ASTA 414 - GIOIELLI DAL MONDO E ARTE AFRICANA
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Lot 299 Arte africana Yoruba, Nigeria.
Testa con figura antropomorfa in lega di rame.
Con discreta patina e segni d'uso. . . Cm 10,50 x 15,50. Piccola maschera a elmo o scultura a forma di testa umana sormontata da una figura antropomorfa in lega di rame.
Il volto di buona fattura per fusione e rapporti volumetrici, ben rappresenta i tratti stilistici della produzione artistica Yoruba. La figura sommitale antropomorfa a mezzo busto, probabilmente un cacciatore, è ritratta mentre impugna un corno ed un volatile. -
Lot 300 Arte africana Yoruba, Nigeria.
Contenitore per offerte a forma di gallo.
Legno duro a patina bionda con difetti visibili e restauri.
Segni d'uso. . . Cm 46,00 x 41,00 x 15,00. Raro ed elegante contenitore Yoruba a forma di gallo, di pregevole qualità per accuratezza dell'intaglio, dovizia di particolari ed equilibrio dei volumi.
Interessante anche notare la soluzione stilistica adottata dallo scultore nel risolvere geometricamente la parte descrittiva relativa al piumaggio del volatile.
La patina chiara, in nessun modo invecchiata artificialmente, ci rivela dal tono di colore leggermente più scuro, di come il coperchio del contenitore venisse impugnato routinariamente dalla parte della testa.
Due rotture alla base della scultura, poco al di sotto degli speroni, sono state ben ricomposte, mentre una sbavatura di colla di un restauro artigianale moderno risulta in esubero. -
Lot 303 Arte africana Yoruba, Nigeria.
Maschera a casco Gelede.
Legno duro a patina naturale, pigmenti e caolino.
Ex collezione Renato Volpini. . . Cm 25,00 x 30,00 x 31,00. Maschera a casco spettacolare e appariscente come molte delle maschere Yoruba utilizzate nei riti i Gelede per rendere omaggio alle donne anziane, Nostre Madri ( awon iya wa).
Tra gli Yoruba si credeva infatti che le donne anziane fossero dotate di poteri straordinari paragonabili quasi a quelli degli dei o degli spiriti, che potevano essere utilizzati per il bene , ma anche in maniera distruttiva.
Per questo motivo, le maschere della società Gelede ballavano per intrattenere, divertire e rendere ben disposte le "Nostre Madri" ad utilizzare il loro grande potere, a volte anche economico, per il bene di tutta la comunità.
Le maschere Gelede sono sempre state molto apprezzate dal collezionismo per la fantasiosa stravaganza e la grande creatività utilizzata nella produzione artistica e non è raro imbattersi in maschere con rappresentazioni di pitoni o altri serpenti che in alcune zone della Nigeria sono adorati come divinità .
Questa maschera Gelede, di grande qualità artistica, dal volto armoniosamente scolpito, ben proporzionato e caratterizzato da numerose ed importanti scarificazioni, ci racconta con un certo umorismo, di un pitone comodamente acciambellato tra la testa di un'anziana signora ed il suo cappello, mentre lei lo guarda divertita.
Alcune mancanze, difetti visibili e notevoli segni d'uso. -
Lot 304 Arte africana Nok, Nigeria.
Testa in terracotta.
III-II sec a.C.
Alcuni difetti visibili.
. . Cm 16,00. Testa di dignitario Nok in terracotta marrone rossastra, di bella fattura con elaborata acconciatura e con grandi occhi, naso ed orecchie perforati.
Presente analisi di termoluminescenza (TL) Arcadia, Milano, 5/6/1998.
Con base. -
Lot 305 Arte africana Ekoi, Nigeria Camerun.
Maschera elmo in legno ricoperto di pelle, pigmenti.
Patina scura.
Difetti visibili e segni d'uso.
Ex collezione Franco Monti.
. . Cm 21,00 x 39,00. Maschera a elmo particolarmente espressiva utilizzata anticamente dai guerrieri Ekoi ( anche conosciuti con il nome Ejagham) all'interno della società segreta Ekkpe durante i riti in cui praticavano sacrifici umani tagliando le teste dei nemici per utilizzarle come trofei. è interessante notare come il casco in legno sia stato sagomato e scolpito con occhi, orecchie, naso e bocca e poi interamente ricoperto di pelle presumibilmente d'antilope. Sulla sommità è rappresentata una testina più piccola magnificamente stilizzata, non ricoperta da pelle ma da una splendida patina spessa e scura.
Una fila di fori realizzati ad intervalli regolari da orecchio a orecchio su entrambe le teste ci suggerisce che originariamente questa maschera fosse adornata da peli animali a modo di capelli e avesse pertanto un'espressione ancora più drammatica.
La pelle ha perso con il tempo qualsiasi traccia di elasticità e alcune mancanze e difetti sono evidenti all'altezza dell'occhio sinistro. Tracce di pigmento naturale nero intorno al volto.
I denti e le spine che assicurano la pelle al casco sono in legno, pertanto in tutta la maschera non c'è traccia di alcun tipo di metallo.
Quest'opera è stata raccolta da Franco Monti in uno dei suoi numerosi viaggi in Africa ed è entrata a far parte della sua collezione con il numero 964 come dimostra l'etichetta posta all'interno del casco e scritta di pugno.
Una maschera a elmo Ekoi molto simile a questa sebbene bifronte e senza testina superiore, è presente nella raccolta Delfino Dinz Rialto del Museo delle Arti Primitive di Rimini e pubblicata in catalogo al numero 148. -
Lot 306 Arte africana Chamba, Nigeria.
Scultura Tau wandoà.
Legno duro a patina naturale con puntale in ferro.
Minimi difetti visibili ed evidenti segni d'uso. . Cm 5,50 x 39,00 x 4,50. Rappresentativa delle opere statuarie realizzate dagli artisti Chamba, popolazione che risiede lungo il fiume Benouè in Nigeria, questa scultura stupisce per la geniale sintesi ed astrazione dei pochissimi elementi che la contraddistinguono. Le braccia stilizzate a forma di parentesi segnalano e incorniciano il corpo longilineo. La testa con immancabile cappello che ne denota la mascolinità ed il volto con occhi, orecchie, naso e bocca solo accennati, ma perfettamente dislocati.
Già nel 1913 Leo Frobenius descriveva queste sculture ed il loro utilizzo: "Le loro figure, per lo più piccole sculture in legno duro (maschio: tau-wandoà, femmina: tau-kendoà) sono scolpite in una forma simile ad una staffa altamente astratta con le braccia leggermente piegate vicino al corpo e di solito indossano un "cappello" sulla loro grande testa. Piantate con punte di ferro nel terreno dei campi, queste figure dovevano garantire un ricco raccolto e proteggere le persone contro i morsi dei serpenti"
Per chi volesse approfondire l'argomento segnalo l'articolo di Elio Revera "Il morso del serpente" pubblicato il 20 Febbraio 2017 su Arti delle mani nere in cui è possibile visionare una magnifica panoramica di sculture Chamba Tauwa provenienti da varie collezioni. https://artidellemaninere.com/2017/02/20/il-morso-del-serpente/ .
Con base. -
Lot 307 Arte africana Mumuye, Nigeria.
Scultura antropomorfa Janari.
Legno duro a patina scura, caolino.
Difetti e segni d'uso.
Ex Collezione Enrico Prometti. . . Cm 16,00 x 81,00 x 14,00. L'arte dei Mumuye, scoperta e rivelata al mondo occidentale da Philippe Guimiot e Jacques Kerchache solo negli anni '60 del secolo scorso, è tra le pùi richieste e celebrate dal collezionismo d'arte africana primitiva.
Il loro modo distintivo di rappresentare la figura umana con pochi tratti particolarmente sintetici ed espressivi, lo ritroviamo magistralmente espresso tra i volumi di questa importante scultura, che misura ben 81 centimetri di altezza.
La bocca è stata realizzata con due soli colpi di accetta, mentre gli occhi rappresentati da due cerchi incisi, nel più puro stile Mumuye, contengono tracce del caolino originariamente utilizzato.
Il corpo risulta difficile non catalogarlo come "cubista", sia per i rapporti volumetrici tra torso e gambe che per le geniali soluzioni plastiche adottare per braccia, seni ed ombelico estrapolate dal pieno del tronco d'albero.
Il volto aggraziato risulta espressivamente "sorpreso" ( Janari significa Figura che parla) e caratterizzato da scarificazioni ben visibili solo al lato destro, mentre il naso presenta un raro foro passante probabilmente utilizzato per l'inserimento di un anello metallico. Le orecchie risultano infine mancanti e danneggiate in identica maniera: ciò fa pensare a mutilazioni rituali tribali.
La patina densa, spessa e lucida ricopre l'intera figura, ad eccezione di un piccolo distacco al livello della spalla sinistra: quasi un saggio dimostrativo del suo spessore.
Le grandi statue Janari appartenevano a personaggi importanti, come sacerdoti o guaritori e " gli spiriti che abitavano al loro interno erano illuminati dalle stelle". -
Lot 308 Arte africana Salampasu, Repubblica Democratica del Congo.
Maschera Mukinka.
Legno, fibre naturali e lastre di rame.
Piccoli difetti visibili e segni d'uso. . . Cm 24,50 x 44,00. Maschera Mukinka dei Salampasu, non particolarmente antica ma espressivamente drammatica e spaventosa. Di buona qualità d'intaglio e in buono stato di conservazione, questa maschera particolarmente rappresentativa della produzione artistica dei Salampasu, è caratterizzata da lamelle in rame che ricoprono quasi totalmente il volto e da una serie di sfere in fibre vegetali che ingegnosamente riproducono i capelli e da altre due, distaccate e sospese ad una fibra intrecciata, probabilmente non coeva, che rappresentano la barba.
Con base. -
Lot 309 Arte africana Pigmei Mbuti, Repubblica Democratica del Congo.
Tessuto in fibra di corteccia e pigmenti.
. . Cm 36,00 x 66,00. Interessante testimonianza della peculiare abilità sviluppata dai pigmei Mbuti, della foresta Ituri nella Repubblica Democratica del Congo, nella produzione di tessuti in fibra di corteccia dipinti con pigmenti naturali a motivi geometrici astratti.
In teca di plexiglass. . Cornice presente -
Lot 310 Arte africana Pigmei Mbuti, Repubblica Democratica del Congo.
Tessuto in fibra di corteccia e pigmenti.
. . Cm 36,50 x 73,00. In teca di plexiglass. . Cornice presente -
Lot 311 Arte africana Somalia o Etiopia.
Scudo in cuoio.
Piccoli difetti visibili e segni d'uso. . . Cm 16,00 x 49,00. -
Lot 312 Arte africana Somalia o Etiopia.
Scudo in pelle lavorata con disegni geometrici.
Piccoli difetti visibili e segni d'uso. . . Cm 59,00 x 59,00 x 12,00.