ASTA 91 - DIPINTI, DISEGNI E SCULTURE DAL XV AL XIX SECOLO
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Lot 121 SEGUACE DI FRANS SNYDERS, XVII SECOLO
Paesaggio con cani che cacciano una volpe
Olio su tela, cm. 80x64. Con cornice
Le due scene di caccia alla volpe e di caccia al lupo proposte in questo e nel successivo lotto, mostrano una scioltezza compositiva propria di un artista nordico specializzato nel genere e chiaramente debitore delle soluzioni del grande maestro di Anversa Frans Snyders, come evidenzia la resa marcatamente naturalistica e la sapiente costruzione dei gruppi di animali intenti nel combattimento. -
Lot 122 SEGUACE DI FRANS SNYDERS, XVII SECOLO
Paesaggio con cani che azzannano un lupo
Olio su tela, cm. 80x64. Con cornice
Vedi lotto precedente. -
Lot 123 SCUOLA FIORENTINA, META' DEL XVII SECOLO
Sant'Agnese martire
Olio su tela, 74x59,5. Con cornice
Questa tela notevole risulta chiaramente riconducibile alla cultura figurativa fiorentina di pieno Seicento. Nella sua lirica e teatrale intensità il dipinto presenta, in particolare, interessanti affinità con dipinti a figura singola, di analoga destinazione devozionale, eseguiti nella seconda metà del XVII secolo da Simone Pignoni e Baldassarre Franceschini detto il Volterrano.
PROVENIENZA: Collezione privata, Emilia Romagna. -
Lot 124 CERCHIA DI DOMENICO FETTI (Roma, 1589 - Venezia, 1623)
Ero e Leandro
Olio su tela, cm. 43x102,5. Con cornice
La tela costituisce una replica coeva con piccole varianti dell'opera di Domenico Fetti oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Conosciutisi durante una festa in onore di Afrodite, il giovane Leandro si innamorò della vergine Ero, sacerdotessa di Afrodite. I giovani risiedevano sulle rive opposte dell’Ellesponto, Leandro ad Abido ed Ero a Sesto. Pur di incontrarsi, Leandro attraversava a nuoto ogni notte lo stretto dei Dardanelli, guidato dalla luce di una fiaccolo accesa da Ero sulla cima della torre in cui ella viveva. L’impresa riuscì più volte, fino a che, in una notte di burrasca, il vento spense il lume di Ero e così Leandro, perso il riferimento dell’amata e in balia dei flutti, annegò. Dopo aver atteso invano l’arrivo dell’amato lungo tutta la notte, alle prime luci del mattino Ero vide il corpo esamine dell’amato sulla spiaggia e in un impeto di dolore si gettò dalla torre. -
Lot 125 SCUOLA VENETA, PRIMA META' DEL XVI SECOLO
Madonna con Bambino e Santa Caterina, San Giovanni Battista e due santi
Olio su tela, cm. 91x124,5. Con cornice
La tela è un esempio di "Sacra Conversazione" che si richiama ai modelli dominanti in area veneta nei primi decenni del XVI secolo, in primis Bellini e Carpaccio. Si nota, peraltro, un tentativo di aggiornamento in una chiave di più rustico naturalismo che risente di maestri più legati all'entroterra come Bernardino Licino, Lotto e Previtali, che conferisce alla tela un suo distintivo carattere sapidamente popolaresco. -
Lot 126 GEROLAMO MUZIANO (Acquafredda, 1528 - Roma, 1592 ), ATTRIBUITO
Visione mistica di Sant'Antonio abate
Olio su tela, cm. 114x89,5.
Questa notevole tela deriva da una mirabile composizione di Sebastiano del Piombo che possiamo apprezzare nella tavola oggi allo Chateau de Compiegne (sulla cui piena autografia sebastianesca i pareri, peraltro, sono da sempre piuttosto discordi). Gerolamo Muziano fu incisivamente e duraturamente sedotto dall'invenzione del grande maestro veneziano, alla cui diffusione contribuirono varie repliche che furono prodotte all'interno della sua bottega. Oltre a riproporre il medesimo impianto compositivo in molteplici dipinti di soggetto diverso, Muziano si cimentò nella diretta replica dell’originale di Sebastiano, come testimonia una tavola oggi alla Kunsthalle di Karlsruhe, limitata però al mezzobusto del santo, forse anche a causa di una possibile antica riduzione del supporto. Patrizia Tosini nel suo catalogo ragionato del pittore (Girolamo Muziano 1532-1592, Roma 2008, A39, p. 410) considera autografa l’opera di Karlsruhe e la indentifica in via ipotetica con quella di proprietà di Federico Borromeo e da questi descritta sia nel Musaeum, sia nel suo testamento, dove si legge: ”Un S. Benedetto [sic] con un gran libro davanti e che fisso guarda il cielo … copia del Muziano cavata diligentemente dall’originale di Fra Sebastiano del Piombo”. Se nel dipinto di Karlsruhe la mancanza del volume sia imputabile al taglio della tavola non è dato sapere. Di certo nella nostra versione il libro esibisce tutta la sua centralità, rappresentando un brano di alta qualità che cela per di più una piccola bizzarria del pittore: una manina con l’indice puntato, che fa capolino al limite della pagina sinistra, giusto fra i due capoversi. Vezzo d’artista inimmaginabile in una semplice replica di bottega, come del resto confermano, a fortiori, la brillante resa pittorica del paesaggio, della figuretta di Dio Padre, delle lunghe dita sottili e nervose del santo come pure del suo volto intenso e monumentale.
PROVENIENZA: Collezione privata, Milano. -
Lot 127 SCUOLA VENETA, TERZO QUARTO DEL XVI SECOLO
Suonatrice di liuto
Olio su tavola, cm. 95x77. Con cornice
Il bel dipinto su tavola è imperniato su una giovane gentildonna malinconicamente immersa in pensieri lontani subito dopo aver ultimato sul suo liuto l’esecuzione del brano sullo spartito. L'opera va chiaramente inquadrata all’interno del gusto lagunare, d'impronta tizianesco-veronesiana, sviluppatosi nella seconda metà del XVI secolo e diffusosi rapidamente in Veneto e in Lombardia. Oltre all'argomentazione di carattere stilistico, anche il soggetto supporta tale riferimento, sia per lo strumento scelto, di particolare successo nel panorama musicale veneziano, sia per i molteplici confronti con opere di soggetto analogo di artisti attivi in area lombardo-veneta: basti ricordare il Concerto di Simone Peterzano (Schwerin Staatliches Museum), e soprattutto il Ritratto di giovane suonatrice di liuto di Parrasio Micheli, oggi al Museum of Fine Art di Houston, Texas, di cui il nostro dipinto costituisce una raffinata replica con importanti varianti, quali il volto della fanciulla rivolto verso l’alto e la presenza del pentagramma di fronte allo strumento. -
Lot 128 SCUOLA NAPOLETANA, PIMA META' DEL XVII SECOLO
Suonatore di flauto
Olio su tela, cm. 56x68. Con cornice
La tela reca al retro antica iscrizione a pennello: "MASTURZO MARZIO / DISCEPOLO DI SALVATORE ROSA". Se si potesse dar credito all'iscrizione il dipinto costituirebbe una testimonianza pressoché unica, allo stato delle nostre conoscenze, di un'attività di Masturzo, noto esclusivamente come egregio specialista nel genere delle battaglie, anche come pittore di figura. Lasciando aperta tale ipotesi, al momento priva di qualsiasi elemento di conferma, risulta in ogni modo particolarmente intrigante il composito background figurativo esibito da questa tela, il cui spinto naturalismo rivela elementi veneti, di remota ascendenza giorgionesca, romani e napoletani, tra Ribera e il giovane Salvator Rosa, con esiti affini ai modi di Bartolomeo Mendozzi, già noto come Maestro dell'Incredulità di San Tommaso.
L'indagine radiografica effettuata sulla tela ha rivelato nello strato sottostante al dipinto un abbozzo di effige di gentildonna con ampia gorgiera, che con ogni probabilità testimonia il riutilizzo di una tela preesistente già utilizzata per un ritratto.
PROVENIENZA: Collezione privata, Lombardia. -
Lot 129 SCUOLA VENETA, PRIMA META' DEL XVI SECOLO
Sacra Famiglia
Olio su tavola, cm. 83x64
Questo bel dipinto di evidente matrice veneta dimostra una chiara conoscenza della pittura di Lorenzo Lotto e Palma il Vecchio, presentando corpose affinità coi modi di Andrea Previtali e Giovanni Cariani, ossia con la variante di entroterra, e specificamente bergamasca, del linguaggio lagunare affermatosi con Giovanni Bellini, Carpaccio e Giorgione. -
Lot 130 PIETRO DELLA VECCHIA (Venezia, 1603 - Vicenza, 1678)
Studio di nudo virile
Olio su tela, cm. 94x70,5. Con cornice
Il dipinto qui proposto può considerarsi tra le prime tele venete note raffiguranti uno studio di nudo accademico, come suggerito da Enrico Maria Dal Pozzolo. Attribuendone la paternità a Pietro della Vecchia, lo studioso lo considera tale valutando come la rappresentazione non presenti alcun elemento iconografico che possa classificarla come uno studio preparatorio destinato ad una composizione più ampia. L’attenzione riservata all’intensa resa muscolare del corpo ritratto in movimento, di cui non vediamo il volto, si pone come tratto dominante della raffigurazione, confermandone la natura di raffinato studio accademico di nudo.
BIBLIOGRAFIA: E.M.Dal Pozzolo, Pietro della Vecchia, Giovanni Nani e una rara iconografia bacchica, in “Saggi e Memorie di storia dell’arte”, 36, 2012, p. 142, fig. 9, p. 144. -
Lot 131 AMBITO DI PIER FRANCESCO MAZZUCCHELLI DETTO IL MORAZZONE (Morazzone, 1573 – Piacenza, 1626)
San Domenico con la Vergine del rosario accompagnati da due angioletti recanti il giglio e una corona di rose
Olio su tavola en grisaille, cm. 81x217
Si ringrazia il Prof. Filippo Maria Ferro che, su base fotografica, reputa l'opera una notevole testimonianza dell'influsso di Morazzone nella pittura lombarda del Seicento, avvicinandola a Isidoro Bianchi di Campione.
Questo bel dipinto a grisaglia presenta considerevoli elementi di interesse, accompagnati da alcuni intriganti punti interrogativi legati alla destinazione, alla funzione e, non ultimo, alla sua stessa attribuzione. Posto che appare indiscutibile la collocazione dell'opera in area lombarda entro la metà del Seicento, sono da sottolineare, come ci suggerisce il Prof. Filippo Maria Ferro, soprattutto gli echi da Morazzone, segnatamente la sua pala raffigurante la Madonna del Rosario alla Certosa di Pavia del 1617. Il Prof. Ferro pone l'opera anche in relazione con la produzione di uno fra i migliori allievi di Morazzone, il campionese Isidoro Bianchi da Campione, del quale è provata la predilezione per la grisaille. -
Lot 132 ATELIER DI BERNARDO STROZZI (Genova, 1581 - Venezia, 1644)
Estasi di San Francesco
Olio su tela, cm. 123x97,7. Framed
Il dipinto costituisce una replica di notevole qualità prodotta all'interno dell'atelier di Bernardo Strozzi dalla felice invenzione del maestro che si ammira nella redazione totalmente autografa, collocabile intorno al 1615 - 1620, conservata presso il Dayton Art Institute, USA. -
Lot 133 DIRK DE VRIES (Friesland, 1550 circa - Venezia, 1612) , ATTRIBUITO
Scena carnevalesca con maschere della commedia dell'arte
Olio su tela, cm. 93x127,5. Con cornice
Dirk de Vries dopo l'apprendistato olandese si trasferì a Venezia intorno al 1590 e colà, assieme a pittori quali il Pozzoserrato e Joseph Heintz il giovane, andò ad accrescere le fila della colonia di pittori dei Paesi Bassi attivi nella Serenissima. Nella sua pittura troviamo una tipica e intrigante connessione di caratteristiche peculiari della tradizione nordica riviste attraverso l'influsso della pittura veneziana. Di tale connessione costituisce un caso esemplare il presente dipinto in cui il tema carnacialesco popolato dalle maschere della commedia dell'arte si combinano con un immaginario tipicamente fiammingo. Presso l'archivio fotografico del RKB (Netherlands Institute for Art History) si conserva la riproduzione di un dipinto in tutto simile al nostro, salvo alcune variante compositive, passato in asta a Berlino nel 1930 e più recentemente da Sotheby's a Londra il 12/06/1995, l. 226. -
Lot 134 SCUOLA GENOVESE, XVII SECOLO
Venere e Adone
Olio su tela, cm. 14x19,2. Con cornice -
Lot 135 SCUOLA ROMANA, XVII SECOLO
Agar e l'angelo
Olio su tela, cm. 81,7x149,5. Con cornice -
Lot 136 SCUOLA UMBRA, PRIMA META' DEL XVI SECOLO
Deposizione di Cristo nel sepolcro
Olio su tela, cm. 101,5x117,7. Con cornice
Questo bel dipinto si colloca sulla linea delle rappresentazioni del Compianto sul Cristo morto, o delle Deposizioni nel sepolcro, realizzate fra Umbria e Toscana tra la fine del XV e la prima metà del XVI secolo. Risulta qui evidente un mix di influenze che include Pinturicchio, Sodoma e soprattutto Pietro Perugino, declinato però in un registro meno aulico che rimanda alla mano di un aggiornato petit maitre attivo nell'area appenninica centro-italiana. -
Lot 137 CERCHIA DI PETER PAUL RUBENS (Siegen, 1577 - Anversa, 1640)
Adorazione dei Magi
Olio su tavola di rovere, cm. 81,5x71. Con cornice
Il dipinto deriva, con numerose varianti, dal pannello centrale del cosiddetto trittico di San Giovanni nella chiesa di San Giovanni a Malines, eseguito da Rubens intorno al 1617/19. La nostra versione, di buona qualità e databile entro la metà del Seicento, riprende parzialmente in controparte la composizione della grande tavola di Malines.
PROVENIENZA: Collezione privata, Umbria. -
Lot 138 GIOVANNI MARTINELLI (Montevarchi, 1600 - Firenze, 1659), ATTRIBUITO
Santa Lucia con il simboli del suo martirio
Olio su tela, cm. 88x73,5. Con cornice
Questa notevole tela inedita si candida con argomenti convincenti come una significativa aggiunta al corpus di Giovanni Martinelli, la cui posizione originale e di assoluto riguardo nella pittura toscana della prima metà del Seicento è stata ormai chiaramente messa a fuoco dagli studi degli ultimi decenni. In questa intensa rappresentazione di Santa Lucia, bene identificabile grazie all'attributo degli occhi su un'alzatina e del ramo di palma nella sua mano destra, viene colta in un atteggiamento di stupore e quasi di smarrrimento, concentrata su un punto esterno alla scena e inaccessibile allo spettatore, come in risposta a un improvvisa e inattesa convocazione divina conseguente al suo sacrificio. L'immagine si colloca degnamente all'interno della serie di giovani donne così ricorrente nel corpus di Martinelli, apparentandosi alla Vanitas in collezione privata fiorentina, alla Sant'Agata nel San Pietro che risana la santa nella collezione della Caripit di Pistoia, alla Sant'Agnese in collezione Luzzetti a Firenze e alla Santa Margherita di Antiochia nella Galleria Silvano Lodi & Due di Milano. PROVENIENZA: Lazio, Collezione privata. BIBLIOGRAFIA DI CONFRONTO: Giovanni Martinelli da Montevarchi pittore in FIrenze, a cura di L. Canonici, Firenze 2011; Giovanni Martinelli pittore di Montevarchi. Maestro del Seicento fiorentino, cat. della mostra, a cura di A. Baldinotti, B. Santi, R. Spinelli, Montevarchi, 19 marzo - 19 giugno 2011, Firenze 2011. -
Lot 139 AMBITO DI FRANCISCO DE ZURBARAN (Fuente de Cantos, 1598 - Madrid, 1664)
Natura morta di frutta
Olio su tela, cm. 65x111. Con cornice
Questa composizione di raro equilibrio formale ed intensità espressiva, si richiama idealmente alle nature morte di Francisco Zurbaran. L'atmosfera silenziosamente meditativa, il registro stilistico castigato, il virtuosismo sottile nella minuziosa calibratura della paletta cromatica, giocata prevalentemente su toni bruni, derivano dai rari bodegones di Zurbaran (si pensi al Cesto di arance del Norton Simon Museum di Pasadena o ai Quattro recipienti su un tavolo del Museo del Prado di Madrid), e dalla versione più prosaica che ne diede il figlio Juan (Cesto di mele e melogani del Museu Nacional de Catalunya di Barcellona, Natura morta con servizio per cioccolata, del Museum of Western and Oriental Art di Kiev). -
Lot 140 BOTTEGA DI GIOVANNI FRANCESCO BARBIERI, DETTO IL GUERCINO (Cento, 1591 - Bologna, 1666)
Sansone e Dalila
Olio su tela, cm. 123x92. Con cornice
Il dipinto è una replica fedele eseguita presso l'atelier di Guercino dell'opera oggi conservata al Musée des Beaux-Arts di Strasburgo. Il prototipo di Guercino fu eseguito per Carlo II Gonzaga Duca di Mantova nel 1654 e venne ricordato da Malvasia come il dipinto più importante eseguito quell'anno dall'artista.
In una comunicazione via email alla proprietà datata 10/01/2020, la tela è stata giudicata dal Prof. Daniele Benati una bella copia della bottega di Guercino -
Lot 141 BERNARDO STROZZI (Genova, 1581 - Venezia, 1644)
Vergine con Bambino
Olio su tela, Ø cm. 31. Con cornice
Il dipinto è accompagnato da un'expertise del Prof. Ferdinando Arisi.
L'andamento pittorico fluido e disinvolto, la pennellata densa di materia eppure capace di mirabili leggerezze e liquidità, la delicata vaghezza delle espressioni non dovrebbero lasciare dubbi sulla piena autografia di questo piccolo tondo. Chiaramente destinata alla devozione privata, con ogni probabilità come capoletto, la tela presenta stretti e incontestabili relazione con vari dipinti eseguiti da Bernardo Strozzi nel primi decenni del Seicento. In particolare, come notato recentemente da Anna Orlando, la nostra tela è strettamente legata a una Madonna con Bambino e San Giovannino in collezione privata (Genova 2019, n. 2, pp. 188-189) di cui ripropone in tutto simile, a mezzo busto, il gruppo di Vergine e Bambino.
BIBLIOGRAFIA: Bernardo Strozzi 1582-1644. La conquista del colore, cat. della mostra, a cura di A. Orlando e D. Sanguineti, Genova, Palazzo Nicolosio Lomellino, 11 ottobre 2019 - 12 gennaio 2020, fig. 2, p . 190). -
Lot 142 CERCHIA DI PIETRO DA CORTONA (Cortona, 1596 - Roma, 1669)
Vergine con Bambino
Olio su tela, cm. 138,5x102,1. Con cornice
Il dipinto è una bella replica coeva con numerose piccole varianti del dipinto di Pietro da Cortona oggi al Musée des Beaux-Arts di Bordeaux. -
Lot 143 SCUOLA SPAGNOLA, XVII SECOLO
Estasi di San Francesco
Olio su tela, cm. 117,7x96
Questo dipinto si allinea all'iconografia, così diffusa nell'età della controriforma, in cui San Francesco in estasi viene sorretto dagli angeli e confortato dalla loro musica celestiale. Il tema si prestava naturalmente a rappresentazioni di ardente misticismo, presentando caratteri devozionali particolarmente coinvolgenti. Il culto del poverello di Assisi, con i suoi tipici tratti fisionomici immediatamente riconoscibili, fu particolarmente acceso in Spagna e la pittura iberica del Seicento fece dell'estasi di San Francesco uno dei temi sacri più ricorrenti, da El Greco a Zurbaran, da Ribera a Alonso Cano; ma sembra piuttosto Bartolomé Esteban Murillo la principale fonte di ispirazione per il nostro dipinto, che si caratterizza per il suo intenso naturalismo e il suo toccante patetismo.
PROVENIENZA: Collezione privata, Umbria. -
Lot 144 GREGORIO PRETI ( Taverna, 1603 - Roma, 1672), ATTRIBUITO
San Francesco di Paola
Olio su tela, cm. 66,5x58,5. Con cornice
In questa impressionante effige di santo a mezzo busto si può riconoscere San Francesco di Paola in virtù della tunica scura e della presenza della canna, che fa riferimento a un miracolo compiuto post-mortem dal fondatore dell'ordine dei minimi, il quale apparve a un vecchio frate infermo e lo salvò dai turchi che invadevano Corigliano bloccando la porta del convento con un'esile canna che impedì loro l’accesso.
La tela si inserisce autorevolmente nella fioritura naturalista caravaggesca e riberesca che caratterizza i primi quattro decenni della pittura napoletana del Seicento e che in varia misura coinvolse pressoché tutti i principali attori sulla scena artistica partenopea. Il dipinto esibisce un’originale aderenza alla cultura figurativa tenebrosa, connotata da un misticismo interiorizzato, umile e profondo, prosciugato di qualsiasi esteriorità e spettacolarizzazione in linea con la spiritualità perseguita dall’ordine dei minimi. Sull’accento riberesco, quasi predominante a Napoli dal terzo decennio del secolo, si intrecciano qui richiami a Francesco Fracanzano, Maestro dell’Annuncio ai pastori, Juan Do e Hendrik Van Somer. I punti di contatto più salienti sembrano, peraltro, quelli che legano quest’immagine di rara forza comunicativa alla prima attività di Gregorio e Mattia Preti, negli anni Trenta e Quaranta, quando è più potente l’eco caravaggesca e il linguaggio pittorico si presenta ancora saldamente ancorato a una poetica naturalista, sostenuto da una pennellata densa e materica. Si pensi, come termini di confronto, ai volti di San Nicola di Bari e Gennaro nella Madonna con Bambino in gloria della chiesa di San Domenico a Taverna, al Democrito nell’Eraclito e Democrito conservato nell’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, al San Pietro dell’Episcopio di Sutri o al San Matteo dell’Episcopio di Nepi, parte del medesimo Apostolato commissionato probabilmente ai due fratelli Preti dal vescovo Marcello Anania.