Antique Paintings
-
Lot 97 Il dipinto è desunto dal celebre olio su tela di Antoon Van Dyck 'Cristo e la guarigione del paralitico' conservato a Londra, presso Buckingham Palace. Olio su tela, dimensioni 103x80 cm.
-
Lot 98 Probabilmente allievo di Niccolò Cassana, il pittore si trasferì in giovane età a Venezia, dove subisce gli influssi della produzione di Federico Benchovic, Giovanni Battista Piazzetta e di Giambattista Tiepolo. È possibile che questo dipinto sia appartenente ad una prima prodzione dell'artista, caratterizzata da atmosfere profonde e forti chiaroscuri; questa tendenza lascerà presto spazio a composizioni più ampie, ariose e luminose.. Olio su carta da spolvero applicato su tavola, dimensioni 50x45x10 cm.
-
Lot 99 Il biografo principe del Seicento fiorentino, Filippo Baldinucci, fu allievo del pittore Carlo Dolci; a lui dobbiamo molto di ciò che sappiamo oggi di questo straordinario ritrattista fiorentino. Dopo una prima formazione presso Jacopo Vignali, egli legò indissolubilmente la sua produzione al tema del sacro e alla ritrattistica, concependo le sue doti come un vero e proprio “dono di Dio”. Introverso e devoto, lascerà Firenze solo in un’occasione, nel 1672, quando l’Arciduca Ferdinando Carlo d’Asburgo lo invitò ad Innsbruck per ritrarre sua figlia Carla Felicita e Anna de’ Medici, futura moglie dell’imperatore Leopoldo I.La sua mano la si evince, in particolare, nella delicatezza e nitidezza dei volti, tipici della ritrattistica fiorentina e che risentono della lezione correggesca; ciò che osserviamo qui, però, appare piuttosto diverso. Evidenziando la dolcezza dei tratti e l’attenzione all’espressività della raffigurazione, qui il Cristo appare come caricato di un forte patetismo, evidenziato dai colori scuri e dal taglio molto ravvicinato della composizione. A rinsaldare l’attribuzione a questo maestro vi è anche la presenza di un’opera iconograficamente molto simile attribuita al Dolci, oggi all’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera. Olio su tela, cm est. 73x67, int. 62x48.5
-
Lot 100 Jacopo Da Ponte, detto Bassano (Bassano del Grappa 1515 - 1592), ambito di, Flagellazione di Cristo Dipinto su pietra, con cornice in legno 26x23,5 cm. . Dipinto su pietra, dimensioni ext. 40x37,5, int.
-
Lot 101 Questo qualitativo ritratto può essere riferito alla produzione del pittore fanese Sebastiano Ceccarini, attivo a Roma alla metà del XVIII secolo. Diretto seguace dell'impronta di Carlo Maratti, divenne allievo prima e stretto collaboratore poi di Francesco Mancini, e con lui raggiunse Roma nel 1724. Il soggiorno in città corrisponde alla fase più matura della produzione dell'artista, che qui coglie il retaggio tardo barocco della pittura romana e apprende la ritrattistica da esponenti quali il Baciccio, Trevisani, David e Benefial. Il cardinale ritratto è identificabile con Giovanni Battista Spinola, cardinale sotto Clemente XII, tramite una incisione realizzata da Rocco Freri su disegno di Pietro Stella. Il dipinto è corredato da una scheda critica di Giancarlo Sestieri.. Olio su tela, dimensioni 100x74 cm.
-
Lot 102 Francesco Fracanzano si trasferisce molto presto a Napoli, per entrare nella bottega di uno dei pittori più rinomati del momento: Jusepe de Ribera. Inizialmente il pittore aderisce allo stile pastoso e cromaticamente violento del suo maestro, ma nella sua fase più matura se ne discosta gradualmente, per abbracciare una lettura più classicistica degli elementi compositivi e una sempre più convinta adesione alle proposte fiamminghe; ma vera dote del pittore è di certo la capacità di legare queste esperienze tra loro, sintetizzandole in uno stile unico. Quest’opera di bottega raffigura un saggio anziano che sembra discorrere con qualcuno all’esterno della scena riguardo la fugacità dell’esistenza: sembra voler rammentare al suo interlocutore l’ineluttabilità della morte; non è da escludere la possibilità che in passato facesse parte di un pendant. Il taglio estremamente ravvicinato, l’espressività tutta protesa “fuori campo” dell’uomo lasciano presumere l’esistenza di un dipinto a lui corrispondente.. Olio su tela, cm 62x50
-
Lot 103 L’esperienza pittorica genovese del primo Seicento è strettamente legata alla presenza in città di due figure chiave del Barocco italiano ed europeo: Peter Paul Rubens e Antoon Van Dyck. Rubens risiede in città tra il 1604 e il 1608, giungendo direttamente da Roma; porta con sé quindi la lezione appresa dai due “padri” del Barocco romano, Caravaggio e Annibale Carracci. Il suo allievo, Van Dyck, sarebbe stato uno dei più celebri e contesi ritrattisti del suo tempo. Il portato della pittura di questi due artisti in questo quadro è evidenziato in particolare nella pennellata veloce e molto espressiva di cui sono costituiti i corpi; l’emotività trasmessa attraverso il tratto è ben adatta a descrivere la drammaticità dell’avvenimento: Adamo ed Eva scoprono il corpo del loro figlio morto Abele, ucciso da suo fratello Caino. Il corpo esangue giace su un masso: la sua posa ricorda quasi il Prometeo di Salvator Rosa alla Galleria Corsini; i colori sono quasi globalmente scuri, fumosi, eccezion fatta per i tocchi di luce – quasi violenta – costituiti dai nudi dei protagonisti.. Olio su tela, cm est. 109x126, int. 102x108
-
Lot 104 L’eccezionalità di un’opera come questa è ben espressa nella didascalia che descrive l’opera: è un dipinto di formato esagonale, piuttosto inusuale, e realizzato attraverso la tecnica dell’olio su marmo.Quando Tiziano dipinge L’Ecce Homo sullo stesso supporto sta a tutti gli effetti sperimentando, alla luce della rivoluzione introdotta in Italia dall’avvento della pittura ad olio, nel XVI secolo.Sebbene l’olio su tela fosse di più veloce realizzazione, più leggero e facilmente trasportabile, i pittori italiani cercarono sempre un modo per innovare e fornire una variante ad una tradizione ormai consolidata.La scelta del marmo, così come per l’ardesia e altre pietre monocromatiche, è legata alla volontà di rendere eterna la propria opera su un supporto tanto nobile e strettamente legato alla classicità. Ma non solo: i pittori erano affascinati dalla variazione dei toni e di resa materica che era possibile ottenere utilizzando vari tipi di leganti. Un soggetto come questo, Lot e le figlie, è adatto proprio a questo tipo di sperimentazione: la scena è immersa in una cupa oscurità, da cui emergono solo i corpi dell’anziano e delle due fanciulle, e il fuoco che in lontananza brucia la peccaminosa città di Sodoma.Questo dipinto è equilibrato nella stesura dei colori e nella composizione – dato non ovvio considerato il formato atipico – a cui il pittore presta più attenzione, rispetto all’emotività e alla tensione sensuale tipiche delle raffigurazioni di questo episodio.. Olio su marmo esagonale, cm 39x33
-
Lot 105 La produzione del pittore Bartolomeo Biscaino risente molto delle sue vicende personali: formatosi nella sua città natale - Genova – morirà a soli 28 anni a causa della terribile peste che colpì la città nel 1656. Suo padre, modesto pittore paesaggista, fu il suo primo maestro; ma un più grande impatto su di lui lo ebbero le tele di Guido Reni nella chiesa del Gesù e quella di Giulio Romano nella chiesa di Santo Stefano. Nel 1650 è alla scuola di Valerio Castello, dal quale erediterà i toni della sua tavolozza, rendendoli però più sfumati nel tratto e la composizione delle figure, che risente dell’esperienza del Procaccini e del Correggio. In questo San Giuseppe con Bambino ritroviamo molti di questi caratteri: è evidente una dipendenza dagli esempi sopracitati nella stesura dei colori e nella composizione, che però il Biscaino rende molto equilibrata, così come bilanciata nelle masse. Di certo l’artista non ebbe modo di sviluppare appieno il proprio stile a causa della morte prematura, ma ciò che è indubbia è la qualità della sua prima produzione artistica, raffinata e ricettiva rispetto agli sviluppi della pittura genovese della prima metà del secolo e dagli esempi celebri conservati nella propria città. Da evidenziare è anche la delicata attenzione riservata dal pittore alla resa del volto e dell’espressività di San Giuseppe, delicata e sommessa, priva di patetismo.. Olio su tela, cm est. 57x44, int. 51.5x38
-
Lot 106 Olio su tela, dimensioni ext. 89x77, int. 73x61 cm.
-
Lot 107 Olio su tela, dimensioni ext. 76x98,5, int. 66x86 cm.
-
Lot 108 Olio su tela, dimensioni ext. 56x66,5, int. 42x53 cm.
-
Lot 109 Questo dipinto è stato già presentato in asta due volte, con la stessa attribuzione: nel 2015 da Hampel e nel 2021 da Wannenes (Asta 347-348, lotto 979). Olio su tela, dimensioni ext. 83,5x109, int. 70x95 cm.
-
Lot 110 Olio su tela, dimensioni ext. 77x63, int. 64x50 cm.
-
Lot 111 Pittore romano della prima metà del XVIII secolo, La condanna di Cristo Olio su tavola, con cornice dorata . Olio su tavola, dimensioni ext. 32x26, int. 22,5x17,5 cm.
-
Lot 112 Queste quattro piccole vedute incorniciate da eleganti cornici parzialmente dorate e dotate di supporti, sono ascrivibili alla produzione di piccole vedute e capricci che vennero prodotti copiosamente in ambito veneziano nella seconda metà dell'Ottocento. L'attribuzione all'ambito di Franesco Guardi si deve ad una resa molto nitida e fresca del soggetto, così come alla pennellata sciolta e al gusto prettamente illustrativo della raffigurazione.. Olio su tavola, dimensioni ext. 27x20, int. 15,5x13,5 cm.
-
Lot 113 Questa elegante composizione raffigurante le quattro personificazioni degli elementi naturali, è attribuibile ad un ignoto pittore probabilmente veneto del XVIII secolo. In Francia questa complessa tecnica venne impiegata in paesaggi asimmetrici guidati da una forte componente Rococò, così come in Germania, nelle Fiandre e nei Paesi Bassi venne usata per raffigurare battaglie, marine e scene di interni. La produzione norditaliana si differenzia, com'è evidenziato da queste quattro opere, da soggetti essenziali, composizioni compatte ed eleganti.. Pittura su vetro invertito, dimensioni ext. 30,5x 24, int. 24x18 cm.
-
Lot 114 Da disegni di Ludovico Teseo e Francesco Camporesi.
Coppia di bulini acquerellati, con cornice in legno e vetro. Dimensioni complessive 115,5x48 cm. Cad. -
Lot 115 Da disegni di Ludovico Teseo e Francesco Camporesi.
Coppia di bulini acquerellati, con cornice in legno e vetro. Dimensioni complessive 115,5x48 cm. Cad. -
Lot 116 Da disegni di Ludovico Teseo e Francesco Camporesi.
Coppia di bulini acquerellati, con cornice in legno e vetro. Dimensioni complessive 115,5x48 cm. Cad. -
Lot 117 Da disegni di Ludovico Teseo e Francesco Camporesi.
Coppia di bulini acquerellati, con cornice in legno e vetro. Dimensioni complessive 115,5x48 cm. Cad.