Asta 269 - Cuprum Reloaded. Bronzetti dal Medioevo all'800
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Lotto 73 Bustino di Minerva
Arte veneta
XVI-XVII secolo
Bronzo patinato marrone
Tot. 11x8x6 cm
Bronzo 8,5x6x4,5 cm
Questo raffinato bustino presenta una donna in armatura, verosimilmente Minerva.
In area rinascimentale veneta questo genere di oggetto ornava i cassetti dei mobili o fungeva da pomolo per le porte. Era ovviamente in serie con altri che seguivano lo stesso tema.
Bibliografia
Mark Gregory d'Apuzzo, La Collezione dei Bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna, Libro Co., San Casciano Val di Pesa, 2019?, pp. 159-151 per esempio simile. -
Lotto 74 Maniglia con stemma nobiliare
XVIII secolo
Bronzo patinato marrone
26,5x3,5x4 cm
Curiosa maniglia o picchiotto recante stemma nobiliare comitale.
Sotto la corona a nove palle, racchiuse in un ovale, le armi della famiglia. Tre gerle con manici su uno sfondo a righe orizzontali.
Famiglia da me non conosciuta, per studiosi di araldica. -
Lotto 75 Tridacna
Scuola padovana
Probabilmente XVII secolo
Bronzo patinato con tracce di doratura
6,5x18,5x13,5 cm
Questo raro bronzo è stato realizzato con il calco diretto su una conchiglia vera.
Nel Rinascimento padovano spesso venivano fatte fusioni dal vero seguendo la tematica Natura-Artificio. Serpenti, ramarri, rospi e granseole, dopo essere stati ricoperti di materiale refrattario e posti ad elevate temperature, lasciavano un calco perfetto del loro corpo da usare come stampo per una successiva fusione.
Quelli che sembrano curiosità da scrivania (calamai, candelieri e fermacarte) nascondevano spesso significati filosofici legati al ruolo dell'arte nell'emulare la natura.
La nostra tridacna rientra, secondo me, in questa categoria di oggetti.
Spesso le conchiglie venivano usate come recipienti per l' inchiostro e sorrette da satiri in improbabili calamai in bronzo. Si veda la produzione di Severo da Ravenna e Gerolamo Campagna.
Una grande valva di conchiglia, simile alla nostra, viene sorretta da un uomo inginocchiato attribuito a Girolamo Campagna ( Museo Correr, Venezia; Vittoria and Albert Museum, Londra).
Una conchiglia, parte di un calamaio, viene attribuita alla bottega di Severo Calzetta da Ravenna (Castello del Buonconsiglio, Trento).
La nostra conchiglia non presenta segni di appartenenza ad altro oggetto (buchi, perni e così via). Mi piace pensare che sia opera autonoma, rappresentante se stessa.
Natura e artificio.
Alcune tridacne in bronzo si possono trovare in opere di Francesco Bertos (Venezia 1678-1741), quali svuotatasche sui cui bordi giocano puttini musicanti miniaturizzati.
Bibliografia
Manfred Leithe-Jasper e Francesca de Grammatica, Bagliori d'Antico Bronzetti al Castello del Buonconsiglio, Publistampa Arti Grafiche, Pergine Valsugana, 2013, pp.74-79.
Charles Avery, Bertos The Triunph of Motion, Allemandi, Torino,2008, pp.256-261. -
Lotto 76 Massimiliano Soldani Benzi (1656-1740) (bottega di)
Executioner
Bronzo patina trasparente rossastra su fondo nero
Su base in legno ebanizzato con inclusione di pietra paesina rotonda.
Tot. 58,5x16,5x16,5 cm
Bronzo 37,5x14x14
Il modello originale di questo bronzo è attribuito a Massimiliano Soldani Benzi ed è custodito nella collezione della National Gallery of Ireland di Dublino(n.8122). Raffigura un uomo nudo nell'atto di incedere tenendo nella mano sinistra una testa mozzata, verosimilmente quella del Battista.
Per chi avesse dimestichezza con i soggetti del Giambologna sarà facile riconoscere in questa scultura la notissima figura del Marte, una delle invenzioni più riuscite del grande maestro fiammingo. Donato direttanente dall'artista all'Elettore di Sassonia Cristiano I, era documentato già nel 1587 nell'inventario della Dresden Kunstkammer.
I successori fiorentini del caposcuola copiarono e rielaborarono le invenzioni del maestro. Il Soldani aggiunse la testa mozzata al soggetto del Marte, realizzando un 'opera originale e di grande impatto.
L'elevato grado di finitura si accompagna ad una splendida patina trasparente rossastra, tipica della produzione antica fiorentina legata alla scuola del Giambologna.
Lo spadone, fuso a parte, potrebbe essere stato sostituito in quanto l'originale porta una scimitarra, oppure potrebbe trattarsi di una variante d'epoca.
Si segnala un passaggio in asta Christie's ( 6 dicembre 2016) dello stesso soggetto con analoga attribuzione esitato per la cifra di 41,250 GBP.
Bibliografia
A.Radcliffe, Charles Avery, Giambologna 1529-1608: Sculptor to the Medici, catalogo dell'esposizione, Royal Scottish Museum Edimburgo, Victoria and Albert Museum Londra, Kunsthistorisches Museum Vienna,1978-79, p.100, n.49. -
Lotto 77 Giovan Francesco Susini (Firenze, 1585-1653) (scuola di)
Leone Medici
Dal modello di Flaminio Vacca (Roma, 1538-1605)
XVII-XVIII secolo
Patina naturale trasparente dorata, tracce di patina artificiale nera
Su piedistallo Neoclassico in giallo Siena
Tot. 26x31,5x13,5 cm
Bronzo 17,5x29x11 cm
Questo bel leone riproduce il marmo scolpito da Flaminio Vacca nel 1600, attualmente sulla scalinata della loggia dei Lanzi a Firenze.
In origine la scultura fu commissionata come pendant di un leone archeologico, identico a questo ma in controparte, per la villa Romana di Ferdinando I de' Medici.
Entrambi i leoni sono ora sulla scalinata della Loggia dei Lanzi a Firenze.
Non è compito nostro avventurarsi in attribuzioni per qualsiasi bronzo di scuola giambolognesca. Non ne abbiamo l'autorità, né questa è la sede per farlo.
Si cerca solo di fare notare la somiglianza di questo bronzo ad un altro leone attribuito da Charles Avery (senza dubbio a Gianfrancesco Susini) appartenente alla collezione di Michael Hall. Quel bronzo riproduce il leone archeologico della coppia, mentre il nostro quello scolpito da Flaminio Vacca.
L'estrema levigatezza del metallo, unita ad una tecnica di punzonatura finissima sulla criniera, rendono entrambi i leoni preziosi e simili.
Inoltre, altri punti in comune, mandibola quadrata e denti in evidenza, nonché sul vello dell'animale originalissimi "colpi di pettine" a simulare ciuffi di pelo. Quest'ultima caratteristica, mai riscontrata su leoni della stessa scuola, crea una liaison molto forte fra le due sculture.
Tutti questi elementi formali ci fanno azzardare la vicinanza del nostro bronzo alla scuola di Gianfrancesco Susini, tutta da verificare in sede di studi, ma con alcuni elementi molto incoraggianti.
Bibliografia
Charles Avery-Michael Hall, Giambologna, Catalogo della Mostra, Somogy Editions d'art, Parigi, 1999, pp. 160-161 -
Lotto 78 Barthelemy Prieur (Berzieux, 1538- Parigi 1611) (scuola di)
Cane che si gratta
Probabilmente XVII secolo
Bronzo pieno, patina rossa con tracce di patina nera
5,5x10x8,5 cm
Questo incantevole bronzetto raffigura un cagnolino che si gratta l'orecchio, soggetto tratto da un' incisione del cosiddetto "Maestro del Libro di casa" (Germania, XVI secolo).
Soggetto noto sin dall'antichità, considerato uno dei primi bronzetti del Rinascimento tedesco, è stato inizialmente attribuito a Peter Vischer (Norimberga, 1455-1529) o alla sua scuola. In un secondo tempo a Georg Schweigger, Scuola del Rinascimento di Durer (XVII secolo).
Se ne conoscono alcune repliche con varianti ed in vari metalli. Le pi√π note nell'Anton Ulrich-Museum, Braunsweig, e nella Grunes Gewolbe, Dresda, poi Berlino, Cleveland e Monaco.
Ora la critica attribuisce questo questo raro bronzetto alla bottega di Barthelemy Prieur, scultore di corte per Enrico IV, e a questa indicazione ci atteniamo.
Sottolinerei un passaggio in asta Sotheby's di bronzetto analogo, collezione Antony Embden, esitato per la cifra di 18.270,00.
Il nostro bronzetto è una variante poggiante su una zolla erbosa con un tronco d'albero a cui il cagnolino era legato con una catena, ora persa.
Poca definizione a freddo, incantevole patina rossa su tracce di patina nera.
Bibliografia
Ursel Berger-Volker Krahn, Bronzen der Renaissance und des Barock, Herzog Anton Ulrich Museum, Braunschweig, 1994, pp. 274-276.
Volker Krahn, Von Allen Seiten Schon. Bronzen der Renaissance und Des Barock, Volker Huber Edition, Berlin, 1996, pp 544-545. -
Lotto 79 Sei bronzetti religiosi
Scuola Neoclassica
XVIII-XIX secolo
Bronzo dorato e argentato
Altezza media 14x4,5x3,5 cm
Gruppo di sei bronzetti raffiguranti figure sacre.
San Pietro e Paolo, Cristo con la Maddalena e San Giuseppe con la Madonna.
Probabilmente appartenevano ad un altaro in cui erano collocati in piccole nicchie. Raro trovarli in gruppi abbastanza numerosi come in questo caso. Potrebbero provenire anche da un monetiere architettonico a tema religioso.
Realizzati in puro stile neoclassico, presentano bella doratura, probabilmente al mercurio, con qualche piccola abrasione. Da notare la raffinatezza degli attributi di alcuni santi, quali le chiavi di San Pietro, realizzati a parte e collocati in un secondo tempo nelle mani delle sculturine. -
Lotto 80 Giambologna (Douai, 1529- Firenze, 1608) (da un modello di)
Cristo morto
Bronzo patinato
Probabilmente XVII secolo
Misure: 32x27x7 cm
Giambologna si dedicò al soggetto del Crocifisso delineando un nuovo "canone" in cui proporzione ed equilibrio si sostituiscono alla rappresentazione del dolore.(Avery)
Realizzò alcuni Cristi di notevoli dimensioni:
1)Per il Duca Guglielmo V di Baviera quale dono diplomatico da parte del Granduca Ferdinando I, dimensioni al naturale, ora nella chiesa di San Michele a Monaco.
2)Convento della SS. Annunziata a Firenze, cappella della Madonna del Soccorso, suo sacello famigliare, pressoché identico al precedente.
3)Convento Santa Maria degli Angiolini, Firenze, dono del maestro alla confraternita insieme ad un Battista, 46,8 x 37,2.
4)Convento di San Marco, cappella Salviati, tratto dal precedente , ma probabilmente rifinito dal Susini, 45,8 x 36,3.
5)Altro esemplare pressoché identico per il Duomo di Siena.
Questi sono i pi√π importanti, tutti realizzati verso la fine del XVI secolo.
La fonderia di Giambologna produsse anche molti Cristi in bronzo ed argento da usare come dono diplomatico o per devozione privata. La critica ha stabilito che il pi√π delle volte venivano prodotti da collaboratori, soprattutto da Antonio Susini o da un suo assistente specializzato. Questi presentano misure domestiche, intorno ai 30 cm.
Riguardo al Cristo qui presentato, inoltrarsi in dispute attributive è in questa sede impossibile.
Possiamo altresì dire che il nostro Crocifisso potrebbe appartenere senz'altro a questa tipologia di produzione giambolognesca per identità di modello, qualità esecutiva, bella patinatura e dimensioni.
Da notare la bella testa reclinata coperta da splendidi riccioli inanellati anche nella parte posteriore del capo.
Le unghie delle mani poco rifinite.
Bibliografia
Patricia Wengraf, with contributions by Denise Allen, Claudia Kryza-Gersch, Dimitrios Zikos and Rupert Harris, Renaissance and Baroques from the Hill Collection, Paul Hoberton Publishing, London, 2014, pp.158-163.