ASTA 17 - ANTIQUARIATO E SELEZIONI D'ALTA EPOCA
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Lot 51 Dipinto ad olio su tela raffigurante San Francesco da Paola in preghiera, Francesco Fracanzano (Monopoli, 9 luglio 1612 – Napoli, 1656). Cm 99X76. Opera priva di cornice. "La tela è attribuibile al pittore che operò a Napoli nel XVII secolo, Francesco Fracanzano (Monopoli, 9 luglio 1612 – Napoli, 1656) e rappresenta San Francesco di Paola in preghiera, con gli attributi iconografici tipici del Santo costituiti dal saio, dal libro (nel quale si legge in parte “Charitas”) con sopra un teschio, posto in basso e lateralmente rispetto alla figura. Il dipinto ha i caratteri tipici ascrivibili al Fracanzano quali la densità materica piena e grumosa, il colore della pelle e delle mani che vira verso un rossastro, che evidenzia un naturalismo di matrice caravaggesca che in parte fa propri gli insegnamenti della scuola del Ribera ma ai quali aggiunge i valori tonali e del disegno del Guercino, dei Carracci nonché dello stesso Reni. L’opera è ascrivibile al periodo dell’esperienza pittorica del Fracanzano più contigua all’esempio del Ribera. Opera molto simile è esposta presso il Museo di Dubrovinik (Croazia), con alcune differenze (riportate in parallelo nella presente scheda con l’utilizzo dell’immagine per raffronto) che riguardano la posizione del libro, messo in verticale e con le pagine squadernate, il teschio in secondo piano, la composizione che sembra essere divenuta ormai più grumosa, accentuando la struttura riberesca, la figura inginocchiata del santo è vista per intero. Per la opera presa a raffronto, in tutto riferibile allo stesso autore, per un’esigenza meramente filologica, si segnala un dettagliato studio che ha messo in evidenza che “alla seconda metà del Seicento, va riferito il San Francesco di Paola di Dubrovnik, dove la ripresa dei caratteri ribereschi nel volto si placa nella stesura delle morbide e ampie pieghe del saio, che coprono l’intera composizione e consentono proprio per tale abbinamento un valido confronto sia con opere di Francesco Fracanzano, quali con il San Benedetto di San Gregorio Armeno e il San Paolo eremita della chiesa di Sant’Onofrio dei Vecchi a Napoli, sia con la produzione matura di Angelo Solimena e con quella giovanile del figlio Francesco, soprattutto in merito alla ripresa dei modi del Lanfranco” (Sulle tracce della pittura napoletana in Croazia tra Sei e Settecento di Mario Alberto Pavone – Università di Palermo). Ma è da sottolineare come molte opere riferite a figure di Santi, passate dal mercato antiquario e contenute in collezioni private e museali, realizzate da Francesco Fracanzano, presentano identica impostazione espressiva e analoghe qualità pittoriche e compositive, ciò confermando la validità dell’attribuzione allo stesso pittore. Il quadro conserva il telaio originario del seicento; è stata mantenuta una vecchissima reintelatura della metà dell’ottocento che essendo in buono stato non è stata sostituita (né sollevata per altri scopi). " Si ringrazia il Dott.Avv. Francesco Amato per l'autorevole parere.
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Lot 52 Maestro Emiliano del XVI Secolo, cerchia di Antonio Begarelli (Modena 1499-1565). Scultura in terracotta raffigurante Cristo portatore di Croce. Carica di intensità drammatica tipica di molta arte bolognese del '500 (Niccolò dell'Arca, Guido Mazzoni), attorno al personaggio principale di Gesù da notare un acceso dinamismo delle figure che lo attorniano, tutte caratterizzate da un forte impatto emotivo. H cm 60x57, profondità cm 13
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Lot 53 Maestro Emiliano del XVI Secolo, cerchia di Antonio Begarelli (Modena 1499-1565). Scultura in terracotta raffigurante Cristo spogliato delle vesti. Carica di intensità drammatica tipica di molta arte bolognese del '500 (Niccolò dell'Arca, Guido Mazzoni), attorno al personaggio principale di Gesù da notare un acceso dinamismo delle figure che lo attorniano, tutte caratterizzate da un forte impatto emotivo. H cm 60x59, profondità cm 13.
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Lot 54 Dipinto ad olio su tela raffigurante veduta del Tevere a carattere archeologico con personaggi, Andrea Locatelli (Roma 1693-1741), attribuito. Da collezione privata. Cm 56x110. "Pittore di paesaggi contribuì a rappresentare la campagna romana, quale espressione di un ideale di vita pastorale, ispirazione di una nuova cultura che si differenzia e si diffonde per tutto il secolo XVIII in risposta al Barocco, ritenuto causa di disordini e cattivo gusto. In sintonia con i principi elaborati nell'ambito accademico dell'Arcadia si ripristina anche pittoricamente un equilibrio tra natura-ragione, intelletto e fantasia immaginifica (ut pictura poesis-Quinto Orazio Flacco). Il dipinto, frutto ed espressione dei tempi che vive il pittore, mostra un taglio prospettico assai raro del Tevere, raffigura un locus amoenus, una natura che è indice di una esistenza pacifica e serena, fuori dal tempo, finalizzata a una quiete stabile e tranquilla. Un fermo immagine di un momento idilliaco fissato nella sua temporalità esistenziale. Pittoricamente la tela assume un registro equilibrato, dove gli spazi misurati sono in perfetta armonia con con il verde paesaggistico in materia densa ma precisa. Tutto questo impianto scenico di memoria dughettiana sicuramente deriva da un ductus comune e consono agli artisti del suo tempo quali Paolo Anesi (Roma 1697.1773) o Paolo Monaldi (Roma 1710-1779). La sua opera è il prodotto di una cultura dai precisi riferimenti letterari e filosofici dei circoli Arcadici a lui contemporanei." ASORstusio
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Lot 55 Dipinto ad olio su tela raffigurante veduta del Tevere a carattere archeologico con personaggi, Andrea Locatelli (Roma 1693-1741), attribuito. Da collezione privata. Cm 56x110. "Pittore di paesaggi contribuì a rappresentare la campagna romana, quale espressione di un ideale di vita pastorale, ispirazione di una nuova cultura che si differenzia e si diffonde per tutto il secolo XVIII in risposta al Barocco, ritenuto causa di disordini e cattivo gusto. In sintonia con i principi elaborati nell'ambito accademico dell'Arcadia si ripristina anche pittoricamente un equilibrio tra natura-ragione, intelletto e fantasia immaginifica (ut pictura poesis-Quinto Orazio Flacco). Il dipinto, frutto ed espressione dei tempi che vive il pittore, mostra un taglio prospettico assai raro del Tevere, raffigura un locus amoenus, una natura che è indice di una esistenza pacifica e serena, fuori dal tempo, finalizzata a una quiete stabile e tranquilla. Un fermo immagine di un momento idilliaco fissato nella sua temporalità esistenziale. Pittoricamente la tela assume un registro equilibrato, dove gli spazi misurati sono in perfetta armonia con con il verde paesaggistico in materia densa ma precisa. Tutto questo impianto scenico di memoria dughettiana sicuramente deriva da un ductus comune e consono agli artisti del suo tempo quali Paolo Anesi (Roma 1697.1773) o Paolo Monaldi (Roma 1710-1779). La sua opera è il prodotto di una cultura dai precisi riferimenti letterari e filosofici dei circoli Arcadici a lui contemporanei." .ASORstudio
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Lot 56 Dipinto ad olio su tela raffigurante "Il ritorno del figlio prodigo", XVII secolo, attribuito a Giovan Battista Langetti (Genova, 1635 – Venezia, 22 ottobre 1676), Cm 93x100. L'opera è oralmente attribuita a Giovan Battista Langetti (Genova, 1635 – Venezia, 22 ottobre 1676). Poche e frammentarie notizie ci giungono circa il suo primo periodo di formazione, ma è ipotizzabile un soggiorno a Roma, durante il quale il Langetti è attivo presso la bottega di Pietro da Cortona. Nel periodo immediatamente successivo, è probabile la sua presenza a Napoli, dove rimarrà fortemente impressionato dalla visione delle opere di Jusepe de Ribera, arricchendo così il suo bagaglio conoscitivo, costituito dalle reminiscenze dei pittori genovesi Gioacchino Assereto e Giovan Benedetto Castiglione, e da quelle dei fiamminghi Rubens e Van Dyck, che a Genova aveveno soggiornato ed eseguito numerose opere nei primi decenni del Seicento. Intorno alla metà degli anni '50 del secolo si trasferirà a Venezia, dove vivrà per il resto della sua vita, trascorrendo un primo periodo presso la bottega di Giovan Francesco Cassana, secondo quanto ci racconta l'artista e scrittore Marco Boschini, che nel 1660 pubblicò la Carta del navegar pitoresco, sulle bellezze pittoriche di Venezia. A riprova della fama conquistata dal Langetti vi sono anche alcune commissioni giunte da fuori Venezia, come quelle provenienti da Firenze, da parte del Granduca Ferdinando II de' Medici, e da Padova, dove sarà attivo nella Chiesa dei Dominicani. L'opera in esame rappresenta l'episodio del ritorno del figlio prodigo, narrato nella parabola di Gesù, tratto dal Vangelo secondo Luca. Il taglio compositivo, il marcato uso del chiaroscuro, il chiaro rimando al naturalismo riberesco, riconducono dunque il dipinto agli anni e all'atmosfera del "gruppo dei Tenebrosi", che ebbero fortuna a Venezia intorno alla metà del '600. Lo stesso Luigi Lanzi coniò per il Langetti l'appellativo di Principe dei Tenebrosi. L'attribuzione, pertanto, potrebbe trovare conferma confrontando il dipinto preso in analisi con le opere certe del Langetti, come quella rappresentante Apollo e Marsia, dove sembra chiara la citazione del personaggio raffigurato di schiena, posto sull'estrema sinistra del dipinto, o quella raffigurante Diogene e Alessandro, dipinta nel 1650 e conservata presso la Fondazione Querini Stampalia, a Venezia.ASORstudio
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Lot 58 Pittore Veneto del XVII Secolo (Antonio Bellucci, Pieve di Soligo, 1654 – Pieve di Soligo, 1726 ?) Susanna e i Vecchioni 120x194 Olio su tela
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Lot 59 Scultore del XVI secolo, coppia di sculture lignee raffiguranti Satiri, provenienza importante palazzo palermitano.H cm 72
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Lot 60 Tavola fondo oro raffigurante Madonna con Bambino in grembo e due angeli adoranti a latere, XVI secolo, Sicilia, autore ignoto. Cm 29,5x35, spessore cm 2,2. Da raffrontare con l’opera Madonna con Bambino e Angeli presso il Museo Nazionale di Palazzo Bellomo (Siracusa), opera significativa del periodo quattrocentesco di trasmissione tra la cultura siracusana e quella marchigiana. ASORstudio
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Lot 61 Antica vetrata rilegata a piombo con immagini a infusione nel vetro raffigurante San Chad di Mercia, abate e vescovo britannico. In telaio in legno, larga cm 6. H cm 169. Larghezza cm 67. Retroilluminata. Piccole rotture.
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Lot 62 Antica vetrata rilegata a piombo con immagini a infusione nel vetro raffigurante San Mark, l'Evangelista. In telaio in legno, larga cm 6.H cm 255. Larghezza cm 60. Retroilluinata.
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Lot 63 Antica vetrata rilegata a piombo con immagini a infusione nel vetro raffigurante Sant Augustine. In telaio in legno, larga cm 6. H cm 169. Larghezza cm 67. Piccole rotture.
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Lot 64 Frammento di dipinto ad olio su tavola raffigurante Madonna con bambino, pittore italiano del XVI secolo, cm 43x36, spessore cm 2. Cadute di colore
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Lot 65 Dipinto ad olio su tela raffigurante veliero a tre alberi, fine XVIII secolo. H cm 57x78
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Lot 66 Candelabro in argento a sette luci, XX secolo, punzone argentieri Ricci & Co, Alessandria (1935). Peso Kg 2,175. H cm 47, diametro max cm 47.
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Lot 67 Set di n. 6 bicchieri in vetro e argento, anni '60
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Lot 68 Vaso in argento ribattuto a mano, XVII secolo. Punzoni sul bordo della base. H cm 23, base cm 11.
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Lot 69 Elegante portaciocolatini a rullo in Sheffield. H cm 23x18x13,5
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Lot 70 Coppia di posaceneri, argento 800. Diametro cm 8,5
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Lot 71 Portasigarette in argento e madreperla, inizi XX secolo. Cm 9x7,5.
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Lot 72 Coppia di candelieri in royal shieffiled (Inghilterra), cinque luci, XX secolo. Base quadrata con brindoli e piattini in vetro molato. H cm 48
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Lot 73 G.Vinci, Natura morta con peperoni rossi 35 X52 Olio su masonite. Firmato in basso a destra
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Lot 74 Olio su tela raffigurante natura morta con frutta, XIX secolo. Cm 70x100. In cornice cm 90x115.
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Lot 75 Olio su tela raffigurante natura morta con frutta, XIX secolo. Cm 70x100. In cornice cm 90x115.