1937 Venezia, 1926 Olio su cartoncino cm 27 x 20 Firma, titolo e data in basso a sinistra: PIERETTO BIANCO VENEZIA - 1926
-
Lotto 94 MARIO DISERTORI Trento 1895 - Padova 1980 Le giostre (piazza del Santo, Padova), 1948 Olio su tavola cm 75 x 60 Firma e data in basso a destra: A. Disertori 48 Al retro etichette varie
-
Lotto 95 CARLO D’ALOISIO DA VASTO Vasto (Chieti) 1896 - Roma 1971 Paesaggio Olio su tavola cm 38 x 49 Firma in basso a destra: D’ALOISIO DA VASTO
-
Lotto 96 ORAZIO AMATO Anticoli Corrado 1884 - Roma 1952 Piazza di paese, 1912 Olio su tela cm 37 x 50 Firma e data in basso a sinistra: Amato 912