ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

martedì 14 settembre 2021 ore 15:00 (UTC +01:00)
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  • Carlo Antonio Tavella (Milano 1668 - Genova 1738)
    Lotto 49

    Carlo Antonio Tavella (Milano 1668 - Genova 1738)

    San Girolamo in meditazione

    Olio su tela 

    St. Jerome on meditation

    Oil on canvas

    118 x 90 cm 


    Allievo del pittore Giuseppe Merati e poi di G. Grevembroeck, detto il, il Solfarolo, dopo un lungo viaggio in Emilia, a Firenze e a Livorno, si stabilisce a Genova. A Milano, sul finire del XVII secolo, incontra Pieter Mulier detto il Cavalier Tempesta, il quale lo spinge alla rappresentazione paesaggistica. Nel 1701 lo ritroviamo a Genova, ove riflette sul paesaggio eroico di Salvator Rosa e sul paesaggio secondo i canoni filosofici e moralistici del Poussin. Si riscontra una profonda trasformazione nel suo stile oramai maturo. Alla sua prima maniera, caratterizzata da una paletta fredda, ora si aggrazia con tonalità più calde, mentre le composizioni si arricchiscono di una articolazione teatrale e fantasiosa. Molte sue opere si trovano nelle quadrerie genovesi, e il gabinetto civico dei disegni di Palazzo Rosso possiede una serie di suoi disegni

  • Joseph Heintz il giovane (Augsburg 1600 - Venezia 1678) cerchia - circle
    Lotto 50

    Joseph Heintz il giovane (Augsburg 1600 - Venezia 1678) cerchia - circle

    Doge elargisce monete in piazza san Marco dopo l’elezione

    Olio su tela

    Doge hands out coins in St. Mark's Square after the election 

    Oil on canvas

    110 x 145 cm


    Figlio di Joseph Heintz il vecchio, pittore di corte di Rodolfo II, Joseph Heintz nasce ad Augusta verso il 1600. In giovane età opera presso la bottega di Matthäus Gundelach e, prima di scendere in Italia, frequenta anche l’atelier di Matthias Kager, già allievo a Venezia di Hans Rottenhammer. Nel 1625 il giovane Joseph è in Italia, attivo a Venezia e a Roma, dove esegue una Veduta di villa Borghese. Nei primi anni Trenta del Seicento è a Venezia, dove poi risiede costantemente sino alla morte. In città la sua attività assume molta ammirazione, e a coronamento di questo gli viene commissionato il Ritratto del doge Francesco Corner, da collocarsi nella Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale. Nella tela in questione si vede il corteo dogale dopo la elezione, quando il doge per ingraziarsi il popolo spargeva monete alla folla. L’opera si connota con la produzione di Heintz il Giovane sia per l’intonazione serale che spesso contraddistingue le sue tele sia per l’attenzione alle feste e alle occasioni legate alle tradizioni popolari veneziane. Ad un’analisi dei personaggi, inoltre, si può osservare come essi siano affini a quelli che notiamo nelle opere di Joseph Heintz. In particolare, un buon testimone di confronto è l’opera “La caccia ai tori in campo San Polo”, oggi a Venezia presso il Museo Correr

  • Polidoro da Lanciano, Polidoro de' Renzi, Polidoro Lanzani, Polidoro Veneziano (Lanciano 1515 circa - Venezia 1565) attribuito - attributed
    Lotto 51

    Polidoro da Lanciano, Polidoro de' Renzi, Polidoro Lanzani, Polidoro Veneziano (Lanciano 1515 circa - Venezia 1565) attribuito - attributed

    Madonna con Gesù Bambino e San Giovannino

    Collocato entro splendida cornice veneziana d’epoca

    Olio su tavola

    Madonna with Child and young St. John

    In a splendid Venetian frame 

    Oil on panel

    50 x 40 cm


    La notevole tavola, sebbene in non perfetto stato conservativo, mostra una qualità pittorica che fa supporre sia stata eseguita da maestro di origine marchigiana. Essa è assolutamente di qualità superiore delle tante copie di bottega che appaiono nel mercato, un accurato restauro può riportare al fasto autentico della sua primigenia immagine. La formazione di Polidoro da Lanciano è incerta e probabilmente avviene a Venezia dove la famiglia pare si fosse trasferita, la sola testimonianza certa è del 1536, quando il suo nome viene registrato nella Fraglia dei Pittori Veneziani. Frequenta la bottega di Tiziano Vecellio, dove, col tempo, pare sia diventato collaboratore esterno “a chiamata”. Oltre all’apprendistato col Tizano egli si forma osservando e facendo proprie l’aarte di Paris Bordon e Bonifacio de Pitati, nonché s’avverte la ricezione di elementi del Salviati insieme all’aggiornamento del brano di paesaggio sulle coeve ricerche di Lambert Sustris. 

    Degli anni Quaranta abbiamo la sua unica opera documentata, la “La Discesa dello Spirito Santo”, realizzata per l'altare maggiore della chiesa omonima alle Zattere e oggi conservata presso le Gallerie dell'Accademia della città lagunare. E’ in questo periodo che egli evolve la sua produzione pittorica assumendo suggestioni del Tintoretto e del Veronese; amplia e aggiorna le sue composizioni di lirismo plastico ottenuto con un più profondo uso del chiaroscuro, da un più articolato dinamismo scenico e da un più articolato e squillante cromatismo. La tavola in esame si può collocare al periodo giovanile, quando preponderanti sono gli stimoli del Tiziano, ovvero nel periodo in cui esercita a favore della collezione private con piccoli dipinti d’appartamento, all’epoca molto in uso a Venezia. Un elemento molto importante da tenere in considerazione è il fatto che l’invenzione, perlomeno per quanto pubblicato dal Mancini o negli archivi di mercato, non ha alcun riferimento puntuale con quanto prodotto da Polidoro, rappresenta un unicum all’interno della produzione dell’artista. Questa invenzione, nei fatti, seppur affine a altre del maestro, non è stata sfruttata dalla bottega, come accadde per opere similari ripetute infinite volte; nella fattispecie “Madonna con Gesù Bambino e santa Caterina” (vedi collezione Martini a Museo di Cà Rezzonico a Venezia) oppure “Madonna con Gesù Bambino e San Giovannino”, scena rivolta a sinistra, sul modello della “Madonna con Gesù, San Giovannino e una Santa” della chiesa di San Pietro a Perugia

  • Margherita Volò, Margherita Caffi  (Cremona 1647 - Milano 1710)
    Lotto 52

    Margherita Volò, Margherita Caffi (Cremona 1647 - Milano 1710)

    Vaso di fiori

    Olio su tela

    Flowers vase

    Oil on canvas

    53 x 36 cm


    Il padre Vincenzo Volò era pittore di fiori: si presume che Margherita sia stata allieva del padre. Fu una pittrice famosa ai suoi tempi per la "rara di lei abilità in dipingere fiori sopra qualsivoglia stoffa di seta, e sopra tele e carte: e segnatamente sulle pergamene, le quali assai ricercate le erano, e a caro prezzo pagate" (Lancetti). Da giovane sposa il pittore cremonese Ludovico Caffi, artista formato a Bologna presso D. M. Canuti, specializzato nel dipingere fiori e tappeti. Margherita è stata pittrice di fama sin dalla giovane età, osservando gli inventari antichi in particolar modo milanesi. Le sue nature morte sono pervase da un elegante gusto decorativo: i fiori, con pochi frutti, sono disposti in modo del tutto irreale e fantastico contro uno sfondo scuro, su cui risaltano delicate tinte rosa, bianchi, gialli e rossi vivaci. I contorni sono mossi e sfrangiati, la pennellata densa e vibrata, la sua tecnica l’avvicina a quanto prodotto in Veneto da Elisabetta Marchioni e pare anticipare se non influenzare quanto prodotto da Francesco Guardi, altrimenti detto il Maestro dei Fiori Guardeschi e/o Pseudo Guardi

  • Massimo Stanzione (Frattamaggiore o Orta di Atella 1585 - Napoli 1656) attribuito - attributed
    Lotto 53

    Massimo Stanzione (Frattamaggiore o Orta di Atella 1585 - Napoli 1656) attribuito - attributed

    San Tommaso d’Aquino

    Olio su tela

    St. Thomas

    Oil on canvas

    46 x 37 cm


    Tale è stata l’ammirazione per l'arte di Massimo Stanzione è stato soprannominato il Guido Reni napoletano, è effettivamente uno tra i più importanti pittori della Scuola napoletana del Seicento. Le sue opere uniscono l'influenza della pittura emiliana del Reni e Domenichino con il tenebrismo del post-Caravaggio. Partito quale ritrattista, assume poi una connotazione di pittore barocco e dedito ai tempi sacri. Infatti, i lavori più importanti di Stanzione sono infatti riconosciuti nelle grandi pale d'altare così come nei cicli di affreschi per le chiese napoletane. Ricordando alcuni dei suoi capolavori, si possono citare gli affreschi e i dipinti per la cappella di San Mauro (1631-1637) e per la cappella del Battista (1644-1651) nella Certosa di San Martino a Napoli; il dipinto raffigurante San Patroba che predica ai fedeli di Pozzuoli, realizzato per la Cattedrale di Pozzuoli intorno al 1650; il ciclo di affreschi per la basilica di San Paolo Maggiore a Napoli; il Sacrificio di Bacco, oggi al Prado di Madrid. Rivale artistico di Jusepe de Ribera, domina al pari col pittore napoletano-spagnolo la scena a Napoletana della prima metà del Seicento. Lo Stanzione ha segnato fortemente l’ambiente pittorico napoletano a lui succeduto, essendo stato un importante caposcuola. Egli ha un seguito vasto ed immediato convertendo alle sue tematiche anche pittori, come Filippo Vitale e Francesco Guarino, che fino ad allora si erano espressi nel solco della tradizione naturalista. Tra i tantissimi suoi allievi o seguaci citiamo: Andrea Vaccaro, Bernardo Cavallino, il Pozzuolano detto Lionardo, Muzio Rossi (Nunzio), Francesco Gaetano, Giuseppe Piscopo, Santillo Sannini e Giovan Battista Spinelli, Pacecco De Rosa, Onofrio Palumbo, Domenico Gargiulo, Francesco De Benedictis, Giovanni Ricca, Giuseppe Marullo, Nicola Marigliano, Antonio De Bellis, Agostino Beltrano, Giuseppe Beltrano (suo fratello), Carlo Rosa, Domenico Finoglia, Giacinto De Popoli, Andrea e Niccolò Malinconico, Giovanni Fulco, Francesco Altobello (allievo di Carlo Rosa), Nicolò De Simone. Tutte personalità artistiche, spesso di altissimo livello, che stigmatizzano inequivocabilmente l’importante apporto di Massimo Stanzione

  • Giovanni Stanchi (Roma 1608 - 1673 circa) e ignoto figurista
    Lotto 54

    Giovanni Stanchi (Roma 1608 - 1673 circa) e ignoto figurista

    Vergine orante con ghirlanda di fiori

    Olio su tela

    Praying Virgin with garland of flowers

    Oil on canvas

    90 x 68 cm


    La bottega degli Stanchi è formata da tre fratelli: Giovanni Stanchi (Roma 1608 - 1673 circa), Niccolò Stanchi (Roma 1623/26 - 1690 circa) e Angelo Stanchi (Roma 1626 - notizie sino al 1673). Ricordati spesso nei pagamenti dell’epoca come “Famiglia Stanchi”, tra i tre emerge la figura di Giovanni, il più dotato, il quale opera per i Barberini i Chigi e i Colonna. Nel 1660 collabora con Mario Nuzzi detto Mario dei Fiori e con Carlo Maratta, autore di putti, alla realizzazione di gli specchi della galleria di Palazzo Colonna. La presenza degli Stanchi non si ferma solo a Roma, Giovanni spettano le due ghirlande, oggi a Palzzo Pitti e Uffizi, mentre Niccolò, abile decoratore, affresca nel senese e a Firenze per Flavio Chigi. La loro formazione non è ancora stata definita, ma essi si ricollegano Giovanni Battista Crescenti e Pietro Paolo Bozzi detto Il Gobbo dei Frutti o Il Gobbo dei Carracci, mentre la luminosità dei fiori pare derivare dalle novità introdotte in Italia da Daniel Seghers

  • Heinrich Hermans ( Düsseldorf 1862 - 1942)
    Lotto 55

    Heinrich Hermans ( Düsseldorf 1862 - 1942)
    Veduta del golfo di Napoli da Capodimonte
    Olio su tela
    Firmato in basso a sinistra
    Naples bay view from Capodimonte
    Oil on canvas
    Signed lower left
    174 x 252 cm

  • Pieter Paul Rubens (Siegen 1577 - Anversa 1640) bottega / allievo - workshop - workshop
    Lotto 56

    Pieter Paul Rubens (Siegen 1577 - Anversa 1640) bottega / allievo - workshop

    Diana cacciatrice

    Olio su rame

    Diana the huntress

    Oil on copper

    29 x 41 cm


    In prima istanza, è doveroso far notare come l’opera presenti un “ripensamento”, elemento importante che normalmente è ritenuto fondamentale per determinare che un’opera non sia una copia. Il braccio dell’ancella che suona il corno alle spalle di Diana è stato modificato, in quanto la traccia (ripensamento) ce lo presenta più spostato alla nostra sinistra. L’opera non ricalca l’originale di Pieter Paul Rubens, in quanto presenta un lunga serie di variazioni che comprendono il cielo, il paesaggio e le fisionomie delle figure. Restando comunque fermi ad una tesi attributiva, giustamente cauta, si nota l’altissima qualità pittorica, tale da permetterci d’ipotizzare che essa sia stata eseguita all’interno dell’atelier del celeberrimo maestro, ergo sotto la sua diretta visione, da uno dei suoi migliori collaboratori. Tanti sono gli allievi e collaboratori del maestro degni di essere citati, tra cui Van Dyck, Jordaens, Frans Snyders, Jan Brueghel, Daniel Seghers, Theodor van Thulden, Gaspard de Crayer, Vincent Adriaenssens, Cornelis e Paul de Vos, Pieter van Mol

  • Bernardo Cavallino (Napoli 1616 - 1656) copia del XIX secolo da - 19th century copy from
    Lotto 57

    Bernardo Cavallino (Napoli 1616 - 1656) copia del XIX secolo da - 19th century copy from

    Apparizione di Gesù Bambino a sant'Antonio da Padova

    Olio su tavola

    Apparition of the Child Jesus to Saint Anthony of Padua

    Oil on panel 

    87 x 60 cm 


    L’opera, di indubbia qualità, nasce probabilmente per uso privato o monastico nel XIX secolo, e si rifà alla nota opera del Cavallino, oggi alla Galleria Nazionale di Capodimonte di Napoli

  • François Perrier (Pontarlier 1590 - Parigi 1650) bottega di - workshop
    Lotto 58

    François Perrier (Pontarlier 1590 - Parigi 1650) bottega di - workshop

    Morte di Adone

    Olio su tela

    Death of Adonis

    Oil on canvas 

    64 x 88 cm


    Della giovinezza e dei primi studi di François Perrier non si hanno notizie, ma sappiamo che arrivò a Roma in concomitanza del Poussin nel 1628. Il primo soggiorno dura quattro anni, e egli si applica nella bottega del Lanfranco. Torna in Francia, a Lione, ove conosce lo scultore Jacques Sarrazin, anch’egli precedentemente residente a Roma. In seguito si sposta a Parigi, e collabora con Simon Vouet. Torna a Roma nel 1635, diventato ormai pittore maturo e di alto livello: propositore di un linguaggio personale che accoglie e fonde varie influenze, da Nicolas Poussin a Simon Vouet, Andrea Camassei, Pietro da Cortona e i cortoneschi

  • Domenico Fedeli detto Domenico Maggiotto (Venezia 1712 - 1794) attribuito - attributed
    Lotto 59

    Domenico Fedeli detto Domenico Maggiotto (Venezia 1712 - 1794) attribuito - attributed

    La venditrice di vino

    Olio su tela

    The wine seller

    Oil on canvas

    72 x 54 cm


    Nato a Venezia nel 1712, di umile estrazione, Domenico Fedeli frequenta sin dall'età di circa dieci anni lo studio veneziano del pittore G.B. Piazzetta a S. Giuliano, condividendo l’alunnato e/o collaborazione con Giulia Lama, Egidio dall’Oglio, Francesco Capella, Giuseppe Angeli e Antonio Marinetti detto il Chiozzotto. Iscritto alla fraglia dei pittori veneziani nel 1750, l'anno seguente il Maggiotto fa parte del Collegio dei pittori, ricoprendo varie cariche amministrative. L'artista non si è mai allontanato da Venezia, città dove continuò ad operare almeno sino al nono decennio del secolo, tramandando al figlio Francesco il vasto repertorio dei suoi soggetti estratti dalla impareggiabile lezione del Piazzetta di cui è stato uno dei più importanti allievi. La produzione pittorica del Fedeli è divisa in tre periodi: il primo “piazzetesco” (1740-1754); quello della crisi di rinnovamento, ispirato da G. B. Tiepolo (1755-1765); l’ultimo, ove prevale la ripresa dei modelli giovanili prima in stile nordico e arcadico (1765-1780 ca.). L'opera in questione ci riconduce al Maggiotto, discepolo del Piazzetta, e delle sue teste di carattere riviste quali soggetti di genere di gusto bucolico e pastorale. I dati che ci conducono alla tesi attributiva sono molteplici: la scenetta di genere a mezzo busto, la conduzione pittorica molto svelta, l’uso della terra rossa come preparazione di fondo ed oggi riaffiorante, e l'esoftalmo della ragazza (i caratteristici occhi “a palla” sporgenti, dei personaggi del Maggiotto) e infine la stretta connessione con “Ragazza venditrice di frutta” del Rijksmuseum Amsterdam

  • Scuola emiliana del XVII secolo
    Lotto 60

    Scuola emiliana del XVII secolo
    Cristo risorto
    Olio su tela
    Emilian school of the 17th century
    Resurrected Christ
    Oil on canvas
    95,5 x 48 cm

  • Scuola italiana del XIX secolo
    Lotto 61

    Scuola italiana del XIX secolo

    Madonna del velo col bambino dormiente

    Olio su tela

    Italian school of the 19th century

    Madonna of the Veil with the Sleeping Child 

    81 x 100 cm


    Dipinta dal grande caposcuola bolognese Guido Reni (1575-1642), un tempo collocata in uno degli altari della basilica romana di Santa Maria Maggiore, oggi è conosciuta grazie ad un consistente numero di repliche e copie

  • Valentino Rovisi (Moena 1715 - Moena 1783)
    Lotto 62

    Valentino Rovisi (Moena 1715 - Moena 1783)

    Deposizione di Cristo 

    Olio su tela

    Deposition of Christ

    Oil on canvas 

    27 x 24 cm


    Il giovane Valentino Rovisi giunge nella città lagunare nel 1728, a dodici anni, verosimilmente tramite i contatti del padre, fornitore di legname della Serenissima. Da quanto scrive Giuliano Dal Mas, frequenta l’Accademia, e i buoni risultati gli sono valsi l’assunzione presso la bottega di Giovanni Battista Tiepolo, ove rimase ad operare per quattordici anni. Poco prima della metà del secolo, forse spinto dalla nostalgia della sua terra e dalla possibilità di emanciparsi dall’ambiente artistico veneziano dominato dai grandi nomi, torna a Moena. Ha operato nell’Agordino e nella valle del Biois nel bellunese, in Val di Fiemme, Val di fassa, Trento e soprattutto nella sua Moena. L’opera può essere riferita al pittore trentino per la tecnica, provinciale, ma mai sgarbata, per il buon disegno, che denuncia la sua formazione veneziana, infine per la stretta affinità fisionomica dei personaggi con le opere del pittore tutt’oggi presenti nella chiesa di Alleghe

  • Hans Bock (Saverne 1550 - Basel 1624)
    Lotto 63

    Hans Bock (Saverne 1550 - Basel 1624)

    Adorazione dei pastori

    Olio su tavola

    Opera firmata H. Bock, datata 1603 in centro a destra e in basso al centro

    Provenienza: Tajan (S.V.V.), Parigi 28/03/2007 

    Adoration by the shepherds

    Oil on panel

    Signed H. Bock, dated 1603 in the center part on the right side and in the lower center side

    Provenance: Tajan (S.V.V.), Paris 28/03/2007

    87 x 54 cm


    Bock è ritenuto uno dei più importanti pittori e disegnatori attivi tra il XVI e il XVII secolo. Giunge a Basilea intorno il 1570, ove esegue cicli di affreschi che gli garantiscono un’ampia notorietà. Ad un’analisi stilistica del nostro dipinto, si nota come egli sia stato sedotto dal manierismo italiano, probabilmente tramite qualche pittore rudofino, dal momento che le cronache non ci trasmettono nessuna notizia in merito ad un suo soggiorno italiano. In particolare vi sono note venete e del Bassano nello specifico, riscontrabili nel gruppo dei pastori a destra e, in modo particolare, in quello in primo piano, inginocchiato. Ad equilibrare la scena, dal lato opposto un mirabile angelo musico dal corpo sinuoso e dalla sopraffina plastica eleganza. Questa figura, dal candido manto, ci rimanda allo statuaria e possente pittura di Bartholomäus Spranger, al quale, evidentemente, il nostro pittore guardava. Grazie alle sue doti di eccelente disegnatore e alla sua ampia cultura pittorica, Bock si iscrive di diritto tra i grandi artisti del Manierismo europeo. Insieme a Karel van Mander, Hans von Aachen, Joachim Wtewael, Cornelis van Haarlem, è uno dei più significativi rappresentanti del Manierismo nordico

  • Paul Bril (Anversa 1554 - Roma 1626) bottega
    Lotto 64

    Paul Bril (Anversa 1554 - Roma 1626) bottega 

    Paesaggio boschivo con caccia al cervo

    Olio su rame

    Landscape with deer hunting

    Oil on copper

    22 x 30 cm


    Secondo il biografo Karel van Mander, Paul Bril studia ad Anversa con Damiaan Wortelmans. Suo fratello Matthijs (1550-1583), valente pittore, nel 1575 è a Roma per soddisfare alcuni incarichi ottenuti in Vaticano. Paul segue il fratello poco dopo, i due collaborano assieme realizzando gli affreschi nella Scala Santa in Vaticano e una serie di lunette nel Palazzo del Laterano raffiguranti dei paesaggi. Perso il fratello nel 1583, Paul decide di stabilirsi a Roma, ove continua la sua opera di frescante, anche se ben presto la sua specializzazione diventano piccoli quadri, spesso su rame, eseguiti nel suo studio. Da attento e raffinato artista, a Roma, osserva e assimila elementi del paesaggismo ideale dei Carracci e di Adam Elsheimer, attento osservatore della natura. I suoi paesaggi persero la dimensione fantastica e trovarono, grazie all’inserimento delle figure umane, una aderenza più realistica. Lo studio della luce, poi, lo portò ad usarla come elemento unificante. Nelle sue piccole e deliziose prove paesaggistiche, popolate di viandanti e cacciatori, la sua tavolozza si caratterizza per le tinte chiare e mattutine, intrise di verdi e celesti cristallini.

    A riprova della tesi attributiva, si osserva come il cavaliere in basso al centro sia il medesimo in “Paesaggio con caccia al cinghiale”, eseguita per il Cardinale Carlo de’ Medici nel 1617. Inoltre, la stessa figura si ritrova nell’opera “An Extensive Landscape with Hunters Crossing a Field Being Ploughed (1620)”, olio su tela, 66,09 x 88,5 cm, passata in asta in data 08/07/2010 presso Sotheby's Londra, dipinto firmato datato "PA. BRILL1620 in basso a sinistra. Nella tela medicea compare, come nel nostro rame, il cavaliere proveniente da sinistra e diretto incontro al precedente personaggio. Queste quattro figure, oltre che ad essere identiche sono posizionate nella stessa posizione all’interno dell’opera, proponendo un interessante appunto sulla costruzione prospettica e spaziale, di Bril, tramite le figure. Sempre a Firenze, conservato presso il polo museale cittadino, vi è un piccolo dipinto su rame di 21 x 28 cm, un’opera titolata “Caccia al cervo” firmata e datata 1595 in cui si osserva l’identica immagine del cervo in fuga e il cane che da sotto si lancia per morderlo

  • Giuseppe Zais (Forno di Canale 1709 - Treviso 1781)
    Lotto 65

    Giuseppe Zais (Forno di Canale 1709 - Treviso 1781)

    Scontro tra cavallerie

    Olio su tela

    Clash of cavalry 

    Oil on canvas

    22 x 32 cm


    Giuseppe Zais è uno dei paesaggisti principali del panorama veneziano del Settecento. Giunto in laguna dalle valli bellunesi, inizia a dipingere seguendo gli esempi del conterraneo Marco Ricci. In un secondo tempo, addolcisce le sue scene campestri seguendo la moda di gusto francese imposta con l’arrivo di Zuccarelli a Venezia. Con la dipartita di quest’ultimo per l’Inghilterra, per qualche anno Zais assume il palco d’onore in seno al paesaggismo veneto d’arcadia. La sua guida è stata il parmigiano Simonini, dal quale si smarca “per un dinamismo espressivo e da pittoricismo più sostanzioso”. come scrive il Prof. Sestieri nel suo “I pittori di battaglie”. L’opera non presenta alcun dubbio attributivo, e può essere liberamente confrontata con le scene di battaglia dell’artista bellunese. Segnaliamo: un’opera quasi identica, pubblicata dal Prof. Sestieri nel suo “I pittori di battaglie”, figura 17 a pagina 527; la "Scena di battaglia", pag. 246, in "Dipinti veneti della collezione Luciano Sorlini"

  • Valerio Castello (Genova 1624 - 1659) cerchia - circle
    Lotto 66

    Valerio Castello (Genova 1624 - 1659) cerchia - circle

    Sacra Famiglia e San Giovannino

    Olio su tela

    The holy family and St. John

    Oil on canvas

    98 x 74 cm


    Figlio di Bernardo Castello, Valerio fa praticantato presso la bottega di Domenico Fiasella e poi di Giovanni Andrea de Ferrari, anche se nessuno di questi due pittori sarà fondamentale per il suo stile. Il giovane artista esce dagli schemi consolidati della corrente naturalistica, e tra il 1640 e il 1645 soggiorna sia a Parma sia a Milano. Queste esperienze fuori città gli hanno permesso di osservare i maestri del passato e i grandi interpreti della pittura barocca, a cui aggiunge una predilezione personale per la pittura fiamminga e veneta, ampiamente presente nelle collezioni genovesi. Da questo percorso articolato nasce la sua espressione pittorica dinamica che ricorda Palma il Giovane e il tardo manierismo veneto, non senza una grazia estetica e plastica delle figure, che fa supporre una sua ispirazione al Parmigianino; infine, un forte sbattimento chiaroscurale ricorda Giulio Cesare Procaccini. Un’altra fonte di ispirazione la ritroviamo in Rubens e Van Dyck, già presenti a Genova nei decenni passati e che in città avevano lasciato opere significative. Seppur la sua carriera sia stata breve, ampia è stata l’influenza della sua arte verso i suoi discepoli. Vista la sua fulminea maniera di praticare pittura, non diede luogo ad una bottega normalmente concepita, ma una cerchia di giovani abili a cogliere la matrice tecnica, formale e contenutistica di Valerio. Il solo a lavorare realmente al fianco di Valerio Castello è Domenico Piola, collaboratore per i cicli di pittura murale. Secondo le fonti antiche, quattro sono gli artisti formati da Valerio: Bartolomeo Biscaino, Giovanni Paolo Cervetto, Giovanni Battista Merano e Stefano Magnasco. Merita menzione un altro pittore fortemente influenzato dal Castello, ovvero Antonio Lagorio, genovese di nascita, che ha lasciato le sue uniche tracce a Parma. Il soggetto è stato variamente trattato da Valerio Castello e la sua cerchia, del nostro dipinto non abbiamo il prototipo originale, ed è noto grazie alle varie versioni dei suoi seguaci, come quella pubblicata a pag. 236, figura C5 nella Monografia “Valerio Castello" di Camillo Manzitti

  • Scuola italiana / lombarda del XVII secolo
    Lotto 67

    Scuola italiana / lombarda del XVII secolo

    Crocifissione

    Olio su tela

    Italian / Lombard School of the 17th century

    Crucifixion

    Oil on canvas

    168 x 127 cm


    L’opera mostra sotto il manto di vernice offuscata e i restauri delle qualità non trascurabili. Il forte pathos umano e divino di questo Cristo in croce, che si offre a noi nel buio soppraggiunto sul Calvario, ha richiami alla scuola milanese del Seicento, una scena guidata dai grandi maestri come Francesco Cairo, Giovan Battista Crespi detto il Cerano, Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, Giulio Cesare Procaccini, seguiti da altrettanti pittori meno noti ma di ottimo valore: per citarne alcuni ricordiamo Giovan Battista Discepoli, Chignoli Girolamo, Melchiorre Gherardini detto il Ceranino, Ercole Procaccini il Giovane, Antonio Busca. Dentro questa schiera di artisti e botteghe nasce e si espande questa pittura fortemente naturalista ed espressionista, e in questo ambito si cela l’autore dell'opera in questione, che merita un restauro e uno studio approfondito

    L’opera mostra sotto il manto di vernice offuscata e i restauri delle qualità non trascurabili. Il f

  • Giuseppe Mazza (Milano 1817 - 1884) attribuito - attributed
    Lotto 68

    Giuseppe Mazza (Milano 1817 - 1884) attribuito - attributed

    Il voto del crociato

    Olio su tela

    The crusader vote

    Oil on canvas

    64 x 52 cm 


    Ardente patriota, Giuseppe Mazza ha combattuto la Prima e la Seconda Guerra d’Indipendenza. All’Accademia di Brera e frequenta i corsi di Sabatelli e Hayez, che lo ritiene uno dei suoi migliori allievi. Dopo alcuni viaggi di formazione in varie città italiane, sempre all’Accademia di Brera presenta tele di soggetto patriottico, legate allo stile accademico di Hayez. Nella seconda metà dell’Ottocento sono numerosi i dipinti che, con proposito didascalico e moralistico, raffigurano personaggi e vicende significative per l’Italia. Facendo seguito al dibattito milanese sull’opportunità di rinnovare i contenuti della pittura italiana, concentrati sui temi storici e all’ambientazione medievaleggiante, e constatata la fama dei pittori dediti alla pittura di genere che immortalava la vita quotidiana, come Domenico e Girolamo Induno, Giuseppe Mazza si cimenta nella rappresentazione di soggetti meno aulici e più vicini alla sensibilità popolare. Ne nasce una pittura narrativa in chiave intimista e poetica, dedicata a fatti di cronaca e vita ordinaria.

    L’opera si avvale di una lettera di Paul Nicholson, pubblicata in risposta ad un quesito dell’allora proprietaria, che recita: Il soggetto rappresentato è un crociato, probabilmente colto nel momento in cui la madre che lo benedice. L'opera rappresenta un paradigma morale tipico della pittura risorgimentale, che nasconde una esortazione agli italiani a ribellarsi contro l'oppressore straniero. Il dipinto potrebbe addirittura identificarsi con l'opera presentata da Giuseppe Mazza all'esposizione di Brera del 1853. Il soggetto ricorda anche il celebre "Addio alla mamma del volontario", preso invece dalla vita contemporanea che Gerolamo Induno dipinse in più versioni: non a caso, forse, poichè i fratelli Induno, come Giuseppe Mazza, erano allievi di Hayez. Per quanto riguarda l'assenza di una firma, va tenuto presente che anche il dipinto esposto a Brera ne è privo: indicato come "di commissione", il pittore ritenne forse fosse superfluo aggiungerla

  • Jean Preudhomme o Preud'ho(m)me o Prudhomme (Rolle 1732 - Neuville 1795) attribuito
    Lotto 69

    Jean Preudhomme o Preud'ho(m)me o Prudhomme (Rolle 1732 - Neuville 1795) attribuito - attributed

    La cacciata di Hagar

    Olio su tela

    The Expulsion of Hagar

    Oil on canvas 

    109 x 139 cm


    Jean Preudhomme si forma a Parigi con Jean Baptiste Le Prince e Jean-Baptiste Greuze. Si specializza come paesaggista e come pittore di animali, anche se il tema a lui più congeniale è il ritratto. Molto apprezzato dalla borghesia, in una pubblicazione degli anni’80 del Settecento è descritto come un “ritrattista à la mode”. I dipinti di Preudhomme, in particolare i ritratti, sono rari sul mercato dell'arte: il suo ritratto di Franz Rudolf Frisching è uno dei suoi dipinti più noti. I suoi dipinti sono conservati al National Museums of Scotland e al Musée Rath. La storia di Agar è raccontata nella Genesi ai capitoli 16 e 21: siccome Sara non riesce a dare un figlio al marito Abramo, gli offre la propria schiava, una straniera di nome Agar, con l'obiettivo di adottarne il figlio al momento del parto. Da questa unione nascerà Ismaele. Quando si accorge di essere incinta, Agar perde ogni rispetto per la sua padrona, che finisce col maltrattarla. In seguito, anche Sara riesce a generare un figlio, Isacco, ma - quando lo vede scherzare col fratellino Ismaele - scoppia in Sara una profonda rabbia, al punto che Abramo è costretto ad allontanare Agar e suo figlio

  • Scuola veneta del XVIII secolo
    Lotto 70

    Scuola veneta del XVIII secolo

    Paesaggio con pastore e ponte

    Paesaggio con pastorella e antica torre

    Olio su tela

    Venetian school of the 18th century

    Landscape with shepherd and bridge

    Landscape with shepherdess and ancient tower

    Oil on canvas 

    36 x 48 cm


    La bella coppia di opere è la testimonianza dell’ampia produzione paesaggistica avvenuta in Veneto per mano di una nutrita schiera di pittori, ad oggi ancora anonimi o poco conosciuti, al seguito del successo di Pieter Mulier detto Cavalier Tempesta, Antonio Maria Marini, Marco Ricci, Antonio Stom, Bartolomeo Pedon, Giuseppe Zais, Antonio Diziani e Francesco Zuccarelli: tutti artisti che invece hanno segnato l’epoca e sono studiati ed apprezzati tutt’oggi. Tra i pittori esclusivamente paesisti, cosiddetti minori, possiamo citare: Pietro Brancaleone, Francesco Antonio Canal, l’engmatico Maestro delle Montagne Azzurre, Domenico Pecchio, Tomaso e Andrea Porta, Giuseppe Roncelli, Gaetano Zais e il ferrarese Giuseppe Zola per affinità stilistica. A questa già cospicua schiera vanno aggiunti moltissimi altri artisti che producevano paesaggi non costantemente, e un gran numero di artisti rimasti nell’anonimato: tra questi, l’autore delle nostre due tele, che mostrano un carattere arcadico desunto da Marco ricci nella rivisitazione fatta dallo Zais della prima maniera. Infine, la pastorella con la cesta in testa, pratica poco comune in Veneto, è stata desunta da qualche opera di Pieter Mulier, visto che coincide perfettamente con una delle due figure femminili in “Figure di lavandaie presso un ponte” dei Musei Civici di Arte e Storia, Pinacoteca Tosio Martinengo, di Brescia. Questi elementi permettono di porre l’interessante coppia nel panorama del paesaggismo veneto del secondo quarto del XVIII secolo

  • Gaspare Diziani (Belluno 1689 - Venezia 1767) attribuito - attributed
    Lotto 71

    Gaspare Diziani (Belluno 1689 - Venezia 1767) attribuito - attributed 

    Riposo dalla fuga in Egitto

    Olio su tavola

    Rest from the escape into Egypt

    Oil on panel

    20,5 x 112,5 cm


    Gaspare Dinziani è inizialmente allievo di Antonio Lazzarini, ultimo interprete provinciale, ma non spregevole, del tenebrismo barocco. Lasciata la natia Belluno per Venezia, inizia la sua vera formazione, prima nella scuola di Gregorio Lazzarini, poi in quella del conterraneo Sebastiano Ricci, che lascia un’impronta indelebile nello stile artistico di Gaspare. La sua felicità esecutiva , cifra stilistica non comune, gli offre immediato successo e ottiene molte commissioni per le scenografie di teatri veneziani. Come scenografo lo ritroviamo nel 1717 a Monaco e quindi a Dresda, alla corte di Sassonia. Nel 1720 rientra a Venezia, dove compare tra gli iscritti alla fraglia dei pittori. Nel corso del secondo decennio del Settecento iniziò una prolifica attività, dipingendo sia opere a tema sacro sia mitologico, oppure decorazioni in ville private e scenografie teatrali. Nel 1726, su invito del cardinale Pietro Ottoboni, soggiorna per un breve periodo a Roma, dove esegue dei lavori per S. Lorenzo in Damaso, oggi perdute. Nel 1727 realizzò l’Estasi di san Francesco in S. Rocco a Belluno, ritenuto il suo primo dipinto firmato e datato, nel quale si denota l’influenza del Ricci. Al quarto decennio appartengono le attività di S. Stefano a Venezia (1733), Chioggia al duomo, presso chiesa del Carmine di Venezia e S. Giustina a Padova; gli affreschi dello scalone di palazzo Ricatti a Castelfranco Veneto e le decorazioni dello scalone dei Gesuiti e del salone di Ca’ Zenobio ai Carmini a Venezia, nonché in palazzo Spineda a Treviso. Tra il 1750 e il 1751 è a Bergamo, dove affresca il soffitto di S. Bartolomeo, e tra il 1755 e il 1758 decorò alcune stanze di Ca’ Rezzonico a Venezia, città dove nel 1760 eseguì tele per la chiesa del Carmine e per la scuola di S. Giovanni Evangelista. Questa lunga, ma parziale, lista di commissioni è la testimonianza di quanto fossero cospicue ed elevate frequenza e il tenore delle richieste. Diziani a metà del secolo è uno tra i principali interpreti della pittura veneziana, grazie al suo linguaggio raffinato e spettacolare, esaltato dal un vibrante cromatismo; diverso, forse meno intellettuale e sofisticato, ma più incisivo degli altri interpreti del tempo come Gian Antonio Pellegrini, da poco defunto, come Antonio Balestra, i contemporanei Jacopo Amigoni, Francesco Fontebasso e Giambattista Pittoni. Il Riposo durante la fuga in Egitto, qui esaminato, probabilmente nato come dipinto sovraporta, è ambientato in un paesaggio che il bellunese usa con particolare assiduità, vedi per esempio Venere, Cupido e Bacco della collezione Cini. Le figure sono eseguite con il brio e l’efficacia tipiche di Gaspare, esse vibrano di colore nel paesaggio scabro, ove la visione della brulla pedemontana veneta rappresenta simbolicamente il deserto, sebbene la pennellata sia veloce e incisiva, la santa famiglia è sorretta da un disegno impeccabile. Il San Giuseppe, riconoscibile per la fisionomia tipica dei vetusti uomini del Diziani, è nella sua posa una variante della Temperanza di Palazzo Spineda a Treviso. La Madre di Dio, a sua volta, ricalca la posa di un’altra allegoria di Palazzo Spineda, ovvero la Prudenza, vista in controparte. Infine, il Bambino lo ritroviamo in uno dei due angioletti in basso a destra della Annunciazione dei Musei Civici di Belluno, nonché nell’angioletto in basso della tela dedicata al a Sant’Antonio e San filippo Neri del Museo Civico di Treviso.

  • Michiel o Michael Sweerts (Bruxelles 1618 - Goa 1664) attribuito - attributed
    Lotto 72

    Michiel o Michael Sweerts (Bruxelles 1618 - Goa 1664) attribuito - attributed

    Interno con vecchia che fila la lana e ragazzo

    Olio su tela incollata su tavola 

    Interior with an old woman spinning wool and a boy

    Oil on canvas applied on panel 

    36 x 47 cm


    Michiel Sweerts giunge a Roma, dove incontra il gruppo di artisti olandesi e fiamminghi guidati dal pittore Pieter van Laer detto Il Bamboccio, che erano dediti a rappresentare scene di vita popolare a Roma e delle campagne romane. Grazie al nomignolo del van Lear il gruppo prese il nome di Bamboccianti. La loro pittura rappresentava con teatralità la quotidianità del popolo, i fatti raccontati non erano presi dal reale, ma erano vere e proprie messe in scena per raccontare il folklore della città eterna, all’epoca sovraffollata a causa delle recenti crisi agrarie del contado. Il disagio sociale, vertiginosamente accresciuto, acuiva il malessere; le strade erano colme di girovaghi, mendicanti, venditori ambulanti, contadini, e soldataglia. Sweerts è ritenuto universalmente a latere dei bamboccianti, in quanto i suoi personaggi popolari mantengono una dignità, anche se malinconica, viste le condizioni. Sweerts non guarda al popolo minuto con l’ilarità di gran parte dei suoi colleghi, che vedevano nelle scene che dipingevano uno spettacolo indegno ma divertente. Dopo aver lasciato Roma torna nelle Fiandre, dove apre una scuola d'arte. Successivamente partì come missionario per la Cina, ma viene espulso dal paese. Raggiunge Goa, in India, dove muore nel 1664. L’opera presenta le tipiche tematiche e tecniche di Sweerts, dal buio inteso della stanza emergono le due figure. La tecnica è minuta e preziosa, l’anziana donna è ritratta con sorprendente realismo. Per una verifica puntuale si veda l’interno con donna e fanciullo presentato da Christie's il 3 luglio 2012 a Londra

  • Francesco Trevisani (Capodistria 1656 - Roma 1746)
    Lotto 73

    Francesco Trevisani (Capodistria 1656 - Roma 1746)

    Madonna con Gesù Bambino e angeli musici

    Olio su tela

    Madonna with Child Jesus and musician angels

    Oil on canvas

    161 x 111 cm


    Si ringrazia il Prof. Michele Danieli per l'attribuzione


    La formazione artistica di Francesco Trevisani è veneziana, presso Antonio Zanchi, uno degli esponenti di maggior spicco della poetica dei "tenebrosi” a Venezia, sorta con l’arrivo in laguna di Luca Giordano e Giovan Battista Langetti. Il giovane pittore si trasferisce a Roma nel 1678, dove rimane tutta la vita, potendo godere della protezione del cardinale veneziano Pietro Ottoboni, nipote del papa Alessandro VIII, uno dei personaggi più importanti dell’epoca all’Urbe. In breve tempo diviene uno dei più importanti discepoli e seguaci di Carlo Maratta, con una forte inclinazione classicista, come si nota nei suoi interventi a San Silvestro in Capite eseguiti tra il 1696/1697. Alla morte di Giovanni Battista Gaulli, il Baciccio, Trevisani conclude l'opera da questo iniziata nella Basilica di San Pietro, costituita dalla preparazione dei cartoni per i mosaici della Cappella Battesimale. Il clima arcadico, regnante negli ambienti culturali romani, tende a voler disciplinare gli estri del barocco seicentesco, considerati eccessivi e di cattivo gusto: in antitesi propina un ritorno all’essenzialità dei modelli classici, pervasi da un intenso patetismo teatrale. Pittore di fama europea, tra i più alti esponenti del Rococò continentale, fu il pittore più pagato del suo tempo. Alla sua morte il suo lascito artistico è colto e tramandato da quelli che il Pascoli ricorda tra i suoi allievi: Claudio Francesco Beaumont, Andrea Casali, Gregorio Guglielmi, Girolamo Pesce, Francesco Bertosi e Filippo Palazzeschi. Il confronto per la nostra opera è l’importantissimo dipinto di Trevisani, presente al Louvre. Le due opere ricalcano la stessa impostazione con la variante della postura della Vergine, l’assenza del San Giovannino presente solo nella tela francese, ma nel nostro dipinto è presente lo squisito inserto di “pittura al lume di candela” alle spalle della Madonna che rende la nostra opera un lavoro degno di menzione

  • Scuola italiana del XVII secolo
    Lotto 74

    Scuola italiana del XVII secolo

    Seguace di Antoon van Dyck (Anversa 1599 – Londra 1641)

    Ecce Homo o Uomo dei dolori

    Olio su tela

    Italian school of the 17th century

    Follower of Antoon van Dyck (Antwerp 1599 - London 1641)

    Ecce Homo or Man of Sorrows

    Oil on canvas 

    46 x 36 cm 


    L'artista in questione è allievo e amico del pittore Pieter Paul Rubens, dal quale ha appreso la tecnica e in parte lo stile, che poi evolverà su binari caratterizzati da un linguaggio personale.

    Dopo la giovinezza trascorsa ad Anversa giunge in Italia, dove compie il rituale viaggio di formazione, caratteristico di tutti i grandi pittori fiamminghi del suo tempo. Nel Bel Paese ha modo di osservare e far propria la lezione dei grandi maestri, nel suo taccuino di disegni compaiono esercizi di copia di opere del Giorgione, Raffaello, Guercino, Carracci, Bellini, Tintoretto, Leonardo e Tiziano suo pittore favorito. Di ritorno dall'Italia, passò in Inghilterra alla corte di Carlo I Stuart, dove si occupò quasi esclusivamente di ritratti. Il suo soggiorno ha avuto modo di lasciare una traccia indelebile della sua arte, soprattutto nella città di Genova, sua prima tappa italiana, dove prende alloggio presso i pittori fiamminghi Lucas e Cornelis de Wael. A Genova opera talvolta con Jan Roos, pittore stabilmente operoso sotto la lanterna e italianizzato in Giovanni Rosa. Prima del suo addio definitivo all’Italia ha avuto modo di risiedere per brevi periodi e esercitare la sua professione a Roma, Firenze, Mantova, Venezia e in Sicilia. Il suo Ecce Homo è un’opera tra le più conosciute, deriva dal medesimo tema del suo amato Tiziano. Il prototipo dell’opera lo troviamo al Barber Institute di Birmingham, o meglio alla versione semplificata di Capodimonte, anche se il nostro Gesù ci appare ammantato. E’ significativo segnalare che in Liguria, nelle varie collezioni pubbliche, troviamo ben quattro copie di questo dipinto

  • Francesco Vanni (Siena 1563 - 1610)
    Lotto 75

    Francesco Vanni (Siena 1563 - 1610)

    Madonna adora il Bambino dormiente

    Olio su tavola

    Madonna adores the Sleeping Child

    Oil on panel

    58,5 x 48,5 cm


    Francesco Vanni nasce a Siena. Poco dopo essere rimasta vedova, la madre sposa il pittore Arcangelo Salimbeni, che risulta essere il primo maestro del giovane artista. Con Giovanni De’ Vecchi va prima a Roma, passando a Bologna nella bottega di Bartolomeo Passarotti. Ritorna a Siena dopo il 1580, iniziando la sua attività in proprio nell'oratorio inferiore di San Bernardino, denunciando un'ovvia influenza del Salimbeni e un influsso romano con citazioni dallo Zuccari. Intorno al 1585 la sua arte subisce una nuova linfa d’ispirazione, grazie all’attenzione di Vanni per l’arte di Federico Barocci, anche se rimangono ricordi evidenti del suo passaggio a Bologna, in quanto emergono elementi che suggeriscono un rapporto con i Carracci: una prova è data dalla figura dell’Eterno nell’Annunziazione della chiesa di Santa Maria dei Servi. Seguono quindici anni di attività senese, ove il baroccismo rimane comunque un dato esteriore, ispiratore delle composizioni e dei tratti fisionomici delle figure, piuttosto che una piena e pedissequa al Barrocci. Considerato dal Cardinale Leopoldo de’ Medici pittore di prima classe assieme a Ventura Salimbeni e Baldassare Peruzzi, egli cerca nella sua arte di allontanarsi dalle bizzarre e fredde realizzazioni del tardo Manierismo, per ricercare un’arte fedele al solco della tradizione cinquecentesca che trova la sua origine in Raffaello e prosegue nel Correggio e nei già citati Barocci e Carracci. La nostra opera ci riconduce all’arte del Vanni con sicurezza grazie alla tela quasi identica commissionata, con altre tre, nel 1591 dalla Compagnia di Santa Caterina in Fontebranda. Le quattro tele si trovano ora nella stanza attigua all’Oratorio detto “della cucina” nel Santuario della casa di Santa Caterina. Le due opere mostrano lo stesso impianto, anche se vi sono evidenti variazioni: la posizione del capo del Bambino, la mancanza del drappo e della rosa in mano a Gesù. Nel contempo se il volto della nostra Madonna richiama stilemi toscani cinquecenteschi, quello della tela di Siena è tipicamente baroccesco. Ad una analisi stilistica si può supporre che la nostra opera sia da datarsi nel primo Seicento, periodo del secondo soggiorno romano, quando compaiono i fondi scuri e indefiniti

  • Charles François Lacroix, Charles François Lacroix de Marseille (Marsiglia circa 1700 - Berlino 1779 o 1782) seguace di
    Lotto 76

    Charles François Lacroix, Charles François Lacroix de Marseille (Marsiglia circa 1700 - Berlino 1779 o 1782) seguace di - follower of

    Paesaggio con ponte e cascata

    Olio su tela

    L’opera presenta in basso a destra presenta una firma “Alfieri”

    Landscape with bridge and waterfall

    Oil on canvas 

    Signed "Alfieri" at the bottom right 

    75 x 100 cm


    Charles François Lacroix de Marseille è un pittore di paesaggi e marine ispirato allo stile di Claude Joseph Vernet , Jean-Joseph Kapeller (1702-1790) e Henry d'Arles . Ha soggiornato a Roma nel 1754 e trascorrerà la su vita tra l'Italia e la Provenza

  • Bottega dei Bassano (attiva nel XVII secolo)
    Lotto 77

    Bottega dei Bassano (attiva nel XVII secolo)

    Cena in Emmaus

    Olio su tela

    Bassano workshop (active in the 17th century)

    Emmaus diner

    Oil on canvas

    105 x 135 cm


    L’opera riprende il dipinto del 1576-77 realizzato da Jacopo da Ponte assieme al virtuoso figlio Francesco Bassano e oggi in collezione privata (Vedi pag. 166 e fig. 62, in “Jacopo Bassano”, Catalogo della mostra di Bassano del Grappa e Forth Worth 1992-1993, a cura di Paola Marini e B.L Brown). La bottega dei Bassano fiorita nel corso del Cinquecento attorno a Jacopo da Ponte, grazie all’alto numero di committenze fu portata avanti dai vari successori sino a metà del Seicento. Grazie agli epigoni di terza generazione toccò il XVIII secolo. Nella grande famiglia dei Bassano troviamo: Francesco da Ponte, Giambattista da Ponte, Leandro da Ponte e Girolamo da Ponte ovvero i figli, più o meno dotati, di Jacopo Bassano. Passando ai tanti pittori detti “bassaneschi” annoveriamo: Jacopo Apollonio, Marcantonio Dordi, Nicola de Nicola, G.B. Zampezzi, Giacomo Guadagnin, Antonio Scajaro, Michele Pietra, Luca e Giulio Martinelli, infine l’imitatore e copista Giovanni Battista Volpato morto nel 1706

    L’opera riprende il dipinto del 1576-77 realizzato da Jacopo da Ponte assieme al virtuoso figli

  • Scuola italiana del XVII / XVIII secolo
    Lotto 78

    Scuola italiana del XVII / XVIII secolo
    Testa di Profeta
    Olio su tela
    Italian school of the 17th / 18th century
    Head of a Prophet
    Oil on canvas
    33 x 24 cm

  • Bottega dei Maganza (attivi a Vicenza tra il il 1580 e il 1630 circa)
    Lotto 79

    Bottega dei Maganza (attivi a Vicenza tra il il 1580 e il 1630 circa)

    Salita al calvario

    Olio su tela

    Ascent to Calvary

    Oil on canvas 

    120 x 170 cm


    La famiglia vicentina dei Maganza conta tre generazioni di pittori: la prima è iniziata con Giambattista il Vecchio; la seconda con suo figlio Alessandro; l’ultima è stata formata dai figli di quest’ultimo, ovvero Giambattista, Girolamo e Marcantonio. L’importanza della bottega dei Maganza nel panorama del tardo manierismo veneto risiede nel fatto che fu molto operosa a Vicenza e provincia, ma non solo: le loro opere furono eseguite per luoghi di culto come Bergamo, Brescia, Cremona, Padova e l’Aquila. Si venne a determinare a Vicenza un filone tardo manieristico saldamente legato ai dettami controriformisti che, a differenza di quanto produceva Palma il Giovane a Venezia, rivisitando la veemenza del Tintoretto, cercava di fondere quest’ultimo con la statuarietà nobile ed elegante del Veronese e con una venatura di mestizia rurale legata all’influenza dei Bassano. La nostra opera evidenzia un complesso schema compositivo, con il lungo corteo che si dipana davanti a noi e in lontananza sulle pendici del Calvario. L’idea pare derivare dagli schemi di Frans Francken, magari desunta tramite stampa o da parte di qualche pittore fiammingo operoso in Veneto. Del Tintoretto notiamo l’influenza nel personaggio centrale che trascina Gesù con una corda, nonché il gruppo di armigeri a cavallo che rimandano alle figure in groppa dei destrieri della crocifissione della Scuola di San Rocco. La Madonna, posta al margine destro, mostra affinità con la sua riscrittura che fece Jacopo Bassano della Mater Dolorosa del Tiziano. Due lampi veronesiani, per plasticità e vivacità cromatica, in un impianto cromatico complessivamente spento, li ritroviamo nel soldato di spalle in primo piano e la Maddalena genuflessa in basso a sinistra. Tutti elementi che confluiscono convintamente verso la tesi attributiva declinata

  • Avanzino Nucci (Gubbio 1552 ca. - Roma 1629) attribuito - attributed
    Lotto 80

    Avanzino Nucci (Gubbio 1552 ca. - Roma 1629) attribuito - attributed

    Sacra Famiglia e San Giovannino

    Olio su tavola

    Holy Family and St. John

    Oil on panel

    49 x 42 cm


    Avanzino Nucci è stato un importante esponente del tardo manierismo romano e centro italiano. Nato a Città di Castello, si è formato nella bottega di Niccolò Circignani detto il Pomarancio. Pittore di una certa notorietà ha potuto aprire una bottega, nella quale ha avuto fra i suoi allievi Bernardino Gagliardi. E' documentato il suo coinvolgimento in tutti i cantieri romani promossi da Sisto V tra il 1585 e il 1590, occasione in cui Nucci, in sintonia con altri maestri sistini, come Baldassarre Croce e Paris Nogari, propugna uno stile rigoroso e controllato. Durante il soggiorno nel Meridione, nel quale opera per il monastero certosino di San Martino, Nucci evidenzia influenze del Cavalier d’Arpino, l’artista più autorevole attivo in quegli anni nella certosa partenopea. Nelle opere del periodo si avverte una freschezza inventiva e una scioltezza prima sconosciuta: perde lo stile paludato degli anni romani e si avvertono istanze tardomanieriste col sobrio naturalismo di Cristoforo Roncalli, Baldassarre Croce. Nella sua produzione finale, tra primo e terzo decennio del Seicento, gli impegni si concentrarono in ambito romano: S. Lorenzo in Lucina, S. Rocco a Ripetta, S. Biagio a Montecitorio, S. Giuseppe dei Falegnami, S. Silvestro al Quirinale e molti altri di assoluto prestigio

  • Elisabetta Sirani (Bologna 1638 - 1665)
    Lotto 81

    Elisabetta Sirani (Bologna 1638 - 1665)

    Gesù bambino benedicente con putti

    Olio su tela

    Il dipinto è nella sua tela d'origine

    Blessing Jesus with cherubs

    Oil on canvas

    The painting is in perfect condition and in its original canvas 

    79 x 104 cm


    L'opera è corredata da uno studio del Professore Michele Danieli


    Elisabetta è la primogenita di Margherita e Giovanni Andrea Sirani, pittore bolognese di fama e assistente di Guido Reni. Sin da giovane, Elisabetta studia presso il padre, e già a diciassette anni licenzia le sue prime opere. La sua prima attività di produzione è dedicata a piccole opere per la devozione domestica e ben presto diviene nota per la grazia e l’eleganza delle sue rappresentazioni sacre, specie Madonne, oppure di eroine bibliche o letterarie. Elisabetta eseguì in pubblico, davanti ai suoi committenti, tra membri della famiglia Medici, i ritratti della duchessa di Parma e quella di Baviera, secondo la moda dell’epoca e per allontanare le dicerie che che non fosse lei la vera autrice di tali capolavori. Alla produzione pittorica associa anche apprezzate incisioni all'acquaforte, usando i disegni dei suoi dipinti. Elisabetta Sirani fa parte dell’elite artistica femminile tra Cinque e Seicento assieme a Lavinia Fontana, figlia di Prospero, la romana Artemisia Gentileschi, figlia di Orazio e la veneziana Marietta Robusti, figlia del Tintoretto. Nelle sue opere si denotano le influenze paterne, il morbido classicismo di Guido Reni e la dolcezza di Raffaello, anche se è indubbio essa abbia un linguaggio pittorico elevato e autonomo, composto da un ovattato naturalismo, con una componente veneta e con certi risultati che ricordano il nitore “metallico” di talune opere del Guercino

  • Gerard Seghers o Segers (Anversa, 1591 - 1651) bottega
    Lotto 82

    Gerard Seghers o Segers (Anversa, 1591 - 1651) bottega/workshop

    Gesù in casa di Marta e Maria

    Olio su tela

    Jesus in Martha and Maria's house

    Oil on canvas

    134 × 188 cm


    L’opera in esame è una copia tratta dall’originale ora conservato a Madrid, al Museo del Prado. Gerard Seghers i forma probabilmente nelle botteghe di Hendrick van Balen il Vecchio e di Abraham Janssens, nel 1608 è ammesso nella Gilda di San Luca. Tra il 1611 e il 1620 soggiorna in Italia, prima a Roma e poi a Napoli, dove opera al servizio del Cardinale Zapata y Mendoza. In seguito lo ritroviamo a Madrid, ove, per alcuni anni, opera presso la corte di Filippo III re di Spagna. Tornato ad Anversa nel 1620, nel 1637 diventa pittore alla corte del principe-cardinale Ferdinando; nel 1646 è nominato decano della gilda, succedendo a Rubens quale pittore più ricco e famoso del suo tempo. Il suo stile risente della permanenza in Italia, soprattutto di Caravaggio e dei caravaggisti, tra i quali, a sua volta, rientra a pieno titolo. Oltre a questa componente, dopo il suo ritorno ad Anversa la sua pittura risente dell’influenza di Rubens, soprattutto nelle giunoniche figure femminili e nella monumentalità scenica. Nella una sua importante bottega operano suo figlio Jean-Baptiste e Thomas Willeboirts Bosschaert. È molto probabile che il dipinto in questione sia una replica di bottega, vista la non trascurabile qualità, realizzata dagli aiuti sotto la direzione e correzione in corso d’opera del maestro

  • Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d'Arpino (Arpino 1568 - Roma 1640)
    Lotto 83

    Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d'Arpino (Arpino 1568 - Roma 1640)

    Testa del Battista

    Olio su tela

    St. John Baptist's head

    Oil on canvas

    53 x 74 cm


    Si ringrazia il professor Michele Daniele per l'attribuzione


    Nel 1577 la famiglia di Giuseppe Cesari lascia Arpino e si trasferisce a Roma in cerca di migliori prospettive di vita. Sin da ragazzino emerge la sua volontà di essere pittore e a soli 14 anni: prima è macinatore di colori nei lavori al terzo piano della Loggia del Palazzo Vaticano, poi partecipa alla pratica della pittura decorativa a fresco. 

    Protetto da papa Gregorio XIII, Sisto V, Clemente VIII, Paolo V, tanto da poterlo definire quasi un pittore di corte, sebbene gli sia stata offerta massima libertà d’impresa. Alle contorsioni plastiche dei manieristi, egli contrappone la dignità iconica ed estatica dei profeti e apostoli anziani, il fascino e la grazia della gioventù di ambo i sessi, grazie al suo senso naturale verso la bellezza decorativa e della pienezza dei colori. Queste caratteristiche corrispondono al suo temperamento, esattamente come il senso dell’eleganza e del movimento. Nel 1583 è ammesso all’Accademia Artistica di S. Luca di cui sarà eletto membro e poi presidente più volte fino al 1631 quando lo sostuisce il Bernini. Tre anni più tardi è ammesso nella Congregazione dei Virtuosi del Pantheon; conseguentemente sono giunte al Cesari commesse sempre più prestigiose come i grandi affreschi per San Lorenzo in Damaso. Questi affreschi sono l’esplicazione dell’arte del Cavaleir d’Arpino in quanto fondono la grazia di Raffello e Michelangelo con Guido Reni, Domenichino e Pietro da Cortona. Intorno al 1590, fa un viaggio in nord Italia per perfezionare le sue conoscenze pittoriche. Il risultato lo si avverte negli affreschi della Cappella Olgiati (1592), capolavoro assoluto dell’artista, che inaugura un nuovo brillante modo di dipingere con una gamma cromatica rinvigorita sotto l’influsso della pittura toscana ed emiliana: Pontormo a Firenze, Correggio a Parma, il Gatti e il Campi a Cremona, lo Scarsellino a Venezia. Raggiunge l’apice della sua carriera diventando il pittore preferito del pontificato Aldobrandini e ottenendo le commesse più significative in Vaticano e nell’Urbe, come la decorazione del Salone dei Conservatori in Campidoglio e Il gigantesco affresco della "Battaglia dei Romani e dei Veienti" (Roma, Palazzo dei Conservatori, 1597/98). Successivamente, insieme agli affreschi, esegue molti quadri di piccole dimensioni, come la pregiata tela della Cattura di Cristo, una drammatica scena notturna definita dal Bellori, che pur ripudia il Cesari, "la più bella opera che facesse il Cavaliere". Le luci violente danno un senso di drammaticità alla scena, un dipinto probabilmente fondamentale per il giovane Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, che per alcuni mesi frequenta la bottega del Cesari. Alla morte di Clemente VIII, il suo successore Paolo V affida al Cesari la supervisione della decorazione pittorica della Cappella Paolina di S. Maria Maggiore, ove egli si rifà a Raffaello e Michelangelo e agli ideali del Rinascimento, ovvero alludendo al classicismo raffaellesco con citazioni della scuola bolognese e Guido Reni in particolare. Non attirato dai primi richiami del Barocco il Cavalier d’Arpino non segue i nuovi orientamenti di cultura e di gusto, indirizzandosi ad una maniera severa, rigida, quasi reazionaria, nascono dipinti velati di melanconica, fredda e irreale, fondati su una cromia raffinatissima, sofisticata e coinvolgente

  • Jacob Ferdinand Voet (Anversa 1639 - Parigi 1689) attribuito/attributed
    Lotto 84

    Jacob Ferdinand Voet (Anversa 1639 - Parigi 1689) attribuito/attributed 

    Ritratto di nobildonna

    Olio su tela

    Portrait of a noble woman

    Oil on canvas

    74 x 60 cm


    L'opera ha tutte le tipicità espressive e qualitative della ritrattistica di Voet. Attivo a Roma tra il 1663 e il 1679, opera anche a Milano nel 1680, a Firenze nel 1671, infine tra 1672 e il 1684 si trova a Torino. Ritrattista di estrema qualità e ambitissimo dalla nobiltà, ha lasciato ampia testimonianza della sua arte, soprattutto a Roma. La nostra opera si può comparare alla "Galleria delle belle", ovvero all'ampia serie di ritratti femminili ritraenti le donne dei più nobili casati romani, oggi in larga parte visibile presso Palazzo Farnese di Ariccia. Un riferimento importante per la resa pittorica molto simile lo ritroviamo nel ritratto conservato al Museo Sforzesco di Milano, attribuito al Voet, codificato al numero 508 dell'inventario (vedi pag 194, foto1354 Catalogo "Museo Arte Antica del Castello Sforzesco" Pinacoteca tomo V)

  • Scuola veneziana del XIX secolo
    Lotto 85

    Scuola veneziana del XIX secolo

    Santa Maria dei Servi

    Olio su tela

    Venetian School of the 19th century

    Santa Maria dei Servi

    Oil on canvas

    52 x 90 cm


    Dell'imponente chiesa dei Servi presso San Marziale oggi non ci resta che qualche frammento architettonico e la cappella del Volto Santo o dei Lucchesi adiacente all'antica fabbrica. Dell’antica e grandiosa fabbrica ci restano solo quattro immagini nella storia, la prima la troviamo nel dettaglio dell'insula di S.Maria dei Servi tratto da "Venetie MD" di J. de'Barbari, nell’icisione “Veduta della chiesa di S. Maria dei Servi” di L. Carlevarijs, 1703, riproposta dal Lovisa nel 1720. L’opera da cui il nostro dipinto deriva, ovvero “Veduta di Venezia con la chiesa di S. Maria dei Servi a Cannaregio” di Bernardo Bellotto detto il Canaletto, oggi al The Snite Museum of Art, University of Notre Dame, Notre Dame (Indiana, Stati Uniti d'America). Il dipinto in questione ricalca il prototipo del Bellotto, cosa molto in uso tra i vedutisti veneziani del XIX secolo. Vista la rilettura in chiave non aulica ma popolaresca dell’originale piuttosto che ai Grubacs, Caffi, Migliara, Moja, la ricerca di una possibile paternità deve essere rintracciata tra Vicenzo Chilone, Giuseppe Borsato, Tommaso Viola, Giuseppe Coen e Luigi Querena, ultimi testimoni del verbo canalettiano

  • Scuola inglese del XIX secolo
    Lotto 86

    Scuola inglese del XIX secolo

    Ritratto di nobildonna

    Miniatura su avorio

    11,5 x 9 cm

    Ritratto di gentiluomo

    Miniatura su cartoncino

    13 x 11 cm

    English school of the 19th century

    Portrait of a noblewoman

    Miniature on ivory

    11.5 x 9 cm

    Portrait of a gentleman

    Miniature on cardboard

    13 x 11 cm

  • Pasquale Ottino (Verona 1570 - 1630) attribuito - attributed
    Lotto 87

    Pasquale Ottino (Verona 1570 - 1630) attribuito - attributed

    Madonna dei Sette Dolori, Compianto del Cristo deposto

    Olio su ardesia

    Monogramma P O f sul retro

    Madonna of the Seven Sorrows, Lamentation of the deposed Christ

    Oil on slate

    Monogram P O f on the back

    16,5 x 16,5 cm


    Pasquale Ottino si forma con Alessandro Turchi, detto l'Orbetto, Marcantonio Bassetti, Santo Creara nell’atelier di Felice Brusasorci. Dopo aver concluso le opere del defunto maestro, si trasferisce a Roma dopo un breve soggiorno a Rimini. La sua pittura rispecchia la sua cultura poliedrica, e nei suoi dipinti si intravedono varie influenze, dal classicismo emiliano al tardo manierismo romano, dal caravaggismo alla pittura riformata di Ludovico Carracci. Quest'opera mostra un’impostazione rigidamente geometrica ed equilibrata, elemento che ci fa propendere per riferirla al primo periodo romano dell’Orbetto, ipotizzando un’influenza di Poussin. Alla struttura volutamente essenziale corrisponde un fare pittorico fine e ricco di particolari e al contempo sobrio, avulso da eccesivi effetti chiaroscurali. Il risultato è una piccola opera devozionale dal carattere fortemente intimo, in piena adesione con il corso dottrinale della chiesa post Concilio di Trento

  • Marco Ricci (Belluno 1676 - Venezia 1730) attribuito - attributed
    Lotto 88

    Marco Ricci (Belluno 1676 - Venezia 1730) attribuito - attributed

    Paesaggio con viandanti e castello

    Olio su tavola

    Landscape with wayfarers and castle

    Oil on board

    27 x 35 cm


    Marco Ricci nasce a Belluno il 5 giugno 1676. Da giovane raggiunge lo zio dimorante a Venezia, luogo dove inizia la sua formazione pittorica seguendo le orme di Sebastiano Ricci, realizzando opere di soggetto storico o religioso. Per Marco Ricci, ricordato quale massimo esponente del paesaggismo veneto tra Sei e Settecento, fondamentale è stato il viaggio a Roma, dove ha avuto modo di studiare le opere di Salvator Rosa e dei tanti paesaggisti italiani e non presenti all’Urbe. A Venezia, Ricci aveva studiato i paesaggi del primo Cinquecento, in particolare gli esempi di Domenico Campagnola e del primo Tiziano. La sua bravura consiste nell'aver compreso e assimilato varie anime del paesaggismo, dall’ampiezza prospettica del Campagnola, al paesaggio fatto di giochi di luce del Tiziano, sino al paesaggio eroico del Rosa dall’ampia valenza simbolica, letteraria e filosofica. In seguito, dopo qualche tempo dal suo rientro a Venezia, è coinvolto in una rissa conclusasi con un omicidio. Questo fatto tragico costringe Marco Ricci a fuggire da Venezia e rifugiarsi a Spalato in Dalmazia, dove lavora nella bottega di Antonio Francesco Peruzzini. Ottenuta la possibilità di far rientro in patria, inizia una fitta collaborazione con lo zio, coinvolto nella pittura di paesaggio dal nipote. Nel 1708 segue Charles Montagu, Conte di Manchester a Londra dove era stato invitato, assieme ad Antonio Pellegrini, per dipingere le scenografie per l’opera italiana nel Queen's Theatre di Haymarket, realizzando le scene del "Pirro e Demetrio" di Alessandro Scarlatti e Nicola Haym. Dopo una lite con Pellegrini ripara momentaneamente a Venezia, mentre l'anno successivo ritorna a Londra con lo zio e vi rimane due anni. In seguito torna definitivamente a Venezia, dove risulta iscritto alla Fraglia dei pittori nel 1726 e nel 1727 e dove muore il 21 gennaio 1730. L'opera in questione, dalla fresca e cristallina cromia, nasce secondo uno schema compositivo ripetitivo in seno alla produzione paesaggistica del Ricci

  • Jacques-Philippe Caresme (Paris 1734 - 1796) bottega di - workshop
    Lotto 89

    Jacques-Philippe Caresme (Paris 1734 - 1796) bottega di - workshop

    Baccanale

    Olio su tela

    Bacchanal

    Oil on canvas

    60 x 91 cm


    Pittore e incisore, Jacques-Philippe Caresme è stato allievo di Charles-Antoine Coypel, anche se mostra una leggerezza pittorica e una inclinazione rocaille molto affine a Francois Boucher. Debutta brillantemente nel 1767 al Salon, ove partecipa assiduamente negli anni dopo, esponendo ritratti, dei baccanali e delle nature morte. Pittore di talento e di raffinata piacevolezza, è ricordato come uno dei migliori pittori di Francia del XVIII secolo. Varie sue opere sono conservate in musei francesi, cui Bordeaux, La Rochelle, Nantes

  • Stefano Maria Legnani detto il Legnanino (Milano 1661 - 1713) attribuito a - attributed
    Lotto 90

    Stefano Maria Legnani detto il Legnanino (Milano 1661 - 1713) attribuito a - attributed

    Natività

    Olio su tela

    Nativity

    Oil on canvas

    55,5 x 67,5 cm


    Dopo un primo apprendistato a Bologna nella bottega di Carlo Cignan, Stefano Maria Legnani si trasferisce a Roma, entrando così in contatto con Carlo Maratta, o Maratti, e la sua cerchia. Sempre a Roma incontra l'arte di Giovan Battista Gaulli, passaggio formativo fondamentale visto che da questi egli apprende il suo stile vibrante di preziosità cromatica e la morbidezza vellutata della sua palletta. Successivamente fa un importante soggiorno torinese, ove raccoglie ampi consensi. Operando per il conte Ottavio Provanadi Druent, di fianco a Legnanino risultano attivi Francesco Trevisani, grazie a quattro tele inviate da Roma, e il bolognese Antonio Ha?ner. A Genova ha modo di approfondire la scena pittorica genovese: soggiorna sotto la Lanterna tra il 1710 e il 1712, facendo propria la lezione di Domenico Piola e Gregorio de Ferrari, artisti che saranno fondamentali per la maturazione del Legnanino. Le varie influenze le ritroveremo nelle opere più mature, caratterizzate da tonalità luminose e sfumate. Nell'opera in esame lo stile è ancora legato agli esempi emiliani e alla “Adorazione dei pastori” di Guido Reni, Certosa di San Martino Napoli, da cui pare derivare. La pittura è saggiamente condotta con mano felice e decisa, definita per aree circostanziate e senza sfumature. Il tratto è breve e calligrafico nel delineare i particolari, le figure sono scevre dalle plastiche movenze Roccocò: tutti elementi che ci fanno pensare ad una datazione legata al XVII secolo. Per queste osservazioni l’opera va, a nostro giudizio, datata intorno agli anni ’80 del XVII secolo

  • Scuola italiana del XVII/XVIII secolo
    Lotto 91

    Scuola italiana del XVII / XVIII secolo
    Madonna con bambino
    Olio su tela
    Italian School of the 17t /18th century
    Madonna with Child
    Oil on canvas
    74 x 60 cm

  • Bernardino Bison (Palmanova 1762 - Milano 1844)
    Lotto 92

    Bernardino Bison (Palmanova 1762 - Milano 1844)

    Pescatori 

    Tempera, gouache, su carta

    Fishermen

    Tempera, gouache, on paper 

    d 115 mm 


    Bison inizia la sua formazione presso il pittore bresciano Gerolamo Romani, poi a Venezia con Costantino Cedini, ma entrambi i maestri lasciano poca impronta sul giovane artista. Dopo aver soggiornato a Ferrara opera sovente nell’entroterra veneto, mentre allo scadere del secolo è attivo a Trieste. Nel 1831 si trasferisce a Milano, città dove muore nel 1844. Il delizioso tondo, formato amato dal nostro artista, è caratterizzato dal colorismo tenue e da una composizione sapientemente equilibrata. Probabilmente, era stato fatto per lo studio di un’opera di maggiori dimensioni e complessità, eseguita nel periodo milanese che va dal 1831 al 1844

  • Scuola emiliana del XVIII secolo
    Lotto 93

    Scuola emiliana del XVIII secolo
    Battaglia
    Olio su tela
    Emilian school of the 18th century
    Battle
    Oil on canvas
    23 x 32,5 cm

  • Govaert Flinck (Kleve 1615 - Amsterdam 1660) seguace di - follower
    Lotto 94

    Govaert Flinck (Kleve 1615 - Amsterdam 1660) seguace di - follower
    Ritratto di regina africana
    Olio su tela
    Portrait of an African Queen
    Oil on canvas
    91,5 x 66 cm

  • Scuola lombarda sel XVII/XVIII secolo
    Lotto 95

    Scuola lombarda del XVII/XVIII secolo
    Coppia di ritratti ovali di prelati
    Olio su tela
    Lombard school of the 17th / 18th century
    A pair of oval portraits of prelates
    Oil on canvas
    74 x 56 cm

  • Scuola francese del XVIII secolo
    Lotto 96

    Scuola francese del XVIII secolo
    Ritratto di prelato
    Olio su tela
    French School of the 18th century
    Friar portrait
    Oil on canvas
    77 x 63 cm

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ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE


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  • 14 settembre 2021 ore 15:00 ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE (1 - 351)

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