ASTA 88 - ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA. Con una sezione dedicata all’arte a Roma tra le due guerre.
-
Lot 97 ARTURO DAZZI
Carrara, 1881 - Pisa, 1966
Pesci al sole
Olio su compensato, 70 x 94 cm
Firma in basso a destra: Arturo Dazzi
Dedica al retro: “Donato per le nozze di Lia, da Arturo e Ombrina Dazzi”
Discrete condizioni, mancanze al compensato e leggere macchie di umidità
Senza cornice, senza vetro -
Lot 98 ENRICO GALASSI
Ravenna, 1907 - Pisa, 1980
Il Marinaio, 1938
Olio su tavola, 71,5 x 78,5 cm
Etichetta e timbro al retro della Galleria dei Serpenti, Roma
Buone condizioni, piccola mancanza in basso a destra
Cornice, senza vetro -
Lot 99 ANGELO SAVELLI
Pizzo, 1911 - Brescia, 1995
Natura morta con statuina, 1938
Olio su tavola, 30,5 x 20,5 cm
Firma, luogo e data in basso a destra: Savelli, Pizzo, 38
Discrete condizioni, leggero craquelé
Senza cornice, senza vetro -
Lot 100 PIETRO GAUDENZI
Genova, 1880 - Anticoli Corrado, 1955
Maria Candida
Olio su tela, 63 x 38,5 cm
Firma in basso a destra: P. Gaudenzi
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “Le muse di Anticoli Corrado: ritratti e storie di modelle anticolane da De Carolis a Pirandello”, a cura di M. Carrera, Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado, 8 settembre 2017 - 7 gennaio 2018, Anticoli Corrado;
IX Mostra del Sindacato Interprovinciale Fascista Belle Arti del Lazio, 1940, Roma.
Discrete condizioni, qualche leggera gore di umidità
Cornice, senza vetro -
Lot 101 FILIPPO DE PISIS
Ferrara, 1896 - Brugherio, 1956
Vaso di fiori, 1932
Acquerello su carta applicata su tavoletta, 33,5 x 25,5 cm
Firma e data in basso a destra: De Pisis, settembre 1932
Buone condizioni
Cornice, vetro, passepartout -
Lot 102 REMIGIO ANNOVATI
Milano, 1914 - 1977
La Perla, 1934 circa
Olio su tela, 120 x 100 cm
Firma e data in basso a destra: Remigio Annovati 1934
Ottime condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 103 HEINZ AUERSWALD
Zschopau, 1891 - Gustrow, 1974
Coppia al tramonto, 1921
Olio su tela, 100 x 150 cm
Firma e data in basso a destra: Heinz Auerswald 10.9.21
Ottime condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 104 GIULIO ARISTIDE SARTORIO
Roma, 1860 - 1932
Studio per decorazione del fregio del Parlamento, 1908 circa
Olio su tela, 60 x 80 cm
Firma in basso a sinistra: G. A. Sartorio
“Si tratta di un bozzetto non finito nel disegno e nella colorazione che fissa rapidamente atteggiamenti e movimenti di figure” (Anna Maria Damigella).
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “Giulio Artistide Sartorio. Figura e decorazione”, a cura di B. Mantura e A. M. Damigella, Sala della Regina, Palazzo di Montecitorio, 2 febbraio - 11 marzo 1989, Roma, Franco Maria Ricci Editore, n° 36.
PROVENIENZA: Collezione Velletri
Ottime condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 105 AMLETO CATALDI
Napoli, 1882 - Roma, 1930
La portratrice d’acqua, 1916 circa
Scultura in bronzo, 66 x 23 x 18 cm
Firma sulla base: A. Cataldi
PROVENIENZA: Collezione Stefanelli Torossi
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “Il Liberty in Italia”, Chiostro del Bramante, Roma, 2001;
“Arte italiana dal Simbolismo alla Scuola Romana”, European Academy for the Arts, Londra, 1996-97, n° 28;
“Secessione Romana 1913-1916”, Palazzo Venezia, Roma, 1987, n° 40;
“LXXXVII Esposizione della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti, Roma, 1918.
Buone condizioni -
Lot 106 AMLETO DE SANTIS
Roma, 1908 - 1980
Ritratto di donna
Olio su tela, 50 x 36 cm
Ottime condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 107 ALBERTO ZIVERI
Roma, 1908 - 1990
Tetti di Roma, 1939
Olio su tela, 37 x 65 cm
Firma e data in basso a destra: A. Ziveri, 1939
Etichetta al retro della IV Quadriennale d’Arte Nazionale, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1943 (parziale)
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “I Maestri della Scuola Romana”, a cura di A. Statuti, Firenze, 2014, p. 3.
BIOGRAFIA: Tra il 1921 e il 1929 frequenta il Liceo Artistico e la scuola serale di Arti ornamentali del San Giacomo, dove studia con Antonino Calcagnadoro. Sperimenta anche la scultura che gli serve per comprendere il senso del volume e della luce. Il mestiere lo apprende nella bottega dell'affrescatore liberty Giulio Bargellini. Qui si lega d'amicizia con Guglielmo Janni, pittore di grande e raffinata cultura (è pronipote di Giuseppe Gioachino Belli), che lo incoraggia sulla strada della pittura. Nel 1928 Janni gli regala una copia del volume scritto da Roberto Longhi, Piero della Francesca (1927), la cui arte diventa ben presto l'essenza stessa della sua pittura tonale. Sempre nel 1928 esordisce con dei disegni alla XCIV Esposizione della Società Amatori e Cultori di Belle Arti. A quest'epoca il suo stile appare già solido ed essenziale nell'impianto compositivo (Autoritratto, 1929, Ritratto del fratello con manichino, 1927, Via Margutta, 1929). Rimane semmai un certo impressionismo dovuto a una passione per Antonio Mancini e una attenzione al dinamismo spaziale e cromatico di Ferruccio Ferrazzi. Tra il 1928 e il 1930 soggiorna ripetutamente nei dintorni di Parma (città d'origine della famiglia paterna), dove studia Andrea Mantegna, Parmigianino e Correggio, e a Milano per compiere il servizio militare nel corpo dei Bersaglieri. Nel 1931, frequentando la scuola Libera del Nudo conosce il giovane scultore marchigiano Pericle Fazzini, che diventa il suo migliore amico: insieme affittano uno studio. Agli inizi degli anni Trenta fa parte della nuova generazione artistica che, con Corrado Cagli, Renato Guttuso, Pericle Fazzini, Afro e Mirko Basaldella, gravita intorno alla Galleria di Dario Sabatello. Il giovane gallerista punta molto su di lui: gli organizza nel 1933 la prima personale, in cui riscuote un discreto successo di critica e nel 1935 lo inserisce nella "Exhibition of Contemporary Italian Painting" che, itinerante negli Stati Uniti, include artisti come Giorgio de Chirico, Gino Severini, Giorgio Morandi e Mario Sironi. Da questo momento prende parte a tutte le più importanti esposizioni in Italia e all'estero. Nel 1933 realizza una pittura murale in un interno della "Casa di Campagna per un uomo di studio", realizzata da alcuni architetti romani, tra cui Luigi Moretti, per la V Triennale di Milano. Nell'ottobre 1933 "Quadrante", pubblica quattro suoi disegni .Le sue opere dei primi anni Trenta mostrano un"'aspirazione al mito", che trasfigura e sospende la realtà dei soggetti. La sua ricerca si traduce tecnicamente in larghe stesure cromatiche, che irradiano luce dati interno e si giustappongono in tonalità sul rosa, verde, viola, rosso e azzurro. La materia risulta così profondamente vibrante e gli spazi appaiono fluidi e pastosi. Le figure sono stilizzate e allungate in eleganti e sensuali pose antipsicologiche e atemporali. Nel 1935 alla II Quadriennale d'Arte Nazionale di Roma espone accanto ai programmatori del "tonalismo": Giuseppe Capogrossi ed Emanuele Cavalli, mentre la critica lo segnala tra le rivelazioni dell'esposizione. Il culmine della sua stagione tonale è costituito dalla personale nel 1936 nella Galleria della Cometa, fondata a Roma da Anna Laetitia Pecci Blunt, tra i suoi collezionisti. Nel 1937 e nel 1938 è in Olanda, Francia, Belgio e Svizzera dove prende visione della pittura di Gustave Courbet, Eugène Delacroix, Rembrandt e Jan Vermeer ed osserva altre realtà. Nel 1938 alla XXI Biennale di Venezia avviene il suo esordio realista, che concorre ad aprire una nuova fase stilistica all'interno della scuola romana. D'ora in poi, come dichiara lo stesso artista nei suoi scritti, il realismo è la sua "morale". Tormento, violenza e solitudine, traspaiono in immagini crudelmente quotidiane. Nascono così gli intensi Autoritratti , ritratti di soldati, mercati della carne, processioni religiose, attese senza tempo nei postriboli, amplessi vissuti come lotta, risse. La nuova libertà acquisita lo porta a una lievità e ricchezza di pennello, che con ombre verdi, alla maniera di Rembrandt o nere come quelle di Goya, scopre lo psicologismo dei volti, la nudità luminosa e sensuale delle carni. Nel 1943 vince il terzo premio per la pittura alla IV Quadriennale di Roma con uno dei suoi capolavori, Giuditta e Oloferne e inoltre è richiamato alle armi. Nel 1946 alla Galleria di Roma tiene la prima personale con la nuova produzione, della quale fanno parte opere come Danae, 1943, Autoritratto, 1943, Trombettiere (Bersagliere), 1946, Predica, 1944, Composizione (Postribolo), 1945, Piazza Navona, 1941. Vi presenta anche un nutrito gruppo d'incisioni, tecnica che va coltivando dal 1926, ma che dalla scoperta di Rembrandt si è caricata di tutt'altre potenzialità espressive. Nel 1952 l'editore Luigi De Luca gli dedica la prima monografia, con un saggio di Leonardo Sinisgalli. In piena deflagrazione tra "formalisti" e "realisti" si schiera dalla parte di quest'ultimi. Nel 1956 alla XXVIII Biennale di Venezia, Roberto Longhi lo definisce il maggiore realista italiano vivente, riconfermando questa consacrazione storica nella presentazione alla personale del 1964, che allestisce a Roma nella Galleria La Nuova Pesa. Le opere quasi tutte realizzate tra il 1957 e il 1964 presentano una nuova fase realista in cui il conflitto tra "romantico" e "classico" appare placato e risolto, come dimostra Mattutino (1960 circa). Nel 1983 D. Durbè, M. Fagiolo e V. Rivosecchi raccolgono in un volume le sue incisioni. Gli stessi critici nel 1984 alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna curano un'antologica sulla sua pittura, mentre nel 1989 Ziveri vince il Premio Viareggio-Rèpaci.
BIBLIOGRAFIA: M. Fagiolo, "Alberto Ziveri", Torino 1988, con bibliografia precedente;
"Scuola Romana a Torino 1986-1989", a cura di M. Fagiolo e G. Audoli, Torino 1989;
M. Fagiolo, F. Morelli, "Ziveri", catalogo della mostra, Firenze 1989;
V. Rivosecchi, "Alberto Ziveri. Taccuini di viaggio", Roma 1990;
V. Rivosecchi, "Piero della Francesca e il Novecento", catalogo della mostra, a cura di M.M. Lamberti e M. Fagiolo, Venezia 1991, pp. 174 -177;
"Roma sotto le stelle", catalogo della mostra. Sezione arti visive a cura di N. Vespignani, M. Fagiolo, V. Rivosecchi, collaborazione I. Montesi, Roma 1994;
Catalogo generale della galleria Comunale d'Arte Moderna, a cura di G. Bonasegale, Roma 1995 .
Credits: Netta Vespignani, Francesca F.R. Morelli, Valerio Rivosecchi
Buone condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 108 ALBERTO ZIVERI
Roma, 1908 - 1990
Autoritratto, 1941
Olio su tavola, 14,7 x 9,3 cm
Firma e data in basso a destra: A. Ziveri, 1941
Firma e titolo al retro: A. Ziveri, Autoritratto n°3
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “I Maestri della Scuola Romana”, a cura di A. Statuti, Firenze, 2014, p. 34
Buone condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 109 ALBERTO ZIVERI
Roma, 1908 - 1990
Interno, 1938
Olio su tela, 104 x 70 cm
Firma e data in alto e destra e al retro: A. Ziveri, 1938
Etichetta al retro della I Mostra Interregionale dei Sindacati Fascisti Belle Arti, Firenze, 1933 (intitolato “Ritratto”)
Etichetta al retro della Galleria d’Arte Netta Vespignani, Roma
Timbro dell’Archivio della Scuola Romana, Roma
Autentica dell’Archivio della Scuola Romana, Roma
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “I Maestri della Scuola Romana”, a cura di A. Statuti, Firenze, 2014, p. 32
Buone condizioni, leggero craquelé
Cornice, senza vetro -
Lot 110 ALBERTO ZIVERI
Roma, 1908 - 1990
Vallerano, 1930
Olio su tela, 34,5 x 35 cm
Firma e data in basso a sinistra: A. Ziveri, 1930
Autentica dell’Archivio della Scuola Romana, Roma
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “I Maestri della Scuola Romana”, a cura di A. Statuti, Firenze, 2014, p. 36
Ottime condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 111 ALFREDO BIAGINI
Roma, 1886 - 1952
Cerva
Scultura in gesso cerato e patinato, 36 x 20 x 9,5 cm
BIOGRAFIA: Figlio di un orafo, studia scultura e architettura a Roma dal 1905, e quattro anni più tardi si reca a Parigi per completare la sua formazione, seguendo fra l'altro i corsi di anatomia comparata. Negli anni della guerra ha lo studio a Villa Strohl-fern, dove è in contatto con Drei e Selva. Esordisce nell'ambito delle Secessioni e nel 1918 - unico scultore, con Attilio Selva - partecipa all'importante rassegna della Casina del Pincio, in cui sono presenti, fra gli altri, Ferrazzi, Spadini, Socrate, Oppo. Fa parte delle commissioni per le prime due Biennali romane, alle quali espone. Partecipa successivamente alle maggiori rassegne in Italia e all'estero: Ginevra (1920-21), Berlino (1921), Dusseldorf (1922), e, nello stesso anno, alla Fiorentina primaverile. Riscuote grande successo la sua partecipazione alla I Mostra del Novecento italiano a Milano (1926), dove una sua opera è acquistata dalla Permanente. Il suo successo come scultore per tutti gli anni Trenta è testimoniato dalle personali alla Biennale di Venezia del 1936 e alla III Quadriennale di Roma, dove espone 26 sculture. Specializzato agli esordi in una vasta e fortunata produzione di animalista, verso gli anni Venti attua un recupero della classicità romana e rinascimentale, alternando gli studi di figure femminili a quelli di animali. In questa fase matura la concezione di una rigorosa costruzione architettonica della forma e il gusto per un'ineccepibile politezza formale che lo avvicina al "ritorno all'ordine" novecentista e alla plastica di Maillol. Frequenti sono i suoi contatti con Parigi, dove si reca con la moglie Wanda. Molto amico di de Chirico, espone con lui alla Galleria S. Silvestro (1945), e lo stesso de Chirico cura la mostra retrospettiva di Biagini allestita all'Associazione Artistica Internazionale di Roma (1954).
BIBLIOGRAFIA: G. de Chirico, testo in cat. retrospettiva all'Associazione Artistica Internazionale, Roma 1954; F. Benzi, scheda in cat. Gli artisti di Villa Strohl-fern, Roma 1983; Catalogo della mostra Scultura italiana del primo Novecento, a cura di V.Sgarbi, Roma 1993.
Ottime condizioni -
Lot 112 AMERIGO BARTOLI NATINGUERRA
Terni, 1890 - Roma, 1971
Umbrian landscape, 1932
Olio su tela, 23 x 33 cm
Firma in basso a destra: Bartoli
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “I Maestri della Scuola Romana”, a cura di A. Statuti, Firenze, 2014, p. 88;
“Amerigo Bartoli”, a cura di G. Appella, Ente Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, Electa, Milano, 1994;
“Amerigo Bartoli”; a cura di G. Appella, De Luca Edizioni d’Arte, Roma, 1990.
BIOGRAFIA: Compie i primi studi con Aristide Sartorio. Con una borsa di studio si reca a Torino e quindi a Parigi, dove tornerà numerose volte. Esordisce alla III Mostra della Secessione (Roma, 1915). Nel 1920 divide lo studio con de Chirico; nel '21 compie un viaggio in Germania ed espone alla I Biennale di Roma. L'anno successivo espone con il gruppo di "Valori Plastici" alla Fiorentina primaverile. Frequenta la Casa d'Arte Bragaglia, collaborando all''lndex" e esponendo in collettive. Nel 1927 Margherita Sarfatti presenta così le sue opere esposte nella mostra "Dieci artisti del Novecento Italiano", nell'ambito della "XCIII Esposizione degli Amatori e Cultori di Belle arti": "più noto sin qui come caricaturista che non in qualità di pittore. Su per le riviste e per i grandi quotidiani della capitale subito si ravvisa lo stile delle vignette e delle satire da lui tratteggiate con una causticità di segno apparentemente spezzato, nervoso e frammentario. In realtà assai bene i piani sono a posto con la tinteggiatura delle luci e delle ombre, senza nulla di arbitrario o di casuale nella spiritosa deformazione di uomini e cose". In quell'epoca Bartoli ha già iniziato la sua fitta collaborazione come disegnatore satirico a riviste e settimanali, fra cui ricordiamo "La Tribuna", "La Lettura", "La Gazzetta del Popolo", "Quadrivio", "Omnibus", "La Fiera Letteraria". Nell'opera di Bartoli la naturale disposizione a una grafica brillante e arguta si affianca a una ricerca pittorica orientata in senso tonale. Accanto ai temi prediletti del paesaggio e della natura morta, dal 1924 l'artista è impegnato in una serie di ritratti. Allestisce un'ampia personale alla I Quadriennale (1931), cimentandosi poi con tecniche diverse, come la scultura che espone alla II Quadriennale (1935) e l'affresco (Banca Nazionale del Lavoro, Roma). Raccoglie parte della sua produzione di illustratore nei volumetti "Roma in selci", pubblicato da Leo Longanesi con prefazione di Antonio Baldini (1934), Oggi come oggi, con prefazione di Mario Soldati (1952).
BIBLIOGRAFIA: G. Appella, "Amerigo Bartoli", Roma 1990;
"Amerigo Bartoli", catalogo della mostra a Macerata, a cura di G. Appella, Milano 1994.
Buone condizioni, leggere cadute di colore
Cornice, senza vetro -
Lot 113 AMERIGO BARTOLI NATINGUERRA
Terni, 1890 - Roma, 1971
Le donne al bagno, 1966
Olio su tela, 35 x 45 cm
Firma in basso a destra e al retro: Bartoli
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “I Maestri della Scuola Romana”, a cura di A. Statuti, Firenze, 2014, p. 87;
“Bartoli”, a cura di G. Visentini, De Luca Editore, Roma, 1968, n° 79.
Ottime condizioni
Cornice, senza vetro, passepartout -
Lot 114 ANTONIETTA RAPHAËL MAFAI
Kovno, 1895 - Roma, 1975
Tirannicida, 1942
Scultura in bronzo, 74 x 40 x 30 cm
N° esemplare sulla base: 2/5
Di questa scultura si conosce il bozzetto in gesso (cfr. D’Amico, Milano, 1985, n° 23)
PUBBLICAZIONI ED ESPOSIZIONI: “Antonietta Raphaël. Opere dal 1933 al 1974”, a cura di G. Appella, F. D’Amico, N. Vespignani, Edizioni della Cometa, Roma, 2003, p. 45;
“Sotto le stelle del'44, storia e cultura dalla guerra alla Liberazione”, Palazzo delle Esposizioni, 16 dicembre 1994 - 28 febbraio 1995, Zefiro, Roma, 1994, p. 108;
“Antonietta Raphaël. Sculture e disegni”, a cura di F. D’Amico, 30 maggio - 14 luglio 1989, Galleria Carlo Virgilio, Roma, Tav. 5.
BIOGRAFIA: Dopo la morte del padre Simon, rabbino, si trasferisce con la madre dalla nativa Lituania a Londra. Qui frequenta il British Museum, conosce (forse) Zadkine ed Epstein, ma soprattutto studia musica. Si diploma in pianoforte alla Royal Academy e apre una scuola di solfeggio nell'East End.
Dopo la morte della madre, nel 1919, trascorre un periodo a Parigi e, nel 1924, giunge a Roma. Nel 1925 frequenta i corsi all'Accademia di Belle Arti e inizia a dipingere; si unisce a Mario Mafai, da cui avrà tre figlie, Miriam (1926), Simona (1928) e Giulia (1930). Nel 1926, con Mafai, si trasferisce nella casa-studio di via Cavour, frequentata anche da Scipione e Mazzacurati.
Esordisce nel 1929 alla I Sindacale del Lazio, ed è segnalata da Roberto Longhi. Nello stesso anno è presente con diciotto dipinti in una collettiva di otto artiste alla Camerata degli Artisti; la critica (C. Pavolini, A. Francini) rileva il "sapore prettamente russo" della sua pittura, tendente all'arabesco "di gusto arcaico e popolaresco", oltre che il respiro internazionale e la portata innovatrice. Nonostante l’apprezzamento della critica, la Raphaël non avrà nel corso degli ventennio molte occasioni espositive, forse per un eccesso di originalità e di "esotismo".
Nel 1930 parte con Mafai alla volta di Parigi, dove comincia a maturare la sua vocazione per la scultura. Fra il 1931 e il '32 prosegue, sola, per Londra, dove prende uno studio ed è in contatto con lo scultore Jacob Epstein. Nel 1932 torna a Parigi, dove rimane sino alla fine del '33.
Stabilitasi definitivamente a Roma, si dedica intensamente alla scultura. Inizia a lavorare alla Fuga da Sodoma, che riprenderà alcuni anni più tardi durante il soggiorno genovese.Lavora per circa un anno nello studio dell'amico scultore Ettore Colla. Tra il 1936 e il ‘38 espone alle Sindacali Il lavoro plastico della Raphael si è svolto, sino a questo momento, in grande concentrazione e solitudine; "Miriam che dorme" e" Simona col pettine" risalgono a questi anni, e in esse si può verificare l'estraneità della Raphaël dalla scultura italiana del tempo. In questa fase i suoi riferimenti sono piuttosto Maillol e la plastica francese , da Bourdelle a Despiau. In seguito alle sanzioni antisemite, decide di rifugiarsi con il marito e le figlie a Genova, sotto la protezione di Emilio Jesi e Alberto Della Ragione. Dopo un nuovo soggiorno romano nel 1943-45, ritorna a Genova con la figlia Giulia, dedicandosi prevalentemente alla scultura. Rimane nel capoluogo ligure fino al 1952, in una pesante situazione di isolamento e di angustie economiche. Solo nel 1948, con la partecipazione alla Biennale di Venezia (cui sarà presente fino al 1954) la sua opera riceve qualche sia pur limitato apprezzamento.
Bisogna attendere il 1952 perché la sua opera ottenga i primi importanti riconoscimenti. In quell'anno vince infatti un premio alla VI Quadriennale (dove sarà regolarmente presente in seguito) e allestisce un'importante antologica alla Galleria dello Zodiaco di Roma. Nel 1956 compie un viaggio in Cina, espone a Pechino con Sassu, Turcato, Fabbri, Tettamanti, Zancanaro, e in collettive in Europa, Asia e America. All'VIII Quadriennale del 1959-60, nella mostra "La scuola romana dal 1930 al 1945", vengono esposte diverse sue opere che la confermano tra i protagonisti dell'arte italiana fra le due guerre. Nella seconda metà degli anni Sessanta si dedica sempre più intensamente alla scultura, realizzando fra l'altro la fusione in bronzo delle sue opere più impegnative.
BIBLIOGRAFIA: V.Martinelli, Antonietta Raphaël, Roma 1960; Raphael,catalogo della mostra a cura di A.Menzio, Ivrea 1960; Raphael, scultura lingua viva, catalogo della mostra a cura di M.Fagiolo, E.Coen, Roma 1978; ; Antonietta Raphael sculture, catalogo della mostra a cura di F.D'Amico; Gardens and ghettos. The Art of Jewish Life in Italy, catalogo della mostra a cura di V.MannT, New York 1989; Arte italiana, presenze 1900-1945, catalogo della mostra a cura di P. Hulten, G. Celant, Venezia 1989; Antonietta Raphaël, catalogo della mostra a cura di F. D’Amico, Modena 1991; F. D’Amico, Antonietta Raphaël, in Nove Maestri della scuola Romana, Torino 1992; I Mafai - Vite parallele,catalogo della mostra a cura di M.Fagiolo, regesto biografico di F.R. Morelli, ,Antonietta Raphael sculptures and painting 1933-1968, cat. mostra, Paolo Baldacci Gallery, New York 1995.
Ottime condizioni -
Lot 115 ANTONIETTA RAPHAËL MAFAI
Kovno, 1895 - Roma, 1975
Porziuncola di Assisi, 1949
Olio su tavola, 48 x 50 cm
Firma in basso a sinistra: Raphaël
Etichetta e timbro della Galleria Penelope, Roma
Autentica su foto di Giulia Mafai, 1980
Buone condizioni
Senza cornice, senza vetro -
Lot 116 ANTONIETTA RAPHAËL MAFAI
Kovno, 1895 - Roma, 1975
Ballerina
Pennarello giallo e inchiostro di china su carta, 27,5 x 20,5 cm
Firma in basso a sinistra: Raphaël
Buone condizioni, pieghe della carta
Cornice, vetro e passepartout -
Lot 117 ARMANDO SPADINI
Firenze, 1883 - Roma, 1925
Bozzetto per le “Bagnanti”, 1925
Olio su tavola, 54,5 x 48,5 cm
Firma, autentica e data in alto a destra: Dipinto di Armando Spadini, in Roma 1925
BIOGRAFIA: Figlio di artigiani, pratica per qualche tempo la ceramica e frequenta la scuola professionale . Alla svolta del secolo è iscritto alla scuola libera del nudo all'Accademia di Firenze; frequenta assiduamente i musei e lo studio di De Carolis - col quale collaborerà anche per breve tempo - e stringe amicizia con Soffici e Costetti. Nel 1901 ottiene il secondo premio al Concorso Alinari e collabora con xilografie e disegni al "Leonardo" di Papini e all"'Hermes" di Borgese. Compiuto il servizio militare nel 1903-05, ritorna a Firenze e concorre al Pensionato artistico nazionale,nel 1909, risultandone vincitore. Frattanto, nel 1908, sposa Pasqualina Cervone, conosciuta alla scuola di Fattori, e con lei si trasferisce a Roma nel 1910. I primi anni romani sono segnati da difficoltà anche di carattere economico. Dopo una prima mostra al Pensionato artistico (1912) partecipa alle mostre della Secessione nel 1913 e nel 1915, ottenendo i primi successi. Richiamato alle armi, nel 1917 è riformato a causa del manifestarsi dei primi sintomi della nefrite cronica che causerà la sua prematura scomparsa. Si trasferisce con la moglie e i figli in una villetta ai Parioli, allora ai margini della campagna romana, che diverrà meta di assidue frequentazioni dei suoi amici letterati e artisti, Cecchi, Baldini, Cardarelli, Papini, Soffici, Ungaretti, Oppo, de Chirico, Bartoli. Espone nel 1918 nella mostra d'Arte Italiana a Zurigo, quindi si presenta con un'ampia personale alla Casina del Pincio. L'amicizia con Cecchi e Baldini, la frequentazione del milieu culturale della "terza saletta" del Caffè Aragno contribuiscono ad avvicinarlo, nel 1919, alla "Ronda", e anche il gruppo di "Valori Plastici" si interessa al suo lavoro, pur tra polemiche e difficoltà. Nel 1920, grazie all'interessamento di Ojetti, che gli dedica quell'anno una breve monografia, vince una cattedra a Firenze, ma rinuncia per non allontanarsi da Roma e il Comune gli dà in affitto uno studio all'Uccelliera a Villa Borghese. Il crescente interesse intorno alla sua pittura lo solleva dalle difficoltà economiche, mentre le condizioni di salute incominciano a peggiorare. Lo stesso anno è nominato accademico di S. Luca e dall'anno successivo fa.parte del comitato per le Biennali romane (1921-'25. Nel 1922, presentato da Savinio, espone alla Fiorentina primaverile con il gruppo di "Valori Plastici". Nel 1923 partecipa all'esposizione di arte italiana a Buenos Aires. Nel 1924 ha una sala personale alla XIV Biennale di Venezia, che lo consacra fra gli artisti ormai affermati, ed è presente alla "Carnegie Exhibition" di Pittsburgh; collabora alla rivista di Soffici "Galleria"; Oppo, Baldini, Cecchi e Soffici gli dedicano una monografia. Anche dopo la morte, l'opera di Spadini rimane il termine di paragone imprescindibile per le giovani generazioni romane, fino alla grande mostra, organizzata da P.M. Bardi nel 1930, alla Galleria di Roma appena inaugurata. Sino al 1910 circa, l'opera di Spadini passa attraverso influenze dei macchiaioli e dei preraffaelliti. Negli anni delle Secessioni ha una svolta in senso "impressionista", che l'artista più tardi rinnegherà in parte, ma che conferisce al suo lavoro quella caratteristica componente cromatica e luminosa. Tale rinnovamento dopo la guerra risentirà anche di attenti studi sulla pittura antica.
BIBLIOGRAFIA: D. Durbè, P. Rosazza, L. Titonel (a cura di), "Armando Spadini", cat. mostra, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma 1983;
M. Fagiolo, F. Matitti, L. Titonel, "Armando Spadini", catalogo della mostra, Poggio a Cajano 1995 (ed. Milano 1995);
Catalogo generale della Galleria Comunale d'arte Moderna Contemporanea, a cura di G. Bonasegale, Roma 1995,
Otime condizioni
Cornice, senza vetro, con passepartout -
Lot 118 BENVENUTO FERRAZZI
Roma, 1892 - 1969
Natura morta con arance, 1949
Olio su tela applicata su tavola, 50 x 70 cm
Firma e data in basso a sinistra: Ferrazzi 49 Cornice dipinta
BIOGRAFIA: Fratello del noto accademico Ferruccio, Benvenuto è presente costantemente per un cinquantennio a tutti i maggiori eventi espositivi della capitale, trovando anche molti estimatori. Tra i primi Anton Giulio Bragaglia, che ospitò ben cinque mostre personali negli anni Venti e Trenta, riconoscendo il valore di una pittura eccentrica e visionaria, che raccontava il "lato oscuro" della Roma contemporanea. Molte delle opere esposte provengono dal Museo di Roma e dalla Galleria Comunale d'Arte Moderna, che acquistavano i suoi quadri come documento prezioso di una "città che andava scomparendo".
Ottime condizioni
Cornice, senza vetro -
Lot 119 BENVENUTO FERRAZZI
Roma, 1892 - 1969
Ritratto di un frate, 1936
Olio su tela, 61 x 48 cm
Firma, data e dedica a destra: “Al Reverendissimo P. Luigi. Con vivissima riconoscenza per tanta carità prodigatami”, 26-7-1936, B. Ferrazzi
Ottime condizioni
Senza cornice, senza vetro -
Lot 120 CARLO LEVI
Torino, 1902 - Roma, 1975
Fiori
Olio su tela, 50 x 66 cm
Firma e n° archivio al retro: C. Levi, 6017
BIOGRAFIA: Lo zio, I'onorevole Claudio Treves, è una figura di rilievo nel Partito socialista. Intorno al 1922 il giovane Carlo si lega d'amicizia a Piero Gobetti, che lo invita a collaborare alla sua rivista "La Rivoluzione Liberale" e nel 1923 scrive il primo articolo sulla sua pittura per "L’Ordine Nuovo". Gobetti lo introduce nella scuola di Casorati, intorno cui gravita la giovane avanguardia torinese. Nascono così opere (Autoritratto, 1923 ; Arcadia, 1923; Il fratello e la sorella, 1925) che risentono della lezione stilistica del maestro, ma che dimostrano anche l'apertura di Levi agli artisti della "nuova oggettività" (Kanoldt, Schad, Beckmann). In questi anni Levi appare inserito nell'ambiente culturale di Torino: frequenta Cesare Pavese, Giacomo Noventa, Antonio Gramsci, Luigi Einaudi e più tardi Edoardo Persico, Lionello Venturi, Luigi Spazzapan. Nel 1923 soggiorna per la prima volta a Parigi e dal 1924, anno in cui si laurea in medicina, al 1927 vi mantiene uno studio. Intorno al 1927 la sua pittura subisce il primo di diversi cambiamenti stilistici, influenzata all'inizio dai fauves e dalla scuola di Parigi, poi, tra il 1929 e il 1930, da Modigliani.
Alla fine del 1928 forma con Gigi Chessa, Nicola Galante, Francesco Menzio, Enrico Paulucci e Jessie Boswell il gruppo dei "Sei di Torino", che con l’appoggio di Lionello Venturi ed Edoardo Persico, espone in una serie di mostre che si susseguono fino al 1931 ( Genova, Milano, Roma, Londra, Parigi). Nel 1930 porta a maturazione un drammatico stile espressionista, che caratterizzerà i ritratti e i paesaggi di questa decade. Nello stesso anno compie un viaggio attraverso la Gran Bretagna con Nello Rosselli. Nel 1931 si unisce al movimento antifascista di "Giustizia e libertà", fondato tre anni prima da Carlo Rosselli. Lo stesso anno espone a Parigi presso la Galerie-Librarie Jeune Europe di Antonio Aniante Nel marzo 1934 è arrestato per sospetta attività antifascista. Alcuni artisti residenti a Parigi (Signac, Derain, Léger, Chagall ecc. ) firmano un appello per la sua liberazione. Tra il 1935 e il 1936 è al confino politico in Basilicata, esperienza che gli ispirerà il romanzo Cristo si è fermato a Eboli (1945), la sua opera letteraria più famosa. Molti quadri dipinti al confino vengono esposti nelle personali alla Galleria del Milione (Milano 1936) e Galleria della Cometa (Roma 1937). Nel 1937 è a New York e dal 1939 al 1941 soggiorna a Parigi. Durante la guerra partecipa alla Resistenza in Italia. Nel 1947 si stabilisce a Roma e si schiera a favore della pittura realista, intesa però in senso strettamente esistenziale. Molti soggetti pittorici riflettono la sua partecipazione ai problemi socioeconomici del Mezzogiorno. Negli anni Sessanta imprime una svolta stilistica alla sua pittura e amplia i valori espressivi in senso più poetico e universale, suscitando un rinnovato interesse da parte del pubblico e della critica, anche internazionale, che gli decreta il successo. Nel 1963 è eletto senatore, carica che gli viene riconfermata nel 1968. Pubblica numerosi scritti politici e letterari, tra cui "Paura della pittura" (1942), "L'orologio" (1950) e "Le parole sono pietre".
BIBLIOGRAPHY: C.L. Ragghianti, Carlo Levi , Firenze, 1948. Carlo Levi- Disegni dal carcere 1934- Materiale per una storia, catalogo della mostra, Roma, 1983; Carlo Levi. Opere dal 1923 al 1973, catalogo della mostra, Perugia, 1988; Gardens and Ghettos, catalogo della mostra a cura di .V. B. Mann, contributi di E. Braun, F.R. Morelli, New York 1989, Ferrara 1990 (con il titolo I Tal Yà); Arte della libertà, caytalogo della mostra a cura di F. Sborgi, Genova 1996.
Ottime condizioni
Cornice, senza vetro