Dipinti e Disegni Antichi
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Lot 145 Jan van Bijlert (Utrecht 1597-Utrecht 1671) - Vanitas
cm 82,5 x 118,5
olio su tela
PROVENIENZA
Asta Finarte, Roma, 1984;
Galleria Caretto, Torino e lì acquistato dall'attuale proprietario.
BIBLIOGRAFIA
B. Nicolson, Caravaggism in Europe, Torino 1990, p. 70, fig. 1325 (come Atelier di Jan Van Bijlert);
P. H. Janssen, Jan Van Bijlert. Catalogue Raisonné, Amsterdam 1998, p. 125, n. 63, tav. 11 (come Jan Van Bijlert)
L’opera fu pubblicata nel 1998 da Paul Huys Janssen nella monografia dedicata a van Bijlert e qui inserita per la prima volta nel corpus pittorico dell’artista. Lo studioso ricorda la pubblicazione precedente all’interno del celebre volume di Nicolson International Caravaggesque Movement del 1989, nel quale il dipinto è ingiustamente riferito all’atelier di van Bijlert e non alla mano del maestro stesso, al quale, invece, è da assegnarsi in toto.
La composizione presenta tutti gli elementi tipici della vanitas con i relativi rimandi semantici: il teschio e la clessidra che ricordano l’inesorabile scorrere del tempo e la morte; la sacca di monete e il ricco calice in argento cesellato, di grande e sicura resa mimetica, che sottolineano l’effimerità dei beni materiali e la transitorietà della vita terrena; e ancora, la rosa e il putto, chiari simboli d’amore, e la giovane donna che, scoprendo dolcemente il seno, permea la scena di sensualità.
Stilisticamente il dipinto si può ben confrontare con Venere castiga Amore (P.H. Janssen, ibidem, cat. 46, tav. 31), nel quale sia Venere sia il piccolo amorino hanno sembianze particolarmente affini a quelle delle due figure protagoniste dell’opera in esame. -
Lot 146 Matthias Stomer (Amersfoort 1600-Sicilia 1650) - Vecchia a lume di candela con urna (Artemisia?)
cm 72,5 x 64
olio su tela
Ringraziamo il professor Riccardo Lattuada per aver confermato la presente attribuzione dopo aver visionato l'opera dal vivo. Lo studioso riferisce il dipinto al periodo siciliano del pittore, tra il 1640 e il 1650.
L'opera, inedita e di grande impatto visivo, trova uno stringente confronto con quella conservata a Karlsruhe, Staatliche Kunsthalle (B. Nicolson, Caravaggism in Europe, Torino 1990, cat. 1526) e con quella conservata in collezione privata (ibidem, cat. 1521).
Il soggetto, di ambigua identificazione, sembrerebbe rifarsi alla cultura della scuola di Utrecht, in cui temi quotidiani e raffigurazioni naturalistiche venivano travestite da iconografie classiche e letterarie, con un intento satirico e parodistico. In questo caso un ritratto di donna anziana, resa con brutale realismo nella sua impietosa vecchiaia, viene arricchito da attributi iconografici (l'urna, la bacchetta di legno) che suggeriscono un'identificazione con la mitica Artemisia, moglie di Mausolo.
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Lot 147 Mattia Preti (Taverna 1616-La Valletta 1699) - Studio per il volto di Cristo nel Noli me tangere
cm 53,5 x 42
olio su tela, entro sagoma ovale dipinta
Ringraziamo il professor Riccardo Lattuada per aver confermato la presente attribuzione dopo aver visionato l'opera dal vivo.
Il dipinto trova un confronto con il Cristo risorto del Noli me tangere, conservato in collezione privata (J. T. Spike, Mattia Preti. Catalogo ragionato dei dipinti, Firenze 1999, n. 302, p. 365-366).
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Lot 148 Mattia Preti (Taverna 1616-La Valletta 1699) - Studio per Cristo risorto
cm 54 x 41,5
olio su tela, entro sagoma ovale dipinta
Ringraziamo il professor Riccardo Lattuada per aver confermato la presente attribuzione dopo aver visionato l'opera dal vivo.
Il dipinto trova un confronto con il Cristo risorto dell'Incredulità di San Tommaso conservato al National Museum of Fine Art, La Valletta, Malta. -
Lot 149 Luca Giordano (Napoli 1634 – 1705) - Nesso e Deianira
cm 121,6 x 170
olio su tela, senza cornice
PROVENIENZA
Collezione privata, Terelle, 1876, come da iscrizione riportata sulla tela originale poi foderata (e documentata in foto), e per successione agli attuali proprietari
Ringraziamo il professor Riccardo Lattuada per aver confermato la presente attribuzione dopo aver visionato l'opera dal vivo.
Luca Giordano trattò più volte il tema mitologico del ratto di Deianira; in particolare di questa composizione si trovano altre due versioni simili, una agli Uffizi e una repertoriata in Fototeca Zeri (scheda n. 54870), entrambe di formato molto più piccolo.
Il dipinto offerto nel lotto si distingue per la maggiore grandiosità e ariosità: nell'ampio sfondo paesaggistico i corpi dei protagonisti occupano lo spazio in modo prorompente; quello del centauro, evidente citazione del Torso del Belvedere, esprime lo sforzo e la tensione muscolare dell'azione, mentre il nudo di Deianira ci appare in tutta la sua sensualità. Il colore è steso con pennellate rapide e fluide, la tavolozza è giocata sui toni caldi, bruni e rosati, con tocchi materici, nella tecnica tipica del maestro napoletano.
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Lot 150 Scuola napoletana, secolo XVII - Madonna in preghiera
cm 60 x 48
olio su tela
Nella collezione di provenienza il dipinto era tradizionalmente attribuito a Massimo Stanzione (Napoli 1585 - 1656). -
Lot 151 Luca Giordano (Napoli 1634 – 1705) e Studio - Matrimonio mistico di Santa Caterina
cm 150 x 205
olio su tela
PROVENIENZA
Collezione privata romana dal 1976. -
Lot 152 Attribuito a Giovanni Lanfranco (Parma, 1582 – Roma, 1647) - Venere dormiente con due amorini
cm 123 x 175
olio su tela
Referenze fotografiche
Fototeca Zeri, scheda n. 51054 (come Giovanni Lanfranco in collezione privata piemontese, 1983)
Il dipinto è catalogato nell'archivio della Fototeca Zeri come opera di Giovanni Lanfranco (scheda n. 51054).
Stilisticamente l'opera trova un confronto stringente con la Morte di Cleopatra, oggi in Palazzo Barberini: la bellezza moderna del corpo di Cleopatra, solidamente scolpito e quasi ridotto a eleganti forme solido-geometriche, è la medesima della Venere, dolcemente distesa ad occupare tutta la diagonale del dipinto. Non passa inosservata anche la somiglianza delle fattezze dei due volti, tale da suggerire possa trattarsi della stessa modella. Certamente la modella della nostra Venere è la medesima utilizzata da Lanfranco per l'Armida raffigurata, sempre distesa, nel dipinto Il saluto di Rinaldo a Armida (scheda 11 in Giovanni Lanfranco. Un pittore barocco tra Parma, Roma e Napoli, catalogo della mostra a cura E. Schleier, Milano 2001, p. 280).
Il medesimo soggetto si ritrova anche nella Venere dormiente con due puttini in un paesaggio, eseguita da Lanfranco nel 1632-34 e conservata al Blanton Museum of Art di Austin (Texas); tale opera è stata identificata con il dipinto descritto più volte negli inventari Barberini, tra cui quello dei beni di Maffeo Barberini, redatto dopo il 1672, in cui si elenca "una Venere p longo che dorme con due Amorini longa p.mi 5 e alta p.mi 3 incirca con Cornice liscia dorata mano del Lanfranchi" (scheda 84 in Giovanni Lanfranco. Un pittore barocco tra Parma, Roma e Napoli, catalogo della mostra a cura E. Schleier, Milano 2001, p. 280). Rispetto a questo dipinto, il nostro ha una composizione diversa: la Venere è distesa da destra verso sinistra e i due putti, intenti a coprire delicatamente la dea addormentata, chiudono la scena da due posizioni opposte, uno in alto a destra e l'altro in basso a sinistra; nel dipinto del museo americano gli amorini sono l'uno affianco all'altro e, da dietro, osservano la dea. Si segnala, infine, che la Venere di Austin presenta un volto stilisticamente atipico per la produzione di Lanfranco che, invece, nel dipinto offerto nel lotto è caratteristico dello stile del maestro. -
Lot 153 Scuola bolognese, secolo XVII - Bacco e Arianna
cm 189,5 x 267
olio su tela
Nella collezione di provenienza il dipinto recava un'attribuzione tradizionale a Pietro da Cortona; tuttavia esso sembra maggiormente riferibile a un dotato allievo di Guido Reni a Bologna, come Giovan Giacomo Sementi (Bologna 1580 - 1638) o Francesco Gessi (Bologna 1588 -1649).
L'opera, di grande impatto visivo e notevoli dimensioni, rielabora il tema iconografico del corteo di Bacco che, da Annibale Carracci in poi, ebbe vasto successo tra i pittori classicisti soprattutto emiliani, in quanto perfetto esempio di "pittura di storia", in cui poter disporre una gran varietà di figure atteggiate in gesti eleganti e magniloquenti.
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Lot 154 Scuola veneta, secolo XVI - San Giorgio e il drago
cm 158 x 65,5
olio su tavola -
Lot 155 Seguace di Bernardino Luini - Maria Maddalena
cm 64,5 x 49,5
olio su tavola, applicata su tavola
entro cornice ad edicola in legno intagliato, dorato e laccato
al retro antica etichetta di collezione: COLLEZIONE / LAZZARONI / ROMA/ 202 Inv NH. P. / 443 Inv. M.L.
restauri
PROVENIENZA
Collezione Lazzaroni, Roma;
Collezione privata
Il dipinto è tratto dalla Maddalena di Bernardino Luini, conservata alla National Gallery di Washington e databile al 1525 circa (numero di inventario 1961.9.56).
In Fototeca Zeri si trovano le immagini di due copie antiche dello stesso prototipo: una (scheda n. 46548, come anonimo del secolo XVI) con indicazione di provenienza "Collezione Lazzaroni", la medesima collezione indicata nel cartellino apposto al retro della tavola in esame; l'altra (scheda n.31934, come Scuola di Luini), di ubicazione sconosciuta, presenta, invece, la stessa cornice neorinascimentale ad edicola del nostro dipinto. Tuttavia, le fotografie in bianco e nero non consentono un preciso confronto e non è quindi possibile stabilire con certezza la corrispondenza dell'opera in esame con uno degli esemplari studiati da Federico Zeri.
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Lot 156 Giovanni Maria Butteri (Firenze 1540-1606) - Madonna con Bambino, Sant'Anna e San Giovannino
cm 146 x 107,5
olio su tavola
reca iscrizione in basso a destra: G. V.
Referenze fotografiche
Fototeca Zeri, scheda n. 36266 (come anonimo fiorentino, secolo XVI).
Ringraziamo il dottor Filippo Gheri per aver confermato la presente attribuzione, datando l'opera intorno al 1585.
La figura della Vergine trova uno stringente confronto con quella nella pala del Conservatorio di San Niccolò a Prato e con un'altra già passata in asta Weinmueller a Monaco di Baviera.
Allievo di Bronzino e collaboratore di Alessandro Allori, Butteri svolse la sua attività a Firenze, ottenendo anche prestigiose commissioni medicee, tra cui due pannelli per lo Studiolo di Francesco I a Palazzo Vecchio: la Vetreria ed Enea approda in Italia. Dipinse pale d'altare e affreschi per importanti chiese fiorentine, come Santo Spirito, il Carmine e Santa Maria Novella.
Da Bronzino e Allori riprende la capacità di rappresentare le forme tramite una luce chiara e metallica, che rivela i volumi quasi riducendoli a solidi geometrici, indagati in una rarefatta immobilità, stemperati tuttavia da una ariosità e un'attenzione per i dettagli naturalistici, come ad esempio la bellissima natura morta in basso a sinistra, derivati dallo studio delle opere di Santi di Tito. -
Lot 157 Maestro del Tondo Greenville (attivo in Toscana e Umbria alla fine del secolo XV - inizio del XVI) - Madonna con Bambino, San Giovanni Battista e Santo Monaco
diametro cm 84
olio su tavola, in tondo
Referenze fotografiche
Fototeca Zeri, scheda n. 26063
PROVENIENZA
Collezione privata lombarda dal 1960, come documentato sul retro di una fotografia in bianco e nero dell'opera
BIBLIOGRAFIA
F. Todini, La Pittura Umbra. Dal Duecento al primo Cinquecento, Milano 1989, p. 197 (opera citata come “già Firenze, Galleria Volterra. Tondo: Madonna col Bambino tra San Giovanni Battista e un Santo monaco”)
Il dipinto entrò a far parte dell'attuale collezione poco dopo la metà del secolo XX, come opera di Pinturicchio. Successivamente fu assegnata alla mano del Maestro del Tondo Greenville da Filippo Todini, che lo pubblicò nel suo repertorio dedicato alla pittura umbra (F. Todini, La Pittura Umbra. Dal Duecento al primo Cinquecento, Milano 1989, p. 197).
Il profilo di questo ancora anonimo pittore fu delineato da Federico Zeri, a partire da un’opera conservata a Greenville, Bob Jones University. Successivamente, fu Everett Fahy a studiare l’artista, radunando nel suo catalogo più di trenta opere. Si tratta senz’altro di un collaboratore toscano di Perugino che lavora accanto al maestro umbro alla fine del XV secolo e nei decenni successivi.
Il dipinto offerto nel lotto trova stringenti confronti, sia nella composizione sia nelle figure, proprio con il tondo Greenville e con la pala datata 1495 raffigurante la Madonna col bambino e quattro santi, ora Greve in Chianti, chiesa di Santa Cristina a Pancole.