Lot 222 | Paolo De Matteis (Piano Vetrale, 1662 – Napoli, 1728) Battesimo di Cristo...

Blindarte - Via Caio Duilio d/10 4, 80125 Napoli
Asta N. 71 - Dipinti Antichi, XIX e XX Secolo, Oggetti di Antiquariato Sessione Unica - dal lotto 1 al lotto 289
Tuesday 26 May 2015 hours 18:00 (UTC +01:00)

Paolo De Matteis (Piano Vetrale, 1662 – Napoli, 1728) Battesimo di Cristo...

Paolo De Matteis (Piano Vetrale, 1662 – Napoli, 1728) Battesimo di Cristo olio su tela, cm 206,5x154,5 firmato Paulus De Matheis F 1728 in basso a sinistra entro cornice coeva a due ordini di intaglio in oro a foglia, alternata a lacca nera Il dipinto, inedito e proveniente dalla collezione di un’antica casata partenopea, rappresenta il Battesimo di Cristo con uno stile proprio della produzione finale di Paolo de Matteis, che lo ha firmato e datato “Paulus foto de Matheis 1728”, in basso a sinistra, nell’anno della sua morte. Sotto il profilo cronologico l’opera è perciò una delle ultime testimonianze pittoriche dell’artista collocabile accanto ai cicli di tele eseguiti per le abbazie benedettine di San Martino alle Scale a Palermo e di San Paolo d’Argon a Bergamo o per la Chiesa di Santa Maria della Concezione al Chiatamone a Napoli, dove il pittore volle essere seppellito. Pur essendo ispirato alla pala d’altare di soggetto analogo dipinta da Carlo Maratta per la Cappella del Battista nella Certosa di San Martino a Napoli, sulle cui pareti laterali furono sistemati due quadri di De Matteis raffiguranti l’Ecce Agnus Dei e la Predica del Battista (1708), lo schema compositivo appare maggiormente articolato dalle torsioni e scorci più arditi. Le superfici anatomiche ampie, polite e luminose dei poderosi nudi accademici sono modellate con delicatissimi passaggi da un tenero sfumato che non solo rende la materia corporea morbida, ma accentua l’effetto di tenerezza sentimentale del volto di Cristo risalente ai prototipi tardi Maratta tesi a recuperare, in ultima analisi, soluzioni correggesche e raffaellesche. Sottraendosi alle precedenti influenze giordanesche, Paolo De Matteis appare ormai allineato alle coeve tendenze romane classiciste attuate presso l’Accademia di San Luca, che ebbero in Agostino Masucci un esponente autorevole dagli anni Venti del Settecento. Considerata la datazione del Battesimo di Cristo, appare di non poco conto che essa cade a ridosso del secondo soggiorno capitolino di Paolo De Matteis (1723-25), durante il quale rinnovò i suoi legami culturali con l’ambiente artistico romano conosciuto fin dal tempo del suo apprendistato (1679-1683 circa). Rispetto alla pala d’altare di Maratta, quella di De Matteis si distingue anche per una interpretazione più asciutta dell’episodio neotestamentario, depauperandolo di qualunque enfasi barocca o di qualsivoglia elemento ritenuto superfluo rispetto al contenuto evangelico. L’eliminazione degli angeli servitori contribuisce così a focalizzare l’attenzione dello spettatore su Cristo e San Giovanni isolati in riva al fiume Giordano che solca un paesaggio rischiarato da una luce alabastrina funzionale sia ad esaltarne il purismo delle forme, sia a simboleggiare la presenza dello Spirito Santo evocato dalla colomba. Le scelte estetiche e religiose attuate nel dipinto in esame per molti aspetti collimano con quelle attuate dal pittore nei quadri commissionati dal secondo decennio del Settecento dall’arcivescovo di Benevento Vincenzo Maria Orsini (poi divenuto papa con il nome di Benedetti XIII) e dagli ottimati aderenti alle sue posizioni religiose neotridentine per numerose chiese delle loro diocesi dislocate soprattutto tra la Campania, la Puglia e la Calabria cfr. G. Napoletano, I percorsi artistici di Paolo De Matteis nelle opere del territorio sannita e della diocesi del cardinale Vincenzo Maria Orsini, in Sannio e Barocco, catalogo della Mostra, Benevento 2011, pp. 97-105).