Asta 277 Arte Antica e del XIX secolo III tornata, lotti 127-189
giovedì 12 dicembre 2019 ore 11:00 (UTC +01:00)
FRANCESCO ZUCCARELLI Fiume ghiacciato con personaggi. .
ZUCCARELLI FRANCESCO (1702 - 1788) Fiume ghiacciato con personaggi. . Olio su tela . Cm 54,50 x 40,00. Provenienza: Galleria d'Arte Permanente, Bergamo. Collezione Privata. Bibliografia di riferimento: H. Walpole, Anecdotes of Paintings, London, 1826-1828, 5 vols (ed.1969, vol. IV, pp. 122-123); F. Spadotto, Francesco Zuccarelli, catalogo ragionato dei dipinti, Milano, Bruo Alfieri editore, 2007.L'opera è accompagnata da expertise a cura di Federica Spadotto che si riporta di seguito.La biografia del più acclamato paesaggista del Settecento europeo si profilava come una carrellata di ben disegnate pastorellerie all'insegna delle bucoliche descritte da Virgilio e trasposte sulla tela con accenti più o meno idillici. Francesco, almeno così tutti credevano, era l'aedo della perduta età dell'oro, fatta di eterni meriggi assolati, pastorelle felici, contadini e pescatori dalla fisicità statuaria languidamente abbandonati all'ozio meridiano, ignari della fatica e del dolore.In realtà quello cui si fa riferimento rappresenta solo un segmento, pur cospicuo, del corpus zuccarelliano, che vanta un bagaglio di esperienze assai variegato e complesso, come si legge in modo esauriente nell'opera in esame. A partire dal soggetto, un fiume ghiacciato, immediatamente riferibile ai celeberrimi esemplari dei Brueghel ( cfr. Vienna, Kunsthistorisches Museum) e dell'area culturale fiamminga, cui Francesco attinge con la curiosità che lo caratterizza.Ben consapevole di confrontarsi con un genere "foresto", in quanto il paesaggio penetra a Venezia attraverso un nutrito gruppo di mastri stranieri soltanto alla fine del Seicento, il nostro pittore - come già un ventennio prima Marco Ricci -, si trova ad operare in un contesto digiuno di modelli e riferimenti autoctoni, che implicava l'imprescindibile necessità di rintracciare dei referenti. Alla stregua del Ricci, sebbene in misura più contenuta, lo Zuccarelli guarda alle stampe nordiche e, insieme al repertorio dei maestri romani, confeziona delle pieces modellate sui grandi protagonisti della pittura fiammingo-olandese del XVII secolo, come testimoniano il Paesaggio con osteria (Spadotto, 2007, cat. 53) delle Collezioni Reali Inglesi, la Sosta lungo il cammino ora al Fitzwilliam Museum di Cambridge ( Spadotto, op.cit., cat.292), il Paesaggio marino ( Spadotto, op.cit., cat. 392) e la Festa campestre ( Spadotto, op.cit., cat.394). Tutti gli esemplari citati condividono l'appartenenza ad un universo culturale di matrice nordica, rielaborato dal Pitiglianese attraverso un fraseggio pittorico intriso di quella leggerezza e fluidità che avevano saputo sedurre i collezionisti decretando per il suo artefice un apprezzamento pari soltanto a quello di Tiepolo.Il lungo soggiorno oltremanica ( 1752-1762; 1765-1771), intrapreso nel 1752 all'apice della fama, arricchisce di nuovi stimoli il microcosmo espressivo di Francesco, che offre la propria tavolozza a temi e suggestioni diversissime rispetto al repertorio frequentato in Laguna. Purtroppo molte opere di quel periodo sono andate perdute ed il loro ricordo è affidato ai registri contemporanei relativi ad esposizioni e vendite tenute a Londra, dove si leggono titoli decisamente illuminanti, come avviene da Prestage & Hobbes nel 1762 ( cfr. Walpole, 1826-28), quando il Pitiglianese mette all'incanto un Cavallo Arabo insieme ad un dipinto con Antonio e Cleopatra ed un Ritratto.Per alcune pieces, invece, il destino è stato più clemente ed ha tramandato esemplari di straordinario valore documentario, oltre che storico artistico, come varie scene di caccia ( cfr. Spadotto, op.cit., cat. 387-392), tra cui spicca quella della Gallerie dell'Accademia a Venezia (Spadotto, op.cit., cat.388), collocabile agli esordi dell'ottavo decennio. Vale quindi la pena di soffermarsi su questo straordinario capolavoro, in quanto presenta delle caratteristiche di forma e stile estremamente affini al dipinto in esame. In primo luogo la fisionomia dei personaggi, assottigliata e nervosa rispetto agli omologhi arcadici, con cui invece condivide l'ovale ed i tratti del volto - vero e proprio carattere guida della grafia zuccarelliana -, mentre di straordinaria pregnanza si rivela la donna avvolta in un mantello rosso a sinistra della nostra tela, identica alla fanciulla posta in modo simmetrico ai piedi del grande albero nella celebre Caccia veneziana.Non si tratta di un dettaglio trascurabile, in quanto non rappresenta un ingrediente tipico dello Zuccarelli e circoscrive quindi una specifica cronologia, molto vicina alla genesi della tela ora alle Gallerie dell'Accademia e con ogni probabilità confezionata a ridosso del ritorno definitivo in Laguna (1771). Tale conclusione viene peraltro ribadita dal sapore spiccatamente nordico del nostro dipinto, indice di una padronanza profonda rispetto al retroterra culturale fiammingo che rappresentava la piattaforma referenziale del paesismo oltremanica. Soltanto la stretta e diretta frequentazione di siffatti temi e referenti poteva produrre un risultato di così alto livello, dove la consapevolezza della propria identità sa vestirsi dell'altrui eccellenza in un perfetto connubio.Queste considerazioni acquistano forse maggiore significato se si confronta la tela riccesca di omologo soggetto, conosciuta attraverso una fotografia della Fondazione Zeri ( scheda n. 68413), con il dipinto in esame: nell'una il tema, desunto senza dubbio da un'incisione nordica, viene usato come sfondo su cui innestare il pathos cromatico veneziano; nell'altra diviene occasione d'incontro per due mondi all'apparenza incompatibili, tanto più se è chiamato in causa l'aedo Francesco Zuccarelli. Il dipinto in esame verrà inserito nella seconda edizione della monografia sul pittore, in corso di redazione.. Cornice presente