Asta N. 900 - Arte Moderna e Contemporanea Sessione Unica
martedì 19 dicembre 2023 ore 16:00 (UTC +01:00)
Julius Evola, Visione scenografica/ Composizione Dada - Opera bifrontale, 1919-1921 circa
Julius Evola
1898 Roma-1974 Roma
Visione scenografica/ Composizione Dada - Opera bifrontale, 1919-1921 circa
olio su cartone su entrambi i lati
Largh. 62,3 - Alt. 75 Cm
firmato in alto a sinistra
L'opera è stata confermata e archiviata dal Comitato Scientifico per Evola Artista della Fondazione Julius Evola. La numerazione verrà indicata successivamente al futuro proprietario., Collezione Duchessa Simonetta Colonna di Cesarò, Roma, Collezione privata, Roma, , Catalogo delle opere a cura di Carlo Fabrizio Carli e Francesco Tedeschi in Julius Evola, Teoria e pratica dell’arte d’avanguardia, Edizioni Mediterranee, Roma 2018, pp. 411-412, Valento, 1994, ripr. n. 36-37, , Palazzo Bagatti Valsecchi, Milano, 1998, Visione Scenografica e Composizione Dada è una composizione bifacciale, ovvero un’opera composta da due dipinti a olio, rispettivamente al recto e al verso del medesimo supporto in cartone, eseguiti in tempi leggermente diversi, uno di stile futurista (al verso) e l’altro, di poco successivo, di impronta astrattista-dadaista (al recto). Il lato che riporta Visione scenografica (titolo attribuito), non è firmato né datato, costituisce il verso della composizione astratta-dadaista. Ragionevolmente datata da Elisabetta Valento all’incirca tra il 1919 e 1920, per contiguità cronologica con l’esecuzione della composizione al recto, firmata in alto a sinistra: “EVOLA”, dal titolo attribuito Composizione dadaista e la datazione supposta al 1921 circa, l’opera si presta – come ipotizzava la studiosa, la prima a pubblicarla nel suo saggio Homo faber. Julius Evola fra arte e alchimia (Fondazione Julius Evola, Roma 1994) – a essere riconosciuta al periodo di maggiori contatti con la pittura di Giacomo Balla, anche per la singolare impronta dal taglio scenografico. La composizione al recto riporta invece elementi che l’apparentano alla ricerca astratta e Dada, come attesta anche la ripetizione del segno grafico individuabile nella lettera “D” di Dada., Il doppio dipinto appartenne al duca Giovanni Colonna di Cesarò (Roma, 1878-1940), cui dovette presumibilmente giungere per donazione diretta di Evola che fu amico dell’uomo politico, il quale, a sua volta, lo invitò a collaborare nel 1925 alla sua rivista quindicinale Lo Stato Democratico., L’opera bifacciale fu esposta per la prima ed unica volta alla mostra Julius Evola e l’arte delle avanguardie. Tra Futurismo, Dada e Alchimia nel 1998 a Milano., La stesura pittorica, in entrambi i lati del dipinto, sulla base dell’osservazione diretta, risulta accordabile con la tecnica pittorica e con i soggetti adottati da Julius Evola, prima durante l’esperienza futurista, e poi durante il periodo astratto-dadaista. Questo insieme di elementi fa sì che il doppio dipinto sia espressione dei due momenti più significativi dell’agire artistico evoliano nel clima della pittura d’avanguardia del Novecento., Pertanto, in relazione a quanto sopra, si ritiene il dipinto attribuibile all’artista e viene archiviato come sua opera.