Asta Giudiziaria del 18/12/2013 - I. Dipinti e Disegni, Incisioni et alia, Sculture
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Lotto 1 1. TIZIANO VECELLIO (1480/1485 1576). AMBITO DI
PIETRO DELLA VECCHIA (1603 1678)
Ritratto di gentiluomo
Olio su tela, 93,5x73,4 cm.
Provenienza: Arnold Seligmann, Rey & Co., New York
Semenzato, Venezia, 31.10.1998, l. 118
(€ 456.438, come Tiziano)
Esposizioni: Masterpieces. Exhibition at the New York World’s Fair Maggio-ottobre 1940 (come Tiziano); Seven Centuries of Painting M. H. de Young Memorial Museum San Francisco (come Tiziano) (etichetta danneggiata al verso); California Palace of the Legion of Honor (come Tiziano) (etichetta danneggiata al verso)
Bibliografia: W. Pach, a cura di, Masterpieces of Art, New York World’s Fair, New York, 1940, pp. 1920, ill. 21 (p. 19); H. Wethey, Titian. The Portraits, Londra, 1971, pp. 168169, n. X57 (attribuzione a Tiziano non accettata); G. M. Pilo, in "Arte Documento" 15, 2001, pp. 106109 (come Tiziano); Egidio Martini, in "Arte Documento" 25, 2009 (come Tiziano), riprodotto in Egidio Martini, Studi sulla pittura veneta dal XV al XVIII secolo, Verona 2010, pp. 47 e 48 (come Tiziano)
Elementi distintivi
Etichette recanti i numeri “31183”, “6456”, “23”
Etichetta recante la scritta “Chenue” (danneggiata)
Stato di conservazione
Segno: 50% (superficie pittorica schiacciata a seguito di rintelo; gran parte della pittura originale è consunta sino alla preparazione; ampie integrazioni maldestre, ad esempio nel telo rosso, nella mano, sul guanto e sul cappello; una vernice opacizzante maschera quasi tutto il quadro; alla luce di Wood risulta integrato in gran parte anche il margine basso, non trattato a vernice opacizzante)
Supporto: 70% (presenza di diverse tele antiche; telaio sostituito, rintelo)
Il dipinto è stato presentato presso la Casa d’Aste Semenzato, a Venezia, nel 1998, come proprietà di un antiquario veneziano, accompagnato da un expertise di Egidio Martini (19192011), oggi disperso ma ampiamente citato nel catalogo d’asta. Il celebre connoisseur, alla collezione del quale è oggi dedicata la omonima Pinacoteca a Cà Rezzonico, qualifica il pezzo come opera tipica ed evidente di Tiziano, con datazione intorno al 1545, sulla base di un paragone con il ritratto di Andrea Barbato, oggi al Prado. Lo studioso attira la attenzione dell’osservatore tra l’altro sul guanto, che definisce “quasi la firma del pittore”, citando l’analogo dettaglio nel Ritratto di un giovane del Museo Fesch di Ajaccio, nel Ritratto di Vincenzo Mosti della Galleria Pitti e nell’Uomo del guanto del Louvre. L’opera è stata in seguito pubblicata sia da Giuseppe Maria Pilo sia dallo stesso Martini come di mano del Maestro.
In realtà, il dipinto presenta una struttura stilistica e materiale complessa, che possiamo indagare a partire dal centro della composizione, la bella testa di patrizio veneto.
Come chiarisce Mario Lucco, che ha recentemente esaminato l’opera dal vero, il volto d’uomo è dipinto su una tela rettangolare, smussata ai quattro angoli, innestata forse ad inizio novecento su una tela tardo cinquecentesca a grana più spessa. Questa a sua volta presenta un livello pittorico cinquecentesco, cui appartiene la tenda rossa a sinistra piuttosto abrasa, ripreso nel Seicento da una mano molto abile nello stile tizianesco, cui risalgono il busto, col vistoso ‘pentimento’ sulla destra, e le belle mani. Mario Lucco riporta la testa all’orizzonte tintorettescopalmesco e scorge negli interventi seicenteschi lo stile, o direttamente la mano, di Pietro della Vecchia (1603 – 1678). Anche Enrico Maria dal Pozzolo, che vide l’opera dal vero presso Semenzato, vi riconosce un lavoro di Pietro della Vecchia con innesti cinquecenteschi. -
Lotto 2 FILIPPO VITALE (1585 CA.-1650)
Caino e Abele
Olio su tela, 217x164 cm.
Esposizioni: Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli, Napoli Castel Sant’Elmo, 19911992 (etichetta al verso)
Bibliografia: F. Bologna, a cura di, Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli, Napoli, 1991, p. 278, n. 2.28
Una immagine dell’opera riprodotta qui a fianco è conservata nella fototeca della Fondazione Zeri (inv. 51256, fasc. XI Filippo Vitale)
Provenienza: Semenzato, Venezia, 22.2.1998, l. 145 (€ 44.410)
Stato di conservazione
Segno: 75% (al centro della base, violenta aggressione di muffa tutt’ora in corso; pellicola pittorica con numerose carenze e integrazioni sull’incarnato di Abele viso e spalle comprese e sull’incarnato di Caino, per esempio la gamba sinistra, la parte alta del busto e il volto. Sul bordo destro, ampia integrazione)
Supporto: 40% (Telaio sostituito e rintelo; notevoli danni conseguenti a muffa)
Note: Notevoli pentimenti, per esempio al piede destro di Abele. La targa riprodotta a fianco è stata decurtata della parte superiore dopo la ripresa dello scatto fotografico -
Lotto 3 JUSEPE DE RIBERA (1588-1652)
San Pietro, 1626-1630 ca.
Olio su tela, 125,5x95,5 cm.
Provenienza: Maison d’Art Piero Corsini, Montecarlo (?)
Esposizioni: Jusepe de Ribera el Españoleto, Museo de San Carlos, Citta del Messico, 2003, n. 31 (?)
Bibliografia: A. PérrezSanchez e N. Spinosa, a cura di Jusepe de Ribera el Españoleto, Barcellona,
2003, n. 31, pp. 144-145 (?)
Elementi distintivi
Cornice riadattata. La cornice originale era più stretta di 2 cm. sul lato destro e di 3 cm. sugli altri lati
Stato di conservazione
Segno: 90% (integrazioni, per esempio sul braccio alzato, a metà del busto, sul fondo nero sopra la testa, sul margine sinistro)
Supporto: 70% (telaio sostituito e rintelo)
Come confermato da Nicola Spinosa, a seguito di recente esame dal vero, il dipinto è una replica autografa del San Pietro firmato da Ribera e conservato presso l’Art Institute di Chicago (Spinosa 2006, A80, p. 292; riprodotto qui a fianco). Il prof. Spinosa ha suggerito “anche per le dimensioni identiche” la possibile identificazione dell’opera con una tela analoga già presso la Maisoin d’Art di Piero Corsini a Montecarlo ed “esposta nel 2003 alla mostra, presentata presso il Museo de San Carlos a Città del Messico, a cura di A. Pérez Sanchez e N. Spinosa, Jusepe Ribera el Españoleto, n. 31, pp. 144145”. “Resta, in ogni caso, che l’opera esaminata ... è sicuramente autografa del maestro spagnolo”, “con una datazione” “successiva al 1626 e di poco precedente il 1630”. Altri quattro esperti hanno autonomamente esaminato, su base fotografica, il dipinto sollecitando la maggior parte di essi la opinione del Prof. Spinosa. Craig Felton, che conosce anch’egli dal vero la versione di Chicago, ha evidenziato la similitudine del trattamento della testa di San Pietro con i tipi standard di Ribera e la estrema vicinanza della pennelata a quella del maestro. Anche Gabriele Finaldi è d’accordo sulla attribuibilità dell’opera a Ribera. Justus Lange e William B. Jordan segnalano la possibilità che si tratti di un’opera non autografa, comunque in relazione con il dipinto di Chicago, che mantiene la propria posizione di prima versione rispetto a tutte le altre tele note con lo stesso
soggetto. Sono state richieste ulteriori opinioni, su base fotografica, a Matías Díaz Padrón, JeanPierre
Couzin, Arnauld Brejon de Lavergnée, Riccardo Lattuada, Vincenzo Pacelli.
Ringraziamo gli specialisti menzionati e in particolare il Prof. Spinosa per il prezioso supporto nella schedatura dell’opera. L’opera è accompagnata da nota critica a firma del Prof. Nicola Spinosa. -
Lotto 5 MATTIA PRETI (1613-1699) E BOTTEGA
O GREGORIO PRETI (1603 1672)
Cristo deriso, 1655-1670 ca.
Olio su tela, 98,7x151 cm.
Provenienza: Semenzato, Venezia, 31.10.1998, l. 117 (€ 61.681), come Mattia Preti; Semenzato, Venezia, 16.3.1998, l. 81; Pescara, Collezione Privata; Finarte 55, 1968, l. 26
Bibliografia: J. T. Spike, Mattia Preti. Catalogo Ragionato dei Dipinti, Firenze, 1999, p. 404
Elementi distintivi
La cornice non è originale: si identificano i segni di battuta precedenti.
Stato di conservazione
Segno: 80% (danni e integrazioni soprattutto sulla parte sinistra, anche sull’incarnato del Cristo)
Supporto: 60% (telaio sostituito, maldestro rintelo recente e conseguente schiacciamento della pellicola pittorica)
La tela è stata attribuita a Mattia Preti per primi da Giuliano Briganti e Ferdinando Bologna, che la avvicina all’Ecce Homo del Museo di Chantilly e propone di datarla 16561660 (comunicazioni citate in catalogo Semenzato 31.10.1998).
John Thomas Spike, nel Catalogo Ragionato dell’artista, identifica l’opera con quella citata in Palazzo Lattanzi, a Ripa Fagnano, L’Aquila, nel 1902.
Keith Sciberras, che ha recentemente verificato l’opera dal vero, ritiene che si tratti di un lavoro eseguito da Mattia con l’assistenza della propria bottega verso la metà della carriera, e segnala la difficoltà di giudizio dovuta alle integrazioni nei toni dell’incarnato della figura di Cristo.
Altri due specialisti hanno autonomamente esaminato, su base fotografica, il dipinto. La attribuzione a Mattia Preti è condivisa da Stefano Causa, mentre Claudio Strinati riporta la tela “al fratello Gregorio Preti nella fase tarda della sua attività, comunque posteriore ai lavori di affresca tura nella chiesa di s. Carlo ai Catinari che vide i due fratelli, Gregorio e Mattia, documentatamente fianco a fianco. Sembra efficace il confronto tra questo dipinto e l’ affresco di Gregorio Preti in s. Carlo ai Catinari con la rappresentazione di s. Carlo Borromeo che istruisce i padri barnabiti in partenza per le missioni. Interessante è anche il confronto tra il nostro dipinto è un’ opera documentata di Gregorio Preti tardo, cioè la pala d’altare del s. Antonio di Padova nella chiesa di s. Rocco a Roma, del 1663, data che può competere anche al Cristo deriso”.
Ringraziamo gli specialisti menzionati per il prezioso supporto nella schedatura dell’opera.
L’opera è accompagnata da expertise di Keith Sciberras e parere di Claudio Strinati. -
Lotto 6 GREGORIO PRETI (1603-1672)
Cristo e l’adultera, 1650 ca.
Olio su tela, 110,3x143,6 cm.
Provenienza: Semenzato, Venezia, 14.2.1999, l. 93 (€ 92.521), come Mattia Preti
Stato di conservazione
Segno: 50% (cadute e integrazioni grossolane, per esempio sulla schiena della adultera, sul viso e sul manto blu di Cristo; circa il 40% del collo dell’adultera risulta integrato; ampio intervento anche sullo sbuffo della manica in primo piano)
Supporto: 75%(telaio sostituito, rintelo; amplissimo attacco da muffe con danni agli angoli bassi e alti della cornice e diffusione sulla intera superficie pittorica e sul rintelo)
La tela è stata attribuita a Mattia Preti da Claudio Strinati in sede d’asta (cfr. catalogo Semenzato), con riferimento all’attività giovanile dell’artista e alla influenza di Caravaggio e Guercino. Lo studioso ha recententemente riesaminato il dipinto, venendo alla convinzione che sia opera certa di Gregorio “nel momento della sua piena maturità che dal punto di vista della pura cronologia coincide, in effetti, con il momento giovanile del più giovane e geniale fratello Mattia” e in stretto rapporto con il “Cristo che predica ai dottori conservato nella sacrestia della chiesa romana della SS. Trinità di via Condotti, ... databile intorno
alla metà del Seicento”. Stefano Causa, su base fotografica, concorda con l’attribuzione a Gregorio. Tale attribuzione è accolta anche da Keith Sciberras, che ha recentemente verificato l’opera dal vero, e che evidenzia come sia la struttura compositiva, sia il modellato delle figure, sia il tonalismo, sia la pennellata siano tipici di Gregorio. Sciberras data il dipinto ad una fase precedente della carriera dell’artista, verso il 1630-1640. Ringraziamo gli specialisti menzionati per il prezioso supporto nella schedatura dell’opera.
L’opera è accompagnata da expertise di Keith Sciberras e parere di Claudio Strinati. -
Lotto 8 MATTIA PRETI (16131699)
L’anima di fronte ai vizi o Allegoria della educazione di un giovane cavaliere, 1635-1640
Olio su tela, 171,2x138,5 cm.
Motto autografo: “SUADENT ILLAE EGO GENIUS TRAHO”
Provenienza: Semenzato, Venezia, 7.12.1997, l. 75 (€ 90.707); Collezione privata, Bari; Collezione Crespi, Italia; Chaucer Fine Arts & Galleri Gasparrini, Londra
Bibliografia: M. Marini in, Strinati, Marini, Ippoliti, Mattia Preti Disegno e colore, Catanzaro, 1999, p. 38
J. T. Spike, Mattia Preti. Catalogo Ragionato dei Dipinti, Firenze, 1999, p. 378
Elementi distintivi
Una targa metallica recita “Mattia Preti”
Stato di conservazione
Segno: 60% (consunzione della piccola pittorica a seguito di pulitura; integrazioni, per esempio sul petto della figura femminile a destra e sulla parte alta del vestito della figura femminile a sinistra; sporchi; presenza di vernice che maschera parzialmente i restauri)
Supporto: 60% (telaio sostituito, rintelo maldestro e conseguente schiacciamento della
pellicola pittorica)
La tela è stata pubblicata da Maurizio Marini nel 1999 e dunque inserita da John Thomas Spike nel Catalogo Ragionato dell’artista.
L’autografia è stata confermata su base fotografica da Claudio Strinati, con datazione alla fase giovanile “fortemente caravaggesca e debitrice anche all’influsso del caravaggismo francese e della pittura bolognese di ambito carraccesco”. Strinati la considera un “Autentico capolavoro, concettoso (la chiave di lettura è nel motto iscritto nel cartiglio SUADENT ILLAE EGO GENIUS TRAHO)” raffrontandola con “alcune delle opere cruciali della giovinezza di Mattia tra le più note e sicure come il grandioso Concerto nella collezione Doria Pamphilj a Roma”.
L’invenzione pretiana della composizione è accettata da Stefano Causa, mentre la autografia dell’opera è stata confermata da Keith Sciberras, a seguito di recente esame dal vero.
Sciberras posticipa leggermente la datazione dell’opera, rispetto a Strinati, “al periodo 1635-1640, precisamente quando il pittore iniziava ad allontanarsi dalla sua prima maniera caravaggesca e a cercare altre fonti”.
Ringraziamo gli specialisti menzionati per il prezioso supporto nella schedatura dell’opera.
L’opera è accompagnata da expertise di Keith Sciberras e parere di Claudio Strinati. -
Lotto 10 LUCA GIORDANO (1632/34-1705)
Lucrezia
Olio su tela, 127,6x103,6 cm.
La cornice è, probabilmente, originale.
Stato di conservazione
Segno: 40% (superficie pittorica molto danneggiata, ampie cadute e integrazioni approssimative per esempio sopra la testa, sulle braccia, sotto la mano cadente di Lucrezia, sul volto dell’uomo in primo piano e sul bordo inferiore a sinistra)
Supporto: 70% (telaio sostituito, reintelo)
La ascrizione dell’invenzione a Luca Giordano è accolta da Stefano Causa su base fotografica. Nicola Spinosa, a seguito di recente esame dell’opera dal vero, ne ha verbalmente confermato la autografia. Il Professor Spinosa è disponibile a realizzare uno studio sull’opera.
Ringraziamo gli specialisti menzionati per il prezioso supporto nella schedatura dell’opera. -
Lotto 12 JOHANN HEINRICH SCHÖNFELD (1609 1682). ATTRIBUITO A
Martirio di sant’Arcadio (?)
Olio su tela, 97,5x134 cm.
Provenienza: Semenzato, Venezia, 31.10.1998, l. 113 (€ 52.429), come Johann Heinrich Schönfeld
Elementi distintivi
Vecchia etichetta d’asta o di esposizione recante il n. 82
Porzione di etichetta ‘S.V.’
Annotazione dei codici “02334313” e “ST64605436”
Stato di conservazione
Segno: 67% (pellicola pittorica sporca e consumata, a tratti fino alla preparazione; integrazione rilevanti)
Supporto: 70% (telaio sostituito, rintelo forse ottocentesco)
L’attribuzione a Schönfeld è stata avanzata per la prima volta nella vendita Semenzato. Numerosi esperti hanno recentemente esaminato l’opera su base fotografica. Cécile Anne Michaud, curatrice del Catalogo Ragionato di Schönfeld, non conferma la attribuzione. “Alcuni elementi, come i profili greci delle figure e lo spettro cromatico dominato dal marrone” la inducono a pensare ad un altro autore, nella Napoli della metà del Seicento, Gargiulo o la sua Cerchia, nonostante “sia le posizioni, sia i movimenti, sia le proporzioni e numerose altre caratteristiche siano molto vicine a Schönfeld”. David Marshall non riconosce nell’opera né la mano di Schönfeld né quella di Gargiulo, per ragioni stilistiche: colloca nondimeno anch’egli la tela in ambiente napoletano, vicino a Scipione Compagno e a François de Nomé. Marshall suggerisce che il dipinto possa rappresentare il martirio di sant’Arcadio, a cui nel 302 d.C., probabilmente a Cesarea, vennero tagliati gli arti uno a uno. Alberto Cottino attribuisce l’opera ad un “pittore minore di difficile identificazione”. Le assonanze individuate da Michaud e Marshall trovano riscontro nella presentazione Semenzato che “attribuisce (l’opera) al periodo di produzione dello Schönfeld caratterizzat(o) dalla profonda simpatia per gli artisti napoletani suoi contemporanei quali Domenico Gargiulo, Aniello Falcone, Scipione Compagno”. Consultato per la profonda conoscenza del Seicento Napoletano, Nicola Spinosa, a seguito di un recente esame dal vero dell’opera, la ha convintamente assegnata a Schönfeld ed è disponibile a realizzare uno studio sul dipinto.
Ringraziamo gli specialisti menzionati per il prezioso supporto nella schedatura dell’opera. -
Lotto 17 LUCA CARLEVARIJS (1663 1730) O AMBITO DI
Porto di mare con bucintoro, navi e f igure
Olio su tela, 96,5x129,5 cm.
Provenienza: Semenzato, Venezia, 31.10.1998, l. 54 (€ 138.782). Come Luca Carlevarijs
Stato di conservazione
Segno: 75% (pellicola abrasa durante la pulitura, talvolta fino alla preparazione, e ciò nonostante ancora sporca; la sporcizia si è più fortemente unita alla pittura durante il rintelo; piccole integrazioni, per esempio nelle nuvole)
Supporto: 70% (telaio sostituito, rintelo maldestro che ha schiacciato la pellicola pittorica)
La attribuzione a Carlevarijs, avanzata da Semenzato, è oggi da riconsiderare nel complesso contesto formativo dell’artista veneziano, che coinvolge numerosi artisti locali e nordici, come sottolineato dopo recente esame su base fotografica dagli specialisti di riferimento.
Tra essi, Dario Succi non ritiene plausibile la mano diretta di Carlevarijs, così come Isabella Reale.
Quest’ultima, rilevando la grande qualità della tela, ipotizza che l’autore sia un pittore italiano o nordico, analogo a Johann Anton Eisemann (1613 ca.1698), Johann Richter (16651745) e Antonio Stom (1688 ca.1734), ma nessuno di questi.
Charles Beddington segnala “impressionante qualità del dipinto, vicino allo stile dei primi lavori noti di Carlevarijs”. “Sebbene si sappia sorprendentemente poco del lavoro di Carlevarijs prima del 1700 circa” egli ritiene “che sia un lavoro particolarmente raffinato di un pittore attivo in Veneto alla fine del Seicento, quel tipo di artisti che hanno influenzato gli inizi di Carlevarijs, forse Ernesto Daret”.
Alberto Craievich, invece, non esclude di principio che possa trattarsi di una tela giovanile
di Carlevarijs, ipotesi da appurare in confronto diretto con opere potenzialmente analoghe conservate a Venezia pur sottolineando che “potrebbero essere molte le soluzioni, compresa quella ipotizzata da Beddington”.
Paola Betti, a seguito di un recente esame dal vero dell’opera, identifica l’autore in Johann Anton Eismann “austriaco di nascita ma a lungo residente e attivo a Venezia. A sostegno di tale paternità, convincenti confronti stilistici e tipologici possono istituirsi con la Veduta di porto (Rimini, Mario Mussoni), recante la sigla JAE sull’imbarcazione principale, per il modo analogo di descrivere la costa resa con larghe pennellate a suggerirne le stratificazioni rocciose, mentre nella rappresentazione dei velieri in lontananza il tratto diventa estremamente sottile. Altre significative somiglianze si riscontrano con il Capriccio con ponte rotto (Kromĕřìž, Repubblica Cieca, Arcivescovato), per il trattamento delle macchiette che, indaffarate, animano il molo, costruite con rapidi colpi di pennello, dalle fisionomie grossolane, per niente idealizzate né nelle espressioni, né nei lineamenti fisionomici. Altri paragoni utili sono da stabilire con i due porti di mare di mano dell’austriaco, l’uno già a Roma in Collezione Morandotti e l’altro già a Rimini presso l’Antichità Luigi Diciotto caratterizzati dallo spiccato senso atmosferico che impronta le vedute”.
Ringraziamo gli specialisti menzionati per il prezioso supporto nella schedatura dell’opera. -
Lotto 19 GIOVANNI BOLDINI (1842 1931)
Barconi nel Porto di Venezia, 1895 ca.
Olio su tela, 39x45 cm.
Firma al recto: “Boldini”
Provenienza: Madame Frédéric Megret (etichetta al verso); Paul Cailleux (?), Parigi (etichetta al verso); Galerie Charpentier, Parigi (etichetta al verso); Christie’s Londra, 9.12.1998, l. 182a (€ 81.969); Bottegantica, Bologna (timbro al verso)
Esposizioni: Musée JacquemartAndré, Parigi, 1963 (?) (etichetta al verso)
Bibliografia: E. Camesasca, L'opera completa di Boldini, Milano 1970, 264c; T. Panconi, a cura di, Giovanni Boldini, L’opera completa, Firenze, 2002, p. 356; Pietro Dini e Francesca Dini, a cura di, Giovanni Boldini 1842-1931; Catalogo ragionato, Torino, 2002, n. 660, pp. 354-355
Elementi distintivi
Annotazione d’asta MBK64
Presenza di altri timbri non identificati
Stato di conservazione
Segno: 80% (consunzione della superficie pittorica)
Supporto: 85% (qualche danno al telaio)
Il dipinto si colloca nel periodo della maturità artistica di Boldini, quando, in parallelo ai ritratti, si produsse nella ripresa dal vero della città lagunare, rappresentando l’incanto delle antiche architetture sospese fra mare e cielo. Le rapide pennellate impresse sulla superficie offrono una speciale visione di Venezia, non più città solenne e pacata testimonianza di una gloriosa storia millenaria ma invece meta vivacissima di scambi commerciali e fermenti intellettuali. Le fitte cortine di fumo delle ciminiere delle navi si mischiano alle nubi cariche di pioggia, riflesse fra le onde della laguna, mentre il volo placido a pelo d’acqua dei gabbiani accentua la sensazione di intimità trasmessa da quell’ambiente riparato e protetto, inquadrato in una scatola ottica circoscritta. I viaggi, come quelli ripetuti nel corso della vita a Venezia, furono per Boldini motivo di continue sollecitazioni visive e emotive e i luoghi che frequentò costituirono spesso il crogiuolo dei suoi affetti e delle amicizie che coltivava fra gli artisti come fra i personaggi più in vista della società, alla costante ricerca di un soggetto da ritrarre e sempre e comunque in funzione dell’attività di artista che fu davvero la sua più profonda ragione di vita.
L’opera è riprodotta in una immagine originale in bianco e nero conservata presso l’Archivio Panconi, pervenuta per discendenza da Emilia Cardona Boldini, vedova dell’artista.
L’opera è stata visionata su base fotografica autonomamente da Francesca Dini, che ne ha confermato la piena autografia, e da Tiziano Panconi, che ci ha supportato nella redazione della presente scheda e che richiede, per la emissione del certificato di autenticità, la verifica diretta dell’opera. -
Lotto 26 ARDENGO SOFFICI (1879-1964)
Il Bagno, 1905
Olio su tela, 199x400 cm.
Firma e data al recto: “A. Soffici 1905”
Provenienza: Hôtel delle Terme, Roncegno; Centro Tornabuoni, Firenze; Galleria Dante Vecchiato, Padova; Raccolta privata, Firenze; Brerarte, Milano, 13.3.1990, l. 221; Semenzato, Milano, 16.12.1998, l. 239 (€ 302.236)
Esposizioni: Maestri della pittura moderna, opere scelte, 1989/90, Centro Tornabuoni, Firenze, dal 16.12.1989, p. 82; Maestri contemporanei, antologia scelta, 1991/92, Centro Tornabuoni, Firenze dal 9 novembre 1991, pp. 100-102; Ardengo Soff ici, a cura di L. Cavallo, con un saggio di G. Barberi Squarotti, Liceo Saracco, Acqui Terme, 4.7-13.9 1992, e Permanente, Milano, 18.9-18.10 1992, n. 3. (etichetta al verso)
Bibliografia: G. Raimondi e L. Cavallo, Ardengo Soffici, Firenze, 1967, n. 42 (con misure cm. 220x400); L. Cavallo, Soff ici immagini e documenti (1879-1964), Firenze, 1986, p. 63; S. Lemoine, a cura di, Da Puvis de Chavannes a Matisse e Picasso. Verso l’Arte, Moderna, Palazzo Grassi, Venezia, da gennaio 2002, riprodotto pp. 210, 216-217; L. Cavallo, Ardengo Soff ici, Museo Soff ici e del ’900 italiano, Comune di Poggio a Caiano, maggio 2011, riprodotto p. 24.
Elementi distintivi
Etichetta danneggiata della società di trasporti Rossi
Stato di conservazione
Segno: 95%
Supporto: 100%
Il dipinto rappresenta una scena di bagnanti su di una riva fiorita. L’opera, conosciuta come «pannello decorativo per l’Hôtel delle Terme di Roncegno», era data per distrutta. La riproduzione pubblicata nelle due monografie di Soffici, 1967 e 1986 cit., veniva tratta da una vecchia fotografia originale dell’Archivio Soffici, sulla quale era apposto dall’autore il titolo con autografo a penna. Nel settembre 1905 Soffici, che in quel tempo risiedeva a Parigi, si era recato a Roncegno, nelle Alpi Trentine, per lavorare ai pannelli decorativi di un salone da ballo del Grand Hôtel des Bains, commissionati per interessamento dei suoi amici parigini Hélène d’OEttingen e Serge Jastrebzoff Ferat, abituali clienti della località termale.
Che quest’opera sia stata la sola superstite del ciclo di Roncegno abbiamo conferma in una lettera intestata «Società Esercizio / Terme di Roncegno / (Alpi Trentine) / L’Amministratore» del 18 agosto 1957 inviata a «Prof. Ardengo Soffici / presso il “Corriere della Sera” / Ufficio Redazione / Milano / Via Solferino»: «Egregio Professore, Penso che il nome di “Roncegno” non sia cancellato dalla Sua memoria ma sia ben presente negli anni della Sua gioventù. Ogni qualvolta, e da tempo, che leggo i Suoi articoli sul “Corriere della Sera” mi riprometto di scriverLe, ed oggi finalmente mi sono deciso ed è per dirLe che presso l’Albergo Palazzo delle Terme che io gestisco da un trentennio, vi è sempre un Suo quadro, unico rimasto, della decorazione della sala da ballo che Lei ha fatto assieme ad un altro pittore nel lontano 1907 [sic]! Ed ho sempre pensato che a Lei farebbe forse piacere rivedere questo quadro e se così fosse La invito a venire a passare qualche giorno qui a Roncegno prima del 15 settembre e nel momento che Le farà più comodo. Sarà mio graditissimo ospite. Mi scusi questa libertà e con la speranza di vederLa qui distintamente La saluto / A. Froner».
Luigi Cavallo
Ringraziamo Luigi Cavallo per aver identificato l’opera su base fotografica ed averci trasmesso la scheda conservata nel Suo archivio.
Al fine del rilascio di una perizia sarà necessario sottoporre l’opera dal vero al Professor Cavallo. -
Lotto 32 MARIO SIRONI (1885-1961)
Montagne o Montagne del Trentino, metà degli anni Cinquanta
Olio su tela, 50,5x60 cm.
Firma al recto: “Sironi”
Titolo al recto probabilmente apocrifo: “Trentino”
Iscrizione e titolo al verso: “Sironi Trentino .....”
Sigla per autentica di Willy Macchiati al verso
Provenienza: Finarte, Milano, 20.6.1991, l. 487 (€ 36.466); Finarte, Milano, 19.4.2007, l. 538 (€ 58.000)
Galleria Tega, Milano (cfr. etichetta Gondrand al verso)
Stato di conservazione
Segno: 90% (qualche crepatura della superficie pittorica)
Supporto: 90%
Ringraziamo Andrea SironiStraußwald per aver visionato l’opera dal vero. Il Dr. Sironi-Straußwald ritiene l’opera autentica. Essa è pertanto stata archiviata dall’Associazione per il patrocinio e la promozione della figura e dell’opera di Mario Sironi tra le opere autentiche, con il numero 107/13 RF. -
Lotto 34 MICHELE CASCELLA (1892 1989)
Pescara, 1939
Olio su tela, 67,4x90,5 cm.
Firma al recto: “Michele Cascella”
Titolo, data e firma al verso: “Pescara 1939 Michele Cascella”
Stato di conservazione
Segno: 40%
Supporto: 60%
Note: La superficie pittorica si sta sgretolando -
Lotto 35 MICHELE CASCELLA (1892 1989)
Paesaggio
Olio su tela, 59,5x80 cm.
Firma e data al recto: “Michele Cascella 1931”
Stato di conservazione
Segno: 80% (diffuse crettature nella parte del cielo e nel centro. Visibile la battitura del telaio, larga 4,5 cm.)
Supporto: 90%
Nota Bene Durante il furto avvenuto presso il deposito giudiziario in Chieti l’opera è stata separata dalla cornice e danneggiata: presenta ora, tra l’altro, tagli e strappi ai margini. Tali danni non sono evidenziati nelle percentuali alla soprastante voce “Stato di conservazione” né nelle foto nelle pagine seguenti, informazioni tutte relative alle condizioni dell’opera nel 2012. Per una prima idea, visionare i dettagli qui a fianco. -
Lotto 36 MICHELE CASCELLA (1892-1989)
Collina con golfo sullo sfondo
Pastelli, gesso e guazzo su carta, 50x70 cm.
Firma al recto: “Michele Cascella”
Stato di conservazione
Segno: 95%
Supporto: 90% (pesciolini d’argento e carta ondulata) -
Lotto 37 MICHELE CASCELLA (1892 1989). ATTRIBUITO A
Natura morta con sfondo di paesaggio
Olio su tela, 60,5x80 cm.
Firma al recto: “Michele Cascella”
Stato di conservazione
Segno: 100 %
Supporto: 100 %
Note: La tela sembra piuttosto recente
Nota Bene Durante il furto avvenuto presso il deposito giudiziario in Chieti l’opera è stata separata dalla cornice e in parte dal telaio: la cornice non è più utilizzabile. Tali danni non sono evidenziati nelle percentuali alla soprastante voce “Stato di conservazione” né nelle foto nelle pagine seguenti, informazioni tutte relative alle condizioni dell’opera nel 2012. -
Lotto 38 CARLO CARRÀ (18811966)
Nudo di donna, 1918
Matita morbida su carta marroncina incollata su cartoncino
21,5x11,5 cm.
Firma al recto: “C. Carrà 918”
Provenienza: Collezione Manzù, Ardea; Collezione privata, Torino
Stato di conservazione
Segno: 80%
Supporto: 80% (foxing) -
Lotto 39 GIORGIO DE CHIRICO (1888 1978)
Modella, febbraio 1931 circa
Olio su tavola, 48x38,3 cm.
Firma al recto: “G. de Chirico”
Annotazione di Antonio Russo, La Gradiva, al verso: “Opera originale di Giorgio de Chirico dipinta nel 1932 in fede Antonio Russo”
Provenienza: Galleria Milano, Asta, 1932; La Barcaccia, Roma (timbro e firma ); Galleria La Gradiva, Roma
(timbro al verso); Collezione Tamai, Vicenza
Esposizioni: Galleria Milano, Milanofebbraio 1932 (n. 40) (etichetta al verso)
Certificati: L’opera è archiviata presso la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma
Elementi distintivi
Al verso, numero di inventario “42” in rosso
Stato di conservazione
Segno: 90% (sporchi, alcune macchie di colla e accumuli di vernice protettiva)
Supporto: 100%
Ringraziamo la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, ed in particolare il Presidente Prof. Paolo Picozza e il Cavalier Antonio Vastano, per aver confermato l’autenticità dell’opera ed averci supportato nella schedatura. -
Lotto 41 MARC CHAGALL (1887 1985)
Le pont en bleu, 1968
Olio su cartone telato, 22,2x32,6 cm.
Firma al recto: “Marc Chagall”
Al verso un disegno a pastello blu
Elementi distintivi
Etichetta al verso con tecnica e dimensioni
Etichetta al verso con autore, titolo e data (“1978”)
Timbro al verso: “CL LAVRUT”
Stato di conservazione
Segno: 100%
Supporto: 95% (cartone leggermente imbarcato)
L’opera è stata confermata autentica dal Comitato Marc Chagall dopo esame dal vero avvenuto il 10.12.2013 L’opera è accompagnata da certificato n. 2013137 del Comité Marc Chagall, Parigi -
Lotto 42 MARC CHAGALL (18871985)
Les amoureux sur le fond jaune, 196o
Olio e gouache su carta intelata, 60x50 cm.
Firma al recto: “Marc Chagall”
Elementi distintivi
Due etichette con dati tecnici, titolo e data “1960”
Stato di conservazione
Segno: 100%
Supporto: 100 %
L’opera è stata confermata autentica dal Comitato Marc Chagall dopo esame dal vero avvenuto il 10.12.2013. L’opera è accompagnata da certificato n. 2013136 del Comité Marc Chagall, Parigi -
Lotto 47 FELICE CASORATI (1883-1963)
Nudo di donna sdraiata
Matita e pastelli colorati su carta, 32,7x47 cm.
Firma al recto: “F. Casorati”
Elementi distintivi
Al verso, riferimento data d’asta: “n. 14 6/8/98”
Stato di conservazione
Segno: 90% (perdita di definizione a causa di sfregamento)
Supporto: 85% (macchie di ruggine per contatto con graffette, pieghe, tenue macchia di liquido oleoso, strappo all’angolo alto a sinistra)
Ringraziamo Luigi Cavallo per aver visionato l’opera in riproduzione fotografica e averci segnalato di ritenere che sia stata eseguita da Felice Casorati. Al fine del rilascio della perizia sarà necessario sottoporre l’opera dal vero al Professor Cavallo. -
Lotto 48 FELICE CASORATI (1883-1963)
Nudo grande, 1936-1938 ca.
Olio su tela cartonata, 55,5x46,5 cm.
Firma al recto: “F. Casorati”
Dedica a penna al verso: “Alla cara Signora Santoretti, con stima, d’Alessandria, 3/III/58” (autografa?)
Provenienza: Galleria del Secolo, Roma (inv. 12/4) (etichetta al verso); Giuseppina e Teresa Santoretti Laudisi, 1958 (annotazione al verso); Galleria Russo, Roma (3 timbri e firma di Fabrizio Russo); Finarte, Roma, 12.4.2006, l. 324 (€ 90.000)
Certificati: G. Bertasso, Torino, sottoscritta da Francesco Casorati, 21.9.2005 (non disponibile)
Elementi distintivi
Stampigliatura al verso: “0039”
Stato di conservazione
Segno: 95%
Supporto: 90% (cartone leggermente imbarcato, tracce di umidità, molte perforazioni da chiodi)
Ringraziamo Luigi Cavallo per averci supportato nella schedatura dell’opera. Al fine del rilascio della perizia sarà necessario sottoporre l’opera dal vero al Professor Cavallo. -
Lotto 52 FRANCO GENTILINI (1909 1981)
Testa di bambino, 1932
Olio su tavola, 34,5x30 cm.
Firma e data al recto: “Gentilini 32”
Firma e data al verso: “Franco Gentilini 1932”
Provenienza: M. Argnani, Roma; N. Scarchilli, Roma; A. Pallesi, Roma; Finarte, Roma, 20.5.1986, p. 85, n. 224; Finarte, Roma, 12.4.2006, l. 310, (€ 10.500)
Bibliografia: Gentilini. Catalogo Generale dei Dipinti. 1923-1981, Roma, 2000, p. 145, n. e tav. 93
Elementi distintivi
Annotazione: “L. 1000”
Tracce di una etichetta asportata
Stato di conservazione
Segno: 80%
Supporto: 80%
Note: Crepe nella pittura dovute alla fessurazione della tavola. Un capello è incluso nella pittura
Ringraziamo l’Archivio Gentilini, e in particolare Luciana Gentilini e Laura Turco Liveri, per aver confermato l’autenticità dell’opera ed averci supportato nella schedatura. -
Lotto 54 GIORGIO MORANDI (1890 1964)
Natura morta, 1962
Matita su carta, 21,7x15,9 cm.
Firma e data al recto: “Morandi 1962”
Tracce di un disegno al verso
Elementi distintivi
Al verso, riferimento d’asta: “n. 13 6/8/98”
Stato di conservazione
Segno: 85%
Supporto: 85% (leggere pieghe della carta; il foglio è incollato al passepartout con adesivo)
Il Centro Studi Giorgio Morandi, Bologna, ha confermato che l’opera verrà pubblicata nel Catalogo Generale di Giorgio Morandi. Seconda Appendice. Opere catalogate tra il 2000 e il 2013, in corso di redazione e la cui pubblicazione è prevista per la tarda primavera 2014 per i tipi de Gli Ori di Pistoia.