Asta 269 - Cuprum Reloaded. Bronzetti dal Medioevo all'800
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Lot 1 Fonderia Antonio Pandiani (1838-1828)
Calamaio con Venere Marina
Milano
XIX-XX secolo
Bronzo patinato nero
26x15x15 cm
Bellissimo calamaio in bronzo di gusto rinascimentale. La coppa si presenta sostenuta da protomi leonine poggianti su alti piedi a volute. Sul coperchio, decorato con foglie d'acanto, una bella Venus marina poggiante il piede sinistro sulla testa di un delfino tenuto saldamente per la coda.
Tipico esempio della produzione storicistica in voga nel XIX e XX secolo.
Non firmato ma identico ad alcuni esemplari firmati, il calamaio è sicuramente ascrivibile alla produzione Pandiani
La fonderia Pandiani, attiva già nel corso del XIX secolo con artisti di gusto neoclassico quali Giovanni Pandiani (1809-1879), ha grande sviluppo sotto la direzione di Antonio Pandiani, che ne assume la direzione nel 1886 portandola ai successi delle grandi mostre internazionali e alla conquista del ruolo di bronzisti della Real Casa Savoia. Per il Quirinale e i palazzi reali i Pandiani produrranno da quel momento un’ingente quantità di bronzi, decori e vasellame in metallo.
Nella seconda metà degli anni ’20, la ditta espanderà l’attività alla produzione di arredi di ogni tipo in stile eclettico storicizzante e all’antiquariato, dimostrandosi in grado di coprire ogni esigenza legata all’arredo d’interni. Tra i più noti collaboratori dell’azienda va ricordato Carlo Bugatti (1809-1940), celebre disegnatore di mobili dal gusto orientaleggiante, fratello dell’altrettanto celebre pilota automobilistico. -
Lot 2 Rara coppia di armigeri reggiscudo
Bottega veneta
Probabilmente XVII secolo
Bronzo patinato nero
Tot. 32x11x8 cm
I bronzi 20x11x5 cm
Una rara coppia di armigeri reggiscudo che si potrebbero vedere affiancati a vigilare su qualche portale antico.
Tipologia di decorazione, forse puntali di alari, frequente nella produzione delle fonderie veneto-padovane fra il XVI e il XVII secolo.
Noti gli esemplari attribuiti a Tiziano Aspetti o a Gerolamo Campagna con esiti spesso monumentali. Copie simmetriche, quali Marte e Minerva o Giove e Giunone, spesso vegliavano il fuoco dall'apice di complesse piramidi in bronzo gremite di draghi e putti.
Nel nostro caso, viste le dimensioni ridotte, possiamo pensare anche a due decorazioni da inserire nelle nicchie di un mobile o un monetiere. A comprova di questa tesi, notiamo la scarsa profondità della parte posteriore, tipica dei manufatti plastici destinati a una visione prevalentemente frontale.
Bibliografia di riferimento:
Charles Avery, La Spezia-Museo Civico Amedeo Lia-Sculture- bronzetti, placchette, medaglie, Silvana editore, Cinisello Balsamo, 1988, pp.118-123.
Mark Gregory d'Apuzzo, La Collezione dei Bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna, Libro Co, Casciano Val di Pesa, pp.216-220. -
Lot 3 Francesco da Sant' Agata (documentato a Padova 1491-1528) (scuola di)
Niobe
Bronzo patina trasparente rossastra con tracce di patina nera
Tot. 33x11x7 cm
Bronzo 26x11x7 cm
L’iconografia del bronzetto rimanda al mito di Niobe, figlia di Tantalo, punita come il padre per la sua superbia.
Madre di dodici figli, Niobe si vantava di essere più feconda di Latona, divina genitrice di due soli rampolli: i gemelli Artemide e Apollo. Proprio a loro la dea affidò l’incarico di vendicare l’oltraggio mandandoli a sterminare con arco e frecce tutta la prole della sventurata Niobe, non casualmente raffigurata nel nostro bronzetto mentre, disperata, porta le braccia al cielo, fornendo l'occasione per un soggetto femminile molto accattivante.
Francesco da Sant'Agata fu scultore e orafo fra il Quattrocento ed il Cinquecento a Padova. Di lui sono conservate sculture e bronzetti. La Niobe è conservata nel Bode Museum di Berlino e nella Wallace Collection, Londra.
La nostra versione presenta una superficie molto lavorata e una bella patina dai toni rossastri. Probabilmente XVII secolo.
Bibliografia
Giorgio Nicodemi, Bronzi Minori del Rinascimento Italiano, Luigi Filippo Bolaffio Editore, Milano, 1933, pp. 129-134. -
Lot 4 Pierre Legrosse II (Il Giovane) (Parigi, 1666-Roma, 1719) (da una scultura di)
Marsia
XVIII-XIX secolo
Bronzo patinato nero
Bella base in marmi mischi
Tot. 28x10x10 cm
Bronzo 20x10x7,5 cm
Questa bellissima composizione rappresenta il satiro Marsia legato a un tronco d'albero mentre cerca di divincolarsi per sottrarsi al supplizio a cui lo sottoporrà Apollo. Reo di aver sfidato il dio a una gara musicale, Marsia era stato infatti condannato a essere scorticato vivo.
Il nostro bronzetto si ispira a una bella composizione di gusto barocco realizzata dallo scultore francese Pierre le Grosse II. Detto anche “il Giovane" per distinguerlo dall’omonimo padre anch'esso artista, lo scultore visse e lavorò tutta la vita a Roma producendo opere per le più importanti chiese romane.
Non si hanno notizie di una sua produzione in bronzo ed è probabile che il nostro bronzetto sia una derivazione antica di una sua scultura.
La qualità del bronzetto lo fa supporre realizzato fra la fine del XVIII secolo e l'inizio di quello successivo da anonima fonderia italiana. -
Lot 5 Cavallino Rampante
Veneto o Germania
XVI-XVII secolo
Bronzo patinato nero
Tot. 23,5x14,5x9,5
Bronzo15,5x14,5x5,5
Bel cavallino rampante con spessa patinatura artificiale bituminosa.
Di notevole pregio anche la base di epoca posteriore in onice e bronzo dorato.
Da collezione. -
Lot 6 La Maddalena
Scuola toscana?
Probabilmente XVII secolo
Bronzo argentato, ora in patina
Tot. 29x18x12 cm
Bronzo 25x16x9 cm
Forse mancante del calice nella mano sinistra
Il bronzo qui proposto va considerato insieme al lotto successivo (il San Giovanni Evangelista) come facente parte di un insieme, forse una crocifissione o una serie di santi.
Entrambe i manufatti denotano un tipo di lavorazione da oreficeria in quanto molto ben cesellati soprattutto nei tessuti e nei capelli. Una fitta punzonatura ricopre interamente gli abiti, scoprendo una delicata decorazione a fiori sparsi.
La stessa argentata, ora in patina nero-blu, se lucidata evidenzierebbe due oggetti estremamente preziosi ed appariscenti. Si potrebbe pertanto tentare una pulitura leggera.
Per confronti si veda la crocifissione del Museo Lia, La Spezia, attribuita ad Antonio Susini, che denota alcune vaghe assonanze, nei visi e nelle pose, alle nostre due statue.
Bibliografia
Charles Avery, La Spezia-Museo Civico Amedeo Lia-Sculture Bronzetti Medaglie, Silvana editore, Cinisello Balsamo, 1998, pp. 127-130. -
Lot 7 San Giovanni Evangelista
Scuola toscana?
Probabilmente XVII secolo
Bronzo argentato, ora in patina
Tot. 29x18x12 cm
Bronzo 25x18x10 cm
La bella statuetta qui presentata raffigura San Giovanni Evangelista e va posta in relazione alla Maddalena del lotto precedente.
Stesso materiale prezioso e stessa lavorazione: si notino i tessuti delle vesti finemente cesellati e punzonati a descrivere motivi floreali sparsi.
Si potrebbe supporre che appartenessero in origine a un Calvario, affiancate a un crocifisso centrale e successivamente montate sulle attuali basi tornite in giallo Siena.
Vengono proposte separatamente in quanto autonome e complete in sé stesse, quindi non necessariamente in coppia.
Da sottolineare la tridimensionalità della realizzazione, che le vede rifinite nello stesso modo da tutti i punti di visione, la qualità dei panneggi e l'attenta lavorazione dei particolari. Curioso l'appoggio del piede sinistro sulla pila di libri, espediente che crea il movimento rotatorio della figura.
Nelle posture dei santi e nell'enfasi dei volti vaghe assonanze con una crocifissione del Museo Lia, La Spezia, attribuita ad Antonio Susini.
Bibliografia
Charles Avery, La Spezia-Museo Civico Amedeo Lia-Sculture- Bronzetti, Placchette,Medaglie, Silvana editore, Cinisello Balsamo, 1998, pp 127-13. -
Lot 8 Busto di Jean Racine (1639-1699)
Scuola francese, XVIII-XIX secolo
Bronzo patinato nero con tracce di patina trasparente rossa sul collo
22x15x12 cm
Ritratto del drammaturgo Jean Racine che, insieme a Molière e a Pierre Corneille, fu uno dei maggiori letterati francese del XVII Secolo.
I piccoli busti da collocare negli scaffali delle biblioteche o sopra le scrivanie furono un genere molto apprezzato sin dal XVIII secolo.
In particolare, i busti raffiguranti letterati furono spesso prodotti in serie. Il ritratto di Racine era spesso abbinato a quello di Molière (1622-1673) a rappresentare i due aspetto del teatro, quello tragico e quello comico.
Questi bustini erano spesso derivazioni in miniatura dei busti aulici realizzati dai grandi scultori dell'epoca, quali Houdon, Boizot o Caffieri.
Rientra pienamente in questo filone colto, da intellettuali, anche il nostro bustino che è realizzato in maniera eccellente. Presenta lavorazione plastica molto accentuata e alta qualità sia di materiale che di patina. Da ritenersi più antico di più comuni versioni ottocentesche, probabilmente realizzato tra XVIII e XIX secolo. -
Lot 9 Contenitore con coperchio
Periodo Revival rinascimentale
XIX secolo
Bronzo patinato con tracce di doratura
12,5x11x11 cm
Bel cofanetto in bronzo con tracce di doratura esterna. Nei tipici modi della bronzistica rinascimentale padovana con il suo patrimonio iconografico popolato di mascheroni grotteschi e ghirlande.
All'interno presente ancora bella doratura vermeil, probabilmente fu usato come porta gioie. -
Lot 10 Cristo stante
Francia?
XVIII-XIX secolo
Bronzo dorato
25x13,5x9,5 cm
Bella fusione a tema religioso raffigurante un Cristo dorato in piedi.
Guardando verso l'alto sembra che indichi con la mano destra verso terra.
Bellissimo il panneggio un po' "over size" che avvolge la figura.
Fusione non caratterizzata da tratto devozionale, presenta una classicità che la avvicina ai grandi maestri tardo barocchi. -
Lot 11 Emilien de Nieuwerkerke (Parigi 1811- Gattaiola 1892)
Monumento equestre di Guglielmo d'Orange
Bronzo patinato nero
Firmato sul piedistallo
38x36,5x18,5 cm
Monumento equestre del principe Guglielmo I d'Orange (Dillenburg 1533 - Delft 1584) grande protagonista della guerra di indipendenza dei Paesi Bassi dagli Spagnoli (Guerra degli ottanta anni).
La scultura, commissionata da Guglielmo II d'Olanda allo scultore francese Alfred Èmilien O'Hara Comte de Nieuwerkerke, fu da questi realizzata nel 1845 ed esposta a Parigi prima di essere trasportata via mare all'Aia, dove è tutt'ora collocata davanti al palazzo Noordeinde.
Scultore e personaggio del bel mondo, Alfred Èmilien O'Hara Comte de Nieuwerkerke rivestì incarichi prestigiosi per il governo, quali la direzione del Louvre durante il Secondo Impero. Fu anche collezionista e parte dei suoi tesori confluirono nella raccolta di Sir Richard Wallace.
Viaggiò in Italia. A Torino entrò in contatto con lo scultore Carlo Marocchetti, che proprio in quegli anni (1838) realizzava il monumento equestre dedicato a Emanuele Filiberto di Savoia, ancora oggi collocato in Piazza San Carlo a Torino. Sono evidenti le similitudini fra questo monumento equestre e quello qui presentato.
Dalla fusione monumentale furono realizzate delle riduzioni in bronzo e la nostra è una di quelle sopravvissute, recante la firma dall'autore sulla base a cui è ancorato il cavallo.
Si tratta di una bellissima fusione ottocentesca in cui il cavaliere, in armatura rinascimentale, gorgiera e cappello piumato incede tenendo per le briglie il possente destriero.
Da notare la qualità dell'armatura e delle finiture del cavallo rese in modo estremamente realistico e particolareggiato.
Partendo dai modelli rinascimentali del Giambologna e della sua scuola, de Nieuwerkerke realizza un’opera di grande effetto e originalità, ben evidente anche nella riduzione in bronzo qui presentata. -
Lot 12 Bartolomeo Bellano (Padova 1437/38-1496/1497) (scuola di)
Davide con la testa di Golia
Probabilmente XVII secolo
Bronzo patinato nero, tracce di doratura
25x10,5x10,5 cm
Il bronzetto qui proposto raffigura il pastorello Davide nel momento successivo alla lotta con il gigante Golia. Il fanciullo uccide l'avversario con la fionda e gli mozza il capo con la sua stessa spada.
L'invenzione di questa nota scultura viene tradizionalmente attribuita a Bartolomeo Bellano, uno degli allievi maggiormente vicini a Donatello. Il Bellano fu, assieme a Bertoldo di Giovanni, il pi√π stretto collaboratore del grande maestro toscano trapiantato a Padova.
L'attribuzione di questo bronzetto a Bartoloneo Bellano, è stata fatta sulla base di confronti stilistici con opere certe del grande scultore. La fusione originale, attualmente custodita al Metropolitan Museum of Art, New York, misura 28,5 cm di altezza ed è pertanto leggermente più alta della nostra versione che ne conta 25.
Il riferimento iconografico immediato è il David di Donatello realizzato negli stessi anni e ora custodito al Museo Nazionale del Bargello, Firenze. Identica la posa, ma la versione del Bellano è più realistica, mentre quella di Donatello è maggiormente idealizzata, col David nudo che rimanda più alla statuaria antica che a una naturalistica rappresentazione di un corpo colto nel momento susseguente una lotta mortale.
Esistono copie, o repliche con varianti, del bronzo del Bellano in vari musei e collezioni private. Ognuna presenta diversità sostanziali rimanendo però riconoscibile il modello originale.
Alcuni di questi bronzetti vengono comunemente attribuiti alla bottega di Severo Calzetta da Ravenna, tratti dall'originale del Bellano o "Vellano" da Padova, per dirla con il Vasari.
Impossibile in questa sede citare tutte le versioni alternativamente attribuite a Severo o a Bellano.
Ricordiamo tra le altre:
quella custodita nella Frick Collection, New York; le due repliche del Louvre, Parigi, una delle quali molto simile alla nostra e attribuita a Severo da Ravenna dal modello del Bellano; la variante trasformata in candeliere della National Gallery, Washington; il bronzetto del Philadelphia Museum of Art che presenta nella parte cava della base un altorilievo con scena di pastorizia; l’esemplare del National Museum of Schotland, Edimburgo, attribuito alla bottega di Severo e infine quello del Museo Correr a Venezia.
La nostra replica è molto ben rifinita sia nella testa di Golia che nella splendida capigliatura inanellata del David. Fra le versioni conosciute è quella che maggiormente si avvicina al bronzetto del Louvre, con alcune diversità ad esempio nel basamento e nella esatta posizione della spada.
Si tratta presumibilmente di copia antica padovana, presumibilmente 600esca.
Alcuni bronzetti analoghi sono passati in aste internazionali quali
Sotheby's New York 2011 e Christie's 2006.
Bibliografia
Davide Banzato e AAVV, Donatello e il Suo Tempo: Il Bronzetto a Padova nel Quattrocento e nel Cinquecento, catalogo della mostra, Musei Civici di Padova, Skira, Ginevra-Milano, 2001, pp. 88-89, 162-163.
J.Pope-Hennessy, The Frick Collection, A Illustrated Catalogue, III, Sculpture-Italian, New York, 1970, pp. 67-71. -
Lot 13 Candeliere con satiro reggi candela
Toscana
XVI-XVII secolo
Bronzo patinato nero
17,5x9x8,5 cm
È in realtà un candeliere la piccola ma complessa composizione scultorea raffigurante un satiro seduto che regge un fusto di pianta adattato a porta candela. La scena è completata dalla sorprendente presenza di un serpente che, attorcigliandosi attorno al tronco su cui è seduto il satiro, forma il manico del prezioso oggetto a base ovale sorretta da tre zampe bovine.
Il bronzetto in asta Bertolami sembra essere uno dei due elementi di una coppia di cui è stato riconosciuto il pendant nel candeliere descritto nella scheda n.97 del catalogo della Collezione Luigi Grassi di Piccoli Bronzi del Rinascimento. Del tutto speculare al nostro - ma con un protagonista di genere femminile e arrivato sino a noi mutilo della babege - l’esemplare Grassi viene catalogato come manufatto di scuola fiorentina del XVI secolo, un parere al quale riteniamo doveroso uniformarci.
A novant’anni dalla sua stesura e nonostante l’evoluzione degli studi di settore, l’opera di cui si parla rimane infatti una fonte autorevolissima, oltre che un imprescindibile documento di una pagina importante della storia del collezionismo di bronzetti.
Di quella storia l’antiquario Luigi Grassi fu un assoluto protagonista. La sua leggendaria collezione di piccoli bronzi si attestava, per qualità e rarità dei pezzi raccolti, a livello delle più importanti collezioni museali. Non sorprende pertanto la sua decisione di conferire l’incarico di archiviarla a Leo Planiscig (1887-1952), all’epoca massimo esperto mondiale del settore, oltre che direttore del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Alla morte di Grassi, avvenuta nel 1937, gli eredi misero in vendita la collezione, conservando però lo studio di Planiscig che venne infine, e per fortuna, pubblicato dal nipote nei primi anni 2000. In quell’opera preziosa abbiamo riconosciuto il gemello del nostro satiro.
Bibliografia
Leo Planiscig, La Collezione Luigi Grassi di Piccolo Bronzi del Rinascimento, Centro Di, Firenze, 2006, scheda 97. -
Lot 14 Due oggetti commemorativi del Pontificato di Papa Benedetto XV (1914-1922)
a) Francesco Parisi
(Napoli, 1874- Roma, 1956)
Piccolo busto di papa Benedetto XV
Bronzo patinato su piccola base in marmo
Tot. 17,5x18x12 cm
Bronzo 15x17x11 cm
Firma sul retro: F.Parisi, Roma
b) Grande placca commemorativa
recante il ritratto di Papa Benedetto XV e varie scritte
XX secolo
Bronzo patinato
32,5x22,5x1,5 cm
Firma illeggibile in basso a destra -
Lot 15 Coppia di candelieri istoriati
Padova o Venezia
XVI-XVII secolo
Patina nera e bruna traslucida
17,5x15,5x15,5 cm
Bella coppia di candelieri da tavolo decorati con il tipico repertorio iconografico rinascimentale. Motivi di mascheroni raccordati da girali fitomorfi compaiono sulla larga base circolare sulla quale si innesta la bobege sorretta da un vaso a balaustro recante decori a foglie d'acanto e scaglie di drago. Fusto e base sono pezzi separati messi in raccordo da un perno interno.
Modelli analoghi sono pubblicati nel repertorio dei piccoli bronzi italiani rinascimentali di Leo Planiscig. Di particolare evidenza le analogie esistenti tra questo esemplare e un candeliere in Collezione Museo del Louvre di eguali misure (pi√πprecisamente di mezzo centimetro pi√π basso) e attribuito a scuola padovana-veneziana, principio del XVI secolo.
Bibliografia
Leo Planiscig, Piccoli Bronzi Italiani del Rinascimento, Fratelli Treves Editori, Milano MCMXXX, tav. XCIV. -
Lot 16 Niccolò Roccatagliata (Genova, 1593 - Venezia, 1639) (scuola di)
Coppia di candelieri
Bronzo dorato
15,5x14x13 cm
Bella coppia di candelieri del XVII secolo in bronzo dorato con base sorretta da tre satiretti.
Seduti su volute terminanti a foglia d'acanto, i piccoli satiri sono raccordati da altrettanti festoni costituiti da perle scalate e nappe con fiocchi. La bobege, a forma di vaso con tre manici a ricciolo, presenta altrettante facce di putti alternate a volute e panneggi.
Gli esemplari aderenti a questa tipologia vengono usualmente attribuiti alla scuola padovana rinascimentale e in particolare alla bottega di Niccolò Roccatagliata, che protrasse la sua attività nel corso del XVII secolo. Una identica decorazione si rinviene su altri oggetti d'uso prodotti dalla stessa scuola, ad esempio calamai (vedi Sotheby's, 17 dicembre 2008, New York, USA.)
Da notare la vistosa doratura, molto ben conservata e ben lontana da quelle patine bituminose o traslucide che siamo abituati ad associare alla produzione rinascimentale. Un cliché contraddetto da molti oggetti realizzati dalla scuola presa in esame, primo tra questi il famoso "Giovane inginocchiato che porta una conchiglia" del Victoria and Albert Museum di Londra.
Esami della lega potrebbero dare ulteriori informazioni sull’amalgama della nostra doratura, che si presenta in apparenza al mercurio.
Tra i modelli analoghi si segnala la coppia di candelieri custodita nella collezione del Museo Miniscalchi-Erizzo di Verona, anch'essa attribuita alla scuola di Niccolò Roccatagliata.
Bibliografia
P. Gazzola, La Fondazione Miniscalchi Erizzo, Verona, 1862. -
Lot 17 Barthelemy Prieur (Berzieux, 1536-Parigi, 1611) (scuola di)
Narciso
Bronzo patina trasparente rossastra
Tot. 30x7x8 cm
Bronzo 20x5x5,5 cm
Opera per lungo tempo attribuita a Francesco da Sant'Agata.
La critica recente lo ha inserito fra le opere del grande scultore francese Barthelemy Prieur attivo presso la corte di Enrico IV
Prieur rappresenta Narciso in posizione eretta con le braccia alzate a circondare il capo, adottando pertanto una soluzione iconografica alternativa a quella tradizionale del giovinetto che volge lo sguardo verso l’acqua e chiaramente ispirata ai prigioni di Michelangelo, che l'autore aveva potuto contemplare dal vero.
Si tratta di una bella fusione, dalla superficie molto lavorata e lucida, dotata di una splendida patina trasparente dai toni rossastri.
Probabilmente XVII secolo, scuola di Barthelemy Prieur.
Bibliografia
Voler Khran, Von Allen Seiten Schon, Edition Volker Huber, Offenbach am Main, 1995, scheda 141 -
Lot 18 Venere Anadiomene con Cupido
Veneto?
XVII-XVIII secolo
Bronzo patinato nero con tracce di doratura
Tot. 26x8,2x7,2 cm
Bronzo 17,5x7x4,5 cm
Il soggetto di questo incantevole bronzetto riprende il motivo archeologico dell’Afrodite Anadiomene, vale a dire la Venere nascente dal mare colta nell'atto di strizzarsi i capelli.
Parliamo di un’iconografia amata dagli artisti di ogni epoca. Se ne conoscono molti esemplari archeologici eseguiti nei più disparati materiali. Nei bronzetti archeologici la Venere Anadiomene è per lo più associata a Cupido, secondo il modello compositivo adottato dall’anonimo autore del nostro pezzo. È una Venere Anadiomene anche la celebre Fiorenza di Giambologna, bellissima scultura bronzea commissionata come coronamento della fontana del Labirinto, oggi collocata nella villa medicea della Petraia.
Il nostro bronzetto ha una patina molto scura con tracce di doratura. Ispirandosi chiaramente a motivi archeologici e rinascimentali, potrebbe essere stato realizzato fra il XVII ed il XVIII secolo.
Come riferimento valga per tutti la nota Venere Anadiomene di Adriano Fiorentino (attivo a Firenze nel XIV secolo) del Philadelphia Museum of Art -
Lot 19 Venerina appoggiata a un'anfora
Periodo Neoclassico
Fine XVIII-inizi XIX secolo
Patina artificiale coprente nera
18,5x7,5x7,5 cm
Usure
Questa tipologia di venerine in equilibrio su un piede, colte nell'atto di asciugarsi o di levarsi un sandalo, sono per lo più libere interpretazioni di un prototipo greco-romano conosciuto in diversi esemplari e materiali. Si ricorderà, tra le tante varianti in collezioni museali e private, il modello in bronzo del Museo Archeologico di Padova e quello, proveniente dagli scavi di Ercolano della metà del XVIII secolo, conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
La versione studiata in questa sede fa riferimento a tali modelli iconografici, rielaborando il motivo originario attraverso l’inserimento di un’anfora a cui la dea si appoggia mentre si asciuga con un drappo morbidamente ricadente sullo stesso vaso.
Nelle intenzioni dell’autore il bronzetto doveva suggerire un’idea di grande antichità, in piena aderenza al gusto archeologico in voga in epoca neoclassica.
Bibliografia
Mark Gregory d'Apuzzo, La Collezione dei Bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna, Libro Co., San Casciano Val di Pesa, pp. 355-357. -
Lot 20 Massimiliano Soldani Benzi (Montevarchi 1656-1740) (scuola di)
Satiro danzante, dall’antico
XVIII-XIX secolo
Bronzo con patina rossastra su tracce di patina nera
Tot. 22x8,5x8 cm
Bronzo 19,5x8,5x7 cm
Il piccolo bronzo riproduce un celebre marmo del I secolo dopo Cristo appartenuto alla collezione dei Medici e ora in Collezione Museo degli Uffizi, Firenze.
Il Soldani Benzi realizzò copie in bronzo di sculture classiche appartenenti alla collezione dei Medici. Questo satiro e la Venere Medici furono realizzate per i principi del Liechtenstein a dimensioni quasi naturali e, sebbene dibattuti dalla critica, sono tuttora conservati nella collezione dei principi a Vaduz.
La fonderia del Soldani riprodusse anche copie di piccole dimensioni oggi al centro di interminabili dispute attributive.
Le repliche del Soldani sono caratterizzate dall’assenza del tronco a cui, nella versione originale, il satiro si appoggia e da una patina rossastra trasparente tipica delle migliori produzioni toscane antiche.
Come nella versione del Soldani, Il nostro bronzetto non presenta il tronco, particolare che lo differenzia dalle infinite riproduzioni del soggetto realizzate nel XIX secolo. Inoltre la bella patina rossa e la modalità di lavorazione del metallo lo collocano ancora nel XVIII secolo.
Impossibile dimostrare la provenienza, ma sicuramente di tratta di un manufatto di grande sapore per un collezionista esigente.
Bibliografia
Die Bronzen der Furstlichen Sammlung Liechtenstein, Lieberghaus-Museum alter Plastik, Frankfurt a.m. 1986, pp. 228-29. -
Lot 21 Pattinatore
Scuola francese del XVIII-XIX secolo
Patina naturale trasparente dorata
Tracce di patina nera
17x9,5x9 cm
Delizioso bronzetto di gusto francese raffigurante un ragazzino colto nell’atto di indossare i pattini da ghiaccio.
Scena di genere ispirata a opere coeve come i dipinti di Fragonard e Boucher o le sculture in bisquit realizzate da Boizot per la Real Fabbrica di Sèvres.
Simili bronzetti di gusto decorativo ebbero grande diffusione nel XIX secolo. Il nostro per qualità e patina potrebbe essere di poco anteriore. -
Lot 22 Kronos
Italia
XVIII secolo
Bronzo patinato nero
Tot. 16,5x12,5x9,5 cm
Bronzo 13,5x11,6x6,5 cm
Questo delizioso bronzetto raffigura il dio Kronos contraddistinto da tutti gli attributi a lui collegati. Raffigurato in posizione stante, il dio regge con la mano destra la falce, simbolo della caducità della vita al passare del tempo, un significato rafforzato dalla clessidra tenuta con la mano sinistra. Curiosa e raramente riscontrabile in figurazioni simili è l’iconografia di un uccello in procinto di spiccare il volo da un arbusto collocato a fianco del vecchio alato. Probabilmente un simbolo ulteriore della volatilità del tempo umano.
Bella fusione ricca di particolari e ben cesellata per un soggetto raro ed intrigante. -
Lot 23 Bacco
Veneto
Probabilmente XVII secolo
Patina nera bituminosa
Tot. 15x6,5x5 cm
Bronzo 13,5x6,5x4,5 cm
Piccolo Bacco o allegoria dell'autunno. Coronato di pampini, la pelle di caprone annodata sulla spalla a formare una sacca ricolma di uva. Una coppa alzata nella mano destra.
Sculturina di pregio con splendida patina nera tipica delle produzioni venete. Bellissima la risoluzione del vello traboccante di uva e pampini. Modello non conosciuto attribuito con cautela alla produzione veneta tardo rinascimentale. -
Lot 24 Girolamo Campagna (Verona, 1549 - Venezia, 1625) (ambito di)
La Speranza
XVI-XVII secolo
Bronzo dorato
10x4,5x3 cm
Incantevole bronzetto raffigurante un’allegoria della Speranza, ben riconoscibile per la presenza nella composizione di un’ancora, il tipico attributo iconografico di questa Virtù teologale.
Opera in miniatura, forse nata come prezioso elemento decorativo di un monetiere rinascimentale e collocata, com’era d’uso in queste preziose tipologie di mobili, in una delle piccole nicchie ricavate nello sportello.
Al di là della destinazione d’uso, lo stile aulico sviluppato nei modi tipicamente padovani (vedi Girolamo Campagna e Tiziano Aspetti) rivela l’opera di pregio frutto di un’accurata ricerca. Il movimento a spirale la accomuna alle migliori produzioni dell'epoca.
Pur nei limiti delle dimensioni miniaturizzate, va considerata oggetto di interesse collezionistico, ulteriormente valorizzato da una doratura al mercurio splendidamente conservata.
Bibliografia
Davide Banzato e Franca Pellegrini, Bronzi e Placchette dei Musei Civici di Padova, Editoriale Programma, Padova, 1989, pp.102-105.