Coralli, Avori e Argenti: capolavori da importanti collezioni italiane - Icone Russe
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Lotto 13
Rilievo in avorio raffigurante la Crocifissione di Cristo Borgogna, XVII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 15,7 x 10,6 x 1,3 cm. Peso: 450 gr.
In avorio di elefante (Loxodonta africana Blumenbach, 1797 o Elephas maximus Linnaeus, 1758) finemente scolpito a raffigurante la Crocifissione di Cristo. La composizione è tipica del periodo tardo gotico di area francese dove erano prevalenti le rappresentazioni della filosofia umanista dell’epoca.
Il Cristo è posizionato su una croce completamente liscia, con la testa leggermente ripiegata verso la spalla destra, rivolta verso il basso e le parti intime sono coperte da un perizoma corto sostenuto da un drappo laterale. Il cartiglio con il Titulus Crucis INRI (Iesus Nazarenus Rex Iudeorum, che si traduce letteralmente in “Gesù nazareno, re dei giudei”) in rilievo ha la forma rettangolare ed è posizionato orizzontalmente nella parte superiore della composizione.
Ai lati del Salvatore sono presenti sono presenti l’angelo consolatore nella sera dell’agonia: «Gli apparve (nel Getsemani) un angelo del cielo a confortarlo» (Luca 22,43) e l’angelo che indica il destino dell’uomo oltre la morte: «Alla risurrezione... si sarà come angeli nel cielo» (Matteo 22,30).
Stato di conservazione: **** buono.
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Lotto 14 Andrea e Alberto Tipa (bottega di) (1725-1766 e 1732-1783 - )
Gruppo in osso scolpito raffigurante Sacra Famiglia Trapani, metà del XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 18,5 x 11 x 2,8 cm.
I personaggi della sacra rappresentazione, scolpiti a micro-intaglio a tutto tondo in osso e raffiguranti una Sacra Famiglia sono inseriti in una teca rettangolare in osso. Le figure stanti della Vergine Maria, di Giuseppe e di Gesù Cristo sono posti frontalmente, sullo sfondo la città vecchia di Gerusalemme.
La scena culmina in alto con la colomba, che rappresenta lo Spirito Santo ed è uno dei simboli più diffusi nella cristianità, posta tra due putti alati tra le nuvole.
Il momento di massimo splendore dell'arte delle maestranze trapanesi fu nei secoli XVII e XVIII quando dalla produzione in serie di palline, olivette, piccole bugne e virgolette dei secoli XIV, XV e XVI si giunge ad opere di più elevato pregio artistico come sculture e composizioni, spesso caratterizzate da una ricca scenografia architettonica. La consuetudine siciliana di celebrare il Natale con il presepe, portò i maestri trapanesi a realizzare sia singoli pastori, sia composizioni presepiali di varie dimensioni, con inserti coralli, tanto che già da un documento del 1571, il Conto di Cassa del Tesoro Generale del Regno di Sicilia, veniva citata una Natività in corallo; i manufatti trapanesi erano molto apprezzati da collezionisti italiani ed esteri tanto che le più illustri famiglie come ne possedevano pregevoli esemplari. Al Museo Pepoli di Trapani e al Museo San Martino di Napoli, sono conservati esemplari in corallo, entrambi eseguiti in rame dorato, argento, corallo e smalti.
Quando sul finire del secolo XVIII il corallo inizia a diventare più raro, gli scultori trapanesi ripiegano su altri materiali come l’avorio o l’osso e si cominciano ad avvertire i sintomi del declino del rosso materiale che va sempre più riducendosi, fino a quasi scomparire. Sarà quindi l’avorio che sostituirà gradatamente il corallo nelle rappresentazioni presepiali, corallo ridotto a pochi elementi come nel presepe in miniatura della collezione Burgio di Palermo, inserito in una cornice d’argento a ghirlanda di gradatamente fiori e foglie, attribuito alla bottega dei fratelli Alberto e Andrea Tipa.
Stato di conservazione: **** buono, usure e minori fessure sui lati della cornice.
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Lotto 15 Andrea e Alberto Tipa (bottega di) (1725-1766 e 1732-1783 - )
Gruppo in osso scolpito raffigurante San Biagio Trapani, metà del XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 18,3 x 11,1 x 2,8 cm.
I personaggi della sacra rappresentazione, scolpiti a micro-intaglio a tutto tondo in osso e raffiguranti San Biagio con una devota ed un bambino sono inseriti in una teca rettangolare in osso. L'opera è impaginata in una tradizionale quinta architettonica; la figura stante di San Biagio in abito vescovile, con pastorale e mitra, che benedice una donna inginocchiata ai suoi piedi con un bambino tra le braccia è posta al centro della rappresentazione, mentre alla sua destra è collocato un altare con un Cristo crocifisso e un testo sacro.
A Salemi, città arabo-medievale in provincia di Trapani, san Biagio è compatrono assieme a san Nicola della città dal 1542.
Il momento di massimo splendore dell'arte delle maestranze trapanesi fu nei secoli XVII e XVIII quando dalla produzione in serie di palline, olivette, piccole bugne e virgolette dei secoli XIV, XV e XVI si giunge ad opere di più elevato pregio artistico come sculture e composizioni, spesso caratterizzate da una ricca scenografia architettonica. La consuetudine siciliana di celebrare il Natale con il presepe, portò i maestri trapanesi a realizzare sia singoli pastori, sia composizioni presepiali di varie dimensioni, con inserti coralli, tanto che già da un documento del 1571, il Conto di Cassa del Tesoro Generale del Regno di Sicilia, veniva citata una Natività in corallo; i manufatti trapanesi erano molto apprezzati da collezionisti italiani ed esteri tanto che le più illustri famiglie come ne possedevano pregevoli esemplari. Al Museo Pepoli di Trapani e al Museo San Martino di Napoli, sono conservati esemplari in corallo, entrambi eseguiti in rame dorato, argento, corallo e smalti.
Quando sul finire del secolo XVIII il corallo inizia a diventare più raro, gli scultori trapanesi ripiegano su altri materiali come l’avorio o l’osso e si cominciano ad avvertire i sintomi del declino del rosso materiale che va sempre più riducendosi, fino a quasi scomparire. Sarà quindi l’avorio che sostituirà gradatamente il corallo nelle rappresentazioni presepiali, corallo ridotto a pochi elementi come nel presepe in miniatura della collezione Burgio di Palermo, inserito in una cornice d’argento a ghirlanda di gradatamente fiori e foglie, attribuito alla bottega dei fratelli Alberto e Andrea Tipa.
Stato di conservazione: **** buono, usure e minori fessure sui lati della cornice.
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Lotto 16 Andrea Tipa (bottega di) (Trapani, 1725 - 1766)
Presepe italiano in avorio, osso e tartaruga Trapani, XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 30 x 42,5 cm x 17 cm.
Il presepe è inserito in una teca in legno ebanizzato e tartaruga.
I personaggi della sacra rappresentazione sono scolpiti per lo più in osso e avorio di elefante (Loxodonta Africana) e rappresentano una Natività con l'adorazione dei pastori; l'opera, impaginata in una tradizionale quinta architettonica con scenari cadenti, è costituita da 11 figure diverse ritratte nei tipici atteggiamenti: Vergine Maria; Giuseppe; Gesù; suonatore di flauto; pastore inginocchiato; pastore con bastone; pastore con cornamusa; tre pecorelle.
La scena culmina in alto con la figura del Dio Padre tra le nuvole con il globo in mano.
Il momento di massimo splendore dell'arte delle maestranze trapanesi fu nei secoli XVII e XVIII quando dalla produzione in serie di palline, olivette, piccole bugne e virgolette dei secoli XIV, XV e XVI si giunge ad opere di più elevato pregio artistico come sculture e composizioni, spesso caratterizzate da una ricca scenografia architettonica. La consuetudine siciliana di celebrare il Natale con il presepe, portò i maestri trapanesi a realizzare sia singoli pastori, sia composizioni presepiali di varie dimensioni, con inserti coralli, tanto che già da un documento del 1571, il Conto di Cassa del Tesoro Generale del Regno di Sicilia, veniva citata una Natività in corallo; i manufatti trapanesi erano molto apprezzati da collezionisti italiani ed esteri tanto che le più illustri famiglie come ne possedevano pregevoli esemplari. Al Museo Pepoli di Trapani e al Museo San Martino di Napoli, sono conservati esemplari in corallo, entrambi eseguiti in rame dorato, argento, corallo e smalti.
Quando sul finire del secolo XVIII il corallo inizia a diventare più raro, gli scultori trapanesi ripiegano su altri materiali come l’avorio o l’osso e si cominciano ad avvertire i sintomi del declino del rosso materiale che va sempre più riducendosi, fino a quasi scomparire. Sarà quindi l’avorio che sostituirà gradatamente il corallo nelle rappresentazioni presepiali, corallo ridotto a pochi elementi come nel presepe in miniatura della collezione Burgio di Palermo, inserito in una cornice d’argento a ghirlanda di gradatamente fiori e foglie, attribuito alla bottega dei fratelli Alberto e Andrea Tipa.
Stato di conservazione: **** buono, usure, mancanze e sostituzioni.
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Lotto 17
Presepe italiano in corallo, argento e tartaruga Trapani, XVII-XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 34 x 32 x 17,5 cm.
Il presepe è inserito in una teca in legno ebanizzato e tartaruga, poggiante su pedini a trottola in ottone.
I personaggi della sacra rappresentazione, raffigurante la fuga in Egitto, sono ritratti nei tipici atteggiamenti e sono interamente scolpiti in corallo rosso mediterraneo (Corallum rubrum, Linneo 1758), presente anche in grezzi rametti, sfere, foglie e in lunghe gocce.
L'opera è impaginata in una tradizionale quinta architettonica dipinta su tavola raffigurante un paesaggio alberato con un ponte e un casolare.
Il momento di massimo splendore dell'arte delle maestranze trapanesi fu nei secoli XVII e XVIII quando dalla produzione in serie di palline, olivette, piccole bugne e virgolette dei secoli XIV, XV e XVI si giunge ad opere di più elevato pregio artistico come sculture e composizioni, spesso caratterizzate da una ricca scenografia architettonica. La consuetudine siciliana di celebrare il Natale con il presepe, portò i maestri trapanesi a realizzare sia singoli pastori, sia composizioni presepiali di varie dimensioni, con inserti coralli, tanto che già da un documento del 1571, il Conto di Cassa del Tesoro Generale del Regno di Sicilia, veniva citata una Natività in corallo; i manufatti trapanesi erano molto apprezzati da collezionisti italiani ed esteri tanto che le più illustri famiglie come ne possedevano pregevoli esemplari. Al Museo Pepoli di Trapani e al Museo San Martino di Napoli, sono conservati esemplari in corallo, entrambi eseguiti in rame dorato, argento, corallo e smalti.
Quando sul finire del secolo XVIII il corallo inizia a diventare più raro, gli scultori trapanesi ripiegano su altri materiali come l’avorio o l’osso e si cominciano ad avvertire i sintomi del declino del rosso materiale che va sempre più riducendosi, fino a quasi scomparire. Sarà quindi l’avorio che sostituirà gradatamente il corallo nelle rappresentazioni presepiali, corallo ridotto a pochi elementi come nel presepe in miniatura della collezione Burgio di Palermo, inserito in una cornice d’argento a ghirlanda di gradatamentefiori e foglie, attribuito alla bottega dei fratelli Alberto e Andrea Tipa.
Stato di conservazione: **** buono, usure, mancanze e sostituzioni.
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Lotto 18
Teca in tartaruga con capezzale in corallo Trapani, fine XVII - inizio XVIII secolo
Altezza x larghezza x profondità: 63,5 x 55,5 x 17,5 cm
Racchiuso in una teca di forma rettangolare (probabilmente più tarda), interamente lastronata in tartaruga (Cheloniidae spp.) con applicazioni in lamina d'argento raffiguranti putti alati, troviamo un capezzale di forma ottagonale oblunga.
La ricca composizione è posta su una lamina di rame dorato punzonato e viene incentrata intorno alla figura devozionale dell'Immacolata posta sulla mezzaluna e raffigurata con le mani congiunte sul petto.
La pregevole opera è caratterizzata da una ricca decorazione divisa in diverse sezioni a motivi fitomorfi di foglie acantiformi e fiori di madreperla che si alternano a fiori e steli. La resa cromatica del capezzale è altresì aumentata da riquadri in granelli di corallo che delimitano i vari registri.
Questo interessante capezzale è tipico di quella che fu la produzione trapanese dalla fine del XVII e l'inizio del XVIII quando dalla produzione in serie di palline, olivette, piccole bugne e virgolette dei secoli XIV, XV e XVI si giunge ad opere di più elevato pregio artistico come sculture e composizioni, spesso caratterizzate da una ricca scenografia architettonica. Quando sul finire del secolo XVIII il corallo inizia a diventare più raro, gli scultori trapanesi ripiegano su altri materiali come l’avorio, l’osso e la madreperla e si cominciano ad avvertire i sintomi del declino del rosso materiale che va sempre più riducendosi, fino a quasi scomparire.
Stato di conservazione: **** buono, restauri, mancanze e sostituzioni (chiodi applicazione in argento nuovi)
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Lotto 19
Presepe italiano in corallo Trapani, inizio XX secolo
Altezza x larghezza x profondità: 19,5 x 26 x 22 cm. Peso 2105 gr.
Il presepe poggia su una base ovale in legno in cui sono collocati i personaggi della sacra rappresentazione interamente scolpiti in corallo rosso mediterraneo (Corallum rubrum, Linneo 1758), presente anche in numerosi rametti utilizzati per decorare la superficie e creare un'ambientazione.
La scena presenta la sacra famiglia stante su delle basi in legno; è possibile riconoscere San Giuseppe a sinistra che tiene nella mano destra un ramo di corallo come bastone mentre con la sinistra sembra indicare Gesù bambino, posto al centro, più in alto rispetto alle altre due figure e con le braccia aperte, mentre anche la Vergine Maria, posta a destra, sembra indicarlo con la sua mano destra.
Stato di conservazione: **** buono.
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Lotto 20
Scultura italiana in corallo Trapani, inizio XX secolo
Altezza totale: 18 cm, altezza scultura: 10,5 cm, diametro base 8,5 cm. Peso 204 gr.
In corallo cerasuolo (Corallium Elatius) scolpito a raffigurare una figura femminile con violino ed un cane.
Basamento ligneo in legno dorato di epoca precedente.
Stato di conservazione: ***** eccellente.
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Lotto 21
Scultura italiana in corallo Trapani, inizio XX secolo
Altezza totale: 17,5 cm, altezza scultura: 10,5 cm, diametro base: 8,5 cm. Peso: 202 gr.
In corallo cerasuolo (Corallium elatius) scolpito a raffigurare una Venere posta sopra le onde.
Basamento ligneo in legno dorato di epoca precedente.
Stato di conservazione: **** eccellente.
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Lotto 22 Carlo Parlati (Torre del Greco, 1934 - Torre del Greco, 2003)
Coppia di sculture in corallo, oro 18k e malachite Anni '80
Altezza: 17 cm. Base: 4 x 4 cm. Peso 324 gr. - Altezza: 16 cm. Base: 4 x 4 cm. Peso: 318 gr.
Corallo Cerasuolo scolpito (Corallium Elatius) e oro 18k raffiguranti Giuditta e Oloferne, poggianti su base in malachite. Punzonate "750 due volte".
Firmate "Parlati", Carlo Parlati(Torre del Greco, 7 gennaio 1934 – Torre del Greco, 16 novembre 2003).
Stato di conservazione: ***** eccellente.
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Lotto 23 Attilio Grandis
Coppia di importanti candelabri in argento Roma, inizio XX secolo
Altezza x Larghezza x Profondità: 68,2 x 46 x 46 cm. Peso complessivo 15 kg.
Base circolare gradinata decorata a volute fogliate e conchiglie, fusto tripartito con cascate di dobloni e conchiglie, dal quale dipartono sei bracci fogliati a doppia voluta; bobeche decorate similarmente alla base con piattellli salvacera.
Punzonati "A.Grandis - Roma" - "AG" entro contorno a losanga - "833".
Attilio Grandis fu un orafo romano che usava produrre argenterie per la casa reale.
Stato di conservazione: **** buono.
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Lotto 24 Vincenzo II Belli (? - 1859)
Coppia di grandi lanterne in argento Roma, inizio XIX secolo
Altezza x larghezza x lunghezza: 85 x 15,5 x 15,5 cm. Peso complessivo: 2350 gr circa.
In argento fuso, sbalzato e cesellato, il corpo decorato con festoni floreali cimati da putti alati; terminali a ghianda.
Punzonate con i marchi camerali con tiara e chiavi decussate in uso a Roma dal 1815 al 1870 per l'argento al titolo a 10 once e 16 denari (889/1000) e con il marchio dell'argentiere Vincenzo II Belli (1828-1859) nipote di Gioacchino Belli (1787-1822) rappresentato dalle iniziali "G II B" entro losanga verticale.
Stato di conservazione: **** buono, minori segni dovuti al'uso nel tempo.