Dipinti del Secolo XIX
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Lotto 152 Galileo Chini
(Firenze 1873 - 1956)
LA PROLETARIA
olio su tela, cm 80x65
firmato in basso a destra e datato 30
sul retro: etichetta della Mostra Retrospettiva di Galileo Chini 10/1 - 6/2/1977, Permanente di Milano
Esposizioni
Galileo Chini, Palazzo della Permanente, Milano, 10 gennaio - 6 febbraio 1977
XLII Esposizione internazionale d'arte. La Biennale di Venezia. Arte e scienza, Venezia 29 giugno - 28 settembre 1986, n. 57
Bibliografia
XLII Esposizione internazionale d'arte. La Biennale di Venezia. Arte e scienza, a cura di M.G. Gervasoni, Venezia 1986, pp. 30, 42
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Lotto 153 Antonio Mancini
(Roma 1852 - 1930)
RITRATTO DI VECCHIO
olio su tela, senza cornice, cm 62x50
firmato in basso a sinistra
Corredato di autentica n. 95(8) 0103AV della dottoressa Cinzia Virno.
Sul dipinto sono evidenti le tracce del telero quadrettato a spago che il pittore utilizzava, in coppia con un secondo identico posto davanti al modello, per assicurarsi una precisa riproduzione delle proporzioni e dell'impianto prospettico del soggetto. La tecnica della cosiddetta "doppia graticola", da lui ideata, donava ai dipinti un effetto di quadrettatura che caratterizza la sua pittura tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta.
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Lotto 154 Vincenzo Migliaro
(Napoli 1858 - 1938)
VECCHIA NAPOLI o MERCATO SPAGNOLO
olio su tavola, cm 47,5x32
firmato e iscritto "Napoli" in basso a sinistra
sul retro: etichetta con iscritto "Marché espanol par Migliaro 6.." e timbro con iscritto "Santiago del Cile"
Sulla targhetta apposta sulla cornice il dipinto è titolato "Via Purgatorio d'Arco" (strada nei pressi di via dei Tribunali, decumano maggiore dell'antica Napoli).
Vincenzo Migliaro (1858-1938), dopo aver vinto nel 1877 il secondo posto al Concorso Nazionale di Pittura tra gli alunni delle Accademie di Belle Arti, pagato il primo tributo di iniziazione alla pittura verista di Gioacchino Toma, si recò in Francia per un breve periodo. Ma la malìa della sua città natia lo costrinse a ritornare a Napoli, dove cominciò a frequentare una birreria a ridosso del Castello angioino, "Lo Strasburgo", che era il ritrovo preferito di pittori come Caprile e Pratella, oltre che di alcuni letterati come Edoardo Scarfoglio e il poeta Salvatore Di Giacomo. Di quest'ultimo Migliaro, in particolare, ammirava il modo di descrivere gli usi e i costumi della quotidianità napoletana. La stessa che il pittore voleva raccontare scrutandola negli angiporti, sotto gli archi e perfino all’interno di qualche basso della sua città e che costituivano la fitta trama dei quattro quartieri della Vicaria, Pendino, Mercato e Porto. Fu dagli inizi degli anni '80, che Migliaro si inoltrò in quei luoghi per proporre delle plastiche riprese di impressioni popolari e colorite sensualità. Con ciò egli documentò e in alcuni casi denunciò, marchiando di emozioni, come dei graffiti primordiali, la sottile diga posta ad argine dal pittoresco commerciale, contraddittoriamente sognante e spensierato. Per questo motivo, Migliaro va disgiunto da quella facile pittura di genere alla quale, per una serie di equivoci critici, a volte viene accostato: il racconto confuso con l'aneddoto, la scrittura con la calligrafia, il verismo con il folclore. Invece, in quel timbro incisivo, in quelle riconoscibili icone, in quel suo linguaggio simbolico, risiede l'arte di Migliaro.
Lo spunto per il quadro che lo rese famoso glielo diede, un giorno, una bella acquaiola che si trovava a due passi dallo "Strasburgo". Di fronte al Maschio Angioino, a Piazza Francese, attiguo al Teatro Mercadante, sorgeva un chiosco dell’acqua sulfurea. Migliaro, ci si soffermava spesso annotando le emozioni e gli effetti di colore tra quel mondo variopinto di venditori di robe vecchie, scrivani pubblici e sfaccendati. Fu così che, da quel piccolo microcosmo, il pittore fece nascere Piazza Francese opera che presentata all'Esposizione nazionale di Torino nel 1884, riscosse un enorme successo di critica e di pubblico e fu acquistata dal Khedivé d'Egitto, Ismail Pascià, che con tutta la sua variopinta corte, soggiornava in quegli anni nella "Favorita" di Portici.
Sull'onda di quel successo e con il crescere del numero di richieste da parte dei collezionisti, Migliaro sviluppò una serie di varianti di Piazza Francese o Vecchia Napoli, con lo scopo di raccogliere una testimonianza topografica nella quale inserire quella tipologia femminile di donna forte e volitiva, dallo sguardo magnetico che è una sua costante, oltre a quel pathos della popolazione dei vicoli, dando una forma ed un'emozione alle realtà locali dove tutto poteva essere rappresentato in commedia o dramma.
La stessa emozione che traspare dalla tavoletta in asta dal titolo Vecchia Napoli, che rappresenta un ampio slargo occupato da botteghe ed ambulanti. Probabilmente una delle reinterpretazioni del pittore di quegli spiazzi mercatali all’interno dei Decumani. Lo slargo, proprio per le particolarità dell’edificio che si pone di fronte, con i portici al cui interno si affollano le attività commerciali, potrebbe essere -
Lotto 155 Francesco Lojacono
(Palermo 1838 - 1915)
PAESAGGIO SICILIANO
olio su tela, cm 46x88
firmato in basso a destra
Provenienza
Collezione Edoardo Negri De Salvi
Collezione privata, Firenze
Esposizioni
VII. Esposizione Internazionale d'Arte della città di Venezia, Venezia 1907, n. 19 (come Campagna siciliana)
Bibliografia
VII. Esposizione Internazionale d'Arte della città di Venezia. Catalogo illustrato, Venezia 1907, p. 93 n. 19
Francesco Lojacono 1838-1915, catalogo della mostra (Palermo, 2005-2006) a cura di G. Barbera, L. Martorelli, F. Mazzocca, A. Purpura e C. Sisi, Milano 2005, p. 397
"Quando il gruppo di Resina partecipa alla mostra di Palermo, nel 1866, insieme al toscano Cecioni, di Napoli, come cita il catalogo - per sottolineare la specificità della formazione dell'artista e non la sua origine - va equilibrandosi in altro luogo quel tessuto di linguaggi comuni che trovano allineato e partecipe anche un artista siciliano d'origine come Lojacono, consapevole che dalla sua conoscenza e dalla propagazione della poetica del suo paesaggio si considerasse l'obiettivo finale, la prospettiva del superamento delle barriere regionalistiche, nell'ambito di un progetto ambizioso tipico della cultura unitaria.
Le consonanze linguistiche di Lojacono si assimilano alla forza impressa dalla scuola di Resina, il cui programma si fonda nella sapienza di "esercitare un'arte indipendente puramente veristica e realista, tendente alla vera manifestazione semplice del vero nelle sue svariate forme, senza orpello e transazioni". Lojacono mantiene fermi i principi di quella fedeltà al vero, con un'ostinazione di scelte che supera le prospettive cronologiche del sodalizio stesso, scomposto alla prima partenza del De Nittis per Parigi nel 1867, e che si chiude emblematicamente con la morte di De Gregorio nel 1876. [...] Questo suo naturalismo integrale, dal carattere originalissimo, spesso privo di figure, caratterizza la sua vena poetica fino al 1880 circa, portando con sé risultati delle complesse esperienze della stagione culturale di formazione, che trova efficacia anche nella profonda intesa dell'artista con i luoghi veri della sua terra. Della Sicilia ritrae le silenziose strade sterrate sotto il sole canicolare o i viottoli alberati della strada che da Santa Maria di Gesù conduce a Palermo, o le ville baronali in pietra di tufo dell'architettura del Settecento che, come l'edificio sotto Catalfano, si staglia come una cattedrale isolata, protetta dal braccio della montagna. Come per la poetica di Marco De Gregorio, di Rossano o De Nittis che percorrono le antiche strade di Portici e Resian e Torre Annunziata, prediligono scorci inconsueti di quell'area vesuviana composita, di ville nobiliari lungo il Miglio d'Oro e di strette stradine di campagna che portano al Vesuvio, con i tipici muri a secco che cingono le vie di un antico territorio rurale ormai deflagrato, così l'obiettivo di Lojacono penetra la sua osservazione lenticolare nei luoghi aperti di campagna o per le strade di montagna della sua terra. Essa è esplorata in tutto il suo circondato palermitano, l'Aquasanta, la Conca d'oro, villa Tasca, Boccadifalco, Monte Erice, raggiungendo l'Etna e le sue terre limitrofe. Il valore di questa eccezionale esperienza resta affidato ancora interamente alla rappresentazione reale dei luoghi, che attraverso il paesaggio di Lojacono ci rimandano alla bellezza composita e particolare di un territorio che si presenta nell'ultimo trentennio dell'Ottocento ancora florido e scandito dalla grandezza rigogliosa, severa e prepotente della sua natura vulcanica. Monumenti al paesaggio lirico di uno scorcio di secolo, innalzati al sentimento di una terra perduta, di cui ci è se -
Lotto 156 Alfredo Mueller
(Livorno 1869 - Parigi 1939)
BOCCA D'ARNO
olio su cartoncino, cm 29x40,5
firmato in basso a sinistra
sul retro: etichetta "Bottega d'Arte di Livorno", timbro "Collezione Pietro Antoni di Cocco" -
Lotto 157 Renato Natali
(Livorno 1883 - 1979)
I QUATTRO MORI A LIVORNO
olio su tela, cm 100x70
firmato in basso a sinistra
sul retro: firmato e titolato
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Lotto 158 Ulvi Liegi
(Livorno 1858 - 1939)
GIARDINI ALL'ARDENZA
olio su tela applicata su compensato, cm 34x52
firmato in basso a destra e a sinistra
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Lotto 159 Oscar Ghiglia
(Livorno 1876 - Firenze 1945)
RITRATTO DI SIGNORA CON CALLE
olio su tela, cm 49,5x37
firmato in alto a destra
Provenienza
Collezione privata, Napoli
Bibliografia
Inedito
Presentiamo in questo catalogo un ritratto inedito di Oscar Ghiglia.
Si tratta di un bellissimo ritratto di donna, dal volto assorto, le labbra carnose, perfettamente disegnate dal rossetto vermiglio, i capelli scuri pettinati con grazia e volume, l'incarnato luminoso che si profila sull’elegante cappotto dal collo di pelliccia, mentre si stagliano sullo sfondo luminosissime le calle, fiori tra i preferiti dell’artista livornese, come si può vedere in tantissime sue opere di cui citiamo Calle con conchiglia, olio su tela, cm 61,5x44, collezione privata, e in Fiori di calle recise in vaso, olio su tela, cm 50,6x48. Della gentile Signora non conosciamo l'identità, ma sembra essere la stessa donna che il pittore ha ritratto in un'altra opera di piccole dimensioni, anche questa anonima, in collezione privata, pubblicata in Ottocento italiano. Opere e mercato di pittori e scultori. 2, a cura di M. Agnellini, Milano 2000, p. 167, e in Novecento italiano. Opere e mercato di pittori e scultori 1900-1945, a cura di M. Agnellini, Milano 2000, p. 147.
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Lotto 160 Galileo Chini
(Firenze 1873 - 1956)
LA BASILICA D'OPALE
olio su tavola, cm 63 x 69
firmato in basso a destra
sul retro: titolato, firmato e iscritto "PISA! Far Pisa è avere nel cuore un palpito..... ma però è difficile svilupparlo in un quadro - il quale è una superficie data e una materia spalmata..... bisogna che ciò a questi fini non rimanga. Io nel farla la pensai come avanti molti anni la vidi e l'aspettai pronto.... fino a mitizzarla con pochi tratti ma aderenti al mio spirito ed alla visione - ecco com'è il surrealismo e la metafisica non la impostura dei cialtroni d'oggi e d'oggi in t[...]o! G. Chini XIX"
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Lotto 161 Pompeo Mariani
(Monza 1857 - Bordighera 1927)
BORDIGHERA
olio su cartone, cm 49x70
firmato e datato in basso a sinistra "Bordighera 1915"
sul retro: etichetta "Galleria Bolzani, Milano, n. 67, XLIII", firmato e titolato e datato "5. I. 39"
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Lotto 162 Marco Calderini
(Torino 1850 - 1941)
ALBERI E CASE SOTTO LE ALPI
pastello su cartoncino, cm 47,5x62,5 (parte colorata)
firmato in basso a destra
L'opera è corredata di autentica di Angelo Dragone del 20/5/1996.
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Lotto 163 Alfonso Hollaender
(Ratisbona 1845 - Firenze 1923)
SCORCIO DI TORRENTE
olio su tavoletta, cm 24,5x37
firmato in basso a sinistra
sul retro: etichetta con iscritto "Collezione Vannecchi, 66, R. Hollaender"
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Lotto 164 Lorenzo Delleani
(Pollone 1840 - Torino 1908)
SCORCIO DI CAMPAGNA
olio su tavoletta, cm 31x44,5
firmato e datato 4.10.87 e dedicato "All'amico Segantini" in basso a destra
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Lotto 165 Galileo Chini
(Firenze 1873 - 1956)
PRIME ORE DEL MATTINO (LA FOSSA DELL'ABATE)
olio su compensato, cm 50x70
sul retro: firmato, datato, titolato e dedicato: "Prime ore del mattino. A Ilva e Giuseppe nel loro mattino. Gal. Chini XXXIV.X.XX."
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Lotto 166 Niccolò Cannicci
(Firenze 1846 - 1906)
GREGGE AL PASCOLO
olio su tela, cm 68x43
sul retro: firmato
"La valle ancora avvolta nelle nebbie del mattino, come in Armonia mattutina, o nelle ultime luci del tramonto, come in Scende la sera, sono i momenti prediletti da Cannicci, specie negli anni tardi. Anche la stagione, col cielo coperto da una coltre spessa di nubi, accresce quel sentimento d’incertezza e di mistero di cui l'artista avvolge i suoi soggetti, e riflette una maniera particolare d'avvicinarsi alla sensibilità della poetica simbolista, che non insiste su allusioni a significati ulteriori o velate allegorie care invece a Segantini. Di quest'ultimo Cannicci dovette tuttavia aver ben presente alcune tele del nono decennio, tra cui Ritorno all'ovile, specie nella pittura giocata su una gamma finissima di toni evanescenti, leggera e rapida, mentre la resa del cielo potrà ricordare la maniera di Plinio Nomellini, in opere come Sole e nubi.
Ma simili ambientazioni fumose ed indefinite appaiono sempre più ricorrenti, dopo il grande precedente di Whistler, nelle immagini del tempo: dalle acqueforti di Fantin-Latour ai dipinti di Cazin, di Levy-Dhurmer (astraendo i modi di quest’ultimo dai temi simbolisti) o di Henri Le Sidaner, ed in Italia specie in ambito romano da Cabianca a Costa, Ricci, De Maria; espressioni consone agli animi colmi di incertezze e assetati di spiritualità della fine del secolo, cui l’impressionismo appariva "realismo minuzioso e falsissimo" (N. Costa). Quanto al motivo della sosta nel campo, così sovente trattato dal Cannicci, si potrà avvicinare queste composizoni a Sosta di una vergheria del 1901, esposto alla Biennale di Venezia, e di cui già l'artista aveva dipinto versioni analoghe sin dal 1887".
(L. Lombardi, Niccolò Cannicci, Soncino (Cr) 1995, p. 110)
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Lotto 167 Oscar Ghiglia
(Livorno 1876 - Firenze 1945)
NATURA MORTA CON FRUTTA, BOTTIGLIA E VIOLINO
olio su tela, cm 65x51
firmato in basso a sinistra
Opera di straordinaria bellezza, questo inedito di Ghiglia ci rimanda a temi e oggetti cari al pittore, quali il violino che vediamo anche nella bellissima composizione del 1925 Il violino, olio su tela, cm 63,5x77, e in Natura morta con violino (1923-1925), olio su tela, cm 59x73, entrambi in collezione privata. La bottiglia da inchiostro che nell'opera e in Arance e Bottiglia (1918), olio su cartone, cm 40x35, Conchiglie (1938-1939), olio su tela, cm 50x40, collezione Frazzi, e in Composizione con tovaglia a quadri (1923-1925), olio su tela, cm 35x49, in collezione privata, si staglia al centro della composizione con foglie di magnolie. La sintesi per blocchi ad incastro dei vari elementi compositivi struttura l'immagine in una prospettiva fortemente scorciata, attenuata dalla scelta di definire la composizione mediante i riflessi in primo piano, i volumi in secondo e in terzo le ombre dei tessuti colorati sullo sfondo che concedono alla composizione una percezione per gradi e piramidale, che culmina nell’amata brocca verde e nel cesto di vimini.
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Lotto 168 Federico Andreotti
(Firenze 1847 - 1930)
FANCIULLA VELATA
olio su tela, cm 46x35
firmato in alto a destra
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Lotto 169 Cesare Ciani
(Firenze 1854 - 1925)
DONNE CON BIMBI
olio su tela applicata su cartoncino, cm 17x26,5
firmato in basso a destra
Provenienza
Collezione eredi Renato Fucini, Firenze
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Lotto 170 Eduardo Tofano
(Napoli 1838 - Roma 1920)
RITRATTO FEMMINILE
acquerello su cartoncino, cm 16x11,5
firmato in basso a sinistra
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Lotto 171 Ludovico Tommasi
(Livorno 1866 - Firenze 1941)
CONVERSAZIONE
olio su tavoletta, cm 27x37,5
firmato in basso a sinistra e dedicato "All'amico Marzoli"