Fine Paintings
-
Lotto 73 Hendrik Frans van Lint (Anversa, 1683 – Roma, 1763) Coppia di paesaggi La pittura di paesaggio di ascendenza fiamminga ha il suo compimento, nella produzione degli artisti che ne sono i protagonisti, nel soggiorno di studio a Roma. Molti artisti però rimarranno in città fino alla morte, incantati dalla storia, dalle innovazioni artistiche e dall’incontaminato paesaggio della campagna romana. Uno di questi è Hendrik Frans van Lint, che nasce e si forma nella dinamica città di Anversa, dove diventa un abile pittore di paesaggi;durante il suo soggiorno a Roma – probabilmente facendo esperienza presso la bottega del Vanvitelli - la sua produzione si differenzierà, seguendo due filoni quasi opposti.Da una parte realizzerà vedute topografiche sulla scia dell’esperienza di van Wittel, esercitata a Roma sugli scorci di rovine architettoniche che furono sempre di ispirazione per gli artisti in città; dall’altra abbiamo uno spiccato interesse verso la pittura di paesaggio idealizzata, di fantasia.Qui il pittore sceglie di non fare riferimento ai grandi del paesaggio di fantasia “alla fiamminga”, come ad esempio il van Bloemen, ma resta folgorato dalle opere di Claude Lorrain a Roma e dalla sua interpretazione della veduta idealizzata.Questa coppia di dipinti su rame fanno direttamente riferimento a questa tradizione: probabilmente frutto di un’osservazione del paesaggio “dal vero”, questo viene poi rielaborato ed arricchito dalla sognante inventiva del pittore, che suggerisce la commistione, suggestiva e quasi scenografica, tra natura e arte, tra paesaggio ed architetture. Bibl.: A. Busiri Vici, Peter, Hendrik & Giacomo Van Lint: Tre pittori di Anversa del '600 e '700 lavorano a Roma. Rome, 1987, Ugo Bozzi Editore, p. 200. Olio su rame, cm est. 35x43, int. 23X30.5
-
Lotto 74 Sei rari dipinti su tavola con raffigurazioni della Genesi Eseguiti a tempera su tavola, con preparazione a fondo oro; i sei episodi della Genesi raffigurati - dalla Creazione del mondo alla cacciata dei Progenitori - sono dotati di un cartiglio con iscrizione in latino a descrizione del soggetto rappresentato. Dimensioni int. 13x13, ext. 19x19 cm. cad.
-
Lotto 75 Maestro del 1441, attr. a, Ercole e il leone di Nemea ed Ercole in lotta con una donna(?) E' alla studiosa Daniela Parenti che dobbiamo gli ultimi studi su questa preziosissima coppia di tempere su tavola, raffiguranti due intense lotte dell'eroe romano Ercole. Nel testo 'La città di Ercole' edito da Pendragon nel 2016 a coronamento della quindicesima mostra promossa dagli Uffizi dedicata agli straordinari depositi del museo (I mai visti), sono attribuiti al Maestro del 1441. Questo particolare formato è stato ricondotto alla tradizione quattrocentesca del 'dipinto da cassone', che aveva spesso Ercole come soggetto delle raffigurazioni. Tempere su tavola, dimensioni ext. 48,5x48,5, int. 42x42 cm. cad.
-
Lotto 76 Jacopo Palma il Vecchio (Serina 1480 - Venezia 1528), Pietà con un angelo L'opera è dotata di una perizia dell'esperto Philip Rylands del 1992 e di una relazione tecnica ad opera di Giudo Nicola del 1989. La produzione di Jacopo Nigretti de Lavalle è interamente dedicata a tre soggetti principali: mitologia, ritratti e soggetti sacri. Nato a Serina ma cresciuto e formatosi alla scuola veneziana di Andrea Previtali, Giovanni Bellini e Giorgione, stringerà un forte legame anche con i contemporanei Lorenzo Lotto e Tiziano. Questa tavola, intensa nei toni e nella presenza psicologica che il pittore utilizza per descrivere l'emotività del momento, è una prova pittorica che dimostra il profondo legame che lega Palma alla scuola pittorica veneziana e ai suoi principali protagonisti. La tela è di un'immediatezza più unica che rara: un esempio evidente è l'evidentissimo pentimento del braccio destro di Cristo, sostenuto dall'angelo, così come il senso di incompiuto che avvolge molti elementi della rappresentazione. Lo sfondo scuro è genericamente utilizzato dall'artista nei ritratti, mentre per la narrazione degli eventi sacri ha preferito utilizzare un fondale di belliniana memoria, molto profondo e fatto di cieli ampi e tersi e di colori accesi. Lo studio dei piani di colore, che costruiscono autonomamente le masse pittoriche quasi senza l'ausilio del disegno, è una soluzione tipica dello studio degli elementi pittorici tipici di Giorgione; sebbene la critica riferisca molte opere al corpus della produzione del nostro artista, è molto difficile intercettare le differenze tra le due, il che rende complessa la definizione dell'intero corpus dell'artista. Dipinto su legno, 62x57,5 cm
-
Lotto 77 Antonio Molinari (Venezia 1655 - 1704), Sansone e Dalila Allievo di Antonio Zanchi e grande esponente dell'arte veneziana della fine del Seicento, il pittore deve gran parte del suo successo alla realizzazione di quadri da stanza raffiguranti soggetti biblici, storici o mitologici. Questo dipinto è testimone della predilezione del pittore per i fondali teatrali, che evocano l'architettura classica. Un altro importante riferimento al mondo teatrale è dato dalla posa del Sansone addormentato tra le braccia dell'amante Dalila. Olio su tela, dimensioni ext. 172x124, int. 155x110 cm.
-
Lotto 78 Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venezia 1734), attr. a, Caino e Abele Il soggetto veterotestamentario è illustrato con grande imponenza ed essenzialità dal pittore bellunese, con una grande attenzione rivolta alla monumentale anatomia dei due personaggi. Caino, seduto in primo piano, è raffigurato mentre medita l'omicidio del fratello Abele, rappresentato frontalmente nell'atto di inginocchiarsi accanto al fuoco. Questo dipinto sembra appartenere al periodo che il pittore trascorse a Bologna: le scenografiche composizioni della pittura veneta lasciano qui spazio ad una rappresentazione più intima e meditata, dai toni vigorosi e plastici. Olio su tela, dimensioni ext. 208x151,5, int. 187x130 cm.
-
Lotto 79 Anthony van Dyck (Anversa, 1599 - Londra, 1641), copia di, Madonna con Bambino Questa famosa iconografia è una delle tre versioni del soggetto della Madonna con Bambino realizzate da Antoon Van Dyck durante il suo soggiorno in Italia - tra il 1621 e il 1625 - e riportate nel suo quaderno di schizzi italiano. Una delle migliori versioni di questo dipinto - molto simile per soggetto, composizione e qualità pittorica - è conservata oggi alla Dulwich Picture Gallery di Londra ed è datata al 1630-32. La pittura di Van Dyck è qui debitrice dell'esperienza di Guido Reni, dello sguardo estatico dell'artista emiliano verso il cielo, oltre che delle sue straordinarie capacità tecniche; anche la forte presenza dei personaggi sulla scena guarda a esempi del grande Rinascimento italiano, come le Madonne di Bellini, sebbene i volumi dei corpi siano squisitamente barocchi. Particolare attenzione è data al contrasto dei toni intensi delle vesti della Vergine con lo sfondo scuro da cui si intravede appena un'imponente colonna; allo sguardo di Maria, che richiama alla mente le soluzioni iconografiche della Mater Dolorosa e delle Lamentazioni sul corpo di Cristo, si contrappone quello determinato e sicuro del Bambino, che si rivolge all'esterno della composizione. Il corpo nudo e morbido di Gesù, la minuziosa capigliatura e la grande resa psicologica di entrambi i personaggi rendono evidente lo sguardo diretto di questo pittore all'opera del grande maestro. Olio su tela, dimensioni est. 164x134, int. 142x111,5
-
Lotto 80 Jacopo Negretti (Venezia 1544 - 1628), detto Palma il Giovane, Autoritratto Sono noti agli studi due ritratti di Jacopo Negretti, detto Palma il Giovane per non confonderlo con il celebre prozio pittore Palma il Vecchio. Un primo autoritratto giovanile, nella veste dell'elegante e spavaldo pittore è quello datato al 1580 circa oggi conservato alla Pinacoteca di Brera. Il secondo è un ritratto probabilmente opera di Jacopo Bassano, databile al 1681 e acquistato l'anno seguente da Cosimo III de Medici e oggi conservato nel Corridoio vasariano. La perfetta aderenza fisiognomica e i tratti della maturità sono riscontrabili anche nella derivazione veneta dello stile del dipinto, molto attento all'esperienza della ritrattistica di Tiziano e Tintoretto. Olio su tela, dimensioni ext. 96x81, int. 80x67 cm.
-
Lotto 81 Cornelis Jacobsz Delff (Gouda 1571 - Delft 1643), Natura morta con oca, fruttiera, bacile con carciofi e piatto di pesci Questo pannello, elegantemente decorato dal naturamortista Delff, è databile al secondo quarto del XVII secolo ed è correntemente archiviata dalla Fondazione Zeri come opera dell'artista olandese. Tipiche della produzione del pittore sono le stoviglie in rame e ottone e la presenza - come in questo caso - di pesci e di uccelli dal morbido piumaggio, resi con grande perizia e vigore compositivo. Olio su tavola, dimensioni ext. 131,5x169, int. 101x141 cm.
-
Lotto 82 Pittore fiammingo del XVII secolo, Scena bambocciante Questa scena bambocciante è attribuito ad un anonimo pittore del Seicento fiammingo, probabilmente dell'ambito di Jan Miel o Andries Both. L'aderenza a questi due pittori fiamminghi è riscontrabile nella scelta iconografica del soggetto rappresentato, l'ambientazione della scena e i toni compassati e fermi della tavolozza. Olio su tela, dimensioni 72,5x97 cm.
-
Lotto 83 Scuola Nord italiana dell'inizio del XVIII secolo, Quattro battaglie Queste quattro eleganti battaglie, sono un'opera di un pittore anonimo del XVIII secolo. L'attribuzione all'ambito geografico nord italiano è motivata dalla vicinanza stilistica di queste quattro tele rispetto alla produzione di artisti quali, ad esempio, il Brescianino. L'interesse per il vorticare della battaglia e le nuvole cariche di polvere dimostrano perlomeno una vicinanza alla maniera del Simonini. Olio su tela, dimensioni ext. 42x65,5, int. 34,5x58 cm.
-
Lotto 84 Angelo Trevisani (Venezia 1669 ca. – 1753/1755), Caritas Romana Nebulose sono le notizie circa la prima formazione e l'avvio alla sua attività di pittore nella Venezia dei primi anni del Settecento. In questo pregevolissimo dipinto è evidente l'adesione del pittore agli stilemi veneziani della metà del secolo, tanto nel taglio ravvicinato della composizione quanto nel punto di vista leggermente 'da sotto in su' dei soggetti rappresentati, tipici di artisti a cui fa sempre riferimento quali Giovan Battista Pittoni e Giovanni Battista Piazzetta. A quest'ultimo è riconducibile, da parte del Trevisani, uno studio puntuale e intenso delle fonti di luce, che radenti donano ai corpi grande spessore. Olio su tela, dimensioni ext. 115x133, int. 96x115 cm.
-
Lotto 85 Antonio Zanchi (Este 1631 – Venezia 1722), Lot e una figlia Un’esperienza degna di nota della pittura veneziana del Seicento è stata quella dei pittori cosiddetti “tenebrosi”: essi si proponevano di interpretare il luminismo caravaggesco esaltando la potenza chiaroscurale tipica dell’innovazione caravaggesca, utilizzando al contempo colori meno accesi, più intensi. Questa ricerca era particolarmente funzionale nella resa drammatica di storie e personaggi; tra gli esponenti di questa corrente troviamo Giovan Battista Langetti, Pietro Negri, Johann Carl Loth, Giovanni Bittanti e il pittore di questo intenso dipinto, Antonio Zanchi. È possibile ascrivere quest’opera alla maturità dell’artista, o comunque ante 1680, quando la sua tavolozza inizierà a schiarirsi, dando meno risalto alla violenza chiaroscurale tipica della sua produzione. L’artista si trasferì a Venezia alla metà del secolo e oltre al fascino che esercitò su di lui il Langetti, il pittore fu sempre attento alla produzione di Luca Giordano e del Ribera, i grandi maestri napoletani della drammaticità caravaggesca. Questa iconografia è atipica: Lot è sempre raffigurato con entrambe le figlie, il che rende difficile essere certi che questa rappresentazione dell’episodio fosse una precisa scelta dell’artista; sebbene però ci possa essere un’alternativa possibile a quest’immagine – potrebbe trattarsi di un Cimone e Pero, tradizionale simbolo della Caritas Romana – l’evidente ebrezza del vecchio e l’atteggiamento languido e intensamente seducente di entrambi i protagonisti, rende indubbia l’identificazione veterotestamentaria del soggetto. Questa forza sensuale è ben espressa dal taglio molto ravvicinato delle figure seminude, che emergono violentemente da un forte chiaroscuro, che esplicita ancora di più l’intensità emotiva del tema rappresentato. Olio su tela, cm est. 135x144, int. 120x112
-
Lotto 86 Gerrit Adriaenszoon Berckheyde (Haarlem 1638 - 1698), Sacra famiglia con San Giovannino Questo eccezionale dipinto attribuito a Gerrit Adriaenszoon Berckheyde è realizzato ad olio su ardesia: una tecnica che, a causa della scarsa capacità della lavagna di assorbire i colori ad olio, rende i colori molto vividi e luminosi. Pittore meglio noto per le ampie vedute di Amsterdam e Haarlem, produce di rado soggetti di genere e ancora più raramente soggetti religiosi, come in questo caso. Un precedente nella trattazione del paesaggio è riconducibile alla 'Falconeria' oggi conservata al Museo Pushkin di Mosca. Olio su ardesia, dimensioni ext. 47x40,5, int. 31x24 cm.
-
Lotto 87 Dipinto di Paolo Sala (Lombardia 1859-Milano 1924), Il trasporto del ghiaccio Abilissimo acquerellista, Paolo Sala si forma presso l'Accademia di Brera. Viaggiò in Francia, in America e in Russia, dove soggiornò a lungo; a questo periodo si deve la produzione della nostra opera. Firmata in calce dall'artista, nelle eleganti architetture dello sfondo riconosciamo la città di Mosca, e nel soggetto dei trasportatori di ghiaccio, una volontà di catturare, con tono tanto romantico quanto cronachistico, l'atmosfera quotidiana della scena. La densità dell'atmosfera fredda, nevosa e piena di foschia è resa in maniera eccellente dal mezzo dell'acquerello, reso di una raffinatezza associabile quasi pari a quella della pittura ad olio. Acquerello su cartone, dimensioni ext. 86x119,5 int. 66x101 cm.
-
Lotto 88 Pittore romano del XVIII secolo, Due vedute di fantasia di San Pietro e del Colosseo La tecnica del 'Reverse glass painting' è una tecnica molto antica, utilizzata fin dal Medioevo per la realizzazione di icone, soprattutto in ambito bizantino. Ma è nel Settecento che si impone nelle corti europee come pregevole tecnica pittorica, di difficile esecuzione e di grande effetto. Considerato il fatto che cimentarsi in questa tecnica rappresentava una vera sfida per ogni buon pittore, sono pochi gli esemplari davvero pregevoli giunti a noi di pittura sottovetro. La coppia in evidenza rappresenta in oltre un soggetto tipico del paesaggio di invenzione settecentesco: due vedute sul Colosseo e sulla cupola di San Pietro da una grotta o una rovina antica. E' possibile immaginare che sia stato un artista mitteleuropeo a cimentarsi in questa prova di abilità durante il suo soggiorno romano. Dipinto su vetro inverso, dimensioni ext. 47,5x39, int. 40x31 cm.
-
Lotto 89 Scuola fiorentina della fine del XVIII secolo, Coppia di paesaggi Questa coppia di paesaggi in scagliola dipinta è riconducibile, tanto nel soggetto quanto nello stile, alla produzione del paesaggista Enrico Hugford; l'anonimo paesaggista fiorentino che ha realizzato questa coppia, di certo ha tratto da Hugford il senso di ampiezza spaziale, i toni cromatici leggeri e luminosi. Scagliola dipinta, dimensioni ext. 55x 77, int. 46x68 cm.
-
Lotto 90 A. V. Eijnsbergen, firmato e datato, Adorazione del Vitello d'oro, 1876 A. V. Eijnsbergen, firmato e datato, Adorazione del Vitello d'oro, 1876 Dipinto su cartone Dipinto su cartone, dimensioni ext. 58,5x79, int. 52x73 cm.
-
Lotto 91 Pittore fiammingo del XVII secolo, Sant'Egidio da Nimes Pittore fiammingo del XVII secolo, Sant'Egidio da Nimes Dipinto su carta pergamena, il soggetto deriva dal Sant'Egidio da Nimes come eremita di Raphael Sadeler del 1594, oggi al Rijks museum. In basso è presente l'iscrizione latina "Omnia subjecisti sub pedibus ejus, oves et boves universas insuper et pecora campi" Psal 8. "Hai sottomesso ogni cosa sotto i suoi piedi, tutte le pecore e i buoi, e anche tutte le greggi dell'accampamento" Dipinto su pergamena, dimensioni ext. 25x30, int. 18x23 cm.
-
Lotto 92 Pittore veneto del XVII secolo, Allegoria della Carità Pittore veneto del XVII secolo, Allegoria della Carità Olio su tela Olio su tela, dimensioni ext. 84,5x72,5, int. 81x69 cm.
-
Lotto 93 Scuola Piemontese, metà XIX sec. Fuga in Egitto e Dormitio Virginis Questa delicata coppia di tempere, realizzate da un’artista a noi sconosciuto, è riferibile alla pittura piemontese della metà del XIX secolo; sebbene i pittori di questa scuola al tempo fossero tutti dediti allo studio di un paesaggio verista, onesto e che abbandona nelle sue scene – su modello di Corot - ogni intento narrativo, qui ci troviamo ad ammirare due vicende bibliche, in piena controtendenza rispetto alla produzione pittorica del momento. Forse frutto di una committenza privata o ecclesiastica, il rimando alla scuola piemontese è evidenziato dall’utilizzo delle tinte molto sfumate, quasi diluite, che richiamano un po’ alla memoria le atmosfere di Antonio Fontanesi e Angelo Beccaria.La protagonista di queste due scene è la Vergine, raffigurata in due momenti emblematici della sua vita: nella prima opera è in fuga da Nazareth in Egitto, per sfuggire alla persecuzione di Erode;nella seconda tela la protagonista, circondata dagli apostoli viene raggiunta da Cristo che l’accompagnerà in cielo.La morte è frutto del peccato originale e Maria, essendone priva, non può morire; il suo trapasso è quindi descritto dai testi come un addormentarsi, una Dormitio per l’appunto, che ne determina l’assunzione alla vita eterna e l’incorruttibilità del corpo dopo il trapasso. Tempera su tela, cm est. 37x49, int. 30.5x43
-
Lotto 94 Domenico Pellissier, Carnevale in piazza, inizi del XX secolo Il dipinto, firmato D. Pellissier in basso a sinistra è una vivace rappresentazione di una danza carnevalesca in piazza. Domenico Pellissier risulta aderente alla raffigurazione di scene cittadine della metà del XX secolo, attente più all'atmosfera suscitata dalla frenesia della vita sociale, più che dal rendere il soggetto in maniera narrativa. Olio su tela, dimensioni ext.96x126 int. 80x111 cm.
-
Lotto 95 Coppie di miniature raffiguranti nobildonne con cappello, probabile scuola francese della prima metà del XIX secolo Coppie di miniature raffiguranti nobildonne con cappello, probabile scuola francese della prima metà del XIX secolo Una delle miniature reca firma illeggibile e la data 1824; belle cornice coeve in legno dorato Dimensioni ext. 26x22, int. 14x10 cm. cad.
-
Lotto 96 Coppia di miniature raffiguranti il senatore bolognese Girolamo II Ranuzzi conte della Porretta e la sua consorte Marie Françoise d'Alsace de Henin-Lietard. Bologna XVIII secolo Coppia di miniature raffiguranti il senatore bolognese Girolamo II Ranuzzi conte della Porretta e la sua consorte Marie Françoise d'Alsace de Henin-Lietard. Bologna XVIII secolo Miniature dotate di belle cornici coeve in legno intagliato e dorato Dimensioni 15x11,5 cm. cad.