Importanti Dipinti Antichi
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Lotto 51 Scuola romana, sec. XVII
NATURA MORTA CON ZUCCHE, FICHI, PESCHE, PERE ED UVA
olio su tela, cm 71x58 senza cornice -
Lotto 52 Attribuito a Francesco Noletti detto Il Maltese
(La Valletta 1611-Roma 1654)
NATURA MORTA CON TAPPETO, VASSOIO CON DOLCI, CACCIOGIONE E CANESTRA DI FRUTTI
olio su tela, cm 125x145
Il dipinto è corredato da parere scritto di Ferdinando Arisi che lo riferisce a Francesco Fieravino detto il Maltese, secondo la tradizionale denominazione dell'artista, precisata dagli studi più recenti in Francesco Noletti detto il Maltese.
Lo studioso accosta il dipinto qui presentato a un'altra natura morta del Maltese presente nella collezione Molinari Pradelli di Bologna. -
Lotto 53 Scuola romana, sec. XVII
COMPOSIZIONI FLOREALI ENTRO VASI IN METALLO
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 73x55 ciascuno
(2) -
Lotto 54 Pittore romano, sec. XVII
SUSINE, PESCHE, UVA, ZUCCA, MELONE ED ALTRA FRUTTA IN UN VASSOIO DI METALLO SBALZATO
olio su tela, cm 94x68,5 -
Lotto 55 Scuola Italia settentrionale, inizi sec. XVIII
VEDUTE DI PORTO CON PESCATORI
quattro dipinti ad olio su tela ovale, cm 82x63,5 ciascuno
(4)
I dipinti traggono spunto dagli esempi pittorici di Salvator Rosa (Napoli 1615-Roma 1673). -
Lotto 56 Pittore nordico attivo a Roma, sec. XVII
MARINA CON ARCHITETTURE E PERSONAGGI
olio su tela, cm 91x113,5 senza cornice -
Lotto 57 Attribuito a Cornelis de Wael
(Anversa 1592-Roma 1667)
BATTAGLIA NAVALE
olio su tela, cm 120x203
La Battaglia navale qui presentata è accostabile ai numerosi dipinti dello stesso soggetto realizzati da Cornelis De Wael durante il lungo soggiorno genovese documentato a partire dal 1610. Per l'impostazione spaziale del nostro dipinto e per l'affollamento dei vascelli e le barche colme di soldati e armigeri si propone il confronto con due dipinti passati sul mercato antiquario (Casa d'aste Babuino, Roma, maggio 1985, lotto 882; Christie's Amsterdam, 1 aprile 2008, lotto 136). E' possibile notare inoltre come alcune fisionomie siano desunte o ispirate alle incisioni di Jacques Callot e ai dipinti di Agostino Tassi e Filippo Napoletano, oltre che rivelare forti agganci con la pittura di Andries Eertvelt (1590-1652), Gaspar van Eyck (1613-1673) e con il fratello Lucas De Wael (1591-1661). -
Lotto 58 Scuola toscana, sec. XVII-XVIII
L'ASSALTO DEI BRIGANTI
olio su tela, cm 74x96,5 -
Lotto 59 Vincent Adriaenssen detto il Manciola o il Mozzo d'Anversa
(Anversa 1595-Roma 1675)
BATTAGLIA TRA CAVALIERI TURCHI E CRISTIANI
olio su tela, cm 38x46 -
Lotto 60 Scuola romana, fine sec. XVII
VITTORIA DI ALESSANDRO SU DARIO
olio su tela, cm 168x366
Dall'esemplare di Pietro da Cortona (1596-1667), Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori, Sala dei Trionfi, Roma -
Lotto 62 Anton Goubau
(Anversa 1616-1698)
SOSTA DI VIANDANTI NEI PRESSI DI ROVINE ARCHITETTONICHE
olio su tela, cm 51,5x67,5 -
Lotto 63 Jan Miel
(Anversa 1599-Torino 1663)
FIGURE NEI PRESSI DI ROVINE ARCHITETTONICHE
olio su tela, cm 43x33
sul retro etichette e bolli in ceralacca -
Lotto 64 Michael Sweerts
(Bruxelles 1618-Goa 1664)
ARTISTA CHE DISEGNA PRESSO UNA FONTANA
olio su tela, cm 64x87
Provenienza: Bendorf am Rhein, Haus Christophorus;
asta Christie's Londra, 9 luglio 2002, lotto 38;
collezione privata
Bibliografia: R. Kultzen, Michael Sweets. Brussels 1618-Goa 1664, Ghent 1996, pp. 28, 98, n. 37, fig. 37
Come altri dipinti eseguiti da Sweerts nel corso del soggiorno romano, documentato fra il 1646 e il 1651 ma forse anticipabile al 1640, la tela qui offerta è dedicata, quasi una dichiarazione di poetica, al tema dell'artista al lavoro. Nei pressi di un tempio in rovina, di cui solo due colonne sopravvivono erette, un pittore, forse di passaggio a giudicare dal mantello da viaggiatore, si guarda intorno, la penna sollevata in un gesto sospeso, quasi alla ricerca di un motivo da tradurre sul foglio bianco. Il suo compagno, certo pittore anche lui, gli indica come possibile modello due popolani, uno dei quali chino sullo zampillo di una rustica fontana. E' appunto il tema dello studio dal vero, e anzi del motivo colto dalla strada e dalla vita quotidiana, che ritroviamo nelle composizioni più ricche ed articolate a Roma presso l'Accademia di San Luca, nel dipinto già nella collezione Melmeluzzi, o nella tela del museo Boymans van Beuningen di Rotterdam dove l'artista, circondato da popolani, è raffigurato al lavoro nel giardino della villa Montalto, riconoscibile dalla fontana disegnata da Gian Lorenzo Bernini. Un tema, si direbbe, particolarmente caro a Sweerts, che tornato in patria aprì, come è noto, la propria accademia di disegno, probabilmente simile agli studi d'artista che compaiono nelle sue tele più famose, dove gli allievi si esercitano dal modello in posa o dalla scultura, e non più dal vero.
Non è stato finora osservato che il personaggio che accompagna l'artista e gli propone lìoggetto del suo disegno, presente anche nel già citato dipinto all'Accademia di San Luca, è probabilmente Sweerts in persona, come suggerisce il confronto con il suo autoritratto giovanile conservato agli Uffizi, dalla raccolta del cardinal Leopoldo de'Medici: un dato che, se confermato, rafforza il valore del nostro dipinto come vera e propria dichiarazione di poetica da parte dell'artista neerlandese. -
Lotto 65 Pittore romano, fine sec. XVII-inizi XVIII
SCENE D'INTERNO CON MUSICI
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 64x47 ciascuno
sul retro etichette iscritte: "Norwich Castle. Painting and Music Exhibition, 1961"Due ambienti ricavati dall’adattamento di edifici in rovina, tra loro simili anche per illuminazione, ospitano gruppi di popolani intenti a far musica. Mentre tuttavia uno dei dipinti si lega in maniera più esplicita al sotto-genere dell’interno di taverna proprio della bambocciata di origine nordica, la tela compagna sembra voler opporre a quel mondo rustico una situazione più elevata, almeno nelle intenzioni. Solo così può trovarsi ragione della presenza, per altri versi del tutto incongrua, del duo composto da violino e clavicordo ad accompagnare la voce infantile in un concerto niente affatto improvvisato, come mostrano gli spartiti musicali che ne regolano l’esecuzione. Uno dei fogli di musica esibiti a destra su un barile (ma valorizzati dal panno rosso su cui poggiano) reca addirittura, appena distinguibile, il nome di Arcangelo Corelli: un elemento che consente la datazione del nostro dipinto e del suo compagno tra gli ultimi due decenni del Sei e i primi anni del Settecento, che a Roma videro il massimo successo del compositore dei Concerti Grossi e della Follia. Sebbene il nome del musicista emiliano non possa riferirsi al concerto qui messo in scena comprendente anche una parte vocale, la sua presenza nel dipinto allude forse, oltre che alla universale reputazione di Corelli quale geniale innovatore nel campo della musica barocca, alla sua consuetudine col mondo dei pittori romani: ne è documento l’inventario della sua collezione, redatto alla sua morte (1713) dall’artista suo amico Bonaventura Lamberti. Vi sono censite, tra l’altro, “bambocciate” di Gerolamo Troppa e di Monsù Bernardo che, a parte il formato, possiamo immaginare non lontane per spirito dai dipinti qui proposti. È probabile infine che la figura di suonatore di violone, che fissa lo spettatore bilanciando lo strumento sulla spalla, costituisca un vero e proprio ritratto la cui identificazione varrebbe a chiarire il senso di questa scena, per molti aspetti bizzarra e certamente inconsueta.
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Lotto 66 Adriaen van Utrecht
(Anversa 1599-1652)
INTERNO DI CUCINA CON FRUTTA, ORTAGGI, SELVAGGINA E AMANTI
olio su tela, cm 143,5x215
firmato e datato "·VAN·VTRECHT·AN 1631"Adriaen van Utrecht, dopo aver effettuato il suo apprendistato ad Anversa, effettuò soggiorni in Francia, Germania ed Italia e a partire dal 1625 ritornò ad Anversa dove entrò a far parte della gilda di San Luca. Nel corso della sua carriera van Utrecht strinse stretti rapporti con molti artisti fiamminghi del suo tempo: sua moglie era la pittrice Constance van Nieulant, figlia di Willem van Nieuland, artista attivo all’inizio del Seicento a Roma. Van Utrecht fu molto apprezzato tra i suoi contemporanei; tra i suoi committenti si ricordano Filippo IV di Spagna, le corti tedesche, austriache e collezionisti italiani. Adriaen van Utrecht era specializzato nell’esecuzione di ricche nature morte con cacciagione, frutta e verdure di varie dimensioni; secondo la tradizione fiamminga degli ‘interni di cucine’. Il dipinto qui proposto, esemplificativo del genere accurato e descrittivo delle opere dell’artista, costituisce la versione originale, firmata e datata, di altre simili composizioni non autografe già note. Spesso per l’esecuzione di simili rappresentazioni van Utrecht si avvaleva per le figure della collaborazione di altri artisti quali Jan van der Venne e Theodoor Rombouts e per il nostro dipinto potremmo ipotizzare l’intervento di Jan Cossiers. Queste Cucine prevedevano talvolta l’inserimento di figure in linea con le analoghe composizioni di Frans Snyders e di Jan Fyt, in cui probabilmente si possono ancora rintracciare significati allegorici che caratterizzano la tradizione delle Cucine nordiche del Cinquecento anche se nelle nature morte di van Utrecht sembra dominare il senso di abbondanza e di benessere. Tra le varie composizioni di analogo soggetto si segnala una versione conservata presso la National Historical Society di New York (NYHS 1857.7) ed altre due copie del dipinto da noi presentato: una passata sul mercato antiquario londinese nel 2012 (olio su tela, cm 151x210) e una su quello parigino nel 2006 (olio su tela, cm 150x230).
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Lotto 67 Scuola fiamminga, inizi sec. XVIII
NATURA MORTA CON CROSTACEI, OSTRICHE, PIATTO METALLICO CON PANE, BICCHIERE E BOCCALE
olio su tela, cm 32x90,5 -
Lotto 68 Scuola toscana, sec. XVII
NATURA MORTA CON POLLAMI, SALUMI, FRUTTA E ORTAGGI
NATURA MORTA CON TACCHINO, CACCIAGIONE E VIVANDE
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 91x119,5 ciascuno
(2)
Le composizioni dei dipinti qui proposti si ispirano alle nature morte del pittore fiorentino Jacopo da Empoli (Firenze 1551-1640). -
Lotto 69 Astolfo Petrazzi
(Siena 1580-1653)
CUCINIERA CON GARZONE, CACCIAGIONE, FRUTTA, VEGETALI E UN PESCE
CUCINIERA CON FIGURA VIRILE, SELVAGGINA, CARNI E SALUMI
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 114x168; cm 108,5x161,5
(2)
Bibliografia: E. Avanzati, Astolfo Petrazzi, in La natura morta in Italia, a cura di F. Zeri, Milano 1989, II, p. 541, fig. 644 p. 542; E. Avanzati, Astolfo Petrazzi e la natura morta a Siena nella prima metà del Seicento, catalogo della mostra a cura di Pierluigi Carofano, Pisa 2005, pp. CCXV-CCXXVI fig. 7; M. Ciampolini, Astolfo Petrazzi, in Pittori senesi del Seicento, II, Siena 2010, pp. 573, 579.
Le opere qui presentate, da considerarsi esemplificative e caratteristiche del genere degli interni di cucine eseguiti da Astolfo Petrazzi, sono provenienti da una nobile dimora senese e collocabili alla fine del quarto decennio del Seicento. Il primo dipinto raffigurante Cuciniera con garzone, cacciagione, frutta, vegetali e un pesce risulta già noto alla critica attraverso i contributi di Elisabetta Avanzati (1989 e 2005) e pubblicato in pendant con quello raffigurante Cuciniera con cacciagione, frutta e vegetali, in origine proveniente probabilmente anch'esso dalla medesima raccolta e successivamente passato in collezione privata fiorentina (Avanzati 1989, II, fig. 645 p. 543). Risulta invece inedito l'altro dipinto che qui presentiamo raffigurante Cuciniera con figura virile, selvaggina, carni e salumi.
Astolfo Petrazzi, figura centrale della pittura senese, oltre alle sue numerose opere di destinazione pubblica svolse, come testimoniano le fonti, una vasta attività per i committenti privati che comprendeva anche molte tele raffiguranti nature morte. Tali opere di destinazione privata costituiscono una parte importante della produzione dell'artista che raggiunse un indiscusso primato a Siena in questo genere. -
Lotto 70 Seguace di Francesco Lavagna, sec. XVIII
COMPOSIZIONI FLOREALI
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 86x115 ciascuno
(2) -
Lotto 71 Attribuito al Maestro dei fiori guardeschi
(attivo a Venezia 1730-1760)
VASO CON FIORI IN UN PAESAGGIO
olio su tela, cm 109,5x136,5 -
Lotto 72 David De Coninck
(Anversa 1636/46-Bruxelles 1701/05)
COMPOSIZIONE DI FRUTTA CON VASO E FONTANA CON TRITONE IN UN GIARDINO
olio su tela, cm 140x115
Provenienza: collezione privata, Bologna
Specializzato in nature morte, paesaggi con animali e scene di caccia, David de Conick fu allievo di Peter Boel (Anversa 1622-Parigi 1674) e a partire dal 1659 fu influenzato dai dipinti di Jan Fyt (Anversa 1611-1661). Visse a Parigi probabilmente fino al 1669 e successivamente a Roma tra il 1671 e il 1694 dove divenne membro della Bentvueghels, associazione di artisti fiamminghi e tedeschi, con il soprannome di Rammelear. Dopo essere ritornato ad Anversa nel 1687 si trasferì a Bruxelles dove nel 1701 divenne membro della gilda di San Luca.
Nel dipinto qui presentato, la raffinata natura morta di melograni, pesche, melone e uva collocata in primo piano, al di sotto di un basamento sormontato da un vaso con coperchio, si staglia sullo sfondo di un giardino con fontana con tritone ed altre sculture. Tale composizione ritorna molto simile nella Natura morta di frutti e fiori con due animali del Musée Fesch di Ajaccio in cui oltre alla frutta compare un vaso di fiori, collocati sempre in primo piano sullo sfondo di un giardino con viale alberato e fontana. Maggiori e più stringenti affinità compositive si riscontrano con la Natura morta di frutta, melone e melograni, asta Sotheby's Amsterdam,13 novembre 2007, in cui la composizione di frutta e il basamento con vaso ricorrono quasi identici al nostro dipinto. Si ripetono inoltre alcuni elementi come il recipiente e la brocca in metallo sbalzato (posizionati questa volta sulla sinistra), la fontana con tritone e il medesimo scorcio di viale alberato.
Bibliografia di confronto: L. Laureati, David de Coninck, in La natura morta in Italia, II, pp. 802-807 -
Lotto 73 Attribuito ad Abraham Brueghel (Anversa 1631-Napoli 1697) e artista napoletano del XVII secolo
FIGURA FEMMINILE CON COMPOSIZIONE DI FRUTTA E FIORI SU UNO SFONDO DI PAESAGGIO
olio su tela, cm 99,5x99,5
Provenienza: collezione privata, Parma
Si deve ad Abraham Brueghel, trasferitosi a Napoli nel 1675 dopo un soggiorno romano durato circa quindici anni, la diffusione nella capitale del Regno di nuovi modelli compositivi per la natura morta che in breve valsero a trasformare in senso decorativo e barocco un genere che fino a quel momento aveva serbato l'impronta fortemente realistica che ne aveva segnato le origini.
E' appunto con Brueghel, infatti, che le "mostre" di frutta autunnale ed estiva, ora accompagnate da fiori variopinti raccolti in vasi o intrecciati in festoni e ghirlande si dispongono all’aperto, sugli sfondi di paesaggio o di giardino che fin dalla metà del secolo avevano caratterizzato le composizioni romane. Per la prima volta, figure femminili di altra mano intervengono a conferire un senso narrativo o allegorico alla composizione. Se a Roma Brueghel aveva spesso lavorato con Guglielmo Cortese, a Napoli sembra muoversi in contiguità con il giovane Francesco Solimena, in città dal 1674. Alla loro collaborazione spettano ad esempio le splendide scene di giardino a Genova in palazzo Pallavicino, databili nei primi anni Ottanta e ampiamente replicate a dimostrazione del successo incontrato presso i collezionisti napoletani (cfr. L. Trezzani, in Il Palazzo Pallavicino e le sue raccolte, a cura di P. Boccardo e A. Orlando, Torino 2009, pp. 118-19, I 8). La composizione di frutta e fiori del dipinto qui proposto po’ essere messa in relazione con opere napoletane del pittore fiammingo quali la tela firmata e datata 1675 e quella in collezione Astarita, sebbene mostri una qualità esecutiva leggermente più contenuta, mentre acquista invece particolare rilievo la figura femminile che si volge, quasi sorpresa e dimentica della frutta appena raccolta. Una sontuosa figura di donna che nelle carni compatte e i panneggi fluenti ben si accorda con la cifra solimenesca verso la fine del secolo, contribuendo a fissare per il nostro dipinto una datazione verso la fine del percorso di Abraham Brueghel. -
Lotto 74 Scuola romana, sec. XVII
LA RACCOLTA DELL'UVA
olio su tela, cm 51x41 -
Lotto 75 Scuola romana, sec. XVII
LATONA E I GEMELLI APOLLO E DIANA
olio su tela, cm 146x221,5 -
Lotto 76 Attribuito a Marco Ricci
(Belluno 1676-1730)
PAESAGGIO FLUVIALE CON BORGO, PESCATORI E PASTORELLI
olio su tela, cm 95x127
L'inedito dipinto qui presentato é accostabile con ogni evidenza all'esiguo gruppo di tele oggi generalmente riferito al breve periodo che fra il 1706 e il 1707 vide la presenza contemporanea a Firenze di Marco e Sebastiano Ricci e di Alessandro Magnasco.
Emblematico dell'influenza esercitata dall'artista genovese sui due pittori veneziani sotto il profilo stilistico e iconografico è il Paesaggio con monaci del museo di Edimburgo, già proveniente dalla collezione Gerini di Firenze e, ancor più strettamente confrontabile col dipinto qui offerto, il Paesaggio con lavandaie nei Civici Musei di Trieste, la cui attribuzione a Sebastiano e Marco Ricci, a lungo dibattuta, appare oggi generalmente accettata, sia pure con l'eccezione di alcuni specialisti.
Il dipinto qui offerto si lega appunto a quest'ultimo per quanto riguarda l'ambiente paesistico e la variegata gamma cromatica dello sfondo luminoso. Strettamente dipendenti dai tipi del Lissandrino appaiono le figure dalle proporzioni allungate: certo non dovute, come nei casi citati, al "pensare grande" di Sebastiano tradotto in proporzioni minute, ma più immediatamente legate al modello genovese. -
Lotto 77 Scuola veneta, sec. XVIII
PAESAGGIO LACUSTRE CON CASOLARI E PESCATORI
olio su tela, cm 65x89
Il dipinto presenta alcune affinità con i paesaggi del pittore veneto Antonio Diziani (1737-1797) -
Lotto 78 Scuola veneta, inizi sec. XVIII
PAESAGGIO FLUVIALE CON VIANDANTI
olio su tela, cm 85x145,5 -
Lotto 79 Pittore veneto, fine sec. XVII-inizi XVIII
PAESAGGIO CON PASTORE E PASTORELLA IN RIPOSO NEI PRESSI DI UNA FONTANA
olio su tela, cm 106,5x88
Il dipinto qui presentato raffigurante una scena pastorale con figure in primo piano dalla pennellata ricca e vibrante mostra tangenze con la cultura veneta di matrice riccesca, in particolare si evidenziano affinità stilistiche con le opere di Bartolomeo Pedon (Venezia 1665-1732). -
Lotto 80 Scuola romana, sec. XVIII
VEDUTA DI PORTO CON PESCATORI DA UN'ALTURA
olio su tela, cm 75x99 -
Lotto 81 Scuola romana, sec. XVII
PAESAGGIO CON FIGURE
olio su tela, cm 38x48
Il dipinto qui proposto presenta affinità stilistiche con le opere della tarda attività di Gaspar Dughet (Roma 1615-1675)
Opera donata a Medici Senza Frontiere Onlus, i proventi sosterranno l'azione medico umanitaria dell'organizzazione -
Lotto 82 Pittore veneto, sec. XVIII
PAESAGGIO FLUVIALE CON PASTORI E PESCATORI CON SCORCIO DI CITTA' (VEDUTA DI FIRENZE DALLE SPONDE DELL'ARNO)
olio su tela, cm 101x157
Il dipinto qui presentato raffigurante un paesaggio con veduta di città , quasi certamente da identificare con Firenze, si apre sulle sponde di un fiume. Sulla destra un gruppo di giovani pescatori in primo piano, al centro due cavalli che si apprestano ad abbeverarsi e sulla sinistra una lavandaia e un uomo che porta una cesta di panni.
Nella nostra tela si evidenziano affinità stilistiche con le opere di Marco Ricci (Belluno 1676-Venezia 1730) in particolare si propone il confronto con il Paesaggio con pescatore della Galleria Palatina di Palazzo Pitti, proveniente dalla collezione del Gran Principe Ferdinando, descritto negli inventari come ”paese con fiume, et un pescatore sopra un masso, che pesca a lamo, et altre due figure a sedere” (Inventario 1713, c. 37r). L’attribuzione del dipinto di Pitti è stata avanzata da Marco Chiarini, seppur in forma propositiva, sulla base di analogie stilistiche con numerosi dipinti ricceschi databili entro il primo decennio del secolo, anche se la rappresentazione delle figure in primo piano, ad eccezione di quella seduta sul masso, si allontanerebbe dai canoni tipici dell’artista secondo Annalisa Scarpa Sonnino, autrice della monografia.Bibliografia di confronto: A. Scarpa Sonnino, Marco Ricci, Milano 1991, p.169, A 10, p. 350, fig. 352
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Lotto 83 Scuola veneta, sec. XVIII
CERERE SUL CARRO DI APOLLO
olio su tavola, cm 55x82
sul retro vecchia etichetta con iscrizioni in lingua inglese -
Lotto 84 Scuola di Giulio Carpioni, sec. XVII
NETTUNO CACCIA CORONIDE
BACCANALE
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 53,5x72 ciascuno
(2) -
Lotto 85 Gaspare Diziani
(Belluno 1689-Venezia 1767)
IL TRIONFO DI CARLO MAGNO
IL RATTO DELLE SABINE
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 47,5x73 ciascuno
(2) -
Lotto 86 Scuola toscana, inizi sec. XVIII
VERGINE CON BAMBINO CON SAN DOMENICO, SAN FRANCESCO E ANGELI
olio su tela, cm 187x135
Provenienza: nobile famiglia fiorentina -
Lotto 87 Seguace di Carlo Maratti, sec. XVIII
ADORAZIONE DEI MAGI
olio su tela cm 197,5x143,5
Il dipinto riprende dall'originale di Maratti, Basilica di San Marco, Roma. Un altro esemplare derivato dal dipinto di Maratti, pubblicato da Paola Betti, è nella collezione Del Monte di Lucca. Cfr: P. Betti, in M.T. Filieri, a cura di, La Banca del Monte di Lucca. L'edificio e le collezioni d'arte, Lucca 1997, pp. 166-169. -
Lotto 88 Pietro Bartolomeo Cittadella
(Vicenza 1636-1704)
ALLEGORIA DEL TEMPO
olio su tela, cm 105x141 entro antica cornice intagliata a motivo di nastro dipinta e dorata
Pietro Bartolomeo Cittadella, nato a Vicenza il 23 luglio 1636, abbandonò presumibilmente verso i trent'anni la sua città natale per stabilirsi a Verona dove la sua presenza è documentata tra il 1669 e il 1672, ma non è da escludersi la sua permanenza in città fin verso la fine dell'ottavo decennio. Indice del notevole prestigio ottenuto è il fatto che venisse annoverato tra i diciannove "Signori Academici Pittori Veronesi" dalle numerose opere commissionategli ed esistenti nelle chiese veronesi fino all’Ottocento. -
Lotto 89 Pietro Bartolomeo Cittadella
(Vicenza 1636-1704)
RINALDO LIBERA LA FORESTA DALL'INCANTESIMO
olio su tela, cm 125x126 entro antica cornice intagliata a volute, dipinta e dorata
Senz'alcun dubbio anche la tela qui proposta è da riferirsi come la precedente a Pietro Bartolomeo Cittadella e riconducibile alla fase in cui la componente "tenebrosa" si stempera nella nuova corrente veneziana del “chiarismo”. Si colgono infatti rispetto al precedente dipinto raffigurante l’Allegoria del Tempo, più legato in questa fase di transizione per taluni aspetti ai “tenobrosi”, maggiori aperture verso i “chiaristi” di fine Seicento i cui più significativi esponenti furono Antonio Molinari, Francesco Pittoni e Antonio Bellucci. Il nostro dipinto raffigura un episodio della Gerusalemme Liberata del Tasso ovvero il momento in cui Rinaldo libera la foresta dall’incantesimo del mago Ismeno, così che i Crociati possano ricavare il legname per riparare le macchine belliche con cui espugnare Gerusalemme. In tale atmosfera Rinaldo brandisce la spada per colpire il mirto dal quale è uscita magicamente la figura di Armida a difendere il tronco e in basso appare la figura di un satiro o più probabilmente un mostro della foresta che assiste alla scena: “Vassene al mirto; allor colei s’abbraccia / al caro tronco, e s’interpone e grida:/ “Ah non sarà mai ver che tu mi faccia/ oltraggio tal, che l’arbor mio recida!/ Deponi il ferro, o dispietato, o il caccia/ pria ne le vene a l’infelice Armida:/ per questo sen, per questo cor la spada/ solo al bel mirto mio trovar può strada.” (canto XVIII, 467-482). Lo stesso soggetto con alcune varianti si ritrova in un’altra opera del pittore conservata presso i Musei Civici di Vicenza, che veniva precedentemente indicata come Storia cavalleresca tratta dal Ricciardetto di Niccolò Forteguerri (A. Magrini, Il Museo civico di Vicenza solennemente inaugurato il 18 ag.1855, Vicenza 1855, p. 54) in cui l’aggraziata e tornita figura femminile veniva identificata come Despina. Otre alle affinità relative al soggetto si possono evidenziare analogie compositive in quanto il pittore mantiene in entrambe le opere il suo caratteristico taglio ravvicinato nella raffigurazione dei personaggi dietro i quali si intravede solo uno scorcio di vegetazione. La tela qui presentata risulta invece caratterizzata rispetto al dipinto di Vicenza da una più vivace tavolozza pittorica di rosa, gialli e azzurri che si scioglie in tonalità trasparenti come nel panneggio di Amida. Tali aspetti dimostrano come il nostro dipinto possa essere collocato in una fase più avanzata verso le tendenze “rococò”. -
Lotto 90 Scuola napoletana, sec. XVIII
VERGINE E ANGELI IN GLORIA
olio su tela, cm 61,5x47,5 -
Lotto 91 Scuola emiliana, fine sec. XVIII
LA CATTURA DI SANSONE
olio su tela, cm 196,5x270
alcuni restauri -
Lotto 92 Domenico Corvi
(Viterbo 1721-Roma 1803)
SALOME' RICEVE LA TESTA DEL BATTISTA
olio su tela, cm 63,5x49
al recto in basso a sinistra numero d'inventario dipinto "199"Provenienza: nobile famiglia romana; nobile collezione fiorentina
Inedito e non documentato, il dipinto qui offerto costituisce un’aggiunta importante al catalogo di Domenico Corvi, un’attribuzione certo non scontata, considerando la riscoperta piuttosto recente del pittore viterbese. Pur in assenza di riferimenti il dipinto va indubbiamente confrontato, ancor più che con la Decollazione del Battista nella chiesa del Gonfalone a Viterbo, con le storie petrine dipinte da Domenico Corvi per la cappella Orsini in San Salvatore in Lauro a Roma, e in particolare con la Liberazione di san Pietro che ne condivide l’ambientazione e il lume notturno, una caratteristica – quest’ultima – celebrata dal Lanzi come tipica delle sue opere più felici. Ancor più convincente, peraltro, il confronto con un altro dipinto probabilmente legato al medesimo ciclo, l’Apparizione dell’angelo a San Pietro oggi nella Galleria Nazionale di Arte Antica proveniente dalla collezione Lemme, insieme ai bozzetti relativi ai laterali della cappella Orsini già citati. Varie ragioni, a cominciare dal confronto stilistico, potrebbero anzi suggerire che il nostro dipinto si accompagnasse in origine alla tela citata, comparsa sul mercato antiquario nel 1990. Per l’intero gruppo è stata proposta una data poco dopo il 1763, e dunque all’inizio del ventennio in cui si registra il massimo successo di pubblico di Domenico Corvi, attivo per le principali famiglie romane e in particolare per i Borghese e i Barberini come per la corte di Torino.
Bibliografia di confronto: Domenico Corvi, a cura di V. Curzi e A. Lo Bianco, Roma 1998, in particolare pp. 126-27.
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Lotto 93 Scuola francese, fine sec. XVIII
RITRATTO DI GENTILUOMO
olio su tela, cm 73x60
reca firma e data in alto a destra "Landry 1792" -
Lotto 94 Giovanni Domenico Porta
(Bonetto di San Maurizio d'Opaglio 1722-Roma 1780)
RITRATTO DI MARCO BONCOMPAGNI OTTOBONI, DUCA DI FIANO
olio su tela, cm 135x98
Il dipinto qui presentato raffigura a mezzobusto Marco Boncompagni Ottoboni, Duca di Fiano (1741-1818) che in vita ebbe un'illustre carriera. Il re Ferdinando IV lo nominò Cavaliere dell'Ordine di Costantino e il Pontefice Pio VI lo insignò di altre cariche: Vicecastellano di Castel Sant'Angelo nel 1789, Cameriere di spada e cappa e Generale delle Milizie Pontificie nel 1795. Venne nominato inoltre Cameriere segreto di spada e cappa di Pio VII nel 1800 e componente del Senato a Roma da Napoleone nel 1809. -
Lotto 95 Rosalba Carriera
(Venezia 1675-1757)
RITRATTO DI DANIELE ANTONIO BERTOLI
pastello su carta, cm 62x49
Provenienza: collezione Bertoli;
collezione Rota Badoglio da cui, per discendenza, agli attuali proprietari
Esposizioni: Mostra della pittura veneta del Settecento in Friuli, Udine 1966; I maestri della pittura veneta del 700, Gorizia - Lubiana 1973; Venetische Malerei. Meisterwerke des 18. Jahrhunderts, Esslingen am Neckar, 1980; Venedigs Ruhm in Norden, Hannover - Dusseldorf 1992; Rosalba Carriera "prima pittrice d'Europa"Bibliografia: Mostra della pittura veneta del Settecento in Friuli. Catalogo a cura di A. Rizzi, Udine 1966, pp. 26-27, n. 11; P. Someda de Marco, Il ritratto di un friulano alla corte di Vienna, in “Atti dell’Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Udine”, VII, 1966-69, pp. 223-28; H. Hadamosky-V. Masutti, voce “Bertoli Daniele Antonio” in Dizionario Biografico degli Italiani, IX, Roma 1967, pp. 593-94; A. Rizzi, Storia dell’Arte in Friuli. Il Settecento, Udine 1967, p. 49; I maestri della pittura veneta del 700. Catalogo della mostra a cura di A. Rizzi, Milano 1973, pp. 74-75, n. 20; G. Gatto, voce “Carriera Rosalba”, in Dizionario Biografico degli Italiani, XX, Roma 1977, p. 746; Venetische Malerei. Meisterwerke des 18. Jahrhunderts. Catalogo della mostra a cura di A. Rizzi, Milano 1980, pp. 60-61, n. 20; B. Sani, Rosalba Carriera, Torino 1988, p. 312, n. 275; Venedigs Ruhm in Norden. Catalogo della mostra, s.l., 1992, pp. 132- 33, n. 22; R. Pallucchini, La pittura nel Veneto. Il Settecento, I, Milano 1995, pp. 255-56 e fig. 416; E. Lucchese, Nobili e borghesi mecenati di Giambattista Tiepolo, Rosalba Carriera e Nicola Grassi, in Immagini del potere. Arte, decorazione e ideologia nella patria del Friuli, a cura di M. De Grassi e G. Pavanello, Trieste 2006, pp. 138-39; B. Sani, Rosalba Carrierra 1675-1757, Torino 2007, pp. 281-82, n. 312; Rosalba Carriera “prima pittrice d’Europa”. Catalogo della mostra a cura di G. Pavanello, pp. 126-27, n. 23 (con bibliografia completa).
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Lotto 96 Scuola veneta, sec. XVIII
VEDUTA DI VENEZIA
VEDUTA DI VENEZIA CON LA CHIESA DEL REDENTORE
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 26x38 (2)
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Lotto 97 Scuola veneta, sec. XVIII
VEDUTA DI VENEZIA CON IL CANAL GRANDE VERSO SUD-EST CON SAN SIMEONE PICCOLO
VEDUTA DI VENEZIA CON IL CANAL GRANDE VERSO LA SALUTE E LA SCUOLA DELLA CARITA'
VEDUTA DI VENEZIA CON CAMPO SANTA MARIA FORMOSA
tre dipinti ad olio su tela, cm 26x38 (3)
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Lotto 98 Antonio Joli
(Modena 1700-Napoli 1777)
ALESSANDRO VISITA LA TOMBA DI ACHILLE
olio su tela, cm 70x91,5
Provenienza: Galleria Concha Barrios, Madrid;
collezione privata
Corredato da attestato di libera circolazione
L'inedito dipinto qui presentato costituisce una versione ulteriore e variata di un tema altre volte affrontato da Antonio Joli, certo in relazione alla sua attività di scenografo. Già nel 1736, infatti, l'artista modenese aveva fornito i disegni per un'opera su libretto di Pietro Metastasio dedicata ad Alessandro e rappresentata a Venezia, mentre nel 1768 e nel 1774 curò le scene di "Alessandro nelle Indie" per il San Carlo di Napoli. È probabilmente questa esperienza a suggerire la grandiosa prospettiva “all’antica”, vero “atrio magnifico” ornato da rilievi e sculture e qualificato da un monumento equestre in cui, in una tela di imponenti dimensioni ora in Scozia (Paisley Museum and Art Galleries) Antonio Joli codifica in maniera definitiva la rappresentazione di un tema altre volte affrontato con prevalenza delle figure sullo spazio circostante (R. Toledano, Antonio Joli. Modena 1700-1777 Napoli, Torino 2006, p. 95 C.V.3). Il nostro è appunto una replica di quel dipinto, di cui ripropone la composizione con dimensioni più contenute e alcune varianti nelle figure e negli ornati architettonici. Considerazioni di ordine stilistico, e soprattutto la raffinata qualità pittorica suggeriscono di riferire l’opera alla maturità del pittore modenese e più precisamente al suo secondo periodo napoletano dopo il 1762 quando, in qualità di scenografo reale, Joli fu responsabile degli spettacoli teatrali e delle cerimonie pubbliche della corte, oltre che della loro rappresentazione ad uso delle corti europee. Un tempo sul mercato antiquario internazionale come opera di Giovanni Paolo Panini, il nostro dipinto si lega in effetti a due ulteriori repliche in collezione privata pubblicate da Ferdinando Arisi come opera dell’artista piacentino (Gian Paolo Panini e i fasti della Roma del 700, Roma 1986, p. 243, nn. 53-54) ma giustamente ricondotte da Ralph Toledano al catalogo di Antonio Joli, insieme a una terza composizione che utilizza la grandiosa scenografia dell’“atrio regio” per una semplice scena di conversazione (F. Arisi 1986, cit., p. 242, n. 52). Al Panini si deve tuttavia l’invenzione di questo soggetto, che nel 1719 costituì la sua “pièce de réception” alla romana Accademia di San Luca e che si lega idealmente al Marco Curzio si getta nella voragine di fuoco: entrambi documenti di quel riferirsi all’Antico per i suoi valori ideali ancor prima che per i canoni estetici che caratterizza il Settecento romano trovando espressione compiuta nella prima età Neoclassica.Ringraziamo Ralph Toledano per le preziose indicazioni utili alla redazione della scheda da noi curata.
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Lotto 99 Alessio De Marchis
(Napoli 1684-Perugia 1752)
PAESAGGIO LAZIALE CON PASTORI
olio su tela, cm 30,5x40
sul retro del telaio originale iscritto a bistro "Alessio De Marchis 120"
Provenienza: collezione privata, Firenze
Il paesaggio qui proposto, eseguito con brevi e vivaci pennellate in particolar modo nelle figure in primo piano tipiche del pittore, presenta affinità con il piccolo Paesaggio con una cascata e torre (cfr. A. Busiri Vici, Trittico paesistico romano del '700. Paolo Anesi, Paolo Monaldi, Alessio De Marchis, Roma 1976, fig. 190). Particolarmente apprezzabile l'atmosfera del dipinto conferita dalla graduale scansione delle distanze, l'ampio cielo azzurro e i delicati toni grigio-rosati sull'orizzonte.