Fine Paintings

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Thursday 3 November 2022 hours 16:00 (UTC +01:00)
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  • Valentin de Boulogne (Coulommiers 1591 – Roma 1632), I Quattro Evangelisti, inizi del XVII secolo
    Lot 169

    Valentin de Boulogne (Coulommiers 1591 – Roma 1632), I Quattro Evangelisti, inizi del XVII secolo Opera attribuita a Valentin de Boulogne, tratta da un soggetto di Artus Wollfort (Anversa 1581 - 1641), ora conservato al Musée de Beaux Art de Bordeaux. Olio su tela, dimensioni ext. 203x154,5, int. 170,5x123 cm.

  • Gioacchino Assereto (Genova 1600 - 1649), Achille e le figlie di Licomede
    Lot 170

    Gioacchino Assereto (Genova 1600 - 1649), Achille e le figlie di Licomede Il dipinto figurava en pendant con il 'Re Alfonso di Castiglia e i genovesi in Almeria' dello stesso pittore e delle stesse dimensioni, nella collezione di Carlo Bruzzo a Genova nel 1935. Il soggetto raffigura un episodio della vita di Achille: la ninfa Teti, sua madre, conoscendo il destino che lo attendeva se fosse andato a combattere a Troia, lo manda a dimorare presso Licomede, re di Scriro. Qui si nascondette tra le sue figlie, travestendosi e venendo educato come donna. Lo Pseudo Apollodoro racconta di come Ulisse e Menelao vennero inviati da Agamennone a Sciro nel tentativo di convincere Achille a partire per la guerra. Ulisse a tale scopo inventò quindi uno stratagemma. Offrì in dono alle bellissime figlie del re dei gioielli e una spada, dicendo loro di scegliere cosa preferivano. Achille, tradito da uno squillo di tromba si tradì e impugnò la spada, rivelando quindi la propria identità. Olio su tela, dimensioni ext. 170x211, int. 140x182 cm.

  • Sebastiano Conca detto il Cavaliere (Gaeta 1680 – Napoli 1764), Sansone e Dalila
    Lot 171

    Sebastiano Conca detto il Cavaliere (Gaeta 1680 – Napoli 1764), Sansone e Dalila Questo dipinto, che al 1981 si presentava alla perizia di Maurizio Marini come in pendant con un altro episodio biblico, Giaele e Sisara, è attribuito dallo studioso al pittore napoletano Sebastiano Conca. Grande allievo del Solimena, la sua fedeltà alla lezione del maestro napoletano è qui riscontrabile negli sfondi e negli accessori dei personaggi. Il Conca qui si riconosce come eccellente interpreta della lezione dell'accademismo del suo maestro, fusa con il raffinato classicismo del Maratta. Olio su tela, dimensioni ext. 94x155, int. 74,5x136 cm.

  • Pittore francese della fine del XVIII secolo Scena campestre
    Lot 172

    Pittore francese della fine del XVIII secolo Scena campestre Questo raffinato olio su tela è probabilmente da riferirsi ad un ambito francese, probabilmente della fine del Settecento. Non è giunto sino a noi il nome dell’autore del dipinto, ma è evidente che si tratti di una prova pittorica di grande qualità: la scena raffigura una madre con i suoi quattro figli che si dilettano in campagna, insieme a vari animali.Alla stregua delle opere del Fragonard, in quest’opera sono illustrati i caratteri tipici della scena bucolica: il gruppo è immerso in una natura ricca ma non selvaggia, vicino ad un corso d’acqua ma non troppo lontano da una cittadina, come mostra il campanile rappresentato sullo sfondo. L’essenziale casolare alle spalle dei protagonisti contrasta piacevolmente con gli abiti, luminosi ma non di certo sfarzosi delle donne; il gruppo è accompagnato da una capra che funga da cavalcatura per uno dei due bambini più piccoli e da due cani. In opere come questa il pittore riserva tutta la sua capacità alla resa plastica e luminosa della composizione, che trasmette calma e serenità; è un quadro che non ha pretesa di istruirci su qualche avvenimento in particolare, è un quadro piacevole e di una grande qualità pittorica.Si noti la densità della pennellata – decisa e ben padroneggiata - e la varietà di temi con cui il pittore si confronta: figura umana, paesaggio, animali, natura morta; il soggetto scelto e la sua resa guardano molto alla leggerezza e all’assenza di preoccupazioni tipici dell’aristocratico, mentre lo stile fermo e le masse compatte richiamano quasi una compostezza che quasi anticipa i dettami neoclassici. Olio su tela, cm est. 150x180, int. 128X160

  • Gaspar Pieter Verbruggen il Giovane (Anversa, 1664 – Anversa, 1730) Coppia di vasi di fiori
    Lot 173

    Gaspar Pieter Verbruggen il Giovane (Anversa, 1664 – Anversa, 1730) Coppia di vasi di fiori Questa sontuosa coppia di vasi di fiori è riferita al pittore fiammingo Gaspar Pieter Verbruggen, figlio d’arte e iscritto alla Gilda di San Luca di Anversa fin da giovanissimo. La sua prima formazione artistica avviene all’interno dell’atelier paterno, Gaspar Pieter Verbruggen il Vecchio. Nonostante il successo del genere della natura morta di fiori e le sue innate doti artistiche, che lo resero molto apprezzato presso la committenza fiamminga e olandese, il Verbruggen accumulò numerosi debiti durante tutto l’arco di tutta la sua carriera e non viaggiò per il resto d’Europa per apprendere da altri importanti pittori della sua generazione. Osservando questa coppia però ci rendiamo facilmente conto dell’eccezionalità del talento del pittore, della resa fresca e leggera della composizione e del cielo aperto sul fondo; la minuzia con la quale sono descritti i numerosissimi fiori lascia intendere una grande padronanza del tratto, così come dell’uso del colore e della luce, vivace ma non animato da eccessivi contrasti. Un gusto quasi compiutamente Rococò, di certo sostenuto dall’ampia conoscenza che il pittore aveva della floricoltura, apprese alla scuola del padre in giovane età. Bibl.: D. Oldfield, Later Flemish paintings in the National Gallery of Ireland: the seventeenth to nineteenth centuries, National Gallery of Ireland, 1992, p. 56. Olio su tela, cm est. 93.5x79, int. 80x65

  • Alexandre - Francois Desportes (Champigneulle, 1661 - Parigi, 1743), Coppia di nature morte con fiori
    Lot 174

    Alexandre - Francois Desportes (Champigneulle, 1661 - Parigi, 1743), Coppia di nature morte con fiori Alexandre - Francois Desportes è considerato dalla critica l'iniziatore della pittura animalier in Francia. Dopo una prima formazione a Parigi presso il pittore fiammingo Nicasius Barnaerts - dal quale apprende il gusto per il dettaglio minuzioso e per il genere della natura morta - si reca a Varsavia, dove per un periodo si dedica al ritratto di corte. Dopo due anni, però, torna in Francia, dove si dedica non solo alla pittura ma anche alla scenografia, alla decorazione e all'arazzo; nota agli studi è la sua collaborazione con la manifattura dei Gobelins, la più prestigiosa d'Europa. Nella pittura coniuga con successo formazione fiamminga e gusto contemporaneo, un barocco che sta già virando verso la rappresentazione disimpegnata e leggera del rococò, come si evince anche dalle ricche cornici dorate, che danno movimento all'intera composizione pittorica. Questa coppia di nature morte è interamente dedicata alla narrazione virtuosistica di fiori e frutti, con l'eccezione del piccolo bruco ospitato in uno dei due quadri; soggetti di questo tipo nella produzione di Desportes sono rari, in quanto il pittore dedicò gran parte della sua attività al genere animale e a quello della caccia. I fiori, in particolare, risentono del gusto minuzioso e preciso della pittura fiamminga, mentre la scelta di ambientare entrambe le scene su un fondo grigio scuro, permette all'artista di far risaltare i colori accesi e brillanti tipici dei doni della natura, senza farli scadere in un violento contrasto di luci e ombre. Olio su tela, cm. 100x149, int. 80x129.5 cad.

  • Pietro Domenico Olivero (Torino, 1679 – Torino, 1755), Coppia di scene campestri di fronte ad una locanda
    Lot 175

    Pietro Domenico Olivero (Torino, 1679 – Torino, 1755), Coppia di scene campestri di fronte ad una locanda Il più grande merito di questo artista fu quello di essere un lucido, apprezzato ed ironico interprete della società piemontese della prima metà del XVIII secolo. L’infermità che lo affliggeva dalla nascita – era storpio ad entrambe le gambe – non gli impedì di crescere curioso e ricco di inventiva. L’Oliviero si forma all’ombra delle esperienze piemontesi dei pittori fiamminghi le cui opere erano rimaste nelle collezioni private torinesi. Le sue capacità e la sua amabilità d’animo gli permisero di entrare nelle grazie del principe di Piemonte Vittorio Amedeo II, il quale lo spronò sempre a dedicarsi alla rappresentazione di temi aulici, ritratti dell’alta borghesia o della vita di corte. L’animo del pittore era e resterà sempre quella di un bambocciante stricto sensu: le scene rappresentate da questi pittori erano sempre originali, non mancavano mai di illustrare un qualche dato curioso e raffiguravano temi sempre estremamente variegati, così come ci si aspetta da una curiosa indagine della realtà. Olio su tela, cm est. 72.5x88.5, int. 62.2x78 cad.

  • Pittore fiammingo del XVII secolo, Scena bambocciante
    Lot 176

    Pittore fiammingo del XVII secolo, Scena bambocciante Questa felice composizione di contadini che danzano è tipica della produzione pittorica di artisti bamboccianti quali Andries Both, Jan Miel e l'italiano Pietro Domenico Oliviero. Nonostante il registro pittorico sia di alto livello, il pittore rimane ignoto, nonostante una precedente attribuzione a Jan Miense Molenaer. Olio su tela, dimensioni ext. 147x189 int. 123x163 cm.

  • Scuola lombardo veneta del XVII secolo, Cupido incatenato
    Lot 177

    Scuola lombardo veneta del XVII secolo, Cupido incatenato Non sono giunte a noi notizie circa la paternità di questo dipinto, raffigurante Cupido in catene. Il dio si mostra allo spettatore volgendogli lo sguardo, in ginocchio e con la benda che gli scopre gli occhi. I colori caldi e scuri, l'atmosfera soffusa e il volto morbido del Cupido ci permettono di riferire questo dipinto ad un pittore dell'area lombardo veneta della seconda metà del Seicento. Olio su tela, dimensioni ext. 83,5x106, int. 72,5x95 cm.

  • Scuola fiamminga della fine del XVI secolo, Il giudizio di Paride
    Lot 178

    Scuola fiamminga della fine del XVI secolo, Il giudizio di Paride Il soggetto mitologico è ben riconoscibile nella sua ampia composizione di figure in conversazione tra loro. Paride è in procinto di consegnare la mela d'oro alla dea Venere, che in cambio del titolo della 'dea più bella' gli avrebbe riservato in dono l'amore della donna più bella del mondo. Presenziano alla scena le due dee rivali, Atena ed Era - accompagnate dai loro attributi - e il giovane Cupido che guarda intensamente l'eroe, quasi come a presagire il burrascoso destino che colpirà Paride ed Elena durante la Guerra di Troia. Olio su tela, dimensioni ext. 207,5x169, int. 198x158 cm.

  • Sebastiano Ceccarini (Fano 1703 – 1783), attr. a, Ritratto del cardinale Giovanni Battista Spinola
    Lot 179

    Sebastiano Ceccarini (Fano 1703 – 1783), attr. a, Ritratto del cardinale Giovanni Battista Spinola Questo qualitativo ritratto può essere riferito alla produzione del pittore fanese Sebastiano Ceccarini, attivo a Roma alla metà del XVIII secolo. Diretto seguace dell'impronta di Carlo Maratti, divenne allievo prima e stretto collaboratore poi di Francesco Mancini, e con lui raggiunse Roma nel 1724. Il soggiorno in città corrisponde alla fase più matura della produzione dell'artista, che qui coglie il retaggio tardo barocco della pittura romana e apprende la ritrattistica da esponenti quali il Baciccio, Trevisani, David e Benefial. Il cardinale ritratto è identificabile con Giovanni Battista Spinola, cardinale sotto Clemente XII, tramite una incisione realizzata da Rocco Freri su disegno di Pietro Stella. Il dipinto è corredato da una scheda critica di Giancarlo Sestieri. Olio su tela, dimensioni 100x74 cm.

  • Scuola veneta del XVIII secolo, Allegoria dei quattro elementi
    Lot 180

    Scuola veneta del XVIII secolo, Allegoria dei quattro elementi Questa elegante composizione raffigurante le quattro personificazioni degli elementi naturali, è attribuibile ad un ignoto pittore probabilmente veneto del XVIII secolo. In Francia questa complessa tecnica venne impiegata in paesaggi asimmetrici guidati da una forte componente Rococò, così come in Germania, nelle Fiandre e nei Paesi Bassi venne usata per raffigurare battaglie, marine e scene di interni. La produzione norditaliana si differenzia, com'è evidenziato da queste quattro opere, da soggetti essenziali, composizioni compatte ed eleganti. Pittura su vetro invertito, dimensioni ext. 30,5x 24, int. 24x18 cm.

  • Godfred Christensen (Copenhagen, 1845 – Copenhagen, 1928) Paesaggio
    Lot 181

    Godfred Christensen (Copenhagen, 1845 – Copenhagen, 1928) Paesaggio Lo studio diretto del vero, un’indagine sincera ma non analitica del paesaggio, ecco cosa appare osservando il paesaggio di Godfred Christensen. Nato e cresciuto a Copenaghen, resta fin dalla sua prima formazione attratto dal genere paesaggistico, e completa i suoi studi come gran parte della sua generazione, intraprendendo il Gran Tour.A Parigi resta affascinato dalla scuola di Barbizon, da cui poi trarrà molta ispirazione: questo gruppo di artisti si lascia alle spalle l’Accademia e i suoi dettami classici sulla raffigurazione del paesaggio, puntando su una raffigurazione più spontanea del vero, meno ingabbiata da rigidi schemi.Christensen si dirige poi a Roma, dove esporrà alcuni suoi dipinti, e così anche a Capri e in Svizzera. Gran parte della sua carriera resta però legata alla sua città natale, Copenaghen; nonostante la difficoltà nella datazione di questi soggetti, di certo si può affermare che questo dipinto ben rappresenta la tradizione danese del paesaggio, la ricerca dei barbizonniers e i colori caldi e morbidi dei paesaggi italiani. Bibl.: M. Marcussen, Godfred Christensen, in Kunstindeks Danmark & Weilbach Kunstnerleksikon. Retrieved April 1, 2019. Olio su tela, cm est. 175x233, int. 137X194

  • Scuola inglese del XIX secolo  Veduta di campagna
    Lot 182

    Scuola inglese del XIX secolo Veduta di campagna Durante tutto il XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo, il genere del paesaggio in Inghilterra prende progressivamente le distanze dal paesaggio classico, ideale e immaginario della grande tradizione europea promossa da artisti quali Claude Lorrain, Gaspard Doughet e Salvator Rosa per assumere il proprio Paese e le sue istanze a soggetto prediletto della propria realtà pittorica. d ecco che da questo momento il vedutismo inglese si divide in due filoni: da un lato i pittori sono desiderosi di illustrare i profondi cambiamenti sociali in atto, la trasformazione delle città ad opera dell’industrializzazione e la nascita della borghesia; dall’altra, per contrasto a questi cambiamenti, un nuovo sentimento romantico della natura si fa strada in artisti come Gainsborough, Stubbs e nel primo Constable, desiderosi di descrivere una natura elegiaca, mesta, quasi malinconica.Questo olio su tela rispecchia perfettamente questa descrizione: un ampio paesaggio di scuola, avvolto da un caldo tramonto, offre un profondo scorcio abitato da alberi, monti e da uno specchio d’acqua; al centro di questa visione sorge il romantico rudere di un castello, ormai abitato da animali e pastori, quasi come in una novella Arcadia. Olio su tela, cm est. 128x94, int. 113X79.5

  • Pittore fiammingo della fine del XVII secolo, Coppia di paesaggi
    Lot 183

    Pittore fiammingo della fine del XVII secolo, Coppia di paesaggi Pittore fiammingo della fine del XVII secolo, Coppia di paesaggi Olio su rame, con cornici dorate Olio su rame, dimensioni ext. 20,5x25, int. 13,5x17,4 cm. cad.

  • Pittore romano della prima metà del XVIII secolo, La condanna di Cristo
    Lot 184

    Pittore romano della prima metà del XVIII secolo, La condanna di Cristo Pittore romano della prima metà del XVIII secolo, La condanna di Cristo Olio su tavola, con cornice dorata Olio su tavola, dimensioni ext. 32x26, int. 22,5x17,5 cm.

  • Pittore romano del XVIII secolo, Veduta su un Acquedotto romano
    Lot 185

    Pittore romano del XVIII secolo, Veduta su un Acquedotto romano Questo ottimo dipinto del XVIII secolo è la prova pittorica di un ignoto pittore romano intento nello studio, non didascalico ma fine interprete del dato naturale, del paesaggio della campagna romana, qui adornata di un grande acquedotto e alcune antiche costruzioni annesse in muratura. Olio su tavola, dimensioni 24x32 cm.

  • Giuseppe Bonolis (Teramo 1800 – Napoli 1851), Adamo ed Eva piangono Abele, 1837
    Lot 186

    Giuseppe Bonolis (Teramo 1800 – Napoli 1851), Adamo ed Eva piangono Abele, 1837 Questa commossa scena raffigurante i Progenitori che piangono la morte del figlio Abele, ucciso dal fratello Caino, è opera del pittore e docente teramano Giuseppe Bonolis. Celebre disegnatore e ritrattista, fu prima studente e poi docente presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli. Eccezionale la presenza sul mercato di un soggetto tanto lontano dal corpus dell'artista, elogiato anche dalla regina Maria Isabella. Olio su tela, dimensioni ext. 57x46,5, int. 44,5x33,5 cm.

  • Pittore olandese del XIX secolo, Paesaggio bucolico
    Lot 187

    Pittore olandese del XIX secolo, Paesaggio bucolico Gli armenti in primo piano, il cielo denso d'acqua sullo sfondo e il sereno paesaggio campestre, sono elementi della più pregevole e tradizionale veduta del centro Europa. Olio su tela, dimensioni ext.62x79 int. 48,5x65 cm.

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Sessions

  • 3 November 2022 hours 16:00 Fine Paintings - Prima Sessione (1 - 94)
  • 4 November 2022 hours 16:00 Fine Paintings - Seconda Sessione (95 - 187)

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