Asta 37: 15 aprile 2023 ore 15:00 "Monti e Colli" - Auction 37: 15 April 2023 at 15.00 "Mountains and Hills"
-
Lotto 13 Ottorino Campagnari Mestre 1910 - Torino 1982 Alla fonte Olio su tela cm 70x50.
Campagnari Ottorino, artista paesaggista dello stile tardo ottocentesco , attivo già da giovanissimo ,predilesse soggetto montano e vigorose mareggiate della costa ligure soprattutto presso Varigotti dove era solito soggiornate. Fu presente a numerose rassegne nazionali tra le quali la Promotrice di belle arti di Torino del 1942. Tenne personali, sia in Italia che all’estero a numerose collettive. Composizioni che risultano piacevoli, aspetti di una capacità espressiva, certamente di non minore interesse rispetto ai paesaggi, sostenuta da una solida, attenta preparazione che in molti casi gli ha permesso di cogliere la piacevole rispondenza di un interno con figura ed il mondo, semplice, profondamente vero che lo circonda. Un’impostazione che ha mantenuto inalterata nel tempo la sua struttura, la sua suggestiva adesione alle montagne care a Maggi, a Musso, a Rolla e ad Angelo Abrate. Risulta pertanto chiaro che in questo artista il dialogo con la natura mantiene inalterati i presupposti con la genuinità dell’immagine, con la fedeltà all’ambiente, ‘con la coerente testimonianza di un dipingere che si fa apprezzare dal pubblico per il costante amore per l’antica « veduta », per il cordiale « intento rappresentativo », per quella sua raffigurazione gradevole, pronta a recepire il senso ultimo di una tradizione paesistica che sembra resistere ad ogni rivolgimento estetico, che appartiene indissolubilmente alla cultura figurativa piemontese dell’ottocento e del primo novecento. Una tradizione e una cultura artistica che sono i segni indelebili del nostro vivere, del nostro procedere fra ansie e violenze e che pur nell’evoluzione del gusto e del costume, hanno una decisiva influenza presso gli amanti di un « genere » mai definitivamente tramontato, ma inteso quale richiamo sentito ed avvertito in alternativa alle pressanti, soffocanti, talvolta drammatiche giornate della nostra inquieta esistenza. Ottorino Campagnari ha raggiunto perciò una propria, inconfondibile linea espressiva, una propria capacità nel rendere lieve ed impalpabile il candido manto della neve, nel recuperare gli ultimi elementi di un paesaggio che si trasforma e muta con il trascorrere delle stagioni. -
Lotto 14 Ambrogio Vismara Seregno 1900 - Milano 1994 Paesaggio montano Olio su tavola cm 60x49,5.
Pittore italiano. -
Lotto 15 Leonardo Roda Racconigi 1868 - Torino 1933 Colori d'autunno Olio su tavola cm 47x33.
Nacque a Racconigi l’anno 1868. Leonardo Roda fu allievo del Calderini. Abbandonato il maestro, prese per guida la natura e le bellezze della campagna a cui dedicò ogni studio, onde ritrarre la verità nei suoi paesaggi. Del Roda molte furono le opere ammirate a varie Esposizioni. Torino, Milano, Genova, Firenze, ecc., presentarono di lui opere serie e studiate; fra queste emergevano: Il Cervino, Calmo tramonto, Tinte d’aprile, Autunno, Tra i castagni, La Stura in Val d’Ala, ecc., tutti quadri pregevoli per verità e finezza di colorito. La campagna, come si disse, è la fonte delle ispirazioni del Roda, ed è doveroso aggiungere che dalla campagna egli ritrae sempre i motivi più salienti e caratteristici; i punti più sublimi e incantevoli, riproducendoli sulla tela con tinte brillanti e ariose. Queste sono le cagioni per cui i suoi quadri piacciono al pubblico e sono ammirati. Morì a Torino nel 1933. -
Lotto 16 Dante Comelli Bologna 1880 -1958 Val di Fiemme Trentino Olio su tavola cm 33,5x43,5.
Pittore italiano. -
Lotto 17 Scuola Delleani Piemonte XIX - XX secolo Paesaggio montano Olio su tavola cm 38x26 datato in basso a dx.
Pittore italiano. -
Lotto 18 Alessandro Lupo Torino 1876 - 1953 Baite a fondo valle Olio su tavola cm 29x32.
Alessandro Lupo nacque a Torino il 1 luglio 1876 all’interno di Palazzo Chiablese, dimora di Elisabetta di Sassonia, Duchessa di Genova, della quale il padre Carlo (già ingegnere capo al comune di Torino) era segretario. Lo mise al mondo Brunechilde Pollini in collaborazione con il succitato Carlo, che divenne così padre di quattro figli, essendo Alessandro l’ultimo nato. Purtroppo nella sua infanzia, Alessandro fu colpito da un grave lutto: a soli quattro anni perse il genitore che era anche il principale sostentamento della famiglia; ma la madre donna di carattere forte non si arrese, e nonostante l’esigua pensione elargitale dai Duchi di Genova, a ognuno dei figli diede un’adeguata istruzione. Dopo le Scuole dell’obbligo, fu avviato a studi classici terminati i quali s’iscrisse a Giurisprudenza, laureandosi nel 1901. Il giovane sin dai banchi di scuola mostrò grande interesse per il disegno riempiendo album di lavori a matita, a pastelli colorati e all’acquerello, il tutto da autodidatta. Si forma sotto la guida di Vittorio Cavalleri. Crebbe così alla scuola di Vittorio Cavalleri che frequentò dal 1896 al 1899 ma contemporaneamente, s’iscrisse ai corsi serali dell’Accademia Albertina. Esordisce alla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino nel 1901 con tre studi condotti dal vero, inaugurando la sua costante partecipazione presso le principali rassegne espositive nazionali. I dipinti dei primi anni dieci del Novecento, risentivano degli insegnamenti del suo unico maestro, e la critica del tempo gli rimproverava questa dipendenza, vedasi: Il monte dei cappuccini, Aratura del 1910 e ancora Il ruscello del 1914. La sua affermazione però non doveva tardare se già alla Quadriennale del 1906 le cose stavano cambiando, e in modo definitivo, questo avvenne quando l’attenzione dell’artista si fermò sugli animali e sui mercati, soggetti che nel tempo divennero i suoi cavalli di battaglia. Alla sua prima produzione di paesaggi condotti en plein air, succede una maggiore diversificazione dei soggetti fino alla sua specializzazione come animalista e autore di scene di mercato a partire dagli anni Venti. Nel 1914 fu presente per la prima volta al Salon des Artistes Lyonnaise con tre opere Il bucato, Ritorno di primavera e Torrente in estate, tutte riprodotte su La Revue Moderne e Clement Morro nella sua recensione scrisse: “…I suoi lavori ci rivelano un’artista capace di sentire e provare le più alte e pure emozioni estetiche”. Risale al 1921 l’allestimento della personale presso la Galleria Vinciana di Milano che avvia la fortuna critica ed espositiva per l’artista, bruscamente interrotta dall’esclusione dalla Biennale veneziana del 1928. Nel 1925 ordinò una Personale a Genova presso la Galleria d’Arte Vitelli, dove presentò quarantacinque impressioni, dipinte in Val d’Aosta; tavolette nelle quali si fa manifesta la libertà d’espressione dell’artista davanti al motivo. Nel 1928 fu ancora il Salon di Parigi a ospitare sue opere tra le quali spiccava Il velo giallo; e ancora una volta è la moglie, ritratta nel giardino di casa intenta alla lettura. Nel 1929 allestì una Personale alla Galleria Scopinich di Milano, tra le opere esposte figurava una grande tela titolata: Mercato a Chivasso, sicuramente uno dei suoi lavori più noti in assoluto. Presso questa Galleria, si ripresenterà ancora nel 1934 e il suo Mercato a Lugano che sarà acquistato dal Museo Civico di Padova. Nel 1930 nel mese di giugno, fu presente alla 11a Sindacale di Torino. Nel 1936 espose a Trieste presso la Galleria omonima e il Museo Revoltella gli acquistò il dipinto titolato: La sosta. Il 1936 fu per il nostro artista un anno triste, l’amata moglie Cesarina morì lasciandolo nel più nero sconforto. Nel 1938 festeggiò il quarantennale della sua attività pittorica, con una Personale a Milano presso la Casa d’Artisti. Nel 1944 fu in Personale a Milano presso la Galleria Italiana d’Arte e nello stesso anno fu eletto Presidente del Circolo degli Artisti di Torino, carica che tenne sino al 1949. Nel 1948 fu ancora in Personale in America Latina e precisamente a Caracas (Venezuela). Nei suoi ultimi anni, sempre assistito dalla figlia maggiore Valeria, si spense nella sua casa studio di Valpiana il 23 giugno 1953. La piacevolezza dei soggetti trattati e il suo gusto attardato sui canoni ottocenteschi gli procura, invece, un successo mercantile di lungo corso. -
Lotto 19 Ercole Olivetti Torino 1874 - 1941 Baite di montagna, Borgo Crissolo Olio su tavola cm 34x47.
Allievo di Giacomo Grosso e Pier Celestino Gilardi, all’Accademia Albertina, mutuò dal primo l’abilità di figurista e il pittoricismo e dal secondo l’attenzione descrittiva. Debuttò a Torino nel 1898 con il dipinto “Renitente alla leva”. Si dedicò prevalentemente al soggetto di genere, al paesaggio, immagini di vita contemporanea, ricostruzioni di costume ed al ritratto (anche in miniatura). E’ documentata una sua frequentazione della Riviera ligure, soprattutto di ponente testimoniata dalla trattazione del paesaggio costiero con tratto libero e disinvolto. Espose a Torino dal 1898, a Milano nel 1900, poi Firenze,Genova e Parigi. Tra i suoi dipinti: Idillio al tramonto; I funerali di Nerone; Un arresto; Debuttante; Giuramento di Pontida; La ragnatela; il ritratto del Duca e duchessa d’Aosta; ritratto del Principe Umberto (miniatura su avorio). Fu anche abile miniaturista. Alcune sue opere si trovano in America. Morì a Torino nel 1941. -
Lotto 20 Ercole Olivetti Torino 1874 - 1941 Il Ponticello a Fenestrelle Olio su tavola cm 26x37.
Allievo di Giacomo Grosso e Pier Celestino Gilardi, all’Accademia Albertina, mutuò dal primo l’abilità di figurista e il pittoricismo e dal secondo l’attenzione descrittiva. Debuttò a Torino nel 1898 con il dipinto “Renitente alla leva”. Si dedicò prevalentemente al soggetto di genere, al paesaggio, immagini di vita contemporanea, ricostruzioni di costume ed al ritratto (anche in miniatura). E’ documentata una sua frequentazione della Riviera ligure, soprattutto di ponente testimoniata dalla trattazione del paesaggio costiero con tratto libero e disinvolto. Espose a Torino dal 1898, a Milano nel 1900, poi Firenze,Genova e Parigi. Tra i suoi dipinti: Idillio al tramonto; I funerali di Nerone; Un arresto; Debuttante; Giuramento di Pontida; La ragnatela; il ritratto del Duca e duchessa d’Aosta; ritratto del Principe Umberto (miniatura su avorio). Fu anche abile miniaturista. Alcune sue opere si trovano in America. Morì a Torino nel 1941. -
Lotto 21 Cesare Maggi Roma 1881 - Torino 1962 Chiesetta Notre Dame de la Guerison Courmayeur Olio su tela cm 50x35.
Nacque a Roma il 13 gennaio 1881 durante una tourneé dei suoi genitori, Andrea e Pia Marchi, attori nella compagnia Bellotti-Bon. Venne indirizzato agli studi classici, che svolsero tra Firenze e Lucca; ma all’età di sedici anni iniziò la sua formazione artistica presso lo studio di Vittorio Corcos a Firenze e, nel 1897, presso quello di Gaetano Esposito a Napoli. Nel 1898 avvenne il suo esordio pubblico in occasione della LII Esposizione annuale della Società di belle arti di Firenze con i dipinti Occasi di novembre mesti (Carducci) e Almeno c’è il fuoco, acquistato da un privato. Nello stesso anno si recò a Parigi, dove frequentò l’accademia del pittore Fernand Cormon. Rientrato in Italia, nel 1899 assistette alla mostra commemorativa in onore di Giovanni Segantini al palazzo della Società di belle arti di Milano, che fu una vera rivelazione per il M., affascinato dalla luce della pittura segantiniana, al punto da volerne carpire la tecnica in loco. Per questo motivo si trasferì, nello stesso 1899, nell’Engadina, dove già Segantini aveva lavorato in completo isolamento. Il soggiorno però si interruppe bruscamente nell’aprile del 1900, per la morte, a Roma, della madre. Dopo un breve periodo a Torino, il M. riprese le sue sperimentazioni dal vero a Forno Alpi Graie, in provincia di Torino. Sempre nel 1900 a Milano stipulò un contratto in esclusiva con il mercante Alberto Grubicy, che sancì la sua piena appartenenza al gruppo divisionista. L’anno seguente conobbe Giacomo Grosso, che lo introdusse al Circolo degli artisti e alla Promotrice delle belle arti di Torino. Sempre nel 1901 prese parte alla XLIII Esposizione della Società di incoraggiamento alle belle arti al Circolo degli artisti di Torino. L’anno successivo ottenne la sua prima personale al palazzo della Società di belle arti di Milano, nell’ambito della rassegna di pittori divisionisti organizzata da Grubicy. In questa occasione presentò solo dipinti di soggetto montano, dando avvio a quella fama di “pittore della montagna”, alla cui elaborazione contribuì l’abilità commerciale e promozionale di Grubicy, che pesò notevolmente sul giudizio della critica anche dopo la fine della stagione divisionista e del rapporto del Maggi con il mercante, nel 1913. Il contratto con Grubicy gli imponeva una produzione a ritmo serrato di dipinti. Tale condizione determinò una sorta di discrimine all’interno della sua produzione tra le opere destinate al pubblico, di buona fattura ma di scarsa ricerca, e quelle destinate alle esposizioni ufficiali, in cui tentò di innovare in senso personale il linguaggio divisionista. Nel 1904, dopo aver sposato Anna Oxilia, dalla quale ebbe due figlie, Giovanna e Pia, si trasferì nella località montana La Thuile, in Val d’Aosta, per approfondire lo studio dal vero. Nel 1905 presentò il dipinto Mattino di festa alla Esposizione internazionale di Venezia, acquistato dalla New South Wales Gallery di Sidney e successivamente intitolato Val d’Aosta. Italia. Nel 1907 esordì in ambito internazionale al Salon des peintres divisionnistes italiens a Parigi e fu invitato a partecipare all’Esposizione internazionale di Venezia, evento che segnò un momento importante nella sua carriera. Gran parte della critica colse la maturità ormai acquisita; una delle sue opere esposte, La prima neve, fu contesa da due prestigiosi musei, il Civico Museo Revoltella di Trieste e la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, che acquistò infine il dipinto. Si aprì così per il Maggi un periodo particolarmente felice, ricco di partecipazioni e riconoscimenti in importanti rassegne italiane ed estere. Nel 1908 fu presente alla V Esposizione d’arte italiana, itinerante in America meridionale; l’anno seguente si aggiudicò la medaglia d’oro di seconda classe alla X Internationale Kunstausstellung al Glaspalast di Monaco di Baviera. Sempre nel 1909 partecipò alla LXXIX Esposizione internazionale della Società amatori e cultori di belle arti di Roma e alla VIII Esposizione internazionale della città di Venezia, cui partecipò anche nel 1910. Alla Esposizione internazionale di Roma del 1911 presentò L’ultimo pascolo. La sala personale alla X Esposizione internazionale della città di Venezia del 1912 segnò una nuova svolta nella sua carriera. Per un anno l’artista concentrò gli sforzi su questo evento, che gli offriva l’occasione di riscattarsi dal marchio di “pittore della montagna” e nel contempo di mostrare il suo progressivo allontanamento dai modi divisionisti. In questa circostanza espose, infatti, oltre a opere di soggetto montano, anche una marina, Il mare, e quattro ritratti. La critica, polemica con l’istituzione per l’elevato numero di sale personali, non fu particolarmente benevola con lui. Ottenne, però, il favore del pubblico, favore confermato anche in ambito internazionale in occasione della personale alla galleria d’arte Gerbrands, ad Amsterdam, nel 1913, che gli valse numerose committenze. Sempre nel 1913 il M. lasciò La Thuile per stabilirsi definitivamente a Torino e per chiudere così la sua stagione di sperimentazione divisionista. Tuttavia, alla Biennale di Venezia del 1914, presentò ancora, accanto a opere come il Ritratto della contessa Olga Stenbock Fermor, vicino alla maniera di Grosso, un’opera di matrice segantiniana come Serenità (poi titolata L’ombra. La chiamata alle armi, nel luglio del 1915, non comportò l’interruzione della sua ricerca. Anzi, sia in montagna (con il 3 reggimento alpini) sia in mare (venne nominato commissario di bordo e imbarcato anche per rotte internazionali) ebbe modo di perfezionare il suo stile; e la sua pennellata divenne più ampia e distesa, soprattutto nelle marine. Congedato nel 1919, tornò a Torino. L’anno successivo fu nuovamente alla Biennale di Venezia, dove espose prevalentemente ritratti. La sua attività espositiva riprese intensa e foriera di nuovi successi, come l’acquisto, alla I Primaverile di Fiamma (Roma, 1922) del dipinto Chiesetta alpina da parte della Galleria nazionale d’arte moderna. Nello stesso anno, conobbe a Milano il suo nuovo mercante, Antonio Sianesi, con il quale riprese a dipingere diversificando, come in passato, la propria produzione tra le opere destinate al mercato e quelle più propriamente di ricerca. Nel 1926 giunse un nuovo, importante riconoscimento con l’acquisto nel corso della LXXXIV Esposizione nazionale della Promotrice delle belle arti di Torino del dipinto Neve da parte della Galleria civica di Torino, la cui politica di acquisizioni era stata oggetto di una forte polemica da parte dell’artista stesso nel 1923. In questi anni lo stile del M. subì l’inevitabile influenza della corrente Novecento, anche se ciò non comportò una vera adesione al movimento. In realtà la confluenza verso lo stile novecentista sembrò l’approdo naturale della sua ricerca, in termini sia di soggetto sia di stile, laddove la sua pittura, chiusa la fase divisionista, si era indirizzata sempre più verso una maggiore solidità nell’impianto compositivo. Nel 1935 fu nominato supplente di Cesare Ferro alla cattedra di pittura dell’Accademia Albertina di Torino. L’incarico segnò l’inizio della sua carriera di insegnante, che continuò ininterrotta fino al 1951 presso l’istituzione torinese e, fino alla morte, in forma privata. Parallelamente proseguì la sua attività espositiva presso numerose rassegne nazionali. Oltre alla continuativa partecipazione alla Biennale di Venezia, dove ottenne una nuova sala personale nel 1940 e dove espose anche nel 1942 e nel 1948, va ricordata la sua presenza, nel 1939, al primo Premio Bergamo e al primo Premio Cremona. A quest’ultimo fu presente anche negli anni successivi, riscuotendo sempre un grande successo; nella prima edizione vinse il terzo premio, l’anno successivo, il secondo e, nel 1941, vinse il primo premio con il trittico di intonazione retorica Italica gens. Nel 1947 fu nominato accademico di S. Luca. Nel contempo si diradarono i rapporti con il mercante Sianesi e nacque una nuova collaborazione con i galleristi Fogliato, presso i quali iniziò a esporre frequentemente, anche accompagnato dagli allievi, grazie ai quali la sua pittura mantenne sempre una certa freschezza, nonostante il ritorno al tema della montagna. Nel 1953 fu pubblicato il primo studio sistematico della sua opera, una monografia curata da Anna Maria Bounous. Nello stesso anno, con la partecipazione alla mostra Peintres du Piémont à Marseille, si chiuse la sua attività espositiva all’estero. I problemi di salute, aggravati dalla depressione seguita alla morte della moglie nel 1957, e alcune polemiche da lui suscitate (come quella per il mancato invito alla Biennale di Venezia del 1952), contribuirono a diradare i suoi impegni espositivi. Nel 1959 la grande retrospettiva Figure e paesaggi di C. M. alla galleria della Gazzetta del popolo a Torino segnò la sua definitiva consacrazione pubblica. L’11 maggio 1961 morì a Torino. -
Lotto 22 Luigi Verga Milano 1894 - 1983 Valle di Gressoney Olio su cartone cm 39x54,5.
Luigi Verga (artista lombardo del XX secolo ). Nacque a Milano nel 1894, morì a Milano nel 1983 all'età di 89 anni. -
Lotto 23 Arturo Castelli Brescia 1870-1919 Dopo il temporale Olio su tela cm 69,5 x 95,5.
Di lui si conosce molto poco ed ebbe vita breve. Autodidatta, osservando altri suoi colleghi all'opera nelle loro botteghe, realizzò sia affreschi che pittura a olio. Già sul finire del XIX secolo iniziò ad esporre all'Esposizione internazionale d'arte di Venezia, nel 1897, e vi tornò poi nel 1899, nel 1901 e nel 1903. -
Lotto 24 Alberto Rossi Torino 1858-1936 Lungo il fiume Olio su tela cm 45,5x71.
Nato a Torino nel 1858, Alberto Rossi mosse i primi passi della carriera all’Accademia Albertina sotto la guida di Gamba e Gastaldi, apprendendo da quest’ultimo soprattutto la passione per colori particolarmente vivaci. Presentò il suo primo dipinto “Ritratto d’uomo” all’Esposizione di Torino del 1884 e nel 1887, ed espose a Venezia 5 suoi quadri: Accanto al fuoco; Dopo un acquazzone ; Tardo autunno e Valle d’Anirana Dopo un primo periodo in cui si dedicò soprattutto a scene di vita paesana e di campagna, la sua parabola artistica ebbe una svolta nel 1891 con il primo viaggio in Egitto. Dal 1891 al 1914 restò in Egitto, partecipando a diverse esposizioni ed ottenendo in premio una medaglia d’oro. Il pittore piemontese si dedicò infatti ai soggetti orientalisti, che rappresentano una delle parti più interessanti della sua produzione, quella che oggi ottiene maggiore favore anche nelle aste. Nella parte finale della carriera lasciò invece la pittura descrittiva, per abbracciare uno stile più impressionistico. Suoi dipinti sono ospitati nella Galleria d’arte moderna di Torino. Scomparve nel capoluogo piemontese il 6 ottobre 1936.