ASTA 17 - ANTIQUARIATO E SELEZIONI D'ALTA EPOCA
-
Lotto 25 Divanetto, XIX secolo, Olanda. Con intarsi floreali in legni chiari, H cm 115, larghezza cm 106, profondità cm 45.
-
Lotto 26 Tavolino Biedermeier rotondo, XX secolo.Base a quattro razze e piede leonino. H cm 65, diametro cm 92.
-
Lotto 27 Tavolo rotondo allungabile Biedermeier, XX secolo. Base a quattro razze e piede leonino. H cm 65, diametro cm 90.
-
Lotto 28 Divano Biedermeier, inizi XIX secolo in legno chiaro. Ricondizionato con tapezzaria in seta nella seduta e velluto di seta nella spalliera. Lunghezza cm 245 x 80.
-
Lotto 29 Elegante tavolo da centro rotondo con intarsi al piano e nella balza di sottopiano, manifattura siciliana, metà del XIX secolo.
-
Lotto 30 Coppia di vasi napoletani a due corpi, in cotto con decori floreali, secolo XIX. H cm 166. Mancanze nei fiori e nelle foglie.
-
Lotto 31 Coppia di angoliere in legno di palissandro con intarsi e perfili in legno chiaro, marmo bianco al piano, inizi XIX secolo, Sicilia. H cm 157x70x38.
-
Lotto 32 Olio su tavola raffigurante Cristo deposto. Cm 52x42, attribuito Carlo Portelli (Loro Ciuffenna, 1510 – Firenze, 1574). Expertis di Emilio Negro. Opera fornita di documento di libera circolazione.
"l'iscrizione “...Guad...d’our/ Coirna...Lzz” in grafia otto-novecentesca. Raffigura la classica rappresentazione del tema della “Pietà” o "Cristo Passo” che costituisce una delle iconografie più antiche e commoventi della tradizione cristiana; malgrado ciò si tratta di un tema che non ha riscontro nei Vangeli, poiché è ricordato solo nella letteratura mistica del Duecento e del Trecento - ad esempio nelle Meditationes di Giovanni de’ Cauli e nelle Rivelationes di S.Brigida di Svezia -, quando questa specifica immagine incominciò ad affermarsi con una maggiore frequenza. Come nella maggior parte delle similari raffigurazioni iconografiche, anche in questa tavola il corpo esanime del Salvatore è ritratto adagiato sulla soglia del sepolcro, a due terzi di figura e lievemente in tralice, per lasciare intravedere la ferita sul lato destro del costato causata dalla lancia di S. Longino. L’apollinea fisicità di Gesù, atta a richiamare la sua duplice essenza terrestre congiunta a quella ultraterrena, risulta ben inquadrata nello spazio scenico disponibile, mentre gli incarnati perlacei teneramente naturali sono stati ottenuti ricorrendo all’uso appropriato di tinte algide e seducenti, seppure di limitata gamma cromatica. L’ambientazione del tragico evento si svolge quindi contro uno fondale volutamente freddo ed essenziale in cui si intravedono in controluce profili collinari e rami spogli utili a far risaltare la drammaticità dei momento e parimenti la morfologia "al naturale" di questo Gesù spirato, i cui peculiari sembianti suggeriscono evidenti legami con la migliore cultura figurativa dell’Italia centrale del XVI secolo: stilisticamente la raffigurazione si distingue infatti per la gradevole elaborazione del tessuto pittorico, la discreta incidenza delle luci che illuminano il volto e il corpo del figlio di Dio, laddove le buone proporzioni del disegno anatomico testimoniano l'esecuzione di un valido artista di scuola toscana nei cui caratteri di stile si riconosce il modus pingendi di Carlo Portelli (Loro Ciuffenna/ AR, 1510 ca.-Firenze, 1568), nella sua fase di maggiore adesione ai modelli sarteschi. Gioverà rammentare che il Portelli fu allievo di Ridolfo del Ghirlandaio e già nel 1535 era diventato membro della fiorentina Compagnia di S.Luca, mentre dieci anni dopo si iscrisse all’Arte dei Medici e Speziali; dunque fu anch’egli fra i membri delle due prestigiose e potenti associazioni artistiche della capitale granducale, cosa che gli consentì di esercitare liberamente la professione di pittore. Di conseguenza Portelli divenne uno degli artisti più interessanti e richiesti fra i numerosi che durante il Cinquecento lavorarono al servizio dell’esigentissima corte dei Medici: nel prese parte all’allestimento degli apparati effimeri per le celebrazioni del matrimonio tra Cosimo I ed Eleonora di Toledo e fu in quella festosa occasione che egli traspose su tela un’invenzione di Francesco Salviati. Proprio da quest’ultimo, oltre che dagli eccentrici Andrea del Sarto e Rosso Fiorentino, derivò l’ispirazione fondamentale per le sue opere maggiormente innovative, con le quali abbandonò il pacato classicismo del primo maestro Ridolfo del Ghirlandaio in favore di più azzardate soluzioni figurative. Dunque nelle sue pitture più significative e dotate di un’indubbia originalità, si evidenziano palesi suggestioni dal Sarto e dal Rosso, nonché un'accurata tornitura delle forme desunte dallo studio dei dipinti del Bronzino: caratteri peculiari che si riscontrano anche in questo notevole Costo deposto. Sicché, per avere riprova della attribuzione avanzata, basterà confrontarlo con altri importanti lavori del Portelli quali la Disputa sull’Immacolata Concezione (Firenze, Basilica di S.Croce), la Madonna col Bambino e i Ss.Margherita e Giovanni Battista (Princeton, University Art Museum) e l'Immacolata Concezione (Firenze, Galleria dell’Accademia), tutte opere, come quella qui esaminata, in cui si evidenzia una materia pittorica compatta e levigata, tipica delle opere più suggestive eseguite da Carlo Portelli negli anni della sua piena maturità artistica".
-
Lotto 33 Dipinto ad olio su tela raffigurante Adorazione dei pastori, Alessio D'Elia ( San Cipriano Picentino 1718- Post 1770). Cm 66,5x127. Attribuzione del Prof. Nicola Spinosa. Già Casa d'Aste Finarte, Minerva Auction. Il dipinto, attribuito al pittore Alessio D’Elia dallo Storico dell’Arte Nicola Spinosa, potrebbe essere collocato alla metà del Settecento, sulla scia artistica del maestro Francesco de Mura. D’Elia fu un artista molto richiesto e realizzò soprattutto affreschi per importanti committenze ecclesiastiche, mentre troviamo le sue tele in molte chiese romane e napoletane. Caratteristiche distintive del suo stile sono la maestria compositiva e la sapienza scenografica, particolarmente evidenti in questo dipinto. Rispetto allo stile del suo maestro, in generale e qui in particolare, si rivelano sottili differenze di carattere, tra cui la vena gioiosa e popolaresca, ravvisabile nei visi paffuti, nelle bocche minute dei pastorelli e in un arioso dinamismo di fondo, che attenua ascendenze altrimenti più classicheggianti e monumentali. La riuscita composizione rivela, sin dal primo impatto, un’armonia corale ispirata dalla grandiosa sinergia della moltitudine di figure ed elementi, tutti definiti anche nel più minuto dei dettagli. Lungo la diagonale amplificata della maestosa figura di donna di schiena drappeggiata, si dispiega una gioiosa processione di putti, giovinette e pastorelli che convergono verso la Sacra Famiglia, disposta su un simbolico piedistallo di antiche rovine romane, sui cui gradoni poggia dolcemente l’agnello eucaristico, incarnazione della Mansuetudine e dell’Innocenza. Il gesto pittorico si rivela alto e naturale, privo di impuntamenti e durezze, talmente sicuro ed espressivo da far sembrare l’opera come dipinta ad affresco. Secondo lo spirito del più maturo rococò napoletano, le figure di angeli aleggiano, chiare ed eteree, in un armonioso trionfo.
-
Lotto 34 Pittore italiano del XVI secolo cerchia di Raffaello. Madonna con Gesù bambino e San Giovannino. Nell'opera i colori freddi usati, acquistano capacità tonale per la luce che all'imbrunire proviene dall'apertura dell'antro: il dipinto si spinge verso una ricerca di nuova libertà espressiva, esempio inconfutabile dell'arte manierista rinascimentale. 81x59, olio su tela. Opera in cornice. (Vecchia attribuzione a Giulio Romano del Prof. Edoardo Clerici Sella, membro dell'Accademia Tiberina (Roma ). Antica collezione del Principe Boncompagni Ludovisi (timbro in ceralacca sul retro)
-
Lotto 35 Dipinto ad olio su ardesia, raffigurante Apollo che scuoia Marsia, attribuito a Piero di Cosimo (Firenze, 1461 circa – Firenze, 12 aprile 1522). Cm 29x32. In cornice cm 40x42. Spessore mm 10. Piccola incollatura nell'angolo in alto a sinistra. Il dipinto è attribuito oralmente al pittore Piero di Lorenzo di Chimenti, conosciuto come Piero di Cosimo, allievo di Cosimo Rosselli, attivo a Firenze e Roma dove, tra il 1481 e l'82, lavorò agli affreschi della Cappella Sistina. Poichè non esistono sue opere firmate, nè attribuzioni documentate, il catalogo del pittore si basa essenzialmente sulle testimonianze del Vasari, a cui risalgono anche notizie sul suo temperamento eccentrico e complesso. Nella Firenze a cavallo fra i secoli XV e XVI, successivamente alla scomparsa di Lorenzo il Magnifico del 1492 e la conseguente cacciata dei Medici, la breve e drammatica Repubblica di Savonarola aveva provocato la tempesta anche nel campo dell'arte, evidenziando una crisi da tempo latente, con effetti sensibili sugli artisti affermati quanto su quelli più giovani, a cominciare dallo stesso Michelangelo, che fuggì dalla città, e da Bartolomeo della Porta, che abbandonò temporaneamente la pittura, unendosi ai frati domenicani. Il successivo governo oligarchico modellato su quello della Repubblica veneziana e sostenuto anche dagli ambienti filomedicei, favorisce la ripresa della committenza, pubblica e privata. Dunque gli artisti non solo non vengono più spinti a spostarsi altrove, ma sono spesso richiamati in patria, con l'offerta di importanti incarichi, per contribuire con le loro opere a rinvigorire il prestigio della città e dare lustro alla nuova Repubblica. La risposta delle botteghe fiorentine alla nuova situazione non è tuttavia immediata: la fama come pure l'attività del Perugino non hanno più corso nella città; altri artisti di primo piano della vecchia generazione, come Botticelli e Filippino Lippi, non riescono più a esprimere novità, rimanendo legati a canoni superati. A questo contesto viene tradizionalmente ricondotto anche Piero di Cosimo, nonostante la vitalità e originalità delle sue proposte e la progressiva apertura a nuove istanze e ai modelli nordici e leonardeschi. Caratterizzato da una pittura di luci e colori soffusi e rarefatti, privilegiò la tecnica ad olio su dimensioni ridotte, ispirandosi e rielaborando in maniera personale soprattutto le suggestioni artistiche di Filippino Lippi, del Ghirlandaio, di Leonardo e di Fra Bartolomeo. Dalla pittura fiamminga trae invece la raffinata tecnica esecutiva, l'uso di colori brillanti e la resa realistica dei particolari. L’opera in questione, dipinta su ardesia, supporto utilizzato specialmente nei secoli XVI e XVII e menzionato dal Vasari (Le Vite de’ più Eccellenti Pittori, Scultori e Architettori del 1550), può essere ricondotta alla mano del pittore, dall'irrequieto temperamento, che si manifesta di volta in volta in espressioni elegiache, patetiche o grottesche che si palesano nei suoi dipinti ospitanti spesso soggetti mitologici. E' il caso di Tritoni e Nereidi, con Satiri e Ittiocentauro (1500-1505 circa), che potremmo pertanto porre a confronto con Apollo che scuoia Marsia così da avvalorare l’ipotesi di una possibile attribuzione al pittore fiorentino. ASORStudio
-
Lotto 38 Rossello di Jacopo Franchi Maestro di Montefoscoli (Maestro Ristonchi) (Firenze 1376 - 1456 Firenze). “Madonna in trono con bambino e santi"". Pubblicata nella Fototeca Fondazione Federico Zeri al n. 33256 – busta 0136. Fondo oro e tempera per questa pregiatissima tavola manifestazione dell’apprezzamento estetico dell’arte del primo Rinascimento italiano e fiorentino, che ha interessato gli studiosi della metà del XX secolo. Si tratta di iconografia in cui la sintonia amorosa che lega la madre al figlio - tenuto dolcemente per un fianco - e la rigorosa impostazione dei tre santi, in schiera su due lati rispetto alla rappresentazione centrale, offrono l’idea di uno stile che è giunto a maturazione. 75x42, fondo oro e tempera su tavola.
-
Lotto 39 Olio su tavola raffigurante Madonna con libro, attribuito Aelst Pieter van o Pieter Coecke van Aelst (Aalst 1502-1550 Bruxelles). Cm 37,5x28. in cornice cm 74x 64. "Eccellente pittore rinascimentale fiammingo ha vissuto in Italia dove ha avuto modo di apprezzare l'arte dei pittori italiani suoi contemporanei. Fu un grande estimatore di Raffaello, a cui spesso si inspira, come ad esempio in questo dipinto, seppur sostanzialmente rimane ateo entro canoni e sviluppi stilistici suoi propri. Ha dato un contributo importante alla grande arte rinascimentale nelle fiandre. Disegnatore, pittore ed editore di trattati di architettura fu conteso dai più famosi personaggi del suo tempo: Carlo V, Francesco I Re di Francia, Enrico VIII d'Inghilterra, Cosimo I dei Medici. In tale opera è evidente l'influenza dei modi rinascimentali italiani. Egli avvia nei Paesi Bassi il passaggio e la transizione dalla concezione tardo gotica a quella rinascimentale. Gli scritti e i trattati di Sebastiano Serlio gli furono di esempio. Questo dipinto, semplice, probabilmente per una committenza privata, si ispira in qualche modo alla Madonna del Connestabile da Raffaello. Infatti, la rappresentazione della Madonna e del bambino è resa in maniera reale e fluida, donando naturalità alla scena. Egli abolisce lo sfondo paesaggistico e incentra la figurazione sui due personaggi dando cosi più forza al significato spirituale. Traspare ed è palpabile un’armonia mesta e malinconica, allo stesso tempo una serenità trasmessa dai personaggi, soprattutto nello sguardo di Maria, che legge la profezia sulla morte di Gesù, con dolce rassegnazione mentre il bambino la ingiunge a leggere indicando con il dito. Le forme sono ben calibrate e la gestualità del bimbo indicante e della Madonna che lo stringe alla vita in maniera protettiva, rendono la scena felice e ridondante di armonia. Una luce che sembra provenire da una finestra incentra i personaggi e illumina gli abiti dipinti in maniera morbida e fluida. Fu di esempio per tutti quei pittori olandesi- manieristi della seconda metà del 500. 40x30, olio su tavola. Provenienza: illustra famiglia catanese." ASORstudio
-
Lotto 40 Antico e magnifico mobile di libreria-Boiserie in legno di noce massello di impronta neoclassica rinascimentale, XVIII secolo. Di origini Calatine già sita in palazzo prestigioso di Caltagirone e adesso presso studio di notaio, è un esempio unico di ebanisteria siciliana commissionata da nobile famiglia siciliana.
La libreria è composta da sei moduli, tre per lato, di cui l’ultimo curvo che con una trabeazione in testa si concorda con il lato opposto creando una forma semiellittica o a ferro di cavallo.
Ogni modulo è costituito da un basamento H cm 90 a doppia anta in legno sormontato da una vetrina a doppia anta H cm 175 a cui fa da capello una trabeazione a più ordini di modanature, sovrapposte a una cornice dentellata. La forma sovrastante assume un aspetto aggettante, tipica del XVIII secolo,l'altezza è di tutto il cappello è cm 29.
Numero otto colonne di ordine corinzio scanalate, quattro per lato H cm 175 di eccellente qualità scultorea, abbelliscono i prospetti laterali dando volume e decoro a tutta la composizione lignea della libreria.
Lo stato di conversazione è ottimo, il mobile si smonta in più parti ed è disponibile per il trasporto per qualsiasi destinazione.
Le misure complessive: Lunghezza max profondità 470 cm. Larghezza Cm 456. H cm 294. Profondità cm 60. Misure luce-porta cm ….. Tavolo-bancone cm -
Lotto 41 Fondo Oro raffigurante Madonna in visita a Santa Elisabetta e personaggio, Attribuito a Roberto D’Oderisio (1335 ca - Napoli 1386 ca). Cm 79x36 Oderisio può essere considerato il più importante artista napoletano sul quale confluisce la cultura giottesca e senese. La ricerca volumetrica e l’attenzione ai valori cromatici e luminosi sono stati determinanti per la sua formazione, e in particolare nel dipinto in esame, questi elementi sono evidenti e tali da poterlo denominare un epigono trecentesco della scuola giottesca napoletana. Egli poté attingere a tali conoscenze pittoriche, e farle proprie, in quanto Giotto e alcuni suoi allievi, tra cui Maso di Banco, furono a Napoli tra il 1329-34 per i lavori di Castel Nuovo. Assorbe la definizione spaziale, soprattutto da Maso e trae suggerimenti per la propria pittura, resa efficace attraverso la stesura di piani di luce, su cui fare risaltare la costruzione di figure, per mezzo di valori cromatici accostati. Luminosità e composizione equilibrata è quello che scaturisce da questa impostazione e in particolare dall’opera in oggetto. Nella cancelleria di Roberto I D’Angiò, nella prima metà del XIV secolo, Oderisio è citato quale “familiaris et magister pictor noster”, da ciò si può desumere l’importanza che egli ebbe presso la corte angioina per il suo curriculum di opere. La crocifissione di Eboli, presso la chiesa di San Francesco, è l’unica opera firmata a noi pervenutaci. ASORstudio
-
Lotto 42 Dipinto ad olio su tela raffigurante Palazzo Ducale di Venezia, XVII/XVIII secolo, anonimo vedutista veneziano .Cm 70x100, in cornice cm 90x120.
-
Lotto 43 Felice Ficherelli, detto "Il Riposo" (S.Gimignano 1605-Firenze 1660), Attrib.70x105 Olio su tela, in cornice 90x125. Scena mitologica, Arianna addolorata per l'abbandono di Perseo, Dioniso la consola e le offre la corona con i diamanti che costituiranno la Corona Boreale o Costellazione di Arianna. "L'opera è pervasa da una sottilissima sensualità, di ascendenza furiniana sono la morbidezza dell'incarnato di Arianna e dell'ancella. Arianna addolorata per l'abbandono di Teseo sebbene malinconica emana un castigato ma voluttuoso senso erotico, mentre si strugge per il dolore. L'appropinguarsi dell'opportunista Dioniso fa scaturire una summa di intenzioni e sentimenti tra i personaggi, si da far sembrare che i protagonisti recitino ed emergono come in una piece teatrale. Sulla scena con le loro forme dal carnato luminoso con l'espresse dei volti che esprimono emotività interiore, con l'ampiezza dai movimenti enfatici danno vita ad un'opera che si racconta da sola, impreziosita da artifici pittorici creati dal pittore, come le zone d'ombra che accendono di luce le forme. In tutto questo il pittore mostra affinità con i suoi contemporanei: Furini Francesco (1603-1641) e Cecco il Bravo (1601-1661), suoi coetanei."STUDIO ASOR
-
Lotto 44 Joseph Henri François Van Lerius (Boom 1823 – Mechelen 1876). Voluptè et dèvouement (Voluttà e devozione). Dipinto firmato e datato sulla gondola in basso a sinistra J. Van Lerius 1857. 140 x295, olio su tela, con cornice 170x325. Provenienza salon D.Van Spilbeck, acquistato per la collezione del Duca van Saksen-Coburg-Gotha a Vienna.
-
Lotto 45 Quadro riberesco raffigurante S.Girolamo, XVII secolo, cerchia del Jusepe de Ribera, XVII secolo. San Girolamo, 78,5 x 64,5 - olio su tela. Vero e proprio capolavoro,
-
Lotto 46 Voyage pittoresque ou description des royaumes de Naples Et De Sicile. Quatrieme Volume, contenant la Descrition de la Sicile, Parigi 1785 avec approbation et privilege du rol. Primiere partie. Volume integro nella numerazione delle pagine, dorso stampigliato, copertina originale ma scollata. Condizioni complessivamente ottime.
-
Lotto 47 Piccola edicola/ancona in legno, avorio e madreperla, Alessandro Monteneri (Perugia 1832-1920). All'interno mosaico ligneo in scala assonometrica in legno raffigurante Madonna in trono con bambino e San Giovannino. Firmata sul retro Alessandro Monteneri di Perugia e datata 1879. H cm 64. Larghezza cm 34. Profondità cm 10 "Alessandro Monteneri, noto intarsiatore perugino, toccò esiti di grandissimo rilievo, sotto il profilo tecnico ed esecutivo, negli anni in cui lo stile neorinascimentale storicista, specie in Italia, conobbe straordinaria auge e vide protagonisti, alle esposizioni nazionali e internazionali, una folta schiera di grandi nomi: il Gatti di Faenza, i f.lli Falcini di Firenze, i Gargiullo di Napoli, il Lancetti di Siena. Partecipò a numerose Esposizioni, tra cui quelle di Firenze (1861), Londra (1862), Vienna (1873) e Milano (1881) ed operò al Quirinale, in Vaticano e per numerose chiese di Loreto, Mantova, Perugia e Urbino. Nel 1928 realizzò, nella Basilica di San Paolo fuori le mura a Roma, gli stalli intarsiati del coro, su disegni del Calderini. Stimato anche valente restauratore, Monteneri raggiunse il culmine artistico con la realizzazione dello “Stipo per la Corona d’Italia”, definito il suo capolavoro, commissionatogli dal Municipio di Perugia come dono da offrirsi a Vittorio Emanuele II, oggi conservato a Firenze, presso Palazzo Pitti. In occasione dell’Esposizione di Milano si scrisse di lui: “È artista che esce dalla folla per il suo valore, per il metodo adoperato nei suoi lavori che differisce da quello di altri artisti congeneri perché, la tarsia da esso usata non è una impiallacciatura, un rivestimento a coloritura superficiale, ma bensì una infinita quantità di pezzi di legni segati divergentemente e poi, in modo verticale insieme, riuniti con perizia e pazienza ammirabile. Il Monteneri, col suo sistema che gli procurò onori e premi alle esposizioni di Firenze, Londra, Dublino e Parigi..., oltre ad eseguire i lavori da lui stesso disegnati, riprodusse con rara perfezione quadri di sommi pittori, nei quali la fusione delle tinte imita al punto da ingannare l’opera del pennello, dando così all’arte nuovi capolavori di mosaico in legno...”. L’anconetta a intarsio, custodita entro la raffinata cornice a edicola coeva, posta in opera in alternanza di commesso ligneo ed eburneo, mostra un chiaro parallelo con la Pala d’altare detta di Santa Maria dei Fossi, conservata oggi a Perugia, nella Galleria Nazionale dell’Umbria. L’abilità pittorica virtuosistica di Monteneri è riscontrabile nella riproduzione del dipinto di Perugino con la Vergine in trono, il Bambin Gesù e San Giovannino, ammirabile nella specchiatura centrale. L’intento dell’artista, infatti, fu quello di celebrare l’arte rinascimentale umbra, partecipando con quest’opera all’Esposizione umbra, tenutasi a Perugia nel 1879."ASORstudio
-
Lotto 48 Importante diamante a goccia,in anello in oro bianco con baguette di diamanti e diamante centrale a goccia, a brillante modificato, peso 1.31 ct, dimensioni 6.77x10. 12x3.60 mm a goccia. Mm 175x160, Peso totale Gr 4.9
-
Lotto 49 Dipinto ad olio su tavola di Rovere raffigurante Santa Rosalia con Madonna e Gesù Bambino e Santi Pietro e Paolo a latere, pittore fiammingo del XVII Secolo. Riferimento alla pala da Antoon van Dyck presente al Kunsthistorisches Museum (Vienna). 43x35, Olio su tavola di rovere.
-
Lotto 50 Marco Antonio Bassetti (Verona 1586-1630), attrib. Ritratto di uomo con barba con in mano un libro. 65x55, Olio su tela, in cornice 85x75. "Allievo di Felice Ricci ( Verona 1539- 1605) si trasferisce a Venezia dove è influenzato dalle opere di Tintoretto, di Veronesi e Jacopo Bassano, va a Roma, intorno al 1615, e conosce i dipinti di Caravaggio. Rientrato a Vaenezia declina gli influssi bassaniani e romani ed ha apprezzamenti solo per la pittura veneziana, soprattutto per i naturisti. Orbita nell'ambito dei monasteri e dei conventi (1628). In questo periodo le sue opere più apprezzabili sono i ritratti nei quali, a giudizio del Longhi (1959), è di un valore e di una dignità rembrandtiana, tale da potersi misurare con Hals e Velazquez. Morì di peste a Verona. La rivalutazione del Bassetti è dovuta in gran parte al Longhi."ASORstudio