ASTA 242 - CUPRUM. BRONZETTI DAL XIV AL XIX SECOLO
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Lotto 1 ANTONIO SUSINI (1558-1624), SCUOLA DI
Uccellatore. Da un modello di Giambologna.
Ottone con impurità, patina marrone. 30,5 x 13 x 18 cm (solo la scultura)
Notissimo soggetto raffigurante un tipo di caccia notturna in cui si abbagliavano gli uccelli con una lanterna, il "frugolo", per poi colpirli con una mazza, la "ramata", di cui rimangono incisioni a testimoniarne le modalità.
Il soggetto in bronzo fu inventato dal Giambologna e poi replicato dal suo allievo e continuatore Antonio Susini, nonché da altri artefici fra i quali Giovan Francesco Susini, nipote di Antonio (Baldinucci) ed altri non meglio identificati.
La versione considerata di mano del Giambologna è quella nella Robert Smith Collection, Virginia, mentre esistono sei versioni ritenute fuse e cesellate dal Susini: la più bella è ritenuta quella del Louvre, poi quella al Castello Sforzesco (Milano), poi quella nel Detroit Institute of Art, poi nel Saint Louis Art Museum, nel Nationalmuseum (Stockholm) e per finire in una collezione privata USA.
A queste aggiungerei anche quella del Bargello (tipo 1) (Firenze) e quella attribuita da "Tomasso Brothers Fine Art" e pubblicata in un loro catalogo nel 2008 (schedatura a cura di Andrew Butterfield). Questa versione risulta la più simile a quella del Louvre.
La versione qui presentata si avvicina alle altre e se ne distingue per alcune differenze formali in particolare per la perdita del bastone e la presenza della lampada all'interno del frugolo.
Troppo difficile inoltrarsi nell'attribuzione dei bronzetti giambologneschi, in questa sede si propone il bronzo come scuola Susini, possibilmente XVII secolo.
Corredato degli esami della lega. -
Lotto 2 BRONZISTA ROMANO, XVIII-XIX SECOLO
Pietà. Dal marmo di Michelangelo Bonarroti
Bronzo patinato nero. 42 x 35 x 19,5 cm
Bella riduzione in bronzo del celebre marmo michelangiolesco, probabilmente anonima fonderia romana realizzata entro i primi decenni dell'800.
Bibliografia di confronto:
AAVV, Scultura II, Tomasso Brothers Fine Art, London 2009, pp. 56-57. -
Lotto 3 FONDERIA DI EPOCA NEOCLASSICA, INIZI DEL XIX SECOLO
Piccola Venere con calzare. Da motivo archeologico.
Bronzo patinato nero con tracce verdognole. 18,5 x 6,7 x 6,7 cm con basetta in marmo; 16,5 x 6,7 x 6,7 cm solo il bronzo
Il bronzetto riproduce una scultura databile tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., rinvenuta ad Ercolano nel 1757 e attualmente custodita al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
La Venere, nuda e con una splendida pettinatura, sembra si stia levando il sandalo per prepararsi al bagno.
Tale soggetto fu molto apprezzato in antichità e testimoniato da versioni simili in vari musei archeologici, fra i quali quello degli Eremitani di Padova.
Il nostro bronzo è chiaramente post-1757 e per la qualità potrebbe rientrare in epoca neoclassica, massimo primi decenni dell'800.
Bibliografia di confronto:
AAVV, Serial Portable Classic: The Greek canon and its mutations, catalogo della mostra, Milano 2015, p. 236 -
Lotto 4 BRONZISTA TOSCANO, XVI-XVII SECOLO
Cavallo rampante
Bronzo, patina nera bituminosa, usure. 19 x 23,5 x 14 cm con la base in marmo; 16,5 x 22 x 7 cm solo il bronzo
Il cavallo rampante qui proposto risulta pressoché identico al modello conservato nella collezione di bronzetti del Museo del Palazzo di Venezia, Roma (cfr. catalogo p. 93, scheda n. 93).
Ispirato a modelli archeologici (criniera rasata, ciuffetto legato fra le orecchie) viene accostato dal curatore del catalogo, Dott. Pietro Cannata, alla produzione rinascimentale toscana.
Il grande storico dell'arte Pope Hennessy ascrive al Cellini un cavallo analogo realizzato per completare un cavaliere archeologico giunto mutilo dello stesso, (Museo Archeologico di Firenze).
Altro cavallino molto simile al nostro si può confrontare nella collezione dei Musei Civici di Padova, attribuito nel catalogo alla cerchia del Giambologna. Si è ipotizzato che si tratti di modelli ispirati al perduto cavallo leonardiano.
Il nostro esemplare per qualità esecutiva e patina viene proposto come manufatto risalente al XVI-XVII secolo.
Bibliografia di confronto:
Museo Nazionale del Palazzo di Venezia: sculture in bronzo, a cura di P. Cannata e M.G. Barberini, Roma 2011, p. 93;
J. Pope Hennessy, Cellini, Milano 1986, tavv. 127-128;
Musei Civici di Padova Bronzi e Placchette, a cura di D. Banzato e F. Pellegrini, Padova 1989, p. 27 e p. 129;
I Cavalli di San Marco, a cura di G. Perocco, Milano 1981, pp. 218-219. -
Lotto 5 FONDERIA TEDESCA XIX SECOLO
Eva.
Da un modello di Conrad Meit
Bronzo, patina marrone. 36 x 12 x 10,5 cm con la base; 33,5 x 12 x 10,5 cm senza base
Questa bella fusione rappresenta Eva che porge la mela ad Adamo, frutto simboleggiante il peccato originale.
Trattasi della versione bronzea della nota scultura di Conrad Meit realizzata nel 1510 e conservata in coppia con Adamo al Shlossmuseum Friedenstain, Gotha.
Le due sculture originali furono scolpite usando legno di bosso, essenza pregiatissima esente da venature e dal bel tono rossiccio, e sono da considerarsi fra i capolavori del maestro.
Eva si presenta completamente nuda e sessuata, si noti il realismo dei seni e della stessa natura femminile, con una elaborata capigliatura a treccia tipica della cultura figurativa nordica.
Il nostro bronzo è una riproduzione antica e fedele all'originale, che si può collocare prudentemente nel XIX secolo.
Bibliografia di confronto:
R. Eikelmann, Conrat Meit. Bildhauser Der Renaissance, Munchen 2006. -
Lotto 6 NICCOLÒ ROCCATAGLIATA (Genova, 1593 - Venezia, 1636), BOTTEGA DI
Calamaio con putti inginocchiati
Bronzo patina nera, consunzioni. 15 x 11 x 10 cm
Il piccolo calamaio qui studiato presenta corpo centrale tripode e coperchio sempre triangolare con "presa" a guisa di Minerva.
Sulle tre facce del corpo centrale figurano altrettante teste grottesche di leoni alati, ognuna delle quali affiancata da una coppia di putti inginocchiati. Sulla testa dei putti si intuisce una composizione di frutti o fiori.
Sulle tre facce triangolari del coperchio, subito sotto i piedi della Minerva, tre quartieri trapezioidali a buccia di arancia.
Questo oggetto da scrivania presenta anche internamente il porta inchiostro in piombo, abitualmente mancante in oggetti di questo tipo.
Tutto il repertorio decorativo di questo piccolo monumento da tavola rimanda alla produzione tardo rinascimentale della bronzistica padovana. In particolare amorini siffatti sono abitualmete assegnati alla produzione di Niccolò Roccatagliata (attivo 1593-1636), ultimo dei grandi manieristi i cui modelli furono replicati anche nel corso del secolo successivo dalla sua priolifica bottega.
Per confronti si vedano il candeliere e i due calamai del Museo del Palazzo di Venezia a Roma, descritti ai numeri 147-148-149 del catalogo quali imitatori dei Roccatagliata.
Anche il materiale bronzeo e la sua lavorazione rimandano a manufatti risalenti al tardo XVI secolo e più facilmente ai primi decenni di quello
successivo.
Si conclude che il calamaio studiato può essere attribuito alla bottega di Niccolò Roccatagliata e collocato presumibilmente al secolo XVII.
Bibliografia di confronto:
Museo Nazionale del Palazzo di Venezia: sculture in bronzo, a cura di P. Cannata e M.G. Barberini, Roma 2011 pp. 128-129. -
Lotto 7 JEAN DE BOULOGNE DETTO GIAMBOLOGNA (Douai, 1529 - Firenze, 1608), AMBITO DI
Bacchino. Da un modello del Giambologna
Bronzo. 24 x 9 x 9 cm con la base in marmo; 13 x 6 x 5,5 cm solo il bronzo
Il bronzetto qui presentato fa riferimento al noto Apollino del Giambologna conservato al Museo Nazionale del Bargello, Firenze.
Questo ed altri piccoli bronzi del Giambologna vengono considerati invenzioni create dall'artista nel suo periodo romano e poi gettate in bronzo e pertanto mantengono la freschezza e la vitalità del bozzetto.
In particolare questo bronzetto si pensa sia una prima idea per l'Apollo dello Studiolo.
Alla stessa serie di bozzetti, "opere di terra cruda e cotta, di cera ed altre misture" (Vasari, 1568), che l'artista realizzò prima di avere grandi commissioni, appartengono anche la piccola donna che si lava, e la donna che si lava guardando in alto, entrambe al Bargello.
Esistono varie repliche di questi soggetti spesso non finiti, ma lasciati grezzi forse a testimoniare la prima idea modellata nella cera.
Il nostro Bacchino è una variante dell'Apollino del Bargello in cui il tronco viene sostituito da una pianta di vite, con relativo grappolo d'uva, e nella mano sinistra del bacco viene messo in corno.
Questo modello è una variante piuttosto rara e l'originale viene conservato all'Herzog Anton Ulrich-Museum, Brunswick. Altra fusione al Museum fur Kunst und Gewerbe, Hamburg.
Questi incantevoli piccoli bronzi furono replicati in bottega dagli allievi del Giambologna e facilmente anche in seguito da altri artisti che volevano emulare il maestro.
Come per tutte le fusioni derivanti dai bronzi del grande artista fiammingo, ogni catalogazione troppo dogmatica è da evitare, in quanto le dispute a riguardo non sembrano avere mai fine.
Il nostro Bacchino riproduce una variante piuttosto rara e presenta una certa freschezza nel modellato che lo avvicina all'idea del bozzetto, nonché una patina credibile.
Il bronzetto è corredati di esame della lega. -
Lotto 8 NICCOLO' ROCCATAGLIATA (Genova, 1570 - Venezia, dopo il 1636), SCUOLA DI
Coppia di candelieri
Bronzo patina nera con tracce verdastre. 18,5 x 13 x 13 cm
Coppia di candelieri in bronzo patinato poggianti su basi tripodi a guisa di satiretti reggenti una bobege recante mascheroni grotteschi.
Modello tradizionalmente attribuito alla scuola padovana rinascimentale e spesso riferito alla produzione di Niccolò Roccatagliata (1560 - 1636) ed alla sua scuola. Questo motivo decorativo, che immagina tre satiri reggenti un portacandele seduti su volute, può essere rinvenuto in altri oggetti della stessa scuola ma di diversa funzione. Si confronti ad esempio il calamaio esitato in asta Sotheby's, 17 dicembre 2008, New York, USA.
Per modelli analoghi si confronti la coppia di candelieri custodita nella collezione del Museo Miniscalchi-Erizzo a Verona, anch'essa attribuita alla scuola di Niccolò Roccatagliata.
Bibliografia di confronto:
P. Gazzola, La Fondazione Miniscalchi Erizzo, Verona 1962. -
Lotto 9 BRONZISTA ITALIANO, XVI-XVII (?) SECOLO
Uomo nudo con barba
Bronzo, patina nera spessa e bituminosa. Difetti di fusione. 42,5 x 18 x 21,5 cm
Questo bronzo raffigura un uomo maturo con barba nell'atto di stendere il braccio destro in avanti.
Non si conoscono figure identiche per poterlo ascrivere a qualche autore specifico, ma la forte matericità del bronzo e della patinatura, spessa e bituminosa, unita alla greve forza fisica del soggetto, ci fanno pensare che si tratti di opera antica di matrice rinascimentale.
Per questi motivi si propone una cauta attribuzione a tale epoca da verificare
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, notiamo alcuni difetti di fusione vicino al collo, riparati ma ancora visibili. Minima la lavorazione a freddo della testa e delle unghie.
Ne risulta un tipo di uomo possente e con piccole mani. I capelli abbozzati quasi si trattasse di una prova, di un bozzetto.
Per quanto riguarda il soggetto, non presentando altro segno distintivo se non il gesto della mano, si potrebbe presupporre un Nettuno che placa le acque o un Ercole senza la clava, in quanto la possente figura barbuta ben si addice al più forte degli dei. Potrebbe trattarsi anche di un oratore.
Nella statuaria antica si potrebbe fare riferimento a Tiziano Aspetti detto Minio, Padova 1511-1552, in particolare al Nettuno in bronzo di Palazzo di Venezia, che presenta la stessa fisicità tozza e piccole mani rispetto al corpo.
Il Nettuno del Montorsoli, Firenze 1507-1563, realizzato per la fontana del Nettuno a Messina, ripete un gesto molto simile. Si tratta però di accostamenti spericolati e da verificare, ovviamente.
Segnalo per ultimo una foto d'epoca riferita ad una sala del Bode Museum di Berlino, dove notoriamente è conservata una delle più importanti collezioni di bronzi rinascimentali, in cui su un tavolo si distingue perfettamente un bronzo identico al nostro.
Bibliografia di confronto:
AAVV, Von Allen Seiten Schon, Hoffenbach 1995, p. 49. -
Lotto 10 FONDERIA VENETA XVI-XVII SECOLO
Cesare con la lorica
Bronzo patinato. Con base in marmo ottocentesca. 37,5 x 13,5 x 13,5 cm con la base in marmo; 26 x 14,5 x 10 cm solo il bronzo
A riguardo di questo bronzo si può fare riferimento ad una statuetta conservata all’Ermitage, che raffigura un imperatore romano in lorica e con il serto di alloro in capo. Misure pressoché identiche e facente parte di una serie di imperatori.
Si notino le somiglianze fra i due armigeri nell'armatura, nella postura e nella matericità della fusione.
Oggetto di interesse particolare per la splendida patina traslucida naturale che emerge da quella artificiale originaria, più scura e bituminosa.
Bibliografia di confronto:
S. Androsov, Museo Statale Ermitage, La Scultura Italiana dal XIV al XVI secolo, catalogo della collezione, Milano 2008, p. 98. -
Lotto 11 BRONZISTA ART DÉCO, 1930-1940
Donna con vaso
Bronzo. 42 x 17 x 17 cm con la base in marmo
Scultura in bronzo raffigurante donna nuda reggente vaso decorato con bacellature nella parte inferiore ed una greca in quella superiore.
Nei modi plastici e sintetici del puro stile Déco, eleganza geometrizzata. -
Lotto 12 FONDERIA PRIMA META' DEL XIX SECOLO
Serratura neoclassica
Bronzo. Presenta marchio incusso FT. Munita di chiave. 8 x 32,5 x 5 cm
Decorazione a foglie di alloro e perle che corrono lungo il perimetro, nascondi toppa a fiocco con foglie e rastrematura. -
Lotto 13 BRONZISTA ATTIVO TRA XVII E IL XVIII SECOLO
Ninfa inginocchiata. Da un modello di Giambologna
Bronzo patinato. 28 x 8,5 x 8,5 cm con la colonna; 10 x 7 x 5 cm solo il bronzo
Questo delizioso bronzetto ripete il noto modello del Giambologna custodito nel Museo Nazionale del Bargello, Firenze. Alcuni storici (Kneuter) ritengono questo genere di composizione sia tratta da modelli elaborati dall'artista durante il suo periodo di permanenza romana, in cera o terracotta, poi fusi in bronzo a Firenze.
Il bronzetto ha caratteristiche antiche e fa pensare a una derivazione sei-settecentesca ma, come per tutte le derivazioni dai modelli giambologneschi, il dogmatismo è da escludere.
Bibliografia di confronto:
C. Avery, M. Hall, Giambologna (1529-1608), la sculpture du Maître et de ses successeurs; collection de Michael Hall, Paris 1999, pp. 40-42. -
Lotto 14 ALBERTO GIACOMASSO (Genova, 1887- Torino, 1970)
Venere
Bronzo patinato color nocciola. Monogrammato. 16,5 x 14,5 x 8 cm
Deliziosa Venerina che riecheggia modelli antichi resi con tecnica moderna.
Autore impegnato nel '900 ad opere monumentali, ritratti e piccole sculture. Piuttosto raro e in linea con le tendenze del suo tempo. -
Lotto 15 BRONZISTA NORDAMERICANO, ANNI '50 DEL 900
Salvadanaio
Bronzo patinato. 16,5 x 13,5 x 15 cm
Originale salvadanaio americano anni 50 raffigurante uomo di colore che mangia la moneta.
Se ne vedono alcuni ma sono quasi sempre riproduzioni in metallo di epoca recente, se non di artigianato.
Questo è in bronzo e risale agli anni di 50. -
Lotto 16 FONDERIA INIZI DEL XIX SECOLO
Busto di imperatore laureato (Cesare?)
Bronzo patinato e dorato. 26,5 x 14,5 x 10 cm con la base in marmo
Busto raffigurante imperatore romano su bella base in marmo antica. Bronzo patinato nero con parti dorate nel serto di alloro e nella tunica.
La targhetta su cui poggia il busto, su cui andava scritto il nome del personaggio, Presenta due caratteristiche volute di gusto cinque-secentesco. -
Lotto 17 BRONZISTA ROMANO XVII-XVIII SECOLO
Leoncino sdraiato
Bronzo dorato al mercurio. Mancanze alla coda. 8 x 17 x 6 cm
Il bel leoncino qui studiato presenta cesello molto rifinito e splendida doratura. Criniera, muso e zampe sono stati accuratamente eseguiti nella fase di rinettatura del bronzetto.
Si può accostare a manufatti eseguiti a Roma nel XVII secolo, in particolare allo strepitoso "Calvario" realizzato in ebano, bronzo e pietre dure conservato al Museo Nazionale del Palazzo di Venezia a Roma.
Il Calvario è una struttura in ebano che espone il Crocifisso e tutte le figure ad esso collegate in bronzo. Quello romano sopra citato è attribuito a Jacob Cornelisz Cobaert (Fiandre 1535-Roma 1615) e bottega di Gian Lorenzo Bernini. Presenta una miriade di santi e angeli in bronzo dorato e l'intera scultura in ebano è sorretta da leoncini in bronzo dorato sdraiati molto simili al nostro.
Da questo paragone formale una cauta attribuzione a tale scuola.
Bibliografia di confronto
P. Cannata, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, sculture in bronzo, Roma 2011, pp. 142-154 e tav. 170 -
Lotto 18 FONDERIA FRANCESE XVIII-XIX SECOLO
Enrico IV e il duca di Sully
Bronzo patinato. Enrico IV: 30 x 13,5 x 8,5 cm compresa colonna. Duca di Sully: 27,5 x 11,5 x 8,5 cm compresa colonna
Questa bella coppia di busti rappresenta due personaggi della politica europea rinascimentale, re Enrico IV di Francia e il suo consigliere il duca di Sully. Raramente si trovano in coppia mentre è più facile trovare il re accostato al busto della consorte, l'italiana Maria de' Medici.
Il primo busto raffigura Enrico IV in classica armatura da parata coronato da un serto di alloro. Una morbida fusciacca completa l'abbigliamento guerriero e, a protezione delle spalle, due teste di leone.
Il secondo busto mostra il ritratto in gorgera del duca di Sully (deceduto a Villebon nel 1641): pari di Francia fu il ministro delle finanze di Enrico IV. Dopo l'assassinio del re nel 1610, entrò in contrasto con Maria de Medici per la Sua politica di riavvicinamento alla Spagna e si dimise dall'incarico.
Lo scultore di corte di Enrico IV era Barthelemy Prieur che, oltre ad aver realizzato per la corona opere monumentali, ha prodotto una serie di bronzetti raffiguranti il re in varie situazioni nonché sensuali venerine in atteggiamenti vari.
Famoso è il ritratto del re a cavallo (passato in asta recentemente ha realizzato una cifra di capogiro, circa cinquecentomila euro), ma anche busti celebrativi del re e della consorte Maria de Medici. Noti sono quelli conservati al Louvre e al County Museum di Los Angeles (alti 23,3 cm.).
Tutti i busti realizzati in seguito sono debitori a questi prototipi. A riguardo segnaliamo un bronzetto custodito all' Ashmoleum Museum a Oxford identico al nostro Enrico IV e catalogato come appartenente al XVIII secolo. -
Lotto 19 FONDERIA FRANCESE XVIII-XIX SECOLO
Baccante con tamburello o Allegoria dell'Autunno
Bronzo dorato al mercurio. 24 x 19 x 15 cm
Deliziosa figura di baccante seduta su una zolla di terra, recante tamburello e grappoli d'uva nei lunghi capelli. Bronzetto estremamente cesellato con splendida doratura raffigura donna seminuda nell'atto di suonare il tamburello in un gesto scomposto.
Non reca firme, ma assomiglia a sculture analoghe di scultori francesi quali Joseph-Charles Marin (1759-1834) o Claude Michel Clodion (1738-1814).
Bibliografia di confronto
Robert Wenley, French Bronzes in the Wallace Collection,The Trustees of the Wallace Collection, London 2002 pp. 90-91. -
Lotto 20 FONDERIA ITALIANA, XIX-XX SECOLO
Fontana del Bacchino.
Dal modello in marmo di Valerio Cioli
Bronzo patinato. 39 x 24 x 28 cm
Riduzione in bronzo della notissima fontana del Bacchino realizzata dal Cioli per il Giardino di Boboli (Firenze).
Il Nano Morgante, ospite alla corte dei Medici come eccentrica figura, fu rappresentato dai maggiori artisti dell'epoca sia in pittura che in scultura.
Da considerarsi oggetto di decorazione realizzato da anonima fonderia XIX-XX secolo. -
Lotto 21 FONDERIA ITALIANA, XIX-XX SECOLO
Cavallo
Bronzo patinato. 25,5 x 22,5 x 11 cm con la base in marmo; 21,5 x 22 x 7 cm senza base
Bel cavallo in bronzo patinato, presenta coda mozza e criniera rasata, da modelli antichi.
Base in marmo nero. -
Lotto 22 GUGLIELMO DELLA PORTA (Porlezza, Como, c. 1515 - Roma, 1577), AMBITO DI, XVII SECOLO (?)
Cristo alla colonna
Argento (Cristo) e metallo argentato (colonna). 18,5 x 6,8 x 6,8 cm
Il modello di questo interessante "Cristo alla Colonna" va sicuramente ascritto all'ambito del grande scultore rinascimentale Guglielmo della Porta. Esistono modelli simili pubblicati nella monografia dello scultore ed anche custoditi in importanti musei internazionali e collezioni private.
La figura del Cristo qui esaminata risulta perfettamente sovrapponibile a quella racchiusa in una composizione ad altorilievo pubblicata nella monografia dello scultore. All'interno di una esedra architettonica di gusto classico in metallo dorato, spiccano le figure in aggetto del Cristo e dei flagellanti. Il nostro Cristo sembra uscire da una composizione analoga e, comunque, ripete lo stesso modello di scultura. Identica la pettinatura e il panneggio tirato sui fianchi, identica la posizione.
Modello simile nella Quentin Collection, anche se maggiormente rifinito, presentato alla bellissima mostra tenutasi alla Frick Collection nel 2004-2005 a New York, con le schedature di Patricia Wengraf.
Altro modello di riferimento è quello appartenente alla collezione di Michael Hall, New York, sempre racchiuso in un tabernacolo in ebano e argento, attribuito al Circolo di Guglielmo della Porta, anch'esso in argento e con la colonna in metallo argentato.
Il nostro Cristo in argento è montato su un bel basamento in metallo argentato. Questo supporto a colonna, finemente cesellato e decisamente appropriato, a mio parere, potrebbe essere posteriore alla fusione del Cristo, in quanto di gusto neoclassico. Difficile da dimostrare, ma la nostra sculturina potrebbe provenire da composizione analoga a quelle citate in precedenza.
Come sempre, fatti i debiti paragoni stilistici, si può collocare prudentemente questo interessante "Cristo alla Colonna" all'ambito o alla scuola dei Guglielmo della Porta.
Bibliografia:
Rosario Coppel, Charles Avery, Margarita Estella, Guglielmo della Porta, Coll and Cortès pubblication, printed by Grafica Palermo, S.L., 2012. pag. 75.
Manfred Leithe-Jasper, Patricia Wengraf, European Bronzes From the Quentin Collection, Frick Collection, catalogo della mostra, published by M.T.Train/Scala Books, 2004, pp 116-119. -
Lotto 23 BRONZISTA FRANCESE XVIII-XIX SECOLO
Coppia di candelieri con satiri
Bronzo argentato e dorato. Leggere consunzioni. Satiro: 21 x 13 x 12,5 cm con la basetta e 17,5 x 9,5 x 8 cm senza basetta. Satiressa: 22 x 12,5 x 9,8 cm con la basetta e 18,5 x 8 x 7,5 cm senza basetta.
Bella coppia di candelieri raffiguranti satiro e satiressa colti nell'atto di sostenere un vaso dorato. Il vaso dorato contiene la bobege portacandela.
Si tratta di modelli iconografici derivati da bronzisti francesi del XVIII secolo quali Claude Michel Clodion (1714-1785) che esprimono forte sensualità.
Sia il satiro che la satiressa sono descritti nei minimi particolari e grazie all' accurata lavorazione al cesello questi due incantevoli bronzetti sconfinano con l'oreficeria. -
Lotto 24 AREA FRANCESCE FINE XVIII INIZIO XIX SECOLO
Coppia di vasi Medici
Bronzo dorato e marmo. 25,6 x 10 x 8 cm
Coppia di vasi Medici in bronzo dorato al mercurio su basi a plinto in marmo pregiato. Bronzi e dorature di alta qualità. Sulla parte anteriore dei basamenti due altorilievi in bronzo dorato raffiguranti amorini: uno prepara l'arco, l'altro scaglia un dardo. Nella fascia alta delle coppe altorilievi con teorie di putti. Questo genere di decorazioni, molto apprezzate in epoca neoclassica, si ispiravano al vaso "Borghese" e al vaso "Medici" e furono replicate con infinite varianti. Notevoli le versioni del grande bronzista francese Pierre Philippe Thomire (Parigi 1751-1843), a cui i nostri due vasi si ispirano con modi più corsivi, ma estremamente efficaci.