Asta N. 863 - Old Masters
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Lot 145 Giuseppe Bottani 1717 Cremona-1784 Mantova, Ritratto di magistrato
olio su tela, Cm 146X114 -
Lot 146 Pellegro Piola 1617 Genova -1640 Genova , attribuito a, Madonna con Bambino e San Giovannino
reca al retro antica etichetta con attribuzione all'artista, olio su tela, Cm 110X90 -
Lot 147 Orazio De Ferrari 1605 Voltri-1657 Genova, Sacra Famiglia
olio su tela, Cm 25,5X28 -
Lot 148 Bernardo Strozzi 1581 Genova-1644 Venezia, Madonna della pappa
olio su tela, Cm 94,5X73,5, Expertise Dott. Camillo Manzitti (1980), Expertise Dott. Mario Bonzi (1980), Expertise Enos Malagutti (1983), Expertise Dott. Giovanni Mariacher, , "(...) Delle numerose versioni note di questa composizione, tanto cara allo Strozzi, la più prossima appare quella del Museo di , Chalon-sur-Saône, che ne differisce solo in alcuni dettagli di stesura., Rispetto all'opinione della Mortari, che ne riferisce l'esecuzione agli anni giovanili (1615 ca.), ritengo più confacente una datazione di una decina d'anni più avanzata, mostrandosi lo stile dell'artista ormai lontano dagli artifici manieristici del suo primo tempo e già prossimo alla scioltezza grafica e al caldo cromatismo che appaiono nella pala della chiesa dei Sordomuti datata 1629.", Expertise Dott. Camillo Manzitti -
Lot 149 Valerio Castello 1624 Genova-1659 Genova, Madonna con Bambino
olio su tela, Largh. 31,2 - Alt. 46,3 Cm, Expertise Dott. Camillo Manzitti, “Databile al 1645-1646 questa deliziosa teletta di Valerio Castello è stilisticamente assai affine ad un gruppo di opere che risentono in maniera evidente di quanto il giovane pittore ebbe modo di ammirare durante un significativo soggiorno formativo a Parma, testimoniato da Raffaele Soprani. Ormai superata la fase impostata sulle delicate raffinatezze neo-manieriste, echeggianti i modi di Perin Del Vaga, intensamente studiato da Valerio negli affreschi eseguiti dal pittore fiorentino nel palazzo di Andrea Doria, le sue attenzioni seguono il filo che conduce dal Parmigianino al Procaccini., I tratti dei volti, soprattutto il profilo della Madonna, così affilato ed etereo, risentono ancora fortemente dei modelli parmigianineschi, mentre la tavolozza, ha ormai lasciato i toni chiari e vivaci del manierismo cinquecentesco, per cercare intensità espressiva nel ricorso ai forti contrasti chiaroscurali e luministici. In questa fase evolutiva sono gli impulsi che gli derivano dalle opere di Giulio Cesare Procaccini e prevalere nel pittore, che tende a spostare i suoi interessi sull'evoluzione stilistica proto-barocca per rinnovare i caratteri della scuola genovese dove la bellezza sublima nella grazia e il ritmo dinamico alleggerisce l’intensità drammatica dell’austero naturalismo dominante nell’arte dei predecessori. (…)” -
Lot 150 Scuola bergamasca del XVII secolo, Natura morta con strumenti musicali, drappi e scultura di Nettuno
olio su tela, Cm 120X155 -
Lot 151 Francesco Fieravino 1610 Malta-1670 Malta, detto il Maltese, Natura morta con cesta d'uva e tessuti
olio su tela, Cm 92X123 -
Lot 152 Giuseppe Recco 1634 Napoli-1695 Alicante, Natura in posa con pesci e crostacei
olio su tela, Cm 75X94, Si ringrazia il prof. Nicola Spinosa per aver confermato l'attribuzione all'artista -
Lot 153 Giuseppe Recco 1634 Napoli-1695 Alicante, Interno di cucina con una torta rustica, pentole di rame, pesci, verdura e una brocca in maiolica
olio su tela, Largh. 200 - Alt. 150 Cm, Expertise Prof. Nicola Spinosa, “Inspiegabilmente pubblicato per la prima volta da Vincenzo Pacelli (in Pittura del 600 nelle collezioni napoletane, Grimaldi & C. Editori, Napoli 2001, p. 92, tav. 141) come opera di Francesco Della Questa degli anni 1690, si tratta, invece, di un esempio notevole della produzione di dipinti di natura in posa' con interni di cucina, sull'esempio dei bodegones spagnoli, dipinti da Giuseppe Recco agli inizi della seconda parte del Seicento. , (…) Il dipinto in argomento, pur con la sua sontuosa e dilatata ampiezza compositiva, appartiene ancora alla fase dell'attività di Giuseppe Recco estranea alle inclinazioni barocche dei tardi anni settanta del secolo e si colloca, per resa ancora concreta e 'vera', quasi tangibile, di pentole in rame e altri oggetti da cucina, di pesci e verdure varie, della brocca in maiolica finemente decorata al centro della composizione, come del 'pasticcio rustico' poggiato ‘in bella mostra’ su un ripiano a sinistra, nel solco degli esempi condotti in chiave di vigorosa ripresa naturalista del primo Seicento a Napoli. (…)” -
Lot 154 Maestro della natura morta Acquavella (attivo a Roma nella prima metà del XVII secolo), Natura morta con canestra di frutta e vanitas
L’opera si trova in regime di Temporanea Importazione Storico-Artistica, olio su tela, Largh. 97 - Alt. 71,5 Cm, Expertise Prof. Franco Paliaga , Expertise Prof. Alberto Cottino (2022), “Questa inedita, straordinaria Natura morta costituisce ad evidentiam un notevole incremento al catalogo dell’ancora misterioso pittore caravaggesco che anni fa ho potuto definire ‘il più importante pittore di nature morte dopo Caravaggio’, tradizionalmente identificato come ‘Maestro della natura Morta Acquavella’ dal nome del proprietario di una sua magnifica tela. , Una parte della critica (non di specialisti di natura morta) ritiene che questo anonimo pittore possa corrispondere a Bartolomeo Cavarozzi (Viterbo 1587-1625). , La qualità è altissima: il senso di contemplazione degli oggetti, il deciso naturalismo nonché il taglio di luce diagonale a destra certificano l’appartenenza di questo dipinto allo stretto ambito caravaggesco, appena addolcito da un imbiondimento delle ombre, da uno schiarimento dei colori e dall’ammorbidimento della materia. , Numerosi sono i punti di contatto con le opere già note di questo maestro, come dimostra non solo la struttura generale del dipinto (la ‘scansione metrica’ degli oggetti disposti sul piano in pietra, compreso il rametto di nespole all’estrema destra, è la medesima della tela ex Barberini, recentemente passata da Robilant e Voena a Londra) e dell’omologa (con alcune varianti) già di Colnaghi, ma anche alcuni dettagli quali le sbrecciature sul piano in pietra, la tipologia delle foglie sono quasi sovrapponibili. (…), La presenza della Vanitas con teschio poggiato su un libro, fiori e clessidra -in aperto dialogo con la ricchezza e l’esuberanza della frutta, caso unico a mia conoscenza nella natura morta italiana- ribadisce e rinforza un concetto simbolico tipico del Seicento legato al significato dei fiori recisi e dei frutti, cioè la caducità delle cose terrene (Fugit irreparabile tempus), concetto molto battuto anche dalla coeva letteratura, che viene qui esplicitato in maniera molto evidente.(…), Il cosiddetto Maestro della Natura Morta Acquavella si colloca chiaramente nell’ambito della natura morta naturalistica di stampo caravaggesco, strettamente collegato al marchese Giovanni Battista Crescenzi. A partire dal secondo decennio del secolo, infatti il centro propulsore della natura morta romana, inizialmente strettamente legato all’entourage del cavalier d’Arpino, sembra spostarsi proprio verso il circolo del marchese Crescenzi (Roma 1577- Madrid 1635). Questi fu un personaggio estremamente importante soprattutto come intellettuale all’avanguardia, catalizzatore e forse anche propugnatore di un gusto nuovo nonché come mecenate di artisti in quanto, tra l’altro, stando alle parole del Baglione, raccolse intorno a sé in una sorta di Accademia alcuni tra i migliori giovani pittori di cultura caravaggesca sia di figura che di natura morta. Tra essi spiccavano in particolare Pietro Paolo Bonzi e Bartolomeo Cavarozzi. In realtà non sappiamo esattamente quanto fosse strutturata questa cosiddetta Accademia, ma sappiamo - stando alle parole del biografo Giovanni Baglione (1642) - che si dipingeva anche ‘dal naturale’, secondo un termine piuttosto ambiguo molto usato in ambito caravaggesco. Va precisato che nella cosiddetta Accademia del Crescenzi si dipingeva solo ‘talvolta’ dal naturale quindi, non era il solo metodo utilizzato e inoltre le varie cose ‘di bello, e di curioso, che a Roma ritrovavasi di frutti, d’animali, e d’altre bizzarrie’, venivano consegnate ‘a quei giovani, che la disegnassero’: il termine, se lo intendo in maniera corretta, conferma dunque che i naturamortisti utilizzavano normalmente disegni e cartoni.(…) -
Lot 155 Giuseppe Cesari 1568 Arpino-1640 Roma, bottega di, detto il Cavalier d'Arpino, Battaglia di Tullo Ostilio contro i Veienti e i Fidenati
olio su tela, Largh. 287 - Alt. 153 Cm, La tela qui presentata riprende uno degli episodi eseguiti ad affresco da Giuseppe Cesari, conosciuto ai più come il Cavalier d'Arpino, per la decorazione della sala degli Orazi e dei Curiazi dei Musei Capitolini a Roma, aula destinata alle udienze del Consiglio Pubblico., Concepito come una serie di arazzi distesi lungo le pareti, il ciclo di affreschi ideato dall'artista raffigura alcuni celebri episodi della storia delle origini di Roma, narrati e tramandati dallo storico Tito Livio. -
Lot 156 Scuola italiana del XVIII secolo, I lavori nei campi durante le quattro stagioni
cinque dipinti, olio su tela, cm 117x110, cm 117x140,5, cm 117x175 -
Lot 157 Scuola del XVIII secolo, Costruzione di un palazzo
olio su tela, Largh. 48,5 - Alt. 64,5 Cm -
Lot 158 Scuola del XVIII secolo, Veduta con approdo e figure
olio su tela, Cm 69X90 -
Lot 159 Leonardo Coccorante 1680 Napoli-1750 Napoli, Capriccio con arcate su bacino lacustre
olio su rame, Largh. 17 - Alt. 20 Cm, Expertise Dott.ssa Raffaella Colace, "Questo delizioso rame appartiene all'ambito dell'importante filone del rovinismo napoletano di primo Settecento, che vede, tra i più significativi rappresentanti, Leonardo Coccorante. A lui riconduce lo stile del quadretto qui esaminato, dove, oltre l'imponente rovina di un arco maestoso in ombra che domina il primo piano, si apre la veduta di un bacino lacustre circoscritto da un'arcata coronata da balaustra e statue, oltre cui si delineano i profili montuosi all'orizzonte. Piccole figure si muovono nella fascia ombrosa in primo piano, mentre altre compaiono nei piani medi e di fondo, inondati da una luce chiara e dorata. Gusto pittoresco e scenografico si incontrano restituendoci un'immagine suggestiva, a metà tra il capriccio rocaille e la veduta più attenta al dato naturale che andava affermandosi a Napoli nei primi decenni del Settecento." -
Lot 160 Scuola veneta del XVIII secolo, Paesaggio con contadini e montagne sullo sfondo
olio su tela, Largh. 90 - Alt. 60 Cm -
Lot 161 Francesco Chiarottini 1748 Cividale del Friuli-1796 Cividale del Friuli, Interno di carcere
olio su tela, Largh. 80 - Alt. 56 Cm, Expertise Prof. Filippo Pedrocco, “Il bel dipinto settecentesco con la Veduta dell'interno di un carcere, eseguito ad olio su tela mi pare singolarmente interessante. E' chiaro che esso nasce in un ambiente culturale ben definito, legato a quella particolare forma di preromanticismo classicista che ha il suo momento espressivo più alto nell'opera di Giovan Battista Piranesi, in particolare nelle sue incisioni delle Carceri, ideate durante il breve soggiorno a Venezia nel 1744 - 45 e realizzate poi a Roma entro la metà del secolo. II suo autore è facilmente identificabile nel friulano Francesco Chiarottini (Cividale del Friuli, 1748 - 1796), estroso epigono del Tiepolo, che lavorò intensamente - su tela e ad affresco - nella regione natale, ma anche a Bologna, dove frequentò l'ambiente dei Bibiena, e a Roma, dove svolse anche un'intensa attività di scenografo teatrale. Ed è probabile che proprio durante il soggiorno romano Francesco abbia avuto l'occasione di conoscere e frequentare il Piranesi, che costituisce una delle fonti ineludibili della sua articolata e composita formazione pittorica, cui non è estraneo neppure il ricordo della produzione rovinistica dell'ultimo Marco Ricci. (…)” -
Lot 162 Gaetano Gandolfi 1734 Bologna-1802 Bologna, Ritratto di anziana
olio su tela, Largh. 34 - Alt. 43 Cm, Expertise Prof.ssa Donatella Biagi Maino (2019), “Acquisizione di sicuro rilievo al catalogo del grande artista bolognese Gaetano Gandolfi, indiscusso protagonista della pittura italiana di secondo Settecento, il dipinto in questione raffigura in caratteri di assoluta sincerità una anziana donna appoggiata a un bastone, con un rosario tra le mani. Una sorta di fichu, un candido velo ricamato copre in parte la capigliatura rada della vecchia, il cui sguardo si volge al riguardante con espressione di rara intensità., Più che uno studio di carattere o testa di carattere, come simili dipinti di piccolo formato che effigiano persone dalla identità sconosciuta erano chiamati all'epoca, o ancora studio dal naturale come li definiva la cultura bolognese, quest'opera bellissima si apparenta fortemente al genere del ritratto, stante la forza espressiva che l'artista ha impresso al volto di questa donna in ragione di una evidente, commossa empatia, un tratto comune a soggetti consimili che distingue la realizzazione nel genere del Gandolfi da quella dei tanti che vi si applicarono, Piazzetta, il Nogari, Rotari, il francese Greuze, celebrato per simili opere anche dal Diderot, magnifici artisti che pure non raggiunsero esiti simili alla resa più ancora che del sembiante umano dell'interiorità e della sensiblerie dell'individuo. (…)” -
Lot 163 Ubaldo Gandolfi 1728 San Matteo della Decima-1781 Ravenna, Teste di vecchi
olio su tela, Cm 48X64,5, D. Biagi Maino, Ubaldo Gandolfi, Allemandi, Torino, 1990, pag. 275, scheda n. 144 fig. 208 -
Lot 164 Ubaldo Gandolfi 1728 San Matteo della Decima-1781 Ravenna, Sant'Elena ritrova la Vera Croce
modelletto, olio su tela, Largh. 45 - Alt. 71,5 Cm, Expertise Prof.ssa Donatella Biagi Maino, “Questo inedito dipinto, da restituire con ogni certezza al catalogo del grande artista bolognese Ubaldo Gandolfi, tra i più intelligenti e profondi interpreti del sacro in Europa dagli anni sessanta del secolo dei Lumi, si qualifica come acquisizione di rilievo non solo per l'alto esito pittorico ma anche per quanto concede di comprendere del metodo operativo del pittore., Raffigura, in termini di franca e sprezzata maniera, un episodio molto amato dalla cristianità che discende della medievale Leggenda della Vera Croce, nella quale è narrato il miracoloso ritrovamento della croce del martirio di Gesù: Elena, madre dell'imperatore Costantino vincitore della battaglia contro Massenzio che pose fine alle persecuzioni dei cristiani, su richiesta del figlio si recò a Gerusalemme per cercare il preziosissimo legno e, dopo aver costretto con la tortura un giudeo a rivelare il luogo in cui erano sepolte le tre croci erette sul Golgota, le fece dissotterrare., Il riconoscimento della Vera Croce fu reso possibile dal miracolo della resurrezione di un defunto., Per il Duomo di Sant'Eusebio di Vercelli nel 1775 Ubaldo Gandolfi diede immagine a questo episodio dell'agiografia della santa, su richiesta di un nobile della città che volle l'opera per la cappella di famiglia. Esegui con grande sapienza scenica una solenne e maestosa pala d'altare che firmò e datò, essendo attivo per la seconda volta per la città piemontese - l'anno precedente aveva dipinto la Pentecoste per il monastero di Santo Spirito -, a dimostrazione dell'apprezzamento certo della validità del suo pensiero e del vigore del dettato pittorico, ulteriore riconoscimento della stima accordata extra moenia all'artista, ormai celebre nella sua qualità di pittore d'aula sacra. L'opera, stupenda, di ‘grande bravura registica’ attesta della capacità del Gandolfi di offrire nuovi schemi e partiture ad antiche devozioni, di rendere nuovamente credibile, attraverso l'impeccabile interpretazione del tema, l'antica leggenda. (…)”, , All’interno di questo catalogo è presente anche il disegno preparatorio citato all’interno dell’expertise redatta dalla Prof.ssa Donatella Biagi Maino (lotto n. 21). -
Lot 165 Sebastiano Conca 1676/1680 Gaeta-1764 Napoli, Allegoria della Fama
Pubblicato all'interno della Fototeca Zeri (scheda n. 61102), olio su tela, Largh. 70 - Alt. 96 Cm -
Lot 166 Joseph-Marie Vien 1716 Montpellier-1809 Parigi, Allegoria dell’Autunno e dell’Estate
coppia di dipinti, olio su tavola, Cm 68X58 -
Lot 167 Scuola piemontese del XVII secolo, Gioco di putti
olio su tela, Cm 90X121 -
Lot 168 Scuola del XVII secolo, Putti con capra
olio su tela, Cm 80X66