#56: Grandi capolavori: da Mattia Preti a Paul Gauguin

#56: Grandi capolavori: da Mattia Preti a Paul Gauguin

venerdì 24 febbraio 2023 ore 18:00 (UTC +01:00)
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  • Sant'Anna, la Madonna e il bambino, fine 15° secolo/primi 16° secolo
    Lotto 1

    Oil painting on panel

    100cm x 117cm

    Perizia del Prof.Claudio Strinati

    ” Il dipinto a fondo oro raffigurante S. Anna, la Vergine e il bambino (tavola ridotta applicata su tela, cm. 117x100) riflette l’iconografia, molto diffusa nel Quattrocento nelle diverse scuole pittoriche italiane e straniere, definita dagli storici come Sant’ Anna Metterza. Deriva dal termine latino Sancta Anna Mater tertia, cioè la nonna di Gesù vista come madre della Vergine e, come tale, madre terza del Redentore.

    L’ iconografia e lo stile del dipinto indurrebbero a collocare l’opera nel settimo decennio del Quattrocento e considerarla come inseribile in quell’ambito stilistico fiammingheggiante che dalla Spagna e Portogallo attraversa Palma di Maiorca e culmina in alcuni discepoli della scuola napoletana operosi per larga parte nella seconda metà del secolo quindicesimo e oltre fino alla Calabria e alla Sicilia.

    In particolare il nostro dipinto appare strettamente connesso, nella composizione e nello stile, con l’attività di una delle botteghe pittoriche più rimarchevoli proprio di Palma di Maiorca, ovvero quella di Rafel Moget e Pedro Nisart ( forse così chiamato perchè originario di Nizza), autori di opere notevoli e ancora oggi ben conservate in parte risalenti al settimo decennio del quindicesimo secolo e in particolare autori celebrati del politico di san Giorgio oggi conservato al Museo Cattedralico di Palma di Maiorca. Esaminando la tavola con san Giorgio e il drago di Pedro Nisart, improntata ad un carattere delicato, sognante e fiabesco, così come appare il nostro dipinto ( cfr. C. Challet, dalle Fiandre a Napoli, L’ Erma di Bretschneider Roma, 2012, p.49 segg.) posso confermare senza indugio l’appartenenza del nostro dipinto alla medesimo ambito e alla medesima scuola.

    Ciò rende indubbiamente l’opera una cospicua testimonianza di quel momento di convergenza della lezione ispano-fiamminga con quella autoctona nel Regno di Napoli, che ha creato una grande e nobilissima scuola da cui emergono personalità gigantesche come Colantonio.

    Di estremo interesse è l’ iconografia del fanciullo che sembra slanciarsi fuori dalla composizione manifestando, come salutasse, gioia e affetto verso le due madri. Una modalità iconografica che si riscontra spesso soprattutto nella scuola Catalana come, per ricordare un altro comprimario parallelo al nostro pittore, nel grande Luis Dalmau.

    In definitiva il dipinto qui in esame costituisce una notevolissima testimonianza storico-artistica ed è in sé una finissima e delicata opera .

    In fede, Claudio Strinati

    00184 Roma, via capo d’Africa 31 ”

    Bottega Antone

  • Antonio Bellucci (attribuito_a) (Pieve di Soligo 1654-Pieve di Soligo 1726)  - Susanna e i Vecchioni, XVII secolo
    Lotto 2

    Dipinto ad olio su tela

    cm 120X194

    Antonio Bellucci è stato un pittore e decoratore italiano, partecipò al movimento rococò con una nota di classicismo.

    Le esperienze del giovane Bellucci sono state la formazione veneziana e la pittura bolognese.

    Fu un pittore molto interessante anche per il suo contributo alla diffusione della pittura veneta in Austra ed Inghilterra.

    Le sue prime opere in Austria sono ben 4 dipinti per gli altari nel monastero di Klosterneuburg, per committenza dell'Imperatore stesso.

    Dal 1716 al 1722 il pittore soggiornò a Londra dove realizzò diverse opere.

  • Giovanni Ghisolfi (Milano 1623-Milano 1683)  -  Capriccio architettonico, 17° secolo
    Lotto 3

    Giovanni Ghisolfi (Milano 1623-Milano 1683) - Capriccio architettonico, 17° secolo cm 130X94 Dipinto ad olio su tela "Figlio dell’architetto piacentino Giuseppe, studiò a Milano pittura presso il lombardo Girolamo Chignoli. Nel 1649 gli fu affidato l’importante incarico di collaborare alla realizzazione degli allestimenti, degli archi trionfali e delle decorazioni pittoriche, per l’accoglienza dell’Arciduchessa Marianna d’Austria, in occasione di una sua visita in città.Nel 1650 è documentata la sua presenza a Roma, impegnato nello studio dell’architettura antica e nella riproduzione grafica di frammenti architettonici, sembra in compagnia dell'amico pittore Antonio Busca. Secondo il racconto del biografo e storico dell’arte Filippo Baldinucci, Ghisolfi a Roma si trattenne a lungo, imparando anche a “dipingere le figure” e a realizzare le prospettive architettoniche, trovandosi a stretto contatto con il più esperto partenopeo Salvator Rosa. Nel 1659 era certamente già rientrato a Milano. Infatti la decorazione ad affresco della terza cappella a destra della certosa di Pavia, eseguita nel 1661 è la sua prima opera documentata in Lombardia, dopo il proficuo soggiorno romano, mentre negli anni successivi sarà attivo anche nel Veneto.Sugli ultimi anni di vita, l’Orlandi ci racconta del suo decadimento fisico e della cecità che lo colpì sul finire. Morì a Milano nel 1683 e fu sepolto nella chiesa di S. Giovanni in Conca. L’opera in esame riproduce uno scorcio di rovine classiche, riconducibili alla sua formativa esperienza romana, ed esprime un saldo impianto architettonico: le figure, dai pochi gesti misurati, sono vestite di drappeggi, berretti e calzari, particolari di abbigliamento che sembrano tratti anche dal repertorio di Salvator Rosa, mentre la scena si presenta di severa compostezza.Infatti il classicismo che emerge dai suoi dipinti, reso attraverso composizioni lineari, colori chiari, luce diffusa e la solida impostazione architettonica, rendono Giovanni Ghisolfi anticipatore del vedutismo settecentesco e battistrada di nuove tendenze espressive. Alcuni tra i paesaggi, le vedute e le prospettive realizzate in questo periodo costituiranno un fondamentale modello di ispirazione per il più celebrato emiliano Giovanni Paolo Pannini." STUDIO ASOR

  • Alessio D'Elia (attribuito_a) (San Cipriano Picentino 1718-1770)  - Adorazione dei pastori
    Lotto 4

    Alessio D'Elia (attribuito_a) (San Cipriano Picentino 1718-1770) - Adorazione dei pastori 66,5x127 cm Dipinto a olio su tela
    Dipinto ad olio su tela. Attribuzione del Professore Nicola Spinosa. Già Casa d'Aste Finarte, Minerva Auction.




    Quantosegue è tratto dal Catalogo di Minerva Auctions.




    Il dipinto, attribuito al pittore Alessio D’Elia dallo Storico dell’Arte Nicola Spinosa, potrebbe essere collocato alla metà del Settecento, sulla sciaartistica del maestro Francesco de Mura.




    D’Eliafu un artista molto richiesto e realizzò soprattutto affreschi per importanticommittenze ecclesiastiche, mentre troviamo le sue tele in molte chiese romanee napoletane.




    Caratteristichedistintive del suo stile sono la maestria compositiva e la sapienzascenografica, particolarmente evidenti in questo dipinto.




    Rispettoallo stile del suo maestro, in generale e qui in particolare, si rivelanosottili differenze di carattere, tra cui la vena gioiosa e popolaresca,ravvisabile nei visi paffuti, nelle bocche minute dei pastorelli e in un ariosodinamismo di fondo, che attenua ascendenze altrimenti più classicheggianti emonumentali.




    Lariuscita composizione rivela, sin dal primo impatto, un’armonia corale ispiratadalla grandiosa sinergia della moltitudine di figure ed elementi, tuttidefiniti anche nel più minuto dei dettagli.




    Lungo ladiagonale amplificata della maestosa figura di donna di schiena drappeggiata,si dispiega una gioiosa processione di putti, giovinette e pastorelli checonvergono verso la Sacra Famiglia, disposta su un simbolico piedistallo diantiche rovine romane, sui cui gradoni poggia dolcemente l’agnello eucaristico,incarnazione della Mansuetudine e dell’Innocenza.




    Il gestopittorico si rivela alto e naturale, privo di impuntamenti e durezze, talmentesicuro ed espressivo da far sembrare l’opera come dipinta ad affresco.




    Secondolo spirito del più maturo rococò napoletano, le figure di angeli aleggiano,chiare ed eteree, in un armonioso trionfo.

  • Santa Rosalia con Madonna e Gesù Bambino e Santi Pietro e Paolo a latere
    Lotto 5

    Santa Rosalia con Madonna e Gesù Bambino e Santi Pietro e Paolo a latere Pittore fiammingo del XVII Secolo. Santa Rosalia con Madonna e Gesù Bambino e Santi Pietro e Paolo a latere, riferimento alla pala da Antoon van Dyck presente al Kunsthistorisches Museum (Vienna). 43x35, Olio su tavola di rovere.Pittore fiammingo del XVII Secolo. Santa Rosalia con Madonna e Gesù Bambino e Santi Pietro e Paolo a latere, riferimento alla pala da Antoon van Dyck presente al Kunsthistorisches Museum (Vienna). 43x35, Olio su tavola di rovere.

  • Maestro di Montefoscoli (Maestro Ristonchi)  Rossello di Jacopo Franchi (Firenze 1376/1377-Firenze 1456)  - Madonna in trono con bambino e santi
    Lotto 6

    Maestro di Montefoscoli (Maestro Ristonchi) Rossello di Jacopo Franchi (Firenze 1376/1377-Firenze 1456) - Madonna in trono con bambino e santi cm 75x42 Fondo oro e tempera su tavola Pubblicata nella Fototeca Fondazione Federico Zeri al n. 33256 – busta 0136. Fondo oro e tempera per questa pregiatissima tavola manifestazione dell’apprezzamento estetico dell’arte del primo Rinascimento italiano e fiorentino, che ha interessato gli studiosi della metà del XX secolo. Si tratta di iconografia in cui la sintonia amorosa che lega la madre al figlio - tenuto dolcemente per un fianco - e la rigorosa impostazione dei tre santi, in schiera su due lati rispetto alla rappresentazione centrale, offrono l’idea di uno stile che è giunto a maturazione.

  • Mario de' Fiori Mario Nuzzi (attribuito_a) (Roma 1603-Roma 1673)  - Trionfo di fiori con frutta, selvaggina e gioco di putti, XVII secolo
    Lotto 7

    Mario de' Fiori Mario Nuzzi (attribuito_a) (Roma 1603-Roma 1673) - Trionfo di fiori con frutta, selvaggina e gioco di putti, XVII secolo cm 140 x cm 107 Dipinto ad olio su tela "Protagonista assoluto di primo piano, colui il quale affermò il genere fiorante delle nature morte sì da poterne portare di diritto il nome "Mario dei Fiori". Pittore barocco, allievo del pittore caravaggesco Tommaso Salini, maturò una sapienza culturale e scientifica, oltre che artistica, che gli permise di avere le più importanti committenze dell'epoca."


    ASORstudio

  • Il Riposo  Felice Ficherelli (attribuito a) (San Gimignano  1605-Firenze  1660)  - Arianna addolorata per l'abbandono di Teseo , XVII secolo
    Lotto 8

    Il Riposo Felice Ficherelli (attribuito a) (San Gimignano 1605-Firenze 1660) - Arianna addolorata per l'abbandono di Teseo , XVII secolo cm 70 x cm 105; in cornice cm 90 x cm 125 olio su tela Scena mitologica raffigurante Arianna addolorata per l'abbandono di Teseo, Dioniso la consola e le offre la corona con i diamanti che costituiranno la Corona Boreale o Costellazione di Arianna. "L'opera è pervasa da una sottilissima sensualità, di ascendenza furiniana sono la morbidezza dell'incarnato di Arianna e dell'ancella. Arianna addolorata per l'abbandono di Teseo sebbene malinconica emana un castigato ma voluttuoso senso erotico, mentre si strugge per il dolore. L'appropinguarsi dell'opportunista Dioniso fa scaturire una summa di intenzioni e sentimenti tra i personaggi, si da far sembrare che i protagonisti recitino ed emergono come in una piece teatrale. Sulla scena con le loro forme dal carnato luminoso con l'espresse dei volti che esprimono emotività interiore, con l'ampiezza dai movimenti enfatici danno vita ad un'opera che si racconta da sola, impreziosita da artifici pittorici creati dal pittore, come le zone d'ombra che accendono di luce le forme. In tutto questo il pittore mostra affinità con i suoi contemporanei: Furini Francesco (1603-1641) e Cecco il Bravo (1601-1661), suoi coetanei." STUDIO ASOR

  • Ritrovamento di Mosè, XVII secolo
    Lotto 9

    Ritrovamento di Mosè, XVII secolo cm 140 x cm 113 Olio su tela Pittore francese del XVII secolo.

  • Nicolas Poussin (cerchia_di) (French 1594-1665)  - Nettuno con Anfitrite, Oceano, Dio dei fiumi e le Ninfe Naiadi
    Lotto 10

    Nicolas Poussin (cerchia_di) (French 1594-1665) - Nettuno con Anfitrite, Oceano, Dio dei fiumi e le Ninfe Naiadi 45x55 cm Dipinto a olio su tavola Certificazione Prof. Francesco Gallo, docente Accademia delle Belle Arti di Roma.

  • Jan Van Kessel il Vecchio (attribuito a) (Anversa 1626-Anversa 1679)  - Gioco di Putti con natura morta di frutta
    Lotto 11

    Jan Van Kessel il Vecchio (attribuito a) (Anversa 1626-Anversa 1679) - Gioco di Putti con natura morta di frutta diametro cm 22 olio su tavola tondo "Nipote di Jean Brughel il Vecchio, in questo piccolo tondo, anche se é estraneo al genere a lui consueto, sono visibili i suoi tratti pittorici e la assidua cura dei particolari, significativo il piccolo cesto di natura morta di frutta posto alla sinistra che testimonia la grande capacità del pittore nel rappresentare il mondo naturale. Anche le farfalle che i bimbi inseguono, cercando di afferrarle, denotano l'amore del pittore per la dovizia minuziosa dei dettagli. Gran parte dei dipinti dI Kessel raffigura in maniera esatta e talvolta quasi scientifica i particolaru, esempio di finezza ed esatta esecuzione." STUDIO ASOR

  • Angelo con mani conserte, 16° secolo
    Lotto 12

    Angelo con mani conserte, 16° secolo H cm 83 x 50 Tempera su tela

  • Henri Lerambert (1550 circa-Parigi 1608)  - Tribunale dell'amore
    Lotto 13

    Henri Lerambert (1550 circa-Parigi 1608) - Tribunale dell'amore 27x47,5 cm Dipinto a tempera su carta applicata a tavola in legno di rovere Certificazione Prof. Francesco Gallo, docente Accademia delle Belle Arti di Roma


  • Mario de' Fiori Mario Nuzzi (attribuito_a) (Roma 1603-Roma 1673)  - Trionfo di fiori in vaso di bronzo su piano di pietra, XVII secolo
    Lotto 14

    Mario de' Fiori Mario Nuzzi (attribuito_a) (Roma 1603-Roma 1673) - Trionfo di fiori in vaso di bronzo su piano di pietra, XVII secolo cm 100 x cm 75 Dipinto a olio su tela Le opere singole del pittore realizzate per le committenze più importanti sperimentano un nuovo stile elegantissimo e ricco, teso a svincolarsi da un repertorio strettamente botanico e didattico. In quest'opera il pittore rafforza la propria inventiva raggiungendo il più alto livello qualitativo con raffinate composizioni floreali in vaso singolo. Il nucleo centrale: delfinium, tulipani, garofani, rose ecc emanano una luce centrale che li rende vivi e leggeri come piume a cui fa riscontro la sensibilità e l'estetica caravaggesca del pittore mettendo in ombra chiaroscurale i fiori retrostanti. In tal modo risulta impreziosita la felicità cromatica del primo piano. Tipico di Mario dè Fiori: il caravaggismo ereditato dal Salini, l'impronta espositiva , il dettagliato descrittivismo dei fiori permeato da un cromatismo luministico. Inoltre appare evidente il riferimento alla tradizione dei maestri fiammingi e olandesi della fine del '500. Nonostante l'impostazione frontale del dipinto, l'ariosa disposizione dei fiori conferisce una profondità spaziale ed un'ampiezza di respiro alla composizione floreale. Ovale in cornice coeva in legno dorato.


    ASORstudio

  • San Francesco Borgia
    Lotto 15

    Ritratto di uomo con barba con in mano un libro 65x55, in cornice 85x75 Dipinto ad olio su tela, attribuito a Marco Antonio Bassetti (Verona 1586-1630) raffigurante ritratto di uomo con barba con in mano un libro. "Allievo di Felice Ricci ( Verona 1539- 1605) si trasferisce a Venezia dove è influenzato dalle opere di Tintoretto, di Veronesi e Jacopo Bassano, va a Roma intorno al 1615 e lì conosce i dipinti di Caravaggio. Rientrato a Venezia declina gli influssi bassaniani e romani ed ha apprezzamenti solo per la pittura veneziana, soprattutto per i naturisti. Orbita nell'ambito dei monasteri e dei conventi (1628). In questo periodo le sue opere più apprezzabili sono i ritratti nei quali, a giudizio del Longhi (1959), è di un valore e di una dignità rembrandtiana, tale da potersi misurare con Hals e Velazquez. Morì di peste a Verona. La rivalutazione del Bassetti è dovuta in gran parte al Longhi." STUDIO ASOR Dipinto ad olio su tela, attribuito a Marco Antonio Bassetti (Verona 1586-1630) raffigurante ritratto di uomo con barba con in mano un libro. "Allievo di Felice Ricci ( Verona 1539- 1605) si trasferisce a Venezia dove è influenzato dalle opere di Tintoretto, di Veronesi e Jacopo Bassano, va a Roma intorno al 1615 e lì conosce i dipinti di Caravaggio. Rientrato a Venezia declina gli influssi bassaniani e romani ed ha apprezzamenti solo per la pittura veneziana, soprattutto per i naturisti. Orbita nell'ambito dei monasteri e dei conventi (1628). In questo periodo le sue opere più apprezzabili sono i ritratti nei quali, a giudizio del Longhi (1959), è di un valore e di una dignità rembrandtiana, tale da potersi misurare con Hals e Velazquez. Morì di peste a Verona. La rivalutazione del Bassetti è dovuta in gran parte al Longhi." STUDIO ASOR

  • Mattia Preti (Taverna 24/01/1613-Malta 03/01/1699)  - Isacco che benedice Giacobbe
    Lotto 16

    Olio su tela

    Cm 175x275, in cornice

    Experties del Prof. Strinati


    “Il grande dipinto raffigurante Isacco che benedice Giacobbe (olio su tela, cm. 200 x 300) è una composizione tipica e rinomata di Mattia Preti detto il cavalier calabrese ( Taverna 1613-1699). 

    La stesura pittorica del nostro quadro, di cui esistono altre versioni note, è quella del tutto riconoscibile e tipica della produzione tarda del maestro, per esattezza quella compresa 

    nel periodo che copre gli anni sessanta e settanta del diciassettesimo secolo durante la lunghissima fase maltese. 

    In questo momento Mattia Preti svolse un lavoro intensissimo ed espletato frequentemente, per soddisfare ai molteplici e impegnativi incarichi che riceveva da committenti pubblici e privati, 

    in collaborazione con allievi. Stando alle fonti, dovettero essere numerosi e capaci, come attesta Bernardo De Dominici nella sua Vita del cavalier Fra’ Mattia Preti detto il cavalier Calabrese inclusa nelle Vite de pittori,

     scultori e architetti napoletani, Tomo terzo, Napoli 1742 ( nella edizione moderna a cura di Andrea Zezza, Paparo edizioni, Napoli 2008 pp. 583-725). Il nostro dipinto è certamente lavoro di collaborazione, 

    tuttavia riferibile precipuamente alla stesura del Preti stesso assistito da un discepolo di cui, per mancanza di notizie più circostanziate, non è possibile formulare il nome. Nondimeno la qualità intrinseca del dipinto in esame, 

    pur dovendone riconoscere autografia parziale, è estremamente alta, e va considerata senza dubbio opera di notevolissimo interesse. In fede, Claudio Strinati”


  • Scena con velieri, attr. Pieter Cornelisz van Soest
    Lotto 17

    cm 90x155, in cornice cm 111x177 Olio su tavola. Pittore olandese del XVII secolo specialista in marine. Ritratta una scena della Prima o Seconda guerra anglo-olandese, in cui la flotta inglese, alleata della Repubblica Genovese, metteva accanto alla propria bandiera quella della Croce di San Giorgio per non subire attacchi dagli alleati.

  • Francesco Fracanzano (attribuito a) (Monopoli 1612-Napoli 1656)  - San Francesco da Paola in preghiera
    Lotto 18

    Francesco Fracanzano (attribuito a) (Monopoli 1612-Napoli 1656) - San Francesco da Paola in preghiera cm 99x76 Dipinto ad olio su tela
    Dipinto ad olio su tela raffigurante San Francesco da Paola in preghiera.
    Opera priva di cornice.

    "La tela è attribuibile al pittore che operò a Napoli nel XVII secolo, Francesco Fracanzano (Monopoli, 9 luglio 1612 – Napoli, 1656) e rappresenta San Francesco di Paola in preghiera, con gli attributi iconografici tipici del Santo costituiti dal saio, dal libro (nel quale si legge in parte “Charitas”) con sopra un teschio, posto in basso e lateralmente rispetto alla figura. Il dipinto ha i caratteri tipici ascrivibili al Fracanzano quali la densità materica piena e grumosa, il colore della pelle e delle mani che vira verso un rossastro, che evidenzia un naturalismo di matrice caravaggesca che in parte fa propri gli insegnamenti della scuola del Ribera ma ai quali aggiunge i valori tonali e del disegno del Guercino, dei Carracci nonché dello stesso Reni. L’opera è ascrivibile al periodo dell’esperienza pittorica del Fracanzano più contigua all’esempio del Ribera. Opera molto simile è esposta presso il Museo di Dubrovinik (Croazia), con alcune differenze (riportate in parallelo nella presente scheda con l’utilizzo dell’immagine per raffronto) che riguardano la posizione del libro, messo in verticale e con le pagine squadernate, il teschio in secondo piano, la composizione che sembra essere divenuta ormai più grumosa, accentuando la struttura riberesca, la figura inginocchiata del santo è vista per intero. Per la opera presa a raffronto, in tutto riferibile allo stesso autore, per un’esigenza meramente filologica, si segnala un dettagliato studio che ha messo in evidenza che “alla seconda metà del Seicento, va riferito il San Francesco di Paola di Dubrovnik, dove la ripresa dei caratteri ribereschi nel volto si placa nella stesura delle morbide e ampie pieghe del saio, che coprono l’intera composizione e consentono proprio per tale abbinamento un valido confronto sia con opere di Francesco Fracanzano, quali con il San Benedetto di San Gregorio Armeno e il San Paolo eremita della chiesa di Sant’Onofrio dei Vecchi a Napoli, sia con la produzione matura di Angelo Solimena e con quella giovanile del figlio Francesco, soprattutto in merito alla ripresa dei modi del Lanfranco” (Sulle tracce della pittura napoletana in Croazia tra Sei e Settecentodi Mario Alberto Pavone – Università di Palermo). Ma è da sottolineare come molte opere riferite a figure di Santi, passate dal mercato antiquario e contenute in collezioni private e museali, realizzate da Francesco Fracanzano, presentano identica impostazione espressiva e analoghe qualità pittoriche e compositive, ciò confermando la validità dell’attribuzione allo stesso pittore. Il quadro conserva il telaio originario del seicento; è stata mantenuta una vecchissima reintelatura della metà dell’ottocento che essendo in buono stato non è stata sostituita (né sollevata per altri scopi)."

    Si ringrazia il Dott.Avv. Francesco Amato per l'autorevole parere.

  • il Genovesino Luigi Miradori (attribuito a) (Genova 1605 circa-Cremona 1656 circa)  - Bambino dormiente
    Lotto 19

    il Genovesino Luigi Miradori (attribuito a) (Genova 1605 circa-Cremona 1656 circa) - Bambino dormiente cm 76x103; in cornice cm 99x126 Olio su tela "Dipinto che mostra una chiara impronta naturalistica, dalle suggestioni caravaggesche. Prototipo iconografico di derivazione Reniana, Madonna in adorazione del bambino dormiente di Guido Reni. L'opera ripropone l'esatta costruzione della scena ad esclusione della Madonna. Il putto dormiente su un elegante cuscino, quasi nell'identica posizione la tenda raccolta da un lato, che svela una parte dal paesaggio in lontananza. Sicuramente il Genovesino conosceva il dipinto sopraindicato, ma rende il suo estremamente particolare, dischiudendo il sipario al paesaggio, dando un guizzo personale alla composizione. Oltre al dato iconologico, l'aspetto stilistico mostra evidenti riferimenti riguardanti le luci chiaroscurali, l'atmosfera, la stesura pastosa sezionata dall'uso dei brilli dati a punta di pennello, per definire il modellato del corpo, risultanze mediate da Orazio Gentileschi con cui aveva avuto contatti a Genova. Inoltre, il viso del bimbo, dalle paffute gote arrossate, quasi sorridente si da dare soavità e dolcezza alla composizione tutta, sembra accordarsi ai modi dello Strozzi. Questi indizi potrebbero suggerire l'idea che questa è una delle poche opere eseguite dal Miradori nella propria città natale di Genova."STUDIO ASOR

  • Cane che punta pernici, French animal painter of the seventeen° secolo
    Lotto 20

    Cane che punta pernici, French animal painter of the seventeen° secolo cm 75x106; in cornice cm 89x120 olio su tela

  • Abraham  van Cuylenborch (Utrecht 1620-Utrecht 1658)  - Diana e le sue ninfe al bagno
    Lotto 21

    Abraham van Cuylenborch (Utrecht 1620-Utrecht 1658) - Diana e le sue ninfe al bagno cm 55x85; in cornice cm 70x99 olio su tavola

  • San Pietro in preghiera, Painter of the fine seventeen° secolo
    Lotto 22

    San Pietro in preghiera, Painter of the fine seventeen° secolo cm 80 x cm 64; in cornice cm 97 x cm 82 Dipinto ad olio su tela applicata a tavola  Sulla destra MTH.16 CAP V.1819.

  • Joseph Henri François Van Lerius (Boom  1823-Mechelen 1876)  - Voluptè et dèvouement (Voluttà e devozione), 1857
    Lotto 23

    Joseph Henri François Van Lerius (Boom 1823-Mechelen 1876) - Voluptè et dèvouement (Voluttà e devozione), 1857 140 x 295 cm, in cornice 170x325 cm Dipinto a olio su tela Dipinto firmato e datato sulla gondola in basso a sinistra J. Van Lerius 1857. Provenienza salon D.Van Spilbeck, acquistato per la collezione del Duca van Saksen-Coburg-Gotha a Vienna. Opera dichiarata d'interesse culturale ai sensi dell'art. 13 del D.Lgs 42/2004. L'acquisto è subordinato all'esercizio della prelazione da parte della soprintendenza BB.CC.AA. 

  • Giuseppe Zais (cerchia di) (Forno di Canale 22/03/1709-Treviso 29/12/1781)  - Paesaggi fluviale con alberi frondosi, barche con pescatori, case e torri in lontananza, XVIII secolo
    Lotto 24

    Giuseppe Zais (cerchia di) (Forno di Canale 22/03/1709-Treviso 29/12/1781) - Paesaggi fluviale con alberi frondosi, barche con pescatori, case e torri in lontananza, XVIII secolo cm 42 x 72 Olio su tela Il dipinto è espressione e testimonianza di un periodo ben determinato, in cui l’uomo è necessitato di incontrare la natura e di contemplarla in tutti i suoi aspetti. La scena detta una simbologia cosmica che lega e mette in comunicazione il paesaggio in tutti i propri aspetti naturali e le attività dell’uomo che vive, partecipa di una armonia globale.
    Lo stile e la qualità dell’opera consentono di accostare e identificare un pittore della cerchia di Giuseppe Zais.

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#56: Grandi capolavori: da Mattia Preti a Paul Gauguin

Grandi capolavori: da Mattia Preti a Paul Gauguin

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  • 24 febbraio 2023 ore 18:00 Grandi capolavori: da Mattia Preti a Paul Gauguin (1 - 39)

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