Dipinti Antichi

Pandolfini Casa d'Aste - Borgo degli Albizi (Palazzo Ramirez-Montalvo) 26, 50122 Firenze

Dipinti Antichi

martedì 15 ottobre 2013 ore 15:00 (UTC +01:00)
Lotti dal 121 al 132 di 180
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  • Bottega di Francesco Ruschi, sec. XVIICORNELIA PRESENTA I SUOI FIGLI TIBERIO...
    Lotto 122

    Bottega di Francesco Ruschi, sec. XVII
    CORNELIA PRESENTA I SUOI FIGLI TIBERIO E GAIO SEMPRONIO GRACCO A UNA MATRONA CHE LE AVEVA MOSTRATO I SUOI GIOIELLI
    olio su tela, cm 155x131,5
     
    Dall’esemplare di Ruschi, già collezione Scarpa, Venezia
     

  • Pittore alla corte di Rodolfo II di Praga, primo decennio sec. XVIIPSICHE...
    Lotto 123

    Pittore alla corte di Rodolfo II di Praga, primo decennio sec. XVII
    PSICHE SCOPRE L'IDENTITÀ DI AMORE
    olio su tela, cm 201x257
     
    Corredato da attestato di libera circolazione
     
    Il dipinto narra la storia di Psiche e Amore, come tramandata da Apuleio nelle sue Metamorfosi. In particolare viene raffigurato il momento in cui Psiche, verificando la vera identità del suo amante, fa cadere una goccia di olio caldo dalla sua lucerna sul viso di Amore, il quale svegliandosi "si allontana in volo dai baci e dalle braccia della disperata sposa".
    L'affascinante tela qui proposta, di grande effetto scenografico denota aspetti riconducibili alla cultura artistica italiana (veneto-emiliana) particolarmente ravvisabili nel sensuale nudo di Psiche, al contempo reso con forte plasticismo, e nella figura di Amore, memore degli esempi del manierismo fiorentino. Il brano poetico, in secondo piano, con figure danzanti dinanzi ad una finestra aperta su uno scorcio di cielo notturno con uno spicchio di luna, ricorda altresì alcuni esempi della cultura emiliana.
    A questi elementi si aggiungono evidenti richiami stilistici con l'ambiente artistico rudolfino che a seguito del trasferimento a Praga nel 1583, divenne un fervente centro culturale grazie agli interessi di Rodolfo II che aveva dato vita alla Camera delle meraviglie più grande del suo tempo ricca di curiosità, opere d'arte e oggetti tra i più disparati.
    Si riscontrano infatti affinità tra il nostro dipinto e le composizioni e figure femminili dei tre maggiori protagonisti della corte quali Barthlomeus Spranger (Anversa 1546-Praga 1611), Joseph Heintz il Vecchio (Basilea, 1564-Praga, 1609) e Hans von Aachen (Colonia 1552-Praga 1615) .
    Le eleganti contorsioni tardomanieriste delle figure femminili ritornano spesso nei dipinti di Spranger, si ricorda a questo proposito Ercole e Onfale del Kunsthistorisches Museum di Vienna, Venere e Bacco della Niedersächsische Landesgalerie di Hannover e la Diana del Museo di belle arti di Budapest: tutti i quadri illustrati nel catalogo della mostra Prag um 1600:. Kunst und Kultur am Hofe Rudolfs II., Essen 1988, cat. 154, 157, 160).
    Ulteriori affinità sono ravvisabili con il dipinto del medesimo soggetto di Joseph Heintz il Vecchio, conservato presso la Deutsche Barockgalerie di Augsburgo databile al primo decennio del Seicento e con il Pan e Selene di Hans von Aachen di collezione privata (datata 1605) sia per la composizione sia per il gioco di luci e ombre che disvelano i nudi e conferiscono anche al nostro dipinto un aspetto teatrale e allusivo.
     
     
     

  • Attribuiti ad Alessandro Magnasco e Clemente Spera, secc. XVII-XVIIIPAESAGGI...
    Lotto 124

    Attribuiti ad Alessandro Magnasco e Clemente Spera, secc. XVII-XVIII
    PAESAGGI CON ROVINE CLASSICHE E FIGURE
    coppia di dipinti ad olio su tela, cm 123x207 ciascuno
    (2)
     

  • Pieter Mulier detto il Cavalier Tempesta(Haarlem 1637-Milano 1701)PAESAGGIO...
    Lotto 125

    Pieter Mulier detto il Cavalier Tempesta
    (Haarlem 1637-Milano 1701)
    PAESAGGIO CON PASTORELLA IN RIPOSO E ARMENTI
    PAESAGGIO CON PASTORE E PASTORELLA CON ARMENTI
    coppia di dipinti ad olio su tela, cm 72,5x97 ciascuno
    firma solo in parte leggibile sulle rocce a destra
    (2)
     

  • Bartolomeo Bettera(Bergamo 1639-documentato fino al 1688)GLOBO TERRESTRE,...
    Lotto 126

    Bartolomeo Bettera
    (Bergamo 1639-documentato fino al 1688)
    GLOBO TERRESTRE, STRUMENTI MUSICALI E SPARTITI SU UN PIANO COPERTO DA TAPPETO ORIENTALE
    olio su tela, cm 118,5x156
     
    Provenienza: già collezione Wertheimer, Parigi;
    Mortimer Brandt, New York
     
    Bibliografia: “The Art Journal” XXVI, 1966-67, 2 (riprodotto); M. Rosci, Baschenis, Bettera & Co. Produzione e mercato della natura morta del Seicento in Italia, Milano 1971, pp. 61, 63 nota 15, e 152, fig. 148; M. Rosci, Bartolomeo e Bonavenura Bettera. In I Pittori Bergamaschi dal XIII al XIX secolo. Il Seicento, III, Bergamo 1985, p. 164, n. 19; p. 178, fig.1.
     
    Pubblicato per la prima volta come opera di Evaristo Baschenis, il dipinto qui presentato è stato restituito a Bartolomeo Bettera da Marco Rosci, che per primo ha affrontato in maniera sistematica la distinzione tra i due maggiori protagonisti della natura morta bergamasca, esaminando la fortuna collezionistica delle loro invenzioni e la loro ripetizione nelle rispettive botteghe.
    Oltre a tracciare un catalogo sostanzialmente attendibile dei due maestri, lo studioso ha distinto altresì le personalità minori del cosiddetto “Monogrammista BB” e di Bonaventura Bettera che ne divulgano temi e invenzioni volgarizzandole nella cosiddetta “maniera bergamasca”, non priva di tangenze con la scuola romana e in particolare con l’opera del Maltese e dei suoi seguaci.
    Interessato a una descrizione quasi inventariale degli oggetti preziosi che compongono la “natura silente” (tra gli strumenti musicali del nostro dipinto si intravede uno scrigno) inquadrata da un ricco tendaggio a motivi dorati, Bartolomeo Bettera è ormai lontano dalle astratte geometrie spaziali di Evaristo Baschenis, rigorose e ardite nella loro essenzialità. Tipica di Bettera è poi la resa estremamente realistica della trama del tappeto orientale su cui posano gli strumenti; nella tela qui presentata i suoi riflessi rosati scaldano appena la dominante tra il grigio e il bruno della composizione, su cui si accende la raffinatissima cromia del globo terrestre in primo piano a sinistra.
    Presumibilmente collocabile nella tarda attività del pittore bergamasco in considerazione dell’ascendente esercitato sulla produzione del figlio Bonaventura (in particolare sulla natura morta firmata per esteso a Mosca, Museo Pushkin e su quelle nei musei di Vienna e Lubiana che ad essa si legano), il nostro dipinto è accostato dal Rosci alle tele già nella raccolta Venino a Bosto di Varese, tra le migliori della sua maturità (M. Rosci, 1971, figg. 146 e 147). A queste si può aggiungere la coppia illustrata dallo studioso in collezione Festa a Vicenza (ibidem, figg. 151 e 152), confrontabile sotto il profilo iconografico e compositivo.
     

  • Carlo Manieri(Taranto? documentato a Roma dal 1662 al 1700)NATURA MORTA CON...
    Lotto 127

    Carlo Manieri
    (Taranto? documentato a Roma dal 1662 al 1700)
    NATURA MORTA CON TAPPETO, CUSCINO, CHITARRA E SPADA
    olio su tela, cm 82,5x110,5
     
    Provenienza: già Galleria Giorgio Caretto, Torino
     
    Bibliografia: M. Natale, La natura morta in Lombardia, in F. Porzio (a cura di), La natura morta in Italia, Milano 1989, I, pp. 210-211, fig. 236 p. 208 (come Anonimo pittore lombardo)
     
    E’ piuttosto recente la riscoperta di Carlo Manieri, pittore di natura morta specializzato nella raffigurazione di sontuosi interni popolati da oggetti preziosi, tappeti e strumenti musicali, ma anche di fiori e frutta sullo sfondo di elaborate prospettive architettoniche. Attivo per le principali famiglie della Roma barocca dopo aver lavorato per un rivenditore di quadri, l’artista fu certo a capo di una bottega prolifica e ben organizzata, tale da soddisfare le richieste di una clientela sempre più propensa all’ostentazione del lusso, almeno dipinto.
    La ricostruzione del suo imponente catalogo, come dei rapporti con altre personalità minori della scena romana attive nella stessa specialità, si deve alle ricerche di Ulisse e Gianluca Bocchi (Pittori di natura morta a Roma. Artisti italiani 1630-1750, Casalmaggiore 2005, pp. 525-576) che hanno accolto e sviluppato una proposta di Eduard Safarik. Già nel 1991 quest’ultimo aveva suggerito di riconoscere in una coppia di tele siglate “C.M.” e “C.M.F.” l’opera di Carlo Manieri, noto fino a quel momento quale autore di opere di tale soggetto descritte negli inventari di Filippo II Colonna (1714) e di Benedetto Pamphilj (1725) ma non rintracciate; altri dipinti di uguali caratteristiche recanti la medesima sigla si sono poi aggiunti al nucleo iniziale confermando questa ipotesi identificativa. Altre ricerche dei Bocchi su vari artisti minori documentati sulla scena romana quali Gian Domenico Valentino, ovvero il “Monogrammista G.D.V.” e Antonio Tibaldi, hanno suggerito di riportare a Roma, quale centro di produzione e non solo di scambio, una serie di opere che ricerche precedenti avevano invece collocato in area lombarda, alcune sotto l’etichetta della “bottega bergamasca” coniata per indicare una produzione vastissima e discontinua, in qualche modo legata agli esempi di Baschenis e dei Bettera ma aperta, per l’appunto, al gusto romano e in particolare alla produzione dell’allora misterioso Francesco Maltese.
    E’ appunto il caso del nostro dipinto, pubblicato nel 1989 come opera di anonimo artista lombardo e ritenuto tra i gli esemplari più alti di questa tendenza. Sembra oggi opportuno restituirlo invece al catalogo di Carlo Manieri, di cui rappresenta a nostro avviso uno dei numeri più interessanti e più alti per qualità: straordinario è infatti il rigore compositivo con cui gli oggetti sono presentati, per una volta in numero ridotto ma non per questo meno opulenti; raffinatissimi gli accordi cromatici dei tessuti preziosi, restituiti con eccezionale maestria nei loro ricami e nelle pieghe pesanti. Un quadro, dunque, paragonabile ad analoghi dettagli presenti nelle opere migliori dell’artista romano tra quelle contraddistinte con la sua sigla.
     

  • Scuola olandese, fine sec. XVII-inizi XVIIINATURE MORTE DI FRUTTA E...
    Lotto 128

    Scuola olandese, fine sec. XVII-inizi XVIII
    NATURE MORTE DI FRUTTA E CRISTALLI
    coppia di dipinti ad olio su tela, cm 53x40,5 ciascuno
    (2)
     

  • Scuola emiliana, fine sec. XVIINATURA MORTA CON VASSOIO DI FRUTTA E PIATTAIA...
    Lotto 129

    Scuola emiliana, fine sec. XVII
    NATURA MORTA CON VASSOIO DI FRUTTA E PIATTAIA SULLO SFONDO DI UN’ARCHITETTURA
    olio su tela, cm 86x104,5
     

  • Scuola francese, fine sec. XVIII-inizi XIXPIATTO IN CERAMICA CON CILIEGIEolio...
    Lotto 130

    Scuola francese, fine sec. XVIII-inizi XIX
    PIATTO IN CERAMICA CON CILIEGIE
    olio su tela, cm 24x34,5 senza cornice
     

  • Scuola francese, sec. XIX VASO DI FIORI CON INSETTOVASO DI FIORI CON GRAPPOLO...
    Lotto 131

    Scuola francese, sec. XIX
    VASO DI FIORI CON INSETTO
    VASO DI FIORI CON GRAPPOLO D'UVA
    coppia di dipinti ad olio su tela, cm 41x32,5 ciascuno, senza cornici
    margini ridotti
    (2)
     

  • Pittore fiammingo, fine sec. XVII-inizi XVIIICOMPOSIZIONE FLOREALE IN UN...
    Lotto 132

    Pittore fiammingo, fine sec. XVII-inizi XVIII
    COMPOSIZIONE FLOREALE IN UN PAESAGGIO
    olio su tela, cm 77x57,5
     
    Il dipinto presenta affinità stilistiche con le opere di Karol van Vogelaer, detto Carlo de’ Fiori, pittore olandese attivo a Roma nella seconda metà del Seicento.
     

  • Baldassarre de Caro(Napoli 1689-1750)COMPOSIZIONI FLOREALI ENTRO VASI IN...
    Lotto 133

    Baldassarre de Caro
    (Napoli 1689-1750)
    COMPOSIZIONI FLOREALI ENTRO VASI IN METALLO SBALZATO
    coppia di dipinti ad olio su tela, cm 65x44 ciascuno
    monogrammati sul basamento “BDC”
    (2)
     
    Tra gli allievi di Andrea Belvedere Bernardo De Dominici ricorda anche Baldassarre De Caro che, prima di dedicarsi ai soggetti di cacciagione con cui incontrò il favore del pubblico napoletano, si distinse anche nella pittura di fiori emulando la freschezza e la maestria di Andrea. Quest’aspetto della sua attività, poco rilevante numericamente ma non certo minore, era illustrato finora dalla serie di quattro tele firmate e datate del 1715 conservate a Napoli, Villa Pignatelli, dalla raccolta del Banco di Napoli, e nella Pinacoteca Provinciale di Bari (cfr. D. Pagano, in Barocco. Da Caravaggio a Vanvitelli. Catalogo della mostra, Napoli 2009, pp. 438-49, con bibliografia precedente). A queste, da tempo note, si aggiungono oggi le tele qui offerte che ne ripropongono, simili anche nel formato e nella gamma cromatica, le raffinate caratteristiche e un medesimo repertorio floreale.
     

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Sessioni

  • 15 ottobre 2013 ore 15:00 Prima Sessione: Lotto 1-182 (1 - 182)