ASTA 93 - Arte Asiatica e Tribale
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Lotto 147 MANOSCRITTO
Area himalayana, XIX-XX secolo
Copertina in legno, i fogli in carta.
43 x 9 cm circa
Provenienza: collezione privata italiana -
Lotto 148 CINQUE DZI
Area himalayana
5.8 cm il più grande
Provenienza: collezione privata italiana. -
Lotto 149 VERSATOIO IN CERAMICA CON INVETRIATURA CÉLADON E DECORO A INTARSIO
Corea, stile della dinastia Goryeo, XIII secolo
A forma di zucca a due corpi con corpo ovoidale e collo rigonfio, presenta su un lato lungo beccuccio curvo e in posizione simmetrica presa a orecchio modellata a treccia, il coperchio con finale a testa di uccello stilizzato, l'intera superficie esterna rivestita di invetriatura céladon sulla quale si dispone decoro a intarsio di ingobbio bianco e nero a raffigurare un tappeto di nuvole su cui si dispongono medaglioni circolari con gru in volo.
28 cm altezza
Provenienza: collezione privata italiana.
Questo versatoio esemplifica una tipologia della ceramica coreana del periodo Goryeo. La forma a zucca a due corpi, mutuata dalla Cina, accoglie un'invetriatura di brillante tonalità verde oliva, anch'essa ispirata dalla produzione ceramica cinese. L'utilizzo della tecnica dell'intarsio di ingobbio per la resa della decorazione è invece una specialità in cui i ceramisti coreani eccelsero, utilizzata profusamente soprattutto nel XIII secolo. -
Lotto 150 GRANDE VASO IN PORCELLANA 'BIANCO E BLU' CON DECORO DI DRAGO, MAEBYEONG
Corea, dinastia Joseon, XIX secolo
Di forma slanciata, con il diametro del corpo che aumenta progressivamente fino a diventare massimo nei pressi della spalla per poi repentinamente ridursi verso la piccola bocca, il vaso mostra sul piede una banda di 'teste di lancia' appaiate e sulla spalla una serie di teste di scettro ruyi, sul resto del corpo un potente dragone in volo tra nuvole fiammeggianti.
47 cm altezza
Provenienza: collezione privata italiana.
Il tema del drago è ben diffuso come decoro delle porcellane coreane fin dal XVIII secolo, così come da tempi precedenti, almeno dalla dinastia Goryeo, era nota ai ceramisti della penisola la forma maebyeong, diretta derivazione del meiping cinese.
Vasi in porcellana coreana di grandi dimensioni, decorati in blu di cobalto con ornato di drago e nella forma maebyeong, come questo esemplare, sono piuttosto rari. -
Lotto 151 MANOSCRITTO BUDDHISTA
Corea, stile della dinastia Goryeo
Il manoscritto pieghevole si compone di undici fogli (ognuno 24,7 x 9,3 cm) a fondo indaco sui quali si alternano brani di scrittura lumeggiati a oro all’interno di struttura lineare in argento, le pagine iniziale e finale con decoro floreale, un brano di scrittura inserito all’interno di cartiglio a lanterna, due pagine consecutive dedicate alla raffigurazione a oro, argento e policromia di una triade buddhista all’interno di un tempio.
cm. 24,7 x 103
Provenienza: ambasciatore Francesco Rausi; Bertolami Fine Art, 11 dicembre 2018, lot 184; collezione privata.
La produzione di manoscritti buddhisti (sagyong) è una delle più ammirate forme d'arte della Corea, apprezzata fin dall'antichità anche in Cina, in Giappone e in Mongolia, Paesi nei quali quali sono tuttora conservati numerosi esemplari di questi testi illustrati.
Durante il periodo Goryeo (918-1392), questa pratica devozionale raggiunse il suo acme artistico, con la produzione di numerosi esemplari eseguiti per una committenza piuttosto ampia. Per far fronte alla grande richiesta, nel XII secolo fu perciò istituito l'Ufficio Reale per i Sutra (Sagyongwon), nel quale monaci e calligrafi professionisti si dedicavano alla produzione di manoscritti simili a quello qui presentato.
Di solito, i manoscritti erano realizzati utilizzando una carta molto pregiata ricavata dalla corteccia interna dell'albero del gelso, quindi tinta in indaco, sfondo sul quale si stagliava il testo calligrafico e le immagini (pyonsang) a oro oppure argento. L'apertura e la chiusura del manoscritto sono usualmente decorati con arabeschi dei fiori detti posang tangcho. -
Lotto 152 MANOSCRITTO BUDDHISTA CON IL SETTIMO CAPITOLO DEL SUTRA DEL LOTO
Corea, stile della dinastia Goryen
Il manoscritto pieghevole si compone di sedici fogli (ognuno 24.9 x 9.9 cm) a fondo indaco. Mentre il retro non mostra alcuna decorazione - ad esclusione dei due fogli che fungono da frontespizio e finale, ornati entrambi con arabesco floreale, il primo con cartiglio rettangolare con il titolo della scrittura -, il recto è finemente lumeggiato a oro. Le due pagine agli estremi presentano entrambi due bodhisattva stanti. Sulla destra, si dispone su cinque fogli – introdotta nuovamente dal titolo – una scena ambientata su un terrazzamento con il Buddha attorniato da divinità; nello spazio adiacente altre divinità e figure in diversi atteggiamenti, tra architetture sistemate nei pressi di un corso d'acqua. Segue il testo, con i caratteri disposti per file verticali.
24.9 x 9.9 cm
Provenienza: collezione privata.
Il Sutra del Loto (in sanscrito Saddharma Puṇḍarīka Sūtra; in cinese 妙法蓮華經, Miaofa Lianhua jing; in coreano 묘법연화경, Myobeop Yeonhwa gyeong) è il più popolare sutra nell'ambito del Buddhismo Mahayana, diffusissimo in tutta l'Asia e recitato da una moltitudine di fedeli al fine del raggiungimento della salvezza.
Il Sutra del Loto si compone di ventotto paragrafi. Il settimo, trascritto nel manoscritto qui discusso, riporta la Parabola della Città Fantasma, nella quale si racconta di un gruppo di persone in cerca di un grande tesoro, storia alla quale fa riferimento anche l'immagine miniata in questo manoscritto. Stanchi del viaggio attraverso il deserto, i pellegrini stanno quasi per desistere quando la loro saggia guida crea una città fantasma perché possano riposare e riprendere così il percorso. La parabola esorta dunque a considerare la città – il nirvana dei santi arhat - come un benessere illusorio e temporaneo, al contrario del tesoro – l'Illuminazione - che è duraturo sebbene sia più impegnativo da raggiungere.
La produzione di manoscritti buddhisti (sagyong) è una delle più ammirate forme d'arte della Corea, apprezzata fin dall'antichità anche in Cina, in Giappone e in Mongolia, Paesi nei quali quali sono tuttora conservati numerosi esemplari di questi testi illustrati.
Durante il periodo Goryeo (918-1392), questa pratica devozionale raggiunse il suo acme artistico, con la produzione di numerosi esemplari eseguiti per una committenza piuttosto ampia. Per far fronte alla grande richiesta, nel XII secolo fu perciò istituito l'Ufficio Reale per i Sutra (Sagyongwon), nel quale monaci e calligrafi professionisti si dedicavano alla produzione di manoscritti simili a quello qui presentato.
Di solito, i manoscritti erano realizzati utilizzando una carta molto pregiata ricavata dalla corteccia interna dell'albero del gelso, quindi tinta in indaco, sfondo sul quale si stagliava il testo calligrafico e le immagini (pyonsang) a oro oppure argento. L'apertura e la chiusura del manoscritto sono usualmente decorati con arabeschi dei fiori detti posang tangcho.
Il Metropolitan Museum di New York conserva un analogo manoscritto con il Sutra del Loto (volume II), datato al 1340 circa (inv. 1994.207). -
Lotto 153 MANOSCRITTO BUDDHISTA CON IL SUTRA DELLA DOMANDA DEL RE UDAYANA DI VATSA
Corea, stile della dinastia Goryeo
Il manoscritto pieghevole si compone di sedici fogli (ognuno 20.5 x 6.9 cm) a fondo indaco, sul quale si svolge testo immagini a oro. Un lato presenta ai due estremi due bodhisattva stanti; sulla sinistra, disposta su sei fogli, una scena continua con al centro il Buddha in trono fiancheggiato da divinità dell'ampio pantheon buddhista; segue il testo – sistemato in verticale con dodici caratteri per ogni fila - introdotto dal titolo del sutra. Sull'altro lato, ai due estremi il frontespizio e il foglio finale, ornati entrambi con arabesco floreale, il primo con cartiglio rettangolare con il titolo della scrittura in caratteri di stilo sigillo; a partire da destra, ancora il testo, al quale segue un'immagine disposta su tre fogli, raffigurante il Buddha seduto su una roccia, alla sua sinistra un gruppo di suoi fedeli discepoli.
20.5 x 6.9 cm
Provenienza: collezione privata.
Nel Sutra della Domanda del Re Udayana di Vatsa (in sanscrito Udayanavatsarājaparipṛcchā sūtra; in cinese 佛說優填王經, You tian wang jing) si discute sulla sofferenza che provoca il desiderio sessuale partendo dalla storia del re Udayana di Vatsa. Vissuto all'epoca in cui Sakyamuni predicava nel nord dell'India, Udayana era noto per le sue passioni mondane, tra cui quella per le donne. Si racconta che una volta, istigato dalla moglie gelosa, fosse sul punto di uccidere sua figlia finché non intervenne il Buddha. Udayanawe è anche noto per aver commissionato la prima immagine sacra del Buddhismo, al quale si convertì dopo aver ascoltato i sermoni di Pindola Bharadvaja, uno dei più stretti discepoli di Sakyamuni.
La produzione di manoscritti buddhisti (sagyong) è una delle più ammirate forme d'arte della Corea, apprezzata fin dall'antichità anche in Cina, in Giappone e in Mongolia, Paesi nei quali quali sono tuttora conservati numerosi esemplari di questi testi illustrati.
Durante il periodo Goryeo (918-1392), questa pratica devozionale raggiunse il suo acme artistico, con la produzione di numerosi esemplari eseguiti per una committenza piuttosto ampia. Per far fronte alla grande richiesta, nel XII secolo fu perciò istituito l'Ufficio Reale per i Sutra (Sagyongwon), nel quale monaci e calligrafi professionisti si dedicavano alla produzione di manoscritti simili a quello qui presentato.
Di solito, i manoscritti erano realizzati utilizzando una carta molto pregiata ricavata dalla corteccia interna dell'albero del gelso, quindi tinta in indaco, sfondo sul quale si stagliava il testo calligrafico e le immagini (pyonsang) a oro oppure argento. L'apertura e la chiusura del manoscritto sono usualmente decorati con arabeschi dei fiori detti posang tangcho -
Lotto 154 PARAVENTO A SEI ANTE CON PAESAGGI DELLA 'MONTAGNA DI DIAMANTE'
Corea, dinastia Joseon (1392-1910), XVIII-XIX secolo
Paravento a sei ante su ognuna delle quali si dispone uno scorcio di paesaggio dipinto a inchiostro e colori tenui su carta, con alti pinnacoli rocciosi, alberi di pino,padiglioni templari e figure, ognuno dei pannelli con iscrizione in hanja e firma dell'artista seguita da sigillo.
105 x 318 cm (i dipinti 64 x 38 cm ognuno)
Provenienza: collezione privata italiana, già proprietà di un diplomatico italiano vissuto in Corea nella seconda metà del XX secolo.
La 'Montagna di Diamante' (Geumgang) è un complesso roccioso situato sulla costa orientale della penisola coreana, attualmente nei territori di pertinenza della Corea del Nord, a pochi chilometri dal confine con la Corea del Sud. Fin fa tempi antichissimi, questo gruppo di pinnacoli granitici ha svolto un ruolo particolare nell'immaginario dei coreani, i quali erano convinti che numerose divinità abitassero i suoi anfratti. Nei secoli successivi divenne un luogo d'elezione anche per il Buddhismo, e numerosi furono i templi che sorsero nei suoi pressi, stimolando così un pellegrinaggio religioso sentito ed eterogeneo.
In pittura le raffigurazioni più note del Geumgang furono realizzate da Jeong Seon (1676-1759), uno dei maggiori protagonista dell'arte figurativa coreana, il quali riuscì progressivamente a concepire vedute con un approccio topografico che si distaccava dalla visione idealizzata del paesaggio di origine cinese fino ad allora prediletta.
Le opere di Jeong Seon con la 'Montagna di Diamante' costituirono una fonte di ispirazione inesauribile per tutti quei numerosi artisti che in epoche successive si cimentarono con questo soggetto. -
Lotto 155 TRE SCENE DI CORTEO
Corea, dinastia Joseon (1392-1910), XIX secolo
Dipinte a inchiostro e colori su carta, le tre scene descrivono una parata militare con fanti e cavalieri raggruppati secondo il loro rango e disposti per file orizzontali, tutte con cornice in legno e vetro protettivo.
66 x 39 cm ognuno (75 x 48 cm inclusa la cornice)
Provenienza: collezione privata italiana, già proprietà di un diplomatico italiano vissuto in Corea nella seconda metà del XX secolo.
Come specificato dal titolo in alto (陵行圖, “Illustrazione della processione verso il mausoleo imperiale”), questi tre dipinti descrivono uno di quei riti confuciani che si tenevano periodicamente presso la corte imperiale coreana. Questi documenti ufficiali, denominati uigwe, erano realizzati in più copie dopo l'evento e conservati a memoria dello stesso. Di solito, come in questo caso, si componevano di illustrazioni e testi ai margini. -
Lotto 156 TRE STAMPE CON MAPPE
Corea, dinastia Joseon (1392-1910), XIX secolo
Le tre mappe sistemate su un unico supporto (142 x 47,4 cm), ognuna dotata di sua cornice in seta.
34,5 x 28 cm ognuna
Provenienza: collezione privata italiana, già proprietà di un diplomatico italiano vissuto in Corea nella seconda metà del XX secolo.
Le tre stampe, realizzate con procedimento xilografico, facevano molto probabilmente in origine parte di un atlante con un numero maggiore di carte geografiche. Quella al centro – intitolata 東國八道大総圖 - raffigura l'intera penisola coreana, con indicazione delle otto province in cui era amministrativamente suddivisa durante il periodo Joseon. Quella a destra identifica la provincia di Hwanghae (黄海道), quella a sinistra la provincia di Chungcheong (忠清道). -
Lotto 157 PARAVENTO A OTTO ANTE CON 'FIORI E UCCELLI'
Corea, inizio del XX secolo
Il paravento si compone di otto composizioni autonome dipinte a inchiostro e colori su seta, ognuna delle quali presenta una decorazione con rami fioriti e uccelli di diverse specie, ogni pannello arricchito da un componimento poetico vergato a caratteri cinesi in bella calligrafia, tutti firmati 松岩 (Song-am).
185 x 360 cm
Provenienza: collezione privata italiana, già proprietà di un diplomatico italiano vissuto in Corea nella seconda metà del XX secolo.
La pittura di 'fiori e uccelli' si diffuse in Corea soprattutto nella parte finale della dinastia Joseon (1392-1897) e nei primi decenni del XX secolo. Nonostante le evidenti affinità con la pittura cinese, lo stile di queste composizioni si distingue per una sua originalità che è specchio della cultura figurativa coreana.
I paraventi con 'fiori e uccelli' (hwajodo byeongpung) era utilizzati prevalentemente nei quartieri delle residenze abitati dalle donne. -
Lotto 158 ARTISTA COREANO
(attivo nel XX secolo)
Mezzobusto del Buddha Maitreya, 1974
Matita su carta, 48,5 x 34 cm (con cornice 56,5 x 42 cm)
Cornice in legno, firmato e datato nell'angolo inferiore destro.
Provenienza: collezione privata italiana. -
Lotto 159 CASSONE IN LEGNO E METALLO, BANDAJI
Corea, XIX-XX secolo
A sezione rettangolare, presenta sul davanti apertura a due ante, il lato frontale con rinforzi e cerniere in metallo.
80 x 68,5 x 46 cm
Provenienza: collezione privata italiana. -
Lotto 160 OKAME CON UN CANE IN CERAMICA INVETRIATA E DIPINTA
Giappone, periodo Meiji
13,5 x 13 x 13 cm
Provenienza: collezione privata italiana. -
Lotto 161 COPPIA DI LEONI BUDDHISTI IN CERAMICA INVETRIATA
Giappone, XIX secolo
Entrambi seduti sulle zampe posteriori, con il capo accentuatamente piegato, la bocca aperta a mostrare l'aguzza dentatura, il profilo della bocca e gli occhi dipinti in giallo e rosso, l'esterno rivestito di invetriatura bianca.
33 cm altezza ognuno -
Lotto 162 VASETTO GLOBULARE IN CERAMICA 'SATSUMA'
Giappone, periodo Meiji
Sostenuto da tre piedini, presenta sulla spalla due fiori in accentuato rilievo tra cui si inseriscono mezze ruote che fungono da presina, sul corpo una fine decorazione in policromia e oro con figure, marchio 服部高店五翠堂造 (Hattori Kōsen Gosuidō sei).
6 cm altezza
Provenienza: collezione privata italiana. -
Lotto 163 COPPA A STELO CON COPERCHIO IN CERAMICA SATSUMA E MONTATURA IN BRONZO
la coppa Giappone, periodo Meiji; la montatura Europa, fine XIX – inizio XX secolo
A sezione circolare, presenta sull'esterno una decorazione in policromia e oro di figure nel paesaggio, la montatura consiste di una profilatura lungo la base, di una piastra sulla bocca con rilievo di tre coppie di chimere con cesto di fiori, della presa del coperchio ornata a rilievo di foglie.
24 cm altezza
Provenienza: collezione privata italiana. -
Lotto 164 GRANDE VASO IN CERAMICA SATSUMA
Giappone, periodo Meiji
Base circolare dalla quale si espande corpo a sezione esagonale con pareti arrotondate, lungo collo cilindrico e bocca svasata, la ricca decorazione a smalti policromi e diffuse stesure di oro consiste sul corpo di figure nel paesaggio, sulla spalla e sul collo un rigoglioso tappeto di fiori.
82.5 cm altezza
Provenienza: collezione privata italiana. -
Lotto 165 VASO A BALAUSTRO IN PORCELLANA DIPINTA E DORATA
Giappone, periodo Meiji
A sezione circolare, presenta sull'esterno del corpo una decorazione in policromia con gru tra rocce, bambù e altre piante, sulla spalla una banda a contorno ondulato in oro con erbe al vento, nella zona superiore un tappeto geometrico sul quale si dispongono foglie stilizzate, marchio 日本横浜井村造 (Nihon Yokohama Imura sei) al centro della base.
44 cm altezza
Provenienza: collezione privata italiana. -
Lotto 166 GRANDE PIATTO IN PORCELLANA DI ARITA
Giappone, periodo Meiji
A sezione circolare con orlo modellato con leggera ondulazione, presenta sulla superficie a vista una ricca decorazione in policromia e leggero rilievo di gru in volo tra nuvole stilizzate, sulla parete un tappeto di onde stilizzate su cui volano piccoli uccellini, sul retro della parete arabeschi floreali in blu.
58 cm diametro
Provenienza: collezione privata italiana. -
Lotto 167 BRACIERE IN BRONZO
Giappone, periodo Meiji
A sezione circolare, presenta sull'esterno della parete una decorazione in accentuato rilievo di falchi tra alberi di pino.
23 x 32 cm
Provenienza: collezione privata italiana. -
Lotto 168 VASO A BALAUSTRO IN BRONZO
Giappone, periodo Meiji
A sezione circolare, presenta corpo espanso nei pressi della spalla sulla quale si innesta lungo collo cilindrico sormontato da ampia bocca ad anello, le due anse a forma di S che fuoriesce da testa di animale fantastico, sul corpo e sul collo rami fioriti di ciliegio a rilievo, firmato al centro della base 阪本製造 (Sawada seizō, “Realizzato da Sawada”).
55cm altezza
Provenienza: collezione privata italiana -
Lotto 169 JIZAI OKIMONO IN FERRO CON ARAGOSTA
Giappone, XIX secolo
La scultura - realizzata con assemblaggio di diversi pezzi indipendenti, una tecnica che permette la totale mobilità del manufatto - descrive in maniera iper-realistica il crostaceo, i dettagli superficiali resi con cura per il dettaglio anche più minuto, firmata Myochin Muneharu saku sul lato inferiore, sua scatola in legno con iscrizione.
41 cm lunghezza
Provenienza: collezione privata italiana.
Sculture come questa, denominate jizai (“oggetti da libera esposizione”), furono realizzate in Giappone a partire dal XVIII secolo. A questa produzione si dedicarono prevalentemente quelle botteghe di artisti fino ad allora specializzati nella manifattura di armature, sempre meno ricercate in conseguenza del lungo periodo di pace in cui visse il Paese. La dinastia Myochin era uno di questi atelier che nell'Ottocento si distinse in particolare per questo genere di affascinante oggetto decorativo. -
Lotto 170 TRE GRU IN BRONZO
Giappone, periodo Meiji
Modellate naturalisticamente, posano tutte su basamento a forma di roccia.
33 cm la più alta
Provenienza: collezione privata italiana