Web Auction 98 - An Eclectic Collection: Oddities, Curiosities &Wonders
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Lot 49 STAMPA WUNDERKAMMER MUSAEI CONTIGNATIO
Incisione di S. Kleiner, da: Scenographia Monasterii Gottwicensis, 1743 - 1745
62 X 52 cm -
Lot 50 VERTEBRA BALENA
Miocene-Pliocene 23.03–2.58 milioni di anni
6.7 cm -
Lot 51 METEORITE CONDRITE
Africa Nord Occidentale, 4.55 miliardi di anni
9 x 5 cm -
Lot 52 GORGONIA ARANCIONE
Isole Maluku, Indonesia
99 cm -
Lot 53 GIOGO
Giogo in pietra, indossato durante l’antico gioco della palla della cultura Meso-Americana, Veracruz (Messico)
500-900 d.C.
40 x 35 x 10 cm
Lotto corredato di attestato di libera circolazione
Provenienza: Sotheby’s, New York, 22.11.1993, Lot. 124. Referenze: Metropolitan Museum (New York), National Museum of Aamerican Indian (Washington, Dc), M.H. De Young Memorial Museum (San Francisco), Museo Nacional de Antropología (Mexico City). Analizzando le incisioni è possibile riconoscere (ad entrambe le estremità del giogo), un guerriero dagli occhi sporgenti, con orecchini e copricapo, le cui parole si proiettano dalla bocca come fossero una pergamena che viene srotolata. Il giogo è inoltre finemente inciso (mediante glittica), con motivi geometrici e decorato sui lati con intagli più profondi. Nella cultura mesoamericana, i giocatori venivano identificati dalla spessa cintura indossata attorno alla vita, descritta come ‘giogo’, il cui nome deriva proprio dalla somiglianza con l’attrezzatura utilizzata in agricoltura. La cintura era probabilmente costituita da legno, paglia e cuoio e a causa della deperibilità dei materiali non se ne è preservata alcuna. Sono stati tuttavia ritrovati alcuni rari esemplari in pietra come quello in oggetto i quali, considerato il notevole peso, si ipotizza che fossero riservati ai cerimoniali che accompagnavano gli incontri. Il gioco della palla era un rituale profondamente radicato nelle culture mesoamericane nonché carico di significati che vanno oltre quelli di un semplice evento sportivo. Il gioco era, di fatto, un metodo per risolvere i conflitti senza arrivare al vero e proprio scontro armato, per appianare le dispute attraverso una gara, anziché attraverso una battaglia, inoltre con il tempo, il ruolo del gioco è andato ad includere anche la risoluzione dei conflitti all’interno di una stessa società. Le partite più importanti erano considerate dei veri e propri riti religiosi e, come tali, pretendevano spesso sacrifici umani, tuttavia anche nelle occasioni in cui non era necessario alcun sacrificio il gioco era decisamente brutale, la solida e pesante palla di gomma, infatti, provocava spesso seri infortuni. Fonti spagnole del XVI secolo raccontano di come alcuni giocatori rimanessero uccisi o gravemente feriti da un colpo di palla ricevuto in punti particolarmente vulnerabili. Nella cultura Veracruz sono presenti le più esplicite rappresentazioni di sacrifici umani durante le partite: ad esempio nei pannelli in rilievo dei campi da gioco a El Tajin. Spesso la vittima prescelta era il capitano della squadra vincitrice, in quanto si riteneva che l’essere sacrificati costituisse l’inizio del percorso per divenire una divinità. Qualche studioso ha ipotizzato che teste mozzate o teschi venissero usati al posto della palla, forse per rivivere la leggenda del “Popol Vuh”, in cui il dio del sole viene decapitato dai malvagi nonni materni (gli dei della morte) i quali utilizzano la sua testa come palla, alla fine del racconto egli se la riprenderà e resusciterà. Si ritiene che la palla rimbalzante raffiguri il sole, e che il sacrificio del giocatore interpreti la morte del sole, preludio per una sua rinascita. Nella sua intrinseca dualità, il gioco appare come una lotta tra la notte e il giorno, o anche la battaglia tra la vita e il mondo sotterraneo. Gli anelli di pietra nei quali doveva passare la palla avevano probabilmente il significato del sole all’alba o al tramonto, oppure all’equinozio. I campi erano considerati porte per il mondo sotterraneo e venivano collocati in punti chiave del distretto cerimoniale. Praticare il gioco della palla vincolava ciascuno nel mantenimento dell’ordine cosmico e nella rigenerazione rituale della vita. Era un gioco di fortuna, abilità e inganni che rifletteva la vita. Lo sforzo di squadra impegnava l’individuo a condividere conoscenze e cultura, rinforzando e reinventando il gioco della vita e il ruolo delle persone nell’ordine cosmico. Un giogo come quello proposto è, quindi, un simbolo eccezionale di una pratica estremamente carica di significati che ha da sempre accompagnato ed influenzato la vita delle popolazioni mesoamericane. -
Lot 54 LEGNO PIETRIFICATO
Paleozoico 520 - 250 milioni di anni
Madagascar
5.2 cm -
Lot 55 MANUFACTURE DE L’EMPAN
Insieme geometrico di cubi
9 x 9 x 16 cm
Parigi, Francia
Ceramica smaltata -
Lot 56 COMPOSIZIONE CON SPUGNA NERA
Spugna nera su legno dorato
Filippine
152 x 150 cm -
Lot 57 BARITE, MARCASITE
Permiano Superiore 298.9–251.902 milioni di anni
Lubin, Bassa Silesia
19.5 cm -
Lot 58 BACCHETTA PER PISTOLA AD AVANCARICA
XIX secolo, Impero Ottomano
37 cm -
Lot 59 LEGNO PIETRIFICATO
Mesozoico 251.902–66 milioni di anni
Madagascar
5.2 cm -
Lot 60 OPERA D’ARTE SPAZIALE
Di Christian Robilliart
Da un razzo del Mirage IV A Bomber, 1963-1968
450 cm
110 kg -
Lot 61 SONAGLIO PRECOLOMBIANO A FORMA DI PENE
Costa Rica 500 – 1.000 d.C.
Argilla, 13 cm -
Lot 62 AMETISTA
Brasile
8 cm -
Lot 63 RICCI DI MARE
74 cm -
Lot 64 CALLIXYLON
Devoniano Superiore 359,5-385,3 milioni di anni
Fiume Syas (Russia)
11 cm -
Lot 65 CRISTALLO DI ROCCA
Base in ottone
26 x 13 cm -
Lot 66 COMPOSIZIONE RICCI E TESCHIO GESSO
Italia, XX secolo
24 cm -
Lot 67 COLLEZIONE LAMPADE E VASO ARGILLA
Impero Romano I- II secolo d.C.
Da 7 a 11 cm
Una licenza di esportazione è disponibile per questo lotto -
Lot 68 AMETISTA
Brasile
7,5 cm -
Lot 69 LUIGI POLVERARI
“Vanitas”
Olio su tela, 2015
48 x 38 cm -
Lot 70 GIRAFFA IMPAGLIATA E IL SUO SCHELETRO
Africa
320 x 160 cm -
Lot 71 KAYAK GROENLANDIA
1930
474 cm
Provenienza: H.C. Pedersen collection. Referenze: British Museum (London), National Museum of the American Indians (Washington), Museum of Natural History (New York).
Il Kayak è completo di tutti gli strumenti necessari alla caccia quali: arpione pesante, utilizzato per cacciare i grandi mammiferi marini; cinghia in pelle per assicurare il recupero degli arpioni; lancia in ferro, legno ed osso di balena; arpione per la caccia degli uccelli in legno, ferro, osso di balena; pagaia in legno e osso di balena; guanti di pelle di foca; galleggiante.
Il Kayak stesso è costituito da legno, ossa di balena, pelle di foca. L’invenzione del Kayak permise per la prima volta di cacciare i mammiferi marini nelle più fredde regioni settentrionali e quindi, di fatto, è grazie ad esso che venne garantita la sopravvivenza della popolazione artica.
Il Kayak è un’imbarcazione molto versatile: può essere impiegata sia nelle calme acque interne che in mare aperto; prima della sua invenzione la caccia alla vasta popolazione di mammiferi marini era spesso molto pericolosa, difficoltosa e talvolta infruttuosa. Per meglio comprendere l’enorme importanza di questi animali è sufficiente considerare che in una regione in cui le basse temperature consentono la sopravvivenza a rarissime forme di vita, foche, leoni marini, balene, etc. rappresentano praticamente l’unica forma di sostentamento disponibile (pelli per abbigliamento, carne/grasso per il cibo, il grasso come combustibile, ossa e avorio per attrezzi).
I Kayak della Groenlandia sono principalmente noti per la particolare conformazione che, oltre a garantire velocità e agilità, se affiancate ad una perfetta padronanza, permettevano di raddrizzare prontamente l’imbarcazione nel caso in cui quest’ultima si fosse capovolta.
L’utilizzo di una soluzione come quella di un telaio leggero avvolto da pelli animali è una scelta pragmatica, dettata semplicemente dalla disponibilità dei materiali. Per le popolazioni artiche il legno è un bene estremamente raro e prezioso, con il risultato di una imbarcazione leggera, veloce e resistente. -
Lot 72 FEMORE DI MAMMUTH
Femore di mammuth in ottimo stato di conservazione. I mammuth sono animali iconici simbolo dell’estinzione climatica e dell’Era Glaciale. Hanno abitato la terra dal Pliocene (circa 5 milioni di anni fa) fino all’Olocene (circa 4.000 anni fa) e ne esistevano diverse specie in Africa, Europa, Asia e Nord America. Sono membri della famiglia Elephantidae, che comprende anche gli elefanti moderni e i loro antenati. La parola “mammuth” venne usata per la prima volta in Europa nel XVII secolo per riferisi alle zanne di “maimanto” ritrovate in Siberia. “Maimanto” era infatti il nome dato alle grandi zanne di animali ritrovate in Siberia nel XVII secolo.
10.000 anni
130 x 40 cm