Asta di Macchiaioli, Ottocento & Novecento Prima Sessione - dal lotto 1 al lotto 47
martedì 15 dicembre 2015 ore 16:00 (UTC +01:00)
ACHILLE FUNI(Ferrara 1890 - Appiano Gentile 1972)Angelo musicantecirca...
ACHILLE FUNI
(Ferrara 1890 - Appiano Gentile 1972)
Angelo musicante
circa 1963
Tempera e pastello su carta applicata su tela, cm 100 x 215
Provenienza: 1. Collezione U. Mariani, Milano. 2. Collezione Claudia Gian Ferrari no. 95, Milano.
Pubblicato in L. Somaini, 1988, p. 56 e in N. Colombo, 1996, p. 178.
Si tratta del cartone preparatorio di un Angelo Musicante facente parte degli affreschi nella Chiesa dei Minimi di San Francesco da Paola a Rimini, anche chiamata dai riminesi la Chiesa dei Paolotti: ricostruita nel 1963-64 sui resti della chiesa barocca precedente, rasa al suolo durante la seconda guerra mondiale, fu interamente affrescata da Achille Funi.
Diplomatosi nel 1910 presso l'Accademia di Belle Arti di Brera (dove poi insegnò dal 1939 al 1960), nel 1914 aderì al movimento futurista, al cui interno elaborò una sua particolare forma di futurismo che nella scomposizione delle forme e dei volumi si apparenta per certi versi al dinamismo di Boccioni.
Sue nove opere vennero esposte alla mostra di Nuove Tendenze, tenutasi presso la Famiglia Artistica di Milano nel 1914. Promosso dal pittore e critico Ugo Nebbia, il sodalizio voleva offrire una versione ammorbidita dei fermenti futuristi e si risolse in realtà in un coagulo di artisti fra loro slegatissimi. L'eclettismo apparve la principale caratteristica del gruppo, mentre Funi, che si autopresentò nel catalogo, vi propose una lettura dinamica del costruttivismo cézanniano.
In seguito, mantenne una certa distanza dal movimento: l'interesse per le forme piene, tipiche del Cézanne riletto da Picasso, lo attraeva assai più del vorticoso dinamismo marinettiano: le sue opere mostrano un'attenzione per robusti valori formali, che discendono dal cubismo sintetico o dalla metafisica casoratiana. Le sue figure femminili, le nature morte, i ritratti, al di là dell'esplicita aspirazione neoclassicistica, stabiliscono un'eclettica gamma di riferimenti culturali, in parte connessi alla tradizione artistica ferrarese.
L'interesse per la figura come fulcro ideale e soggetto principale dell'opera è, insieme con l'attenzione al mestiere, la caratteristica dominante del classicismo degli anni venti. Ora si parla di “umanità”, di centralità dell'uomo nella pittura. De Chirico vede nella figura la grammatica del linguaggio pittorico. Severini riconosce esplicitamente il piacere che una persona prova di fronte alla propria immagine, se questa è costruita con ritmi e proporzioni armoniosi. “È naturale che ci si rivolga al corpo dell'uomo e della donna, nel momento in cui si indica un nuovo umanesimo”, ha scritto Fagiolo Dell'Arco. Importante la sua opera di frescante e di mosaicista di cui la presente opera è un affascinante esempio.