Arte Africana: una prestigiosa collezione svizzera
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Lotto 1 Bambara, regione di Segou (Repubblica del Mali)
H 24 cm
Legno a patina naturale chiara
Testa di marionetta.
Rappresenta la testa di una figura femminile con impugnatura. Dalla testa scende un grande naso a sbalzo che divide in due parti la faccia resa espressiva dalla bocca aperta. Il mento a punta chiude un viso di forma triangolare scolpito secondo criteri che noi chiamiamo stile “cubista”. La pettinatura a cresta centrale, segnata da ciocche allungate, identifica una moda che risale al XIX° sec.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) Inventario di Keller (G.F.K. …- numero illeggibile);*
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 339);
- Ex collezione privata (Lugano);
(*) Il numero d’inventario delle opere che provengono dalla collezione Keller è stato da lui scritto sul legno con inchiostro bianco. Si legge la sua sigla G.F.K. seguita dal un numero progressivo assegnato all’opera. Con il trascorrere del tempo, e con le opere che sono passate di mano, in alcuni esemplari si intravede la sigla G.F.K. ma i numeri progressivi si leggono parzialmente o sono scomparsi del tutto.Qui, nelle schede dei singoli lotti, riportiamo la numerazione che oggi risulta ancora leggibile.
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 24, pag. 39;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 1;
- AUTORI VARI “Bamana: The art of existence in Mali” Museum Rietberg Zurich Editor, Calleyn J. P. 2001, pag. 68, cat. 48 & pag. 89, cat. 63;
- COLLEYN JEAN-PAUL “Visions d’Afrique: Bamana” Milano 2009, tav. 10 e tav. 59;
- GIANINAZZI BARBARA & MAIULLARI PAOLO “Sogo - Maschere e marionette Bamana, Collezione Claude e Marthe Everlé, Lugano, Museo delle Culture; ottobre 2012 - marzo 2013” Mazzotta Editore;
- GOLDWATER ROBERT “Bambara sculpture from the Western Sudan” New York 1963, ill. 43 e 44;
Il nome indigeno di queste marionette chiamate Merekun è riferibile a Mere, cioè il nome di una leggendaria figura femminile, e Kun che significa testa.
Queste sculture, conosciute in Occidente come marionette Bambara, rappresentano figure allegoriche. Hanno corpo e braccia mobili coperti con indumenti ed erano utilizzate nei festival che saltuariamente si svolgevano nei villaggi della comunità. Gli autori che oggi scelgono il nome Bamana utilizzano il termine dell’antico idioma islamico. -
Lotto 2 Senufo, regione di Sikasso (Mali, regione meridionale)
H 109 cm
Legno a patina scura brillante
Scultura Deble.
Scultura maschile scolpita secondo i criteri stilistici diffusi tra gli scultori Senufo della regione di Sikasso. Sulla testa è presente il “Calao”, l’uccello emblematico dei Senufo, il volto è segnato da un naso allungato collegato alle arcate sopraccigliari, occhi socchiusi, labbra e orecchie sporgenti. Dal corpo longilineo sporgono le lunghe braccia con le mani appoggiate alle cosce. La figura è sostenuta da un grosso zoccolo e sulla testa spunta la maniglia di tenuta che permette di sollevare e battere la scultura sul terreno. La patina chiara sui punti di contatto denota un utilizzo prolungato.
PROVENIENZA
- Former Paolo Morigi collection (Lugano);
- George F. Keller antique collection (Bern) (Inv. G.F.K. 126);
- Former private collection (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 33, pag. 51;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 4;
- DERBIER ALAIN “Arte e Cultura Africana: Il Museo SMA di Lione” Pubblicazione della Società Missioni Africane, Genova, Gennaio-Marzo 2002, n° 53, “La Signora di Latha” pagg. 27 - 29;
- LEUZINGER ELSY ”L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972, pag. 68;
- GLAZE ANITA J. “The Children of Poro” in Bulettin du Musée Barbier-Muller n° 20, Genève 1983;
- HOLAS B. “Arts de la Cote d’Ivoire: Les trésors du Musée d’Abidjan” Vevey 1969, pagg. 67 e 155;
Le sculture Deble, generalmente femminili ma anche maschili, erano rigorosamente custodite nei santuari della società segreta “Lo” o “Poro”, che regolava la vita sociale e religiosa dell’intero popolo Senufo. Queste opere d’arte furono rivelate al pubblico agli inizi degli anni ‘50, grazie all’azione inconsapevole di un improvvisato profeta di nome M’péni Dembélé. Questi, infatti, introducendo un nuovo culto feticista chiamato Massa, diede ordine di abbandonare i santuari e di bruciare le antiche sculture, delle quali fortunatamente si riuscirono a salvare alcuni pezzi molto belli ed oggi rarissimi, che rivelano l’alta forza creativa degli scultori Senufo. Il salvataggio fu dovuto all’opera fortuita di due missionari cattolici francesi, i Reverendi Padri Gabriel Clemens e Michel Convers, che nell’agosto del 1950 hanno letteralmente raccolto dalle discariche dei villaggi settentrionali intorno a Korhogo una quantità di sculture abbandonate dai Senufo, destinate altrimenti a scomparire. Alcune di queste opere, considerate dei capolavori d’arte africana, sono ora esposte al Rietberg Museum di Zurigo e al Metropolitan di New York. Le statue Deble costituivano il più elevato strumento di culto della società segreta “Lo” e venivano usate in occasione dei funerali di importanti membri della lega stessa. Le Deble però erano utilizzate anche in altre cerimonie. Durante i riti di iniziazione, i giovani membri della società segreta, disposti in varie file, stringevano fra le braccia una Deble posta dinanzi a loro, battendo il terreno con lo zoccolo della statua al ritmo della musica. Questo utilizzo si può notare sulla superficie del legno che lungo le braccia risulta più liscia e consumata che altrove e dalle tracce di erosione sotto lo zoccolo di base. Attraverso i ritmici e sordi colpi sul suolo i giovani evocavano la presenza soccorrevole delle anime dei morti che vivevano all’interno della terra e della dea madre “Katieleo” affinché purificasse il terreno e lo rendesse fertile. I canti, intonati nella lingua segreta della setta “Lo”, erano accompagnati dal suono delle trombe di legno e da strumenti ricavati dalle zucche. Trattandosi di figure tradizionali, malgrado qualche differenza formale legata ai sottogruppi di provenienza, tutte le sculture Deble hanno caratteristiche comuni: sono scolpite in legno duro (Vitex doniana o Sterocarpus erinaceus), hanno una struttura verticale allungata, le braccia sono distanziate dal corpo per essere saldamente impugnate e la base è costituita da uno zoccolo massiccio. Dovendo essere utilizzate dai giovani iniziati, le loro misure medie in altezza variano dai 60 ai 90 cm, ma vi sono esemplari di 135 cm. La scultura dei gruppi Senufo che vivono nel nord della Costa d’Avorio e nel Mali meridionale risente delle influenze stilistiche dell’arte Dogon e Bambara, soprattutto nei volumi a blocchi e nella presentazione frontale della figura umana. -
Lotto 3 Senufo, regione di Korhogo (Costa d’Avorio settentrionale)
H 33 cm
Legno a densa patina nera
Scultura femminile Katiéléo.
Esemplare raro nella rappresentazione stilistica dei Senufo di Korhogo. Katiéléo rappresenta la figura di una antenata primordiale del pantheon Senufo. Evoca la madre divina che detiene un ruolo sacro ed essenziale nella mitologia di questo gruppo. Si conoscono alcuni esemplari di figure simili che, sedute sul seggiolino, allattano un figlio.Le loro dimensioni raggiungono il metro di altezza. Qui la figura femminile di 33 cm è appoggiata seduta su un seggiolino a gamba unica. Il volto è parzialmente nascosto da un’esagerata ciocca di capelli che scende sul grosso naso: una caratteristica di queste opere. Occhi a bulbo e labbra piatte sporgenti segnano la geometria della faccia. I seni abbondanti sono un auspicio di fertilità. Le braccia staccate dal tronco, piegate sul ventre, sono abbellite con bracciali ai polsi e agli avambracci. La scultura è realizzata con una serie di volumi pieni che si alternano a vuoti: un lavoro di abilità dello scultore che ha segnato il corpo con raffinate scarificazioni. Il legno è ricoperto con una densa patina dovuta ai continui trattamenti con sostanze oleose.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K.…numero illeggibile);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 34, pag. 52;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 5;
- GOLDWATER ROBERT “Senufo sculpture from West Africa” New York 1964, ill. 105;
- HOLAS B. “Arts de la Cote d’Ivoire: Les trésors du Musée d’Abidjan” Vevey 1969, pag. 111;
- HOLAS B. “Sculptures ivoiriennes” Parigi 1973, tav. 90, pag. 228; -
Lotto 4 Guerzé-Kpellé, regione contea di Bong, Suakoko (Liberia)
H 18 cm
Legno a densa patina crostosa, sostanze magiche, ferro di sostegno, tessuto indigeno
Maschera di divinazione.
Maschera in miniatura ad uso divinatorio con la funzione di ricettacolo degli spiriti delle grandi maschere non più in uso. Nella parte posteriore è stato inserito un ricettacolo ripieno di sostanze a carattere magico chiuso con iuta e rifinito con una fila di Cypree. Un lungo ferro infisso sotto il mento serviva per piantare la maschera nel terreno per il suo utilizzo nei rituali di divinazione. Un lungo tessuto indigeno avvolge tutt'intorno la maschera.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K.113);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 48, pag. 72;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.85; -
Lotto 5 Kran (Costa d’Avorio, regione di Man al confine con la Liberia))
H 24 cm
Legno a patina nera, cappuccio di tessuto indigeno
Maschera di scimpanzé.
Rappresentazione di uno scimpanzé (Kaogle). Prima delle diatribe tribali, in presenza del pubblico maschile, la maschera stimolava i combattenti ad assumere atteggiamenti di rabbia durante il conflitto. E’ scolpita con criteri anatomici che ricordano il volto di una scimmia. La bocca aperta è ripresa nell'atto di emettere un suono e gli occhi tubolari, evidenziati dai dischi di alluminio - un richiamo alle maschere Grebo - sembra che vogliano catturare l’attenzione dei presenti. Una composizione fantastica e surreale.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K 102);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 90, pag. 92;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.6;
- FISCHER EBERHARD & HIMMELHEBER HANS “Die Kunst der Dan” Rietberg Museum Zurich 1976, pagg. 82 - 85; -
Lotto 6 Dan (Costa d’Avorio, regione di Man al confine con la Liberia)
H 25 cm
Legno a patina nera brillante
Maschera.
Maschera che rappresenta la sintesi perfetta del volto idealizzato di un’antenata del clan. E’ scolpita in legno duro e rispetta la tradizione delle maschere Dan classiche.Le parti del viso sono eseguite con delicatezza: mento a punta, naso e labbra ben proporzionati, occhi a fessura segnati da pigmento bianco, superficie del legno levigata con sfregamenti di foglie abrasive. La lucentezza brillante della patina è stata ottenuta con l’immersione in una soluzione di foglie macerate in acqua e polvere di nero fumo. Alla fine, una volta asciutta, la maschera veniva strofinata a lungo finché la superficie non diventava lucida. E’ un risultato estetico molto apprezzato dai collezionisti.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 56);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 99, pag. 101;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.13;
- VERGER-FEVRE Marie-Noel “Etude des masques faciaux de l’Ouest de la Cote-d’Ivoire conserves dans les collections publiques françaises”. Studio del 1980 pubblicato sulle riviste francesi “Arts d’Afriques Noire, Primavera 1985, n° 53 (pagg. 17 - 29) e Estate 1985 n° 54 (pagg. 19 - 33);
Le maschere realizzate dai Dan sono famose per la bellezza del viso e per la patina scura che le ricopre. Presentano un viso circoscritto in un ovale perfetto, con grandi occhi circolari, o socchiusi come in questo esemplare. Questi modelli, che a partire dagli anni ’30 sono giunti in occidente, sono stati molto apprezzati dai collezionisti. Le differenti tipologie di maschere Dan sono state ben descritte dai ricercatori del Museo di Zurigo Eberhard Fischer e Hans Himmelheber che, dopo lunghe indagini sul terreno, ne hanno raccontato le specifiche funzioni. Le maschere venivano utilizzate per le diverse cerimonie: danze celebrative, iniziazioni di giovani, ricordo di antenati, ecc. -
Lotto 7 Dan (Costa d’Avorio)
H 25 cm
Legno a patina nera brillante
Maschera.
Maschera realizzata dai gruppi Dan insediati nella regione di Diomandé e sui monti Toura. E’ una zona forestale al confine della Costa D’Avorio occidentale e Guinea. E’ un modello con pettinatura a ciocche laterali sporgenti, un dettaglio insolito nella produzione Dan. Sulla testa sono presenti i segni che ricordano una pettinatura diffusa tra le donne della regione. Anche sul viso e sulla fronte vi sono tatuaggi a linee parallele.
PROVENIENZA
- Antica collezione Ernst Asher;*
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 59);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
(*) Ernst Asher (Praga 1888 - 1980). E’ stato un mercante d’ arte primitiva e già negli anni ’20 aveva una galleria all'angolo di Rue de Seine e Rue des Beaux Arts. Attivo a Parigi “il vecchio Asher”,come veniva chiamato nel Quartiere Saint-Germain, ha venduto opere anche a George Keller, incluso il reliquiario Kota. (lotto 15). Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale ha contribuito ad aumentare la collezione di sculture “nègres” di Picasso. Con lui ha intrattenuto rapporti amichevoli al punto che passavano assieme le vacanze d’estate sulla spiaggia di Napoule in Costa Azzurra.
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 105, pag. 107;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.14;
Documentazione:
“Arts d’Afrique Noire n° 58, estate 1986, pag. 17“ Archivi Musée Barbier-Muller;
LE FUR IVES & Altri “Picasso Primitif” Musée du Quai Branly, Parigi 2017, pag. 80;
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Lotto 8 Dan, regione di Man (Costa d’Avorio)
H 57 cm
Legno a patina nera brillante
Cucchiaio a figura femminile.
Questo esemplare - un capolavoro di equilibrio e fantasia - è costituito dalla pala concava che rappresenta la testa di una figura umana sostenuta da un corpo stilizzato privo delle braccia. Il tronco mostra seni abbondanti e ombelico prominente, le gambe ben modellate e rifinite fino ai piedi completano la figura. Tutto il corpo è impreziosito da anelli in rilievo. Le rappresentazioni dei cucchiai, per la genialità delle soluzioni che gli scultori africani hanno trovato, costituiscono un insieme organico di opere d’arte entrate a pieno titolo nelle grandi collezioni e nei musei del mondo.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 36);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 120, pag. 117;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 15;
- FISCHER EBERHARD & HIMMELHEBER HANS “Die Kunst der Dan” Rietberg Museum Zurich 1976, pagg. 156 - 168;
- FALGAYRETTES CHRISTIANE “Cuillers Sculptures” Fondation Dapper Paris 1991, pagg. 72 - 88;
I gruppi Dan, Baulé, Guro, Senufo, Koulango, ecc., che vivono nella savana sub-tropicale della Costa D’Avorio, Liberia e Guinea, hanno sviluppato un’economia di sussistenza basata sul raccolto dei cereali e del riso. I loro scultori hanno realizzato singolari cucchiai dalle forme originali. Alcuni esemplari sono delle opere d’arte per la genialità delle soluzioni. Per questi gruppi il cucchiaio ha assunto anche il significato di un oggetto di culto utilizzato nelle cerimonie organizzate in determinati periodi per propiziare la fertilità dei campi o per festeggiarne i raccolti. Ad esempio, presso i Dan, gruppo di coltivatori insediati nella foresta del nord-est della Liberia, nelle regioni limitrofe della Costa D’Avorio e della Guinea, il cucchiaio è un oggetto che appartiene alle donne anziane che lo utilizzano in occasione della raccolta collettiva del riso per lanciare sui presenti, in segno di abbondanza, la prima porzione di riso ottenuta con il raccolto. L’agricoltura è un’attività femminile ed i cucchiai di grandi dimensioni appartengono alle donne magnanime e generose che hanno fama di poter nutrire e ospitare alla loro tavola un quartiere o un intero villaggio. Esse si dedicano alla coltivazione del riso e con altre collaboratrici, dopo un intenso lavoro nei campi, ottengono grandi quantità di raccolto. Questi cucchiai di legno rappresentano per le donne ciò che le maschere rappresentano per gli uomini: delle manifestazioni di spiriti che permettono a certi individui di ricoprire un ruolo preciso nella loro società tribale. -
Lotto 9 Baulé, regione di Bouaké (Costa d’Avorio)
H 49 cm
Legno duro a patina scura
Figura maschile.
Questo personaggio maschile, è la rappresentazione simbolica di una divinità spirituale dell’universo Baulé alla quale i devoti dedicano particolari attenzioni nei rituali votivi. E’ ripreso in posizione seduta su un piccolo sgabello che testimonia il suo stato divino. Il corpo è impreziosito da eleganti scarificazioni, la testa è scolpita secondo la tradizione che richiama le maschere più preziose dei Baulé: viso contemplativo, corona di tatuaggi, pettinatura a incisioni parallele chiusa sulla nuca con una grossa treccia. Il busto presenta una densa patina dovuta ai continui trattamenti con sostanze oleose.La parte inferiore del tronco, in origine, era coperta con un gonnellino di stoffa, ora scomparso. E’ rimasta la cintura di fibre intrecciate. I piedi, appoggiati alla base rettangolare, mostrano una patina crostosa anch'essa testimonianza di offerte sacrificali. L’opera è stata realizzata da un maestro dell’arte Baulé, sia per l’equilibrio della composizione, con l’alternanza di volumi pieni e vuoti, sia par la posizione insolita delle mani appoggiate al seggiolino. Questo tipo di trono, in uso nella tradizione Ashanti, risulta presente anche nella scultura Baulé.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (New York/Davos) (Inv. G.F.K. 148);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 154, pag. 152;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 19;
- HOLAS B. “Sculptures ivoiriennes” Parigi 1973, pag. 168;
- VOGEL SUSAN M. “L’art Baoulé du visible et de l’invisible” Paris 1999;
- BOYER ALAIN-MICHEL “Visions d’Afrique: Baulé” Milano 2008; -
Lotto 10 Baulé, regione di Bouaké (Costa d’Avorio)
H 63 cm
Legno duro a patina nera
Figura maschile.
Figura rituale ad uso magico divinatorio.Riprende un vecchio personaggio maschile che regge sulla testa un caratteristico recipiente di legno. Era utilizzata nelle cerimonie divinatorie e portata nei diversi villaggi in occasione di rituali che, in tempi remoti, prevedevano anche sacrifici umani. Il vaso che regge sulla testa era destinato a contenere piccole porzioni di cibo. La patina lucida che ricopre il legno era ottenuta con olio di palma e burro vegetale.
PROVENIENZA
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (raccolta nel 1961);
- Antica collezione George F. Keller (New York/Davos) (Inv. G.F.K.152);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Lugano 1965, Museo Villa Ciani;
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- Museo Villa Ciani “Mostra d’arte africana primitiva” Lugano, novembre 1965, n° 68;
- Rivista “Cooperazione Ticinese” Lugano, n° 48 del 27 novembre 1968, pag. 3;
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 157, pag. 155;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 26; -
Lotto 11 Ashanti, regione di Kumasi (Ghana)
H 31,5 cm
Legno duro a patina scura, perline di vetro
Bambola della fecondità.
Sintesi stilizzata di una figura femminile che il genio degli scultori africani ha elaborato e che gli Ashanti si tramandano dalla notte dei tempi.
PROVENIENZA
- Antica collezione Helmut Gernsheim (Castagnola di Lugano);*
- Antica collezione George F. Keller (New York/Davos) (Inv. G.F.K.169);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);- Ex collezione privata (Lugano);
Helmut Gernsheim (Monaco di Baviera 1913 - Lugano 1995). A Monaco negli anni ’30 si dedicò alla fotografia ed iniziò gli studi per la sua formazione accademica. Nel 1937 propose una serie di sue fotografie alla Mostra internazionale di Parigi tuttavia, per ragioni politiche, gli fu negata la possibilità di esporle. Nel 1946 dopo la guerra si trasferì a Londra, ottenne la cittadinanza britannica e per metà della sua vita lavorò alla Tate Gallery. E’ stato un fotografo di fama mondiale e collezionista di fotografie storiche. Pubblicò articoli di foto e strumenti fotografici. La sua raccolta di quadri, apparecchiature e foto, è stata considerata la più grande del mondo. Nel 1964 si stabilì in Svizzera a Castagnola di Lugano e si appassionò anche di arte africana.Ha venduto opere a George Keller, a Paolo Morigi e ad altri mercanti. Una sua famosa maschera Ekoi è stata esposta nel 1970 alla mostra di Zurigo. E’ pubblicata su “L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972, fig. O10.
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 171, pag. 173;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 29;
- FAGG WILLIAM “La sculpture africaine de Eliot Elisofon” Londra 1958, pag. 106, ill. 135;
- FAGG WILLIAM & PLASS MARGARET “African sculpture” Londra 1964, pag.13;
- DAGAN ESTHER A. “African dolls for play and magic” Montreal, Canada 1990, pagg. 70 - 75;
- WILLET FRANK “African art” Londra 1971, pag. 112;
- RIVIERE MARCEAU “Les chefs-d’oeuvre africains des collections privées françaises” Paris1975,pag.74;
Queste bambole, chiamate “Akua-ba”, che nella lingua locale significa “benvenuto”, erano ordinate allo scultore da una donna in attesa di un bambino. La bambola, che rappresenta l’idea della bellezza per il gruppo Ashanti, veniva utilizzata come amuleto perché, secondo un’antica tradizione queste sculture avevano il potere magico di portare fortuna alla donna durante il parto e successivamente al bambino nel corso della sua infanzia.Le bambole più antiche si presentano con la testa circolare, il corpo costituito da un cilindro conico nel quale sono inserite piccole braccia orizzontali. Le gambe sono assenti. Erano ordinate allo scultore da una donna in attesa di un bambino e venivano custodite con cura per tutto il periodo della gravidanza come se si trattasse del loro figlio.Quando la donna usciva di casa si infilava la bambola nelle vesti dietro la schiena come portano i figli le donne africane durante gli spostamenti quotidiani. Dopo la nascita del bambino le bambole erano collocate sopra altari di famiglia, ma spesso le madri le offrivano alle figlie per i loro giochi infantili.Sono scolpite in legno duro con superfici ben levigate che non lasciano intravedere i segni degli attrezzi utilizzati dallo scultore. Le incisioni sono eseguite con tratti precisi e nella parte posteriore della testa si trovano sempre eleganti disegni astratti. Al centro del disco di base una lieve incisione nel legno indica il sesso femminile. Lo scultore le rende più preziose aggiungendo alla figura fili di minuscole perline di vetro colorato avvolte intorno al collo o appese ai piccoli fori disposti lungo la testa. La patina scura brillante è ottenuta con sostanze vegetali come olio di palma, noce di cola, o burro di karité. Nelle zone in rilievo la patina è assente per il continuo sfregamento con gli indumenti della donna e per le ripetute manipolazioni. -
Lotto 12 Ibibio, regione del Cross River (Nigeria meridionale)
H 28 cm
Legno a patina scura policroma
Maschera.
La complessa costruzione di questa maschera denota l’abilità dello scultore nel renderla molto espressiva utilizzando soluzioni inedite. Gli occhi a cilindro sono circondati da orbite esagerate che escono dal piano del volto dove solo il naso risulta equilibrato. La bocca aperta, che lascia intravedere denti limati, è colta nell'atto di urlare. I colori bianco e rosso sono disposti in modo alternato per rendere ancora più terribile l’espressione del viso. Tutta la superficie del legno è ricoperta con una densa patina nera ad impasto crostoso.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (New York/Parigi) (Inv. G.F.K. 206);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 208, pag. 216;
- VOLPRECHT KLAUS “Afrika - Kunst am Niger - Katalog” Villa Hugel, Essen 1971;
- LEUZINGER ELSY “L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972, pag. 213, fig. N7;
- KERCHACHE JAQUES & PAUDRAT JEAN-LOUIS & STEPHAN LUCIEN “L’Art africain” Paris 1988, pag. 403, fig. 476;
Si conosce un esemplare simile del Federal Department of Antiquities di Lagos che nel 1971 è stato esposto a Essen (Villa Hugel) in occasione della mostra “Afrika - Kunst am Niger“ dedicata alle opere della Nigeria.E‘ una maschera Ibibio policroma di 27,5 cm, pubblicata a colori sul catalogo della mostra a pag. 39, n° 286.La stessa maschera è stata riprodotta a colori anche da Elsy Leuzinger su “L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972, pag. 213, fig. N7.
Nella tradizione dei differenti gruppi africani gli stilemi delle maschere, quando sono apprezzati dai membri della comunità, si tramandano da uno scultore all'altro. Si conoscono maschere famose, realizzate in epoche antiche, che risultano molto simili tra loro.
Gli Ibibio costituiscono un piccolo gruppo etnico che comprende gli Eket gli Anang e gli Efik. Sono insediati nella regione orientale della Nigeria lungo il delta del Cross River. Culturalmente sono legati al grande popolo Ibo e vivono di caccia e agricoltura. I molti gruppi etnici che vivono nelle regioni meridionali della Nigeria hanno sviluppato tradizioni culturali che si differenziano l’una dall'altra. In molti casi ci si trova alla presenza di opere che risultano di difficile attribuzione. Queste maschere erano riservate agli adepti della società Ekpo considerata la maggiore istituzione religiosa alla quale partecipavano solo individui di sesso maschile. L’appartenenza ad essa costituiva un riconoscimento di autorità e prestigio. Le maschere erano utilizzate nelle cerimonie per commemorare gli antenati. -
Lotto 13 Chamba , regione centro-orientale (Nigeria)
H 52 cm
Legno ricoperto con un impasto crostoso color rosso scuro
Scultura a due figure
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 212);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 213, pag. 223;
- FARDON RICHARD & STELZIG CHRISTINE “Column to Volume - Formal innovation in Chamba statuary” 2005, London, figura 4d, pag. 45;*
Questo gruppo etnico, organizzato in piccoli reami governati da un re e dal consiglio degli anziani è culturalmente legato ai vicini Wurkum, Mumuye e Jukun. Questi gruppi tenevano le figure degli antenati in apposite capanne ai lati del villaggio in una zona nascosta dalla vegetazione. La funzione di queste opere era di proteggere i cacciatori e i contadini dai morsi dei serpenti durante le attività nei campi. Le statue partecipavano a rituali di culto che ogni anno si svolgevano nella comunità. La tradizione, che si tramanda dalla notte dei tempi, vuole che questa scultura rappresenti la coppia primordiale.
(*) Gli specialisti Richard Fardon e Christine Stelzig hanno realizzato uno studio approfondito su queste rare sculture Chamba a figura doppia: inclusa questa. Le loro ricerche storiche si sono basate su una serie di esemplari che sono appartenuti a musei, mercanti e collezionisti privati che hanno fornito una documentazione relativa al periodo compreso tra il 1970 e il 2003. Infatti, negli anni precedenti le segnalazioni di queste opere erano state molto scarse. Hanno esaminato nel dettaglio i vari aspetti storici, etnografici e morfologici, individuando, per le figure doppie, due stili scultorei: stile canonico e variante stilistica. Qui riassunti in modo sintetico:
- Stile canonico. I corpi delle due figure sono stilizzati e la testa mostra una cresta trasversale dove quella femminile risulta più alta. La bocca rettangolare è sporta in avanti. Il busto è dritto con spalle incurvate.Le braccia, piegate sui gomiti, sembrano appese alle spalle. Le mani aperte a penzoloni mostrano tutte le dita. Nelle figure femminili i seni sono scarsi o assenti. Il busto, sotto l’ombelico, è infilato all’interno della grossa colonna che divide in due spezzoni il corpo delle figure. Le due gambe, uniche per entrambe le figure, sono piegate sulle ginocchia e i piedi sono senza le dita;
- Variante stilistica. L’esemplare di questo lotto appartiene a questa variante. La coppia di figure - femminile e maschile - hanno braccia staccate dal tronco che scendono in modo naturale dalle spalle. La figura femminile è dotata di piccoli seni e si distingue per lo chignon conico. I corpi delle figure, sono posizionati in modo che ogni gamba si trovi allineata con il corpo sovrastante.In riferimento alla loro anzianità di esecuzione gli autori hanno infine convenuto che questo esemplare di 52 cm (figura 4d) risulterebbe il più antico del gruppo perché scolpito in uno stile arcaico. E’ accertato infatti che quest’opera sarebbe stata una delle prime collezionate. A testimonianza di ciò gli Autori segnalano, con la nota 5 di pagina 116 riportata a pagina 117, la dichiarazione degli ex proprietari che conferma che l’opera era appartenuta al collezionista svizzero George F. Keller e fu da lui acquistata alla fine degli anni ’30 da un commerciante di Parigi. (cif. Lettera della Signora Morigi del 8 maggio 2003); -
Lotto 14 Bamun, regione di Foumban (Camerun)
H 36 cm
Legno ricoperto con perline colorate
Statua commemorativa di antenato.
Tipo di scultura che appartiene alla produzione dei Bamun, gruppo di tradizione islamica che vive nella regione sud-occidentale intorno a Foumban. E’ uno stile particolare che prevede la copertura totale della statua di legno. Le perle di vetro colorate, di produzione europea, sono state esportate in Africa con le spedizioni di fine ottocento, in particolare da Francia, Olanda e Italia, soprattutto dalle manifatture di Venezia che ne hanno fornite in quantità. Rappresenta la figura di un antenato seduto su un piccolo seggiolino. E’ interamente decorato con perle multicolori cucite su una stoffa grezza che avvolge tutta l’opera. E’ una tecnica di decorazione che si è sviluppata in passato anche presso il grande gruppo Bamileké. Queste popolazioni si basano su un sistema sociale organizzato in chefferie che si tramandano secondo una discendenza patrilineare. Le sculture di sovrani, troni, maschere, sono interamente decorate con queste perle di vetro per rendere l’opera più attraente, soprattutto le figure più importanti della gerarchia reale e quelle che rappresentano antenati di alto rango.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (New York / Davos) (Inv. G.F.K. 218);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 232, pag. 245;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 38;
- DELANGE JACQUELINE & LEIRIS MICHEL "Africa nera" Milano 1967, pag. 323, ill. 373;
- HARTER PIERRE "Arts anciens du Cameroun" Arnouville1986;
- PERROIS LOUIS “Arts Royaux du Cameroun” Genève 1994, pag. 38, fig. 32;
-
Lotto 15 Kota, regione meridionale del Gabon
H 71 cm
Legno duro ricoperto con lamine di rame. Zoccolo Inagaki*
Figura di reliquiario bifronte.
Lo stile di questo esemplare corrisponde alla tipologia di reliquiari Kota realizzati dai gruppi insediati nel Gabon meridionale, zona di Franceville, alto Ogoué.
Utilizziamo la classificazione che lo specialista francese Louis Perrois ha individuato per questi modelli caratterizzati per i seguenti criteri dominanti che qui riassumiamo:
Lato Concavo:
- viso ovale e pettinatura con cimiero a mezza luna;
- ciocche laterali curve a base rettilinea;
- placche a lamelle orizzontali (qui sono figurate);
- pendenti cilindrici verticali- occhi (qui a semiluna);
- naso realista (qui ad angolo diedro);
- anello in rilievo alla base del collo;
- legno a rombo (qui a sezione quadra);
- bocca assente;
Lato Convesso:
- fronte bombata con sopracciglia ad arco;
E’ un reliquiario Kota tipo Janus, cioè con due figure contrapposte che hanno in comune - nella parte inferiore - la sagoma a rombo. Rappresenta un modello raro nella tipologia Kota. Entrambi i lati sono rivestiti con lamine di rame. II lato concavo ha la forma di un ovale allungato con larghe strisce di ottone sugli assi mediani. Nella zona centrale sporge il naso ad angolo diedro. Le decorazioni sottolineano tutto il profilo della sagoma. Il viso è rivestito con lamine di rame a motivo di lamelle figurate. I pendenti sono invece ricoperti con sottili spirali di rame.Il lato convesso si caratterizza per il rilievo della fronte - divisa dalla linea sagittale - dove le arcate delle sopracciglia, dalla radice del naso, riprendono la sagoma degli occhi. La mancanza della bocca sarebbe un indice di rarità. In origine le parti metalliche sono state fissate con chiodi di rame e, lungo i bordi, con linguette di ferro. Tutta la struttura evidenzia, sia nelle parti metalliche, che nel legno, rotture e abrasioni, dettagli che segnalano l’ indiscussa anzianità di quest’opera.
PROVENIENZA
- Antica collezione Ernst Asher, Parigi;
- Antica collezione George F. Keller (Parigi / New York) (Inv. G.F.K. 245);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 246, pag. 270 e 271;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 39;
- CHAFFIN ALAIN “L’Art Kota” articolo pubblicato su “Arts d’Afrique Noire” Arnouville n° 5, Primavera 1973, pagg. 12 - 43;
- PERROIS LOUIS “Arts du Gabon” Arnouville 1979, pag. 309;
- PERROIS LOUIS “Patrimoines du Sud, collections du Nord” - Trente ans de recherche à propos de la sculpture africaine (Gabon, Cameroun) ORSTOM, Paris 1997;
- PERROIS LOUIS “Art ancestral du Gabon dans les collections du Musée Barbier-Mueller” Genève 1985, pag. 51;
- AUTORI VARI “Les forets natales: Arts d’Afrique équatoriale atlantique” Musée du Quai Branly, Parigi 2017;
(*) Kichizò Inagakì (1876 -1951). Di origini giapponesi, ha vissuto a Parigi negli anni 1920 - 1940. Come artista di sculture di legno pregiato ha avuto un certo successo nella Parigi della Belle Epoque. Nel mondo dei collezionisti e mercanti d’arte primitiva è diventato un nome prestigioso realizzando le basi di legno alle opere africane che i mercanti gli consegnavano. Dopo aver ottenuto una certa fama per questi suoi interventi ha realizzato un marchio a punzone, con la sua firma in ideogrammi, che imprimeva sulle basi di legno.
Documentazione ripresa dalla rivista “Tribal Art n° 66, Bruxelles, Hiver 2012, Articolo di Charles-Wesley Hourdé, pagg. 96-105;
Il reliquiario Kota, nel suo insieme, era costituito da un paniere di vimini che doveva contenere i resti, puliti e lucidati, degli antenati della famiglia. La scultura, ricoperta di rame, era collocata in cima al paniere in compagnia di altri esemplari analoghi: tutti rappresentavano i volti dei fondatori del clan. Presso i popoli, Fang, Kota, Mahongwe, Shamaye, ecc., il culto degli antenati (Bwete) costituiva il centro della vita religiosa e sociale del gruppo e si basava sul grande rispetto degli antenati illustri, considerati come aventi il potere nell’aldilà di influenzare, nel bene o nel male, la vita dei loro discendenti. Alla morte di una persona importante, il grande sacerdote (Nganga) prelevava dal corpo alcune reliquie che poi lucidava e decorava con pezzi di metallo per meglio conservarle nel paniere di vimini. Sul coperchio venivano fissate le figure dei reliquiari che simboleggiavano le immagini degli antenati defunti. Esse servivano come guardiani contro gli eventuali profanatori. I reliquiari, tenuti in appositi luoghi di culto ai bordi del villaggio, erano controllati dai familiari. Il loro rivestimento di metallo - previsto solo nella parte anteriore - aveva lo scopo di proteggere la figura dall’attacco degli insetti xilofagi. Il culto Bwete e l’arte dei reliquiari Kota sono quasi scomparsi nella prima metà del XX° sec. sotto l’azione dei missionari che volevano imporre agli abitanti la loro fede religiosa. Molte opere sono state così distrutte, tuttavia la tradizione indigena - soprattutto nelle zone più inaccessibili della foresta pluviale - ha resistito anche oltre il periodo dell’indipendenza (1958). Questi reliquiari del centro Africa sono una straordinaria testimonianza di come gli scultori africani siano riusciti a rendere astratta l’immagine della figura umana. -
Lotto 16 Kuba (Repubblica Democratica del Congo)
H 61 cm
Legno a patina naturale scura
Scultura ritratto di un re.
Località di raccolta: regione dei Bushoong compresa tra i corsi dei fiumi Kasai e Sankuru, villaggio Kuba di Nshyeeng (sulle mappe odierne diventa Mushenge).
Rappresenta la statua del re Kuba Mbopey Mabiintsh ma-Kyeen (*). E’ l’ultima effige di un re Kuba che dopo ottant’anni è disponibile in occidente.
Le informazioni che seguono sono riprese dall'opera di Cornet pubblicata nel 1982. Egli descrive ed illustra nel dettaglio la storia e le sculture Ndop di 12 sovrani, inclusa l’ultima, che rappresenta la statua del re Kuba Mbopey Mabiintsh ma-Kyeen (1939-1969). Le antiche statue dei sovrani, dopo la loro morte, erano scolpite da scultori professionisti. Queste opere postume erano tenute in grande considerazione dalle donne dell’harem e dai discendenti diretti anche per il loro valore simbolico da tramandare ai posteri. Tuttavia la sequenza di sculture dei ritratti si interruppe per svariati motivi. Molte delle antiche statue si erano disperse nelle collezioni e musei del mondo. Già dalla prima metà del XX° secolo non erano state più scolpite dagli scultori di corte. Questa mancanza fu interrotta dal re Mbopey Mabiintsh ma-Kyeen anche perché al suo insediamento egli non aveva individuato uno scultore capace o desideroso di realizzare il suo ritratto (Ndop) dopo la sua morte. Decise quindi di eseguire con le proprie mani la statua che lo rappresentasse. Essendo infatti un personaggio di grande valore e lucidità, si rammaricava della precarietà del suo regno al cospetto di tutte le evoluzioni del mondo moderno. Con questa iniziativa voleva mantenere la tradizione storica e gli elementi distintivi del proprio regno. Decise quindi di scolpire il suo autoritratto.La data di ingresso in Europa della scultura autoritratto del re (lotto 16) è il 1940, cioè un anno dopo dal suo insediamento, per questo è verosimile ipotizzare che il re in quel periodo abbia scolpito almeno due opere, una delle quali è entrata nel Musées Nationaux du Zaire.
Entrambe le opere riprendono tutti i dettagli della tradizione che caratterizzano i ritratti Ndop: pettinatura piatta con decoro a conchiglie nel bordo superiore e, in quello inferiore, con motivo a linee incrociate; linea dei capelli in evidenza, decoro a goccia sulla nuca, forma rotonda delle orecchie, curva delle sopracciglia, scarificazioni delle tempie, fascia pettorale a tre linee di Cypree, coprinatiche decorato, base rettangolare a disegno intrecciato. Il re indossa due anelli da spalla, due anelli d’avambraccio, quattro bracciali ai polsi. Nella mano sinistra tiene il gallo (coq), un animale che allude alla vigilanza, cioè un simbolo che identifica la dinastia di ogni sovrano.
PROVENIENZA
- Antica collezione Charmette, Gouverneur, Paris, portata da lui stesso nel 1940;
- Antica collezione Maurice Nicaud (Parigi) (**);
- Antica collezione George F. Keller (New York/Davos) (Inv. G.F.K. 276);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts (***);
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 276, pag. 307;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 44;
- FAGG WILLIAM “La sculpture africaine de Eliot Elisofon” Londra 1958, pagg. 7 e 202;
- CORNET JOSEPH “Art de l’Afrique Noire au pays du fleuve Zaire” Bruxelles 1972, pagg.120-140;
- CORNET JOSEPH “Art Royal Kuba“ Milano 1982;
- LaGAMMA ALISA “Heroic Africans” The Metropolitan Museum of Art, New York 2011, pagg. 152-181;
(*) Re Kuba Mbopey Mabiintsh ma-Kyeen che ha regnato dal 1939 al 1969.
Queste sculture rappresentano i ritratti dei sovrani delle dinastie Kuba. Il nome indigeno che identifica queste statue è Ndop. L’esploratore Emil Torday nella sua spedizione del 1908 in Congo è stato tra i primi europei a raggiungere il territorio del Kasai dove vi erano insediati i Bushoong (Kuba).Nel suo prezioso volume ne ha descritto i costumi, le tradizioni, le opere: TORDAY EMIL & JOICE THOMAS A. “Notes Ethnographiques sur les peuples communément appelés Bakuba, ainsi que sur les peuplades apparentées. Les Bushongo” Annales du Musée du Congo Belge, Bruxelles 1910. La storia della dinastia dei 124 sovrani si è tramandata oralmente e avrebbe avuto dei riscontri documentati solo a partire dal XVII° secolo con l’identificazione di sedici opere considerate autentiche. Una prima rassegna di queste sculture reali Kuba è stata presentata all'Esposizione di Anversa nel 1937-1938. In seguito altri autori si sono dedicati allo studio di queste sculture reali. L’antropologo Jan Vansina dopo il viaggio in Congo del 1953 ne ha approfondito la storia. All’epoca del re Mbopey Mabiintsh ma-Kyeen (1939-1969) la reggia aveva una dimensione di 800 x 400 metri con 5.000 - 10.000 abitanti. Gli edifici erano realizzati in materiale vegetale essiccato. Il villaggio del re era un modello antico - unico in Africa Centrale - paragonabile ad un grosso borgo europeo del Medio Evo.
Un altro autore ha dedicato anni per ricostruire la storia dei Re Kuba: il padre francescanoJoseph Cornet (1919-2004). Nato in Belgio, ha vissuto come missionario in Congo per oltre trent’anni. Storico dell’arte di questo grande Paese ha condotto indagini sui costumi dei molti gruppi etnici. Ha pubblicato tanti lavori che sono la testimonianza delle sue ricerche. E’ stato direttore del Musée Nationaux du Zaire e, dopo una lunga permanenza nel Kasai, ha scritto un trattato dettagliato sulla statuaria reale Kuba ricercandone la ricostruzione storica ed iconografica.
Uno studio dettagliato sull'età d’oro dei re Kuba è stato realizzato da Alisa LaGamma curatrice del Metropolitan Museum of Art di New York (MET): Heroic Africans. Pubblicato nel 2011, in 30 pagine ricche di illustrazioni e riferimenti storici, prende in esame le statue classiche dei re Kuba. Riporta le testimonianze di autori come Emil Torday (1875-1931), Frans Maria Olbrechts (1899-1958), Jan Vansina (1929-2017) e Joseph Cornet (1919-2004) che negli anni ne hanno documentato la storia e le origini.
(**) Maurice Nicaud (1911 - 2003). La sua biografia è stata ripresa da un articolo di Bernard De Grunne in SOTHEBY’S “Collection Marceau Riviére” Paris, asta del 18 e 19 giugno 2019, pagina 424 La foto è stata pubblicata a pagina 164. E’ stato un famoso antiquario che ha condiviso con collezionisti e mercanti come Marceau Riviére e Pierre Verité la passione e la fortuna di scoprire l’Africa Occidentale negli anni appena successivi alla seconda guerra mondiale. Nel 1950, con la moglie spagnola Josepha Guérero, era in Africa in cerca di oggetti. Dopo diversi viaggi in Guinea, Mali, Costa d’Avorio, la coppia si stabilisce a Parigi in rue Guénégaud dove apre la galleria d’arte africana Bargui. Nel corso della loro attività i coniugi Nicaud hanno avuto tra le mani molti pezzi dei gruppi Baga, Dogon, Yauré, Baulé, Dan. Importanti opere Dogon sono state acquistate dal Musée Dapper di Parigi. Nel 1970 hanno prestato al Museo di Zurigo una dozzina di opere per la mostra organizzata dalla direttrice Elsy Leuzinger “Die Kunst von Schwarzafrika”. Il volume è stato tradotto in italiano con il titolo: “L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972. Tantissime opere provenienti da Maurice Nicaud oggi sono presenti nelle collezioni private ed esposti nei musei. In particolare, molti suoi esemplari si possono vedere nel volume del suo amico Marceau Riviére pubblicato a Parigi nel 1975 “Les chefs-d’oeuvre africains des collections privées françaises”. La successione della famiglia Nicaud è stata oggetto di una vendita a Parigi organizzata da Binoche & Giquello il 21 marzo 2018. Tra le 26 opere offerte vi erano nove esemplari di pulegge per la tessitura: oggetti, in apparenza di minor valore commerciale, che tuttavia rappresentavano una delle tante passioni dei coniugi Nicaud.
(***) Berna 1980, Musée des Beaux Arts. Sotto la base della statua è ancora incollata l’etichetta del Museo di Berna. Il nome indigeno è leggermente diverso da quello segnalato da Cornet (1982). Tuttavia il Museo ha riportato il nome del re che era presente sulla scheda di Paolo Morigi da lui redatta prima del 1980. -
Lotto 17 Kuba (Repubblica Democratica del Congo)
H 42 cm
Legno a patina scura, tracce di polvere di tukula (*)
Scultura ritratto di un antenata.
Regione dei Bushoong compresa tra i corsi dei fiumi Kasai e Sankuru.
Rappresenta l’immagine stilizzata di un persona di alto rango nella gerarchia del popolo Kuba. La ricca acconciatura e i raffinati tatuaggi del corpo testimoniano l’importanza della donna. I disegni geometrici che decorano la sua figura sono caratteristici della tradizione Kuba.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (New York / Davos) ( Inv. G.F.K. 275);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 277, pag. 308;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 42;
- FELIX MARK LEO “100 Peoples of Zaire and their sculpture: Kuba, pagg. 62-63”, Bruxelles 1987;
- CORNET JOSEPH “Art de l’Afrique Noire au pays du fleuve Zaire” Bruxelles 1972, pagg.120-140;
- ROBBINS M. WARREN & NOOTER NANCY INGRAM “African art in American Collections ” 2004 Atglen, PA-USA, pag. 421;
I Kuba hanno rappresentato le effigi dei loro re ai quali assegnavano un carattere divino. Una tradizione scultorea che si è tramandata da generazioni. La statuaria è molto rara perché essi non praticavano il culto degli antenati: si conoscono solo alcuni esemplari di notabili e dignitari. La loro produzione si è rivolta a maschere, caschi di danza, tamburi reali, e altri manufatti di corte come coppe, scatole, pipe; tutti oggetti eseguiti con grande bravura nelle superfici lavorate a intaglio, secondo i disegni dell’antica tradizione dei tessuti di rafia diffusi in tutto il Kasai.
(*) "E’ una polvere di legno rosso (scorza di Pterocarpus) mischiata a grasso. Protegge contro le termiti e il suo colore rosso ha un significato simbolico. Gli indigeni si strofinano la pelle e ungono ugualmente i loro morti e anche le sculture di antenati” Elsy Leuzinger 1972, pag. 240. -
Lotto 18 Hemba (Repubblica Democratica del Congo)
H 35 cm
Legno a patina scura
Oggetto magico.
Regione sud-orientale del Congo delimitata dai corsi dei fiumi Lualaba e Lomami.
Chiamato Mabwe Lugullu quest’oggetto magico era usato per funzioni divinatorie dai membri della società segreta Magabc. Rappresenta una figura femminile incastrata sopra un involucro sferoidale di origine vegetale. La scultura è avvolta con una pelle d’animale rinsecchita alla quale sono stati applicati grossi gusci di lumaca.Nonostante le piccole dimensioni, le varie parti del corpo sono state trattate nello stile arrotondato che caratterizza la statuaria del gruppo Hemba. Il viso è scolpito con fronte ampia, bocca sporgente, occhi sottili, orecchie a sventola e pettinatura a trecce raccolta all’indietro. Le braccia, staccate dal corpo, si chiudono con le mani appoggiate ai seni. Il ventre mette in evidenza i classici tatuaggi delle figure Hemba.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (New York / Davos) (Inv. G.F.K. numero illeggibile);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 295A e 295B, pagg. 334 e 335;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.47;
- FELIX MARK LEO “100 Peoples of Zaire and their sculpture: Hemba, pagg. 34-35” Bruxelles 1987;
- FAGG WILLIAM “La sculpture africaine de Eliot Elisofon” Londra 1958, pag. 231, n° 297;
- DELANGE JACQUELINE & LEIRIS MICHEL “Africa nera” Milano 1967, ill. 272;
- NEYT FRANCOIS & DE STRYCKER LOUIS “Approche des arts Hemba” Villiers-le Bel, Francia 1975, pag. 53; -
Lotto 19 Luba (Repubblica Democratica del Congo)
H 34 cm
Legno leggero policromo
Maschera di danza tipo Kifwebe.
Regione sud-orientale del Congo delimitata dai corsi dei fiumi Lualaba e Lomami.
La forma sferoidale di questo modello appartiene ad una delle produzioni che i Luba hanno riservato alle maschere Kifwebe. Non sono molto diffuse ma si caratterizzano per la forma circolare del volto. In questi modelli il naso assume una forma quasi realistica. Qui gli archi descritti dalle orbite oculari si diffondono con incisioni parallele su tutta la superficie della maschera, decorata con colori alternati bianco, marrone e nero. Questa alternanza di colori accentua la potenza espressiva della maschera che, nelle differenti tipologie, è stata realizzata dagli scultori in forme e modelli che si tramandano da generazioni secondo stilemi decisamente astratti.
PROVENIENZA
- Antica collezione Netterson (Anversa);*
- Antica collezione Léopold Haefliger (Pittore svizzero di Lucerna 1929 - 1989);
- Antica collezione George F. Keller (New York / Davos) (Inv. G.F.K. 303);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano)- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Bern 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 302, pag. 343;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 84;
- FELIX MARK LEO “100 Peoples of Zaire and their sculpture: Luba pagg. 78 - 79” Bruxelles 1987;
- AUTORI VARI “Faces of the spirits: masks from Zaire basin” Anversa 1993, pagg. 158-159;
- DELANGE JACQUELINE & LEIRIS MICHEL "Africa nera" Milano 1967, pag. 337, n° 391;
- WALKER ART CENTER "Art of the Congo" Minneapolis 1967, pag. 51, n° 24.6;
La forte società segreta Kifwebe si è sviluppata in origine presso i Songye, ma in seguito si è diffusa anche tra il popolo Luba. Queste maschere appartenevano ai membri della potente società segreta Kifwebe. Sono maschere che per gli indigeni avevano un forte valore soprannaturale perché rappresentavano l’incarnazione di una divinità.Molte maschere erano indossate in occasione delle cerimonie funerarie, durante i rituali di iniziazione dei giovani o nelle riunioni dei notabili per l’elezione dei capi villaggio. Altre erano appese “nella casa delle maschere” dove venivano conservati tutti gli oggetti ritenuti sacri.
(*) La scheda di Morigi segnala: Ex collezione Netterson, Antwerpen (1929). Dalle notizie che abbiamo trovato Netterson sarebbe stato un mercante belga operativo negli anni ’20 -’30. Ha venduto opere del Congo anche a George Keller e a Paolo Morigi. In particolare a Keller ha ceduto una statuina Yaka tipo Janus (G.F.K. 262) esposta nel 1980 al Museo di Berna, pubblicata da Morigi nel suo volume “Raccolta di un amatore” del 1980, pag. 262, n° 363. La stessa statuina è stata poi venduta da Sotheby’s il 6 dicembre 2005, lotto 107. -
Lotto 20 Lega, regione di Shabunda (Repubblica Democratica del Congo)
H 13 cm
Legno leggero ricoperto con caolino, barba di fibre vegetali intrecciate (Lukusa)
Maschera in miniatura Lukwakongo.
Lo stile di questa maschera conferma la tradizione dell’arte Lega: volto di forma ovale con l’area del viso concava, in contrasto con la superficie convessa in cui è inscritta. Gli occhi sono sottili fessure in rilievo, il naso sporgente divide in due parti l’area del viso, la bocca mostra file di denti aguzzi. Intorno alla faccia è legata una lunga barba di fibre intrecciate.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 312);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 313, pag. 360;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 51;
- FELIX MARK LEO “100 Peoples of Zaire and their sculpture: Lega, pagg. 70 e 71” Bruxelles 1987;
- FELIX MARC LEO & AUTORI VARI “Congo Masks – Masterpieces from Central Africa” Bruxelles 2018, Edited by Marc Leo Felix, pagg. 266 - 274;
- AUTORI VARI “Face of the Spirits: Masks from the Zaire Basin“ Anversa 1993, pagg. 188 - 197;
- CORNET JOSEPH “Art de l’Afrique noire au pays de fleuve Zaire” Bruxelles 1972, pagg. 257 - 283;
- CAMERON ELISABETH L. “Art of the Lega” UCLA Fowler Museum of Cultural History, Los Angeles, 2001;
I Lega o, Rega / Warega come in passato erano chiamati, sono circa 200.000 indigeni del Congo che vivono nella foresta equatoriale della regione di Maniema e sulle pendici del lago Tanganica occidentale.La loro società, in passato, era organizzata con una complessa istituzione chiamata Bwame. Divisa in vari livelli, aveva il compito di organizzare la vita sociale, politica, giudiziaria e religiosa della comunità. I passaggi da un livello all’altro si ottenevano dopo aver dato prova di abilità personale nelle varie attività della vita: allevamento corretto dei figli, cattura di grossi animali nelle battute di caccia collettiva, comportamento eroico nelle battaglie tribali, ecc.Sia le maschere, che le sculture realizzate in legno, osso, avorio, rappresentavano per i proprietari il segno identitario del proprio livello gerarchico raggiunto. L’avorio costituiva il materiale del rango più alto. Gli oggetti, una volta acquisiti, venivano custoditi nei panieri di vimini e tramandati con orgoglio ai propri discendenti. Durante le festività del villaggio erano mostrati al pubblico, appesi su trespoli di legno improvvisati, davanti alla propria abitazione. -
Lotto 21 Lega, regione di Shabunda (Repubblica Democratica del Congo)
H 38 cm
Legno a patina scura brillante con tracce di caolino e addobbo di piume
Maschera della società Bwame.
Esemplare di grandi dimensioni che conferma la tradizione dell’arte Lega. Gli occhi a fessura sono messi in risalto dal bianco del caolino. La superficie del legno, ben levigata, presenta una complessa decorazione a piccoli cerchi con punto centrale, un dettaglio molto utilizzato nelle opere Lega. Sembra che il significato dei punti rappresenti la bellezza, il vigore dell’individuo e anche la forza vitale del sole. La corona di piume si riscontra in altri esemplari della società Bwame.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 316);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 314, pag. 361;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 53;
- FELIX MARK LEO “100 Peoples of Zaire and their sculpture: Lega, pagg. 70 e 71” Bruxelles 1987
- FELIX MARC LEO & AUTORI VARI “Congo Masks – Masterpieces from Central Africa” Bruxelles 2018, Edited by Marc Leo Felix, pagg. 266 - 274;
- CORNET JOSEPH “Art de l’Afrique noire au pays de fleuve Zaire” Bruxelles 1972, pagg. 257 - 283;
- CAMERON ELISABETH L. “Art of the Lega” UCLA Fowler Museum of Cultural History, Los Angeles, 2001; -
Lotto 22 Bambara, regione di Segou (Repubblica del Mali)
H 115 cm
Legno duro a patina naturale chiara, gancio di ferro sulla testa
Marionetta.
Rappresenta il busto di una figura femminile utilizzata come marionetta (Merekun). Scolpita secondo stilemi tipici dei Bambara il viso è inscritto in un ovale allungato che alla sommità diventa una linea orizzontale in corrispondenza della fronte ampia. Un lungo naso scende a sbalzo e divide in due parti il viso segnato da occhi circolari e caratterizzato da una porzione scura nella zona inferiore. Un collo cilindrico si innesta sul busto a spalle squadrate dove risaltano grossi seni a cono.In questo volto femminile sembra che lo scultore abbia voluto cogliere un’espressione malinconica. Qui risulta palese una azzardo stilistico che avrebbe influenzato i volti e i colli delle donne che Modigliani ha dipinto e scolpito.Ai lati delle spalle vi sono alcune rotture che la scultura ha subito nella sua lunga attività infatti le braccia mobili, ora scomparse, un tempo erano unite al corpo mediante grossi ganci di ferro. L’utilizzo di questa marionetta è palese per la patina liscia presente sul bastone dovuta al prolungato contatto umano.
PROVENIENZA
- Antica collezione Henri Bing (1888 - !965), Parigi / Cagnes-sur-mer. Epoca dell’acquisto 1915 - 1930(*);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) Epoca dell’acquisto 1975;
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Arte Africana: Le Sculture” Galleria Arte Primitiva, Lugano 1975, n° 19;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 3;
- AUTORI VARI "Bamana: The art of existence in Mali" Museum Rietberg Zurich Editor Calleyn J. P. 2001, pag.88, cat. 62;
- GIANINAZZI BARBARA & MAIULLARI PAOLO “Sogo - Maschere e marionette Bamana, Collezione Claude e Marthe Everlé, Lugano, Museo delle Culture; ottobre 2012 - marzo 2013” Mazzotta Editore;
- AUTORI VARI “Modigliani e la spiritualità africana” Modigliani Institut Archives Légales, Paris-Rome 2007 Edizioni Carte Segrete;
- FINARTE “Asta di sculture africane: expertise di Franco Monti” Milano 27 Aprile 1972;
(*) Henri Bing (1888 Parigi - 1965 Parigi). Nato a Parigi, in origine si dedica alle attività di disegnatore, pittore e litografo. Nel 1905 si reca a Monaco di Baviera e frequenta il Café Stephanie nel vivace quartiere bohemien dove incontra molti artisti e scrittori.Nel 1918 torna in Francia e a Parigi conosce il pittore Modigliani col quale instaura una sincera amicizia. Si stabilisce in Costa Azzurra a Cagnes-sur-mer e nel 1918 ospita per un certo periodo il suo amico italiano. E’ lì che nel 1920 apprende la tragica notizia della morte di Modigliani (Livorno 1884 - Parigi 1920). Henri Bing nel 1920, alla fine della guerra, torna a Parigi dove abbandona la pittura e consolida la sua attività di mercante d’arte. Acquista e vende opere dei maggiori artisti contemporanei come Braque, Matisse, Rousseau, Soutine e Modigliani.Dal 1925 al 1932 detiene una galleria e nel 1927 espone la prima ed unica mostra delle opere di Chaim Soutine (Lituania 1894 - Parigi 1943). Si appassiona anche alle opere dell’arte primitiva: l’esemplare Bambara di 115 cm si trovava nel suo studio su uno sgabello gotico. E’ quindi plausibile che Modigliani vedendolo ne sia rimasto colpito. Già nel 1906, nel suo primo soggiorno a Parigi, Modigliani aveva avuto molte occasioni di vedere opere africane che in quel periodo destavano l’interesse dei suoi amici di Montmartre. Opere primitive che lasciarono un segno tangibile nella sua produzione artistica. -
Lotto 23 Bambara (Repubblica del Mali)
H 64 cm
Legno duro a patina scura
Serratura di porta di granaio.
Regione: valle del fiume Niger a sud di Bamako.
Il corpo della figura femminile è impreziosito con una fitta serie di incisioni a motivi geometrici.
PROVENIENZA
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.2;
- AUTORI VARI “Bamana: The art of existence in Mali” Museum Rietberg Zurich, Editor Calleyn J. P. 2001, pagg. 59 - 65;
Queste ingegnose serrature, molto diffuse tra i Dogon e i Bambara, erano utilizzate per chiudere le porte delle abitazioni e dei granai. Erano fissate alla porta con piattine di ferro.Il meccanismo di chiusura è costituito da pezzetti di ferro prigionieri - di cui uno è rimasto -che, sollevati con una barretta rudimentale di ferro - la chiave - infilata nell'apposita cavità, ne liberava il movimento di apertura. -
Lotto 24 Dan (Costa d’Avorio)
H 25 cm
Legno a patina scura brillante, fibre vegetali
Maschera di danza.
E’ un modello diffuso tra i gruppi Dan, Mano, Yacouba, Guerzé, insediati nella regione forestale tra i confini della Costa d’Avorio, Guinea, Liberia.Le parti del viso sono eseguite con cura: mento a punta, naso e labbra ben modellati, occhi sottili a fessura, bocca sporta in avanti con denti di osso, elegante capigliatura.
PROVENIENZA
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.8;
- FISCHER EBERHARD & HIMMELHEBER HANS “Die Kunst der Dan” Rietberg Museum Zurich 1976, pagina 67, n° 36;
- VERGER-FEVRE MARIE-NOEL “Etude des masque faciaux de l’Ouest de la Cote-d’Ivoire conserves dans les collections publiques françaises”. Studio pubblicato sulle riviste francesi “Arts d’Afriques Noire, 1985, n° 53 (pagg. 17 - 29) e n° 54 (pagg. 19 - 33);