40 Selezionati Dipinti dell'800
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Lotto 173 Luigi Monteverde(Lugano 1841 - Lugano 1923)LA FONTANA DI DAVESCOolio su tela, cm 36x45firmato e datato Lugano 1902" a destrasul retro: firmato, locato "Lugano" e datato "1902"ProvenienzaCollezione privataBibliografiaOttocento. Catalogo dell'arte italiana dell'800, n. 38, Milano 2009, tavola a coloriNato a Lugano il 10 settembre 1843, figlio di Giovanni, droghiere proveniente da Chiavari, e di Caterina Primavesi, di Lugano, Luigi Monteverde è ottavo di quattordici figli. Rimasto orfano, nel 1855 emigra con alcuni fratelli in Argentina; tornato a Lugano nel 1862, nel 1864 risulta iscritto al corso di ornato dell'Accademia di Brera, dove viene premiato con una medaglia d'argento. A Milano si appassiona alla fotografia. Tra il 1864 e il 1869 compie due nuovi viaggi a Montevideo, dove apre un'impresa di pittura. Rientrato definitivamente in patria, dal 1870 frequenta con successo l'Accademia di Brera. Conclusi gli studi nel 1876, si divide tra Lugano e Davesco. Assidua è la sua presenza ad esposizioni italiane e svizzere. All'inizio del Novecento, dopo che alcune sue tele vengono rifiutate, entra in polemica con le giurie incaricate della scelta delle opere per le esposizioni nazionali di belle arti. Insieme agli artisti appartenenti all'ala più conservatrice, si stacca dalla SPSAS, aderendo nel 1906 alla Secessione (Società libera degli artisti svizzeri). Negli ultimi anni conduce una vita ritirata.Sin dagli anni '70 del XIX secolo il modo di dipingere di Monteverde si caratterizza per la ricostruzione fedele e descrittiva della realtà, e per una costante e minuta cura nella resa dei particolari. I suoi riferimenti vanno ricercati nel naturalismo lombardo, con forti accenti derivati da Pietro Bouvier e da Filippo Carcano, ma anche nella pittura napoletana, in primis nei fratelli Palizzi. Per una certa ridondanza e un virtuosismo assai marcato nella disposizione degli oggetti, soprattutto nelle nature morte e nei ritratti, la sua pittura viene definita da Giuseppe Martinola "lenticolare". Tra i soggetti ricorrenti figura il paese di Davesco: numerose sono le tele che hanno per soggetto la fontana del villaggio – quadri di genere, che riproduceva più volte, dai titoli assai emblematici, quali Arriva il postino, Confidenze, Battesimo inatteso e il nostro La fontana di Davesco. La sua pittura si indirizza soprattutto verso forme naturalistiche, con un'attenzione particolare al dato oggettivo sia nei soggetti di genere sia nei paesaggi sia nelle nature morte, dove primeggia tanto da esser definito iperbolicamente dai suoi contemporanei il "Raffaello dell'uva"."
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Lotto 174 Mosè Bianchi
(Monza 1840 - 1904)
SULLA STRADA PER LA CHIESA DI VILLASANTA
olio su tavoletta, cm 34x25
firmato e datato "1890" in basso a destra -
Lotto 175 Attilio Pratella
(Ravenna 1856 - Napoli 1949)
MARINA CON PESCATORI
pastello su carta, cm 26,5x45
firmato in bassoProvenienzaCollezione privata -
Lotto 176 Attilio Pratella
(Ravenna 1856 - Napoli 1949)
SCORCIO DI NAPOLI
tecnica mista su carta, cm 27x45
firmato in basso a sinistraProvenienzaCollezione privata, Milano -
Lotto 177 Antonio Mancini
(Roma 1852 - Roma 1930)
RITRATTO DI DONNA
pastello su carta riportata su tela, cm 76,5x56,5
firmato in alto a sinistra
sul retro: timbro della Galleria Sacerdoti di Milano
Provenienza
Galleria Sacerdoti, Milano
Collezione privata -
Lotto 178 Vincenzo Migliaro
(Napoli 1858 - 1938)
VECCHIA NAPOLI o MERCATO SPAGNOLO
olio su tavola, cm 47,5x32
firmato e iscritto "Napoli" in basso a sinistra
sul retro: etichetta con iscritto "Marché espanol par Migliaro 6.." e timbro con iscritto "Santiago del Cile"
Sulla targhetta apposta sulla cornice il dipinto è titolato "Via Purgatorio d'Arco" (strada nei pressi di via dei Tribunali, decumano maggiore dell'antica Napoli).
Vincenzo Migliaro (1858-1938), dopo aver vinto nel 1877 il secondo posto al Concorso Nazionale di Pittura tra gli alunni delle Accademie di Belle Arti, pagato il primo tributo di iniziazione alla pittura verista di Gioacchino Toma, si recò in Francia per un breve periodo. Ma la malìa della sua città natia lo costrinse a ritornare a Napoli, dove cominciò a frequentare una birreria a ridosso del Castello angioino, "Lo Strasburgo", che era il ritrovo preferito di pittori come Caprile e Pratella, oltre che di alcuni letterati come Edoardo Scarfoglio e il poeta Salvatore Di Giacomo. Di quest'ultimo Migliaro, in particolare, ammirava il modo di descrivere gli usi e i costumi della quotidianità napoletana. La stessa che il pittore voleva raccontare scrutandola negli angiporti, sotto gli archi e perfino all’interno di qualche basso della sua città e che costituivano la fitta trama dei quattro quartieri della Vicaria, Pendino, Mercato e Porto. Fu dagli inizi degli anni '80, che Migliaro si inoltrò in quei luoghi per proporre delle plastiche riprese di impressioni popolari e colorite sensualità. Con ciò egli documentò e in alcuni casi denunciò, marchiando di emozioni, come dei graffiti primordiali, la sottile diga posta ad argine dal pittoresco commerciale, contraddittoriamente sognante e spensierato. Per questo motivo, Migliaro va disgiunto da quella facile pittura di genere alla quale, per una serie di equivoci critici, a volte viene accostato: il racconto confuso con l'aneddoto, la scrittura con la calligrafia, il verismo con il folclore. Invece, in quel timbro incisivo, in quelle riconoscibili icone, in quel suo linguaggio simbolico, risiede l'arte di Migliaro.
Lo spunto per il quadro che lo rese famoso glielo diede, un giorno, una bella acquaiola che si trovava a due passi dallo "Strasburgo". Di fronte al Maschio Angioino, a Piazza Francese, attiguo al Teatro Mercadante, sorgeva un chiosco dell’acqua sulfurea. Migliaro, ci si soffermava spesso annotando le emozioni e gli effetti di colore tra quel mondo variopinto di venditori di robe vecchie, scrivani pubblici e sfaccendati. -
Lotto 179 Luigi Rossi
(Cassarate 1853 - Biolda 1923)
IL MOSTO
olio su tavola, cm 45x60
firmato e datato "1910" in basso a destra
sul retro: etichetta "Raccolta Eredi / Pittore Luigi Rossi / Dipinto n. 1", etichetta "Città di Lugano / Museo Civico (Villa Ciani) / Mostra Luigi Rossi (1853-1923) / febbraio-aprile 1980 / no. cat. 142"
Provenienza
Eredi Luigi Rossi
Collezione privata
Esposizioni
Luigi Rossi pittore e illustratore: 1853-1923, Museo Civico, Lugano, febbraio-aprile 1980. n. 142
L'opera è la versione del 1910 del dipinto che viene considerato il capolavoro di Luigi Rossi (per confronti: R. Bossaglia, M. Bianchi, Luigi Rossi 1853-1923, Busto Arsizio 1979, pp. 140-141). I critici sono d'accordo nell'individuare in questa opera una sintesi fra il verismo lombardo e la moderna lettura del simbolismo europeo.
La formazione del pittore avviene all'Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di Giuseppe Bertini. Esordisce nel 1871, inaugurando un repertorio di scene di genere attraversate da una sottile critica sociale, che si configura come un tratto saliente della sua produzione.
Le sue origini ticinesi gli impediscono di ricevere nel 1878 il prestigioso premio Principe Umberto, riservato ai cittadini del Regno d'Italia. Nel corso degli anni ottanta il suo repertorio si diversifica, affiancando paesaggi montani eseguiti en plein air, a scene di vita contadina e ritratti.
Dal 1885 al 1888 è a Parigi dove svolge anche un'intensa attività di illustratore per Alphonse Daudet e Pierre Loti, in particolare. Rientrato a Milano entra in contatto con il poeta Gian Pietro Lucini; un incontro che segna una svolta nelle sue ricerche pittoriche. Ne derivano alcune delle sue tele più celebri ancora di solida impronta verista, ma aggiornate in direzione delle nuove istanze simboliste.
Partecipa costantemente alle principali rassegne espositive italiane e internazionali con dipinti e acquerelli, nel 1921 allestisce una personale alla Galleria Pesaro di Milano. Alla sua scomparsa è ricordato con due mostre postume allestite presso la Società Permanente di Milano e a villa Ciani di Lugano nel 1924.
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Lotto 180 Giovanni Sottocornola
(Milano 1855 - 1917)
MATERNITA'
olio su tela, cm 105x129
firmato in basso a sinistra
Provenienza
Dall'artista alla famiglia degli attuali proprietari per successione ereditariaGiovanni Sottocornola, nato in una famiglia operaia, poté iscriversi tardi (1875) all'Accademia di Brera di Milano, dove fu allievo di Bertini e Casnedi. Si affermò alle esposizioni braidensi, alle quali aveva debuttato nel 1882, come autore di nature morte e di apprezzati ritratti (1883, Ritratto della signora Martelli, Lecco, Museo Civico). Legato da un rapporto d'amicizia a Previati, Longoni, Pusterla, negli anni '90 si avviò all'esperienza divisionista con temi di impegno sociale (Muratore, esposto alla Triennale di Brera nel 1891; Dicembre-L'alba dell'operaio, 1897, Milano, Galleria d’Arte Moderna). In linea con le tendenze del gruppo culturale milanese, cui apparteneva, Giovanni Sottocornola si dedicò negli anni '90 alla pittura di tema sociale, affiancata alla sperimentazione del Divisionismo, temi che però abbandonò al volgere del secolo scegliendo soggetti di paesaggio e sviluppando una tematica più intimista e familiare, che raggiunse alti esiti nell'applicazione della tecnica divisionista anche con il pastello. Nel Novecento Sottocornola schiarisce la tavolozza dando risalto ai toni dell'indaco, del violetto e degli aranciati, ammorbidendo nelle stesure a olio dalle pennellate più ampie, il primitivo rigore dell'applicazione. Ed è allora che il Divisionismo e l'uso del pastello trovarono intonazioni delicate come in La rosa bianca (1907, Novara, Galleria d'Arte Moderna P. e A. Giannoni) o in Luce e lavoro (esposto a Brera nel 1914). -
Lotto 181 Mario Puccini
(Livorno 1869 - Firenze 1920)
PRIMAVERA NELLA CAMPAGNA DI DIGNE
olio su cartone, cm 44,7x32,6
firmato in basso a destra
sul retro: etichette "Galleria Pesaro, Milano"
Provenienza
Collezione D. Tempestini, Firenze
Collezione Gazzeri
Collezione Enrico Checcucci, Firenze
Collezione Alfredo Geri, Milano
Collezione privata, Bologna
Esposizioni
Le opere di Mario Puccini, Milano, Galleria Pesaro, maggio 1931
Bibliografia
Pittori italiani dell'Ottocento nella raccolta di Enrico Checcucci di Firenze, prefazione di E. Cecchi, Milano 1929, n. 81 tav. 175
M. Tinti, Il pittore Mario Puccini, Bergamo 1931, tav. XXIX
Le opere di Mario Puccini, catalogo della mostra (Milano, Galleria Pesaro, maggio 1931), Bergamo 1931, n. 23 tav. X
La raccolta Alfredo Geri, catalogo dell'asta (Milano, Galleria Pesaro, 11 novembre 1931) Milano 1931
R. e F. Tassi, R. Monti, Mario Puccini, Firenze 1992, p. 387 n. 238
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Lotto 182 Ulvi Liegi
(Livorno 1858 - 1939)
MERIGGIO AI GIARDINI
olio su compensato, cm 25x35
firmato in basso a destra
sul retro: firmato
Provenienza
Collezione privata, Bologna -
Lotto 183 Telemaco Signorini
(Firenze 1835 - 1901)
PASSEGGIATA IN CAMPAGNA
olio su carta applicata su cartoncino, cm 10x24
firmato in basso a destra
sul retro: timbro "Galleria d'Arte Spinetti Firenze"
Provenienza
Galleria d'Arte Spinetti, Firenze
Collezione privata, Bologna -
Lotto 184 Giovanni Fattori
(Livorno 1825 - 1908)
MANOVRE DI ARTIGLIERIA
olio su tavola, cm 9x22
firmato in basso a destra
sul retro: timbro Collezione Mario Borgiotti", firma di Mario Borgiotti, timbro "Romano Stefanini Galleria d'Arte" con firma di Romano Stefanini
Provenienza
Collezione Mario Borgiotti
Galleria d'Arte di Romano Stefanini
Collezione privata, Bologna"... oggi si tende a spartire recisamente la sua produzione: di qua le battaglie ed altre tele celebrative, di là i piccoli motivi campestri; quelli, prodotti d'obbligo e di mestiere; e questi, illuminazioni geniali e tesori di arte. Contro siffatto vezzo fu spesa (Soffici) qualche franca parola. Per molti aspetti, il Fattori delle tavolette torna in qualsiasi composizione più ampia; dove, fatalmente, il colore si snerva, perde di virtù struttiva e ricorre ad imprestiti chiaroscurali dalla pittura del Costa; mentre si moltiplicano gli elementi illustrativi. Quanto è limpido e stillante nelle tavolette, anticamente adusto in parecchi ritratti, costì, non di rado, il Fattori è laborioso… E badiamo, altresì, che i valori illustrativi, nell'opera militare, son sempre di un maestro. Al loro effetto, tuttavia, il colore ha meno parte; e si scorpora e cade in toni pastello e pallori d'affresco, da farci pensare a quello che il Fattori avrebbe potuto nella pittura murale, con la quale certe sue opere di maggior superficie (per es. nel Museo Civico di Livorno) sembrano una sorta di compromesso. Allora entra in giuoco il nero segno che scolpisce contorni e movimenti: il segno delle acqueforti, di molte delle quali coteste composizioni posson considerarsi quali rifacimenti in grande, ritoccati di qualche povera tinta, che crea un'atmosfera sorda, bruciata: la reale atmosfera della violenza fisica e della guerra".(L. Bianciardi, L'opera completa di Fattori, Milano 1970, p. 11) "