ASTA 306: Scultura, Bronzetti e Ceramiche dal XVI al XIX Secolo
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Lot 1 Francia del nord, XIV-XV secolo
Bronzo con patina naturale 16x5x3 cm
Questa piccola Madonna con bambino ripete gli stilemi della scultura monumentale nord europea, probabilmente francese.
Bello il gesto della Mamma che sorregge il Bambino tenendogli il piedino in mano e l'invenzione del basamento su cui poggia la Vergine. Questo ricorda una struttura traforata gotica ed impreziosisce, alleggerendola, l'intera composizione.
Sebbene sia estremamente difficile datare con certezza questo genere di manufatti in bronzo, l'aspetto generale della scultura e lo stato di genuina consunzione, la fanno pensare coeva all'epoca stilistica. -
Lot 2 Nord Europa, XV-XVI secolo
Bronzo patinato scultura: 27 x 10 x 6 cm base: 5 x 10 x 10 cm
Questo raro pezzo di lampadario rappresenta una Madonna con bambino, fuso a parte, e veniva collocato nell'asse centrale del fusto (difatti la parte interna è cava a tale scopo).
Il gusto estremamente stilizzato la avvicina allo stile gotico, ma esemplari simili vengono pubblicati come appartenenti anche ai secoli XV e XVI in area nord europea.
S.Wechssler-Kummel, Chandeliers Lampes et Appliques De Style, Office du Livre, Fribourg, 1963, fig. 93, 131con relative schede. -
Lot 3 Maestro di Augusta?, XVI secolo?
Legno di tiglio scultura: 47 x 16 x 10 cm base: 7 x 15 x 13 cm
Scultura dalla bellissima patina rossastra con piccola mancanza al velo.
Questa intrigante scultura raffigura una donna nuda in equilibrio su una mela con un cappello di gusto rinascimentale in testa ed un velo mosso dal vento che le copre le parti intime. Questi elementi la connotano quale dea della fortuna o Eva.
Lo stile piuttosto originale la colloca immediatamente in area tedesca.
Il Rinascimento in quelle zone ha prodotto alcune sculture dai tratti similari a questa, spesso scolpite in legno di bosso o tiglio, talvolta fuse in bronzo. Nello specifico, certe figure femminili scolpite da Conrat Meit (1480-1551), presentano la stessa fisicità dai fianchi torniti e cosce generose, in cambio di seni piccoli e proporzionati.
La scultura qui esaminata va posta in relazione ad una Eva custodita nel Bode Museum a Berlino ( inv. nr. 8504). Pressoché identica, ma quella in equilibrio su una sfera, questa su una grande mela. La scultura del Bode ( anch'essa in legno di tiglio) viene nominata giustamente come "Fortuna", prodotta ad Augsburg e datata 1520-30. Questa è una variante, apparentemente antica, di quella del Bode. Anzi, per certi aspetti, primo fra tutti il seno e il costato, ancora più espressionista e tormentata.
Altro modello simile, appartenente alla collezione Figdor, viene pubblicato in un catalogo di scultura tedesca (il Bange) e denominato come Maestro d'Augusta. -
Lot 4 Lombardia, XVI secolo
Legno di noce 90 x 35 x 20 cm
Scultura di notevoli dimensioni raffigurante Madonna con bambino collocabile al XVI secolo.
La figura sembra incedere con un lieve movimento in contrapposto. La veste drappeggiata alla maniera classica l'avvicina alla moda delle matrone romane. Il bambino veste una lunga tunichella di memoria quattrocentesca. -
Lot 5 Toscana, probabilmente XVI secolo
Terracotta
La scultura in esame, mutila degli arti, rappresenta San Giovannino (riconoscibile anche dalla pelle di cammello che gli ricade sulla spalla destra).
L'espressione assorta e la pettinatura fanno pensare a modelli toscani del primo Rinascimento. Si intravvede la cultura donatelliana declinata nelle teste di tanti ragazzini appartenenti alla scuola di Desiderio da Settignano, Bernardo Rossellini o dei Della Robbia.
Solo la torsione improvvisa del capo fa pensare ad epoca di poco posteriore.
Alan Phipps Darr - Giorgio Bonsanti, Donatello e i Suoi Scultura Fiorentina del Primo Rinascimento, Arnoldo Mondadori ed., Milano, 1986, pp.234-237.
Giancarlo Gentilini, I Della Robbia, Giunti ed, Prato, 1998, pp.159, 185, 373. -
Lot 6 XVI secolo
Marmo 28 x 20 x 21 cm
Questa bellissima testa in marmo apparteneva ad un busto o ad una scultura intera da cui è stata smontata. Non ci sono segni di rotture, ma all'interno del collo notiamo un incavo quadrato che, verosimilmente, accoglieva un perno di metallo che fissava la testa al tronco.
L'accostamento allo stile del Giambologna viene dal paragone con un bronzetto studiato da Charles Avery nella collezione di Michael Hall.
Charles Avery-Michael Hall, Giambologna, catalogo della mostra della collezione di Michael Hall, Sonogy editions, Parigi 1999, 129-131. -
Lot 7 Nord Europa, ambito valtellinese, XVI-XVII secolo
Legno scolpito 115 x 44 x 40 cm
L'imponente scultura qui proposta rappresenta un soggetto molto diffuso soprattutto nel nord Europa (in particolare in ambito valtellinese) e correlato ad una antica devozione popolare legata al duro lavoro della terra.
La Madonna è raffigurata come regina, assisa in trono, in realtà uno scanno geometrico con semplici, ma eleganti, decorazioni di gusto rinascimentale.
Il bambino viene trattenuto stante, ignudo, sulle ginocchia della madre mentre guarda in basso verso i fedeli, tenendo in pugno un grappolo d'uva.
I panneggi sono risolti in modo classico e i volti caratterizzati da ampie fronti e atteggiamento regale.
Nella parte posteriore la scultura risulta scavata, espediente che permetteva al legno di "muoversi" con le variazioni di temperatura.
Infine si può supporre che in origine appartenesse ad una Ancona e che fosse policroma.
Esistono alcune sculture di analogo soggetto sopravvissute alle varie dispersioni, per esempio quella dispersa dall'oratorio di San Rocco al Ponte a Sondalo. -
Lot 8
Bronzo patinato nero, trasparenze rossastre 31 x 11 x 11 cm
Questo interessante bronzo raffigura Apollo con la lira. La torsione del corpo crea dinamismo nella scultura che sembra quasi perdere equilibrio, sbilanciamoci in avanti.
Talvolta questo modello viene attribuito allo scultore Veneto Tiziano Aspetti, o alla sua bottega, come ad esempio quello del Metropolitan Museum of Art, catalogato come "dal modello di".
L'attuale catalogazione al Francavilla, grande collaboratore del Giambologna, viene proposta in occasione della mostra organizzata nel 2002 da uno dei maggiori mercanti connoisseur del mondo, Daniel Katz.
A questa recente attribuzione ci atteniamo, tenendo presente anche le precedenti indicazioni all'Aspetti.
Katherine Zock, European Sculpture, catalogo della mostra organizzata da Daniel Katz Limited a NewYork, Conti Tipocolor, Calenzano, 2002, scheda n. 13. -
Lot 9 Padova, XVI-XVII secolo
Bronzo patinato nero 7 x 10 x 4 cm
Questo leoncino ripete i modelli dei leoni stilofori affiancati ai portali delle chiese medievali. Ad esempio la criniera chiusa, aderente alla testa dell'animale, ripete esattamente i modelli rintracciabili nei secoli XIII e XIV.
Questo genere di leoncino in bronzo, affiancato ad altri identici, divenne un motivo decorativo piuttosto diffuso in epoca rinascimentale ed oltre quale sostegno di monetieri o mobili da appoggio. A conferma di ciò si notino i buchi chiusi sulla schiena che dovevano ospitare perni per fissarsi al mobile.
Charles Avery,La Spezia-Museo Civico Amedeo Lia-Sculture,Bronzetti,Placchette,Medaglie, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 1989, p.168. -
Lot 10 Bottega padovana, XVI-XVII secolo
Bronze 7 x 13 x 4 cm
Questo genere di manufatto testimonia l'interesse per l'archeologica tanto in voga dal Rinascimento in poi. Infatti, sull'onda della riscoperta del mondo classico, riemergono dal sottosuolo straordinarie sculture ed oggetti in bronzo di uso comune.
Questa piccola lucerna a guisa di piede calzato fa parte di quel gusto e fu spesso ripetuta anche in epoche successive al Rinascimento.
Questo esemplare appartiene ad una produzione antica e, data la patina e la matericità del bronzo, la si può datare fra il XVI e il XVII secolo.
Per modello analogo la si confronti a quella del Museo Medievale di Bologna. Altri esemplari a Berlino (Kaiser Friedrich-Museum), Parigi (Louvre), Vienna (Kunsthistorisches), Venezia (Correr) e Vicenza (Museo Civico).
Mark Gregory d'Apuzzo, La Collezione dei Bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna, Libro Co. Italia, San Casciano Val di Pesa (Fi), pagg. 92-98. -
Lot 11 Toscana, XVI-XVII secolo
Legno di bosso 39 x 20 x 5 cm
Questo Crocifisso è scolpito in legno di bosso.
Il bosso è un legno estremamente compatto e duro, perfetto per sculture ben definite nei particolari. L'assenza di venature, la crescita lentissima dell'albero ed il meraviglioso colore caldo, tendente al rosso, completano l'aspetto prezioso di questo materiale.
Il Cristo qui proposto esemplifica quanto sopra detto. L'estrema finezza dei particolari unita alla stupenda patina rossastra, lucida e calda, ne fanno un oggetto di grande fascino.
Il modello rievoca stilemi toscani rinascimentali, con riferimento ad alcuni Cristi del Giambologna, caratterizzati da uno stretto panneggio triangolare annodato sul fianco destro e ricadente verticale sulla coscia.
Floriano Grimaldi e Massimo Mascii, Giambologna fra Tecnica e Stile, i Crocefissi Documentati, Etruria ed., Pistoia, 2011. -
Lot 12 XVI-XVII secolo
Bronzo patina nera bituminosa 22 x 10 x 9 cm
In epoca rinascimentale i Satiri vennero di gran moda sull'onda dell'interesse umanistico per l'antichità classica.
Il satiro, con la sua natura mista, fra l'uomo ed il caprone, ben rappresentava il modo antico nei suoi aspetti dionisiaci, sensuali e legati al mondo naturale.
Le fonderie padovane realizzarono molti oggetti con questo tema, spesso anche in modo triviale, rappresentando amplessi e creature itifalliche.
Andrea Briosco detto il Riccio fu il primo ad inaugurare questo fortunato genere per collezionisti, ma anche Severo Calzetta da Ravenna e Desiderio da Firenze produssero straordinari oggetti in bronzo destinati alle scrivanie dei colti umanisti padovani nonché all'aristocrazia.
I satiri seduti, ad esempio, presenti nella decorazione nel Candelabro Pasquale nella Basilica del Santo a Padova, furono i prototipi per infinite decorazioni a tema, su calamai, lucerne e candelieri da scrivania.
La scultura satirica in esame si colloca in quell'universo sia per il modello, ripetuto in altre note versioni, sia nella qualità materica, ruvida e profondamente bituminosa.
Facile confronto con i modelli del Bargello, di Padova, dell' Ashmolean e della collezione Thyssen Bornemisza.
Denise Allen-Peta Motture, Andrea Riccio Renaissance Master of Bronze, catalogo della mostra tenutasi alla Frick Collection, Philip Wilson Publishers Ltd, London, 2008, schede catalogo n. 1, 8, 10, 11, 12, 23. -
Lot 13 Probabilmente XVI-XVII secolo
45 x 35 x 4 cm
Questo importante altorilievo ripete l'analogo soggetto realizzato per il ciborio del duomo di Milano da Aurelio, Girolamo e Ludovico Lombardo. Commissionato da Pio VI verso la metà del XVI secolo, venne fuso, insieme ad altri sette episodi della vita di Cristo, nella bottega lauretana dei Lombardo.
Grazie al successo di questa prima commissione, gli stessi altorilievi vennero replicati per il tabernacolo monumentale del duomo di Vasto, ora nel Museo diocesano cittadino.
In seguito, con piccole varianti, i medesimi vennero posti anche nelle specchiature dei portoni del Sacello nel duomo di Loreto.
La flagellazione qui esposta presenta significative diversità con quelle sopra nominate, ad esempio a fianco della colonna di sinistra si alza un albero (forse un tralcio di vite) non presente nelle altre. La qualità del cesello e la splendida patina (trasparente dai toni rossastri) fanno pensare ad un' opera uscita dalla fonderia Loredana dei Lombardo.
Maria Giannatiempo Lopez, I Bronzi Lauretani di Età Sistina, Arti Grafiche Amilcare Pizzi S.p.a, Cinisello Balsamo, 1996, cap.I, illustrazioni pp.18 e 27. -
Lot 14 Padova, XVI-XVII secolo
Bronzo con patina nera bituminosa 21 x 14 x 12 cm
Questo bellissimo calamaio rappresenta un inedito fra i modelli rinascimentali conosciuti.
La coppa viene sorretta da tre grifoni che tengono nei becchi ghirlande di frutta che decorano il perimetro del calamaio. Sul coperchio un satiretto dal viso stralunato cavalca un quarto grifone. L'animale fantastico torce il capo nel tentativo di mangiare la frutta contenuta in un vaso sorretto dal satiro.
La forte matericità del bronzo, la patina profonda e bituminosa e le superfici a "buccia di arancia", collocano questo monumento da tavola nell'ambito delle fonderie padovane del XVI-XVII secolo. -
Lot 15 Brescia, XVI-XVII secolo
Bronzo patinato 21 x 16 x 16 cm
L'accostamento di questi due fantasiosi candelieri all'opera di Gasparo Macri viene dal confronto con la decorazione delle basi molto simili ai modelli della Frick Collection di New York. Stesso giro di decorazioni fogliacee e stesso gocciolatoio.
In aggiunta, la fascia centrale dei candelieri in esame, è decorata con coppie di uccelli, forse grifi, affrontati e divisi da un vaso bacellato e alternati a mascheroni cornuti coperti dagli stemmi nobiliari della famiglia veneziana Secco.
Anthony Radcliffe, Gaspare Fonditore Bresciano, The Burlington Magazine, vol.126, n.981 (Dicembre 1984) pag. 761-63. -
Lot 16 XVI-XVII secolo
Legno scolpito e policromato
La scultura in esame raffigura il Cristo Risorto coperto da un mantello rosso all'interno e chiaro all'esterno.
Lo stretto perizoma, di gusto rinascimentale, copre le parti intime lasciando libero un corpo da scultura classica. Balza agli occhi, infatti, la prorompente fisicità, vagamente michelangiolesca, di questa scultura lignea.
Il volto è incorniciato da lunghi capelli inanellati e da una folta barba. Le mani e i piedi presentano dita affusolate e lunghe. Il deciso movimento della gamba destra crea un contrappunto che mette in rotazione la figura.
Nonostante i danni subiti dal tempo, questa scultura, filologicamente restaurata, mantiene intatto il suo sapore.
Condizioni: Il basamento è posteriore. Difetti e mancanze. -
Lot 17 Roma, XVI-XVII secolo
Marmo statuario
L'autore di questo interessante bassorilievo ha scelto la forma ovale, in orizzontale, per rappresentare i vari episodi del Giudizio Universale.
Al centro della composizione, quasi seduto su una balconata di nuvole, il Redentore alza il braccio destro fissato nel momento prima del giudizio finale.
Al suo fianco due ignudi, dal gusto michelangiolesco, sono intenti ad osservare l'uno il Cristo, l'altro la scena sottostante. Tutt'intorno si intravedono le testine dei beati.
Nel registro inferiore, al centro della composizione, Caronte spinge le anime dannate in una caverna infuocata. A sinistra in basso, appena accennate, si riconoscono delle figure accosciate, forse le persone destinate al limbo.
Difficile attribuire quest'opera a scuole specifiche. Senz'altro l'autore potrebbe aver visto l'analogo soggetto michelangiolesco nella Cappella Sistina oppure su qualche riproduzione a stampa.
Certo, la composizione è quella canonica del soggetto, ma gli ignudi richiamano senz'altro la fisicità e la gestualità tipica delle figure di Michelangelo. La scena è risolta, ovviamente, in toni maggiormente feriali e semplificati, ma denota un guizzo tutt'altro che banale o artigianale. -
Lot 18 Padova, XVI-XVII secolo
Bronzo con patina naturale rossa su tracce nere bituminose
Questa curiosa lampada ad olio rientra nella produzione di bronzetti padovani fra il XVI e il XVII secolo.
I primi studi l'attribuivano alla fonderia di Andrea Briosco detto il Riccio (Trento, 1470- Padova, 1532), ma oggi viene ricondotta, come molti altri oggetti simili, a Severo da Ravenna o, più genericamente alla sua bottega.
Sulla scia della riscoperta del mondo classico avvenuta in epoca rinascimentale, riemersero oggetti di uso comune, come le lampade ad olio, spesso caratterizzate da un gusto piuttosto "imbarazzante", ma filologico. Questo genere di lampada è conosciuta in due varianti, l'altra mostra l'uomo accovacciato con la schiena verso l'alto e il fuoco esce dallo stesso sfintere.
Gli "acrobati", così vengono comunemente chiamati questi bronzetti, rientrano fra le produzioni più curiose e rare uscite dalle fonderie padovane fino al XVII secolo.
La lampada qui proposta rientra in quel gusto e mantiene lavorazione e patina di un oggetto veramente coevo a quanto detto in precedenza.
Probabilmente possedeva un anello saldato ai piedi che ne permetteva la sospensione.
Modelli simili in vari musei, fra i quali ricordiamo il Bargello, Firenze, il Bode Museum, Berlino, il Correr, Venezia.
Leo Planiscig, Andrea Riccio, Vienna, 1927, figg. 200-203.
Giovanni Mariacher, Bronzetti Veneti del Rinascimento, Neri Pozza ed.,Vicenza, 1971, scheda n.79. -
Lot 19 Nord Europa, XVI-XVII secolo
Legno di rovere 37 x 13 x 9 cm
Davide viene rappresentato in lorica da antico romano con la testa mozzata di Golia in mezzo alle gambe.
Il giovinetto, descritto solitamente quasi fanciullo (vedi le versioni di Donatello o del Verrocchio) viene qui scolpito con i tratti di un uomo giovane, ma già virile. Il corpo ben piazzato nell'armatura, le gambe possenti inguainate nei calzari e la bella testa squadrata incorniciata dai capelli ricciuti, lo avvicinano alla statuaria degli eroi antichi.
Il braccio piegato, posato sul fianco sinistro, e la gamba corrispondente, in leggero contrapposto, creano quel leggero movimento che alleggerisce la fissità della posa da eroe classico.
Da notare anche la bella decorazione dell'armatura a motivi fitomorfi e la testa barbuta del gigante appena ucciso e con gli occhi ancora socchiusi. -
Lot 20 Toscana, XVI-XVII
Bronzo, patina trasparente rossastra 29 x 13 x 10 cm
Il soggetto della Venere che si strizza I capelli, anadiomene, ebbe diffusione in epoca rinascimentale sulla scorta della riscoperta di sculture antiche e grazie alla diffusione tramite incisioni (vedi Marcantonio Raimondi).
L'iconografia di questo bronzetto ha forti assonanze con La Fiorenza del Giambologna, anticamente cuspide della fontana del labirinto (villa Medici di Castello), ora all'interno di villa della Petraia.
Da notare anche la bellissima patina trasparente rossastra, tipica delle migliori produzioni toscane d'epoca dal Giambologna in poi.
Per questi motivi collochiamo questo affascinante bronzetto nell'ambito della produzione Toscana, probabilmente XVII secolo. -
Lot 21 Nord Europa, XVI-XVII secolo
Legno di rovere o quercia 54 x 42 x 5 cm
Interessante pannello scolpito in altorilievo raffigurante la resurrezione di Cristo.
La scena è racchiusa in un arco trionfale a tutto sesto decorato da bugnati a diamante e da una serie di tondi trattenuti da una corda. Due teste ricciute di angeli, tipicamente di gusto rinascimentale, completano la decorazione esterna dei due angoli superiori.
Il Cristo si eleva, all'interno di una mandorla, sul gruppo di centurioni romani a guardia del sepolcro, aperto in scorcio sullo sfondo.
La scena viene osservata da un angelo in piedi sulla destra.
Probabilmente Nord Europa, scolpito in legno naturale con una bella patina. -
Lot 22 Toscana?, XVI-XVII secolo
Legno di bosso 31 x 23,5 x 8 cm
Questo bellissimo Crocifisso è scolpito in legno di bosso, essenza notoriamente pregiata e usata da maestri dell'intaglio.
Il bosso è un legno estremamente compatto e duro, perfetto per sculture ben definite nei particolari. L'assenza di venature, la crescita lentissima dell'albero ed il meraviglioso colore caldo, tendente al rosso, completano l'aspetto prezioso di questo materiale.
Il modello qui proposto rievoca stilemi toscani rinascimentali, con riferimento ad alcuni Cristi del Giambologna. Inoltre, il bel volto del Cristo mostra un profilo classico incorniciato da una chioma ondulata ricadente sulla spalla destra.
Floriano Grimaldi e Massimo Mascii, Giambologna fra Tecnica e Stile, i Crocefissi Documentati, Etruria ed., Pistoia, 2011. -
Lot 23 Toscana, probabilmente XVII secolo
Bronzo patina nero-verdognola
Questo battacchio, o picchiotto, è nato per decorare esternamente i battenti dei portoni.
Si tratta di un oggetto molto famoso legato alla famiglia Medici: si veda lo stemma centrale, a sei "palle", sostenuto da una coppia di putti.
Molte sono le copie reperibili fino al XIX secolo ed oltre, questa per la qualità materica e patina potrebbe essere una versione antica, probabilmente del XVII secolo.
Pochissime tracce di lavorazione a freddo, fusione realizzata per l'esterno, che mantiene tracce verdognole dovute all'esposizione alle intemperie.
Charles Avery, La Spezia-Museo Civico Amedeo Lia-Sculture, Bronzetti, Placchette, Medaglie, Silvana Editoriale Programma, Cinisello Balsamo, 1989, p.224. -
Lot 24 XVII secolo
Bronzo, patina trasparente rossastra, tracce di patina scura. scultura: 21 x 16 x 8 cm base: 7 x 10 x 10 cm
Questo rarissimo bronzo è stato attribuito in via definitiva a Barthelemy Prieur, scultore di corte di Enrico IV, re di Francia. Faceva parte molto probabilmente di un trittico di busti raffiguranti allegorie della Francia e della Navarra, con al centro il re, Enrico IV.
Pochissime sono le fusioni sopravvissute di questo incantevole soggetto: Charles Avery catalogando quella custodita nel Museo Lia, La Spezia, ne indica tre antiche ed una posteriore. Confrontandola con il bronzo in esame si può notare l'assoluta vicinanza stilistica, ad esempio nella conduzione spigliata dei capelli, realizzati direttamente nel modello in cera, oppure nello sguardo profondo ed espressivo. Pure la patina rossa trasparente con tracce nere bituminose appare coerente.
Charles Avery attribuisce il busto in collezione Lia alla bottega di Barthelemy Prieur.
Charles Avery, La Spezia-Museo Civico Amedeo Lia-Sculture, Bronzetti, Placchette, Medaglie,Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 1989, pp. 191-193.