Importanti Dipinti Antichi
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Lot 76 Attribuito a Marco Ricci
(Belluno 1676-1730)
PAESAGGIO FLUVIALE CON BORGO, PESCATORI E PASTORELLI
olio su tela, cm 95x127
L'inedito dipinto qui presentato é accostabile con ogni evidenza all'esiguo gruppo di tele oggi generalmente riferito al breve periodo che fra il 1706 e il 1707 vide la presenza contemporanea a Firenze di Marco e Sebastiano Ricci e di Alessandro Magnasco.
Emblematico dell'influenza esercitata dall'artista genovese sui due pittori veneziani sotto il profilo stilistico e iconografico è il Paesaggio con monaci del museo di Edimburgo, già proveniente dalla collezione Gerini di Firenze e, ancor più strettamente confrontabile col dipinto qui offerto, il Paesaggio con lavandaie nei Civici Musei di Trieste, la cui attribuzione a Sebastiano e Marco Ricci, a lungo dibattuta, appare oggi generalmente accettata, sia pure con l'eccezione di alcuni specialisti.
Il dipinto qui offerto si lega appunto a quest'ultimo per quanto riguarda l'ambiente paesistico e la variegata gamma cromatica dello sfondo luminoso. Strettamente dipendenti dai tipi del Lissandrino appaiono le figure dalle proporzioni allungate: certo non dovute, come nei casi citati, al "pensare grande" di Sebastiano tradotto in proporzioni minute, ma più immediatamente legate al modello genovese. -
Lot 77 Scuola veneta, sec. XVIII
PAESAGGIO LACUSTRE CON CASOLARI E PESCATORI
olio su tela, cm 65x89
Il dipinto presenta alcune affinità con i paesaggi del pittore veneto Antonio Diziani (1737-1797) -
Lot 78 Scuola veneta, inizi sec. XVIII
PAESAGGIO FLUVIALE CON VIANDANTI
olio su tela, cm 85x145,5 -
Lot 79 Pittore veneto, fine sec. XVII-inizi XVIII
PAESAGGIO CON PASTORE E PASTORELLA IN RIPOSO NEI PRESSI DI UNA FONTANA
olio su tela, cm 106,5x88
Il dipinto qui presentato raffigurante una scena pastorale con figure in primo piano dalla pennellata ricca e vibrante mostra tangenze con la cultura veneta di matrice riccesca, in particolare si evidenziano affinità stilistiche con le opere di Bartolomeo Pedon (Venezia 1665-1732). -
Lot 80 Scuola romana, sec. XVIII
VEDUTA DI PORTO CON PESCATORI DA UN'ALTURA
olio su tela, cm 75x99 -
Lot 81 Scuola romana, sec. XVII
PAESAGGIO CON FIGURE
olio su tela, cm 38x48
Il dipinto qui proposto presenta affinità stilistiche con le opere della tarda attività di Gaspar Dughet (Roma 1615-1675)
Opera donata a Medici Senza Frontiere Onlus, i proventi sosterranno l'azione medico umanitaria dell'organizzazione -
Lot 82 Pittore veneto, sec. XVIII
PAESAGGIO FLUVIALE CON PASTORI E PESCATORI CON SCORCIO DI CITTA' (VEDUTA DI FIRENZE DALLE SPONDE DELL'ARNO)
olio su tela, cm 101x157
Il dipinto qui presentato raffigurante un paesaggio con veduta di città , quasi certamente da identificare con Firenze, si apre sulle sponde di un fiume. Sulla destra un gruppo di giovani pescatori in primo piano, al centro due cavalli che si apprestano ad abbeverarsi e sulla sinistra una lavandaia e un uomo che porta una cesta di panni.
Nella nostra tela si evidenziano affinità stilistiche con le opere di Marco Ricci (Belluno 1676-Venezia 1730) in particolare si propone il confronto con il Paesaggio con pescatore della Galleria Palatina di Palazzo Pitti, proveniente dalla collezione del Gran Principe Ferdinando, descritto negli inventari come ”paese con fiume, et un pescatore sopra un masso, che pesca a lamo, et altre due figure a sedere” (Inventario 1713, c. 37r). L’attribuzione del dipinto di Pitti è stata avanzata da Marco Chiarini, seppur in forma propositiva, sulla base di analogie stilistiche con numerosi dipinti ricceschi databili entro il primo decennio del secolo, anche se la rappresentazione delle figure in primo piano, ad eccezione di quella seduta sul masso, si allontanerebbe dai canoni tipici dell’artista secondo Annalisa Scarpa Sonnino, autrice della monografia.Bibliografia di confronto: A. Scarpa Sonnino, Marco Ricci, Milano 1991, p.169, A 10, p. 350, fig. 352
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Lot 83 Scuola veneta, sec. XVIII
CERERE SUL CARRO DI APOLLO
olio su tavola, cm 55x82
sul retro vecchia etichetta con iscrizioni in lingua inglese -
Lot 84 Scuola di Giulio Carpioni, sec. XVII
NETTUNO CACCIA CORONIDE
BACCANALE
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 53,5x72 ciascuno
(2) -
Lot 85 Gaspare Diziani
(Belluno 1689-Venezia 1767)
IL TRIONFO DI CARLO MAGNO
IL RATTO DELLE SABINE
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 47,5x73 ciascuno
(2) -
Lot 86 Scuola toscana, inizi sec. XVIII
VERGINE CON BAMBINO CON SAN DOMENICO, SAN FRANCESCO E ANGELI
olio su tela, cm 187x135
Provenienza: nobile famiglia fiorentina -
Lot 87 Seguace di Carlo Maratti, sec. XVIII
ADORAZIONE DEI MAGI
olio su tela cm 197,5x143,5
Il dipinto riprende dall'originale di Maratti, Basilica di San Marco, Roma. Un altro esemplare derivato dal dipinto di Maratti, pubblicato da Paola Betti, è nella collezione Del Monte di Lucca. Cfr: P. Betti, in M.T. Filieri, a cura di, La Banca del Monte di Lucca. L'edificio e le collezioni d'arte, Lucca 1997, pp. 166-169. -
Lot 88 Pietro Bartolomeo Cittadella
(Vicenza 1636-1704)
ALLEGORIA DEL TEMPO
olio su tela, cm 105x141 entro antica cornice intagliata a motivo di nastro dipinta e dorata
Pietro Bartolomeo Cittadella, nato a Vicenza il 23 luglio 1636, abbandonò presumibilmente verso i trent'anni la sua città natale per stabilirsi a Verona dove la sua presenza è documentata tra il 1669 e il 1672, ma non è da escludersi la sua permanenza in città fin verso la fine dell'ottavo decennio. Indice del notevole prestigio ottenuto è il fatto che venisse annoverato tra i diciannove "Signori Academici Pittori Veronesi" dalle numerose opere commissionategli ed esistenti nelle chiese veronesi fino all’Ottocento. -
Lot 89 Pietro Bartolomeo Cittadella
(Vicenza 1636-1704)
RINALDO LIBERA LA FORESTA DALL'INCANTESIMO
olio su tela, cm 125x126 entro antica cornice intagliata a volute, dipinta e dorata
Senz'alcun dubbio anche la tela qui proposta è da riferirsi come la precedente a Pietro Bartolomeo Cittadella e riconducibile alla fase in cui la componente "tenebrosa" si stempera nella nuova corrente veneziana del “chiarismo”. Si colgono infatti rispetto al precedente dipinto raffigurante l’Allegoria del Tempo, più legato in questa fase di transizione per taluni aspetti ai “tenobrosi”, maggiori aperture verso i “chiaristi” di fine Seicento i cui più significativi esponenti furono Antonio Molinari, Francesco Pittoni e Antonio Bellucci. Il nostro dipinto raffigura un episodio della Gerusalemme Liberata del Tasso ovvero il momento in cui Rinaldo libera la foresta dall’incantesimo del mago Ismeno, così che i Crociati possano ricavare il legname per riparare le macchine belliche con cui espugnare Gerusalemme. In tale atmosfera Rinaldo brandisce la spada per colpire il mirto dal quale è uscita magicamente la figura di Armida a difendere il tronco e in basso appare la figura di un satiro o più probabilmente un mostro della foresta che assiste alla scena: “Vassene al mirto; allor colei s’abbraccia / al caro tronco, e s’interpone e grida:/ “Ah non sarà mai ver che tu mi faccia/ oltraggio tal, che l’arbor mio recida!/ Deponi il ferro, o dispietato, o il caccia/ pria ne le vene a l’infelice Armida:/ per questo sen, per questo cor la spada/ solo al bel mirto mio trovar può strada.” (canto XVIII, 467-482). Lo stesso soggetto con alcune varianti si ritrova in un’altra opera del pittore conservata presso i Musei Civici di Vicenza, che veniva precedentemente indicata come Storia cavalleresca tratta dal Ricciardetto di Niccolò Forteguerri (A. Magrini, Il Museo civico di Vicenza solennemente inaugurato il 18 ag.1855, Vicenza 1855, p. 54) in cui l’aggraziata e tornita figura femminile veniva identificata come Despina. Otre alle affinità relative al soggetto si possono evidenziare analogie compositive in quanto il pittore mantiene in entrambe le opere il suo caratteristico taglio ravvicinato nella raffigurazione dei personaggi dietro i quali si intravede solo uno scorcio di vegetazione. La tela qui presentata risulta invece caratterizzata rispetto al dipinto di Vicenza da una più vivace tavolozza pittorica di rosa, gialli e azzurri che si scioglie in tonalità trasparenti come nel panneggio di Amida. Tali aspetti dimostrano come il nostro dipinto possa essere collocato in una fase più avanzata verso le tendenze “rococò”. -
Lot 90 Scuola napoletana, sec. XVIII
VERGINE E ANGELI IN GLORIA
olio su tela, cm 61,5x47,5 -
Lot 91 Scuola emiliana, fine sec. XVIII
LA CATTURA DI SANSONE
olio su tela, cm 196,5x270
alcuni restauri -
Lot 92 Domenico Corvi
(Viterbo 1721-Roma 1803)
SALOME' RICEVE LA TESTA DEL BATTISTA
olio su tela, cm 63,5x49
al recto in basso a sinistra numero d'inventario dipinto "199"Provenienza: nobile famiglia romana; nobile collezione fiorentina
Inedito e non documentato, il dipinto qui offerto costituisce un’aggiunta importante al catalogo di Domenico Corvi, un’attribuzione certo non scontata, considerando la riscoperta piuttosto recente del pittore viterbese. Pur in assenza di riferimenti il dipinto va indubbiamente confrontato, ancor più che con la Decollazione del Battista nella chiesa del Gonfalone a Viterbo, con le storie petrine dipinte da Domenico Corvi per la cappella Orsini in San Salvatore in Lauro a Roma, e in particolare con la Liberazione di san Pietro che ne condivide l’ambientazione e il lume notturno, una caratteristica – quest’ultima – celebrata dal Lanzi come tipica delle sue opere più felici. Ancor più convincente, peraltro, il confronto con un altro dipinto probabilmente legato al medesimo ciclo, l’Apparizione dell’angelo a San Pietro oggi nella Galleria Nazionale di Arte Antica proveniente dalla collezione Lemme, insieme ai bozzetti relativi ai laterali della cappella Orsini già citati. Varie ragioni, a cominciare dal confronto stilistico, potrebbero anzi suggerire che il nostro dipinto si accompagnasse in origine alla tela citata, comparsa sul mercato antiquario nel 1990. Per l’intero gruppo è stata proposta una data poco dopo il 1763, e dunque all’inizio del ventennio in cui si registra il massimo successo di pubblico di Domenico Corvi, attivo per le principali famiglie romane e in particolare per i Borghese e i Barberini come per la corte di Torino.
Bibliografia di confronto: Domenico Corvi, a cura di V. Curzi e A. Lo Bianco, Roma 1998, in particolare pp. 126-27.
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Lot 93 Scuola francese, fine sec. XVIII
RITRATTO DI GENTILUOMO
olio su tela, cm 73x60
reca firma e data in alto a destra "Landry 1792" -
Lot 94 Giovanni Domenico Porta
(Bonetto di San Maurizio d'Opaglio 1722-Roma 1780)
RITRATTO DI MARCO BONCOMPAGNI OTTOBONI, DUCA DI FIANO
olio su tela, cm 135x98
Il dipinto qui presentato raffigura a mezzobusto Marco Boncompagni Ottoboni, Duca di Fiano (1741-1818) che in vita ebbe un'illustre carriera. Il re Ferdinando IV lo nominò Cavaliere dell'Ordine di Costantino e il Pontefice Pio VI lo insignò di altre cariche: Vicecastellano di Castel Sant'Angelo nel 1789, Cameriere di spada e cappa e Generale delle Milizie Pontificie nel 1795. Venne nominato inoltre Cameriere segreto di spada e cappa di Pio VII nel 1800 e componente del Senato a Roma da Napoleone nel 1809. -
Lot 95 Rosalba Carriera
(Venezia 1675-1757)
RITRATTO DI DANIELE ANTONIO BERTOLI
pastello su carta, cm 62x49
Provenienza: collezione Bertoli;
collezione Rota Badoglio da cui, per discendenza, agli attuali proprietari
Esposizioni: Mostra della pittura veneta del Settecento in Friuli, Udine 1966; I maestri della pittura veneta del 700, Gorizia - Lubiana 1973; Venetische Malerei. Meisterwerke des 18. Jahrhunderts, Esslingen am Neckar, 1980; Venedigs Ruhm in Norden, Hannover - Dusseldorf 1992; Rosalba Carriera "prima pittrice d'Europa"Bibliografia: Mostra della pittura veneta del Settecento in Friuli. Catalogo a cura di A. Rizzi, Udine 1966, pp. 26-27, n. 11; P. Someda de Marco, Il ritratto di un friulano alla corte di Vienna, in “Atti dell’Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Udine”, VII, 1966-69, pp. 223-28; H. Hadamosky-V. Masutti, voce “Bertoli Daniele Antonio” in Dizionario Biografico degli Italiani, IX, Roma 1967, pp. 593-94; A. Rizzi, Storia dell’Arte in Friuli. Il Settecento, Udine 1967, p. 49; I maestri della pittura veneta del 700. Catalogo della mostra a cura di A. Rizzi, Milano 1973, pp. 74-75, n. 20; G. Gatto, voce “Carriera Rosalba”, in Dizionario Biografico degli Italiani, XX, Roma 1977, p. 746; Venetische Malerei. Meisterwerke des 18. Jahrhunderts. Catalogo della mostra a cura di A. Rizzi, Milano 1980, pp. 60-61, n. 20; B. Sani, Rosalba Carriera, Torino 1988, p. 312, n. 275; Venedigs Ruhm in Norden. Catalogo della mostra, s.l., 1992, pp. 132- 33, n. 22; R. Pallucchini, La pittura nel Veneto. Il Settecento, I, Milano 1995, pp. 255-56 e fig. 416; E. Lucchese, Nobili e borghesi mecenati di Giambattista Tiepolo, Rosalba Carriera e Nicola Grassi, in Immagini del potere. Arte, decorazione e ideologia nella patria del Friuli, a cura di M. De Grassi e G. Pavanello, Trieste 2006, pp. 138-39; B. Sani, Rosalba Carrierra 1675-1757, Torino 2007, pp. 281-82, n. 312; Rosalba Carriera “prima pittrice d’Europa”. Catalogo della mostra a cura di G. Pavanello, pp. 126-27, n. 23 (con bibliografia completa).
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Lot 96 Scuola veneta, sec. XVIII
VEDUTA DI VENEZIA
VEDUTA DI VENEZIA CON LA CHIESA DEL REDENTORE
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 26x38 (2)
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Lot 97 Scuola veneta, sec. XVIII
VEDUTA DI VENEZIA CON IL CANAL GRANDE VERSO SUD-EST CON SAN SIMEONE PICCOLO
VEDUTA DI VENEZIA CON IL CANAL GRANDE VERSO LA SALUTE E LA SCUOLA DELLA CARITA'
VEDUTA DI VENEZIA CON CAMPO SANTA MARIA FORMOSA
tre dipinti ad olio su tela, cm 26x38 (3)
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Lot 98 Antonio Joli
(Modena 1700-Napoli 1777)
ALESSANDRO VISITA LA TOMBA DI ACHILLE
olio su tela, cm 70x91,5
Provenienza: Galleria Concha Barrios, Madrid;
collezione privata
Corredato da attestato di libera circolazione
L'inedito dipinto qui presentato costituisce una versione ulteriore e variata di un tema altre volte affrontato da Antonio Joli, certo in relazione alla sua attività di scenografo. Già nel 1736, infatti, l'artista modenese aveva fornito i disegni per un'opera su libretto di Pietro Metastasio dedicata ad Alessandro e rappresentata a Venezia, mentre nel 1768 e nel 1774 curò le scene di "Alessandro nelle Indie" per il San Carlo di Napoli. È probabilmente questa esperienza a suggerire la grandiosa prospettiva “all’antica”, vero “atrio magnifico” ornato da rilievi e sculture e qualificato da un monumento equestre in cui, in una tela di imponenti dimensioni ora in Scozia (Paisley Museum and Art Galleries) Antonio Joli codifica in maniera definitiva la rappresentazione di un tema altre volte affrontato con prevalenza delle figure sullo spazio circostante (R. Toledano, Antonio Joli. Modena 1700-1777 Napoli, Torino 2006, p. 95 C.V.3). Il nostro è appunto una replica di quel dipinto, di cui ripropone la composizione con dimensioni più contenute e alcune varianti nelle figure e negli ornati architettonici. Considerazioni di ordine stilistico, e soprattutto la raffinata qualità pittorica suggeriscono di riferire l’opera alla maturità del pittore modenese e più precisamente al suo secondo periodo napoletano dopo il 1762 quando, in qualità di scenografo reale, Joli fu responsabile degli spettacoli teatrali e delle cerimonie pubbliche della corte, oltre che della loro rappresentazione ad uso delle corti europee. Un tempo sul mercato antiquario internazionale come opera di Giovanni Paolo Panini, il nostro dipinto si lega in effetti a due ulteriori repliche in collezione privata pubblicate da Ferdinando Arisi come opera dell’artista piacentino (Gian Paolo Panini e i fasti della Roma del 700, Roma 1986, p. 243, nn. 53-54) ma giustamente ricondotte da Ralph Toledano al catalogo di Antonio Joli, insieme a una terza composizione che utilizza la grandiosa scenografia dell’“atrio regio” per una semplice scena di conversazione (F. Arisi 1986, cit., p. 242, n. 52). Al Panini si deve tuttavia l’invenzione di questo soggetto, che nel 1719 costituì la sua “pièce de réception” alla romana Accademia di San Luca e che si lega idealmente al Marco Curzio si getta nella voragine di fuoco: entrambi documenti di quel riferirsi all’Antico per i suoi valori ideali ancor prima che per i canoni estetici che caratterizza il Settecento romano trovando espressione compiuta nella prima età Neoclassica.Ringraziamo Ralph Toledano per le preziose indicazioni utili alla redazione della scheda da noi curata.
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Lot 99 Alessio De Marchis
(Napoli 1684-Perugia 1752)
PAESAGGIO LAZIALE CON PASTORI
olio su tela, cm 30,5x40
sul retro del telaio originale iscritto a bistro "Alessio De Marchis 120"
Provenienza: collezione privata, Firenze
Il paesaggio qui proposto, eseguito con brevi e vivaci pennellate in particolar modo nelle figure in primo piano tipiche del pittore, presenta affinità con il piccolo Paesaggio con una cascata e torre (cfr. A. Busiri Vici, Trittico paesistico romano del '700. Paolo Anesi, Paolo Monaldi, Alessio De Marchis, Roma 1976, fig. 190). Particolarmente apprezzabile l'atmosfera del dipinto conferita dalla graduale scansione delle distanze, l'ampio cielo azzurro e i delicati toni grigio-rosati sull'orizzonte.