ASTA 88 - ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA. Con una sezione dedicata all’arte a Roma tra le due guerre.
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Lot 170 ORFEO TAMBURI
Jesi, 1910 - Parigi, 1994
Bosco, 1945
Acquerello su carta, 26 x 21 cm
Firma e data in basso a destra: O. Tamburi, 45
Discrete condizioni, piccolo strappo in alto a sinistra e restauro al centro
Cornice, vetro e passepartout -
Lot 171 PERICLE FAZZINI
Grottammare, 1913 - Roma, 1987
Donna accovacciata, 1959
Pennarello su carta, 46 x 33 cm
Firma, luogo e data in basso a destra: Pericle Fazzini, Roma, 1959
BIOGRAFIA: Nasce a Grottammare,in provincia di Ascoli Piceno,il 4 maggio 1913 da Vittorio e Maria .Giovanissimo, inizia a lavorare nella falegnameria di famiglia, accanto ai numerosi fratelli, apprendendo a intagliare il legno e dedicandosi alla scultura nei momenti liberi. Intorno al 1929 il poeta Mario Rivosecchi, compaesano di Pericle eamico di famiglia,convince il padre a assecondarne il precoce talento, inviandolo a studiare a Roma.
Fazzini si trasferisce a Roma nel 1930, iniziando a frequentare i corsi della scuola libera del nudo e a osservare la scultura barocca.Tra i suoi primi amici troviamo il pittore Alberto Ziveri, con il quale divide i primi studi e alcune esperienze iniziali (da notare la partecipazione alla IV Triennale di Monza,1930, dove i due collaborarono con l'architetto razionalista Luigi Moretti alla realizzazione della Casa del poeta). Nel 1931 Fazzini vince il concorso per un monumento al Cardinale Dusmet (mai realizzato, il bozzetto è a Catania, Palazzo degli Archivi). I suoi interessi si estendono alla scultura moderna: negli appunti si trovano tracce di una giovanile ammirazione per Rodin, Bourdelle e Maillol. Nel 1932 con il bassorilievo Uscita dall'arca vince il concorso per il Pensionato artistico nazionale,che garantiva per due anni un discreto mensile e l'uso di uno studio sul Campidoglio. E' l'inizio di un periodo di lavoro molto intenso i cui primi frutti appaiono nel gennaio 1933 in una mostra presso la galleria di Dario Sabatello, tenuta insieme ad Alberto Ziveri e a Giuseppe Grassi. L'esposizione ha un notevole successo di critica: viene paragonata per il suo impatto sull'ambiente romano a quella di Mafai e Scipione tenutasi tre anni prima alla Galleria di Roma ed ottiene recensioni favorevoli da parte di Piero Scarpa, Corrado Cagli, Alberto Neppi, Dario Sabatello. In febbraio Fazzini espone nuovamente al Circolo delle Arti, ottenendo nuovi riscontri di critica da parte di Cipriano Efisio Oppo e Giuseppe Pensabene. Si ampliano le sue amicizie nell'ambiente romano: per il tramite di Giuseppe Ungaretti conosce Marguerite Caetani, principessa di Bassiano e animatrice della rivista "Commerce", che nel 1934 lo invita a partecipare ad una collettiva a Parigi (insieme a E.Vuillard, P-Bonnard, D. deSegonzac, A.Masson, C.Cagli).Una delle tre sculture in legno inviate (il Ritratto di Anita) viene acquistata dal Musée Jeu de Paume. Questo periodo di successi culmina nel 1935 con la partecipazione alla II Quadriennale d'Arte Nazionale: i due altorilievi Danza e Tempesta suscitano una notevole emozione e ottengono un premio di 10.000 lire. Nonostante il talento dell'artista si esprima in queste opere con la massima libertà di mezzi,la loro energia convince anche critici di orientamento tradizionalista come Margherita Sarfatti e Emilio Cecchi: "Fazzini- scrive quest'ultimo - debutta come il diciassettenne Michelangelo della zuffa dei centauri, ma sopra superfici dieci volte tanto"(in "Circoli", Roma, 1935,III). Dopo la partecipazione alla mostra Art Italien des XIX et XX siècles (Parigi, Jeu de Paume) e ai Littoriali dell'arte Fazzini riceve l'invito a partecipare alla Biennale di Venezia, ma inaspettatamente il Pensionato Artistico decide di non rinnovargli la borsa di studio, mettendolo così di fronte a serie difficoltà economiche.
1935- 1943 "Momenti di solitudine"
Gli anni tra il 1935 il 1938 sono piuttosto difficili. Con il denaro del premio vinto alla quadriennale lo scultore prende in affitto lo studio di via Margutta dove lavora per il resto della sua vita. Si isola dall'ambiente artistico romano, realizzando in solitudine alcuni dei suoi massimi capolavori, come il Ritratto di Ungaretti e la Danzatrice e partecipando alle esposizioni pubbliche con opere di minore impegno, talora legate al temi della propaganda al regime. Nel 1938 pone tuttavia fine al suo isolamento partecipando alla Biennale di Venezia con un gruppo di sculture che lo afferma ai massimi livelli della ricerca europea: oltre al Ritratto di Ungaretti ne fanno parte i cosidetti Momenti di solitudine, due figure in legno rappresentanti un Giovane che ascolta e un Giovane che declama, realizzati con una insolita politezza formale. Esse costituiscono il punto di arrivo di una ricerca tenacemente perseguita per tutto il corso degli anni Trenta sulla falsariga della scultura greca: dall'arcaismo delle prime espressioni (si veda il Ritratto di Anita n.2, dipinto in legno come gli antichi xoana) fino alla compiutezza classica di Fidia e oltre, all'eleganza proporzionale di Lisippo e alla libertà compositiva e dinamica dell'ellenismo. Un confronto compiuto da Fazzini senza il minimo senso di inferiorità e senza scendere mai nella citazione, ma viceversa con un massimo di originalità . Nel 1939 ,in occasione della II Quadriennale, questo confronto si estende ad altri modelli: il Passaggio del Mareb, bassorilievo raffigurante un momento della guerra di Etiopia non può non ricordare le superfici tormentate e il senso di dramma storico delle colonne onorarie romane, in un momento in cui gli artisti erano chiamati a confrontarsi con una situazione politica sempre più aspra . E' il momento di "Corrente", la rivista fondata a Milano per raccogliere le energie e i dissensi della giovane arte italiana. Fazzini,con altri artisti romani partecipa alla seconda mostra proposta dal movimento, nel dicembre 1939 alla Galleria Grande di Milano. Nel gennaio 1 940, sempre sulla via di un ancora incerto e nascente "realismo" prende parte con R. Guttuso, V. Guzzi, L. Montanarini , O. Tamburi, A.Ziveriad una importante collettiva alla Galleria di Roma. Nel giugno 1940 sposa Anita Buy, la scrittrice a cui era da tempo legato, poco dopo parte per il servizio militare, raggiungendo dapprima Padova , poi Zara.
Nel 1941-42 durante il soggiorno nella cittadina dalmata ha modo di continuare a lavorare: molti disegni vengono inviati alle riviste "Primato", "Documento", "Domus", lo scrittore Curzio Malaparte gli acquista il rilievo Danza per collocarlo nella celebre villa di Capri, ma soprattutto, Fazzini da' il via a una produzione che si rivelerà molto fruttuosa negli anni a venire,quella dei "bronzetti", realizzati con l'antica tecnica della "cera perduta". L'ultimo periodo del servizio militare lo trascorre a Viterbo, aggregato al corpo dei paracadutisti. Congedato 1'8 settembre del 1943 fa ritorno a Roma., dedicandosi ad una importante scultura appena iniziata allo scoppio della guerra: il Ragazzo con i gabbiani. Realizzata in legno con tracce di colore, essa raffigura un giovane intento a raccogliere conchiglie sulla riva del mare,con alcuni gabbiani che gli volano intorno, un tema difficilissimo da rendere in scultura, in cui la figura umana appare come il mezzo per evocare la luce dell'estate, l'aria e il volo, il rumore del mare. Pensando a sculture come questa Ungaretti definì Fazzini "lo scultore del vento", per la sua capacità di suggerire e rappresentare gli aspetti più eterei e lirici della natura.
Il dopoguerra
"Nel dopoguerra - ricorda Fazzini - iniziò per me un nuovo periodo creativo. Ripresi il discorso interrotto con la Figura che cammina, in cui avevo tentato di realizzare una scultura assoluta, sublimazione della figura umana al di là della suasessualità. Terminai le sculture interrotte durante la guerra e poi mi dedicai alla creazione di nuove forme: il punto di arrivo delle mie ricerche sono la Sibilla e il Profeta, due simboli dell'uomo nel suo rapporto mistico e ascetico con l'universo, due figure che nel loro spazio riassumono l'ansia e la promessa di un nuovo "regno dello spirito" (cfr. Fazzini, catal., Roma I984, p.82). Prima ancora delle due sculture ricordate dall'artista, vide la luce il fucilato, una delle più intense espressioni figurative del dramma bellico appena concluso e una delle prime creazioni fazziniane in cui emerge un sentimento religioso del dolore e della sofferenza umana, un tema sul quale l'artista tornerà con frequenza dando sfogo ad un lato pessimista, amaro e lucido del suo carattere . Nel 1946 Fazzini espone alla Galleria del Secolo di Roma accanto a A. Corpora, R. Guttuso, S.Monachesi, G.Turcato, con opere realizzate dieci anni prima: è il segno di un volontario ricongiungimento a quelle esperienze nel segno della sintesi formale con cui aveva iniziato il suo cammino. Allo stesso modo va intesa la vittoria al Premio Torino del 1947 con una scultura del 1939, Anita in piedi, e infine la partecipazione alla prima "mostra del fronte nuovo delle arti" (giugno I947, Milano, Galleria della Spiga) accanto a quegli artisti (Leoncillo, N. Franchina, A. Corpora , E. Vedova, R. Guttuso ecc.) che allora proponevano una ricerca linguistica basata sulla sintassi cubista (o neocubista) come tentativo di riallacciare i fili con la cultura europea.
Fazzini,ben preparato a queste ricerche fin dalla sua giovanile adesione al clima del razionalismo architettonico e da una innata propensione alla sintesi della forma, ne trasse utili insegnamenti giungendo con la Sibilla (vincitrice nel I949 del Premio Saint Vincent) e con il Profeta a esiti di alta qualità. Nel 1950-51 riprende il rapporto con l'architettura realizzando grandi figure di angeli per la cappella di Santa Francesca Cabrini (Roma , S.Eugenio), nell'aprile del 1951 la Fondazione Premi Roma ospita una vasta antologica, introdotta in catalogo dagli scritti degli amici R.Lucchese e G.Ungaretti. Lo stesso anno l'Accademia di San Luca gli conferisce il Premio Einaudi.
Successi internazionali
Nel 1952 tiene una personale alla Alexander Jolas Gallery di New York,inaugurando un periodo di attività in campo internazionale. Lo stesso anno l'editore De Luca pubblica la prima monografia, a cura di R.Lucchese.
Nel 1954 partecipa alla Biennale di Venezia con una personale che gli vale il primo premio per la scultura. L'anno dopo ottiene la cattedra di scultura all'Accademia di Firenze: vi insegnerà per quattro anni, pur continuando a risiedere a Roma. Successivamente insegnerà nell'Accademia di Belle Arti di Roma (1958-1980). Del 1956-57 è uno dei progetti più arditi: quello per un monumento alle vittime di Auschwitz (non realizzato): "Doveva essere una grande superficie orizzontale di sessanta metri di lato, come una piazza concava, scavata da sentieri che passavano in mezzo alle figure dei morti .E la gente camminando verso il centro si trovava a poco a poco sempre più in basso, fino ad avere le teste scolpite all'altezza degli occhi " ( cfr.Fazzini,cit.,p.88). Negli anni seguenti si fa sempre più importante l'impegno in opere a carattere monumentale: nel 1959-60 esegue il portale in bronzo della chiesa di S.Giovanni Battista sull'Autostrada del Sole (presso la stazione di Firenze nord) con scene raffiguranti Il Passaggio del Mar Rosso e L'arrivo dei Re magi. Tra il 1961 e il 1965 si dedica alla Fontana per il Palazzo dell'ENI a Roma EUR, immaginando di "proiettare all'esterno il sottosuolo, isolandone un frammento in maniera tale che si abbia la sensazione delle profonde stratificazioni della terra sino alle viscere da cui viene estratto il petrolio" (cfr.Fazzini,cit.,p.88). Del 1964-65 è il Monumento alla Resistenza in Ancona e dello stesso periodo il bozzetto per un mai realizzato Monumento a Kennedy: doveva essere una grande stele (30 metri di altezza) con tagli e fenditure nel senso della lunghezza che scoprivano, in controluce,il profilo di Kennedy (una prova in dimensione ridotte,successivamente intitolata Metamorfosi e fusa in bronzo,venne donata anni più tardi alla sua città natale). Nel 1965-66 conclude il suo lavoro per il Palazzo della Federconsorzi a Roma: nel 1955 aveva compiuto sulla facciata un lungo fregio (52 metri per l,l5 di altezza) dal titolo I campi, nel 1965-66 realizza all'interno del palazzo un altorilievo in legno dal titolo Il solco, un campo arato tra due file di olivi contorti in cui, rievocando il paesaggio marchigiano, Fazzini ritrovò la straordinaria energia dei suoi rilievi giovanili. Mentre in Italia si moltiplicano le commissioni per imprese pubbliche, crebbe l'interesse all'estero: nel 1961 tiene una personale a Darmstadt, nel 1962 alla Kunsthalle di Dusseldorf. Nel 1963 in Giappone appare una nuova monografia, contribuendo alla crescente notorietà dell'artista in questo paese, particolarmente interessato alla scultura italiana (vi esporrà in mostre personali e collettive nel 1970,'71,'72,'73). Da un punto di vista stilistico gli anni Sessanta sono ricchi di esperimenti: proseguendo la sua ricerca di astrazione dalle forme naturali Fazzini realizza per la Quadriennale del 1965 la Conchiglia, una grande scultura mobile in bronzo.Per il porto di San Benedetto del Tronto progetta il Monumento al marinaio (non realizzato), una grande forma bianca ispirata ai movimenti del mare, al vento e al volo dei gabbiani, che doveva innalzarsi per 26 metri di altezza e muoversi alle correnti d'aria.
La Resurrezione
Nel 1970 inizia l'avventura della Resurrezione, la grande scultura per la Sala delle Udienze in Vaticano, che per la sua portata storica può essere considerata come il punto di approdo di tutta la sua ricerca. E' facile trovarvi riassunti i grandi amori di Fazzini, il "senso fisico di pelle sulle costole" che nel 1930 lo aveva avvicinato al barocco e a Rodin, il sentimento mistico della natura, che lo spinge a reinventare le forme di alberi e nuvole aperti a ventaglio intorno al Cristo.Infine il "mestiere" che gli permette anche in questo caso di adattare soluzioni tecniche nuove e avanzate (il punto di partenza della fusione era un prototipo a grandezza naturale realizzato in una sorta di polistirolo con l'aiuto di chiavi elettriche incandescenti). La genesi della scultura è piuttosto lunga: i primi contatti con il Vaticano si ebbero nel 1965, ma la decisione finale arriva solo nel 1972, grazie all'intervento personale di Paolo VI . I1 lavoro e la successiva fusione richiesero quasi sette anni, fino all'inaugurazione che avviene il 28 settembre 1977. L'episodio evangelico è ripensato da Fazzini come una grande esplosione che sconvolge l'orto di Getsemani. Cristo emerge da una composizione di elementi naturali, in basso roccia, radici, rami contorti di ulivo, più in alto nuvole e infine un'ampia corona di saette. Durante le ultime fasi di lavorazione (nell'agosto del 1975) l'artista, provato dalla grande fatica, viene colpito da trombosi. La ripresa avviene lentamente e i suoi ultimi anni trascorrono in relativa tranquillità, tra lo studio di via Margutta e la casa costruita a Grottammare presso un bosco di querce secolari. Fazzini si dedica soprattutto ai bronzetti, all'incisione e anche a raccogliere i molti scritti e appunti.
Due grandi antologiche ripropongono al pubblico la sua lunga carriera: la prima ad Avezzano nel I983, la seconda, nel dicembre 1984 alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, ancora una volta accanto ad Alberto Ziveri. Tra le fonti di ispirazione principali negli ultimi anni ritroviamo gli spazi aperti dell'Adriatico, suggeriti ora in una serie di pastelli che aggiungono alla ricerca formale la suggestione del colore, in una estrema sintesi figurativa .
Muore a Roma il 4 dicembre 1987. In uno dei suoi ultimi appunti si legge: "La morte e la vita sono la medesima cosa, fanno parte dell'infinito mistero in cui gli uomini e i piccoli invisibili insetti hanno lo stesso peso, in un sempre più misterioso universo che non si logora mai".
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE: G.Ungaretti, R. Lucchese,Pericle Fazzini (catalogo della mostra all' Ente Premi Roma) Roma 1951; R.Lucchese, Pericle Fazzini, Roma 1952 (con bibliografia precedente, antologia della critica e Appunti dell'artista); D.Durbè, M.Fagiolo dell'Arco,V.Rivosecchi, Fazzini (catalogo della mostra alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna), Roma 1984 (con bibliografia precedente); Catalogo Fazzini, a cura di G. De Feo, J. Teshigawara, V. Rivosecchi, Tokio 1990; Catalogo Fazzini, a cura di A . Masi, Napoli 1992; Catalogo Fazzini e Grottammare, a cura di V. Rivosecchi, Grottammare 1996.
Buone condizioni, leggere gore di umidità
Cornice, vetro, con passepartout -
Lot 172 PERICLE FAZZINI
Grottammare, 1913 - Roma, 1987
Studio di figura, 1945
Pennarello su carta, 57 x 40 cm
Firma, luogo e data in basso a destra: Pericle Fazzini, Roma, 1945
Buone condizioni, leggere gore di umidità
Cornice, vetro, con passepartout -
Lot 173 PERICLE FAZZINI
Grottammare, 1913 - Roma, 1987
Ragazzo al sole
Scultura in bronzo dorato su base lignea, 15 x 20 x 12 cm (18,5 x 20 x 12 cm con la base)
Firma e luogo incise sulla scultura: Fazzini, Roma
Autentica su foto dell’Artista
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “Pericle Fazzini”, a cura di F. Bellonzi, Edizioni La Gradiva, 1987
Buone condizioni -
Lot 174 RENATO MARINO MAZZACURATI
Galliera, 1907 - Parma, 1969
Strage degli Innocenti, 1943
Altorilievo in gesso su base lignea, 100 x 130 x 33 cm
Firma e data in basso a sinistra: Mazzacurati 943
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “Mazzacurati la felicità della compiutezza espressiva”, a cura di S. Bonfili e A. Agati, Palombi Editori, 2009, p. 91 n° 36.
BIOGRAFIA: Sin da giovanissimo impara il mestiere frequentando gli studi dello scultore Scanapia e del pittore Beccaluva, e consolida la sua formazione lavorando presso un parente scalpellino nel Veneto; la probità artigianale derivata da questa prima fase è ricordata da Mazzacurati con la massima considerazione. L'esordio avviene nel 1925 alla Mostra d'arte triveneta Nel 1926 a Roma , frequenta la scuola libera del nudo all'Accademia ; conosce Scipione, Mafai e la Raphaël, formando con loro quel sodalizio che Longhi chiama la "Scuola di Via Cavour". Alcuni paesaggi e nature morte di quegli anni richiamano il mondo morandiano . Alla fine degli anni Venti è assistente di Arturo Martini nello studio di Villa Strohl-fern; intorno al '30, a causa di necessità contingenti, lavora come scultore funerario, mettendo a frutto il suo collaudato virtuosismo. I primi anni Trenta sono densi di attività: fonda con Scipione la rivista "Fronte", illustra i Canti orfici di Campana, e soggiorna a Parigi per alcuni mesi, guardando alle varie tendenze della scultura. Questi influssi conferiscono alle sue composizioni un dinamismo inquieto e drammatico, in cui la purezza stessa del segno rifiuta di comporsi classicamente. Emblematica, a questo riguardo, è la serie dei piccoli nudi in bronzo dei primi anni Trenta. Tra il 1934 e il '35 si ritira a Gualtieri, in Emilia, per approfondire il linguaggio della scultura che da allora diviene per lui pressoché esclusivo. Durante questo soggiorno è tra i primi ad aiutare materialmente, incoraggiandolo nella pittura, Antonio Ligabue, il più noto naif italiano. Nel 1936 si trasferisce definitivamente vicino a Civitavecchia dove fa la spola con Roma, e nel 1942 espone alla Galleria di Roma con Gentilini, Stradone, Natili e Monti. Negli anni della guerra il suo stile, già improntato a un vigoroso realismo, assume sempre di più i toni di un violento espressionismo, spinto fino a una carica grottesca e caricaturale che ricorda Daumier, come nelle serie della Strage degli innocenti degli Imperatori e delle Gerarchie.
BIBLIOGRAFIA: G.C. Argan, Marino.Mazzacurati in "Atti dell'Accademia Nazionale di S. Luca", Roma 1965-66;
M. Maccari, Mazzacurati cat. mostra, Accademia Nazionale di S. Luca, Roma 1966;
V. Martinelli, Scipione e Mazzacurati pittore, in Studi in onore di V. Viale, Torino 1 967;
M.M., cat . mostra, Municipio, Reggio Emilia 1983, con scritti di R. De Grada, G.C. Argan, R. Guttuso, M. Maccari, C. Marzi, G. Persichetti;
M. De Luca, , V. Mazzarella, R. Ruscio, Il Museo Marino Mazzacurati. Opere dalla donazione Carla Marzi, Reggio Emilia 1995;
è in preparazione un volume a cura di R. Ruscio sull'Archivio Mazzacurati del Museo di Reggio Emilia.
Ottime condizioni -
Lot 175 RICCARDO FRANCALANCIA
Assisi, 1886 - Roma, 1965
Santa Chiara ad Assisi, 1932
Olio su tavola, 40,5 x 44 cm
Firma, titolo e data in basso a destra: R. Francalancia, Santa Chiara, Assisi, 1932
BIOGRAFIA: Nasce ad Assisi il 9 novembre 1886 da Emma Tini, di famiglia gentilizia, e da Gustavo, ricco proprietario terriero. In giovinezza compie studi classici e si laurea in Scienze politiche e coloniali presso l'Università di Roma.
Dopo il 1913 vive a Roma, si impiega presso il Credito italiano e inizia a prendere contatto con l'ambiente artistico e culturale della capitale, frequentando la Casa d'Arte Bragaglia e la "terza saletta" del Caffè Aragno. La passione per la pittura si manifesta intorno al 1919. Sono di questa data i primi timidi paesaggi e molti disegni, spesso legati a una vena fantastica e surreale, vicina a quella dell'amica Edita Zur-Muehlen Broglio, pittrice e animatrice di "Valori Plastici" .
Nel 1921 Mario Broglio gli offre la possibilità di esporre nella mostra Das junge Italien che tra la primavera e l'inverno di quell'anno è ospitata in varie città tedesche. Dalle carte dell' "Archivio di Valori Plastici" risulta che alcuni quadri di Francalancia entrano a far parte della "quadreria" che Broglio mette in piedi a fini commerciali insieme a Mario Girardon, finanziatore della rivista.. Nel 1922 è nuovamente Mario Broglio ad appoggiare l'amico presentando un suo gruppo di opere esposto alla "Fiorentina Primaverile" insieme alle altre del gruppo di "Valori Plastici". In questo periodo Francalancia abbandona l'impiego in banca per dedicarsi interamente alla pittura. Nel corso degli anni Venti espone alla Biennale romana ( 1925) e a varie mostre del "Novecento Italiano". La prima personale è del 1928, alle "Stanze del libro" in Piazza Rondanini. Trentatré le opere esposte, dai paesaggi dell'Umbria e del Lazio, alle nature morte, agli interni. Propiziatore della mostra è il collezionista Angelo Signorelli, autore anche di una presentazione in catalogo. Nel giro di pochi giorni quasi tutti i dipinti vengono venduti, tra gli acquirenti troviamo Alfredo Casella che si aggiudica due paesaggi e l'interno malinconico. Notevole anche l'attenzione della critica. Francalancia ha ormai un posto riconosciuto nel panorama artistico romano, quando nel 1929 espone alla prima mostra Sindacale viene accolto da Roberto Longhi con il nomignolo "la clarissa del Banco di Roma", per ricordare i suoi trascorsi lavorativi e la sua tendenza a una pittura contemplativa, eppure alcuni dei suoi dipinti (ad esempio il Ritratto di Sergiacomi) rivelano strane assonanze anche con il versante più espressionista della "Scuola romana", tanto che alla Seconda sindacale (1930) li troviamo nella stessa sala di quelli di Mafai e Scipione. La partecipazione alla Quadriennale(1931), alla Biennale di Venezia del 1932, la vittoria nello stesso anno del premio per l'Arte Sacra a Padova, segnano un momento di buoni successi. Il suo nome è ormai regolarmente affiancato a quelli di Trombadori e Donghi all'interno delle ricerche del "realismo magico", anche se ormai la fortuna di questo tipo di pittura comincia declinare. Anche un critico fine come Alberto Francini , recensendo la Biennale del '32, preferisce usare la definizione denigratoria di "metafisica addomesticata" .Tra il 1933 e il '34 Francalancia soffre di una malattia nervosa che lo costringe a durissime cure cliniche e a lunghe soste nel lavoro. Nel 1935 lo troviamo con tre dipinti alla II Quadriennale romana. Riprende a dipingere intensamente, lavorando sui temi consueti: i paesaggi umbri e laziali, la natura morta, la veduta romana. Negli anni successivi le mostre più importanti si tengono a Roma alla galleria delle Terme (1942) alla "Palma" (1951) alla "Tartaruga" (1956), alla "Nuova Pesa" (1964). Nel dopoguerra continua ad essere apprezzato soprattutto come paesaggista, ottenendo in questo campo alcuni riconoscimenti (Villa S.Giovanni 1957, Acitrezza 1961) Nel catalogo di una personale alla galleria "Il Camino" pubblica per la prima volta uno scritto sulla propria pittura, scelto tra le centinaia di fogli che da anni riempie di appunti, aforismi, pensieri: "L'opera d'arte non deve far rimanere perplesso e sorpreso lo spirito di chi osserva, come di fronte a qualche cosa di eccezionale e di incomprensibile, ma deve destare un sereno sentimento di commozione tanto profondo e invadente quanto più è espressa la commozione che l'artista prova davanti alla natura./.../". Muore a Roma il 20 maggio 1965.
BIBLIOGRAFIA: V.Guzzi, Riccardo Francalacia, Ed.Bora-Esse Arte, Bologna-Roma 1978;
Catalogo della mostra Francalancia, a cura di V. Rivosecchi, Roma Accademia Nazionale di San Luca 18 dicembre 1986-17 gennaio 1987, Ed.De Luca, Roma 1986.
Ottime condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 176 RICCARDO FRANCALANCIA
Assisi, 1886 - Roma, 1965
Natura morta con uva, 1938
Olio su tavola, 33,5 x 44 cm
Firma e data in basso a destra: R. Francalancia, 938
Autentica su foto dell’Archivio della Scuola Romana, Roma, 2010
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “I Maestri della Scuola Romana”, a cura di A. Statuti, Firenze, 2014, p. 73.
Buone condizioni, piccola scheggiatura sul legno in basso
Cornice, senza vetro -
Lot 177 RICCARDO FRANCALANCIA
Assisi, 1886 - Roma, 1965
Vaso con papavero, 1953
Olio su tela, 45 x 35 cm
Firma e data in basso a destra: R. Francalancia 953
Buone condizioni, leggerissime cadute di colore
Cornice, vetro e passepartout -
Lot 178 RICCARDO FRANCALANCIA
Assisi, 1886 - Roma, 1965
Poli nel Lazio
Olio su tela, 50 x 70 cm
Firma e data in basso a destra: Francalancia, 1925
Etichetta al retro del Premio Marzotto, Vittoriano, Roma
Buone condizioni, leggere cadute di colore
Senza cornice, senza vetro -
Lot 179 ROBERTO MELLI
Ferrara, 1885 - Roma, 1958
Natura morta con pere, 1940
Olio su tela, 34 x 25 cm
Firma e data in basso a destra: Melli 40
BIOGRAFIA: Nasce in una famiglia di commercianti. Inizia a dipingere e a scolpire molto giovane presso il pittore Nicola Laurenti e lo scultore Arrigo Minerbi a Ferrara. Nel 1902 si trasferisce con la madre a Genova dove inizia a lavorare come apprendista presso un intagliatore in legno e realizza le prime xilografie. Negli anni seguenti entra in contatto con il vivace ambiente culturale genovese, partecipando con scritti e illustrazioni all'attività del periodico "Ebe".
Nel 1910 si trasferisce a Roma, dove è inizialmente appoggiato dallo scultore Giovanni Prini. Nel 1913 partecipa alla prima mostra della "Secessione romana", segue con attenzione le manifestazioni futuriste. Nel 1915 insieme a V.Costantini, G.Fioresi, C.E. Oppo e G.Pizzirani costituisce il "Gruppo Moderno Italiano". Già a questa data appare chiara una costante del suo lavoro: la volontà di sostenere l'attività artistica attraverso pubblicazioni, manifestazioni, conferenze. Così nel 1918 lo troviamo accanto a Mario Broglio nell'organizzazione della rivista "Valori Plastici", sulla quale pubblica vari scritti( Prima rinnegazione della scultura). Dopo la partecipazione (come pittore e scultore) alle mostre di "Valori Plastici" in Germania e a Firenze (1921 e 1922) inizia per Melli un periodo di crisi spirituale ed economica. Nel corso degli anni Venti l’artista segue varie strade, occupandosi anche di cinematografia e cartellonistica. Solo all'inizio degli anni Trenta riprende a interessarsi di arti figurative, dapprima in veste di critico e poi anche come pittore: ricomincia a esporre nel 1932 alla terza mostra Sindacale, unicamente in veste di pittore. La sua figurazione attentamente costruita per zone di colore piano e senza chiaroscuro, memore del periodo di "Valori Plastici", della metafisica e della lezione morandiana, è in questo periodo una delle matrici del cosiddetto tonalismo. Melli stringe amicizia con i giovani esponenti di questo indirizzo e, con Giuseppe Capogrossi e Emanuele Cavalli, firma il Manifesto del Primordialismo Plastico. La sua attività di critico continua negli anni Trenta in una rubrica dal titolo "Visite ad Artisti" per la rivista "Quadrivio". Del 1936 è l'unica mostra personale di questi anni, alla "Galleria della Cometa" (con una presentazione di Libero de Libero ), la sua attività espositiva viene infatti interrotta bruscamente nel 1938, quando le leggi razziali gli tolgono il diritto di partecipare a pubbliche esposizioni e lo conducono a una nuova profonda crisi. Il lavoro riprende dopo la guerra. Dal 1945 insegna pittura all'Accademia di Belle Arti di Roma, ritorna a esporre in alcune collettive e nel 1947 alla "Galleria del Secolo", presentato da Renato Guttuso. Nel 1950 tiene una vasta antologica presso la galleria "La Strozzina" di Firenze (la mostra, presentata da C.L.Ragghianti è poi riproposta alla Galleria Gian Ferrari di Milano). La Biennale di Venezia del 1950 gli dedica una personale. Negli ultimi anni continua la sua attività parallela di artista e critico. Nel 1957 esce presso de Luca il suo volume di poesie Lunga favolosa notte. Nell’anno della morte la Galleria Nazionale d’Arte Moderna gli dedica una retrospettiva, curata da N. Ponente e P. Bucarelli.
BIBLIOGRAFIA: Roberto Melli, Catalogo della mostra a cura di G.Appella e M.Calvesi, Macerata1992 (con bibliografia precedente).
Ottime condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 180 ROBERTO MELLI
Ferrara, 1885 - Roma, 1958
Testaccio, 1945
Olio su tela, 45 x 60 cm
Firma e data in basso a sinistra: Melli 45
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “I Maestri della Scuola Romana”, a cura di A. Statuti, Firenze, 2014, p. 61;
“Melli”, a cura di G. Appella e M. Calvesi, Palazzo Ricci, 13 giugno, - 15 ottobre, Leonardo-De Luca Editori, Macerata, 1992, tav. 113.
Buone condizioni, piccola giuntura della tela al retro
Cornice, senza vetro -
Lot 181 ROBERTO MELLI
Ferrara, 1885 - Roma, 1958
Natura morta con vaso e scimitarra, 1943
Olio su tavola, 50 x 63,5 cm
Firma e data in basso a sinistra: Melli 43
Firma e luogo al retro: Roberto Melli, Roma
Etichetta al retro della Mostra “Alberto Melli”, Palazzo Ricci, Macerata, 1992
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “Melli”, a cura di G. Appella e M. Calvesi, Leonardo-De Luca Editore, Roma, 1992, n° 109
Buone condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 182 ROBERTO MELLI
Ferrara, 1885 - Roma, 1958
Veduta del Tevere, 1950
Acquerello su carta, 28,5 x 26 cm
Firma in basso a sinistra: Melli 50
Etichetta al retro della Mostra “Alberto Melli”, Palazzo Ricci, Macerata, 1992
Discrete condizioni, leggerissime macchie di umidità e leggere piegature della carta
Cornice, vetro e passepartout -
Lot 183 ROLANDO MONTI
Cortona, 1906 - Roma, 1991
Mascherina, 1942
Olio su tavola, 40 x 25,5 cm
Firma e data in basso a destra: R. Monti, 42
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “I Maestri della Scuola Romana”, a cura di A. Statuti, Firenze, 2014, p. 71;
“Rolando Monti, dal tonalismo all’astrazione lirica”, a cura di M. Margozzi, Museo Boncompagni Ludovisi, Roma, 2009-2010, p. 51, fig. 140;
“Rolando Monti. Arte in Italia 1935-1955”, a cura di P. C. Santini, Edifirenze, 1992, p. 282, fig. 423;
“Rolando Monti. Olii-tempere-disegni 1930-1957”, a cura di M. Fagiolo dell’Arco, Galleria Incontro d’Arte, Roma, 1989, fig. 129;
“Rolando Monti”, a cura di G. Sangiorgi e G. Petroni, Catalogo della mostra, Palazzo Barberini, Ente Premi Roma, 1982, p. 45, n° 20.
Buone condizioni, leggere cadute di colore
Cornice, senza vetro -
Lot 184 SILVIO CANEVARI
Viterbo, 1893 - Roma, 1932
Il Rematore, 1929
Scultura in gesso patinato, h. 82 cm
Firma sulla base: S. Canevari
Gesso preparatorio de Il rematore, scultura donata dalla provincia di Genova e tradotta in marmo dalla ditta Morosini di Massa Carrara. La statua giunge nel cantiere dello Stadio dei Marmi il 13 dicembre 1930 e il 10 gennaio 1931 viene sistemata accanto al Pugilatore, in una delle due nicchie della facciata posteriore dell'Accademia di Educazione Fisica.
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: Mostra retrospettiva dello Scultore Silvio Canevari, scritto in catalogo della “III Mostra del Sindacato regionale Fascista delle Belle Arti di Roma e del Lazio”, Pinci editore, Roma, 1932, pp. 16 - 17;
“Seconda mostra Nazionale d'Arte ispirata allo sport”, catalogo della mostra, Roma, Mercati Traianei 1940;
Opera riprodotta in “Le tre Venezie”, rivista mensile, n° 11 - 12 novembre - dicembre 1940;
H. Schmidt, “Silvio Canevari”, in Il corpo in corpo, catalogo della mostra a cura di Bruno Mantura, Spoleto de Luca edizioni d'arte 1990;
G. Di Genova, Storia dell'arte italiana del 900. Generazione maestri storici, Tomo Terzo, edizioni Bora, p. 16;
“Enrico del Debbio architetto”, catalogo della mostra, Roma Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma, 2006;
“Silvio Canevari e il monumento ai caduti di Civita Catellana”, Istituto d'Arte Midossi, Civita Castellana, 2006;
G. Rigamonti, Le statue dello Stadio dei Marmi, Università degli studi della Tuscia, 2006;
M. Margozzi, “Lo sport nell'arte degli anni Trenta”, scritto in catalogo della mostra “Novecento, arte e vita tra le due guerre”, Silvana editoriale, 2013;
Opera riprodotta in “Marie Claire Maison”, edizione italiana, Milano, maggio 2016.
Buone condizioni -
Lot 185 SILVIO CANEVARI
Viterbo, 1893 - Roma, 1932
Il Pugilatore, 1930
Scultura in gesso patinato, h. 82 cm
Firma sulla base: S. Canevari
Bellissimo bozzetto in gesso raffigurante il Pugilatore vittorioso realizzato da Silvio anevari per il Foro Mussolini. La scultura, tradotta in marmo dalla ditta Morosini di Massa Carrara, viene sistemata il 9 aprile 1931 in una delle due nicchie della facciata posteriore dell'Accademia di Educazione Fisica, nel
grandioso complesso compiuto a Roma fra il 1927 ed il 1933 da Enrico Del Debbio.
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: Mostra retrospettiva dello Scultore Silvio Canevari, scritto in catalogo della “III Mostra del Sindacato regionale Fascista delle Belle Arti di Roma e del Lazio”, Pinci editore, Roma, 1932, pp. 16 - 17;
“Seconda mostra Nazionale d'Arte ispirata allo sport”, catalogo della mostra, Roma, Mercati Traianei 1940;
Opera riprodotta in “Le tre Venezie”, rivista mensile, n° 11 - 12 novembre - dicembre 1940;
H. Schmidt, “Silvio Canevari”, in Il corpo in corpo, catalogo della mostra a cura di Bruno Mantura, Spoleto de Luca edizioni d'arte 1990;
G. Di Genova, Storia dell'arte italiana del 900. Generazione maestri storici, Tomo Terzo, edizioni Bora, p. 16;
“Enrico del Debbio architetto”, catalogo della mostra, Roma Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma, 2006;
“Silvio Canevari e il monumento ai caduti di Civita Catellana”, Istituto d'Arte Midossi, Civita Castellana, 2006;
G. Rigamonti, Le statue dello Stadio dei Marmi, Università degli studi della Tuscia, 2006;
M. Margozzi, “Lo sport nell'arte degli anni Trenta”, scritto in catalogo della mostra “Novecento, arte e vita tra le due guerre”, Silvana editoriale, 2013;
Opera riprodotta in “Marie Claire Maison”, edizione italiana, Milano, maggio 2016.
Buone condizioni -
Lot 186 VINCENZO (ENZO) ASSENZA
Pozzallo, 1915 - Roma, 1981
Mondine
Bassorilievo in maiolica smaltata, 120 x 52 x 5 cm
Discrete condizioni, fêlure lungo tutto il lato corto -
Lot 187 VIRGILIO GUZZI
Molfetta, 1902 - Roma, 1978
Ragazza con cesta in testa, Anni ‘30
Olio su tavola, 50 x 40 cm
Firma in basso a destra: Guzzi
PROVENIENZA: Collezione privata, Roma
BIOGRAFIA: Esponente della Scuola Romana fu presidente dell'Accademia di San Luca dal 1974 al 1976. Critico de Il Tempo, fu docente all'Accademia di belle arti di Roma. Ha fatto parte di numerose commissioni di pittura estemporanea.
Ottime condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 188 VIRGILIO GUZZI
Molfetta, 1902 - Roma, 1978
Tavolo tondo, 1974
Olio su tela, 70 x 50 cm
Firma in basso a sinistra: V. Guzzi
Timbro al retro della Galleria La Barcaccia, Roma
Buone condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 189 VIRGILIO GUZZI
Molfetta, 1902 - Roma, 1978
Ritratto di giovane ragazza, 1927
Olio su tela, 46 x 38 cm
Firma in basso a destra: V. Guzzi
Firma, luogo e data al retro: Virgilio Guzzi, Roma, 1927
Ottime condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 190 VIRGILIO GUZZI
Molfetta, 1902 - Roma, 1978
Vaso di fiori
Olio su tela, 55 x 45 cm
Buone condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 191 ANSELMO BUCCI
Fossombrone, 1887 - Monza, 1955
Monumento a Vittorio Emanuele, 1933
Matita e acquerello su carta, 53,3 x 85 cm
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “Anselmo Bucci. Roma Sentieri Sublimi”, a cura di D. Astrologo, F. Antonacci e D. Lapiccirella, 2 dicembre 2010 - 31 gennaio 2011, Roma, 2010, n° 1
Ottime condizioni
Cornice, vetro e passepartout -
Lot 192 ANSELMO BUCCI
Fossombrone, 1887 - Monza, 1955
Colonna Traiana, 1933
Carboncino, acquerello e tempera su carta, 30,5 x 24 cm
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “Anselmo Bucci. Roma Sentieri Sublimi”, a cura di D. Astrologo, F. Antonacci e D. Lapiccirella, 2 dicembre 2010 - 31 gennaio 2011, Roma, 2010, n° 3
Ottime condizioni
Senza cornice, senza vetro, con passepartout -
Lot 193 ANSELMO BUCCI
Fossombrone, 1887 - Monza, 1955
Veduta dal Foro Traiano, 1933
Carboncino, acquerello e tempera su carta, 31 x 48 cm
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “Anselmo Bucci. Roma Sentieri Sublimi”, a cura di D. Astrologo, F. Antonacci e D. Lapiccirella, 2 dicembre 2010 - 31 gennaio 2011, Roma, 2010, n° 5
Ottime condizioni
Senza cornice, senza vetro, con passepartout