ASTA 91 - DIPINTI, DISEGNI E SCULTURE DAL XV AL XIX SECOLO
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Lot 145 ATELIER DI PETER PAUL RUBENS (Siegen, 1577 - Anversa, 1640)
Cristo crocifisso
Olio su tavola, cm. 105,5x73,5. Con cornice
Al retro la tavola reca inciso sul legno il marchio della corporazione dei carpentieri di Anversa col motivo del castello e delle due mani.
Il dipinto va ricondotto alla produzione di Rubens del secondo decennio del XVII secolo. L’impianto compositivo di questa superbo dipinto su tavola, più volte ripreso da Rubens e dal suo atelier, fu tradotto a stampa da Paul Pontius nel 1631 (in formato centinato, con la veduta di Gerusalemme sullo sfondo e l’aggiunta, ai lati della croce, degli angeli che scacciano i demoni) utilizzando un disegno preparatorio oggi conservato al museo Boymans van Beuningen di Rotterdam. Un disegno autografo a penna e acquarello bruno testimonia la genesi della tipologia a cui corrisponde anche il nostro dipinto, di cui sono note altre versioni più o meno estesamente autografe, fra loro sottilmente variate. Si ricordano soprattutto le redazioni della Wallace Collection di Londra, del Koninklijk Museum voor schinen Kunsten di Anversa, della Bob Jones University di Greenville e del Gemeentemuseum Hof van Busleyden a Malines.
L’elevata qualità della presente versione consente di collocarla senz’altro all’interno dell’attività della bottega di Rubens sotto lo stretto controllo del maestro e di ipotizzare nei brani più felici perfino il suo diretto intervento.
PROVENIENZA: Collezione privata, Roma.
BIBLIOGRAFIA SPECIFICA: Il dipingere di Fiandra. Cento dipinti fiamminghi dal '400 al '700, catalogo della mostra a cura di D. Bodart, Roma 1999, n.88, pp 188 - 189. -
Lot 146 PASQUALE OTTINO (Verona, 1578 - 1630)
Deposizione di Cristo nel sepolcro
Olio su tela, cm. 49x40. Con cornice
Formatosi, insieme ad Alessandro Turchi, nella bottega veronese di Felice Brusasorci, dopo un’iniziale fase ancora legata ai modi del tardo manierismo veneto Pasquale Ottino, al pari dei “sodali” Marcantonio Bassetti e Alessandro Turchi, aggiornò il suo linguaggio pittorico in chiave naturalistica. Tale evoluzione include un’originale, ma evidente, fascinazione caravaggesca, legata a un altamente probabile, sebbene non documentato, soggiorno romano. La specializzazione, tipicamente veronese, nella pittura su supporto di pietra di paragone portò Ottino a sperimentare, ed esasperare, gli effetti di contrasto chiaroscurale e luministico, con una predilezione per l’ambientazione notturna di cui abbiamo un alto esempio in questa notevole Deposizione di Cristo nel sepolcro, di coinvolgente tragicità pur nella sua composizione elegantemente equilibrata. Si individuano qui chiari termini di raffronto con altre opere notturne di Ottino, quali la Resurrezione di Lazzaro della Galleria Borghese a Roma o la Deposizione di Cristo del Museo di Castelvecchio a Verona. -
Lot 147 PITTORE CARAVAGGESCO, PRIMA META' DEL XVII SECOLO
I bari
Olio su tela, cm. 100x133,5
Il dipinto è una replica coeva di notevole qualità del capolavoro giovanile di Caravaggio universalmente noto come "I bari", oggi conservato presso il Kimbell Art Museum di Fort Worth. -
Lot 148 DOMENICO FETTI (Roma, 1589 - Venezia, 1623)
Tobiolo e l'angelo
Olio su tavola, cm. 68x85
Il dipinto è stato indipendentemente riconosciuto come opera di Domenico Fetti dai professori Riccardo Lattuada e Massimo Pulini.
L'opera è accompagnata da indagine diagnostica effettuata dallo studio Emmebi di Roma.
Il dipinto è corredato da Attestato di Libera Circolazione.
L'opera costituisce una seconda versione autografa del dipinto oggi al Museo Hermitage d San Pietroburgo, eseguito su tavola come il nostro esemplare. Entrambi costituiscono un frutto prezioso della produzione più tarda del Fetti, al principio del terzo decennio del Seicento. La pennellata rapida e sciolta, l'arioso brano di paesaggio, lo studiato rapporto fra architettura e figura mostrano un'influsso particolarmente marcato della pittura veneta. Di questa magistrale composizione abbiamo testimonianza di altre due redazioni autografe, oltre quella oggi all'Hermitage, entrambe anticamente conservate in raccolte veneziane di primo piano: una, pure su tavola e di misure assai prossime a quelle del nostro esemplare (cm. 65x90), si trovava fino al 1850 nella collezione Barbarigo della Terrazza; un'altra è dcumentata da un'incisione settecentesca di Pietro Monaco che riporta la collocazione presso la collezione dei conti Giovannelli in Sant'Agostino. Tanto l'una quanto l'altra potrebbero ben coincidere con la raffinata opera su tavola qui in oggetto.
BIBLIOGRAFIA DI CONFRONTO: E. Safarik, Fetti, Milano 1990, n. 14, p. 60.
PROVENIENZA: Collezione privata, Roma. -
Lot 149 ARTISTA ATTIVO NELL'ITALIA MERIDIONALE, TERZO QUARTO DEL XVII SECOLO
Incontro di San Leone Magno e Attila
Olio su tela, cm. 158x210. Con cornice
Le due notevoli grandi tele en pendant che qui si presentano in due lotti distinti e consecutivi, costituiscono al momento un rebus attributivo ancora da sciogliere, ma del quale è possibile riconoscere le coordinate basilari.
Qualche residuo slancio naturalistico viene qui subordinato a un dinamismo orientato in chiave barocca, ma stemperato da una ricerca di solennità classicista declinata in un registro più rustico. Nelle due tele si può rinvenire un incontro fra gli echi profondi della coeva pittura napoletana e blande suggestioni nordiche e poussiniane. Vien fatto così di indirizzare la loro esecuzione verso un buon pittore attivo nel secondo Seicento in Italia meridionale, che mostra la conoscenza di Paolo Finoglio (ciclo dalla Gerusalemme liberata nel castello di Conversano) e Aniello Falcone, presentando significativi punti di contatto con Carlo Rosa (Battaglia di Clavijo, Cattedrale di Monopoli).
PROVENIENZA: Collezione privata, Puglia. -
Lot 150 ARTISTA ATTIVO NELL'ITALIA MERIDIONALE, SECONDA META' DEL XVII SECOLO
San Giacomo sbaraglia gli infedeli nella battaglia di Clavijo
Olio su tela, cm. 158x210. Con cornice
Vedi lotto precedente.
PROVENIENZA: Collezione privata, Puglia. -
Lot 151 SCUOLA FIAMMINGA (O VENETA?), SECONDA META' DEL XVII SECOLO
San Girolamo nello studio
Olio su tela, cm. 112,5x112. Con cornice
Questo dipinto di rimarchevole forza espressiva mostra un intreccio di speciale interesse tra una chiara radice fiamminga ed elementi italiani, riconducibili sia alla cultura figurativa veneta di secondo Seicento, sia alla coeva pittura lombarda. Lo spiccato plasticismo della figura, esaltato dalla quinta scura alle spalle del santo, richiama la pittura tenebrosa veneta, segnatamente Zanchi e Negri; d'altro canto l'accentuato naturalismo, che arriva a tratti a sfiorare la forzatura in senso grottesco dell'immagine, rivela una componente più specificamente lombarda, rilevabile per esempio nelle opere di Pietro Bellotti; il gusto del dettaglio e la ricchezza descrittiva, esaltati nel superbo brano di natura morta, nei volumi e nella lettera che sbuca illusionisticamente dalla libreria sullo sfondo, tradiscono peraltro una rifinitura compositiva e un'analiticità nella resa pittorica di marca decisamente nordica. Sembra tutt'altro che peregrino, in conclusione, ipotizzare per questa enerigica raffigurazione di San Girolamo nello studio, intento nello studio dei libri sacri, la mano di un artista fiammingo o olandese attivo nell'Italia settentrionale nella seconda metà del Seicento. -
Lot 152 SCUOLA ROMANA, META' DEL XVII SECOLO
Baccanale
Olio su tela, cm. 97x131,5. Con conrnice
Questa tela inedita di notevole qualità costituisce un rebus attributivo particolarmente intrigante. Il dipinto reca una vecchia attribuzione a Giovan Francesco Romanelli che, se dava conto di una certa rilevabile matrice pittorica cortonesca, come pure della raffinatezza della composizione, in realtà non trova stringenti termini di riscontro nel corpus del pittore. Inoltre la nostra tela esibisce altri caratteri distintivi che non si giustificano persuasivamente attraverso il riferimento a Romanelli: l'eleganza classicista di matrice poussiniana, in primo luogo, che trova conferma nelle analogie con opere di Charles-Alphonse Dufresnoy e François Perrier; ma anche certe generiche affinità riscontrabili con Pietro Testa, Andrea De Leone, Giacinto Gimignani e Pier Francesco Mola: una combinazione di elementi che fanno del nostro dipinto una sorta di piccola summa delle principali tendenze della pittura romana post-caravaggesca tra quarto e quinto decennio del secolo. Le studiate posture dei corpi nudi, le misurate espressioni dei volti, al limite della vaghezza, e le impalpabili relazioni di affetti che congiungono i vari attori di questo festino tutt'altro che sfrenatamente dionisiaco conferiscono un'aura misteriosa e un accento sin quasi malinconico alla scena, sospingendo la tela nell'alveo di quella propensione "filosofica" così presente nell'arte romana dell'epoca.
PROVENIENZA: Collezione privata, Umbria. -
Lot 153 JAN FRANS (E PIETER?) VAN BLOEMEN, DETTO L'ORIZZONTE (Anversa, 1662 - Roma, 1749)
Paesaggio estensivo con viandanti che attraversano un bosco e colline sullo sfondo
Olio su tela, cm. 130x171,5. Con cornice
Firmato sulla pietra in basso a sinistra: "JF. BLOEMEN FECIT".
Jan Frans Van Bloemen e suo fratello Pieter giunsero a Roma verso il 1687, dopo un primo soggiorno italiano a Torino. Di lì sino al rientro ad Anversa di Pieter, tra la fine del 1692 e il principio del 1693, i due fratelli collaborarono spesso, pur svolgendo anche una prolifica attività autonoma, dividendosi i compiti fra le figure e gli animali di responsabilità di Pieter e il paesaggio affidato a Jan Frans (che in breve sarebbe diventato il pittore di paesaggio per eccellenza sulla scena artistica romana). Questo superbo paesaggio con carovana di viandanti, eseguito su tela “da imperatore”, sebbene rechi la firma del solo Jan sembra corrispondere alle caratteristiche dei dipinti riconducibili alla collaborazione dei due fratelli. In particolare vale la pena di segnalare qui le affinità con le sei grandi tele, di misure analoghe alla nostra, che si conservano presso il Palazzo di Propaganda Fide in Roma, in modo speciale quella al n. 5 del catalogo ragionato di Busiri Vici (p. 64, fig. 57), che presenta evidenti analogie col nostro nella composizione e nel paesaggio; ma anche con uno dei due Paesaggi laziali senza figure della Galleria Doria Pamphili (Busiri Vici, p. 65, fig. 58 e cat. 8). Per le figure appare puntuale il riscontro con i viandanti nella Campagna laziale all’imbrunire, pure nella Galleria Doria Pamphili (Busiri Vici, p. 68, fig. 63 e cat. 14). Al di là della presenza di Pieter, pur sempre ipotetica, all’interno di questo luminoso paesaggio di respiro veramente monumentale, resta comunque appropriata la sua rara collocazione nella produzione di Van Bloemen dell’ultimo decennio del XVII secolo, ancora agli inizi della sua straordinaria carriera romana.
BIBLIOGRAFIA DI CONFRONTO: A. Busiri Vici, Jan Frans Van Bloemen Orizzonte e l’origine del paesaggio romano del Settecento, Ugo Bozzi Editore, Roma 1974. -
Lot 154 STEFANO MATTIA LEGNANO, DETTO IL LEGNANINO (Milano, 1661 -1713)
Cristo nell'orto degli ulivi
Olio su tela, cm. 172x93. Con cornice
L'opera è stata ricosciuta come autografa del Legnanino dal Dott. Alessandro Agresti.
In questo notevole autografo della sua fase matura, collocabile nei primi anni del Settecento, il Legnanino adotta un registro espressivo di accentuato lirismo, che esalta originalmente l'intima corrispondenza fra l'abbandono estatico e dolcemente rassegnato di Cristo e il partecipe e consolante sostegno dell'angelo. Lo studiato equilibrio dell'impaginazione, con le diagonali incrociate deli due corpi, le figure allungate, la morbidezza delle pose, la classicità quieta e silente dei volti si collegano senza sforzo ad altre opere certamente autografe del Legnanino. In particolare l'angelo vale quasi una firma dell'artista, richiamando, tra i molti altri, quelli della Visitazione del Santuario della Madonna dei Miracoli di Saronno, dell'Annunciazione della chiesa di San Giacomo a Crema e quasi alla lettera quello della Madonna del Suffragio della chiesa di Sant'Antonino di Sulbiate. Per l'impianto luministico, il clima emotivo e il vincolo di affetti che unisce le figure principali vale la pena di ricordare qui anche il Sogno di San Giuseppe, oggi al Museo Civico di Novara. -
Lot 155 ANDREA LOCATELLI (Roma, 1695 - 1741)
Paesaggio laziale con pastori ed un castello diroccato
Olio su tela, cm. 100x120. Con cornice
Questa grande tela può essere annoverata a pieno titolo fra i capolavori di Andrea Locatelli e spicca all'interno di quell'area cruciale della sua produzione dedicata alla rappresentazione della campagna laziale, coi suoi rilievi, i suoi ruderi, i suoi borghi in lontanza e naturalmente con la presenza quieta e discreta dei suoi pastori. Sulla scia di Van Bloemen, la poesia arcadica di Locatelli trova in questo paesaggio ampio, solenne e pervaso di luce un perfetto compimento, al quale le misure da"imperatore" della tela conferiscono un respiro e una monumentalità che trova pochi riscontri nella produzione dell'autore. Come segnalato da Busiri Vici nella sua pionieristica monografia, di questa composizione così riuscita Locatelli eseguì due versioni pressoché identiche e di qualità analoga: la nostra e quella che si conserva al Museo Borgogna di Vercelli, di misure ancora maggiori. Lo studioso collocava plausibilmente le due tele intorno al 1725-30, all'apice della maturità artistica di Locatelli.
BIBLIOGRAFIA: M. Mosco, Les trois maniéres d'Andrea Locatelli, in "Revue de l'Art", n. 7, 1970, fig. 27; A. Busiri Vici, Andrea Locatelli e il paesaggio romano del Settecento, Ugo Bozzi Editore, Roma 1976, pp. 94-95, fig. 113, e cat. n. 55.
PROVENIENZA: Collezione privata, Roma. -
Lot 156 LUCA GIORDANO (Napoli, 1634 - 1705) E AIUTI
Riposo durante la fuga in Egitto
Olio su tela, cm. 88,5x128. Con cornice.
Il dipinto è accompagnato da una scheda critica del Prof. Oreste Ferrari.
Luca Giordano ebbe una particolare familiarità col tema della Fuga in Egitto, su cui tornò in molteplici occasioni mettendo in atto diverse soluzioni iconografiche e di impaginazione. Si reperiscono così all’interno del suo catalogo dipinti in cui il soggetto è sviluppato nel formato orizzontale o verticale e con varianti narrative di notevole interesse. Nella presente tela ritroviamo la soluzione, cara al pittore, del trasporto della Sacra Famiglia accompagnata da due angeli in una misera barca condotta da un umile barcaiolo. Il motivo della barca, assente nel racconto dell’episodio del Vangelo di Matteo, deriva dalle Meditationes Vitae Christi di San Bonaventura ed è ben poco ricorrente nella pittura italiana. Fu però assai gradito a Luca Giordano, che lo ripropose in molte delle sue raffigurazioni del soggetto, a partire dalla più celebre (Firenze, Palazzo Pitti), ma anche, tra le altre, nelle versioni oggi all’Indiana University Museum di Bloomington e nel Museo delle Belle Arti di Budapest. Particolarmente significativo appare il confronto tra lo scintillante dipinto qui in oggetto e la versione firmata e datata 1683 nel Palazzo Reale di Aranjuez, molto più grande di misura (cm. 205x365). L’evidente similitudine dal punto di vista compositivo ci consente di fissare con elevato margine di sicurezza la datazione agli stessi anni anche della nostra tela, che Oreste Ferrari, nello studio che accompagna l’opera, definì di qualità “finissima”.
PROPRIETA': Collezione privata, Emilia. -
Lot 157 FRANCESCO FERNANDI, DETTO L'IMPERIALI (Milano, 1679 - Roma, 1740)
Il commiato di Ettore da Andromaca
Olio su tela, cm. 147x197. Con cornice.
Il dipinto è stato confermato alla mano di Francesco Fernandi dal Prof. Giancarlo Sestieri (comunicazione alla proprietà).
Questa tela monumentale rappresenta il soggetto, assai frequente nella pittura del Sei e Settecento, tratto dal Libro VI dell'Iliade in cui si narra l'addio di Ettore, comandante dell'esercito troiano, dalla moglie Andromaca e dal figlioletto Astianatte, in braccio alla nutrice, prima di partire per la battaglia contro i greci nella quale avrebbe perso la vita per mano di Achille. Riconosciamo qui i migliori tratti distintivi della pittura di Francesco Fernardi detto l'Imperiali, a partire dalla sua devozione nei confronti di Nicolas Poussin e Pietro da Cortona. La composizione presenta un mirabile equilibrio classicista che si richiama al modello supremo della Peste di Azoth di Poussin, oggi al Louvre, e le figure occupano lo spazio pittorico con una ponderata e composta teatralità che sembra idealmente preludere alla sensibilità neoclassica. Evidente la connessione dell'opera qui in oggetto con altre importanti opere dell'Imperiali, quali la tela dello stesso soggetto e il suo pendant raffigurante Veturia e Volumnia davanti a Coriolano entrambi provenienti dalla collezione Lemme e oggi conservate in Palazzo Chigi ad Ariccia, o Rebecca e Eliezer al pozzo, passato in asta da Christie's Londra il 24 ottobre 1986 (l. 118).
PROVENIENZA: The Rev. W.T. Saward, Holme Pierpont Rectory, Nottingham, 1926; Christie's London, 24 giugno 1932, lot 96; Asta Christie's London, 30 Ottobre 1998, lotto 80; Collezione privata, Roma. -
Lot 158 GIOVANNI AGOSTINO CASSANA (Venezia, 1658 ca. - Genova, 1720)
Nature morte con galli, anatre e conigli. Coppia di dipinti
Olio su tela, cm. 117x87,5. Con cornice
Questa bella coppia di nature morte di animali rientra a buon diritto nella produzione più matura di Giovanni Agostino Cassana. Veneziano di nascita, ma di formazione genovese, la pittura di Cassana si caratterizza per i toni caldi di memoria strozziana, arricchita da un’approfondita conoscenza della pittura olandese del Seicento. Chiari termini di paragone sono le analoghe versioni oggi rispettivamente conservate presso la collezione della Camera dei Deputati (n. inv. 77702) e al Museo della Natura Morta di Poggio a Caiano. -
Lot 159 SCUOLA FIAMMINGA, XVII SECOLO
Natività entro grande paesaggio invernale
Olio su tela, cm. 101x152. Con cornice -
Lot 160 SEGUACE DI FRANS SNYDERS
Aquile che cacciano un capriolo
Olio su tela, cm. 153x194. Con cornice
Questa impressionante e monumentale scena di caccia, con possenti aquile che si contendono un capriolo morente, dipende strettamente dalle scene con animali e di caccia di Frans Snyders, che di questi generi fu il massimo specialista della pittura fiamminga del Seicento. In particolare nel nostro dipinto può essere riscontrato un riferimento esplicito alla superba tela di analogo soggetto di proprietà della Maison de la chasse et de la natue di Parigi e oggi conservato presso il Castello di Chambord.
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO: S. Koslow, Frans Snyders. Peintre animalier et de natures mortes 1579-1657, Anversa 1995, pp. 312-313. -
Lot 161 SEGUACE DI NICOLAS POUSSIN, XVII SECOLO
Paesaggio con Sacra Famiglia con Santa Elisabetta e San Giovannino
Olio su tela, cm. 104x126
L'opera costituisce una fedele replica antica di notevole qualità del dipinto di Nicolas Poussin oggi conservato presso il Musée du Louvre a Parigi. -
Lot 162 SEGUACE DI CLAUDE LORRAIN, FINE DEL XVII SECOLO
Veduta costiera con barche, pescatori e faro sullo sfondo
Olio su tela, cm. 86,9x116,5. Con cornice -
Lot 163 ANDREA LOCATELLI (Roma, 1695 - 1741), ATTRIBUITO
Paesaggio con grande arco roccioso e figure
Olio su tela, cm. 108x101,5
>Questo raffinato paesaggio, in cui le figurette sono immerse in una natura grandiosa e piena di animazione, testimonia felicemente il ruolo esercitato dall'esempio di Salvator Rosa sulla pittura di Andrea Locatelli. Troviamo qui una brillante commistione di gusto arcadico-pastorale e senso pre-romantico del pittoresco, che costituiscono gli elementi più vitali della poetica locatelliana e più in generale del paesaggio italiano settecentesco. Confronti trasparenti possono essere istituiti tra il nostro dipinto inedito e opere di Locatelli come i due Paesaggi rocciosi con fiume e figure (Busiri Vici, nn. 66 e 67), i due Paesaggi con arco naturale, pastore e armigeri (Id., nn.78 e 120) e il Paesaggio con quattro figure davanti a una roccia (Id., n. 155).
BIBLIOGRAFIA: A. Busiri Vici, Andrea Locatelli, Ugo Bozzi Editore, Roma 1976. -
Lot 164 SCUOLA EMILIANA, SECONDA META' DEL XVII SECOLO
Flora o Allegoria della Primavera
Olio su tela, cm. 100x75. Con cornice
PROVENIENZA: Collezione privata, Lombardia. -
Lot 165 SEBASTIANO CONCA (Gaeta, 1680 - Napoli, 1764)
Sibilla Tiburtina
Olio su tela, cm. 63,5x48,5
In questo raffinato dipinto Sebastiano Conca ci presenta l'effigie della Sibilla Tiburtina in un tipico formato da quadreria. Questa composizione particolarmente riuscita fu oggetto da parte di Conca di almeno un'ulteriore piccola redazione su rame (passata in asta da Pandolfini, in coppia con un'altra Sibilla, il 20/04/2011, l.450) e fu tradotta a stampa da Girolamo Carattoni alla fine del XVIII secolo. Per l'aggraziata classicità della composizione e l'eleganza della conduzione pittorica il dipinto trova significativi e stringenti riscontri nel corpus di Conca, tra cui meritano di essere ricordati l'Allegoria della Pace del Museo Nazionale di Varsavia, la Sibilla del Museum of Fine Art di Boston e l'Allegoria della Fama della Galleria dell'Accademia di San Luca di Roma.
PROVENIENZA: Collezione privata, Calabria. -
Lot 166 SEGUACE DI NICOLAS POUSSIN, SECONDA META' DEL XVII SECOLO
Paesaggio con riposo durante la fuga in Egitto e veduta di Tivoli sullo sfondo
Olio su tela, cm. 67x104,5. Con cornice -
Lot 167 SCUOLA ROMANA, SECONDA META' DEL XVII SECOLO
Ritratto di giovane gentiluomo in armatura
Olio su tela, cm. 79x63. Con cornice antica
Questo notevole ritratto è stato attribuito dal Prof. Giancarlo Sestieri ad Antonio Franchi detto il Lucchese (Villa Basilica, Lucca, 1634 - Firenze, 1709). Più di recente la tela è stata riferita anche a Jacob Ferdinand Voet (Anversa, 1639 - Parigi, 1689). Senza voler sciogliere in questa sede il dubbio attributivo, sembra comunque opportuno collocare questo sontuoso dipinto, di smagliante fattura pittorica, all'interno della migliore produzione ritrattistica eseguita in ambito romano negli ultimi decenni del XVII secolo. -
Lot 168 ANTONIO ZANCHI (Este, 1631 - Venezia, 1722), ATTRIBUITO
San Paolo con spada e libro
Olio su tela, cm. 100x82,5. Con cornice