40 Selezionati Dipinti dell'800
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Lotto 161 Charles Achille d'Hardiviller
(Francia 1795 - post 1835)
MARIA CAROLINA, DUCHESSA DI BERRY, AL BALLO TURCO ALLE TUILERIES
olio su tela, cm 68x83,5
firmato e datato 1829" in basso a destra
Provenienza
Eredi Marie-Caroline Duchesse de Berry
Bibliografia
Vicomte de Reiset, Marie-Caroline, Duchesse de Berry, 1816-1830, Paris 1906
Il sontuoso ballo in costumi orientali è ambientato all'interno dello storico Palazzo delle Tuileries, già posto sulla riva destra della Senna, di fronte al Palazzo del Louvre e all'interno degli omonimi giardini. La costruzione dell'edificio, partita nel 1564, era stata commissionata da Caterina de' Medici, vedova di Enrico II di Francia, all'architetto Philibert de l'Orme; durante il regno di Enrico IV (1589-1610), l'edificio fu ampliato verso sud, a congiungersi con la Grande Galerie che correva lungo il fiume, e poi ancora verso nord alla metà del XVII secolo. Una nuova ala fu poi costruita nel 1808, sotto Napoleone: con la trasformazione in residenza imperiale, gli interni del palazzo vennero ridecorati in stile impero. L'edificio andò distrutto il 23 maggio 1871, in seguito all'incendio appiccato da uomini agli ordini dell'estremista Dardelle, durante la repressione della Comune; nel 1882 l'Assemblea Nazionale Francese decretò la demolizione delle rovine del palazzo, che ebbe luogo nel 1883.
"La duchesse de Berry était la reine de la mode, et peu d'années après son arrivée à Paris, son influence n'avait pas tardé à se faire sentir sur ce chapitre délicat et charmant. Si, dès 1820, les robes s'était uniquement grace à elle, parce qu'elle avait, nous l'avons dit, le pied d'une petitesse excessive et que son instinctive coquetterie l'avait engagée à user d'un advantage dont elle tirait à juste titre une certaine vanité. Je possède une paire de ses souliers, les derniers qu'elle ait portés, et qui mesurent vingt-deux centimètres et demi de longueur sur cinq centimètres de largeur; ils portent le nom de Hubert, chausseur breveté, 111, faubourg Saint-Honoré; ce sont d'étroits cothurnes en taffetas noir, auxquels viennent s'attacher les rubans qui se croisaient sur le bas de la jambe; ils sont carrés du bout, tout à fait plats et sans talons; mais la semelle, mince comme du papier de soie, se renfle sous une talonette dont la princesse rehaussait le manque d'élévation de sa taille. Lorsqu'elle se promenait sur la terrasse des Tuileries, les passants s'arretaient pour admirer ce pied de Cendrillon. -
Lotto 162 Edgard Maxence
(Nantes 1871 - La Bernerie 1954)
LE MYSTERE DES ROSES o ROSA MYSTICA
olio su tavola, diam. cm 163
firmato a sinistra
Provenienza
Collezione privata
Esposizioni
Salon, Parigi, 1918
Bibliografia
P. Mille, Le Salon de 1918, in Gazette des beaux-arts", 1918, pp. 198-220, illustrato a p. 220
Il dipinto fu esposto nel 1918 al Salon di Parigi con il titolo Rosa Mystica, e illustrato nello stesso anno nell'articolo di recensione alla mostra pubblicato sulla Gazette des beaux-arts da Pierre Mille. Dell'opera si conserva una versione di dimensioni minori (tempera su tavola, diametro 48 cm) alla National Gallery of Victoria, a Melbourne.
"Allievo, presso l'Ecole des Beaux-Arts di Parigi, di Delaunay prima e di Gustave Moreau poi, negli anni 1890 Edgar Maxence (1871-1954) contribuì a diffondere il Simbolismo tra il grande pubblico, applicando una tecnica del tutto ortodossa a soggetti mistici. Nelle sue opere si congiungono gli influssi dei Preraffaelliti e di Moreau, arricchiti dalla ripresa di motivi e di tecniche ispirati ai Primitivi italiani, in primo luogo per i fondi oro e le cornici di gesso dai disegni molto elaborati. Maxence svolse la duplice attività di ritrattista e di pittore mistico, dipingendo tele in cui santi e angeli in vesti medievali si muovono in un'atmosfera irreale".
(R. Temperini, Estetiche della modernità, in La pittura in Europa. La pittura francese, III, Milano 1999, p. 887)" -
Lotto 163 Frederic James Shields
(Hartlepool 1833 - Merton 1911)
a) THE LOST SHEEP
b) THE TALENTS
c) THE GREAT SUPPER
d) THE PRODIGAL SON'S RETURN
oli su tela, cm 81,5x205 (a, d), cm 81,5x276,5 e senza cornice (b, c)
titolati in basso a sinistra (b, c) e in basso a destra (a, d)
(4)
Provenienza
Collezione privata, Firenze
Per tradizione orale i quattro dipinti si dicono provenienti dalla collezione di Lord Maurice Egerton of Tatton a Tatton Park House in Cheshire, Inghilterra.
Frederic James Shields nasce il 14 marzo 1833 a Hartlepool, in Inghilterra. Dopo un'infanzia trascorsa in estrema povertà, si trasferisce nel 1848 a Manchester, dove prosegue la sua formazione artistica già avviata a Londra e dove comincia a lavorare come illustratore. Nel 1864 si sposta a Londra, dove conosce Dante Gabriel Rossetti e il gruppo dei Preraffaelliti, e dove risente dell'influsso della produzione di William Blake. Il rapporto con Rossetti, e con la famiglia di questi, rimane sempre strettissimo. Nel 1865 viene eletto socio della Old Water-Colour Society, e nel 1876, dopo un viaggio in Italia, si trasferisce definitivamente nella capitale inglese. La sua produzione comprende disegni a carboncino, oggetti di arte applicata, vetrate ma soprattutto dipinti murali di soggetto religioso: sue sono le decorazioni della Cappella di Eaton Hall, in Cheshire, della cappella privata di WH Houldsworth a Kilmarnock, della chiesa di St. Elisabeth, a Reddish in Stockport, e della Cappella dell'Ascensione, a Bayswater Road in Londra. Fu un uomo profondamente religioso, e ciò influenza anche la scelta dei soggetti, che diventano col tempo sempre più mistici. Muore il 26 febbraio 1911 e viene sepolto nella Merton Old Church, nel borgo di Merton a Londra. -
Lotto 164 Cesare Bartolena
(Livorno 1830 - 1903)
LA PARTENZA DEL SOLDATO
olio su tela, cm 33,5x51,5
firmato in basso a destra
sul retro: iscritto Cesar Bartolena / Livourne (Toscana)", timbro della Galleria d'Arte Cerruti di Milano
Provenienza
Galleria d'Arte Cerruti, MilanoCollezione privata" -
Lotto 165 Augusto Lovatti
(Roma 1852 - Capri 1921)
L'ACQUAIOLA
olio su tela riportata su masonite, cm 43x30
firmato in basso a destra -
Lotto 166 Domenico Induno
(Milano 1815 - Milano 1878)
TRE DONNE CHE LEGGONO UNA LETTERA o LA NOTIZIA
olio su tela, cm 27,5x33,5
firmato al centro a sinistra
L'opera è corredata di autentica su fotografia di Gustavo Predaval (Milano, 6.4.1948).
Provenienza
Collezione privata -
Lotto 167 Bartolomeo Bezzi
(Fucine d'Ossana 1851 - Cles 1923)
VEDUTA DI VERONA
olio su tela, cm 85x120
firmato e datato 914" in basso a destraBartolomeo Bezzi nacque a Fucine d'Ossana (Trento) il 6 febbraio 1851 da Domenico.A undici anni, orfano di padre, lasciò Fucine e girò per la penisola. A vent'anni s'iscrisse all'Accademia di Brera, dove ebbe a maestri Bertini e Carcano. Dovette però presto interrompere il suo tirocinio perché ammalato; ma ingegno e volontà gli permisero nel 1882 di vincere a Milano il premio Fumagalli. Fu la prima di una serie di vittorie che il pittore ottenne in Italia e all'estero: egli fu infatti accolto come socio nelle accademie di Milano; Bologna, Venezia, Ferrara, Verona e Monaco di Baviera.A Roma, alla Galleria d'Arte Moderna, sono conservati Mulini a Verona (1884) e A sera (1890). Giorno di maggio gli fece ottenere la medaglia d'argento all'Esposizione Universale di Parigi del 1889 e Notte di primavera fu premiata con medaglia d'oro alla mostra del 1891 a Monaco di Baviera.Dedicò parte della sua attività alla propaganda irredentista, partecipando a manifestazioni artistiche che si prefiggevano l'affermazione dell'italianità del Trentino (cfr. E. Bittanti Battisti, Dalla corrispondenza di un pittore-patriota trentino [B. B.], in Studi trentini di scienze storiche, XXVIII [1949], pp. 182-185).L'argomento pittorico ch'egli preferì a ogni altro fu il paesaggio, ed è nel paesaggio che la sua arte raggiunse i maggiori risultati; ma si conoscono ancora di lui ottimi ritratti e non indegni quadretti di genere. Le regioni che più l'ispirarono furono la Lombardia e le Venezie e in modo particolare il Trentino e, tra le città, Venezia, Verona, Roma. Il paesaggio finisce per essere, per lui, veramente lo specchio d'uno stato d'animo: Bezzi è un romantico e talvolta indulge a riprodurre episodicamente la natura e il particolare, per quell’amore del vero che fu il fondamento di tanta pittura italiana ottocentesca, specie nella seconda metà del secolo. Ma l'intimo ideale della pittura bezziana è un altro: lo porta verso i poetici grigi di Corot, da una parte, e verso gli estatici silenzi di Segantini, dall'altra. Più di un critico infatti ha scritto di lui paragonandolo al grande paesaggista francese. Visse tra Verona (1880-90) e Venezia (sino al 1910); nel 1910 si recò a Roma per preparare lavori per la Esposizione universale del 1911. Nel 1913 si stabilì a Verona, ma una malattia nervosa gli impedì di dedicarsi ancora alla pittura. Morì a Cles, nel Trentino, il 7 ottobre 1923. " -
Lotto 168 Alessandro Milesi
(Venezia 1856 - Venezia 1945)
AL MERCATO
olio su tela, cm 112x154
firmato e iscritto Venise" in basso a sinistra" -
Lotto 169 Mosè Bianchi
(Monza 1840 - 1904)
CHIOGGIA o MARINA CON FIGURE
olio su tela, cm 48x74
firmato e datato "1889" in basso a destra
sul retro: timbro della Galleria d'Arte Sacerdoti di Milano, etichetta "XIII Mostra Internazionale d'Arte della Città di Venezia 1922 n. 993"
Provenienza
Galleria d'Arte Sacerdoti, Milano
Collezione Bergomi
Collezione privata
Esposizioni
XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, 1922, n. 993
Bibliografia
G. Marangoni, Mosè Bianchi, Bergamo (s.a.), p. 199
XIII Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia. Catalogo. Seconda edizione, 1922, p. 100 n. 40
E. Somarè, Storia dei pittori italiani dell'Ottocento, I, Milano 1971, tav. 214
Catalogo Bolaffi della pittura italiana dell'Ottocento. 4, Torino 1972, p. 39 -
Lotto 170 Gaetano Chierici
(Reggio Emilia 1838 - 1920)
I PRIMI PASSI
olio su tela, cm 54,5x77
firmato e datato 1871" a destra
ProvenienzaCollezione Leone Minassian, VeneziaBibliografia
Gaetano Chierici, pittore (1838-1920), Milano 1938, n. 57" -
Lotto 171 Luigi Bertelli
(Caselle, San Lazzaro Savena 1833 - Bologna 1916)
MONTE DONATO
olio su tela, cm 86x130
firmato in basso a destra
Provenienza
Collezione privata, BolognaLuigi Bertelli nacque a Caselle, frazione a settentrione di San Lazzaro di Savena, nella tenuta dei conti Malvasia di cui il padre Giuseppe era fattore. Sin da giovanissimo s'appassionò alla pittura di paesaggio e - per forza di cose autodidatta - inizialmente guardò al Basoli ed ai contemporanei paesisti della vicina Bologna. Tuttavia i contatti con Bologna furono del tutto saltuari e non servirono ad affinare la mano del Bertelli che esprimeva, con una pittura spontanea, semplice e spesso rude - come ben dimostrano l'Autoritratto giovanile e le opere intorno al 1860 (cfr. Studio, Bologna, Galleria d'Arte Moderna) - le emozioni provate di fronte alla natura e cercava di risolvere i problemi di luce e di immagine, riuscendo talvolta anche a dipingere opere, sotto tal riguardo, intense (Cascinale, Bologna, collezione Romagnoli).Utile al Bertelli fu il viaggio a Parigi intrapreso nel 1867in occasione della Esposizione universale: nonostante l'interessamento del Malvasia, la speranza di affermarsi in quella città fu delusa, ma egli ebbe modo di scoprire che vi sono, in Francia, artisti specialmente di paesaggio, che in Italia non abbiamo confronti" e si riferiva per lo più ai pittori della scuola di Barbizon, a Courbet, Corot e Millet, al quale, forse per la comune origine contadina, il B. guardò in particolar modo, fino ad eseguire la copia di una sua opera. Al ritorno in patria egli cercò di mettere a frutto la lezione dei paesisti francesi e di Millet, rafforzandola con reminiscenze di pittura lombarda, i cui modi, avrebbe assimilato in un soggiorno a Milano.In seguito si stabili a Bologna con la numerosa famiglia (aveva sposato nel 1857 Matilde Benetti); ma la sua situazione economica divenne sempre più disastrosa anche per debiti contratti per rimettere in funzione un'antica fornace di mattoni.Nel 1870 ottenne una medaglia d'argento alla Mostra nazionale di Belle Arti di Parma, dove espose Luogo ameno, e intorno a questa data vanno collocati molti paesaggi, tra cui Muro merlato (Firenze, collezione Crespi) e Il crepaccio. Nel 1880 fu presente alla Esposizione nazionale di Torino con "un bosco assai pettinato" (L. Chirtani, in Illustrazione italiana, 8 agosto 1880, p. 86) e nel 1883 si guadagnò la medaglia d'oro all'Esposizione d'arte sacra a Roma con Due frati.Sempre alla ricerca di nuovi effetti, prese a dipingere frequentemente nelle ore mattutine e serali, attratto dalle diverse possibilità di luce: Stagno al mattino (circa 1880; Bologna, collezione Minelli) -
Lotto 172 Antonio Puccinelli
(Castelfranco Di Sotto (PI) 1822 - Firenze 1897)
LA MODA
olio su tela, cm 61x130,5
firmato in basso a sinistra
Provenienza
Collezione privata, MilanoPresentiamo in catalogo un'insolita opera di Puccinelli, che descrive un vivace spaccato di vita cittadina. A nostro parere potrebbe trattarsi di una strada fiorentina, successiva al trasferimento della capitale del Regno d'Italia nel capoluogo toscano. E' difficile identificare la via, che potrebbe essere una strada del centro storico dove sorgevano i negozi più chic e alla moda, come quelli illustrati nel dipinto. La datazione dell'opera è ipotizzabile tra la fine degli anni Sessanta e il decennio successivo. Dalla fine del 1839 Antonio Puccinelli fu allievo di Giuseppe Bezzuoli all'Accademia di Firenze, che frequentò fino al 1848, sostenuto da un sussidio granducale. Prima del 1844 entrò in contatto con la Scuola Pia dei Padri Scolopi a Volterra e dall'ambiente intellettuale e aristocratico della cittadina ricevette commissioni, incoraggiamenti e orientamenti politici. Frequentava intanto il Caffè Michelangiolo e aveva realizzato ritratti di amici artisti (Salvino Salvini, 1849, Roma, Accademia di San Luca). Dal 1849 al 1852 usufruì del pensionato di studio a Roma, dove attese ai saggi d'obbligo ed eseguì la Passeggiata del Muro Torto (coll. privata), precoce intuizione di pittura di macchia. Concluso il perfezionamento con un breve soggiorno a Venezia, rientrò a Firenze, dove nel 1854, per l'inglese W. Sloane, dipinse L'Accademia platonica, primo di una serie di soggetti medicei destinati alla restaurata Villa di Careggi presso Firenze (Leone X a Careggi, 1858; Cosimo Pater Patriae, 1867). La notorietà raggiunta all'apparire dell'opera gli valse la nomina all’Accademia fiorentina. Nella produzione di questi anni si inserirono anche una serie di nudi, studi di figure femminili (La tradita, esposto a Genova nel 1855, coll. privata) e ritratti, come quello della Nobildonna Morrocchi (1855-1860, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti), testimonianza di una personale ed elevata interpretazione dell’ingrisme toscano. Nei temi storici andava frattanto accogliendo elementi comuni al rinnovamento allora in atto in Toscana (Dino Compagni anima i fiorentini, 1859; Lucrezia Borgia, esposto a Firenze nel 1861, entrambi perduti). Al concorso Ricasoli ottenne nel 1860 l'allogazione del Ritratto di Vincenzo Gioberti e un secondo premio per Federico Barbarossa vinto dalla Lega lombarda (bozzetto in coll. privata). Nel 1861 fu chiamato alla cattedra di pittura presso l'Accademia di Bologna e da quel momento si divise fra l'insegnamento e i lunghi soggiorni in Toscana, a Firenze e a Pistoia. -
Lotto 173 Luigi Monteverde(Lugano 1841 - Lugano 1923)LA FONTANA DI DAVESCOolio su tela, cm 36x45firmato e datato Lugano 1902" a destrasul retro: firmato, locato "Lugano" e datato "1902"ProvenienzaCollezione privataBibliografiaOttocento. Catalogo dell'arte italiana dell'800, n. 38, Milano 2009, tavola a coloriNato a Lugano il 10 settembre 1843, figlio di Giovanni, droghiere proveniente da Chiavari, e di Caterina Primavesi, di Lugano, Luigi Monteverde è ottavo di quattordici figli. Rimasto orfano, nel 1855 emigra con alcuni fratelli in Argentina; tornato a Lugano nel 1862, nel 1864 risulta iscritto al corso di ornato dell'Accademia di Brera, dove viene premiato con una medaglia d'argento. A Milano si appassiona alla fotografia. Tra il 1864 e il 1869 compie due nuovi viaggi a Montevideo, dove apre un'impresa di pittura. Rientrato definitivamente in patria, dal 1870 frequenta con successo l'Accademia di Brera. Conclusi gli studi nel 1876, si divide tra Lugano e Davesco. Assidua è la sua presenza ad esposizioni italiane e svizzere. All'inizio del Novecento, dopo che alcune sue tele vengono rifiutate, entra in polemica con le giurie incaricate della scelta delle opere per le esposizioni nazionali di belle arti. Insieme agli artisti appartenenti all'ala più conservatrice, si stacca dalla SPSAS, aderendo nel 1906 alla Secessione (Società libera degli artisti svizzeri). Negli ultimi anni conduce una vita ritirata.Sin dagli anni '70 del XIX secolo il modo di dipingere di Monteverde si caratterizza per la ricostruzione fedele e descrittiva della realtà, e per una costante e minuta cura nella resa dei particolari. I suoi riferimenti vanno ricercati nel naturalismo lombardo, con forti accenti derivati da Pietro Bouvier e da Filippo Carcano, ma anche nella pittura napoletana, in primis nei fratelli Palizzi. Per una certa ridondanza e un virtuosismo assai marcato nella disposizione degli oggetti, soprattutto nelle nature morte e nei ritratti, la sua pittura viene definita da Giuseppe Martinola "lenticolare". Tra i soggetti ricorrenti figura il paese di Davesco: numerose sono le tele che hanno per soggetto la fontana del villaggio – quadri di genere, che riproduceva più volte, dai titoli assai emblematici, quali Arriva il postino, Confidenze, Battesimo inatteso e il nostro La fontana di Davesco. La sua pittura si indirizza soprattutto verso forme naturalistiche, con un'attenzione particolare al dato oggettivo sia nei soggetti di genere sia nei paesaggi sia nelle nature morte, dove primeggia tanto da esser definito iperbolicamente dai suoi contemporanei il "Raffaello dell'uva"."
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Lotto 174 Mosè Bianchi
(Monza 1840 - 1904)
SULLA STRADA PER LA CHIESA DI VILLASANTA
olio su tavoletta, cm 34x25
firmato e datato "1890" in basso a destra -
Lotto 175 Attilio Pratella
(Ravenna 1856 - Napoli 1949)
MARINA CON PESCATORI
pastello su carta, cm 26,5x45
firmato in bassoProvenienzaCollezione privata -
Lotto 176 Attilio Pratella
(Ravenna 1856 - Napoli 1949)
SCORCIO DI NAPOLI
tecnica mista su carta, cm 27x45
firmato in basso a sinistraProvenienzaCollezione privata, Milano -
Lotto 177 Antonio Mancini
(Roma 1852 - Roma 1930)
RITRATTO DI DONNA
pastello su carta riportata su tela, cm 76,5x56,5
firmato in alto a sinistra
sul retro: timbro della Galleria Sacerdoti di Milano
Provenienza
Galleria Sacerdoti, Milano
Collezione privata -
Lotto 178 Vincenzo Migliaro
(Napoli 1858 - 1938)
VECCHIA NAPOLI o MERCATO SPAGNOLO
olio su tavola, cm 47,5x32
firmato e iscritto "Napoli" in basso a sinistra
sul retro: etichetta con iscritto "Marché espanol par Migliaro 6.." e timbro con iscritto "Santiago del Cile"
Sulla targhetta apposta sulla cornice il dipinto è titolato "Via Purgatorio d'Arco" (strada nei pressi di via dei Tribunali, decumano maggiore dell'antica Napoli).
Vincenzo Migliaro (1858-1938), dopo aver vinto nel 1877 il secondo posto al Concorso Nazionale di Pittura tra gli alunni delle Accademie di Belle Arti, pagato il primo tributo di iniziazione alla pittura verista di Gioacchino Toma, si recò in Francia per un breve periodo. Ma la malìa della sua città natia lo costrinse a ritornare a Napoli, dove cominciò a frequentare una birreria a ridosso del Castello angioino, "Lo Strasburgo", che era il ritrovo preferito di pittori come Caprile e Pratella, oltre che di alcuni letterati come Edoardo Scarfoglio e il poeta Salvatore Di Giacomo. Di quest'ultimo Migliaro, in particolare, ammirava il modo di descrivere gli usi e i costumi della quotidianità napoletana. La stessa che il pittore voleva raccontare scrutandola negli angiporti, sotto gli archi e perfino all’interno di qualche basso della sua città e che costituivano la fitta trama dei quattro quartieri della Vicaria, Pendino, Mercato e Porto. Fu dagli inizi degli anni '80, che Migliaro si inoltrò in quei luoghi per proporre delle plastiche riprese di impressioni popolari e colorite sensualità. Con ciò egli documentò e in alcuni casi denunciò, marchiando di emozioni, come dei graffiti primordiali, la sottile diga posta ad argine dal pittoresco commerciale, contraddittoriamente sognante e spensierato. Per questo motivo, Migliaro va disgiunto da quella facile pittura di genere alla quale, per una serie di equivoci critici, a volte viene accostato: il racconto confuso con l'aneddoto, la scrittura con la calligrafia, il verismo con il folclore. Invece, in quel timbro incisivo, in quelle riconoscibili icone, in quel suo linguaggio simbolico, risiede l'arte di Migliaro.
Lo spunto per il quadro che lo rese famoso glielo diede, un giorno, una bella acquaiola che si trovava a due passi dallo "Strasburgo". Di fronte al Maschio Angioino, a Piazza Francese, attiguo al Teatro Mercadante, sorgeva un chiosco dell’acqua sulfurea. Migliaro, ci si soffermava spesso annotando le emozioni e gli effetti di colore tra quel mondo variopinto di venditori di robe vecchie, scrivani pubblici e sfaccendati. -
Lotto 179 Luigi Rossi
(Cassarate 1853 - Biolda 1923)
IL MOSTO
olio su tavola, cm 45x60
firmato e datato "1910" in basso a destra
sul retro: etichetta "Raccolta Eredi / Pittore Luigi Rossi / Dipinto n. 1", etichetta "Città di Lugano / Museo Civico (Villa Ciani) / Mostra Luigi Rossi (1853-1923) / febbraio-aprile 1980 / no. cat. 142"
Provenienza
Eredi Luigi Rossi
Collezione privata
Esposizioni
Luigi Rossi pittore e illustratore: 1853-1923, Museo Civico, Lugano, febbraio-aprile 1980. n. 142
L'opera è la versione del 1910 del dipinto che viene considerato il capolavoro di Luigi Rossi (per confronti: R. Bossaglia, M. Bianchi, Luigi Rossi 1853-1923, Busto Arsizio 1979, pp. 140-141). I critici sono d'accordo nell'individuare in questa opera una sintesi fra il verismo lombardo e la moderna lettura del simbolismo europeo.
La formazione del pittore avviene all'Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida di Giuseppe Bertini. Esordisce nel 1871, inaugurando un repertorio di scene di genere attraversate da una sottile critica sociale, che si configura come un tratto saliente della sua produzione.
Le sue origini ticinesi gli impediscono di ricevere nel 1878 il prestigioso premio Principe Umberto, riservato ai cittadini del Regno d'Italia. Nel corso degli anni ottanta il suo repertorio si diversifica, affiancando paesaggi montani eseguiti en plein air, a scene di vita contadina e ritratti.
Dal 1885 al 1888 è a Parigi dove svolge anche un'intensa attività di illustratore per Alphonse Daudet e Pierre Loti, in particolare. Rientrato a Milano entra in contatto con il poeta Gian Pietro Lucini; un incontro che segna una svolta nelle sue ricerche pittoriche. Ne derivano alcune delle sue tele più celebri ancora di solida impronta verista, ma aggiornate in direzione delle nuove istanze simboliste.
Partecipa costantemente alle principali rassegne espositive italiane e internazionali con dipinti e acquerelli, nel 1921 allestisce una personale alla Galleria Pesaro di Milano. Alla sua scomparsa è ricordato con due mostre postume allestite presso la Società Permanente di Milano e a villa Ciani di Lugano nel 1924.
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Lotto 180 Giovanni Sottocornola
(Milano 1855 - 1917)
MATERNITA'
olio su tela, cm 105x129
firmato in basso a sinistra
Provenienza
Dall'artista alla famiglia degli attuali proprietari per successione ereditariaGiovanni Sottocornola, nato in una famiglia operaia, poté iscriversi tardi (1875) all'Accademia di Brera di Milano, dove fu allievo di Bertini e Casnedi. Si affermò alle esposizioni braidensi, alle quali aveva debuttato nel 1882, come autore di nature morte e di apprezzati ritratti (1883, Ritratto della signora Martelli, Lecco, Museo Civico). Legato da un rapporto d'amicizia a Previati, Longoni, Pusterla, negli anni '90 si avviò all'esperienza divisionista con temi di impegno sociale (Muratore, esposto alla Triennale di Brera nel 1891; Dicembre-L'alba dell'operaio, 1897, Milano, Galleria d’Arte Moderna). In linea con le tendenze del gruppo culturale milanese, cui apparteneva, Giovanni Sottocornola si dedicò negli anni '90 alla pittura di tema sociale, affiancata alla sperimentazione del Divisionismo, temi che però abbandonò al volgere del secolo scegliendo soggetti di paesaggio e sviluppando una tematica più intimista e familiare, che raggiunse alti esiti nell'applicazione della tecnica divisionista anche con il pastello. Nel Novecento Sottocornola schiarisce la tavolozza dando risalto ai toni dell'indaco, del violetto e degli aranciati, ammorbidendo nelle stesure a olio dalle pennellate più ampie, il primitivo rigore dell'applicazione. Ed è allora che il Divisionismo e l'uso del pastello trovarono intonazioni delicate come in La rosa bianca (1907, Novara, Galleria d'Arte Moderna P. e A. Giannoni) o in Luce e lavoro (esposto a Brera nel 1914). -
Lotto 181 Mario Puccini
(Livorno 1869 - Firenze 1920)
PRIMAVERA NELLA CAMPAGNA DI DIGNE
olio su cartone, cm 44,7x32,6
firmato in basso a destra
sul retro: etichette "Galleria Pesaro, Milano"
Provenienza
Collezione D. Tempestini, Firenze
Collezione Gazzeri
Collezione Enrico Checcucci, Firenze
Collezione Alfredo Geri, Milano
Collezione privata, Bologna
Esposizioni
Le opere di Mario Puccini, Milano, Galleria Pesaro, maggio 1931
Bibliografia
Pittori italiani dell'Ottocento nella raccolta di Enrico Checcucci di Firenze, prefazione di E. Cecchi, Milano 1929, n. 81 tav. 175
M. Tinti, Il pittore Mario Puccini, Bergamo 1931, tav. XXIX
Le opere di Mario Puccini, catalogo della mostra (Milano, Galleria Pesaro, maggio 1931), Bergamo 1931, n. 23 tav. X
La raccolta Alfredo Geri, catalogo dell'asta (Milano, Galleria Pesaro, 11 novembre 1931) Milano 1931
R. e F. Tassi, R. Monti, Mario Puccini, Firenze 1992, p. 387 n. 238
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Lotto 182 Ulvi Liegi
(Livorno 1858 - 1939)
MERIGGIO AI GIARDINI
olio su compensato, cm 25x35
firmato in basso a destra
sul retro: firmato
Provenienza
Collezione privata, Bologna -
Lotto 183 Telemaco Signorini
(Firenze 1835 - 1901)
PASSEGGIATA IN CAMPAGNA
olio su carta applicata su cartoncino, cm 10x24
firmato in basso a destra
sul retro: timbro "Galleria d'Arte Spinetti Firenze"
Provenienza
Galleria d'Arte Spinetti, Firenze
Collezione privata, Bologna -
Lotto 184 Giovanni Fattori
(Livorno 1825 - 1908)
MANOVRE DI ARTIGLIERIA
olio su tavola, cm 9x22
firmato in basso a destra
sul retro: timbro Collezione Mario Borgiotti", firma di Mario Borgiotti, timbro "Romano Stefanini Galleria d'Arte" con firma di Romano Stefanini
Provenienza
Collezione Mario Borgiotti
Galleria d'Arte di Romano Stefanini
Collezione privata, Bologna"... oggi si tende a spartire recisamente la sua produzione: di qua le battaglie ed altre tele celebrative, di là i piccoli motivi campestri; quelli, prodotti d'obbligo e di mestiere; e questi, illuminazioni geniali e tesori di arte. Contro siffatto vezzo fu spesa (Soffici) qualche franca parola. Per molti aspetti, il Fattori delle tavolette torna in qualsiasi composizione più ampia; dove, fatalmente, il colore si snerva, perde di virtù struttiva e ricorre ad imprestiti chiaroscurali dalla pittura del Costa; mentre si moltiplicano gli elementi illustrativi. Quanto è limpido e stillante nelle tavolette, anticamente adusto in parecchi ritratti, costì, non di rado, il Fattori è laborioso… E badiamo, altresì, che i valori illustrativi, nell'opera militare, son sempre di un maestro. Al loro effetto, tuttavia, il colore ha meno parte; e si scorpora e cade in toni pastello e pallori d'affresco, da farci pensare a quello che il Fattori avrebbe potuto nella pittura murale, con la quale certe sue opere di maggior superficie (per es. nel Museo Civico di Livorno) sembrano una sorta di compromesso. Allora entra in giuoco il nero segno che scolpisce contorni e movimenti: il segno delle acqueforti, di molte delle quali coteste composizioni posson considerarsi quali rifacimenti in grande, ritoccati di qualche povera tinta, che crea un'atmosfera sorda, bruciata: la reale atmosfera della violenza fisica e della guerra".(L. Bianciardi, L'opera completa di Fattori, Milano 1970, p. 11) "