ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE
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Lotto 97 Constantijn Netscher (L'Aia 1668 - 1723)
Cerere - Allegoria dell’estate
Olio su tavola
Cerere - Summer allegory
Oil on board
44 x 34 cm
Figlio di Caspar e fratello dei pittori Theodor e Anthonie van Netscher, diventa genero di Johan van Haensbergen quando il 6 febbraio 1709 sposa Magdalena van Haensbergen. É ricordato come valente ritrattista e per le sue figure allegoriche, come la presente opera. Oltre alle sue qualità artistiche, Netscher è ricordato per l’importante funzione che ha svolto verso i giovani artisti nel suo atelier. Sono ricordati quali suoi allievi: Hendrick Doorschodt , Dirk Kindt o Kint, Coenraet Roepel e Mattheus Verheyden
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Lotto 98 Scuola italiana del XVII secolo
Ritratto di nobiluomo con rosa
Olio su rame
Italian School of the 17th century
Portrait of a nobleman with rose
Oil on copper
38 x 34 cm ottagonale/octagonal
L’autore di questo raffinato ritratto ha saputo rendere a pieno un carattere mite e benevolo del nobiluomo, giungendo a questa espressione con immediatezza e sicurezza di mezzi. Il simbolo floreale della rosa esplica l’amore e la fedeltà coniugale. Osservando le vesti, è possibile ipotizzare che la datazione sia intorno agli anni ‘70/’80 del Sedicesimo secolo. Abbigliamenti molto simili li ritroviamo nelle opere emiliane datate intorno il Settimo e Ottavo decennio del Seicento
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Lotto 99 Scuola italiana del XVII secolo
Ritratto di nobildonna con rosa
Olio su rame
Italian School of the 17th century
Portrait of a noblewoman with rose
Oil on copper
38 x 34 cm ottagonale/octagonal
L’autore di questo raffinato ritratto ha saputo rendere a pieno il carattere mite e benevolo della signora: giunge a questa espressione con immediatezza e sicurezza di mezzi. Il simbolo floreale della rosa esplica l’amore e la fedeltà coniugale. Osservando le vesti, si può potizzare che la datazione sia da stabilire intorno agli anni ‘70/’80 del Sedicesimo secolo. Abbigliamenti molto simili li ritroviamo nelle opere emiliane datate intorno il settimo e ottavo decennio del Seicento
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Lotto 100 Scuola lombarda del XVIII secolo
Natura morta con cacciagione e frutta
Olio su tela
Lombard School of the 18th century
Still life with game and fruit
Oil on canvas
119 x 178 cm -
Lotto 101 Scuola veneziana XVIII/XIX secolo
Veduta di Bacino San Marco con Bucintoro
Olio su tela
Venetian School of the 18/19th century
View of San Marco Basin with Bucintoro
Oil on canvas
70 x 100 cm
Caduta la Serenissima Repubblica, in Italia e in Europa non si placa il desiderio collezionistico di possedere vedute veneziane. Morti tutti i grandi vedutisti del Settecento (Canaletto, Marieschi, Bellotto, Guardi e Tironi), sono i nuovi esponenti a sostenere le richieste di mercato: alcuni di essi hanno radici settecentesche, biografiche e stilistiche, come Vincenzo Chilone, Giuseppe Bernardino Bison, Giacomo Guardi e Giuseppe Borsato; altri, come Ippolito Caffi, Luigi Querena, Carlo e Giovanni Grubacs e Francesco Zanin sono artisti nati nel XIX secolo che, pur mantenendo in vita la tradizione vedutistica, la trasmettono riscrivendola con le velature romantiche insite nella cultura del tempo
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Lotto 102 Nicolò Rondinelli (Lugo di Romagna o Ravenna 1450 circa - Ravenna 1510)
San Lorenzo
Olio su tavola
St. Lawrence
Oil on panel
83,5 x 68,5 cm
In principio Rondinelli fece apprendistato presso Giovanni Bellini, passando poi a Ravenna sotto le spinte del forlivese Baldassarre Carrari e di Francesco Zaganelli da Cotignola. Considerando i dipinti per la devozione privata realizzati con l’apporto della bottega sino alle grandi pale d’altare per le diverse chiese di Ravenna, Rondinelli esplicita i rapporti che sussistevano tra le istanze veneziane con quelle emiliane e centro italiane, che si fondevano a Ravenna.
La sua permanenza all’interno dell’atelier di Bellini non è documentata, anche se ritenuta certa dagli storici. Egli risulta assente dai pagamenti dei lavori in Palazzo Ducale, dove, oltre al Maestro e ad Alvise Vivarini, ritroviamo operanti Cristoforo Caselli, Lattanzio da Rimini, Marco Marziale, Francesco Bissolo e Vincenzo dalle Destre. La sua prima produzione è fortemente riferita alle invenzioni belliniane, che Niccolò dovette mantenere anche dopo la sua permanenza veneziana. Anche se negli anni in laguna non mancano importanti collaborazioni e influenze con Cima da Conegliano, Lattanzio da Rimini, Giovanni Mansueti e Jacopo da Montagnana. Forte di una esperienza così varia e importante, tornato in Romagna, Rondinelli si dedica a diverse commissioni pubbliche di rilievo. A partire dall’altare di Galla Placidia, oggi a Brera, i ricordi del Carpaccio e del classicismo di Cima e Bellini emergono, similarmente a quanto si scorge nel S. Sebastiano del duomo di Forlì. Con l’avvento del nuovo secolo la pittura di Nicolò assume una certa monumentalità, le sue sacre figure emanano una profonda ieraticità e fanno presumere un’attenzione particolare di Rondinelli verso Antonello da Messina. In seguito, nelle sue opere appare l’afflato nordico ed espressionista derivato dall’imporsi della pittura degli Zaganelli, seppur permanga la costante presenza del vecchio bagaglio lagunare e gli elementi di più forte marcatura dei canoni di Marco Palmezzano desunta attraverso Baldassare Carrari. I giusti confronti attributivi per l’opera di Rondinelli li ritroviamo nei trenta santi, raffigurati a mezzobusto, del Soffitto della chiesa Santa Maria degli Angeli di Murano, per esempio. Il santo è vestito secondo l'iconografia tradizionale, ovvero con una pesante dalmatica diaconale, lumeggiata d'oro e con decori di fiori di cardo. Ad una attenta analisi, comunque, la datazione dell’opera va riportata al periodo ravennate, quando le sue opere sono ornate da ricchi tessuti e decorazioni, le stesse che ritroviamo nella dalmatica del nostro santo, e che ritroviamo nelle opere “Madonna San Girolamo e Santa Caterina” e “Madonna, San Tommaso d’Aquino, San Giovanni Battista, Santa Caterina e Santa Maria Maddalena” della Pinacoteca Comunale di Ravenna
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Lotto 103 Bernardo Cavallino (Napoli 1616 - 1656) cerchia di-circle of
Santo martire incoronato di fiori
Olio su tela
Holy martyr crowned with flowers
Oil on canvas
85 x 71 cm
Poco si conosce sulla formazione artistica di Bernardo Cavallino, anche se dalla sua pittura si nota un linguaggio pittorico articolato ove riverberano influenze veneziane di Tiziano, fiamminghe di Van Dick e Rubens e, soprattutto, di Caravaggio e dei seguaci caravaggeschi napoletani, nonché dal naturalismo cruento del Ribera. Oggi pare consolidarsi l’opinione di un suo alunnato presso Andrea Vaccaro e Massimo Stanzione. Grazie alla sua eterogenea formazione è riuscito a dipingere con personalità autonoma e riconoscibile all’interno del panorama seicentesco partenopeo. Le sue figure si caratterizzano per una sottile vena malinconica e le sue opere dimostrano un senso cromatico vigoroso che dimostra la conoscenza del neo venetismo romano. Edificanti le parole dell’esimio Nicola Spinosa a suo riguardo: L’adesione del napoletano ad alcuni aspetti del neo-venetismo classicheggiante dei Francesi a Roma non significò, comunque, rinuncia alle qualità peculiari della sua produzione precedente: “al tono sentimentale, tra l’idillio e l’elegia, di tante piccole composizioni degli anni Quaranta; alla resa intimistica, colta e raffinata, delle sue storie di amori e di martirii; alla esaltazione pacata, quasi sommessa, ma non per questo meno appassionata e sincera della bellezza femminile e dei teneri affetti quotidiani”, pag. 122 di “Civiltà del Seicento a Napoli”
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Lotto 104 Luca Carlevarijs (Udine 1663 - Venezia 1730) attribuito-attributed
Veduta di porto con personaggi all'orientale
Olio su tela
Pier view with oriental people
Oil on canvas
95 x 132 cm
Alla morte del padre Giovanni Leonardo occorsa nel 1679, Luca Carlevarijs decide, appena sedicenne, di trasferirsi a Venezia prendendo alloggio nei pressi di Ca’ Zenobio. Compie un viaggio a Roma tra il 1685-90 e probabilmente visita sia Firenze sia Bologna. Nel 1703 il Carlevarijs pubblica la sua monumentale raccolta di incisioni all’acquaforte “Le fabriche, e vedute di Venetia”; opere grafiche che riscuotono un successo continentale tanto che gli procurano autorevoli commissioni, tra le quali dal conte di Manchester e dal del re di Danimarca. Iscritto alla Fraglia dei pittori veneziani dal 1708 al 1713, quindi dal 1726 al 1728, egli è da considerare il padre della veduta veneziana del Settecento, colui che ha fatto da apri pista, stilistico e commerciale, ai vari Canaletto, Bellotto, Marieschi, Albotto, Domenichini, Tironi. Ebbe un illustre allievo e seguace nello svedese Johan Richter. Per quanto concerne le vedute portuali Il suo fare pittorico ha origine con l’arrivo a Venezia di Johann Anton Eismann, tra il 1685 ed il 1700. Le figure di Carlevarijs, invece, sono del tutto estranee al contesto veneziano e risentono largamente dello stile dei bamboccianti romani, e in particolar modo del francese Jacques Callot. Le sue vedute hanno indiscutibilmente saldi legami prospettici con le opere Gaspar Van Wittel (Vanvitelli), pittore presente sia a Venezia sia a Roma dove carlevarijs ha avuto modo di osservare le sue opere. Per quanto riguarda la pittura di paesaggio, egli, come Marco Ricci e Bartolomeo Pedon, ha fatto propria la lezione dei paesaggisti nordici e denota l’influenza del Cavalier Tempesta, presente a Venezia dal 1697 al 1700, e del suo “realismo atmosferico “, altresì portatore, in laguna, dei risultati del paesaggio “estatico” di Gaspard Dughet e quello “eroico” di Salvator Rosa. La nostra opera mostra, a nostro giudizio, inequivocabili punti di contatto con la produzione di Carlevarijs, partendo dallo schema compositivo che nei porti di mare dell’artista è pressoché sempre il medesimo: promontorio laterale che s’adagia nel mare e banchina in proscenio. Nel cielo, come nel nostro dipinto, vi sono sempre sulfuree, gonfie e mosse nuvole, dalle forme quasi sempre simili a quella che si vede nella nostra tela. Scendendo sulla banchina portuale ritroviamo i tanto amati personaggi orientali “alla turca” e i bellissimi cavalli. I personaggi, ad un attento esame, hanno attenuato la monumentale plasticità drammatica derivata dal Magnasco, come nel “Porto di mare con arco romano e monumento equestre” di collezione Terruzzi. Particolarmente significativo è il confronto dei caratteristici volti dei personaggi, eseguiti con guizzo magistrale e le caratteristiche “deformazioni” caricaturali di callottiana memoria. Non sfugge la presenza del suo caratteristico “picchiettare” cromatico delle vesti rosse e blu, framezzate con qualche punto di giallo, accorgimento ritmico espressamente del Carlevarijs. Infine, altro dettaglio significativo la presenza del veliero, appoggiato su un fianco, in riparazione e l’animoso operare delle maestranze. Particolari e paragoni, questi citati, facilmente riscontrabili nel corpus di opere ritraenti porti di mare e scene fluviali, che ad oggi conta oltre sessanta dipinti
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Lotto 105 Altare domestico toscano con dipinto della bottega di Valerio Mariani (Pesaro, 1568 circa - 1625/1636)
Madonna del latte
Miniatura su pergamena
Cornice a tempietto in legno ebanizzato con colonne in marmo , decorata con inserti e putti in bronzo dorato , del XIX secolo
17th century Tuscan domestic altar with a painting from the workshop of Valerio Mariani (Pesaro, c. 1568 - 1625/1636)
Madonna of the milk
Miniature on parchment
Temple frame in ebonized wood with marble columns, decorated with inserts and cherubs in gilded bronze, 19th century
10 x 7 cm miniatura, miniature
53 x 32 cm misure totali dell'altare, total dimensions of the altar
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Lotto 106 Frans Francken II (Anversa 1581 - 1642)
Adorazione dei Magi
Olio su tavola
Etichette di vecchie aste sul retro
Magi Adoration
Oil on board
Old auction labels on the back
66 x 51 cm
Frans Francken II è il rappresentante più importante della dinastia di pittori della famiglia Francken. Figlio di Frans Francken I, si forma presso il padre e lo zio Hieronymus nel suo atelier di Parigi. Inizialmente dipinge subendo lo stile del padre, ma presto si emancipa ed elabora uno stile personale caratterizzato da una brillante inventiva compositiva, in cui le figure dialogano tramite le loro movenze. La brillantezza d'esecuzione è data grazie all’utilizzo di colori caldi e decisi, la rappresentazione di personaggi in pose aggraziate è raffigurata secondo il gusto manierista dell’epoca. Artista polivalente, ha dipinto i temi più svariati, sempre in formati ridotti e destinati agli ambienti domestici. Tra i suoi apporti più importanti bisogna annoverare il tema delle gallerie di dipinti, soggetto introdotto proprio dal pittore nella pittura fiamminga, ripreso nelle opere di Pieter Paul Rubens, Jan Brueghel il Vecchio e David Teniers il Giovane. Inoltre, fu tra i primi ad apportare messaggi moralistici nelle sue opere, dipingendo le scimmie dentro ambienti umani con l'obiettivo di denunciare la bassezza di certi atteggiamenti. Francken II, come in uso all’epoca, soprattutto nelle Fiandre, ha collaborato con altri artisti, pittori specializzati in paesaggi o rovinisti, inserendo nelle loro opere le figure: tra questi troviamo Abraham Govaerts, Jasper van der Lanen, Daniel Seghers, Andries Daniels, e Bartholomeus van Bassen. Per non farsi confondere con il padre era solito firmare le sue opere aggiungendo “De Jonge” ovvero “il giovane”. Nel suo atelier sono cresciuti i figli Ambroise e Frans Francken III. In parallelo alla scuola di P.P. Rubens, ha sviluppato uno stile in seno al Manierismo Nordico, con uno stile pittorico pacato, ricco di colore, particolareggiato, che gli fece guadagnare il favore di un ampio mondo collezionistico.
La tavola in questione raffigura molte delle peculiarità di Frans Francken, soprattutto nell’esaltazione minuziosa delle splendide vesti dei Magi. Quel che però risalta è come egli ponga in risalto la severa ed estrema semplicità della sacra famiglia, ricca di santità, al cospetto dei tre Magi riccamente abbigliati
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Lotto 107 Simone Brentana (Venezia 1656 - Verona 1742)
Madre con bambino
Olio su tela
Mother and child
Oil on canvas
105 x 88 cm
Si ringrazia il Prof. Michele Danieli per l'attribuzione
Nonostante fosse già orfano e in precario stato economico, Simone Brentana, già all'età di nove anni si impegna negli studi di musica e matematica. In seguito scopre la pittura, e segue gli insegnamenti di Pietro Negri. A trent’anni circa si trasferisce da Venezia a Verona, momento sagacemente descritto dal Prof. Marinelli: “mostra la formazione di un tenebroso, un allievo di Pietro Negri, ma con una teatralità nuova, dove la tragedia si mescola al comico dell’irrisione, della beffa”. Mentre Craievich così lo descrive in questo momento cruciale della sua carriera, parlando del modellato per la Giuditta e Oloferne (Verona, chiesa di San Nicolò), conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Trieste, che tramite “pennellate guizzanti e abbreviate, mette in evidenza le capacità squisitamente pittoriche del giovane Brentana, che in questo caso sembra ancora memore di certe esperienze luministiche della pittura veneziana di metà secolo. In particolare la maschera grottesca e deformata della vecchia fantesca completamente in luce richiama alla memoria le fisionomie caricaturali di Pietro della Vecchia, mentre gli audaci passaggi cromatici e talune iridescenze potrebbero rinviare a quei «classicisti» meno ortodossi attivi a Venezia nel corso del Seicento, come Federico Cervelli, Giuseppe Diamantini, Ludovico David o lo stesso Louis Dorigny”. Il suo incipit pittorico è nella scia della "maniera tenebrosa", ma maturando, come molti della sua generazione, colto dagli echi Rococò, giunge ad una pennellata soffice, con larghe e morbide campiture di colore chiaro, evidenziando risultati assimilabili a quelli di Antonio Balestra. Le fonti antiche, ci ricordano sue opere a Milano, in Toscana e Roma, oltre che in Spagna, Danimarca e Polonia. L’attribuzione certa dell’opera in questione è supportata dal fatto che è riprodotta, in controparte, nella parte in basso a destra nel dipinto Martirio di Sant'Andrea, 1725 circa, in collezione Sgarbi Cavallini
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Lotto 108 Francesco Stringa (Modena 1635 - 1709)
Madonna con Gesù Bambino
Olio su tela
Forma ottagonale
Madonna and Child Jesus
Oil on canvas
Octagonal form
36 x 34 cm
Creduto allievo di Ludovico Lana, cosa impossibile per i dati anagrafici dei due, Francesco Stringa si forma con Boulanger durante gli ultimi anni del maestro francese al Palazzo ducale di Sassuolo, probabilmente in compagnia di Sigismondo Caula, Cittadini e Mitelli. Successivamente, frequenta la corte estense e i pittori ivi presenti, Flaminio Torri e Benedetto Gennari, aggiungendo alla sua prima formazione nozioni dervate dal Correggio e Guercino. Importante è la presenza di Stringa a Venezia, dove acquisisce citazioni del Tintoretto e dello Zanchi. L’opera in esame riconduce alla maniera di bozzettista del maestro modenese, in particolare mostra cenni corregeschi, ingentiliti dall’influenza di Carlo Cignani, mentre il forte chiaro scuro è di chiara eredità guercinesca. Opere simili si posso osservare alla Pinacoteca Stuard di Parma: L’elemosina, Vergine e Bimbo appaiono a san Ottavio e San Pietro battezza san Giacomo, date, acutamente, allo Stringa già nel 1989 (vedi “Arte emiliana dalle raccolte storiche al nuovo collezionismo” pp. 120-121) da Emilio Negro, dopo attribuzioni errate.
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Lotto 109 Gian Domenico Valentino (Roma 1630 circa - Imola (?) post 1698)
Interno di cucina con personaggio e natura morta
Olio su tela
Kitchen interior with character and still life
Oil on canvas
50 x 66 cm
Pittore romano attivo per qualche anno ad Imola, Gian Domenico Valentino è stato spesso confuso con Cristoforo Munari. La sua presenza in terra d’Emilia è data dalle iscrizioni ritrovate al retro di alcune sue tele, che ci informano del fatto che il pittore era ad Imola sia nel 1661 sia nel 1881, anche se le ricerche d’archivio dimostrano che il suo luogo di residenza e attività sia stata prevalentemente Roma. Il suo stile pittorico trova le sue radici nelle nature morte olandesi e fiamminghe del Seicento: in particolar modo, ci appaiono come rielaborazione barocca degli esempi di David Teniers. Questa tipologia di produzione pittorica è molto amata nella Roma della seconda metà del XVII secolo, e si riallaccia alla pittura del Fieravino, probabilmente in parallelo a Carlo Manieri. L’opera in esame s’iscrive al corpus della produzione del pittore romano per l’ottima qualità inventiva con cui sono esposti gli infiniti oggetti all’interno della rurale cucina e per come essi siano rappresentati. Il confronto puntuale con le opere certe del Valentino è possibile farlo con le tele presentate in “La pittura morta in Emila e Romagna”, a cura di Daniele Benati e Lucia Peruzzi, pag. 260-268
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Lotto 110 Antonio Allegri detto il Correggio (Correggio 1489 - 1534) cerchia/seguace - circle of/follower
Santa Maria Maddalena Penitente
Olio su tela
Saint Mary Magdalene Penitent
Oil on canvas
95 x 80 cm
Antonio Allegri, detto il Correggio, è uno dei più importanti pittori rinascimentali italiani. Probabilmente ha studiato a Modena e Mantova, giusto in tempo di conoscere il famoso pittore di corte Andrea Mantegna. Il maestro lascia con le sue opere mantovane una sensibile influenza in Correggio al pari di un altro grande artista amato dal giovane emiliano, ovvero Leonardo da Vinci, dal quale apprende soprattutto la morbidezza del contorno e il famoso “sfumato”. La sua formazione si chiude col soggiorno romano dove ha avuto il modo di osservare altri due immensi maestri del suo tempo ovvero Michelangelo e Raffaello. Nella pittura da cavaletto emerge la sua lirica ed eleganza, i tempi mitologici e religiosi hanno carattere liricamente sensuale e una dimensione intima. Sebbene non abbia avuto allievi, la sua arte ha influenzato molto l’ambiente emiliano del suo secolo, tanto quanto grandi artisti che seppero avvalersi della sua lezione, citiamo: Bartolomeo Schedoni, il Pordenone, i Carracci, Giovanni Lanfranco, Peter Paul Rubens. L’opera in esame, evidentemente di origine emiliana, si rifà ad un particolare di una tela del Correggio realizzata per la chiesa di San Giovanni Evangelista di Parma, oggi alla Galleria Nazionale della stessa città. La figura è la medesima, ma è completamente differente sia il contesto tematico sia il paesaggio che circonda la santa
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Lotto 111 Scuola francese del XVIII secolo
Commedia nel parco
Olio su tela
Opera firmata in basso a destra, firma non decifrata
French School of the 18th century
Comedy in the park
Oil on canvas
Unknown signature lower right
60 x 49 cm
L’opera in esame è la tipica espressione della pittura francese del XVIII secolo. Iniziato con Watteau e Boucher, questo genere pittorico, ove si esaltavano la vita di corte, l’arte, l’eleganza, i sensi e spesso con velature erotiche riscuote ampio successo. Molti sono i pittori ad operare per accontentare le tante commissioni: tra questi citiamo Jacques Philippe Caresme, Johann Heinrich Keller, Jean Baptiste Pater, Jean Jacques Bachelier e soprattutto Nicola Lancret, che ha influenzato l’autore della nostra tela
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Lotto 112 Melchior de Hondecoeter, o Hondecoutre o Hondekoeter o Hondecooten (Utrecht, 1636 – Amsterdam, 3 aprile 1695) seguace di - follower of
Gallo, Galline, pulcini e colombi
Olio su tela
Rooster, hens, chicks and doves
Oil on canvas
93 x 125 cm
La nostra opera è una pregevolissima testimonianza del successo di Melchior anche dopo la sua morte. In essa infatti notiamo, soprattutto nella realizzazione dei volatili, una qualità pittorica eccelsa; segno che questa tela non è nata con intenti puramente decorativi, ma è frutto di un pittore di estrema raffinatezza. Melchior de Hondecoeter è uno dei membri di una famiglia di artisti. Si è formato col padre Gysbert e con lo zio Jan Baptist Weenix. E’ da sempre stato considerato il più famoso pittore di uccelli dei Paesi Bassi, tanto da essere sopranominato il Raffaello degli animali. E’ stato un artista prolifico e molte sue opere sono sparse in moltissimi musei rappresentato in molti musei
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Lotto 113 Ugo Celada da Virgilio (Cerese 1895 - Varese 1995)
Natura morta
Olio su tela
Still life
Oil on canvas
70 x 52 cm
Ugo Celada da Virgilio nasce nel Mantovano, a Cerese. Sin da giovane emerge come talentuoso disegnatore, frequentando la Scuola di Arti e Mestieri. Grazie agli ottimi risultati ottiene una borsa di studio che gli permette di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove è allievo del pittore Cesare Tallone.
Nel 1920 espone alla Biennale di Venezia, firmando le sue opere col nome d’arte di Ugo Celada da Virgilio. L’esperienza veneziana si ripete anche nel 1924, nel 1926 e nel 1936. Grazie alla sua arte originale, che si muove tra il Realismo Magico e la Nuova Oggettività, egli riscuote notevole successo. Viene avvicinato a Gregorio Sciltian, Antonio Donghi e Cagnaccio di San Pietro, all’epoca uno dei massimi artisti a livello internazionale
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Lotto 114 Pittore Romano del XVIII secolo
Paesaggio con viandanti
Olio su tela
Roman painter of the 18th century
Landscape with wayfarers
Oil on canvas
36 x 28,5 cm -
Lotto 115 Scuola Italiana della fine XVIII secolo
Paesaggio con figure
Olio su tela
Italian school of the late 18th century
Landscape with figures
Oil on canvas
35 x 44 cm -
Lotto 116 Scuola Italiana del XVIII secolo
Ritratto di nobildonna
Olio su tela
Italian school of the 18th century
Portrait of a noblewoman
Oil on canvas
97 x 75 cm -
Lotto 117 Giuseppe Bazzani (Mantova 1690 - 1769)
Studio per il volto di Maria con dei fiori
Studio per Madonna e Gesù Bambino
Coppia di dipinti a forma ovale ,olio su tela
Study for the Face of Mary with Flowers
Study for Madonna and Child Jesus
Pair of oval oval paintings on canvas
31 x 23 cm
I bozzetti sono da attribuire al genio creativo di Giuseppe Bazzani: pittore poliedrico, inizia come allievo di Giovanni Campi, dimostrando subito una forte personalità, influenzata sicuramente da Rubens e Francesco Maffei. L’esecuzione rapida e guizzante, l’utilizzo intenso e morbido del colore lo portano rapidamente all’attenzione della critica del tempo e della committenza ecclesiastica e privata. Sono rare le notizie documentate riguardanti la sua vita: opera quasi esclusivamente a Mantova, e nel 1752 diventa maestro di pittura presso l’Accademia di Belle Arti, dove nel 1767 ne diventa direttore. Analizzando i due dipinti in questione, riscontriamo notevoli affinità con la “Deposizione’’ del Museo Diocesano di Mantova, con “Sansone che perde le forze dopo il taglio dei capelli” della Chiesa di San Michele a Leffe (BG) e con “Alessandro e la regina Sisigambi” di Palazzo D’Arco a Mantova. Inoltre, notiamo fortissime analogie con il ciclo dei “Misteri del rosario” di Borgoforte, anch’essi ovali e di piccole dimensioni. Nel nostro caso, oltre alla fisionomia, si notano facilmente la stessa espressione nel volto delle modelle e lo stesso dolce abbandono. Quello che più caratterizza e lega a doppio filo le nostre due tele a tutto il "ciclo dei misteri” è l’atmosfera che racchiude i personaggi, quasi avvolti in una nebbia densa e calda che illanguidisce la scena, consacrandone la resa sognante e poetica a testimonianza dell’animo nobile e della mano felice dell’autore, che ancora oggi non è considerato all’altezza dei maggiori pittori Rococò lombardi e veneziani
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Lotto 118 Scuola lombarda del XVIII secolo
Tobiolo e l'angelo
Olio su tela
Lombard School of the 18th century
Tobiolo and the angel
Oil on canvas
116 x 92 cm
La tela in esame è stata conservata sempre in collezione privata, con la tradizionale attribuzione al varesino Pietro Antonio Magatti (Varese, 20 giugno 1691 - 26 settembre 1767), dato probabilmente basato su una tradizione orale con qualche base storica. La raffinata opera mostra, in effetti, quel gusto per la scena di profilo di G.G. Dal Sole, maestro del Magatti, ma anche influenze venete, di Francesco Maffei in particolare, nonché richiami a Francesco Nuvolone e al suo approccio garbato ed elegante ai modi del barocco
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Lotto 119 Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro (Napoli 1609/1612 - 1675)
Strage degli innocenti
Olio su tela
The massacre of the Innocents
Oil on canvas
100,5 x 146 cm
Una delle fonti antiche per la vita di Domenico Gargiulo è Bernardo de Dominici, che lo cita in “Vita de’ pittori, scultori, ed architetti napoletani vol. 3”. Domenico nasce a Napoli il 1612, ed è figlio di Pietro Antonio, che per professione è forgiatore di spade. Da qui, con molta probabilità, gli è stato attribuito lo pseudonimo di “spadaro”. Per seguire la sua indole artistica diventa allievo di Aniello Falcone, nella cui bottega aveva per compagni d’apprendistato Carlo Coppola, Andrea de Lione, Paolo Porpora, Marzio Masturzo e Salvator Rosa. Fondamentale, altresì per la specializzazione nella pittura di paesaggio o scene cittadine affollate da figure cariche di tensione, realizzate con minuto descrittivismo, è l’interesse di Micco per i modelli di Jacques Callot. Poco più che ventenne inizia la sua attività in proprio, grazie alle commissioni di Antonio Piscicello, che gli richiede la realizzazione dell’eruzione del Vesuvio (1631), poi la rivolta di Masaniello (1647) e infine la peste a Napoli (1656): tre assoluti capolavori, dove Gargiulo, con estrema freddezza riporta realisticamente tre momenti drammatici del popolo napoletano, dipinti che sanno ancora impressionare per la loro lucida crudezza. Dalla fine degli anni 30, l’artista opera per i certosini realizzando gli affreschi nella Certosa di San Martino. Sempre il De Dominici sottolinea l'importanza della collaborazione con Viviano Codazzi da Bergamo, secondo lui iniziata a partire dal 1647, sotto il patrocinio di Gaspar Roomer. I due sperimentano dei lavori a quattro mani con l'inserimento delle vivaci scene del Gargiulo nelle scene monumentali e di rovine del pittore bergamasco. Di seguito, frequentando la bottega di Aniello Mele, rivenditore di quadri, conosce l'ormai anziano Vaccaro e suo figlio Nicola, Giovan Battista Ruoppolo e Luca Giordano: quest’ultimo contribuisce ad una sua nuova fase pittorica ne subisce l’influenza pittorica. L’influenza del Giordano la si può vedere, per esempio nell’ “Adorazione dei pastori”, ove il freddo realismo è sostituito dalla ricercatezza plastica delle figure e esuberante teatralità. L’opera in esame, torva significative aderenze con quanto lo Spadaro ha prodotto. Oltre ai te dipinti sopraccitati, il confronto può essere arricchito dal paragone con il Martirio di Sant’Agata e Martirio di Sant’Orsola, già Colnaghi, pubblicati da Nicola Spinosa a pag. 296 e 297 di “Civiltà del Seicento a Napoli”
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Lotto 120 Francesco Montemezzano (Verona 1555 - Venezia 1602) attribuito - attributed
Ritratto di nobildonna
Olio su tela
Portrait of a noblewoman
Oil on canvas
113 x 93 cm
Formato nella bottega di Paolo Veronese, nel 1570, con Benedetto Caliari, decora il Vescovado trevigiano e nel 1575 operò nella Chiesa di San Francesco della Vigna, a Venezia, realizzando due tele. Maestro molto impegnato nei territori della Serenissima e influenzato da l maestro, nel 1581 realizza Il Battesimo di Cristo a Lendinara; mentre 1590 l'opera raffigurante il Martirio dei santi Fermo e Rustico, destinato all'omonima chiesa di Lonigo, nei pressi di Vicenza. Importante è la sua attività di ritrattista come dimostrano i due ritratti del Museo Civico di Padova, il ritratto femminile del Metropolitan Museum di New York, del Rijksmuseum di Amsterdam, di Palazzo Pitti a Firenze, nel Staatliche Kunstsammlungen di Dresda e Herzog Anton Ulricht Museum di Braunschweig. Egli anche nei ritratti segue le orme di Paolo Caliari, non senza punte di assoluta personalità. Il nostro tema di confronto ce lo offre puntuale il ritratto di gentildonna con figlioletto degli Eremitani di Padova. La nostra effigiata e quella del Museo hanno il medesimo collo di pizzo, gli stessi bracciali al polso, anche i risvolti delle maniche seppur di diverse dimensioni sono molto simili. Come l’opera del museo patavino anche la presente va datata intorno alla metà degli anni ’80 del Cinquecento
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Lotto 121 Nicola Viso (attivo a Napoli prima della metà del XVIII secolo)
Paesaggio arcadico
Olio su tela
Arcadian landscape
Oil on canvas
51 x 105 cm
Si ringrazia il Prof. Michele Danieli per l'attribuzione
Paesaggista, Nicola Viso è ricordato dal De Dominicis per un confronto con Michele Pagano. Nel suo "Paesaggio con ruderi", datato 1724, egli mostra un radicamento nei modi di Salvator Rosa, con un senso convulso dell’aspetto naturale e accenni all’arte del Coccorante. L’artista ha unito la tematica paesaggistica con la veduta ideata con rovine, nonché la veduta marina sui modelli degli olandesi. Assieme a Michele Pagano, Gaetano Martoriello, Francesco Graziani, Leonardo Coccorante, Gennaro Greco fa parte dell’esigua squadra di paesaggisti, inteso nel significato più ampio del termine visto gli ultimi due furono rovinisti, che a Napoli cercarono di esprimere, non felicemente compresi, questa nuova e partecipata visione della natura. Nell’opera in esame, traspare la matrice romana, la quale evidenzia la sua conoscenza Gaspard Dughet, Jan Frans Van, Jacob de Heusch. Il viso ha un linguaggio pittorico assolutamente originale, la sua pennellata è tanto breve quanto vibrante nel acceso gioco cromatico: ne scaturisce una superficie pittorica che ricorda un ricamo eseguito con fitti tocchi di colore
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Lotto 122 Antonio Bellucci (Pieve di Soligo 1654 - 1726) cerchia di
Putti musicanti
Olio su tela
Musicians putti
Oil on canvas
73 x 108 cm
Il primo approccio alla pittura di Antonio Bellucci è avvenuto grazie agli insegnamenti di un certo Domenico Difnico nella città di Sebenico, nella regione allora veneziana della Dalmazia. Le esperienze del giovane Bellucci si concentrano nell'attenzione verso Pietro Liberi e Antonio Zanchi, che rappresentano due concezioni opposte, barocca la prima con tendenze decorative e tinte chiare; naturalista e fortemente chiaroscurale la seconda. Ma egli seppe coniugarle e quindi avvicinarsi ai risultati similari di Luca Giordano. Dopo un’intesa attività svolta tra Padova, nel trevigiano e a Vicenza, nel 1691 emigra in Palatinato su richiesta del conte Giovanni Guglielmo. La relazione con la corte palatina dura oltre vent’anni, inframezzati da commissioni per il principe del Liechtenstein, per la corte imperiale di Vienna e l’elettore di Magonza. Nel 1716 passa la Manica e lo ritroviamo operoso presso la corte d’Inghilterra, dove si mise in luce con i soffitti della chiesa di Great Witley (Worcestershire), piuttosto affini alla sensibilità artistica di Giovanni Antonio Pellegrini. Tra i suoi allievi vi furono Antonio Balestra e Jacopo Amigoni
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Lotto 123 Scuola tedesca o olandese del XIX secolo
Ritorno dalla caccia
Olio su rame
German or dutch School of the 19th century
Return from the hunt
Oil on copper
27 x 33 cm
L’opera, insieme al suo pendant, è ispirata alle opere del Seicento fiammingo, in particolare a David Tenniers
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Lotto 124 Scuola tedesca o olandese del XIX secolo
Interno domestico con cacciagione
Olio su rame
German or Dutch school of the 19th century
Domestic interior with game
Oil on copper
27 x 33 cm
L’opera, assieme al suo pendant, è ispirata alle opere del Seicento f -
Lotto 125 Matteo Bonnecchi o Bonecchi (Firenze 1669 - 1756) attribuiti - attributed
Studio per Giunone e Argo
Studio per Dafne e Apollo
Olio su tavola
Forma polilobata
Study for Juno and Argo
Study for Daphne and Apollo
Oil on board
Polylobed shape
60 x 45 cm
59 x 46 cm
L'arte di Matteo Bonnecchi si inserisce nel panorama della cultura pittorica a Firenze del primo '700, sul solco di Francesco Bocchi, di cui fu allievo, e di due geni della pittura barocca fiorentina quali Livio Mehus e Cecco Bravo. La Firenze d'inizio XVIII secolo vede molte presenze di pittori provenienti da altre regioni d’Italia: Cortona (a palazzo Pitti), Giordano (a palazzo Medici), S. Ricci (a palazzo Marucelli). L'artista, al cortonismo di Pier Dandini e al classicismo di Maratta desunto tramite Gabbiani, preferisce osservare la pittura di Luca Giordano e il giordanismo del Sagrestani, nonché il classicismo accademico del Cignani
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Lotto 126 Scuola romana del XVII - XVIII secolo
Volto di Santo
Olio su tela
Roman school of the 17th - 18th century
Saint's portrait
Oil on canvas
50 x 37 cm -
Lotto 127 Isidoro Bianchi (Campione d'Italia 1581 - 1662)
Adorazione dei Magi
Adorazione dei pastori
Olio su marmo
Adoration of the Magi
Adoration of the shepherds
Oil on marble
23,5 x 45 cm
La coppia di opere sono una eccezionale aggiunta alla produzione di Isidoro Bianchi: rappresentano un nuovo tassello conoscitivo della sua produzione influenzata da Pier Francesco Mazzucchel e dalla esperienza praghese, a servizio di Rodolfo II; esperienza condivisa assieme a molti artisti e intellettuali di spessore europeo e con i quali ebbe modo di confrontarsi. Queste due opere, e un'altra recentemente riconosciuta dalla Professoressa Mina Gregori, sono antecedenti all'esperienza torinese, quando era impegnato dal 1617 a decorare le volte della Galleria Grande di Palazzo Reale, ritenuta sino a qualche anno fa una la sua prima esperienza pittorica. Bianchi, in realtà, è emerso in giovane età e già negli anni a cavallo del XVI e XVII secolo, quindi attorno ai suoi vent'anni, risale il ciclo di affreschi del monastero cistercense annesso all'Abbazia di Santa Maria dell'Acquafredda; poco prima del periodo di Praga, che si estende tra il 1605 e il 1606. Al suo ritorno lo troviamo impegnato a dipingere la cappella della Madonna del Carmine nella chiesa di Santo Stefano a Viggiù quale collaboratore di Pier Francesco Mazzucchelli. La coppia di opere in esame, che in primo luogo colpisce la cui singolarità del supporto usato per evocare il paesaggio, dimostra la particolare attitudine creativa dell'autore e la sua poliedrica formazione. In particolare, si denota l'ispirazione al Mazzucchelli nel delineare le figure, mentre appartiene alla sua riscrittura della cultura nordica, assunta a Praga, sia l'originale supporto, volendo bizzarro, sia lo schema della composizione. Per un confronto preciso è utile la visione dell'opera sopraccitata, studiata dalla Prof.ssa Mina Gregori, comparsa in asta presso Wannenes il 29 maggio 219, lotto 501
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Lotto 128 Scuola italiana del XVII - XVIII secolo
Riposo durante la fuga in Egitto
Olio su tela
Italian School of the 17th - 18th century
Rest on the Flight into Egypt
Oil on canvas
100 x 121 cm -
Lotto 129 Gian Paolo Cavagna (Bergamo 1550 - 1627) bottega - workshop
Ritratto virile
Olio su tela
Man's portrait
Oil on canvas
41 x 33 cm
Il ritratto, proveniente da collezione privata, giunge, come evidenzia un'etichetta sul retro, con un’attribuzione a Gian Paolo Cavagna. Effettivamente l’opera mostra tipicità lombarde, con affinità prossime a Daniele Crespi ed con evidenti afflati emiliani, ovvero dei modi dei Carracci di interpretare la ritrattistica
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Lotto 130 Scuola tedesca del XIX secolo
Madre con bambino
Olio su tela
German school of the 19th century
Mother with child
Oil on canvas
53 x 43 cm
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Lotto 131 Scuola lombarda del XVIII secolo
San Francesco in meditazione
Olio su tela
Lombard school of the 18th century
Saint Francis in meditation
Oil on canvas
31 x 25 cm
L’opera si inserisce nella pittura devozionale privata del Seicento lombardo: in particolare, mostra delle aderenze con opere simili di Girolamo Chignoli (Milano 1600 circa - 1670), con Giovan Battista Crespi detto il Cerano (Romagnano Sesia 1573 - Milano 1632) e con Daniele Crespi (Busto Arsizio 1597/1600 - Milano 1630), da cui, con molta probabilità, ha preso spunto l'anonimo autore in questione
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Lotto 132 Daniel Van Heil (Bruxelles 1604 - 1664)
Paesaggio con antica torre
Olio su tavola
Firmato con il monogramma D.V.H. sulla roccia in basso a sinistra
Landscape with an ancient tower
Oil on board
Signed D.V.H on the stone in the lower left side
64 x 89 cm
Expertise di Maurizio Marini disponibile su richiesta
La formazione di Daniel van Heil è ancora oggi quasi sconosciuta, anche se probabilmente è avvenuta, almeno in parte, presso l’atelier del padre Leo, architetto e pittore. Suo fratello Jan Baptist era un ritrattista. Van Heil è da considerare uno dei massimi esempi del cosiddetto “Paesaggio italianizzante”, ovvero quel filone di paesaggismo nordico in cui si esaltava la bellezza del paesaggio italiano, laziale particolarmente, seppur parte di questi artisti non l’avessero mai visto, come nel caso di Daniel. Maurizio Marini, che per primo ha studiato l’opera, ha suggerito di riconoscere nel paesaggio i dintorni di Roma. Partendo dal caratteristico punto di vista rialzato dei paesaggisti nordici, Van Heil esamina il paesaggio di questa placida vallata, ove spicca imperiosa la diruta torre antica. Persi tra i campi e la tortuosa via si vedono uomini e animali, immersi in una pace arcadica. In quest'opera Van Heil dimostra una spiccata attinenza con le opere di altri artisti fiamminghi, dei quali aveva probabilmente visto delle opere. Per citarne alcuni, ci riferiamo in particolare a Paul Brill, Willem Van Nieulanst II, Lucas de Wael, Cornelis Poelenburgh e Bartholomaes Breenbergh
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Lotto 133 Jakob Bogdani (1658 - 1724)
Animali in paesaggio
Olio su tela
Animals in a landscape
Oil on canvas
63 x 114 cm
Nato nella città di Eperjes, si trasferisce poi nella contea di Sáros nel nord del Regno d'Ungheria, l'odierna Prešov, in Slovacchia: nel 1684 si trasferisce per quattro anni in Olanda, soggiornando ad Amsterdam, per poi spostarsi a Londra: qui entra alla corte della regina Anna come specialista di nature morte e come pittore di uccelli alla corte della regina. Bogdani sposa Elizabeth Hemmings, dalla quale ebbe due figli: William, che divenne un alto funzionario della corona britannica, ed Elizabeth, che sposa il pittore Tobias Stranover. Con la sua arte influenza l’intero panorama a lui succeduto per quanto riguarda la pittura di uccelli, in particolare a lui molto congeniale. Molti dei suoi dipinti sono esposti nella Galleria Nazionale Ungherese e presso il Museo delle Belle Arti a Budapest. Nella collezione reale inglese sono presenti molte opere di Bogdani provenienti dalle acquisizioni di Queen Anne
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Lotto 134 Francesco Simonini (Parma 1686 - Venezia o Firenze 1755 o 1753)
Battaglia
Olio su tela incollata su tavola
Provenienza: Isac Lea (USA 1792 - 1886), Frances Lea Chamberlain (USA 1834 - 1894), Mathew Carey Lea (USA 1823 - 1897) dal 1894
Al retro etichetta con iscrizione stampata: This picture belonged to the collection of the (....) Isaac Lea, and (....) to me under the (….) of my late sis.... Frances Chambe....lain M. Carey LeaMay, 1894
Battle
Oil on canvas applied on panel
Provenance: Isac Lea (USA 1792 - 1886), Frances Lea Chamberlain (USA 1834 - 1894), Mathew Carey Lea (USA 1823 - 1897) from 1894
On the back label with printed inscription: This picture belonged to the collection of the (....) Isaac Lea, and (....) to me under the (….) Of my late sis .... Frances Chambe. ... lain M. Carey Lea May, 1894
75 x 107 cm
Francesco Monti, detto il bresciano o il brescianino delle battaglie, e Ilario Spolverini, sono gli artefici della formazione di Francesco Simonini: egli lavora a Firenze, presso i Signori di Casa Piccolomini, ove ha la felice possibilità di studiare le opere del Borgognone, eseguendo la copia di ventiquattro quadri e accrescendo così la sua conoscenza e affinando le sue capacità. In seguito si trasferisce a Roma, ove oltre che far propria la lezione di Salvator Rosa, dipinge per le famiglie nobili e il clero romano. Lasciata la capitale opera a Bologna, ove lavora per il Cardinal Ruffo, ambasciatore del papa, dirigendo la sua bottega. Successivamente, lo ritroviamo a Venezia, dove il suo stile, caratterizzato da pennellate rapide e dall'uso di colori vivaci, trova facile successo. Inoltre egli studia di Marco Ricci, Luca Carlevarijs, Canaletto e Francesco Zuccarelli, ampliando il suo bagaglio in materia, ergo inserendo elementi paesaggistici più articolati nei suoi fondali. Con Giuseppe Zais deve aver avuto un rapporto di reciproca influenza: Il veneziano deve molto al parmense nel tema delle battaglie; viceversa Francesco deve a Giuseppe l’approfondimento del tema paesaggistico. La nostra tela, denota uno schema compositivo caro a Simonini e desunto dagli esempi del Borgognone; la pennellata svelta, l’impianto cromatico parco, una tecnica pittorica e rialzato da spunti luminosi improvvisi, il paesaggio risolto nei minimi termini ci fanno pensare alla sua produzione veneziana. Per una comparazione si veda il pendant di tondi pubblicati a pag. 200 e 202 del volume “Dipinti veneti collezione Luciano Sorlini” riferiti alla produzione di Simonini per il Colonello Von Schulemburg
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Lotto 135 Daniele Crespi (Busto Arsizio 1597/1600 - Milano 1630) attribuito - attributed
Ritratto maschile inserito in importante cornice
Olio su tela
Male portrait in an important frame
Oil on canvas
44,5 x 33,5 cm
Si ringrazia il Prof. Michele Danieli per aver indicato l’attribuzione
Secondo lo Stato delle Anime della parrocchia di Sant’Eufemia, redatto nel 1610, Daniele conta dieci anni, quindi la data di nascita pare sia il 1600. Le influenze artistiche, che formarono Crespi sono il manierismo accademico di Camillo Procaccini, quello patetico ed espressionista del Cerano ed il realismo crudo di Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone. Daniele Crespi fa evolvere un linguaggio personale che denota una certa eleganza, probabilmente derivata dall’osservazione delle opere di Andrea De Ferrari, Rubens e Van Dyck, mitigatrice delle esuberanze barocche. Le sue prime opere risalgono al 1619, come la Decollazione del Battista nella cappella di S. Giovanni e l'Adorazione dei magi in Sant'Alessandro in Zebedia. Seguirono la decorazione della cappella dell'Annunciata nella basilica di Sant'Eustorgio e le tele per la chiesa di San Protaso ad Monachos, ora in San Giovanni a Busto Arsizio. I migliori risultati del Crespi sono rappresentati dal Digiuno di san Carlo Borromeo (Milano, chiesa di Santa Maria della Passione) e dal Ciclo di San Bruno nella Certosa di Garegnano. Inoltre Daniele Crespi è stato un notevole ritrattista. Fra le sue opere più importanti di tale genere si annoverano l'Autoritratto degli Uffizi (1627), il ritratto di Manfredo Settala della Pinacoteca Ambrosiana, il ritratto del chirurgo Enea Fioravanti del Castello Sforzesco, il ritratto di Antonio Olgiati della Collezione Koelliker a Milano, il ritratto di gentiluomo con barba e il ritratto di giovane della Collezione Borromeo, Isola Bella, Stresa. Oltre a queste opere, un confronto edificante può esser fatto con il Ritratto di gentiluomo dell’Accademia Linguistica di Belle arti di Genova, oppure gli altri ritratti della collezione Koelliker che Francesco Frangi ha pubblicato in “Maestri del ‘600 e ‘700 Lombardo”, nella collezione Koelliker
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Lotto 136 Gaspard Dughet detto Le Guaspre oppure Gaspard Poussin (Roma 1615 - 1675)
Paesaggio con pastorella e scena mitologica con Apollo e Dafne, veduta di Ariccia sullo sfondo
Olio su tela
Gaspard Dughet called Le Guaspre or Gaspard Poussin (Roma 1615 - 1675)
Landscape with shepherdess and mythological scene with Apollo and Daphne, view of Ariccia in the background
Oil on canvas
53 x 68,5 cm
Nato a Roma da padre francese e madre italiana, Gaspard Dughet è tra i più importanti pittori italiani del Seicento, e si trova sul podio del paesaggismo barocco. La sua formazione è merito di Nicolas Poussin, suo cognato, che subito si accorse del suo talento. Giunto alla maturità artistica, l'artista era solito perdersi per la campagna romana per cogliere spunti paesaggistici, senza essere mai stato coinvolto dal fascino delle rovine ivi disseminate. La sua pittura si spiega attraverso l’amore per la natura, il paesaggio laziale e la dimensione favolistica e poetica d’ispirazione arcadica, donata alle sue opere. Egli può essere considerato il nume tutelare di Jan Frans van Bloemen, Andrea Locatelli, Crescenzio Onofri, Johannes Glauber, Albert Meyering: la sua influenza si protrae sino a Marco Ricci. Il dipinto in esame va confrontato con i due paesaggi pubblicati a pagina 534 e 535, appartenenti alla Hazlitt Gallery e National Gallery di Londra, in "Pittori di paesaggio del Seicento a Roma" Volume II, a cura di Luigi Salerno. Molti punti di contatto facilmente riscontrabili, a partire dalla veduta della cittadina di Ariccia presente nelle tre tele. Inoltre, è evidente come il nostro smilzo albero a sinistra, con qualche foglia in più, sia pressochè identico ai due presenti nelle tele londinesi. Infine dettaglio inequivocabile la presenza, in controparte, nella tela della National Gallery del nostro Apollo in veste di personaggio all'antica, assieme a altre due figure sedute a terra
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Lotto 137 Scuola italiana del XVIII / XIX secolo
Deposizione
Olio su rame
Italian School of the 18th / 19th century
Deposition
Oil on copper
51 x 38 cm -
Lotto 138 Scuola italiana del XVII secolo
Sant'Antonio da Padova con Bambino (esadattilia)
Olio su tela
Restauri
Italian school of the 17th century
St. Anthony of Padua with Child (hexadactyly)
Oil on canvas
Restorations
97 x 72 cm -
Lotto 139 Giovanni Battista Merano (Genova 1632 - Piacenza 1698)
Nudo maschile con turbante e il braccio destro alzato
Pietra nera su carta cerulea
Male nude with turban and raised right arm
Black stone on cerulean paper
525 x 333 mm
Attribuzione e scheda del Professor Michele Danieli
Nella produzione grafica di Giovanni Battista Merano si riflette la complessa stratificazione culturale del suo linguaggio. Alla formazione in Liguria, presso Giovanni Andrea De Ferrari e Giulio Benso, si affiancò presto l’influenza degli emiliani e del classicismo di matrice correggesca, conosciuti nel corso di un precoce soggiorno a Parma (città nella quale lavorò a più riprese anche negli anni successivi). Il segno libero e pittorico, memore del Grechetto, spesso si fa più definito per descrivere anatomie possenti ma al tempo stesso morbide, come nel Bacco della collezione Cooper Hewitt di New York, che condivide con il foglio qui presentato l’approccio monumentale all’esercitazione sul modello
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Lotto 140 Giambattista Tiepolo (Venezia 1696 - Madrid 1770)
Studio di alberi
Penna, inchiostro bruno, acquerello grigio
Nell’angolo in alto a destra: 16 ; lungo il margine sinistro, in basso: 6
Study of trees
Pen, brown ink, gray watercolor
In the upper right corner: 16; along the left margin, at the bottom: 6
271 x 189 mm
Questo bellissimo disegno richiama gli undici fogli tiepoleschi di soggetto analogo, conservati al Museo Sartorio di Trieste, che la critica ha collocato negli anni 1735-1740 in base a corrispondenze morfologiche con opere di quel periodo (Giulia Bigazzi, Giambattista Tiepolo, i disegni con alberi della collezione Sartorio: datazioni, fonti visive e confronti, in “AFAT”, 35, 2016, pp. 95-110; Giambattista Tiepolo. Disegni. Opere dai Civici musei di Trieste, catalogo della mostra, Ljubljana 2017). Tronchi contorti sottolineati da ombre profonde, e pioppi leggeri appena toccati dall’acquerello, che somigliano alla vegetazione che fa da sfondo alle incisioni realizzate da Tiepolo tra il 1743 e il 1757, poi raccolte sotto il titolo Scherzi di fantasia: si vedano ad esempio i Due maghi con un bambino (tav. 22); una natura simile a quella che prospera in dipinti di datazione tarda, come il Diana e Atteone di collezione Bührle a Zurigo. A spingere in avanti la cronologia del disegno in questione è anche la tecnica, con l'uso dell’acquerello grigio che sarà poi largamente utilizzato da Giandomenico, figlio dell’artista e suo principale collaboratore
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Lotto 141 Filippo Juvarra (Messina 1678 - Madrid 1736)
Disegni di costruzioni con annotazioni architettoniche
Cartonatura d’epoca, 18 cc
36 pagine, di cui le ultime tre sono state strappate
Le pagine 25, 27, 28, 30, sono bianche e c'è un foglio volante
Scritta n°IIII sulla copertina
Drawings of buildings with architectural annotations
Vintage cartonage, 18 cc
36 pages, of which the last three have been torn off
Pages 25, 27, 28, 30, are blank and there is a loose leaf
n °IIII on the cover
200 x 275 mm
1716 /1718 ca (?)
Filippo Juvarra nasce a Messina nel 1678, da una famiglia di orafi. Nel 1704 si reca a Roma, dove frequenta lo studio di Carlo Fontana. Il suo primo importante lavoro risale al 1708, quando firma a Roma la cappella Antimori in San Gerolamo della Carità, distinguendosi anche come scenografo. Ma è dal 1714 che la sua attività s'intensifica, a Messina e poi in Piemonte, quale primo architetto di Re Vittorio Amedeo II di Savoia.
Dal 1714 il suo estro riplasma l'impianto di Venaria Reale e da' forma nel 1715 alla Basilica di Superga.
In quegli stessi anni crea la facciata della chiesa di Santa Cristina. Partecipa al terzo ampliamento della città verso Ovest per il quale concepisce il Palazzo Martini di Cigala; i Quartieri Militari e la chiesa del Carmine.
Realizza inoltre lo scalone e la facciata di Palazzo Madama e la Palazzina di Caccia di Stupinigi. Nel 1735 è chiamato in Spagna dal Re Filippo V, per il quale progetta il Palazzo Reale, la Grandja di San Idelfonso e il Palazzo di Aranjuez. Muore a Madrid nel 1736.
L'opera in questione è ricca di disegni dettagliati, alternati a prospetti architettonici; le strutture sono eseguite con estrema raffinatezza, e nella calligrafia dell’artista (e, forse, di un suo collaboratore) sono ravvisabili le sue idee per la realizzazione o per la modifica. Si notano gli appunti per la Sala da musica, le Scuderie, e l’abbozzo per il Giardino di Malta. I giardini della reggia sono completamente spariti, da quando i francesi di Napoleone li trasformarono in piazza d'armi. Rimangono i disegni d'epoca, che mostrano lo splendido giardino all'italiana diviso in tre terrazze collegate con scenografiche scalinate e architetture (come la torre dell'orologio del primo cortile), la fontana dell'Ercole, il teatro ad emiciclo e i parterre. Nel quaderno si vedono i disegni del Sepolcro di Diana e della Chiesa di S. Uberto con la sua cupola, una delle realizzazioni primarie dello Juvarra
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Lotto 142 Scuola emiliana del XVII - XVIII secolo
Papa benedicente con Roma sullo sfondo
Inchiostro a penna su carta controplaccata
Emilian School of the 17th - 18th century
Pope blessing with Rome in the background
Pen ink on backed paper
130 x 95 mm -
Lotto 143 Angelo Dall’Oca Bianca (Verona 1858 -1942)
Ritratto di ragazza
Matita e carboncino su carta
Firmato in basso: Angelo Dall’Oca B.
Girl's portrait
Pencil and charcoal on paper
Signed Angelo Dall’Oca B. in the lower part
340 x 235 mm (a vista) -
Lotto 144 Sebastiano De Albertis (Milano 1828 - 1897)
Bersagliere di guardia
Acquerello e matita su carta
Firmato in basso a sinistra
Military on guard
Watercolor on paper
Signed lower left
27,5 x 20 cm
Promettente allievo dell'Accademia di Belle Arti di Brera, S