ASTA 242 - CUPRUM. BRONZETTI DAL XIV AL XIX SECOLO

FONDERIA VENETA, XVII SECOLO (?)

Coppia di candelieri bulinati

Bronzo patinato naturalmente con tracce di patina nera. 16 x 15,8 x 15,8 cm


Coppia di candelieri a base circolare decorati interamente con incisioni a motivi fitomorfi e greche. La bobeche è un vaso biansato i cui manici partendo dal bordo superiore si legano al corpo centrale con due teste leonine. Al di sotto della base circolare segni evidenti di tornitura manuale.

BRONZISTA ATTIVO NEI PRIMI DECENNI XIX SECOLO

Coppia con leone e leonessa

Bronzo dorato su basette in marmo nero. Leonessa: 7,5 x 19,5 x 8,8 cm con la base marmo e 6 x 17,5 x 7 cm senza base; Leone: 8 x 19,5 x 8,8 cm con la base e 6,5 x 17,5 x 7 cm senza base.

Rara coppia di leoni in cui è presente la leonessa. Entrambi sdraiati su basi in marmo nero.

Consunzioni alla doratura.

FONDERIA AREA VENETA, PADOVA, XVI-XVII SECOLO

Kronos

Bronzo patinato. 28 x 8 x 8 cm con la base marmo; 19 x 7,5 x 6 cm senza base

Bella scultura di grande sapore antiquario raffigurante il Dio Kronos.

La possiamo paragonare a quella custodita nei Musei Civici di Padova (inv.n.10) con la sola diversità che la nostra misura un centimetro in più e che il braccio del Dio, reggente la falce, è leggermente più alto.

Identica però la conduzione generale e la materia spessa e grumosa, tipica della produzione padovana.

Va notato, rispetto alla catalogazione dei Musei Civici di Padova, che attribuisce il bronzetto alla bottega di Tiziano Aspetti, che recenti studi escludono qualsiasi bottega di Tiziano Aspetti riportando tutti i bronzi da lui ispirati ad ignote fonderie c'avete che a lui si ispiravano.

Bibliografia di confronto:
D. Banzato, F. Pellegrini, Bronzi e Placchette dei Musei Civici di Padova, Padova 1989, scheda n.77, p 101.

BRONZISTA FIAMMINGO (?), XVII-XVIII SECOLO (?)

Testa del Battista

30 x 30 x 10 cm

Altorilievo raffigurante la testa mozza del Battista poggiante sopra ad un vassoio rotondo.

Soggetto raro, diffuso nella cultura pittorica cinque-secentesca. Salomè richiese la testa del Battista, che le fu offerta su un vassoio. Si vedano analoghe rappresentazioni nella pittura lombarda, spagnola e napoletana in epoca rinascimentale e barocca.

In scultura il soggetto si diffuse dal nord Europa. Dal XIII secolo nella cattedrale di Amiens veniva custodita la reliquia della testa del Battista, poggiata su un piatto e coperta da una maschera d'argento.

Confrontiamo il nostro bronzo a quello di analogo soggetto custodito al Museo di Palazzo Madama a Torino. Questo è capolavoro di oreficeria ed è attribuito a bottega fiamminga rinascimentale. Possiamo comunque confrontare il fine cesello presente nei capelli del nostro bronzo e la forte espressività del volto.

FONDERIA (PANDIANI?), XIX SECOLO

Vera da pozzo. Dal modello di Niccolò de Conti

Bronzo patinato. 13 x 33,5 x 33,5 cm

Stupenda riproduzione in bronzo dell'originale di Niccolò de Conti. Nel cortile di Palazzo Ducale a Venezia sono collocate due vere da pozzo monumentali con ricchissime decorazioni a rilievo. Una è stata realizzata dall'Alberghetti e l'altra dal De Conti, entrambe in epoca rinascimentale.

La nostra riproduce fedelmente quella del De Conti.

Trattasi di opera realizzata da fonderia ottocentesca forse in Veneto o Lombardia (Pandiani?).

FONDERIA FRANCESE PRIMI DECENNI DEL XIX SECOLO

Ninfa. Da un modello archeologico conservato al Louvre

19 x 20,2 x 13,3 cm

Bronzo tratto dalla scultura archeologica in marmo conservata al Luovre.

Bella edizione di un soggetto piacevolissimo, periodo Neoclassico, primi decenni XIX secolo.

Notare la raffinata finitura dei capelli e dei particolari della tunica.

FONDERIA NORDEUROPEA, XVII-XVIII SECOLO

Candeliere a due fiamme

Bronzo argentato. 18,5 x 17,2 x 13,5 cm

Bel candeliere a doppia fiamma in bronzo argentato, possibilmente area nordica XVII-XVIII secolo.

FONDERIA ITALIANA XIX SECOLO

Coppia di acquasantiere

Bronzo o ottone patinato. 28 x 12,5 x 3,5 cm ognuna

Bella coppia di acquasantiere neo-rinascimentali in cui si dispiegano tutti gli stilemi decorativi del XVI secolo.

Nelle parti centrali vengono riprodotti in bassorilievo dipinti di Raffaello, si riconosce in una lo "Sposalizio della Vergine". Nella cuspide notiamo un Cristo in vasca.

Il tutto inquadrato in una struttura ad arco trionfale di gusto romano, belle le candelabre decorative nelle lesene laterali.

Nel complesso due oggetti tutt'altro che usuali, sebbene ottocenteschi, di grande ricchezza decorativa, qualità e patina simile a quelle antiche.

ARTISTA VENETO XVI-XVII SECOLO

Madonna in Gloria

Placchetta ottagonale, bronzo patinato. 13 x 9,4 x 1 cm

Interessante placchetta di forma ottagonale raffigurante Madonna in cielo con il Bambino.

La Vergine viene rappresentata sospesa fra le nuvole, circondata da uno stuolo di angeli, al di sopra di un paesaggio con rovine.

Bella fusione ricca di particolari con splendida patina rossiccia.

FONDERIA ITALIANA XVI-XVII SECOLO

Cristo alla colonna

Placchetta in rame argentato sbalzato. 8,4 x 5,8 x 0,7 cm

Il piccolo altorilievo presenta un Cristo in piedi vicino alla colonna di un loggiato e affiancato da un legionario, che fa capolino a destra della composizione reggendogli il mantello. Il Cristo ha le caratteristiche massicce e nobili della statuaria antica, regge in mano la palma del martirio.

La placchetta si presenta come oggetto di oreficeria con fine lavorazione al cesello, notare i bordi del mantello e la decorazione della colonna. Nel poco spazio utilizzato l'illusione scenica risulta perfetta e tridimensionale.

XVII-XVIII SECOLO (?)

Estasi di Santa Cecilia

Placca in bronzo patinato. 23,1 x 17,4 x 1 cm

La bella placchetta raffigurante l'estasi di Santa Cecilia ripropone l'omonimo dipinto su tavola realizzato da Raffaello nei primi anni del XVI secolo per la nobildonna bolognese Elena Duglioli. Questa si ispirava alla vita della santa e visse, sebbene sposata, in regime di castità quale sposa vergine. In seguito fu beatificata.

La tavola fu esposta a Bologna fino alle spoliazioni napoleoniche e restituita insieme alle opere recuperate dal Canova all'inizio del XIX secolo. Questa sacra conversazione fu replicata in pittura ed in questo caso in bronzo, per una placca devozionale.

Difficile stabilirne l'epoca di produzione anche se la matericità del manufatto e la sua splendida patina la collocano possibilmente nel XVII secolo o prudentemente all'inizio di quello successivo.

MODI DI GUGLIELMO DELLA PORTA (Porlenza, 1515 circa - Roma, 1577), XVII-XVIII SECOLO

Deposizione

Placca in rame sbalzato. 22 x 17 x 0,5 cm

Bella placca in rame sbalzato e patinato raffigurante la deposizione nel sepolcro di Cristo.

La rappresentazione, ambientata in uno scorcio architettonico di gusto classico, ripete i modi delle coeve pale d'altare cinquecentesche. Si avvicina nei modi alla produzione del grande scultore Guglielmo della Porta.

La datazione potrebbe collocarsi con prudenza al secolo XVII o alla prima metà di quello successivo.

NORD EUROPA, XVI-XVII SECOLO

Ecce Homo

Placca in bronzo patinato. 12,3 x 8,8 x 0,8 cm

Bella placchetta raffigurante Ecce Homo. La figura del Cristo viene presentata stante appoggiata ad una colonna, di cui si vede solo il capitello di ordine corinzio. Le mani legate sullo sterno, il torso emerge da una composizione raffigurante tre teste di Cherubini.

Fusione probabilmente di origine nordica con reminiscenze di analoghi soggetti di produzione rinascimentale italiana. Si propone una datazione risalente al XVI secolo o all'inizio di quello successivo.

GIAMBOLOGNA (Douai, 1529- Firenze 1608), DA UN MODELLO DI, CON VARIANTI, XVII SECOLO (?)

Cavallo al passo

Bronzo patinato, lacca traslucida dorata. 34 x 23,5 x 14 cm con con base; 23 x 25 x 8 cm solo il bronzo

Il bel cavallo qui proposto ripete i modelli dei monumenti equestri rinascimentali toscani. Alcuni cavalli attribuiti al Giambologna, o al suo successore Antonio Susini, presentano affinità con la nostra fusione, anche se con varianti notevoli, quali la coda che, nel nostro, è annodata con un fiocco, molto simile a quella del monumento equestre del Gattamelata di Donatello.

Il modellato dell'animale trasmette l'idea di un cavallo possente, forse da guerra e una meravigliosa criniera con "ciuffi" mossi e ribelli. In particolare sul lato destro un ciuffo più lungo sembra andare per proprio conto.

La nostra fusione presenta una fenditura verticale nel punto di sutura delle due metà del cavallo. Secondo me, potrebbe trattarsi di un aspetto tecnico della fusione fatta in due parti poi nascosto da una patinatura coprente ora persa, oppure la possibilità che vi fosse programmato un cavaliere con guadrappa che avrebbe coperto la fenditura.

Questo cavallo presenta una stupenda lacca trasparente dai toni dorati rossastri, che lo avvicina alle patinature tipiche della scuola toscana, con tracce di più scure e bituminose nelle zone meno consumate.

PIETRO TACCA (Carrara, 1577- Firenze, 1640)

Divinità fluviale

Bronzo patinato nero, tracce verdognole. 40 x 34 x 35 cm

La divinità fluviale qui presentata raffigura una potente figura barbuta dal corpo erculeo. Si tratta dell'iconografia tradizionale assegnata alle rappresentazioni fluviali, immaginate di origine antica, ma sempre possenti.

Il vecchio culturista si presenta seduto in posizione contorta e regge un orcio rivolto verso il basso, da cui simbolicamente esce l'acqua che genera il fiume.

Questo importante bronzo è stato studiato dal Dott. Charles Avery, uno dei maggiori esperti internazionali di Giambologna e della sua scuola, ed attribuito a Pietro Tacca.

Il soggetto ripete un bozzetto in terracotta oggi custodito al Museo Nazionale del Bargello, Firenze, tradizionalmente attribuito alla Tribolo, ma che Avery pensa essere opera del Giambologna.

Pietro Tacca, in quanto continuatore ed erede della fonderia granducale del Giambologna, avrebbe ereditato tutti i bozzetti del maestro e fra questi anche la divinità fluviale ora al Bargello. Secondo Avery da questi bozzetti avrebbe tratto numerose fusioni, fra le quali anche la nostra. Nello specifico, avrebbe ripreso l'idea del Giambologna collocandolo su un alto basamento roccioso striato, prassi ormai assodata anche in altri bronzi sicuramente attribuiti al Tacca.

Esistono poche versioni di questa suggestiva composizione, fra le quali Avery annota quella del Conte Stroganoff (1911), quella appartenuta a Maurice de Rothschild e quella appartenuta a Yves Saint Laurent e venduta in asta Christie's nel 2009.

Aggiungerei un modello passato in asta in Italia nel 2018 mutilo di un braccio.

FONDERIA NAPOLETANA (?), XVIII-XIX SECOLO

Togato

Bronzo patinato nero. 40 x 12 x 9,5 cm con base in marmo; 31 x 12 x 9,5 cm senza base

La bella scultura in esame raffigura un "Togato" avvolto dalla tunica splendidamente panneggiata e reggente nella mano destra un piattello.

Scultura di notevole formato, si presenta con una spessa patinatura nera ed è montata su una bella base antica a mezza colonna, questa composta da un cilindro in marmo pregiato violaceo poggiante su un "toro" circolare di colore grigio chiaro.