COSE DELL'ALTRO MONDO!
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Lotto 25 Iena delle caverne (Crocuta crocuta spelaea)
Cranio, circa 15 milioni di anni, Germania
Fossile
32x30x20 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Stato di conservazione. Supporto: 70% (sommarie indicazioni nello schema di restauro)
La iena delle caverne (Crocuta crocuta spelaea), conosciuta anche come iena maculata dell'era glaciale, è una paleosottospecie di iena maculata dell'Eurasia, area che si estendeva dalla penisola iberica alla Siberia orientale. È uno dei mammiferi più conosciuti dell'era glaciale ed è ben rappresentato in molte grotte ossee europee. Predava grandi mammiferi (principalmente cavalli selvaggi, bisonti delle steppe e rinoceronti lanosi) ed è responsabile dell'accumulo di centinaia di grandi ossa di mammiferi del Pleistocene in aree tra cui grotte orizzontali, doline, pozzi di fango e aree fangose lungo i fiumi.
Calchi digitali intracranici prelevati da iene maculate e da due teschi di iena delle caverne hanno mostrato che quest'ultima aveva un volume encefalico di 174-218 cm³, superiore a quello della iena maculata odierna che ha un volume medio di 160 cm³. Nelle iene delle caverne, tuttavia, il telencefalo anteriore occupava solo il 15,9-16,6% del volume totale del cervello, a differenza della iena maculata, il cui telencefalo anteriore occupava il 24,5%. Poiché studi precedenti mostrano che esiste una correlazione tra lo sviluppo del telencefalo e la socievolezza e flessibilità alimentare nelle iene, è stato proposto, alla luce di questa scoperta, che la iena delle caverne non dimostrasse comportamenti sociali complessi o adattabilità come la iena maculata, essendo invece più simile alla iena marrone e a quella striata, entrambe conosciute come spazzini solitari.
Molte grotte mostrano occupazioni alternate da parte di iene e uomini di Neanderthal. La presenza di grandi popolazioni di iene nell'Estremo Oriente russo potrebbe aver ritardato la colonizzazione umana del Nord America. Esistono prove fossili di esseri umani nell'Europa del Pleistocene medio che macellavano e presumibilmente consumavano iene.
Nell'arte rupestre, è apparsa molte volte: circa 20.000 anni fa disegnata nelle grotte di Lascaux, Chauvet e Le Gabillou, circa 12.000-17.000 anni fa scolpita in un avorio di mammut trovato nel rifugio roccioso di La Madeleine. Gli esemplari più recenti conosciuti in Europa risalgono a circa 31.000 anni fa, mentre nell'Asia orientale sono attestati fino a circa 20.000 anni fa. I potenziali fattori causali dell’estinzione includono la diminuzione delle temperature, la competizione con altri carnivori, compresi gli esseri umani, per il cibo e lo spazio vitale, e una diminuzione dell’abbondanza di prede. -
Lotto 26 Siroccopteryxmoroccensis
Dente, circa 105 milioni di anni, Marocco
Fossile
37,67x10 mm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 60%
Stato di conservazione. Supporto: 80% (lacune, consolidamento)
Siroccopteryxè un genere estinto di pterosauro pterodattiloide anhangueride, conosciuto dai sedimenti del cretacico medio, tra gli stadi Albiano e Cenomaniano (circa 105 milioni di anni fa) nell'odierno Marocco.
L'apertura alare di questo grande pterosauro dovrebbe essere compresa tra 4 e 5 metri. È probabile che questo animale si avventurasse nel mare al largo delle coste africane, per catturare pesci e altre prede che nuotavano vicino alla superficie.
Questo pterosauro è noto solo per la parte anteriore della mascella dentata. Il fossile olotipo, LINHM 016 (Museo di storia naturale di Long Island), è stato rinvenuto nella regione di Meknes-Tafilalet a Beg'aa, in Marocco sudorientale, in uno strato di arenaria rossa, un alluvione a grana fine dall'Albiano al Cenomaniano. È costituito da denti anteriori e da un muso non compresso. Il muso era lungo e stretto, con una larga parte terminale allungata, insieme ad una sorta di cresta anteriore sagomata, non alta quanto quella di Coloborhynchus o Tropeognathus. I denti erano affilati ma corti e robusti. L'osso è ruvido e coriaceo, con strani segni di rughe e depressioni, forse occasionali.
Il fossile risale al cretaceo superiore, stadio cenomaniano, ed è stato scavato presso Taouz, nei Kem Kem Beds, in Marocco. -
Lotto 27 Ammonite (Lytoceras sp.)
Conchiglia, circa 160 milioni di anni, Madagascar
Fossile
38x30x16 cm
Provenienza: mercato (Francia)
Stato di conservazione. Superficie: 70%
Stato di conservazione. Supporto: 85% (consolidamento, lacune)
Le ammoniti erano cefalopodi - molluschi caratterizzati da una simmetria bilaterale del corpo diviso tra testa e tentacoli - dal guscio a spirale. Sono strettamente imparentati con i coleoidi viventi, cioè polpi, calamari e seppie, anche se in apparenza ricordano maggiormente il Nautilus. Le prime ammoniti - più propriamente ammonoidea - apparvero durante il devoniano (419.2-358.9 milioni di anni fa). L'ultima specie scomparve durante o subito dopo l'evento di estinzione del cretacico-paleogene, detto anche K-T extinction (circa 66 milioni di anni fa), in cui scomparvero i tre quarti delle specie animali e vegetali e tra l'altro tutti i dinosauri non dotati di ali e la maggior parte dei quadrupedi con peso superiore a 25 kg.
Le ammoniti sono ottimi fossili indice ed è spesso possibile collegare lo strato roccioso in cui si trova una particolare specie o genere a specifici periodi geologici. I loro gusci fossili di solito assumono la forma di planispirali, sebbene siano state trovate alcune forme a spirale elicoidale e non a spirale, le cosiddette ammoniti eteromorfe.
Il nome "ammonite", fu inventato da Plinio il vecchio, che ne rilevò la similitudine con le corna di ariete (coniò il termine "Ammonis cornua", "corna di Ammon", perché il dio egizio Ammon era tipicamente raffigurato con corna di ariete).
Le ammoniti si distinguono per i setti, le pareti divisorie che separano le camere del fragmocono, per la natura delle suture nel punto in cui i setti si uniscono alla parete esterna del guscio, e in generale per il sifone.
Il genere Lytoceras, a cui appartiene l'esemplare in asta, esiste durante la maggior parte del giurassico e del cretacico: questi cefalopodi erano carnivori capaci di nuotare e di rapidi movimenti.
I gusci di Lytoceras sono evoluti, in sezione rotonda o quadrata, ricoperti da linee di crescita increspate o nervature e possono presentare lievi costrizioni sulle forme interne. Alcuni hanno striature fini e solchi paralleli che corrono longitudinalmente lungo i fianchi.
Le Lytoceras - di cui sono moltissime e di difficile distinzione le specie - sono state rinvenute in tutto il mondo, in particolare in Europa occidentale, Marocco, Madagascar, Sud Africa e Stati Uniti.
Il fossile in asta proviene dal Madagascar, probabilmente dai depositi del bacino meridionale di Morondava e del Madagascar sudoccidentale, ricchi di ammoniti, accumulatisi nello stadio oxfordiano del giurassico, tra 163,5 e 157,3 milioni di anni fa. Un esemplare simile di Lobolytoceras bukmanni è stato presentato da René Hoffmann e Helmut Keupp nel 2008 ("A giant member of the genus Lobolytoceras BUCKMAN, 1923 (Ammonitina, Lytoceratinae) from the Oxfordian of SW Madagascar", N. Jb. Geol. Paläont. Abh. 2008, vol. 250/1, p.53–64, Stuttgart, October 2008, published online 2008). -
Lotto 28 Geode calcedonio con apofillite e calcite
Distretto di Jalgaon, Maharashtra, India
Formazione minerale
15x18 cm
Stato di conservazione. Superficie: 90% (residui di colle)
Stato di conservazione. Supporto: 70% (cristalli riposizionati, consolidamento)
II calcedonio è il nome generico che viene dato al quarzo quando si presenta in masse compatte di silice microcristallina con tessitura fibroso-orientata. Il nome deriva dal greco Χαλκηδών (Chalkedón), riferito a Calcedonia, antica città mineraria della Bitinia (oggi Kadıköy, in Turchia) con porto sul Mar di Marmara, nei cui dintorni si estraeva il materiale usato per creare ornamenti. Tutte le varietà sono considerate pietre dure e utilizzate a scopo ornamentale, fin dall'antichità, soprattutto per la creazione di cammei e intagli. -
Lotto 29 Squalo gigante (Otodus megalodon)
Dente, circa 3,6-23 milioni di anni, Indonesia
Fossile
13x10,5 cm
Provenienza: mercato (Spagna)
Stato di conservazione. Superficie: 85%
Stato di conservazione. Supporto: 90% (restauro radice, consolidamento)
Otodus megalodon (che significa "grande dente"), comunemente noto come megalodonte, è una specie estinta di squalo sgombro gigante che visse approssimativamente da 23 a 3,6 milioni di anni fa, dal Miocene al Pliocene. In passato si pensava che fosse un membro della famiglia lamnidae e un parente stretto del grande squalo bianco (Carcharodon carcharias), ma è stato riclassificato nella famiglia estinta degli Otodontidae, che si differenziò dal grande squalo bianco durante il Cretaceo inferiore.
Sebbene sia considerato uno dei predatori più grandi e potenti mai vissuti, il megalodonte è conosciuto solo attraverso resti frammentari e il suo aspetto e le sue dimensioni massime sono incerti. Le opinioni degli scienziati differiscono sul suo aspetto, se più simile a una versione tozza del grande squalo bianco (Carcharodon carcharias), allo squalo elefante (Cetorhinus maximus) o allo squalo toro (Carcharias taurus).
La stima più recente suggerisce una lunghezza massima intorno a 20,3 metri, per un peso di 103 tonnellate. I loro denti erano spessi e robusti, costruiti per afferrare la preda e rompere le ossa, e le loro grandi mascelle potevano esercitare una forza di morso compresa tra 108.500 e 182.200 newton.
Il Megalodon probabilmente ha avuto un impatto importante sulla struttura delle comunità marine. I reperti fossili indicano che aveva una distribuzione cosmopolita. Probabilmente prendeva di mira prede di grandi dimensioni, come balene, foche e tartarughe marine. I giovani abitavano le calde acque costiere e si nutrivano di pesci e piccole balene. A differenza del grande squalo bianco, che attacca la preda dalla parte inferiore morbida, il megalodonte probabilmente usava le sue forti mascelle per sfondare la cavità toracica e perforare il cuore e i polmoni della sua preda.
L'animale ha dovuto affrontare la concorrenza dei cetacei mangiatori di balene, come Livyatan e altri capodogli macroraptoriali e forse le orche ancestrali più piccole (Orcinus). Poiché lo squalo preferiva acque più calde, si ritiene che anche il raffreddamento oceanico associato all'inizio delle ere glaciali, insieme all'abbassamento del livello del mare e alla conseguente perdita di aree di riproduzione adatte, possa aver contribuito al suo declino. Una riduzione della diversità delle balene e uno spostamento nella loro distribuzione verso le regioni polari potrebbero aver ridotto la fonte di cibo primaria del megalodonte. L'estinzione dello squalo coincide con la tendenza al gigantismo dei misticeti.
Il fossile è stato scavato presso le formazioni calcaree della regione di Tasikmalaya nella parte occidentale di Giava, in Indonesia. -
Lotto 30 Grillo o mantide (Sinohagla pleioneura)
Impronta, circa 125,45-130 milioni di anni, Cina
Fossile
28x20x0,8 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 50%
Stato di conservazione. Supporto: 65% (lacune, fratture, consolidamento)
La Sinohagla pleioneura è un insetto estinto, analogo a un grillo o a una mantide, dell'ordine Orthoptera, superfamiglia Hagloidea, genere sinohagla, specie pleionura. Gli ortotteri comprendono cavallette, locuste e grilli, e altri insetti strettamente imparentati, come i grilli selvatici. Il tipo in asta è stato classificato da Ren nel 1995 (Ren, "Sinohagla pleioneura", p. 64, figs. Pl 5, figs 1,2; text-fig 3-21). Il suo esemplare tipo è CH93003/4. La sua località tipo è la stazione ferroviaria di Gaositai, città di Chengde, che nel barremiano era una zona lacustre, parte della porzione della Yixian Formation, caratterizzata da una roccia sedimentaria a grana fine formata da limo e argilla, simile allo scisto ma non distintamente laminata.
Il fossile risulta scavato nella cosiddetta Lower Yixian Formation, presso Beipiao, nella regione di Liaoning ed esportato dalla Cina prima del 2001. -
Lotto 31 Mosasauro (Halisaurus arambourgi)
Scheletro, circa 70 milioni di anni, Marocco
Fossile
267x111x22 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 50%
Stato di conservazione. Supporto: 50-60% (cfr. schema di restauro; matrice riprodotta con amalgama di sedimento originale)
La grande famiglia dei mosasauri - il cui nome significa "lucertola del fiume Mosa" - raccoglie un gruppo estinto di rettili acquatici squamati, vissuto, a larghe maglie, tra 82 e 66 milioni di anni fa durante le fasi campanania e maastrichtiana del tardo cretacico. I primi fossili di mosasauro furono trovati come teschi in una cava di gesso vicino alla città olandese di Maastricht alla fine delxVIII secolo e inizialmente si pensava fossero coccodrilli o balene. Un teschio scoperto intorno al 1780 fu soprannominato il "grande animale di Maastricht", ed ebbe larghissima risonanza scientifica. Nel 1808, il naturalista Georges Cuvier concluse che apparteneva a una gigantesca lucertola marina con somiglianze con le lucertole attuali ma per il resto diversa da qualsiasi animale vivente conosciuto. Questo concetto era rivoluzionario all'epoca e contribuì a sostenere le idee di estinzione ed evoluzione allora in via di sviluppo. William Daniel Conybeare nel 1822 inventò il nome "mosasaurus" in riferimento alla sua origine in depositi fossili vicino al fiume Mosa. La pelle squamata dei mosasauri mantiene viva, tra gli studiosi, la controversia se il gruppo sia da apparentare più strettamente alle lucertole o ai serpenti.
Il fossile in esame proviene dal bacino di Ouled Abdoun in Marocco e appartiene al genere Halisaurus, un delle forme chiave nella evoluzione del mosasauro, identificata dal paleontologo statunitense Othniel Charles (1831-1899), nel 1869 (che nel 1870 cambiò il nome in Baptosaurus, per evitare confusioni con l'Halosaurus, un pesce preistorico). Il nome è un calco dal greco antico e signica "lucertola di mare" (ἅλς + σαῦρος).
Si conoscono depositi fossili in tutto il mondo, con resti particolarmente completi rinvenuti in Marocco e negli Stati Uniti. Con una lunghezza di 3–4 metri, l'alisauro era relativamente piccolo per gli standard dei mosasauri. Nella classificazione degli alisauri, particolare importanza ha la scoperta di un nuovo tipo, reso noto soltanto nel 2005, dal gruppo di lavoro di Nathalie Bardet e intotolato al paleontologo francese Camille Arambourg (1885-1969), cui si debbono estese ricerche in nord africa. Ad esso appartiene il nostro esemplare di Halisaurus arambourgi, il cui nome signifca "lucertola dell'oceano di Arambourg", in onore alla scoperta del grande bacino preistorico identificato dallo studioso.
Lo Halosaurus arambourgi è di periodo tardo maastrichtiano, quindi con una datazione tra 72.1 e 66 milioni di anni fa. Si tratta di un tipo ben riconoscibile per la forma delle narici esterne (a V anteriormente e a U posteriormente), la forma del quadratum (una parte del cranio che presenta un'incisura stapediale verticale ovale) e la presenza di creste anteriori sul la parte frontale. Il suo osso pterigoideo conserva anche dodici denti (tre in più rispetto a Halisaurus platyspondylus, il "cugino" più simile). -
Lotto 32 Quarzo Ialino
Brasile
Formazione minerale
44x35x17 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Stato di conservazione. Supporto: 95% (consolidamento)
Il quarzo ialino, comunemente detto anche cristallo di rocca, è una varietà completamente incolore di quarzo. Di solito è perfettamente trasparente, con aspetto simile al vetro e al cristallo artificiale, da cui si può distinguere facilmente, come tutte le sostanze minerali, per la sensazione di freddo che provoca al saggio con la lingua. -
Lotto 33 Spinosaurus aegyptiacus
Dente, circa 93-99,6 milioni di anni, Marocco
Fossile
110x31 mm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Stato di conservazione. Supporto: 90% (fratture, restauro, consolidamento)
Lo spinosaurus è un genere di dinosauro spinosauride - dotato di vela dorsale - che visse in Nord Africa durante gli stadi cenomaniano e turoniano superiore del tardo cretacico, circa 99-93,5 milioni di anni fa. In letteratura sono classificate due specie: lo Spinosaurus egyptiacus, dall'Egitto, e lo Spinosaurus maroccanus, rinvenuto in Marocco. Per alcuni studiosi tutti gli spinosauri del nord Africa appartengono alla stessa specie, Spinosaurus aegyptiacus; Spinosaurus moroccanus sarebbe solo un sinonimo. Una terza specie, trovata nella Alcântara Formation in Brasile, è in fase di classificazione.
Lo spinosaurus è il carnivoro terrestre conosciuto da più tempo; ed è paragonabile, per potenza, al tyrannosaurus, al giganotosaurus e al carcharodontosaurus. Lo Spinosaurus egyptiacus poteva raggiungere 14 metri di lunghezza e 7,4 tonnellate di massa corporea. Il cranio dello spinosauro era lungo, basso e stretto, simile a quello di un moderno coccodrillo, e portava denti conici dritti senza dentellature. Sembra avesse arti anteriori grandi e robusti con mani a tre dita ed un artiglio allargato sul primo dito. Le caratteristiche spine neurali, lunghe estensioni delle vertebre (o spine dorsali), crescevano fino a raggiungere una lunghezza di almeno 1,65 metri e probabilmente erano collegate da pelle, formando una struttura simile a una vela, sebbene alcuni autori hanno suggerito che le spine fossero ricoperte di grasso e formassero una gobba. Le ossa dell'anca dello spinosauro erano ridotte e le gambe erano molto corte in proporzione al corpo. La sua coda lunga e stretta era resa più profonda da spine neurali alte e sottili e galloni allungati, che formavano una pinna flessibile o una struttura simile a una pagaia.
È noto che lo spinosauro mangiava pesci e la maggior parte degli scienziati ritiene che cacciasse prede sia terrestri che acquatiche. Le prove suggeriscono che fosse semiacquatico. Le ossa delle gambe presentavano una elevata densità ossea, consentendo un migliore controllo dell'assetto. Per la vela dorsale sono state previste molteplici funzioni, tra cui la termoregolazione e la visualizzazione; sia per intimidire i rivali che per attirare i compagni. Viveva in un ambiente umido di piane tidali e foreste di mangrovie insieme a molti altri dinosauri, oltre a pesci, coccodrilli, lucertole, tartarughe, pterosauri e plesiosauri.
Il fossile risale al cretacico superiore, cenomaniano, ed è stato scavato presso El Bega, nei Kem Kem beds, Marocco -
Lotto 34 Ammonite eteromorfa (Ephamulina arcuata)
Conchiglia, circa 100-113 milioni di anni, Madagascar
Fossile
28x24x10 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 70%
Stato di conservazione. Supporto: 70% (lacune, fratture, consolidamento)
Le ammoniti erano cefalopodi - molluschi caratterizzati da una simmetria bilaterale del corpo diviso tra testa e tentacoli - dal guscio a spirale. Sono strettamente imparentati con i coleoidi viventi, cioè polpi, calamari e seppie, anche se in apparenza ricordano maggiormente il Nautilus. Le prime ammoniti - più propriamente ammonoidea - apparvero durante il devoniano (419.2-358.9 milioni di anni fa). L'ultima specie scomparve durante o subito dopo l'evento di estinzione del cretacico-paleogene, detto anche K-T extinction (circa 66 milioni di anni fa), in cui scomparvero i tre quarti delle specie animali e vegetali e tra l'altro tutti i dinosauri non dotati di ali e la maggior parte dei quadrupedi con peso superiore a 25 kg.
Le ammoniti sono ottimi fossili indice ed è spesso possibile collegare lo strato roccioso in cui si trova una particolare specie o genere a specifici periodi geologici. I loro gusci fossili di solito assumono la forma di planispirali, sebbene siano state trovate alcune forme a spirale elicoidale e non a spirale, le cosiddette ammoniti eteromorfe.
Il nome "ammonite", fu inventato da Plinio il vecchio, che ne rilevò la similitudine con le corna di ariete (coniò il termine "Ammonis cornua", "corna di Ammon", perché il dio egizio Ammon era tipicamente raffigurato con corna di ariete).
Le ammoniti si distinguono per i setti, le pareti divisorie che separano le camere del fragmocono, per la natura delle suture nel punto in cui i setti si uniscono alla parete esterna del guscio, e in generale per il sifone.
L'esemplare in esame appartiene alla specie eteromorfa Ephamulina arcuata, identificata da Collignon nel 1963, e appartenente alla famiglia delle Anisoceratidae, ammoniti eteromorfe della superfamiglia Ancyloceratina Turrilitoidea. I membri della famiglia vanno dall'Albiano inferiore al Turoniano superiore. La famiglia potrebbe derivare da un membro degli Hamitidae. I gusci degli anisoceratidi iniziano come una spirale elicoidale irregolare che tipicamente si confina su un unico piano con la crescita. Questo di solito è seguito da almeno una terminazione diritta. Costole e tubercoli sono caratteristiche comuni.
Il fossile risale al cretaceo medio, stadio albiano. -
Lotto 35 Phareodus testis e Knightia alta
Impronta in lastra con numerosi pesci colpiti da evento di mortalità di massa (MME), circa 45 milioni di anni fa, Stati Uniti
Fossile
87x50x3 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 70% (pinna pettorale originale, integrazioni cromatiche sulle altre pinne; nel predatore dentatura per lo più originale)
Stato di conservazione. Supporto: 70% (lacune, integrazioni, consolidamento)
Osservando questa lastra fossile si ha la strana sensazione di osservare un acquario di 45 milioni di anni fa: tanto naturali e vivi sono le posizioni e i movimenti dei pesci, tra i quali facilmente si riconoscono un phareodus testis prossimo a predare il branco di knightie alte (o eocena) che gli si muove intorno.
Phareodus è un genere di pesci d'acqua dolce diffuso, dal Paleocene all'Eocene, in Australia, Europa e Americhe. Comprende almeno quattro specie: testis (identicata da Leidy nel 1873), encaustus in Nord America, muelleri in Europa e queenslandicus in Australia. Alcuni dei migliori esemplari risalgono all'Eocene medio e, come il presente, sono stato scavati nella Green River Formation in Wyoming.
In particolare la specie testis - in asta - presentava un contorno ovale, testa piccola e un muso leggermente appuntito. Le pinne dorsale e anale erano situate posteriormente, con la pinna anale più grande. La pinna caudale era leggermente biforcuta. Aveva inoltre piccole pinne pelviche ma pinne pettorali lunghe e strette.
Le knightie - che hanno il principale areale in Montana e Wyoming, di cui sono il fossile simbolo - appartengono alla stessa famiglia tassonomica delle aringhe e delle sardine, e somigliano alle prime al punto che in origine entrambi i generi - Knightia alta e Knightia eocaena - erano state descritte come aringhe del genere clupea.
Nelle knightie, file di scudi dorsali e ventrali corrono dalla parte posteriore della testa alle pinne mediali. Le scaglie erano pesanti e i denti conici. Knightia eocaena era la più lunga, fino a 25 cm (sebbene la maggior parte degli esemplari non superi i 15 cm), mentre knightia alta era più corta e relativamente più larga, con esemplari in media tra 6 e 10 cm. Entrambe si nutrivano di alghe e diatomee, nonché di insetti e occasionalmente di pesci più piccoli.
A sua volta, come piccolo pesce di branco, knightia costituiva un'abbondante fonte di cibo per i predatori dell'Eocene.
Proprio come nel nostro "quadro", molte lastre fossili della Green River Formation mostrano insieme le knightie e pesci più grandi, come diplomystus, lepisosteus, amphiplaga, mioplosus, amia, asstephus e appunto phareodus, tutti trovati con knightie nelle mascelle o nello stomaco.
Nel 2022, sono stati rilevati residui biologici nei fossili di knightie della formazione del Green River, il che apre la sconcertante possibilità di esaminare DNA di 50 milioni di anni fa (Misra, Anupam K.; Rowley, Sonia J.; Zhou, Jie; Acosta-Maeda, Tayro E.; Dasilveira, Luis; Ravizza, Gregory; Ohtaki, Kenta; Weatherby, Tina M.; Trimble, A. Zachary; Boll, Patrick; Porter, John N.; McKay, Christopher P. (2022-06-17). "Biofinder detects biological remains in Green River fish fossils from Eocene epoch at video speed". Scientific Reports. 12 (1): 10164. doi:10.1038/s41598-022-14410-8). -
Lotto 36 Meteorite
Campo del Cielo, circa 4000-5000 anni, Argentina
Agglomerato metallico a prevalenza ferrosa
18,2 kg
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Stato di conservazione. Supporto: 95% (consolidamento)
La definizione "Campo del Cielo" si riferisce a un gruppo di meteoriti di ferro e all'area dell'Argentina dove sono stati trovati, a cavallo delle province di Chaco e Santiago del Estero, situate a circa 1.000 chilometri a nord-ovest di Buenos Aires, e circa 500 chilometri a sud-ovest di Asunción, Paraguay. Il campo dei crateri copre una vasta area, circa 18,5x3 chilometri quadrati e contiene almeno 26 crateri, il più grande dei quali misura 115x91 metri.
Si stima che i crateri abbiano dai quattro ai cinquemila anni. Divennero noti in Europa nel 1576, ma erano già ben conosciuti dalle popolazioni indigene. I crateri e le aree circostanti contengono molti frammenti di un meteorite ferroso. In totale, sono state recuperate circa 100 tonnellate di frammenti, più di qualsiasi altro meteorite che ha impattato il nostro pianeta.
I due frammenti più grandi, il Gancedo da 30,8 tonnellate e l'El Chaco da 28,8 tonnellate, sono tra le masse meteoritiche monoblocco più pesanti recuperate sulla Terra. -
Lotto 37 Centrosauro (Centrosaurus apertus)
Cranio, circa 75,5-76,5 milioni di anni, Nord America
Fossile
110x86x97 cm
Provenienza: USA; mercato (Germania)
Stato di conservazione. Superficie: > 50%
Stato di conservazione. Supporto: > 50% (lacune e restauri; sommarie indicazioni nello schema di restauro)
Chi guarda un centrosauro non può che pensare immediatamente al triceratopo, il signore delle praterie che si scontrava con l'altrettanto celebre tyrannosaurus rex. Infatti il centrosauro è un genere di dinosauro ceratopsiano centrosaurino dello stadio campaniano del tardo cretacico canadese. I principali resti sono stati trovati in particolare nella cosiddetta Dinosaur Park Formation, una grande pianura creata da depositi alluvionali e costieri in Canada, a sud della provincia di Alberta, delimitata a sud dalla Oldman Formation, di natura non marina, e a nord dalla Bearpaw Formation, di natura marina. Fino almeno al 2001 non erano stati rinvenuti fossili di centrosauro fuori dalla provincia di Alberta (T. M. Lehman, 2001, Late Cretaceous dinosaur provinciality: In: Mesozoic Vertebrate Life, edited by Tanke, D. H., and Carpenter, K., Indiana University Press, pp. 310-328). Il fossile in esame, scavato in Montana, stato nordamericano di confine con l'Alberta, dimostra la diffusione dell'animale nelle vaste praterie nord continentali.
I centrosauri vivevano in mandrie, sostanzialmente non dissimili dagli attuali bufali: infatti, nel Dinosaur Provincial Park che delimita l'area di maggiore interesse della Dinosaur Park Formation, sono state rinvenute vaste sedimentazioni di ossa di Centrosaurus, estese per centinaia di metri e contenti migliaia di individui di tutte le età e di tutti i livelli di completamento. Gli scienziati hanno ipotizzato che l'elevata densità e il numero di individui si spiegherebbero se fossero morti mentre cercavano di attraversare un fiume, travolti dalla piena.
L'animale si distingue per i due grandi cornetti innestati nel cranio prima del grande collare protettivo, che doveva sfoggiare una parure di colori. Sopra gli occhi si trova anche un paio di piccole corna dirette verso l'alto. La corona dentata era moderatamente corta rispetto alla dimensione del teschio e presentava due finestre abbastanza grandi, probabilmente per consentire il raffreddamento dell'animale come avviene oggi con gli elefanti: è noto infatti che gli animali di grande dimensione tendono ad accumulare calore.
Erano, infatti, grandi dinosauri, anche se non grandi quanto i maggiori dei loro parenti: raggiungevano i 5–5,5 metri di lunghezza e le 2–2,5 tonnellate di massa corporea, retta da arti tozzi. Come altri centrosaurini, il centrosaurus portava un unico grande corno sopra il naso. Le corna si curvavano in avanti o all'indietro a seconda dell'esemplare. L'ornamentazione cromatica del cranio si riduceva con l'invecchiamento. Il collare era relativamente corto rispetto alla lunghezza totale del cranio e poteva raggiungere una lunghezza di oltre mezzo metro (68,8 cm) negli adulti più grandi e anziani.
Il centrosauro è anche un raro testimone della diffusione di malattie cancerose nei dinosauri e dell'efficienza del gruppo sociale. Si scoprì che un esemplare di Centrosaurus apertus recuperato dal Dinosaur Provincial Park nel 1989 aveva un osteosarcoma paralizzante nel perone destro. L'esame delle lesioni cancerose nell'osso suggerisce che il cancro avesse raggiunto uno stadio aggressivo, provocando una grave zoppia che avrebbe reso il ceratopsiano più vulnerabile alla predazione. Tuttavia, il fatto che facesse parte di un branco permise all'animale di sopravvivere molto più a lungo di quanto ci si aspetterebbe da un animale infetto da una malattia così grave. Si ritiene che l'individuo stesso sia morto annegato nell'alluvione improvvisa che ha creato il letto osseo dove è stato trovato. L'esemplare rimane uno dei pochi esemplari di dinosauro trovati con un cancro grave. -
Lotto 38 Ammonite (Perisphinctes Kranaosphinctes ?)
Conchiglia, circa 157-163 milioni di anni, Madagascar
Fossile
40x36x18 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 60% (ampie lacune)
Stato di conservazione. Supporto: 70% (lacune, consolidamento)
Lo perisphinctes è un genere estinto di ammonite. Queste ammoniti vissero durante il giurassico medio e superiore e fungono da fossile indice per quel periodo di tempo. L'esemplare può essere ricondotto al sottogenere Kranaosphinctes, diffuso nel solo Giurassico superiore (161,2-155,7 milioni di anni fa), che alcuni autori considerano un genere estinto appartenente alla famiglia Perisphinctidae.
Appartiene allo stadio oxfordiano o kimmeridgiano e proviene dal Madagascar. -
Lotto 39 Gonphotherium angustidens
Zanna, circa 12-14 milioni di anni, Gracanica, Bosnia
Fossile
88x14x9 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 65%
Stato di conservazione. Supporto: 85% (lacune, fratture, restauri soprattutto nell'innesto e nella parte inferiore; consolidamento)
Il gomphotherium, come la maggior parte degli elefantimorfi primitivi, aveva una mascella inferiore allungata che montava zanne. Probabilmente ebbe origine in Africa durante il tardo Oligocene-inizi Miocene. I resti più antichi di gomphotherium, infatti, sono stati rinvenuti in Africa, risalenti a circa 19,5 milioni di anni fa. Circa 19 milioni di anni fa, il gomphotherium migrò in Eurasia attraverso il cosiddetto "ponte terrestre del gomphotherium", e dopo il suo arrivo subì una rapida evoluzione, raggiungendo il picco di diversità durante il Miocene medio-inferiore. È stato ipotizzato che il gomphotherium sia l'antenato dei successivi generi gomphothere, inclusi i "tetralophodont gomphotheres" come Tetralophodon che sono probabilmente ancestrali di stegodontidi ed elefantidi.
L'ultima specie di Gomphotherium scomparve dal Nord America all'inizio del Pliocene, circa 5 milioni di anni fa.
La zanna fossile in asta appartiene alla specie angustidens, classificata da Cuvier nel 1817, diffusa in Europa, a metà del miocene. E' stata infatti scavata a Gračanica nel bacino Bugojno, in Bosnia. -
Lotto 40 Ametista
Bolivia
Formazione minerale
34x33x20 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Stato di conservazione. Supporto: 95% (consolidamento)
L'ametista è una varietà violacea di quarzo, spesso associata a rocce basaltiche subalcaline, sin dal 3000 a.C., in Egitto, Sudafrica e in Mesopotamia, una delle gemme più utilizzate per la creazione di gioielli, sigilli e intagli. -
Lotto 41 Ammoniti (Arietites bucklandi)
Coppia di conchiglie, 190 milioni di anni, Germania
Fossile
47x33x10 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 70%
Stato di conservazione. Supporto: 80% (lacune, frattire, integrazioni e restauri, anche al verso)
Le ammoniti erano cefalopodi - molluschi caratterizzati da una simmetria bilaterale del corpo diviso tra testa e tentacoli - dal guscio a spirale. Sono strettamente imparentati con i coleoidi viventi, cioè polpi, calamari e seppie, anche se in apparenza ricordano maggiormente il Nautilus. Le prime ammoniti - più propriamente ammonoidea - apparvero durante il devoniano (419.2-358.9 milioni di anni fa). L'ultima specie scomparve durante o subito dopo l'evento di estinzione del cretacico-paleogene, detto anche K-T extinction (circa 66 milioni di anni fa), in cui scomparvero i tre quarti delle specie animali e vegetali e tra l'altro tutti i dinosauri non dotati di ali e la maggior parte dei quadrupedi con peso superiore a 25 kg.
Le ammoniti sono ottimi fossili indice ed è spesso possibile collegare lo strato roccioso in cui si trova una particolare specie o genere a specifici periodi geologici. I loro gusci fossili di solito assumono la forma di planispirali, sebbene siano state trovate alcune forme a spirale elicoidale e non a spirale, le cosiddette ammoniti eteromorfe.
Il nome "ammonite", fu inventato da Plinio il vecchio, che ne rilevò la similitudine con le corna di ariete (coniò il termine "Ammonis cornua", "corna di Ammon", perché il dio egizio Ammon era tipicamente raffigurato con corna di ariete).
Le ammoniti si distinguono per i setti, le pareti divisorie che separano le camere del fragmocono, per la natura delle suture nel punto in cui i setti si uniscono alla parete esterna del guscio, e in generale per il sifone.
L'arietites è un genere di ammoniti psiloceratacee massicce, giganti, della famiglia Arietitidae, nelle quali le spirali - squadrate e costolate trasversalmente, separate da profonde scalanature - corrono lungo il ventre. I fossili sono conosciuti in tutto il mondo dallo stadio Sinemuriano inferiore del Giurassico inferiore.
I fossili in asta, che risalgono al giurassico inferiore, appartengono alla specie bucklandi identificata da George Brettingham Sowerby nel 1816. -
Lotto 42 Mosasauro (tethysaurus nopcsai)
Scheletro, 89,8–93,9 milioni di anni, Marocco
Fossile
80x34x10 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 80%
Stato di conservazione. Supporto: 60% (conservazione parziale dello scheletro; lacune; consolidamento)
Il tethysaurus è un genere estinto di mosasauroide tetisaurino del periodo tardo cretacico, stadio turoniano inferiore. L'unica specie è Tethysaurus nopcsai.
Il nome significa "lucertola di Teti di Nopcsa", con riferimento alla dea greca del mare Teti e al paleontologo ungherese Ferenc Nopcsa, che compì studi pionieristici sugli squamati acquatici dell'Adriatico. È stato rinvenuto nella Akrabou Formation, vicino ai villaggi di Tadirhourst e Asfla nella regione di Goulmima, nella provincia di Errachidia, in Marocco.
Il tethysaurus misura meno di 3 metri.
Il fossile è stato scavato nei depositi di Asfla, presso Goulmina, Marocco. -
Lotto 43 Plesiosauro (Thililua longicollis)
Cranio, collo e parte delle spalle, circa 100 milioni di anni, Marocco
Fossile
130x125x55 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 80%
Stato di conservazione. Supporto: 60% (stato parziale ma buona conservazione della parte residua, consolidamento)
Il nome "Thililua" deriva da quello di un antico dio acquatico della mitologia berbera locale; l'aggettivo "longicollis" si riferisce al lungo collo dell'animale. Thililua è stata trovata nelle rocce del tardo Cretaceo (inizio del Turoniano) nelle montagne dell'Alto Atlante del Marocco, nel Nord Africa. Il tipo Thililua è il primo plesiosauro policotilide scoperto in Africa, e anche il primo scoperto che viveva a una latitudine subtropicale. Aveva 30 vertebre e poteva crescere fino ad una lunghezza di 5.5-6 metri.
I plesiosauri sono un ordine o clade di rettili marini mesozoici estinti. Apparvero alla fine del triassico, circa 203 milioni di anni fa e divennero particolarmente comuni durante il periodo Giurassico, prosperando fino alla scomparsa a causa dell'estinzione del Cretaceo-Paleogene, circa 66 milioni di anni fa. Avevano una distribuzione oceanica mondiale e alcune specie abitavano almeno in parte ambienti d'acqua dolce. I plesiosauri furono tra i primi rettili fossili scoperti.
La leggenda del mostro di Lock Ness, Nessie, allude ad un animale d'acqua dolce con le fattezze del plesiosauro dal lungo collo: gli avvistamenti descrivono, visibile fuori dall'acqua, la porzione della testa e del collo corrispondente al fossile in asta.
Il fossile proviene da Asla, nella regione di Goulmima, nella provincia d’Er-Rachidia, nel sud del Marocco. -
Lotto 44 Rosa del deserto
Brasile
Formazione minerale
51x49x19 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 95%
Stato di conservazione. Supporto: 95% (consolidamento)
La rosa del deserto è una formazione sedimentaria comune nei paesi desertici. Di colore che sfuma dall'arancione al giallo-ocra è un aggregato di cristalli di gesso che si forma in precise condizioni ambientali e climatiche.
Il gesso che compone le rose del deserto cristallizza nel sistema monoclino in aggregati a forma di lente in cristalli piatti più sottili alle estremità. -
Lotto 45 Hadrosaurus (?)
Uovo di dinosauro, circa 78-80 milioni di anni, Francia
Fossile
15 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 70%
Stato di conservazione. Supporto: 70% (stato frammentario, con presenza di gran parte dei frammenti)
Hadrosaurus è un genere di dinosauri ornitopodi vissuti in particolare nel Nord America durante il tardo Cretacico nella Woodbury Formation tra 78 e 80 milioni di anni fa. L'esemplare olotipo - cioè usato per descrivere la specie - è stato trovato in una sedimentazione marina fluviale, il che significa che il cadavere dell'animale è stato trasportato da un fiume in mare.
Era un animale di grandi dimensioni, lungo da 7 a 8 metri, con un peso da 2 a 4 tonnellate. La maggior parte degli elementi conservati sono tratti molto robusti: di corporatura massiccia, gli hadrosauri erano dotati di becchi cheratinosi per il taglio del fogliame e di una dentatura specializzata e complessa per la lavorazione del cibo.
Gli hadrosauri deponevano in nidi capaci di contenere anche più di una dozzina di uova. -
Lotto 46 Megalosaurus sp.
Dente, circa 165-168 milioni di anni fa, Algeria
Fossile
73x42 mm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 80%
Stato di conservazione. Supporto: 80% (fratture e lacune, integrazioni, consolidamento)
Megalosaurus è un genere estinto di grandi dinosauri teropodi carnivori del Giurassico medio, stadio bathoniano, dell'Inghilterra meridionale. Sebbene fossili provenienti da altre aree siano stati assegnati al genere, gli unici resti certi di megalosauri provengono dall'Oxfordshire.
Megalosaurus fu, nel 1824, il primo genere di dinosauro non aviario ad avere un nome riconosciuto. La specie tipo è Megalosaurus bucklandii, classificata nel 1827. Il Megalosaurus era uno dei tre generi su cui Richard Owen basò i suoi "Dinosauria". Il megalosaurus era lungo circa 6 metri (20 piedi) e pesava circa 700 chilogrammi (1.500 libbre). Era bipede, camminava su robusti arti posteriori, il suo busto era bilanciato da una coda orizzontale. I suoi arti anteriori erano corti, sebbene molto robusti. Il megalosaurus aveva una testa piuttosto grande, dotata di lunghi denti ricurvi. -
Lotto 47 Rana (Latonia gigantea)
Scheletro, circa 3,7-15,7 milioni di anni fa, Bosnia
Fossile
32x28x2,5 cm
Provenienza: mercato (Italia)
Stato di conservazione. Superficie: 70% (matrice fragile e friabile)
Stato di conservazione. Supporto: 80% (piccoli restauri, consolidamento)
La Latonia gigantea è una specie estinta di rana del genere Latonia, vissuta nel Miocene superiore-Pliocene inferiore, da 15,97 a 3,6 milioni di anni fa (Langhiano-Zancleano), in Germania, Ungheria, Romania, Grecia, Spagna, Italia e Balcani.
Nonostante non si conosca molto sulle abitudini alimentari di questo animale, l'unica specie vivente del genere latonia, ossia nigriventer, presenta tratti primitivi ed ancestrali al genere latonia e pertanto può essere usata come paragone per stabilire l'alimentazione e il comportamento delle specie estinte. Latonia nigriventer presenta una struttura cranica robusta, come anche gli arti anteriori. Questo fa concludere che nigriventer sia una rana dalla dieta durofaga, ossia un'alimentazione basata su organismi provvisti di guscio, in particolare gasteropodi e isopodi terrestri. La dieta di latonia gigantea sarebbe quindi meno versatile rispetto ad altre rane di grandi dimensioni: piuttosto che nutrirsi di piccoli vertebrati, è più credibile che questo anfibio si nutrisse principalmente di lumache. Questo andrebbe a spiegare la sua scomparsa in Europa, poiché durante i periodi glaciali del Pleistocene, ci fu una drastica diminuzione delle sue prede.
Il fossile risale al neogene, stadio miocene, ed è stato scavato nella miniera di carbone di Gračanica, nel bacino di Bugojno in Bosnia. -
Lotto 48 Sfalerite con pirite
Trepca, Kosovo
Formazione minerale
20x31x14 cm
Stato di conservazione. Superficie: 90%
Stato di conservazione. Supporto: 90%
Grande campione di solfuri della famosa miniera di Trepca, nel Kosovo. In evidenza i grandi cristalli pseudo-ottaedrici neri di sfalerite, detta anche blenda, qui presente nella sua varietà ferrifera, denominata “marmatite”. A tratti si notano le tipiche alternanze di cristalli coalescenti che costituiscono il cosiddetto “geminato polisintetico”. La blenda è associata ad aggregati lenticolari formati da numerosi cristalli lucenti di pirite; la forma degli aggregati suggerisce che probabilmente la deposizione della pirite è avvenuta sopra a preesistenti cristalli di pirrotina. Questo fenomeno costituisce probabilmente una pseudomorfosi per incrostazione.
Prima della guerra in Kosovo, le miniere Trepca, alle porte di Mitrovica in Kosovo, ebbero una età felice, raggiungendo, per quantità di materiale estratto - soprattutto piombo, zinco, oro e argento -, la terza posizione in Europa, contribuendo al 70% della produzione mineraria della Jugoslavia e all’80% della ricchezza del Kosovo. Gli impiegati erano oltre 10 mila, mentre ora non ne rimangono che 1.300.