Mobili, Arredi e Oggetti d'Arte
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Lotto 96 RINFRESCABICCHIERI, MANIFATTURA GINORI A DOCCIA, FINE SECOLO XVIII
in porcellana decorata in policromia a mazzetti di fiori e fiori sparsi, bordo superiore e base profilati in rosso, completato da due prese laterali a foglia dipinte in rosa e giallo,
cm 14x29x19
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Lotto 97 ZUCCHERIERA E SETTE TAZZINE, MANIFATTURA GINORI A DOCCIA, FINE SECOLO XVIII, in porcellana decorata in policromia; zuccheriera di forma cilindrica completa di coperchio, corpo interamente decorato in policromia a mazzetti di fiori e fiori sparsi, coperchio anch'esso decorato a fiori e arricchito da presa a forma di rosa con foglia dipinta in verde; tazzine con manico e coperchio, corpo decorato da fiori policromi, manico profilato in rosso, coperchio anch'esso decorato e fiori è profilato in rosso con presa a rocchetto,
zuccheriera alt cm 13,5, diam. cm 11, tazzine alt. cm 6
(zuccheriera felata, una tazza con manico e coperchio ricomposti)
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Lotto 98 SERVITO DI PIATTI, MANIFATTURA GINORI A DOCCIA, FINE SECOLO XVIII
in porcellana decorata in policromia a mazzetti di fiori e fiori sparsi composto da dieci piatti piani, sei piatti fondi, un vassoio circolare e tre risottiere,
piatti piani diam. cm 23,5, piatti fondi diam. cm 23,5, vassoio circolare diam. cm 29, risottiere diam. cm 25,5 (2) e cm 22,5
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Lotto 99 SALSIERA E DUE RAVIERE, MANIFATTURA GINORI A DOCCIA, FINE SECOLO XVIII, in porcellana decorata in policromia a mazzetti di fiori e fiori sparsi; la salsiera ovale è completa di coperchio e ramaiolo,
salsiera cm 17,5x13, raviere cm 24,5x17,5
(ramaiolo ricomposto)
(3)
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Lotto 100 OTTO PIATTI E VASSOIO CIRCOLARE, MANIFATTURA GINORI A DOCCIA, FINE SECOLO XVIII, in porcellana decorata in policromia a mazzetti di fiori e fiori sparsi,
diam. cm 23 e cm 30
(9)
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Lotto 101 GELATIERA, MANIFATTURA GINORI A DOCCIA, FINE SECOLO XVIII, in porcellana
decorata in policromia a mazzetti di fiori e fiori e profilata in rosso sui
bordi, sulle anse e sulla presa. Corpo di forma cilindrica sorretto da tre
zampe di forma leonina poggianti su dischi circolari bordati in azzurro, e
completo di due anse di forma lineare. Coperchio con bordo a rilievo,
centrato da presa di forma sagomata. Vasca interna anch'essa decorata in
policromia e bordata in rosso,
alt cm 26, diam. cm 19,5
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Lotto 102 ALZATA, DOCCIA, MANIFATTURA GINORI, 1765 CIRCA
in maiolica decorata in monocromia blu di cobalto, bordo mosso da volute a rilievo e dipinto con un motivo a “merletto” ad andamento radiale lungo il perimetro interno. Al centro del piatto si legge l’emblema della Certosa di Calci con la sigla “CAR” (dal latino cartusia), sovrastato dagli attributi di croce, mitra e pastorale per la carica di Abate conferita al Priore Giuseppe Alfonso Maggi. Nel 1765 è documentato l’ordinativo di 395 pezzi di vasellame stemmato alla manifattura Ginori a Doccia, nel periodo in cui il priore si era reso era fautore di un articolato progetto di ristrutturazione dell’intero complesso monastico. Del cospicuo servito originario in maiolica restano oggi solo pochi esemplari noti, fra i quali quello in esame, diam. cm 25
Per confronti
AA.VV., La Manifattura toscana dei Ginori a Doccia 1737-1791, catalogo della mostra,1998, pp. 46-48
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Lotto 103 ALZATA, PAVIA, MANIFATTURA RAMPINI, 1731 CIRCA
in maiolica decorata in monocromia blu di cobalto con una bordura a “merletto” ad andamento radiale entro il bordo, a incorniciare una rara interpretazione dei noti modelli ornamentali del francese Jean Bérain 1637-1711. Al verso marca ad àncora, diam. cm 22,5
Bibliografia
E. Pellizzoni, M. Forni, S. Nepoti, La Maiolica di Pavia tra Seicento e Settecento, 1997, n. 168
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Lotto 104 ZUPPIERA, PARMA, REAL FABBRICA, TERZO QUARTO SECOLO XVIII
in maiolica decorata in policromia con verde, manganese nei toni del marrone e del viola, di forma ovoidale, corredata di anse modellate e dipinte a trompe-l’oeil a guisa di rametti e presa del coperchio a frutto, decorata a gran fuoco in bicromia verde e manganese con un motivo composto da tralci di vite e pampini, che si sviluppano attorno alla parete centrale del corpo e sul coperchio. Quest’ultimo è ravvivato da una teoria di larghe foglie rilevate e lumeggiate in giallo-arancio alla base della presa. Questo esemplare è opera di notevole rarità essendo, al presente, l’unica zuppiera nota con tale ornato, definito nei documenti di fabbrica “à vite”, unitamente ad altri otto manufatti, cm 18x26,5x19
Bibliografia
C. Campanella, La Real Fabbrica della Maiolica e Vetri e la ceramica nel Settecento a Parma, 2010, n. 29
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Lotto 105 “SURTOUT”, TORINO, MANIFATURA ROSSETTI, PRIMA METà SECOLO XVIII
in maiolica dipinta in monocromia blu di cobalto, orlo mistilineo e quattro piedini a rocchetto, dipinto con una composizione alla Bérain, con al centro una figura di amorino attorniato da una complessa struttura ad arabeschi, volute, mascheroni, tendoni e animali fantastici su piani sospesi. Una bordura a “merletto” incornicia l’insieme, mentre attorno all’orlo corre una greca ad archetti. L’impianto formale e il segno fine e minuto richiamano le opere dei Rossetti nel periodo torinese (1725-1727), o in quello immediatamente successivo al rientro da Lodi nel 1736, diam. cm 39,5
Per confronti
V. Viale, Mostra del barocco Piemontese, III, 1963, tavv. 10a, 12 e 13a;
F. Ferrari, La ceramica di Lodi, 2003, p. 170 passim;
V. Brosio, Rossetti Vische, Vinovo, porcellane e maioliche torinesi del settecento, Milano 1973, pp. 104-114
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Lotto 106 PIATTO, LODI O TORINO, ROSSETTI, SECONDO QUARTO SECOLO XVIII
in maiolica dipinta in monocromia blu di cobalto, orlo mistilineo decorato con raffinati motivi a “merletto” disposti a struttura radiale al centro e sulla tesa mutuati da coevi modelli francesi di Rouen e Moustiers. Per le sue caratteristiche formali si attribuisce l’opera al periodo lodigiano (1729-1736) di Giorgio Giacinto Rossetti o a quello torinese immediatamente successivo, diam. cm 36,5
Per confronti
V. Brosio, Rossetti, Vische, Vinovo, 1973, p. 102 passim;
F. Ferrari, La ceramica di Lodi, 2003, p. 170 passim
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Lotto 107 PIATTO, TORINO, MANIFATTURA ROSSETTI, METà SECOLO XVIII
in maiolica dipinta in policromia a gran fuoco con verde, giallo, giallo arancio, blu, bruno di manganese; cavetto largo e basso che termina in una breve tesa dall’orlo mistilineo, al centro decorato con una scena di putti tra svolazzi roccocò. Sulla tesa una teoria di ciuffi floreali di ispirazione orientale si alternano a volute e graticci, fra cui si librano insetti. Il decoro, noto con il termine “rocaille figuré”, contraddistingue i prodotti della manifattura torinese dei Rossetti e fu adottato anche dalla manifattura Torinese Ardizzone, diam. cm 31
Per confronti
V. Brosio, Rossetti, Vische, Vinovo, 1973; con note aggiornate O. Graffione, Le manifatture Rossetti e Ardizzone: precisazioni storiche e fonti iconografiche, in “Palazzo Madama - Studi e notizie”, Rivista annuale del Museo Civico d’Arte Antica di Torino, Anno II, n. 1/2011, pp. 202-213.
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Lotto 108 “BOURDALOUE”, VENETO, METà SECOLO XVIII
in maiolica dipinta in policromia a gran fuoco con verde, blu, rosso arancio giallo, decoro a “blancer” con triade di fiori e foglie sostenuta da uno stelo sinuoso che trae origine da una zolla erbosa, qui affiancato da una palmetta orientale, cm 9x24x12.
Per confronti
G. Ericani, P. Marini, N. Stringa, a cura di, La ceramica degli Antonibon, catalogo della mostra, Milano 1990, pp. 92–95, n. 110
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Lotto 109 PIATTO, LE NOVE, MANIFATTURA PASQUALE ANTONIBON, 1740-1770
in maiolica dipinta in policromia a gran fuoco con blu, verde, giallo, bordo cordonato ed orlo mistilineo, con decoro d’ispirazione orientale cosiddetto a “ponticello” con architetture e motivo a graticcio con roccaile fogliate; orlo sottolineato da fogliette in sequenza in verde e manganese, diam. cm 35.
Per confronti
G. Ericani, P. Marini, N. Stringa, a cura di, La ceramica degli Antonibon, catalogo della mostra, Milano 1990, pp.71-74
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Lotto 110 TRE VASI APOTECARI, ITALIA SETTENTRIONALE, 1770 CIRCA
in maiolica dipinta in policromia a piccolo fuoco con porpora, verde, blu, giallo, bruno di manganese nei toni del nero e del viola. L’albarello a rocchetto e le due fiasche con corpo ovoidale portano al centro della decorazione un emblema, forse di proprietà, costituito da una veduta con ponte e torretta entro medaglione, trattenuto da raffinate ghirlande floreali sulla spalla dell’invaso, mentre una sequenza di foglie d’acanto alternate a fiori campaniformi delimita il fondo. Al centro è tracciata l’iscrizione apotecaria in manganese.
Dello stesso corredo è nota solo un’altra bottiglia pubblicata come prodotto della manifattura pesarese Casali e Callegari, già in collezione Fedeli a Milano (cfr. S. Levy, Le maioliche romagnole, marchigiane e toscane, estratto dall’opera “Maioliche settecentesche”, 1970, tav. 253), mentre due orcioli del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza (Inv. nn. 14416-7) portano l’ipotetica attribuzione alla fabbrica veneziana di Cozzi. Studi recenti hanno superato le due ipotesi, mancando affinità formali in entrambe le produzioni. La paternità delle opere resta al momento circoscrivibile all’ambito lombardo-emiliano nel terzo quarto del Settecento, alt. cm 18 e cm 24
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Lotto 111 MINIATURA SU PERGAMENA, EMILIA, SECOLO XVIII
raffigurante la Sacra Famiglia, entro cornice ovale in noce, cm 21,5x18,5
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Lotto 112 COPPIA DI POTICHES, PIEMONTE O VENEZIA, FINE SECOLO XVIII
in vetro soffiato con coperchio, decorate all’interno con cineserie ad “arte povera”.
Gli esemplari si inseriscono nel vasto repertorio ornamentale ispirato all’Oriente, che con il suo esotismo aveva suscitato grande interesse in Europa fin dal XVI secolo, alt. cm 30
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Lotto 113 SCATOLA, VENEZIA, SECOLO XVIII
in legno intagliato e laccato a fondo marrone, corpo di forma bombata poggiante su piedini sagomati. Coperchio e lati dipinti in policromia con mazzi di fiori, inseriti tra decori stilizzati e nastri annodati, cm 13x25x18
Provenienza
Milano, Collezione Silva
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Lotto 114 SCATOLA, VENEZIA, METÀ SECOLO XVIII
in legno laccato di forma bombata interamente decorata ad arte povera sui lati e sul coperchio, con figure e animali esotici e con costruzioni architettoniche,
cm 24x46x27
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Lotto 115 Console, Veneto, seconda metà sec. XVIII
in radica di noce e olivo, piano sagomato, fronte e fianchi mossi, un cassetto nella fascia, alte gambe sinuose su piedi a zoccolo stilizzato, cm 167x75x79, piccoli danni
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Lotto 116 Piccola scrivania da centro, fine sec. XVIII
in noce filettato, piano rettangolare scorrevole, sottopiano-scrittoio estraibile su entrambi i lati, cinque cassetti, gambe troncopiramidali , cm 96x58x78, piccoli danni e mancanze
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Lotto 117 Cassettone scrivania, Veneto, metà sec. XVIII
in noce e radica intarsiati, piano a ribalta, scarabattolo interno con sei cassetti e segreto, fronte a doppia mossa con tre cassetti, base modanata, piedi a mensola, cm 122x58x104, alcune mancanze
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Lotto 118 TAPPETO QUM PERSIANO, INIZI SECOLO XX
fondo azzurro decorato con piccoli bothè avorio, bordura rossa, cm 325x225
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Lotto 119 Coppia di piccoli cassettoni, Napoli, metà sec. XVIII
in noce intarsiato in bois de rose e bois de violette, piano sagomato in breccia di marmo giallo, fronte e fianchi mossi, due cassetti centrati da rosa dei venti che si ripete anche sui fianchi, pendaglina sagomata frontale e laterale, gambe a sciabola, cm 83x55x87, piccoli restauri ai piani di marmo e alcune cadute alla listratura (2)
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Lotto 120 Grande specchiera, Firenze, ultimo quarto sec. XVIII
in legno intagliato e dorato sormontato da alta cimasa con medaglione scolpito con la figura di Antinoo in nudità eroica, e con nastri e ghirlande di fiori ricadenti e sostenuti da aquila con le ali spiegi negli angoli, cornice rettangolare con bordo a guilloche, zampe modellate a cornucopia, cm 245x130, piccoli restauri
Cfr. I mobili di Palazzo Pitti. Il primo periodo lorenese 1737-1799, a cura di Enrico Colle, Firenze 1992, p. 157, nn. 90-91
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Lotto 121 Gruppo raffigurante le Tre Parche
Manifattura Ginori, Doccia 1755-1770
H con piedistallo 39 cm; largh max 31 cm; prof max 26 cm
Misure piedistallo: 29x23 H 10 cm.
Misure gruppo senza piedistallo H 29 cm
Porcellana dipinta in policromia: blu, violetto, porpora, giallo, verde, rosso ferro, bruno, oro
Gruppo allegorico raffigurante tre giovani donne sedute sui tre lati di una base modellata e dipinta a massi squadrati su cui sono applicati fiori e foglie. Sovrasta le dee, in posizione centrale, un putto con espressione dolente e braccia sollevate seduto su tre massi sovrapposti. Tre cartigli, uno ai piedi del putto e due sulla base, tra le Parche, recano in oro iscrizioni che formano il versetto biblico Quasi flos egreditur et conteritur et fugit velut umbra (libro di Giobbe 14:2, Vulgata latina) alludente alla fragilità e alla brevità della vita umana.
Il gruppo è sistemato su un piedistallo svasato, a sezione quadrangolare mistilinea, con sostegni a volute, foglie e elementi traforati rocaille in rilievo, dipinto in policromia e oro. La parte superiore delle quattro volute di appoggio è predisposta per accogliere un piccolo vaso con fiaccola o altro elemento oggi disperso, presente invece sulle basi di identica forma dei gruppi in porcellana Ginori Perseo e Medusa e Mercurio e Argo del Getty Museum di Los Angeles. (Luca Melegati in Baroque luxury porcelain. The manufactories of Du Paquier in Vienna and of Carlo Ginori in Florence, catalogo della mostra a cura di Johann Kraftner, Claudia Lehner-Jobst, Andreina D’Agliano, Monaco 2005, schede 294 p. 442 e 297 pp. 444-445). Secondo l’ipotesi avanzata da Luca Melegati i due gruppi di Los Angeles potrebbero, tra l’altro, essere stati proposti insieme al nostro per formare una sorta di trittico.
L’alloggiamento delimitato dalla cornice superiore del piedistallo, non combacia perfettamente con il perimetro d’appoggio del gruppo, a conferma che la stessa base era impiegata per diverse composizioni.
L’insieme è un’invenzione dei modellatori della manifattura, che hanno in questo caso riunito tre modelli già esistenti, attribuiti concordemente a Giovanni Battista Foggini ( 1652-1725) e con ogni probabilità destinati a essere realizzati in bronzo come ornamento di un arredo oggi disperso (Alvar González Palacios, Il Tempio del Gusto. Le arti decorative in Italia fra classicismi e barocco. Il Granducato di Toscana e gli Stati settentrionali tomo I, p. 45). Fornite a Carlo Ginori dal figlio dello scultore, Vincenzo Foggini, il 10 giugno 1750 e citate nell’inventario dei modelli con le rispettive forme (Klaus Lankheit Die Modellsammlung der Porzellan Manufaktur Doccia, Munchen 1982, p. 160 87:2; Alessandro Biancalana, Porcellane e maioliche a Doccia. La fabbrica dei marchesi Ginori. I primi cento anni, Firenze, 2009, pp. 66), le cere si conservano ancora presso il Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia. Cloto, colei che fila, si identifica facilmente grazie alla presenza di fuso e conocchia nel modello in cera (Museo di Doccia, inv. 34) e corrisponde alla figura con mantello porpora, centrale nel nostro gruppo. Le altre due non hanno attributi, neanche nei modelli in cera, ma le loro pose suggeriscono che Lachesis, colei che misura, sia la figura col mascherone sul petto (Museo di Doccia, inv. 32) e Atropo, colei che taglia il filo della vita di ogni uomo, sia l’ultima a destra con il drappo blu di cobalto (Museo di Doccia, inv. 33).
Sia le figure delle Parche che il putto, si ritrovano, in bianco, come elementi dell’imponente Tempietto donato da Carlo Ginori all’Accademia Etrusca di Cortona e realizzato dalla Manifattura tra il 1750 e il 1756 (Rita Balleri, Il Tempietto Ginori dell’Accademia Etrusca di Cortona: una rilettura, in Laura Casprini Gentile e Dora Lisc -
Lotto 122 VASSOIO CIRCOLARE, DOCCIA, MANIFATTURA GINORI, SECONDA metà SECOLO XVIII,
in porcellana dipinta in policromia blu con bordo sagomato; cavetto decorato con grande scena di paesaggio e due gruppi di uccelli in volo, tesa filettata in blu e decorata da tre grandi fregi floreali. Retro decorato da due elementi vegetali, diam. cm 32
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Lotto 123 TRE PIATTI, DOCCIA, MANIFATTURA GINORI, 1750 CIRCA
in porcellana bianca decorata a stampino in blu, cavetto decorato da ramo fiorito inserito in un una riserva circolare, tesa interamente ricoperta da fregi vegetali, diam. cm 22,5, difetti (3)
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Lotto 124 COPPIA DI FIGURE, MANIFATTURA DI Sèvres, 1756-1766,
in bisquit, concepiti per formare una coppia e raffiguranti rispettivamente “la mangeuse de bouillie” e “le trempeur de mouillettes”. I due biscuit , della manifattura di porcellane di Sèvres, sono ben noti agli studi: la fanciulla è citata nell’inventario di fabbrica del 1756 ed il ragazzo nei documenti del 1763 (cfr. A. Fay-Hallée, T. Préaud, Porcelaines de Vincennes. Les origines de Sèvres, 1977, p. 182, per una discussione circa la datazione del model- lo maschile; fig. 498, per quello femminile). Entrambi i modelli, che spettano allo scultore Suzanne, si ispirano all’opera di Boucher e rientrano nei suoi celebrati Enfants Vincennes Boucher (cfr. A. Ananoff, François Boucher - Peintures, II, 1976, p. 103, n. 414, per la derivazione della giovane contadina). Entrambe le figure recano una “F” incisa sotto la base, identificativa di Étienne Falconet, direttore del dipartimento di scultura a Sèvres dal 1756 al 1766 (cfr. Falconet à Sèvres, catalogo della mostra al Musée National de Cèramique de Sèvres, 2001, p. 25). La figura femminile riporta anche la segnatura di una stella, figura femminile alt. cm 19,2, figura maschile alt. cm 20,2
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Lotto 125 Coppia di rare consoles, Roma, metà sec. XVIII
in marmi policromi, piano sagomato listrato in giallo antico con profili in breccia verde e decorati nella parte centrale con campionario di marmi policromi differenti tagliati a tasselli quadrati, base sagomata a mensoloni con volute, cm 92x45x75, lievissimi danni
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Lotto 126 PIATTO, LODI, GIORGIO GIACINTO ROSSETTI, 1729-1736
in maiolica dipinta in policromia a gran fuoco con rosso, giallo, arancio, verde e blu di cobalto, decoro ispirato ai modelli di Rouen, da cui deriva il termine che ne identifica la tipologia. Sul verso la sigla “GR” in blu, diam. cm 23,5
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Lotto 127 TAZZA, LODI, PAOLO MILANI, SECONDA METà SECOLO XVIII
in maiolica dipinta a piccolo fuoco in due toni di porpora e lumeggiata in oro, forma cilindrica con parete appena rastremata e ansa ad orecchio. Il motivo ornamentale si sviluppa delineando due raffinate riserve con cascate floreali tra volute rocaille, a contenere frontalmente la figura di un putto seduto con un libro aperto fra le mani. Sul retro alcuni elementi rocciosi con ciuffi vegetali. La scelta cromatica e l’inconfondibile maniera pittorica ci portano ad attribuire l’opera a Paolo Milani (1746-1822), alt. cm 7
Per confronti
G. Vanini de Belico, Paolo Milani, un pittore ceramista riscoperto... in “CeramicAntica”, Anno XVI, n. 10 (175), Novembre 2006, p. 19 (si veda il piccolo vassoio con gioco di putti a cui la presente tazzina è associata per evidenti affinità);
G. Vanini, A proposito di...Paolo Milani, pittore su maiolica del Settecento, in “Terre d’arte 2010”, p. 48
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Lotto 128 PIATTO, MILANO, MANIFATTURA FELICE CLERICI, 1756-1780
in maiolica dipinto con rosso, blu e giallo e verde a piccolo fuoco, orlo mistilineo profilato in bruno, centrato da un motivo figurato indicato nei documenti di inventario con la descrizione paesini e figure a smalto: un popolano è seduto su una zolla erbosa in riposo, mentre gli alberi fogliati dai caratteristici tronchi sinuosi fanno da quinta, con volatili e insetti. Marcato al verso in nero “Milano” e “FC” a frazione con decoro “4” al numeratore e omega al denominatore, diam. cm 23,5.
Per confronti
R. Ausenda, Museo d’Arti Applicate del castello Sforzesco. Le ceramiche, II, 2001, n. 424
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Lotto 129 COPPIA DI PIATTI, MILANO, MANIFATTURA FELICE CLERICI O PASQUALE RUBATI, 1760-1770
in maiolica dipinta in policromia con verde, giallo, blu di cobalto, bruno di manganese, orlo liscio profilato in bruno, decorati al centro con una composizione allegorica benaugurante: un cane di Pho sovrastato da una fenice Feng-huang. La tesa ospita un’elaborata bordura a larghe foglie contrapposte con piccole corolle e foglioline di contorno, raccordate da una teoria di elementi a nastro che si sviluppano in un’alternanza di greche differenti. La policromia impiegata è quella della cosiddetta “famiglia verde” cinese, che qui si traduce in veri e propri virtuosismi tecnici di cotture a grande e piccolo fuoco, cui le manifatture milanesi di Felice Clerici e di Pasquale Rubati si dedicarono nella seconda metà del secolo XVIII. Rari gli esemplari noti: tre piatti appartengono alle Civiche Raccolte d’Arti Applicate del Castello Sforzesco a Milano (Ausenda R. 2001, Museo d’Arti Applicate del castello Sforzesco, le ceramiche II, 2001, p. 358,n. 347), mentre altri due sono pubblicati nel catalogo della storica mostra del Museo Poldi Pezzoli di Milano nel 1964 (S. Ferrari, G. Gregorietti, A. Orombelli, A. Robiati, Maioliche di Lodi, Milano e Pavia, 1964, n. 269). Il Museo Gianetti a Saronno custodisce un esemplare minore segnato al verso con una pennellata in rosso ferro (Ausenda 1996, pp 206-207), diam. cm 23
Bibliografia
R. Ausenda in Caviglia, Schede 48-96, n. 77-Maggio 2001 (già appartenuti alla Principessa Pio di Savoia)
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Lotto 130 TAZZA, LODI, MANIFATTURA FERRETTI, SECONDA METà SECOLO XVIII
in maiolica dipinta a piccolo fuoco in policromia con rosso porpora, verde, giallo blu e tocchi di manganese, corpo semisferico parzialmente coperto, provvista di anse modellate a volute rocaille e di un beccuccio centrale: identificabile con una tazza per ammalato o puerpera. Dipinta a piccolo fuoco con mazzetti floreali sparsi di gusto naturalistico e lumeggiature in porpora sulle anse e sul beccuccio, alt. cm 9
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Lotto 131 COPPIA DI CESTINI, MILANO, MANIFATTURA PASQUALE RUBATI, 1770 CIRCA
in maiolica decorata a piccolo fuoco con porpora, verde, blu e giallo e rosso, anse a cordoncino lumeggiate in porpora e parete traforata a canestro, dipinti con un grande mazzo floreale di gusto naturalistico adagiato sul fondo e rametti sparsi di contorno. In origine provvisto di piatto di supporto en pendant, il cestino si inserisce in una tipologia di prodotto assai diffusa nel corso del Settecento quando ogni fabbrica mise a punto un proprio modello. In questo caso la forma è assegnabile alla manifattura milanese di Pasquale Rubati. Al verso pennellata giallo in un esemplare e in manganese nell’altro, cm 6x25xcm 18,5
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Lotto 132 OTTO PIATTI, LODI, MANIFATTURA ANTONIO FERRETTI, 1770-1796
in maiolica dipinta a piccolo fuoco in policromia con rosso porpora, verde, giallo blu e tocchi di manganese. L’insieme è composto da quattro piatti tondi e da due coppie di ovali di diverse misure, accomunati da una decorazione a piccolo fuoco con mazzetti floreali naturalistici del tipo “contornato”, decoro che prevede un mazzo dominante, a cui fanno da contorno gruppi sparsi minori o rametti singoli. Le caratteristiche formali e stilistiche sono tipiche della manifattura Ferretti di Lodi. Al verso pennellata blu tracciata in blu sul fondo, piatti tondi diam. cm 24; ovali cm 23x19,5 e cm 27,5x 22,5. (8)
Per confronti
M.L. Gelmini – M. Maisano Moro, Maioliche lodigiane del ‘700, Milano 1995, pp. 150, nn. 161-164.
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Lotto 133 VERSATOIO, MILANO, MANIFATTURA PASQUALE RUBATI, 1760-1780
in maiolica dipinta in policromia a piccolo fuoco con verde, rosso, porpora blu, tecnica a barbottina con applicazione di sferette di argilla applicate in fase di asciugatura, forma cosiddetta a “casco rovesciato” con ornato a tralci floreali di ispirazione orientale. L’ideazione dell’ornato è frutto della grande esperienza artistica di Pasquale Rubati a Milano, di cui è ormai divenuta celebre la dichiarazione con cui “vanta di fabbricare maiolica a smalto o sia a rilievo, il qual segreto non ritrovasi in nessuna fabbrica né vicina né lontana”, alt. cm 22,4
Bibliografia
S. Levy, Le maioliche di Milano del XVIII secolo, 1980, tav. 94, ristampa di estratto da S. Levy, Maioliche settecentesche, 1963;
R. Ausenda in Caviglia, Schede 1-47, n. 8 - Agosto 1994
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Lotto 134 CINQUE PIATTI OVALI, MILANO, MANIFATTURA PASQUALE RUBATI, 1770 CIRCA
in maiolica dipinti con rosso, blu e giallo a gran fuoco e lumeggiati in oro, tesa traforata a canestro, due grandi e tre piccoli, con un motivo di ispirazione orientale, dipinto in tricromia blu-rosso-oro, tipico della tavolozza Imari, mentre il soggetto del ramo a linee spezzate e carico di fiori trae ispirazione dai modelli Kakiemon, cm 27x22 e cm 26x19,5.
Per confronti
R. Ausenda, Museo d’Arti Applicate del castello Sforzesco. Le ceramiche, II, 2001, n. 315
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Lotto 135 MENSOLA, MILANO, MANIFATTURA PASQUALE RUBATI, 1770 CIRCA
in maiolica decorata a piccolo fuoco con porpora, verde, blu e giallo e rosso, corpo fortemente sagomato su una base costituita da corpose volute lumeggiate in porpora, decorato con un grande mazzo floreale di gusto naturalistico. Tale mensola è una raffinata e rara testimonianza della produzione milanese di Pasquale Rubati verso il 1770, alt. cm 33
Per confronti
S. Ferrari, G. Gregorietti, A. Orombelli, A. Robiati, Maioliche di Lodi, Milano e Pavia, catalogo della mostra, Museo Poldi Pezzoli, Milano 1964, n. 367.
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Lotto 136 COPPIA DI FIORIERE, MILANO, MANIFATTURA PASQUALE RUBATI, 1770-1780
in maiolica dipinta a piccolo fuoco in policromia e oro con verde, porpora, blu, giallo bruno di manganese, corpo a mezzaluna con estremità mosse da volute e conchiglie rocaille, con lumeggiature sui rilievi ed un festone floreale in vivace policromia, che trattiene due medaglioni contenenti miniature di paesaggio in camaïeu verde; alcuni tocchi dorati completano l’ornato. Pennellata in manganese tracciata sul fondo della base, cm 12x22x12,5.
Per confronti
R. Ausenda, Museo d’Arti Applicate del Castello Sforzesco. Le ceramiche, II, 2001, n. 374;
R. Ausenda, La Collezione Cagnola, 1999, n. 110
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Lotto 137 Console, Firenze, terzo quarto del sec. XVIII
in legno intagliato, dorato e dipinto in verde acqua, piano sagomato in marmo giallo di Siena, fascia decorata da motivo a grata e centrato da una medaglione con scena classica, alte gambe troncopiramidali con collarino superiore e piedi a cespo d'acanto, cm 87x53x100
Cfr. I mobili di Palazzo Pitti. Il primo periodo lorenese 1737-1799, a cura di Enrico Colle, Firenze 1992, p.141, n. 68
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Lotto 138 TAPPETO TABRIZ PERSIANO, INIZI SECOLO XX
fondo color crema con decoro floreale a fiori verdi, rosa, azzurri e gialli, bordura a borchie multicolori, cm 300x215
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Lotto 139 TAPPETO HERIZ PERSIANO, SECOLO XIX
fondo rosso mattone con medaglioni a stella in blu e rosa, nel campo decori a foglie stilizzate, riquadri azzurri con bordura rossa decorata da palmette rosa e azzurre,
cm 445x345
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Lotto 140 COPPA, FAENZA, MANIFATTURA FERNIANI, PRIMA METà SECOLO XVIII
in maiolica dipinta a gran fuoco con giallo, giallo, arancio, blu, verde, bruno di manganese, piatto mosso da baccellature e centro umbonato, su basso piede. Il motivo decorativo mostra, entro un medaglione, una scena figurata con popolani intenti a soccorrere su un albero un gatto inseguito da un cane, e tutto intorno piccoli frutti con foglie. Una bordura a “peducci” in giallo sottolinea il perimetro interno del bordo. Le modalità stilistiche e pittoriche sono caratteristiche distintive del tratto del cosiddetto “Pittore del 1740”, così denominato da Gaetano Ballardini, il quale raggruppò intorno a una targa devozionale delle raccolte prebelliche del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza una serie di opere stilisticamente coerenti. Carmen Ravanelli Guidotti nella sua recente monografia dedicata alla manifattura dei conti Ferniani a Faenza, ipotizza che sotto tale nome si possa celare il pittore Nicolò Raccagni attivo in quella manifattura a partire dal 1730, diam. cm 32
Per confronti
C. Ravanelli, La Fabbrica Ferniani, 2009, pp. 162-169
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Lotto 141 TRE PIATTI, FAENZA, MANIFATTURA FERNIANI, ULTIMO QUARTO SECOLO XVIII
in maiolica decorata a piccolo fuoco in policromia con porpora, verde, giallo, blu e manganese, con profilo mosso, di due misure digradanti, decorati con motivo a “rovine” caratteristico della produzione faentina di gusto neoclassico. Al centro della composizione capriccio di rovine architettoniche su zolla erbosa circondato da un nastro viola a tratti annodato e da una bordura a foglioline che collega mazzi floreali di diverse dimensioni disposti in sequenza, mentre l’orlo è profilato di giallo. I piatti in esame appartengono alla manifattura dei Conti Ferniani a Faenza, nel periodo del rientro dei Benini in fabbrica sul finire del 1778, dopo la parentesi imprenditoriale condotta in autonomia con Tommaso Ragazzini per un solo anno dal settembre 1777 (il contratto di riassunzione pattuito con Annibale II Ferniani contemplava l’accoglimento anche di Filippo Comerio, nonché l’assorbimento di tutti i pezzi residui prodotti dai transfughi), diam. cm 30,5 e cm 23,5 (3)
Per confronti
C. Ravanelli Guidotti, La Fabbrica Ferniani, 2009, pp. 73-74 e n. 118
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Lotto 142 “SURTOUT”, FAENZA, MANIFATTURA FERNIANI, PRIMA METà SECOLO XVIII
in maiolica dipinta a gran fuoco con giallo, giallo, arancio, blu, verde, bruno di manganese, composto da cioccolatiera e vassoio di forma ottagonale con doppio bordo rilevato, con alloggiamenti per le tazze e presumibilmente per la lattiera, la zuccheriera e la cioccolatiera. Il decoro del surtout mostra elementi di gusto tardo barocco in bianco e blu, realizzati a risparmio su fondo spugnato in manganese diluito, mentre al centro spiccano tre riserve con figure mitologiche in monocromia cobalto. Un ornato coerente riveste la cioccolatiera, che mostra un’elaborata riserva con busto loricato e ripropone sul coperchio i medesimi motivi posti in corrispondenza degli angoli sul surtout. La maiolica è attribuita alla manifattura dei conti Ferniani a Faenza, ed è probabilmente opera del cosiddetto “Pittore del 1740”,recentemente identificato da Carmen Ravanelli Guidotti come Nicolò Raccagni. Un confronto con una cioccolatiera del Museo di Arti Decorative di Amburgo (e con le opere pubblicate da C. Ravanelli Guidotti ne danno preciso riscontro nel Thesaurus di opere della tradizione di Faenza (1998, p. 544), alzata cm 45,7x40,7; cioccolatiera alt. cm 23,5
Bibliografia
J. Rasmussen, Italienische Majolika, 1984, n. 204
C. Ravanelli Guidotti, La Fabbrica Ferniani, 2009, pp. 50-51, 162-163, 176-177, n. 14 (associato al nome di Niccolò Raccagni);
R. Ausenda in Caviglia, Schede 48-96, n. 60 - Dicembre 1999
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Lotto 143 ZUPPIERA, FAENZA, MANIFATTURA FERNIANI, PRIMA METà SECOLO XVIII
in maiolica dipinta a gran fuoco con giallo, giallo, arancio, blu, verde, bruno di manganese
Zuppiera con anse a cordoncino e coperchio sormontato da pomolo a trottola. Il decoro si sviluppa in una serie di riserve quadrilobate dipinte a policromia con scene agresti intervallate da volute in bicromia bianco e blu, risparmiate su fondo spugnato in manganese diluito. Il decoro è riferibile al cosiddetto “Pittore del 1740” nella manifattura Ferniani di Faenza, ora identificato come Nicolò Raccagni, alt. cm 20, diam. cm 27
Per confronti
S. Levy, Le maioliche romagnole, marchigiane e toscane, estratto dall’opera “Maioliche settecentesche”, 1970, tav. 174 (esemplare affine);
C. Ravanelli Guidotti, La Fabbrica Ferniani, 2009, pp. 162-163