Lot 31 | Toni Benetton (1910 - 1996) Linee generatrici (bozzetto), 1975

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BENETTON, IL FERRO E L'ANIMA SESSIONE UNICA
Thursday 20 March 2025 hours 18:00 (UTC +01:00)

Toni Benetton (1910 - 1996) Linee generatrici (bozzetto), 1975

Toni Benetton (1910 - 1996)
Linee generatrici (bozzetto), 1975
Ferro, lamine e fili saldati
52,5 x 151 x 59 cm

Bibliografia: F. Batacchi, "Benetton 1. Il Ferro", Venezia, 1990, pp. 149, 280, 281; L. Rossi Bortolatto, a cura di, "Toni Benetton, anni e forme", Treviso, 1992, fig. 1; F. Batacchi, a cura di, "Toni Benetton, il genio del ferro", Stia, 2000, pp. 13, 56
Esposizione: Galleria d'arte Moderna, Bologna, 1977; Casa dei Carraresi, Treviso, 1992; Palagio Fiorentino, Stia, 2000; Spinearte, Spinea, 2000
Certificati: Certificato di Ada Allegro Benetton, curatrice dell'archivio Benetton

Stato di conservazione. Supporto: 95%
Stato di conservazione. Superficie: 90%

La scultura presenta la forma di un turbine che, realizzato in dimensione monumentale, il vento e le persone avrebbero potuto attraversare. Così la scultura-struttura permette una esperienza sonora e visiva: il rumore del vento e del metallo vibrante, da un lato; dall'altro la luce nel variare delle superfici, piene o aperte a seconda della posizione dell'osservatore rispetto al sovrapporsi delle lamine. Le lame in coltello restituivano la percezione del vuoto, mentre la visione delle stesse di piatto consentiva l'incontro con il pieno. Benetton si rese presto conto che la rappresentazione figurativa, in dimensione monumentale, non funzionava: nella grandissima dimensione, invece, l'astratto consentiva il dialogo tra l'osservatore e l'ambiente. Una figura umana è efficace in scultura fino ad un terzo o poco più della dimensione naturale, nella scultura monumentale c'è bisogno di forme che siano efficaci proiettate in dimensioni di decine di volte superiori a quella umana: il referente deve essere altro. Ricorda il figlio Giovanni, che "la figura umana è adeguata ad esprimere emozioni come la felicità o l'angoscia. Come può esprimere, però, l'infinito?". La scultura monumentale funziona, secondo Benetton, come amplificatore delle emozioni dell'osservatore. La serie delle "Linee generatrici" prende nome dalle linee che generano la forma: osservando la scultura, si identificano facilmente i tondini da cui prendono avvio le torsioni. Benetton, partendo dai progetti per l'ospedale di Treviso, aveva immaginato grandi strutture semimobili anche per altri importanti spazi. Per esempio, la rotonda di San Giuliano, oggi al centro del grande parco che si apre su Venezia, dove Benetton aveva proposto di posizionare una scultura di ben 26 metri (un progetto, peraltro, richiesto nuovamente al Museo Benetton nel 2017). La sfida tecnica posta dalla scelta dei materiali era enorme. Infatti, mentre i modelli, in ferro, non avevano il reale problema di gestire il vento, le strutture monumentali invece lavoravano come vere e proprie ali o vele. Benetton allora decise di impiegare l'acciaio corten, che conteneva una percentuale di rame e quindi si poteva battere a freddo col maglio raggiungendo, con l'assottigliarsi, una grande elasticità. Tuttavia negli anni Settanta non si potevano sviluppare simulazioni così complesse tramite i computer: gli ingegneri della università di Padova, a cui l'artista richiese un aiuto in fase progettuale, prima si dichiararono non in grado di scendere tanto nel dettaglio produttivo e poi rimasero impressionati dal fatto che l'esperienza e l'intuito matematico di Benetton aveva superato i loro mezzi.

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