COSE DELL'ALTRO MONDO!
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Lotto 1 Meteorite
Campo del Cielo, circa 4000-5000 anni, Argentina
Agglomerato metallico a prevalenza ferrosa
16,2 kg
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Stato di conservazione. Supporto: 95% (consolidamento)
La definizione "Campo del Cielo" si riferisce a un gruppo di meteoriti di ferro e all'area dell'Argentina dove sono stati trovati, a cavallo delle province di Chaco e Santiago del Estero, situate a circa 1.000 chilometri a nord-ovest di Buenos Aires, e circa 500 chilometri a sud-ovest di Asunción, Paraguay. Il campo dei crateri copre una vasta area, circa 18,5x3 chilometri quadrati e contiene almeno 26 crateri, il più grande dei quali misura 115x91 metri.
Si stima che i crateri abbiano dai quattro ai cinquemila anni. Divennero noti in Europa nel 1576, ma erano già ben conosciuti dalle popolazioni indigene. I crateri e le aree circostanti contengono molti frammenti di un meteorite ferroso. In totale, sono state recuperate circa 100 tonnellate di frammenti, più di qualsiasi altro meteorite che ha impattato il nostro pianeta.
I due frammenti più grandi, il Gancedo da 30,8 tonnellate e l'El Chaco da 28,8 tonnellate, sono tra le masse meteoritiche monoblocco più pesanti recuperate sulla Terra. -
Lotto 2 Ammonite (Gonioclymenia speciosa)
Conchiglia, circa 363-374,5 milioni di anni, Marocco
Fossile
35x29x8 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 80% (fresatura eccessiva con occasionale geometrizzazione delle superfici)
Stato di conservazione. Supporto: 85% (consolidamento, lacune minori)
Le ammoniti erano cefalopodi - molluschi caratterizzati da una simmetria bilaterale del corpo diviso tra testa e tentacoli - dal guscio a spirale. Sono strettamente imparentati con i coleoidi viventi, cioè polpi, calamari e seppie, anche se in apparenza ricordano maggiormente il Nautilus. Le prime ammoniti - più propriamente ammonoidea - apparvero durante il devoniano (419.2-358.9 milioni di anni fa). L'ultima specie scomparve durante o subito dopo l'evento di estinzione del cretacico-paleogene, detto anche K-T extinction (circa 66 milioni di anni fa), in cui scomparvero i tre quarti delle specie animali e vegetali e tra l'altro tutti i dinosauri non dotati di ali e la maggior parte dei quadrupedi con peso superiore a 25 kg.
Le ammoniti sono ottimi fossili indice ed è spesso possibile collegare lo strato roccioso in cui si trova una particolare specie o genere a specifici periodi geologici. I loro gusci fossili di solito assumono la forma di planispirali, sebbene siano state trovate alcune forme a spirale elicoidale e non a spirale, le cosiddette ammoniti eteromorfe.
Il nome "ammonite", fu inventato da Plinio il vecchio, che ne rilevò la similitudine con le corna di ariete (coniò il termine "Ammonis cornua", "corna di Ammon", perché il dio egizio Ammon era tipicamente raffigurato con corna di ariete).
Le ammoniti si distinguono per i setti, le pareti divisorie che separano le camere del fragmocono, per la natura delle suture nel punto in cui i setti si uniscono alla parete esterna del guscio, e in generale per il sifone.
Gonioclymenia è un genere di ammoniti devoniane.
Il fossile in esame risale al devoniano superiore, stadio famenniano. Sull’ultima camera sono visibili frammenti di conchiglie non identificabili ma che vivevano nello stesso habitat a contatto con l’esemplare.
L'esemplare è stato scavato in Marocco. -
Lotto 3 Cicala gigante (Ilerdocossus hui)
Impronta positiva e negativa, circa 122-125 milioni di anni, Cina
Fossile
15,5x15x0,8 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Stato di conservazione. Supporto: 90% (consolidamento)
Ilerdocossus hui è una cicala gigante estinta, appartenente alla famiglia palaeontinidae, ordine delle hemiptera, che comprende oltre 80.000 specie all'interno di gruppi come le cicale, gli afidi, le cimici. I Palaeontinidae, cicadomorfi, sono vissuti dal tardo triassico al cretaceo inferiore: la famiglia comprende dai 30 ai 40 generi e un centinaio di specie. Il nosto esemplare appartiene al genere Ilerdocossus, specie hui, ed è stato classificato per la prima volta da Ren, Yin e Dou nel 1998 (D. Ren, J. Yin, and W. Dou, "Late Jurassic Palaeontinids (Homoptera; Auchenorrhyncha) from Hebei and Liaoning Provinces in China", in "Entomologia Sinica 5(3), pp. 222-232") come liacossus hui, nominazione mutata in Ilerdocossus hui da B. Wang et al. nel 2008 (B. Wang, H. Zhang, Y. Fang, D. Wang, and S. Ji, "New data on Cretaceous Palaeontinidae (Insecta: Hemiptera) from China. Cretaceous Research" 29, pp. 551-560).
Il suo esemplare tipo è CH93003/4. La sua località tipo è vicino al villaggio di Chaomidian (GMC Beijing coll), che nel barremiano era una zona lacustre, parte della Yixian Formation, caratterizzata da una roccia sedimentaria a grana fine formata da limo e argilla, simile allo scisto ma non distintamente laminata.
Il fossile risulta scavato nella cosiddetta Lower Yixian Formation, presso Beipiao, nella regione di Liaoning ed esportato dalla Cina prima del 2001. -
Lotto 4 Manganese con pirolusite e goetite
Midelt, Marocco
Formazione minerale
16x26x18 cm
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Stato di conservazione. Supporto: 90% -
Lotto 5 Spinosaurus aegyptiacus
Dente, circa 99,6-93 milioni di anni, Marocco
Fossile
96x29 mm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 85%
Stato di conservazione. Supporto: 85% (fratture, consolidamento)
Lo spinosaurus è un genere di dinosauro spinosauride - dotato di vela dorsale - che visse in Nord Africa durante gli stadi cenomaniano e turoniano superiore del tardo cretacico, circa 99-93,5 milioni di anni fa. In letteratura sono classificate due specie: lo Spinosaurus egyptiacus, dall'Egitto, e lo Spinosaurus maroccanus, rinvenuto in Marocco. Per alcuni studiosi tutti gli spinosauri del nord Africa appartengono alla stessa specie, Spinosaurus aegyptiacus; Spinosaurus moroccanus sarebbe solo un sinonimo. Una terza specie, trovata nella Alcântara Formation in Brasile, è in fase di classificazione.
Lo spinosaurus è il carnivoro terrestre conosciuto da più tempo; ed è paragonabile, per potenza, al tyrannosaurus, al giganotosaurus e al carcharodontosaurus. Lo Spinosaurus egyptiacus poteva raggiungere 14 metri di lunghezza e 7,4 tonnellate di massa corporea. Il cranio dello spinosauro era lungo, basso e stretto, simile a quello di un moderno coccodrillo, e portava denti conici dritti senza dentellature. Sembra avesse arti anteriori grandi e robusti con mani a tre dita ed un artiglio allargato sul primo dito. Le caratteristiche spine neurali, lunghe estensioni delle vertebre (o spine dorsali), crescevano fino a raggiungere una lunghezza di almeno 1,65 metri e probabilmente erano collegate da pelle, formando una struttura simile a una vela, sebbene alcuni autori hanno suggerito che le spine fossero ricoperte di grasso e formassero una gobba. Le ossa dell'anca dello spinosauro erano ridotte e le gambe erano molto corte in proporzione al corpo. La sua coda lunga e stretta era resa più profonda da spine neurali alte e sottili e galloni allungati, che formavano una pinna flessibile o una struttura simile a una pagaia.
È noto che lo spinosauro mangiava pesci e la maggior parte degli scienziati ritiene che cacciasse prede sia terrestri che acquatiche. Le prove suggeriscono che fosse semiacquatico. Le ossa delle gambe presentavano una elevata densità ossea, consentendo un migliore controllo dell'assetto. Per la vela dorsale sono state previste molteplici funzioni, tra cui la termoregolazione e la visualizzazione; sia per intimidire i rivali che per attirare i compagni. Viveva in un ambiente umido di piane tidali e foreste di mangrovie insieme a molti altri dinosauri, oltre a pesci, coccodrilli, lucertole, tartarughe, pterosauri e plesiosauri.
Il fossile risale al cretacico superiore, cenomaniano, ed è stato scavato presso El Beega, nei Kem Kem beds, Marocco -
Lotto 6 Pesce rostrato (Onchopristis numidus)
Rostro, circa 112 milioni di anni, Marocco
Fossile
54x48x28 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 80%
Stato di conservazione. Supporto: 80% (fratture, lacune, intregrazioni, consolidamento)
L'onchopristis è un genere estinto di sclerorincoidi del cretacico del Nord Africa, Europa e Nord America, pesci a forma di razza che avevano lunghi rostri con grandi dentelli simili a pesci sega e squali sega.
Il suo nome deriva dal greco antico ónkos (ὄγκος, "barba") e prístis (πρίστις, "sega" o "pesce sega"). Si conoscono due specie, Onchopristis numida - cui appartiene lìesemplare in asta - e Onchopristis dunklei, ritenute dai ricercatori una unica unità tassonomica, con variazioni nella morfologia causate dall'amplissimo areale. Esemplari di Onchopristis sono stati scoperti in depositi costieri e fluviali datati dal Barremiano (130,5 - 125 milioni di anni fa) al Cenomaniano (99,6 -93,6 milioni di anni fa), confermando l'eccezionale antichità e longevità del genere.
Il fossile, che risale al cretaceo medio - albiano, è stato scavato a Erfoud, nei Kem Kem Beds in Marocco. -
Lotto 7 Mammut lanoso (Mammuthus primigenius)
Cranio con zanne, circa 45.000 anni, Europa orientale
Fossile
210x90x80 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 70%
Stato di conservazione. Supporto: 70% (restauri - ricostruzione parziale della scatola cranica, riposizionamento dell'innesto delle zanne dislocato dalla pressione geologica - consolidamento)
Questo iconico cranio dotato di zanne originali apparteneva ad una femmina di mammut lanoso (Mammuthus primigenius), una specie estinta di mammut vissuta dal Pleistocene medio fino alla sua estinzione nell'epoca dell'Olocene. il mammuth lanoso occupa uno dei posti più recenti nella classificazione delle specie di mammut, che inizia con il mammuthus subplanifrons africano all'inizio del Pliocene. Il mammut lanoso iniziò a divergere dal mammut delle steppe circa 800.000 anni fa in Siberia. Il suo parente più prossimo è l'elefante asiatico. Il mammut colombiano (Mammuthus columbi) viveva insieme al mammut lanoso nel Nord America e gli studi sul DNA mostrano che i due si ibridarono tra loro.
L'aspetto e il comportamento di questa specie sono tra i meglio studiati tra tutti gli animali preistorici grazie alla scoperta di carcasse congelate in Siberia e Nord America, nonché di scheletri, denti, contenuto di stomaco, sterco e rappresentazioni della vita nelle pitture rupestri preistoriche. I resti di mammut erano conosciuti da tempo in Asia prima che diventassero noti agli europei nelxVII secolo. L'origine di questi resti è stata a lungo oggetto di dibattito e spesso veniva spiegata come resti di creature leggendarie. Il mammut fu identificato come una specie estinta di elefante da Georges Cuvier nel 1796.
Il mammut lanoso aveva all'incirca le stesse dimensioni dei moderni elefanti africani. I maschi raggiungevano un'altezza al garrese compresa tra 2,67 e 3,49 m e pesavano tra 3,9 e 8,2 tonnellate. Le femmine raggiungevano i 2,3–2,6 m di altezza a garrese e pesavano tra 2,8 e 4 tonnellate. Un cucciolo appena nato pesava circa 90 kg. Il mammut lanoso era ben adattato all'ambiente freddo del'ultima era glaciale. Era ricoperto di pelliccia, con una protezione superficiale di peli lunghi e un sottopelo più corto. Il colore del mantello variava dallo scuro al chiaro. Le orecchie e la coda erano corte per ridurre al minimo il congelamento e la perdita di calore. Aveva zanne lunghe e ricurve e quattro molari, che venivano sostituiti fino a sei volte durante la vita di un individuo. Il suo comportamento era simile a quello degli elefanti moderni e utilizzava le zanne e la proboscide per manipolare oggetti, combattere e procurarsi il cibo. La dieta del mammut lanoso era principalmente erba, radici rami e corteccia. Gli individui potevano probabilmente raggiungere i 60 anni. Il suo habitat era la steppa, che si estendeva attraverso l'Eurasia settentrionale e il Nord America.
Il mammut lanoso coesistette con i primi umani moderni, che usarono le sue ossa e le sue zanne per creare opere d'arte, strumenti, parti di abitazioni, e cacciavano la specie per il cibo. La popolazione di mammut lanosi diminuì alla fine del tardo Pleistocene, con le ultime popolazioni della Siberia continentale che persistettero fino a circa 10.000 anni fa, sebbene popolazioni isolate sopravvissero nella zona dello stretto di Bering, sull'isola di San Paolo, fino a 5.600 anni fa e sull'isola di Wrangel fino a 4.000 anni fa. Dopo la sua estinzione, gli esseri umani continuarono a utilizzare l'avorio come materia prima, una tradizione che continua ancora oggi. Con un progetto sul genoma del mammut completato nel 2015, è stato proposto che la specie possa essere rianimata con vari mezzi, ma nessuno dei metodi proposti è ancora fattibile. -
Lotto 8 Razza (Rajorhina expansa)
Impronta cartilaginea, circa 93-99,6 milioni di anni, Libano
Fossile
39,5x20,5x2 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 90% (integrazioni cromatiche, per esempio sulla coda)
Stato di conservazione. Supporto: 85% (lacune, integrazioni, consolidamento)
Classica da Otto Jaekel nel 1894, la Rajorhina expansa, nota anche come Pararaja expansa, è un pesce cartilagineo estinto, forse appartenente ai rinopristiformi. Visse nel cretacico superiore, stadio cenomaniano (circa 95 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in Libano.
Anche il fossile in asta è stato scavato nella formazione calcarea di Sannine presso Hajoula, in Libano. -
Lotto 9 Quarzo fumé
Brasile
Formazione minerale
40x20x19 cm; 13 kg
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Stato di conservazione. Supporto: 95% (consolidamento)
Una volta formatosi come cristallo di rocca, il quarzo fumé viene irradiato da radioattività che gli dona la particolare coloritura. L'altezza del cristallo in posizione è di 30 cm. Verticalizzato raggiunge i 40 cm. -
Lotto 10 Carcharodontosaurus saharicus
Dente, 94-99 milioni di anni, Marocco
Fossile
48x20 mm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 80% (screpolature nella dentina)
Stato di conservazione. Supporto: 85% (lacune, integrazioni)
Il carcharodontosaurus (lettaralmente "lucertola dai denti di squalo") è un genere di dinosauro teropode carnivoro che visse in Nord Africa circa 99-94 milioni di anni fa durante lo stadio cenomaniana del tardo cretacico. Due denti del genere, ora perduti, furono descritti per la prima volta in Algeria dai paleontologi francesi Charles Depéret e Justin Savornin come Megalosaurus saharicus. Uno scheletro parziale fu raccolto dal paleontologo tedesco Ernst Stromer durante una spedizione in Egitto del 1914. Stromer non riportò il ritrovamento egiziano fino al 1931, anno in cui soprannominò il nuovo genere "carcharodontosaurus", creando la specie tipo saharicus. Nel 1995 un cranio quasi completo di carcharodontosaurus saharicus, il primo esemplare ben conservato ritrovato in quasi un secolo, fu scoperto nei Kem Kem Beds, il Marocco.
Il carcharodontosaurus è uno dei più grandi dinosauri teropodi conosciuti. La specie saharicus raggiunge i 12–12,5 metri di lunghezza e circa 5–7 tonnellate di massa corporea. Aveva un cranio grande e leggero con un rostro triangolare. Le sue mascelle erano ricoperte di denti affilati, ricurvi e seghettati che somigliano sorprendentemente a quelli del grande squalo bianco, da cui il nome. Sebbene gigante, il suo cranio era reso più leggero da fosse e finestre notevolmente espanse, ma lo rendevano anche più fragile di quello dei tirannosauridi. Gli arti anteriori erano minuscoli mentre gli arti posteriori erano robusti e muscolosi. Come la maggior parte degli altri teropodi, aveva una coda allungata per mantenere l'equilibrio.
Molti teropodi giganteschi sono vissuti in Nord Africa nello stesso periodo, comprese entrambe le specie di carcharodontosaurus, lo spinosaurus, il possibile ceratosauro definito deltadromeus, il grande e dubbio teropode bahariasaurus e un grande abelisauride non meglio classificato. Gli studi sull'anatomia dei denti dei carcarodontosauridi hanno rivelato che il morso era forte ma non quanto quello di altre famiglie di teropodi. Il Nord Africa all'epoca era ricoperto di foreste di mangrovie e zone umide, ricche di pesci, coccodrilli e pterosauri.
Il fossile risale al Cretaceo superiore, stadio cenomaniano, ed è stato scavato nei pressi della città di Erfour, nei Kem Kem beds, Marocco. -
Lotto 11 Stelle marine (Petraster sp.)
Colonia colpita da evento di mortalità di massa (MME), 443,8-485,4 milioni di anni, Marocco
Fossile
58x39x8 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 70% (superfici fragili, danni durante l'asporto della matrice)
Stato di conservazione. Supporto: 85% (lacune, consolidamento)
Petraster è un genere di echinoderma a forma di stella estinto che visse dall'Ordoviciano superiore al tardo Siluriano. Il genere ha un ampio areale di distribuzione, fossili sono stati trovati in Nord America e Australia. Basandosi sugli echinodermi imparentati (stelle marine, ricci di mare, cetrioli di mare, crinoidi etc), si suppone che petraster fosse un carnivoro bentonico che si muoveva lentamente e che probabilmente cacciava vongole e brachiopodi precoci. Aveva forse un'infanzia planctonica e la capacità di rigenerare le sue braccia come le moderne stelle marine
La colonia in asta risale all'ordoviciano. -
Lotto 12 Ammonite iridescente
(Placenticeras sp.)
Conchiglia, circa 83,5 milioni di anni, Canada
Ammonite mineralizzata in aragonite iridescente
36x30x4,5 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 80%
Stato di conservazione. Supporto: 80% (lacune, parti ricomposte; consolidamento tramite resine speciali e trattamento UV)
Esemplare estremamente raro. Il fossile risale al cretaceo superiore, stadio campaniano.
Questa speciale mineralizzazione avviene grazie ai numerosi strati di cenere vulcanica (bentonite), presenti solo nella stratificazione della Bearpaw Formation nel sud della Alberta in Canada nei pressi del St. Mary River, dove il fossile è statos scavato.
Nel 1981 la World Jewellery Confederation (CIBJO) e il Gemmological Istitute of America hanno attribuito alle ammoniti così mineralizzate - dette ammoliti - lo status di gemma. Il peso si misura infatti in carati, come per i diamanti, ma le ammoliti sono molto più rare: in una tonnellata di materiale sedimentario rimosso si trovano, infatti, in media, 0,6 kt di ammolite contro i 1,5 kt di diamante. I particolari colori iridescenti sprigionati da questa conchiglia sono dovuti alla rifrazione della luce sui diversi livelli del guscio aragonitico. Ogni colore rappresenta un diverso strato con cui la luce origina uno spettro quasi completo del visibile. Rarissimo anche in ambito museale, questo fossile minerale è conservato in un esemplare eccezionale con rifrazione blu presso il Museo Mineralogico Campano. -
Lotto 13 Mammuth (Mammuth primigenius)
Arto posteriore, circa 45.000 anni, Europa orientale
Fossile
178x56x31,5 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 50%
Stato di conservazione. Supporto: 50% (sommarie indicazioni nello schema di restauro)
Il possente arto posteriore apparteneva ad mammut lanoso (Mammuthus primigenius), per dimensioni forse una femmina. Il mammut lanoso è una specie estinta di mammut vissuta dal Pleistocene medio fino alla sua estinzione nell'epoca dell'Olocene. Il mammuth lanoso occupa uno dei posti più recenti nella classificazione delle specie di mammut, che inizia con il Mammuthus subplanifrons africano all'inizio del Pliocene. Il mammut lanoso iniziò a divergere dal mammut delle steppe circa 800.000 anni fa in Siberia. Il suo parente più prossimo è l'elefante asiatico. Il mammut colombiano (Mammuthus columbi) viveva insieme al mammut lanoso nel Nord America e gli studi sul DNA mostrano che i due si ibridarono tra loro.
L'aspetto e il comportamento di questa specie sono tra i meglio studiati tra tutti gli animali preistorici grazie alla scoperta di carcasse congelate in Siberia e Nord America, nonché di scheletri, denti, contenuto di stomaco, sterco e rappresentazioni della vita nelle pitture rupestri preistoriche. I resti di mammut erano conosciuti da tempo in Asia prima che diventassero noti agli europei nelxVII secolo. L'origine di questi resti è stata a lungo oggetto di dibattito e spesso veniva spiegata come resti di creature leggendarie. Il mammut fu identificato come una specie estinta di elefante da Georges Cuvier nel 1796.
Il mammut lanoso aveva all'incirca le stesse dimensioni dei moderni elefanti africani. I maschi raggiungevano un'altezza al garrese compresa tra 2,67 e 3,49 m e pesavano tra 3,9 e 8,2 tonnellate. Le femmine raggiungevano i 2,3–2,6 m di altezza a garrese e pesavano tra 2,8 e 4 tonnellate. Un cucciolo appena nato pesava circa 90 kg. Il mammut lanoso era ben adattato all'ambiente freddo del'ultima era glaciale. Era ricoperto di pelliccia, con una protezione superficiale di peli lunghi e un sottopelo più corto. Il colore del mantello variava dallo scuro al chiaro. Le orecchie e la coda erano corte per ridurre al minimo il congelamento e la perdita di calore. Aveva zanne lunghe e ricurve e quattro molari, che venivano sostituiti fino a sei volte durante la vita di un individuo. Il suo comportamento era simile a quello degli elefanti moderni e utilizzava le zanne e la proboscide per manipolare oggetti, combattere e procurarsi il cibo. La dieta del mammut lanoso era principalmente erba, radici rami e corteccia. Gli individui potevano probabilmente raggiungere i 60 anni. Il suo habitat era la steppa, che si estendeva attraverso l'Eurasia settentrionale e il Nord America.
Il mammut lanoso coesistette con i primi umani moderni, che usarono le sue ossa e le sue zanne per creare opere d'arte, strumenti, parti di abitazioni, e cacciavano la specie per il cibo. La popolazione di mammut lanosi diminuì alla fine del tardo Pleistocene, con le ultime popolazioni della Siberia continentale che persistettero fino a circa 10.000 anni fa, sebbene popolazioni isolate sopravvissero nella zona dello stretto di Bering, sull'isola di San Paolo, fino a 5.600 anni fa e sull'isola di Wrangel fino a 4.000 anni fa. Dopo la sua estinzione, gli esseri umani continuarono a utilizzare l'avorio come materia prima, una tradizione che continua ancora oggi. Con un progetto sul genoma del mammut completato nel 2015, è stato proposto che la specie possa essere rianimata con vari mezzi, ma nessuno dei metodi proposti è ancora fattibile. -
Lotto 14 Stilbite e apofillite verde
Distretto di Jalgaon, Maharashtra, India
Formazione minerale
13x6x3 cm
Stato di conservazione. Superficie: 90% (residui di colle)
Stato di conservazione. Supporto: 70% (cristalli riposizionati, consolidamento)
L’apofillite è un silicato che, scaldata sulla fiamma, si sfalda in fiocchi simili a foglie, mentre la stilbite è nota per la lucentezza vitrea e perlacea. -
Lotto 15 Ammoniti (Eparietites denotatus)
Colonia colpita da evento di mortalità di massa (MME), circa 190 milioni di anni, Inghilterra
Fossile
65x54x12 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 80%
Stato di conservazione. Supporto: 85% (consolidamento, lacune)
Le ammoniti erano cefalopodi - molluschi caratterizzati da una simmetria bilaterale del corpo diviso tra testa e tentacoli - dal guscio a spirale. Sono strettamente imparentati con i coleoidi viventi, cioè polpi, calamari e seppie, anche se in apparenza ricordano maggiormente il Nautilus. Le prime ammoniti - più propriamente ammonoidea - apparvero durante il devoniano (419.2-358.9 milioni di anni fa). L'ultima specie scomparve durante o subito dopo l'evento di estinzione del cretacico-paleogene, detto anche K-T extinction (circa 66 milioni di anni fa), in cui scomparvero i tre quarti delle specie animali e vegetali e tra l'altro tutti i dinosauri non dotati di ali e la maggior parte dei quadrupedi con peso superiore a 25 kg.
Le ammoniti sono ottimi fossili indice ed è spesso possibile collegare lo strato roccioso in cui si trova una particolare specie o genere a specifici periodi geologici. I loro gusci fossili di solito assumono la forma di planispirali, sebbene siano state trovate alcune forme a spirale elicoidale e non a spirale, le cosiddette ammoniti eteromorfe.
Il nome "ammonite", fu inventato da Plinio il vecchio, che ne rilevò la similitudine con le corna di ariete (coniò il termine "Ammonis cornua", "corna di Ammon", perché il dio egizio Ammon era tipicamente raffigurato con corna di ariete).
Le ammoniti si distinguono per i setti, le pareti divisorie che separano le camere del fragmocono, per la natura delle suture nel punto in cui i setti si uniscono alla parete esterna del guscio, e in generale per il sifone.
I fossili sono ben riconoscibili come esemplari di eparietites denotatus, risalenti al giurassico inferiore, e sono stati scavati a Conesby Quarry, Scunthorpe, North Lincolnshire, Inghilterra. -
Lotto 16 Palma fossile (Sabalites sp.)
Impronta in lastra, circa 48,5-53,5 milioni di anni, Stati Uniti
Fossile
140x130x7 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 65% (integrazioni cromatiche ove necessario lungo l'impronta del fossile)
Stato di conservazione. Supporto: 85% (stato consolidato)
Sabalites è un genere estinto di palma. Le specie appartenenti al genere vissero dal tardo Cretaceo al Miocene e sono state trovate in Sud America, Nord America, Europa e Asia. Il genere è caratterizzato da foglie costapalmate, che si aprono in un ventaglio radiale con nervature centrali pronunciate.
Il raro fossile, testimone di una situazione climatica molto diversa da quella attuale, risale al paleogene, stadio eocene medio, luteziano, è stato scavato nella Green River Formation, presso Lincoln in Wyoming. La Formazione del Green River (Green River Formation) è una formazione geologica dell'Eocene che registra la sedimentazione in un gruppo di laghi intermontani in tre bacini situati negli Stati Uniti, lungo l'odierno fiume Green River in Colorado, Wyoming e Utah. I sedimenti sono depositati in strati sottilissimi, uno strato scuro durante la stagione della crescita e uno strato inorganico a tinte chiare nella stagione secca. Ogni coppia di strati prende il nome di varva e rappresenta un anno. I sedimenti della Formazione del Green River presentano una registrazione continua di sei milioni di anni. Lo spessore medio di una varva qui è di 0,18 mm, con uno spessore minimo di 0,014 mm e massimo di 9,8 mm.
In particolare nella Contea di Lincoln, a ovest del Lago Gosiute, in Wyoming, si situa una parte della formazione nota come Lago Fossile (Fossil Lake) a causa della abbondanza di pesci fossili eccezionalmente ben conservati. -
Lotto 17 Quarzo rosa del Sinai
Sinai
Formazione minerale
68x50x33 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Stato di conservazione. Supporto: 95% (consolidamento)
Probabilmente scavato nei pressi del Monastero di Santa Caterina, nella Penisola del Sinai. Il Sacro Monastero Reale Autonomo di Santa Caterina è un monastero cristiano situato nel Sinai, Penisola d'Egitto. Situato ai piedi del Monte Sinai, costruito tra il 548 e il 565 e ad oggi il più antico monastero cristiano abitato ininterrottamente al mondo.
Il monastero fu costruito per ordine dell'imperatore bizantino Giustiniano I, racchiudendo quello che si dice sia il roveto ardente visto da Mosè. Secoli dopo, il presunto corpo di Santa Caterina d'Alessandria, che si dice sia stato trovato nella zona, fu portato nel monastero. Le reliquie di Santa Caterina lo trasformarono in un importante luogo di pellegrinaggio e il monastero alla fine prese il nome della santa. -
Lotto 18 Abelisauride (Rugops sp. ?)
Artiglio, circa 95 milioni di anni, Marocco
Fossile
71 mm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 50%
Stato di conservazione. Supporto: 50% (ampie integrazioni)
Il rugops, che significa "faccia rugosa", è un genere di dinosauro teropode attestato in Niger, di cui si conosce una sola specie, che visse durante il periodo tardo cretacico (stadio cenomaniano, 95 milioni di anni fa) nella attuale Echkar Formation, nella regione di Agadez. Il tipo e l'unica specie, Rugops primus, è conosciuta solo da un cranio parziale, descritto nel 2004 da Paul Sereno, Jeffery Wilson e Jack Conrad. Il rugops aveva una lunghezza stimata di 4,4–5,3 metri e un peso di circa 400 chilogrammi. La parte superiore del cranio presenta diverse fosse correlate alla scaglia sovrapposta e la parte anteriore del muso sembra aver avuto un derma simile a un'armatura.
Nel 2005, è stata descritta la mascella destra parziale di un abelisauride ritrovata nei Kem Kem Beds in Marocco. La mascella condivide alcune somiglianze con Rugops come la morfologia dei denti, la forma degli alveoli, la tessitura rugosa sui lati laterali, il confine dritto con la premascella e la posizione della mensola palatale.Tuttavia, la mascella non può essere riferita a Rugops poiché le caratteristiche diagnostiche del genere sono localizzate su parti diverse del cranio
Parte del notevole effetto estetico dipende da un accurato restauro. -
Lotto 19 Rinoceronte lanoso (Coelodonta antiquitatis)
Cranio, 45.000 anni, Europa orientale
Fossile
150,5x95x34 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 90% (alcune aree riprese a colore)
Stato di conservazione. Supporto: 70% (ricostruzione di parte della mascella e altri interventi sommariamente indicati nello schema di restauro; i corni sono integralmente riprodotti)
Il poderoso cranio apparteneva ad un rinoceronte lanoso (Coelodonta antiquitatis), una specie estinta di rinoceronte che abitava l'Eurasia settentrionale durante l'epoca del Pleistocene. Membro della megafauna del Pleistocene, era ricoperto da un pelo lungo e folto che gli permetteva di sopravvivere nella steppa estremamente fredda e aspra. Aveva un'enorme gobba che partiva dalla spalla e si nutriva principalmente di pianta erbacee. Sono state trovate carcasse mummificate conservate nel permafrost e molti resti ossei di rinoceronti lanosi. Immagini di rinoceronti lanosi si trovano tra le pitture rupestri in Europa e Asia. L'areale delle specie si è contratto verso la Siberia a partire da circa 17.000 anni fa. I reperti più recenti, risalenti a circa 14.000 anni fa, sono stati trovati nella Siberia nordorientale, dove gli animali si erano ritirati probabilmente in coincidenza con il riscaldamento di Bølling-Allerød, che sembra aver distrutto il loro habitat.
Un rinoceronte lanoso adulto misurava tipicamente da 3,2 a 3,6 metri dalla testa alla coda, era alto 1,45-1,6 metri al garrese e pesava fino a 1,5-2 tonnellate. Sia i maschi che le femmine avevano due corni fatti di cheratina, con un corno lungo che si estendeva in avanti e un corno più piccolo tra gli occhi. Il corno anteriore poteva raggiungere la misura di 1–1,35 metri negli individui di età compresa tra 25 e 35 anni, mentre il secondo corno si attestata al massimo a 47,5 centimetri. Rispetto ad altri rinoceronti, il rinoceronte lanoso aveva la testa e il corpo più lunghi e gambe più corte. La sua spalla era sollevata con una potente gobba, utilizzata per sostenere il massiccio corno anteriore. La gobba conteneva anche una riserva di grasso per favorire la sopravvivenza durante gli inverni desolati della steppa.
Gli esemplari congelati indicano che la lunga pelliccia del rinoceronte era bruno-rossastra, con uno spesso sottopelo che giaceva sotto uno strato di pelo lungo e ruvido, più spesso sul garrese e sul collo. I peli più corti coprivano gli arti, impedendo alla neve di attaccarsi. La lunghezza del corpo terminava con una coda lunga da 45 a 50 centimetri, con una spazzola di pelo ruvido all'estremità Le femmine avevano due capezzoli sulle mammelle.
Il rinoceronte lanoso aveva diverse caratteristiche che riducevano la superficie corporea e minimizzavano la perdita di calore. Le sue orecchie non erano più lunghe di 24 cm, mentre quelle dei rinoceronti nei climi caldi sono circa 30 cm. Anche le loro code erano relativamente più corte. Aveva, inoltre, una pelle spessa, che variava tra 5 e 15 mm, più pesante sul petto e sulle spalle.
Appronfodniamo la tipologia del nostro reperto.
Il cranio aveva una lunghezza compresa tra 70 e 90 cm. Era più lungo di quello di altri rinoceronti, conferendo alla testa una posizione inclinata profonda e rivolta verso il basso, simile ai suoi parenti fossili Stephanorhinus hemitoechus ed Elasmotherium, nonché al rinoceronte bianco. Forti muscoli sul lungo osso occipitale formavano il garretto del collo e sostenevano il massiccio cranio. La sua potente mascella inferiore misurava fino a 60 cm di lunghezza e 10 cm di altezza. I denti del rinoceronte lanoso avevano lo smalto ispessito e una cavità interna aperta. da cui l'onomastica classificatoria latina ("Coelodonta" significa "animale dal dente cavo"). Come gli altri rinoceronti, gli adulti non avevano incisivi. Aveva 3 premolari e 3 molari in entrambe le mascelle. I molari erano a corona alta e avevano uno spesso strato di cemento (il tessuto parodontale che si ritrova esclusivamente nelle radici dei denti).
Il setto nasale del rinoceronte lanoso era ossificato, a differenza dei rinoceronti moderni. Questo era più comune nei maschi adulti. Questo adattamento probabilmente si è evoluto come risultato della forte pressione sul corno e sul muso quando il rinoceronte pascolava sotto la fitta neve. Caratteristiche peculiari di questo rinoceronte, le ossa nasali erano fuse con le premascellari, il che diversamente da come avviene nei tipi coelodonta più antichi e nei rinoceronti odierni.
I rinoceronti lanosi potrebbero aver usato i loro corni per il combattimento, anche contro loro simili, come testimoniato dalle pitture rupestri (in particolare, forse, durante la stagione degli amori), così come per spostare la neve e scoprire la vegetazione durante l'inverno. I corni possono aver avuto una funzione anche per attirare le compagne per l'accoppiamento. I rinoceronti lanosi erano probabilmente territoriali come le loro controparti moderne. I teschi fossili indicano spesso danni alle corna anteriori e le mascelle inferiori e le costole posteriori mostrano segni di rottura e riformazione, che potrebbero anche derivare da combattimenti. L’apparente frequenza dei combattimenti intraspecifici, rispetto ai rinoceronti recenti, fu probabilmente il risultato di un rapido cambiamento climatico durante l’ultimo periodo glaciale, quando l’animale dovette affrontare un aumento dello stress derivante dalla competizione con altri grandi erbivori. -
Lotto 20 Vivianite
Brasile
Formazione minerale
43x42x15 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Stato di conservazione. Supporto: 95% (consolidamento)
La Vivianite è un minerale di fosfato idrato di ferro presente in numerosi ambienti geologici. Pura è incolore, ma il minerale si ossida molto facilmente, cambiando il colore, e di solito si trova variabile dal blu intenso al verde bluastro.
I cristalli di vivianite si trovano spesso all'interno di conchiglie fossili, come quelle di bivalvi e gasteropodi, o attaccati a ossa fossili.
Abraham Gottlob Werner le diede il nome attuale nel 1817, in onore di John Henry Vivian (1785–1855), un politico gallese-della Cornovaglia, proprietario di miniera e mineralogista che viveva a Truro, Cornovaglia, Inghilterra, o in onore di Jeffrey G. Vivian, um mineralogista inglese. -
Lotto 21 Razza (Rhinobatos hakelensis)
Impronta cartilaginea, circa 93-99,6 milioni di anni, Libano
Fossile
39,5x20,5x2 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 70% (ripresa cromatica)
Stato di conservazione. Supporto: 85% (lacune, integrazioni, consolidamento)
Rhinobatos hakelensis è una delle varianti estinte della razza. Si conoscono 7 generi e 45 specie di Rinobatidi.
Il fossile risale al cretaceo superiore, cenomaniano, ed è stato scavato nella formazione calcarea di Sannine presso Hajoula, in Libano. -
Lotto 22 Carcharodontosaurus
Dente, 94-99 mililioni di anni, Marocco
Fossile
66,46x31,7 mm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 60%
Stato di conservazione. Supporto: 80% (lacune, soprattutto nella matrice; restauri; consolidamento)
Il carcharodontosaurus (lettaralmente "lucertola dai denti di squalo") è un genere di dinosauro teropode carnivoro che visse in Nord Africa circa 99-94 milioni di anni fa durante lo stadio cenomaniana del tardo cretacico. Due denti del genere, ora perduti, furono descritti per la prima volta in Algeria dai paleontologi francesi Charles Depéret e Justin Savornin come Megalosaurus saharicus. Uno scheletro parziale fu raccolto dal paleontologo tedesco Ernst Stromer durante una spedizione in Egitto del 1914. Stromer non riportò il ritrovamento egiziano fino al 1931, anno in cui soprannominò il nuovo genere "carcharodontosaurus", creando la specie tipo saharicus. Nel 1995 un cranio quasi completo di carcharodontosaurus saharicus, il primo esemplare ben conservato ritrovato in quasi un secolo, fu scoperto nei Kem Kem Beds, il Marocco.
Il carcharodontosaurus è uno dei più grandi dinosauri teropodi conosciuti. La specie saharicus raggiunge i 12–12,5 metri di lunghezza e circa 5–7 tonnellate di massa corporea. Aveva un cranio grande e leggero con un rostro triangolare. Le sue mascelle erano ricoperte di denti affilati, ricurvi e seghettati che somigliano sorprendentemente a quelli del grande squalo bianco, da cui il nome. Sebbene gigante, il suo cranio era reso più leggero da fosse e finestre notevolmente espanse, ma lo rendevano anche più fragile di quello dei tirannosauridi. Gli arti anteriori erano minuscoli mentre gli arti posteriori erano robusti e muscolosi. Come la maggior parte degli altri teropodi, aveva una coda allungata per mantenere l'equilibrio.
Molti teropodi giganteschi sono vissuti in Nord Africa nello stesso periodo, comprese entrambe le specie di carcharodontosaurus, lo spinosaurus, il possibile ceratosauro definito deltadromeus, il grande e dubbio teropode bahariasaurus e un grande abelisauride non meglio classificato. Gli studi sull'anatomia dei denti dei carcarodontosauridi hanno rivelato che il morso era forte ma non quanto quello di altre famiglie di teropodi. Il Nord Africa all'epoca era ricoperto di foreste di mangrovie e zone umide, ricche di pesci, coccodrilli e pterosauri.
Il fossile risale al Cretaceo superiore, stadio cenomaniano, ed è stato scavato nei pressi della città di Erfour, nei Kem Kem beds, Marocco. -
Lotto 23 Ammoniti (Gonioclymenia speciosa)
Colonia colpita da evento di mortalità di massa (MME), circa 359,3-371,1 milioni di anni, Marocco
Fossile
60x34x18 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 90% (lucidatura)
Stato di conservazione. Supporto: 85% (piccole mancanze, intergrazioni, consolidamento)
Le ammoniti erano cefalopodi - molluschi caratterizzati da una simmetria bilaterale del corpo diviso tra testa e tentacoli - dal guscio a spirale. Sono strettamente imparentati con i coleoidi viventi, cioè polpi, calamari e seppie, anche se in apparenza ricordano maggiormente il Nautilus. Le prime ammoniti - più propriamente ammonoidea - apparvero durante il devoniano (419.2-358.9 milioni di anni fa). L'ultima specie scomparve durante o subito dopo l'evento di estinzione del cretacico-paleogene, detto anche K-T extinction (circa 66 milioni di anni fa), in cui scomparvero i tre quarti delle specie animali e vegetali e tra l'altro tutti i dinosauri non dotati di ali e la maggior parte dei quadrupedi con peso superiore a 25 kg.
Le ammoniti sono ottimi fossili indice ed è spesso possibile collegare lo strato roccioso in cui si trova una particolare specie o genere a specifici periodi geologici. I loro gusci fossili di solito assumono la forma di planispirali, sebbene siano state trovate alcune forme a spirale elicoidale e non a spirale, le cosiddette ammoniti eteromorfe.
Il nome "ammonite", fu inventato da Plinio il vecchio, che ne rilevò la similitudine con le corna di ariete (coniò il termine "Ammonis cornua", "corna di Ammon", perché il dio egizio Ammon era tipicamente raffigurato con corna di ariete).
Le ammoniti si distinguono per i setti, le pareti divisorie che separano le camere del fragmocono, per la natura delle suture nel punto in cui i setti si uniscono alla parete esterna del guscio, e in generale per il sifone.
Gonioclymenia è un genere di ammoniti devoniane.
La colonia in esame risale allo stadio famenniano ed è stata scavata in Marocco. -
Lotto 24 Pecten flabelliformis
Colonia colpita da evento di mortalità di massa (MME), circa 15 milioni di anni, Francia
Fossile
44x40x16 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 70%
Stato di conservazione. Supporto: 70% (lacune e integrazioni, soprattutto nel fossile centrale; interventi visibili su altri due esemplari; consolidamento)
Pecten è un genere di grandi capesante, molluschi bivalvi marini della famiglia dei Pectinidae.
Le valve sono subuguali, di medie e grandi dimensioni, più convessa quella destra, mentre la sinistra è piatta o concava; le valve sono ornate da coste radiali larghe e piatte.
Questo genere non vive fissato al substrato ma è una forma libera nuotatrice. Comparve durante il periodo Eocene ed è diffuso nei mari attuali.
Il fossile risale al neogene, stadio miocene, ed è stato scavato in Francia.