Fine Paintings
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Lotto 25 Scuola romana del XVIII secolo, Ritratto di Pio VI Il ritratto di Giovanni Angelico Braschi, è dotato di importante cornice dorata. Olio su tela, dimensioni ext. 124x96, int. 110x82 cm.
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Lotto 26 Pittore lombardo del XVI secolo, San Marco Questo pregevole dipinto su tavola è una probabile produzione lombarda di un anonimo pittore del XVI secolo. La resa luminosa dei colori, la costruzione della figura attraverso la massa pittorica piuttosto che attraverso il disegno, supportano l'attribuzione geografica proposta. Il nome del Santo nella parte superiore decorata a doratura e l'iscrizione della figura in una elegante nicchia pittorica, ci portano ad immaginare l'apostolo come parte di un polittico o, quantomeno, di una serie composta dagli altri tre apostoli. Olio su tavola, dimensioni 61,7x19 cm.
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Lotto 27 Andrea Sacchi (Roma 1599 – 1661, ambito di, L'idolatria di Re Salomone Questa scena è tratta dal Primo libro dei Re, in cui viene descritto il modo in cui Re Salomone abbandona la via del Signore, a seguito dei suoi legami con le sue 'settecento mogli e trecento concubine'. Da queste donne viene trascinato all'idolatria, dopo aver costruito un tempio su un colle di fronte alla città di Gerusalemme. Olio su tela, dimensioni ext. 88,5x75, int. 73,5x59 cm.
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Lotto 28 Francesco Furini (Firenze, 1603 - Firenze, 1646), Ritratto di donna Questo delicato ritratto di donna è riferito al ritrattista fiorentino Francesco Furini, il quale si forma in città presso Matteo Rosselli; è documentato un viaggio a Roma nel 1619, in cui subirà la prorompente influenza del Caravaggio. Tornato a Firenze Galileo Galilei diverrà un suo grande estimatore, e si dedicherà alla rappresentazione di soggetti mitologici e sacri, prestando sempre molta attenzione alla figura femminile, a cui era molto legato. Le donne del Furini sono sempre morbide e sensuali, le composizioni quasi decadenti: è possibile però che questo ritratto in particolare appartenga ad una fase più avanzata della sua produzione. Il Furini prende i voti nel 1633, dedicandosi ad una pittura più intima, di formato ridotto e spesso a tema religioso: la sensualità del corpo qui lascia spazio ad una morbidezza del viso e al calore dei toni utilizzati; il formato da stanza e il patetismo di cui è caratterizzata la figura della donna, indicano forse più un tema meditativo o di preghiera, rispetto ad uno mondano. Olio su tela, cm est. 84x70, int. 70x56.5
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Lotto 29 Scuola lombarda del XVII secolo, Ritratto di Gentiluomo Questo gradevole Ritratto di Gentiluomo è realizzato attraverso una resa dei colori piuttosto cupa e drammatica: i toni sono scuri, la pennellata gradevole ma poco attenta al dettaglio. Il fascino di un’opera come questa sta tutta nell’emergere del dato psicologico del personaggio rappresentato, un anonimo aristocratico lombardo. La pennellata del volto è vigorosa nei toni chiari, costruisce il volto attraverso l’uso della luce; è più raffinata e minuziosa nella resa di alcuni dettagli come la parrucca e il largo colletto bianco, che incorniciano gentilmente il volto. Olio su tela, cm est. 92.5x61.5, int. 76x63.5
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Lotto 30 Giovanni Francesco Romanelli (Viterbo, 1610 - Viterbo, 1662), Allegoria dell’Inverno Allievo di Domenichino prima e Pietro da Cortona poi, il viterbese Francesco Romanelli è a Roma - stando alle fonti - a partire dal 1617; ma è dal 1631 che sono registrati i legami con la famiglia del papa Urbano VIII, i potenti Barberini, grandi committenti del Cortona. La fortuna del Romanelli è strettamente legata ad un suo affezionato e prestigioso committente, il cardinale Francesco Barberini; ma ciò che prova più di tutto il successo riscosso presso i suoi contemporanei, sono i due soggiorni in Francia (1646 - 47 e 1655 - 57) e le numerose commissioni ad essi legate, come quelle richieste dal Cardinale Mazarino e della regina madre Anna d’Austria. Lo stile del Romanelli non subì mai delle grosse evoluzioni, nel corso della sua carriera: legato tanto ai temi sacri quanto a quelli mitologici, in questa tela vediamo raffigurata un’Allegoria dell’Inverno, probabilmente della metà del XVII secolo. Un anziano - rappresentante l’“inverno della vita”, la fase finale dell’esistenza dell’uomo - col capo coperto da uno scuro mantello, si scalda le mani al calore di un tiepido braciere; la pennellata è sicura, attenta ai particolari del volto, delle mani e il panneggio è reso con la raffinata morbidezza tipica dell’artista. Olio su tela, cm est. 133x115, int. 118x97
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Lotto 31 Jacopo Da Ponte (Bassano del Grappa 1510 - 1592), detto Jacopo Bassano, bottega di, Figura femminile a cavallo Il particolare dipinto in oggetto è stato realizzato probabilmente nell'ambito della bottega del pittore veneziano Jacopo da Ponte. La scena da cui è tratto questo dipinto è 'La partenza di Abramo' oggi conservato allo Staatliche Museen di Berlino, firmato da Jacopo e suo figlio Francesco Bassano. La felicità del soggetto è ben espresso dalle numerose copie - di tutto il dipinto, o dei suoi particolari - prodotte negli anni a seguire, principalmente ad opera della sua bottega. Olio su tela, dimensioni ext. 72x60, int. 55x42 cm.
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Lotto 32 Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1488/1490 – Venezia 1576), copia da, Bacco e Arianna Questa copia da una delle più famose composizioni di Tiziano Vecellio, il Bacco e Arianna, è una elegante composizione che interpreta il tema tizianesco con uno studio della luce e dei volumi che risentono delle istanze del tardo barocco. Olio su tela, dimensioni ext. 123x154,5 int. 114,5x145,5 cm.
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Lotto 33 Scuola Napoletana del XVII secolo, Madonna con Bambino e Re Magi Quest’olio su tela, dotato di una gradevolissima cornice in nero e oro, è attribuibile, nei toni e nel cromatismo caldo, al Seicento napoletano. La composizione è compatta, tutta concentrata sulla figura del Bambino e dei Magi giunti a adorarlo; lo sfondo rossastro e i toni scuri ricordano le opere del Giordano, così come l’ambientazione quasi “fumosa” rimanda alla produzione di Bernardo Cavallino. La plasticità dei volti, in particolare quello di San Giuseppe e quello dell’anziano Melchiorre, indicano una precisa attenzione rivolta alla lezione emiliana penetrata a Napoli attraverso i brevi soggiorni dei più celebri artisti dell’epoca: Giovanni Lanfranco, Guido Reni e Domenichino. Olio su tela, cm est.133x168, int. 99x136
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Lotto 34 Giovanni Reder (Roma 1663 – dopo 1764), Ermina soccorre Tancredi Il pittore romano si confronta qui con un genere letterario di grande fama nel Seicento: la Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, pubblicata nel 1580. Figlio d’arte, suo padre Christian Reder fu un pittore tedesco attivo a Roma in particolare presso la famiglia Rospigliosi; Giovanni decise di specializzarsi nel genere del paesaggio, qui nobilitato dalla scelta di arricchirlo di uno dei passi più rappresentati e rappresentativi dell’iconografia tassiana. Erminia, accompagnata dallo “scudiero astuto” Vafrino, si imbatte nel suo amato Tancredi, gravemente ferito e reduce dello scontro con Argante, che giace morto ai suoi piedi. Questo episodio rappresenta l’esercizio ideale per mediare la scena di un grande poema di successo, con l’ambientazione di una natura rigogliosa, e fornisce al pittore la possibilità di indagare il tema del compianto e della cura dell’amante ferito. Come riporta Giovanni Careri, infatti, “Il naturalismo generato dalla presenza fisica del corpo aperto e sofferente dell'uomo ferito ed esposto alla donna partecipe del suo dolore rivela come nella maniera barocca del pittore la distribuzione della luce e dell'ombra contribuisce al contenuto affettivo del quadro”. Olio su tela, cm est.154x116, int. 134x98
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Lotto 35 Ciro Ferri (Roma 1634 – 1689), ambito di, Matrimonio di Ruth e Boaz La raffigurazione di questa tela rimanda ad un modello compositivo che ebbe un notevole successo nella seconda metà del XVII secolo: la versione originale del Matrimonio di Ruth e Boaz, oggi conservata ai Musei Capitolini, è una felicissima invenzione del pittore romano Ciro Ferri. Un'altra versione di questo stesso soggetto è conservata presso la Burghley House Collection di Stamford. Olio su tela, dimensioni ext. 89x77, int. 73x61 cm.
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Lotto 36 Dirk o Theodor Helmbreker (Haarlem, 1633 o 1624 - Roma, 1696), detto Monsù Teodoro, attr. a, Festa contadina Membro della Corporazione di San Luca di Haarlem dal 1652, si stabilisce a Roma dal 1659 e si unisce al gruppo Schildersbent, in opposizione all'Accademia di San Luca e ai suoi insegnamenti. La produzione di opere dal gusto popolare e non propriamente accademico fu solo una delle caratteristiche di questo cenacolo di artisti, noto più per essere un luogo di incontro per i suoi membri che una vera e propria organizzazione artistica unita da principi e valori comuni. Nonostante il loro stile di vita 'sconsiderato', molti di questi artisti ottennero la protezione di molti importanti committenti; così come Monsù Teodoro, che lavorò per il principe Ferdinando de' Medici e fu molto apprezzato da Filippo Baldinucci, che scrisse una sua biografia nel 1694 e possedeva molti dei suoi dipinti. Olio su tela, dimensioni 73x99 cm.
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Lotto 37 Paolo Monaldi (Roma 1710 – dopo il 1779), Paesaggio con festa contadina L'opera qui descritta, è un'ottima interpretazione del tema della festa contadina ad opera del genere bambocciante, molto in voga nella prima metà del Settecento. In questo dipinto è evidente la derivazione dello stile del paesaggio dall'opera di Andrea Locatelli, come si evince dall'intensità dei colori e dalla profondità della veduta oltre le rovine. Olio su tela, dimensioni ext. 79x97 int. 74x82 cm.
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Lotto 38 Ambito fiammingo della fine del XVII secolo, Scena popolare all'ingresso di una locanda Quest'ignoto artista della fine del Seicento, raffigura l'ingresso di una locanda con i popolani che si intrattengono al suo esterno e un elegante cavaliere fa da punto focale della composizione. L'attribuzione ad un pittore fiammingo trova riscontro nelle numerose opere dello stesso soggetto realizzate da artisti anche di poco successivi quali Adriaen van Ostade, David Teniers o Theodor Helmbreker. Olio su tela, dimensioni ext. 64,5x86, int. 54,5x75,5 cm.
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Lotto 39 Pietro Domenico Olivero (Turin, 1679 – Turin, 1755), Scena di genere ai piedi di un castello Questa tela di Oliviero, è molto diversa sia per dimensioni, sia per tema, sia per resa cromatica rispetto alle sue altre opere in asta, ma rappresenta bene la differenza di genere della bambocciata: da un lato abbiamo una rappresentazione più allegra e leggera dell'incontro tra popolani in prossimità di un'osteria; qui, invece, il protagonista indiscusso è il caos di un gran numero di persone in un paesaggio più aspro e selvaggio, ricco di antiche rovine e di ampie vedute. I toni rossi predominano, il paesaggio è reso con ampie campiture, che lo rendono profondo ma non impreciso. Le stesse "macchie" di colore costruiscono le figure che affollano la scena: in questo piccolo "atlante del popolo", nessun personaggio è identico all'altro. Ognuno ha un'azione diversa e rivolge la sua attenzione a un punto diverso della scena; l'osservatore non si sente qui protagonista della rappresentazione, non è coinvolto, è solo un ospite del flusso degli eventi. Olio su tela, cm est. 64x110, int. 51x97
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Lotto 40 Salvator Rosa (Napoli, 1614 – Roma, 1673), Paesaggio bucolico Salvator Rosa è a buon diritto uno dei più importanti pittori napoletani del Seicento; si forma nella sua città natale con Francesco Fracanzano, Jusepe de Ribera e Aniello Falcone. Nella prima fase della sua produzione si dedica al genere del paesaggio, delle battaglie e delle scene di genere: viaggiò tra Roma a Firenze, e in ognuna di queste città fu attento alle innovazioni dei contemporanei. Questo paesaggio risente del suo primo viaggio a Roma: in città entra in contatto con i classicisti del paesaggio quali Claude Lorrain e Nicolas Poussin, che lo portano a stemperare un po’ i toni della sua tavolozza, ancora legata ai violenti contrasti cromatici del Ribera. Questo paesaggio infatti, risulta arioso, morbido e costruito da tonalità calde; allo stesso tempo però è un paesaggio composto da pennellate vivaci ed espressive, poco interessate ad analizzare con minuzia i singoli elementi. I personaggi presenti sulla scena sono poco caratterizzati, quasi decorativi: è evidente la volontà di celebrare il paesaggio come autentico protagonista del dipinto, l’uomo qui non è altro che un ospite. Olio su tela, cm est. 91x67, int. 79x55
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Lotto 41 Pieter Mulier (Haarlem 1637 - Milano 1701), detto il Tempesta o Cavalier Tempesta, attr. a, Il ratto di Europa Il Cavalier Tempesta svolge gran parte della sua attività pittorica, dopo un primo alunnato con suo padre, tra Roma e Genova, dove resterà fino al periodo trascorso in carcere a causa dell'omicidio di sua moglie. La produzione di questo Ratto di Europa, immerso in una natura pacifica e rigogliosa, appartiene ad una fase successiva della produzione dell'artista rispetto a quella del periodo romano - genovese. Una volta scarcerato si dedica maggiormente a soggetti religiosi, paesaggi e temi pastorali: come in questo caso, il concitato evento mitologico è quasi come assorbito dalla placidità del paesaggio campestre. Olio su tela, dimensioni ext. 109x133 int. 97x122 cm.
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Lotto 42 Scuola Napoletana del XVII secolo, Crocifissione L'essenzialità di questa tela, il suo taglio e la sua composizione non permettono facilmente di indovinare il nome dell'autore. Possiamo ipotizzare che si tratti di un pittore napoletano della prima metà del XVII secolo. Lo si può dedurre da una pura osservazione stilistica: il corpo di Cristo è tutto ciò che emerge dallo sfondo scuro ed è livido come una statua, luminoso ma non vivo, relativamente rigido e costruito da toni grigio-gialli. Il contrasto con lo sfondo nero ha solo una "nota" di colore, la luce rossastra che sale dalla collina ai piedi del Cristo morente, che volge lo sguardo stanco al cielo. Questo ignoto pittore potrebbe aver fatto l'esperienza dell'opera di Jusepe de Ribera nell'esporre il corpo nudo a una forte fonte di luce che lo fa emergere da una profonda oscurità. Tuttavia, nella scelta della tavolozza, è possibile fare riferimento all'opera di un importante interprete del movimento caravaggista napoletano, Battistello Caracciolo, che potrebbe aver ispirato il pittore. Olio su tela, cm 91x62
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Lotto 43 Gabriel Franck (Anversa, 1590 ca – Anversa, 1639) Maria Maddalena penitente Un primo indizio atto ad inquadrare geograficamente quest’opera è dato dal supporto scelto: la pittura su rame nasce nel XVII secolo in ambito olandese e resta uno dei peculiari mezzi di espressione della pittura fiamminga del secolo. Inoltre, basta osservare la resa del paesaggio boschivo raffigurato per notare il debito che l’artista detiene nei confronti della lezione di Paul Bril, nella resa dei dettagli in particolare, come ad esempio nella descrizione degli alberi.Le poche notizie di cui disponiamo sull’autore le dobbiamo a dei recenti studi spagnoli: scopo della ricerca è quello di fare luce sul percorso intrapreso da molti quadri fiamminghi verso la Spagna, a cui finora si era dedicato molto poco tempo; sappiamo che Gabriel Franck ha trascorso tutta la sua esistenza nella sua città natale, ad Anversa, diventando maestro di pittura nella gilda della sua città nel 1620. Il soggetto scelto è uno tra quelli che meglio esprime il legame dell’uomo – o in questo caso della donna – con la natura: Maria Maddalena è raffigurata penitente, con le braccia aperte e lo sguardo rivolto al cielo, immersa in un paesaggio verde e lussureggiante, ben lontano dal tradizionale deserto in cui le fonti la collocavano. Questa scelta indica la volontà di nobilitare il genere del paesaggio, accordandogli il compito di essere portatore e riflesso delle passioni umane. Olio su rame, cm 55x40
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Lotto 44 Scuola umbra, prima metà del XVI secolo, Santa Caterina d’Alessandria Questa tempera su tavola raffigura una Santa Caterina d’Alessandria e come da buona tradizione cinquecentesca, faceva probabilmente parte di un gruppo di santi raccolti per decorare una pala d’altare o una cappella. La santa è riconoscibile dai suoi più tipici attributi: con una mano sorregge la palma del martirio e con l’altra la spada con la quale verrà decapitata. Ai suoi piedi giace un pezzo della ruota con cui venne torturata e che si ruppe mentre i suoi carnefici la stavano utilizzando, il che li obbligò ad optare per una morte più veloce. Sebbene sia un’opera di un ignoto artista, è presumibile attribuirne la paternità ad un pittore umbro della prima metà del XVI secolo. Siamo di certo lontani dalle innovazioni peruginesche in atto in quegli anni, ma nondimeno il pittore mostra una precoce sensibilità nei confronti della ricerca paesaggistica, nella stesura delle ampie campiture di colore e nella resa atmosferica, molto chiara, equilibrata e luminosa. Tempera su tavola, 61.5x28 cm.
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Lotto 45 Pittore tedesco del XVIII secolo Leone che azzanna un cane Il genere della pittura animalistica si sviluppa a partire dal XVII come parte integrante della pittura di paesaggio ma, come accadeva in questo caso anche per le figure umane, gli animali venivano spesso dipinti da artisti specializzati nel genere.Questo ignoto animalier è probabilmente un pittore tedesco appartenente alla seconda metà del XVIII secolo, che ha guardato alla ricca produzione di maestri come Pieter Boel e Carl Borromäus Andreas Ruthart. È con quest’ultimo in particolare che il nostro pittore ha un debito maggiore, come si evince dalla luminosità dei toni scelti, caldi e morbidi, nonché nella resa delicata ma espressiva dei due animali, immersi in un profondo ma scarno paesaggio. Il piccolo formato è tipico di questa produzione di genere, molto apprezzato nel Settecento soprattutto in nord Europa e in Inghilterra, in paesi dediti alla caccia e alle competizioni equestri, di gran voga al di là della Manica nel secolo seguente.Opere di questo tipo non venivano considerate meramente nel loro decorativismo; la perizia del pittore – o dello scultore, in altri casi – era molto apprezzata e, nonostante la pittura di animali non fosse considerato un genere di prim’ordine, molto spesso era anche ben remunerata. Olio su tela, cm est. 44x52, int. 33.5x41.5
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Lotto 46 Pittore russo del XIX secolo, Paesaggio innevato con uomini a cavallo Il dipinto, firmato in calce dall'anonimo 'G Zashoff', è una gradevole testimonianza dell'elegante pittura di paesaggio russa della seconda metà del XIX secolo. La scena del dipinto in oggetto però di sofferma su un soggetto meno 'placido', di maggior impatti visivo: una carica di soldati a cavallo, che fendono in diagonale la composizione della tela. Olio su tela, dimensioni ext.93x123,5 int. 70x100 cm.
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Lotto 47 Sebastiano De Albertis (Milano, 1828 – Milano, 1897) L’imboscata, 1860 Questo pregiatissimo dipinto sembra quasi essere un episodio di cronaca proveniente dalla vita dell’artista. Lombardo di nascita e di formazione, partecipa attivamente alle Cinque Giornate di Milano, che lo colgono durante la sua formazione all’Accademia di Brera. Fervente patriota della prima ora, parte per combattere la prima guerra di indipendenza nel 1848; tornato nella sua città natale, si dedicherà appieno alla produzione di tele dedicate alla pittura storica, di alto impegno civile e morale. el 1859 si arruola nuovamente nei Cacciatori delle Alpi, ma ciò non gli impedisce di partecipare anche alla Spedizione dei Mille al fianco di Garibaldi, l’anno seguente. Con lo spirito di un cronista continua a documentare gli arditi scontri indipendentisti, ma dopo il raggiungimento dell’unità si dedica – seppur per un tempo breve, partecipando nel 1866 alla terza guerra di indipendenza – a temi più leggeri, quasi popolani. Questa tela è di un realismo brillante, così come brillanti sono le tonalità utilizzate dall’artista per raffigurare i soldati colti di sorpresa dall’imboscata. In questa immagine c’è molto del racconto della guerra narrato dal Meissonier: l’ambientazione è vivida, lo sguardo dell’artista sulla scena è estremamente attento, desideroso di cogliere ogni sfaccettatura del momento raffigurato.In un’opera come questa comprendiamo come all’epoca il De Albertis fosse considerato il vero rivale del Fattori nella narrazione delle battaglie risorgimentali. Oggi ricordiamo il nome di Sebastiano De Albertis come quello di un grande artista, oltre che di un grande patriota: venne nominato Cavaliere della Corona d’Italia e professore onorario dell’Accademia di Brera e nel 1884 fu tra i maggiori promotori della fondazione del Museo del Risorgimento di Milano. Bibl.: E. Ragazzi, Da Fattori a Nomellini. Arte e Risorgimento, De Ferrari & Devega, Genova 2005, Nr. 32, S. 114. Olio su tela, cm est. 86x100, int. 64X79
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Lotto 48 Andrea Appiani (Milano, 1754 – Milano 1817) L’uccisione di Remo Questa tempera su carta narra di uno degli eventi più importanti per la storia della fondazione di Roma: l’uccisione di Remo da parte di suo fratello Romolo. Il pittore Andrea Appiani, lombardo di nascita e formazione, fu uno dei pochi pittori italiani della seconda metà del Settecento che ebbe una vera fama europea: nel 1791 compie un viaggio di formazione tra Parma, Firenze, Bologna e Roma, che lo portano ad arricchire il suo linguaggio con tematiche e stili nuovi. Resta però sempre legato all’ambiente lombardo, diventa docente all’Accademia di Brera e pittore di punta della Repubblica Cisalpina; la vasta attività del pittore, molto apprezzato da Napoleone, gli resero la carica di primo pittore del Re d’Italia nel 1804.Il pittore neoclassico, qui affascinato dal tema della pittura di storia, realizza attraverso l’uso della tempera, un’immagine vivida, un po’ secca ma sobria e brillante nella campitura del colore, steso in maniera sicura e levigata. La natura cruenta della scena qui si scontra con la volontà di rendere una bellezza che si esprime sia nella competente pratica artistica che nell’attenta rappresentazione della natura; il risultato è una raffigurazione quasi graziosa di un evento terribile, resa attraverso l’uso del canone con grande forza e sincerità.Bibl.: G. Natali, Il Settecento, Milano 1950, p. 89; A. Ottino Della Chiesa, L'età neoclassica in Lombardia, catalogo della mostra, Como 1959, pp. 33-39, 94-113. Tempera su carta, cm est. 56x75.5, int. 42.7x62