ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

ARGENTI, DIPINTI, ICONE ED OGGETTI D'ARTE

lunedì 19 aprile 2021 ore 15:00 (UTC +01:00)
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  • Gherardo Poli (Firenze 1676 - Pisa  post 1739)
    Lotto 1

    Gherardo Poli (Firenze, 1676 - Pisa post 1739)
    "Veduta di una piazza"
    Olio su tela
    "View of a square"
    Oil on canvas
    54 x 71 cm

    L'opera, proveniente da importante collezione milanese, è in ottimo stato di conservazione e si presenta in patina. Il dipinto denota chiaramente tutte le peculiarità stilistiche di Gherardo, il quale ha sapientemente fuso le suggestioni di Marco Ricci e soprattutto Jacques Callot, dal quale prende spunto per le sue vedute cittadine popolate di pitocchi

  • Antonio Zanchi (Este 1631 - Venezia 1722)
    Lotto 2

    Antonio Zanchi (Este 1631 – Venezia 1722)
    "Studio di volto d'uomo"
    Olio su tela
    "Study of a man's face"
    Oil on canvas
    26 x 20 cm

  • Bernardo Strozzi detto Il Prete Genovese (Genova 1581/82 - Venezia 1664) cerchia/seguace - cirle of/follower
    Lotto 3

    Bernardo Strozzi detto Il Prete Genovese (Genova 1581/82 - Venezia 1664) cerchia/seguace -circle of/follower
    "Santo martire incoronato di fiori"
    Olio su tela
    "Holy martyr crowned with flowers"
    Oil on canvas
    85 x 71 cm

    L’opera, dal soggetto non identificato, raffigura un santo martire mentre alcuni angeli lo incoronano di fiori. Nella parte inferiore egli indica una stampa o un disegno con l’immagine di una città, della quale egli è probabilmente il patrono. Dal punto di vista stilistico, il dipinto mostra peculiarità espressive e tecniche dello Strozzi: pertanto l’opera va assegnata ad un artista cresciuto vicino al maestro, Giovanni Andrea De Ferrari, Ermanno Stroiffi e Antonio Travi, oppure nell’ampio panorama personalità pittoriche influenzate dallo stesso

  • Scuola Romana del XVIII secolo
    Lotto 4

    Scuola Romana del XVIII secolo
    "Paesaggio con pastore"
    Olio su tela
    Roman school of the 18th century
    "Landscape with shepherd"
    Oil on canvas
    32 x 40,5 cm

    Al retro un’antica etichetta con scritto “Gaspard Dughet, called Poussin 1613 – 1675”e dati biografici in inglese.
    Il panorama paesaggistico tra Sei e Settecento a Roma ci presenta un nucleo di maestri accomunati tra loro per stile e tecnica. Essi, sensibili alle novità intellettuali che serpeggiavano in Europa e nell’Italia stessa, trasformarono il paesaggio romano da eroico e classicheggiante in lieta visione di favola arcaica. Jan Frans Van Bloemen detto “L’Orizzonte” (Anversa 1662 – Roma 1749), è per molti versi l’erede ideale di Gaspard Dughet. Egli, comunque, matura una forte personalità indipendente e sostituisce alla visione solitaria ed estatica del francese un gusto narrativo grazie ai numerosi personaggi, spesso colloquianti, presenti nelle sue opere. Con Andrea Locatelli (Roma 1695 -1741), la paesaggistica romana, apre definitivamente la stagione della pittura arcadica. Egli popola le dolci vallate laziali di viandanti e pastori intenti nella loro semplice quotidianità, traghettando il paesaggio romano da filosofico e allusivo a letterario e narrativo. L’opera di Locatelli supera i suoi limiti anagrafici e vive nei decenni successivi grazie all’apporto degli allievi e seguaci: Paolo Monaldi (Roma 1710 – post 1779), Paolo Anesi (Roma 1697 – 1773) e Giovanni Battista Busiri (Roma 1698 – 1757).

  • Maestro Lombardo del XVIII secolo
    Lotto 5

    Maestro Lombardo del XVIII secolo
    "Scena biblica"
    Olio su tela
    Lombard painter of the 18th century
    "Biblical Scene"
    Oil on canvas
    68 x 80 cm

  • Carlo Antonio Tavella (Milano 1668 - Genova 1738)
    Lotto 6

    Carlo Antonio Tavella (Milano 1668 - Genova 1738)
    "Paesaggio con pescatrice e figure classiche"
    Olio su tela
    "Landscape with fisherwoman and classical figures"
    Oil on canvas
    28,5 x 44 cm

    Alunno di Giuseppe Merati e del vedutista/paesaggista Johann, Giovanni, Grevenbroeck o Greuenbrech, detto " Solfarolo", nel 1695 Tavella opera con Pieter Mulier, detto "Cavalier Tempesta" o il "Tempesta", una delle figure imprescindibili per la nascita del paesaggismo in Italia. Abile e apprezzato paesaggista, collabora in questa veste con Alessandro Magnasco, Domenico e Paolo Gerolamo Piola. L'opera, oltre che a brillare per la sua ineccepibile qualità, è interessante per l'enigmatico soggetto che mostra la virtù della donna, pratica e attaccata al sostentamento giornaliero, contrapposta alle due figure maschili, distaccate e classicheggianti, intente a filosofeggiare

  • Carlo Antonio Tavella (Milano 1668 - Genova 1738)
    Lotto 7

    Carlo Antonio Tavella (Milano 1668 - Genova 1738)
    "Riposo dei viandanti"
    Olio su tela
    "The rest of the wayfarers"
    Oil on canvas
    28,5 x 44 cm

    Alunno di Giuseppe Merati e del vedutista Johann, Giovanni, Grevenbroeck o Greuenbrech, detto " Solfarolo", nel 1695 Tavella opera con Pieter Mulier, detto "Cavalier Tempesta" o il "Tempesta", una delle figure imprescindibili per la nascita del paesaggismo in Italia. Abile e apprezzato paesaggista, collabora in questa veste con Alessandro Magnasco, Domenico e Paolo Gerolamo Piola

  • Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venezia 1734)
    Lotto 8

    Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venezia 1734)
    "Vergine orante"
    Olio su tela (ovale)
    "Praying Virgin"
    Oil on canvas (oval)
    71 x 56 cm
    Ringraziamo il Professore Enrico Lucchese che conferma l'attribuzione dopo aver visto le foto HD del dipinto. In particolare, in base alla fotografia, data l'opera attorno al 1686 approcciandola alla "Pietà della Vergine" eseguita per l'Oratorio delle Cappuccine Nuove di Parma, vedi catalogo "Sebastiano Ricci" Bruno Alfieri Editore a Cura di Annalisa Scarpa, opera n. 373 pag. 275-276 - Foto 20 pag. 376.

    Di Sebastiano Ricci abbiamo una descrizione mirabile grazie a Pallucchini, che scrive: “Uno dei maestri più significativi della svolta in senso rococò della cultura figurativa veneziana del primo Settecento. Assieme a Gianantonio Pellegrini e Jacopo Amigoni, il bellunese va costituendo una visione del tutto nuova, sia nell’impiego dei mezzi espressivi come nello spirito decorativo, che assume un aspetto tipicamente rococò tanto nella grande decorazione come nel quadro di cavalletto”.
    Sceso in laguna dalla natia Belluno, svolge qui la sua prima fase d’apprendistato, anche se da subito la sua attenzione è attirata dalla pittura decorativa dei bolognesi, Annibale Carracci in primis, e del barocco romano, su tutti gli esempi di Pietro da Cortona e del Baciccia.
    Pittore errante, primo dei veneti a varcare le Alpi, nel suo girovagare coglie molteplici stimoli: tra questi fondamentale è il suo incontro con l’arte di Luca Giordano, visto a Firenze. Tornato a Venezia dopo un ventennio, all'inizio del XVIII secolo, egli impone la sua visione dell’arte pittorica, facendo svoltare sistematicamente il panorama pittorico tra le lagune. Egli porta l’evoluzione stilistica a Venezia, colta nel suo girovagare, e da veneto qual era, ne dà una interpretazione fondata principalmente su una rivisitazione dei canoni dell’eleganza e della bellezza coloristica che fu del Veronese. L’opera in esame è un considerevole esempio della prima produzione di Sebastiano Ricci, in cui compaiono evidenti richiami stilistici romano-emiliani, evidenziati soprattutto nell’accento fortemente patetico dell’espressione e nel cristallino blu del manto della vergine. A sugello della tesi attributiva si nota come questo volto, probabilmente nato da esempi carracceschi, si riperpetui costantemente nella produzione riccesca. Il volto della Vergine lo ritroviamo oltre che nella “Pietà” della chiesa parmense delle Cappuccine Nuove, segnalata dal Prof. Lucchese, anche nella Santa Cecilia, già in collezione Newhause a New York; il volto di Maria compare ancora nella “Crocifissione con la Vergine e i SS Giovanni e Carlo Borromeo”, oggi agli Uffizi di Firenze e realizzata 1704. Il disegno, inoltre, è stato utilizzato da Ricci anche per soggetti mitologici, e lo ritroviamo nella figura di Dafne sia nell’ovale realizzato per i Fulcis nei primi anni del Settecento, sia nella grande tela “Apollo e Dafne” realizzata intorno al 1720 per i Gabrielli a Roma.

  • Justus o Giusto Sustermans, Justus o Giusto Suttermans (Anversa 1597 - Firenze 1681) attribuito
    Lotto 9

    Justus o Giusto Sustermans, Justus o Giusto Suttermans (Anversa 1597 - Firenze 1681) attribuito-attributed
    "Ritratto di spaniel "King Charles" e spaniel "Cocker"
    Olio su tela
    "Portrait of" King Charles "spaniel and" Cocker "spaniel"
    Oil on canvas
    35 x 51 cm

    L'opera per qualità, impostazione e tecnica rimanda immediatamente alle opere simili che l'artista fiammingo dipinse per la famiglia Medici. Il riferimento più pertinente sono i due spaniel, all'epoca cani rarissimi e di rango, immortalati da Sustermans nel dipinto delle collezioni medicee (Sustermans - Sessant'anni alla corte dei Medici, Palazzo Pitti 1983, pag. 65 del catalogo) oppure, sempre di Sustermans, i due spaniel presenti, in compagnia di altri cani, nel dipinto pubblicato in "The Burlington Magazine" da Rolf Kultzen, con l'interessante particolare del collare avente lo stemma mediceo. Gli spaniel erano probabilmente i cani di Vittoria della Rovere, moglie del granduca Ferdinando II de' Medici, come afferma Marco Chiarini nel catalogo della mostra fiorentina già citata. Nella tela in questione, le due bestiole sono ritratte con estrema naturalezza mentre giocano e le loro figure emergono dal fondale scuro. La stesura pittorica alterna superfici piatte e scarne di colore con altre dove il volume del pelo è determinato sapientemente con pennellate tanto pastose quanto vibranti di luce, evidenziando il fare pittorico di un artista maturo ed estremamente sicuro. Inoltre, un elemento interessante sono i collari dei due cani, che portano come sonagli delle sfere metalliche. Vista la loro diposizione, quasi sicuramente queste sfere sono sei, quindi esse rimandano ai sei bisanti, o come venivano comunemente chiamate, alle sei palle presenti nello stemma mediceo

  • Giuseppe Diotti (Casalmaggiore 1779 - 1846) attribuito - attributed
    Lotto 10

    Giuseppe Diotti (Casalmaggiore 1779 – 1846) attribuito - attributed
    "Ritratto"
    Olio su tela
    "Portrait"
    Oil on canvas
    60 x 47 cm

  • Scuola Italiana del XVIII secolo
    Lotto 11

    Scuola Italiana del XVIII secolo
    "Vaso di fiori e libro"
    Olio su tela
    Italian School of the 18th century
    "Vase of flowers and book"
    Oil on canvas
    35 x 27 cm

  • Viviano Codazzi (Bergamo 1603/04 o 1606 - Roma 1670)
    Lotto 12

    Viviano Codazzi (Bergamo 1603/04 o 1606 - Roma 1670)
    "Veduta di porto con rovine e personaggi"
    Olio su tela
    "View of port with ruins and characters"
    Oil on canvas
    49 x 67 cm

    Viviano Codazzi (Codacci, Codazzo, Codozo, Codagora, Codaora, Codahorra) è ritenuto uno dei padri del rovinismo italiano. Bergamasco di nascita, la sua carriera artistica si è svolta tra Napoli e Roma. Risulta operare all’Urbe dal 1620 al 1634, momento in cui la sua attività si concentra nel fondere il vedutismo di S. Scorza e A. Tassi, con il realismo caravaggesco e dei bamboccianti, collaborando principalmente col Cerquozzi, con François Perrier e con Jan Miel. Nel 1634 si stabilisce a Napoli, ove stringe amicizia con Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro, suo fedele collaboratore. Le opere del periodo napoletano sono molto varie e nascono da molteplici influenze culturali. Da un lato Viviano segue la tradizione della prospettiva e del quadraturismo rinascimentali, dall'altro il pittore ama la "veduta ideata", magica e fiabesca, dal gusto preromantico e sviluppata a Roma dai pittori fiamminghi, tedeschi e francesi, che vede B. Breenbergh e C. van Poelenburg i maggiori rappresentanti. Ultimi, ma i più marcati, sono gli influssi del vedutismo realistico dei bamboccianti e soprattutto quello eroico-tragico di Salvator Rosa. Torna a Roma intorno al 1648, dove risiede stabilmente, salvo brevi assenze, fino alla morte, che lo coglie il 5 novembre del 1670. La sua influenza, oltre che sul figlio Niccolò Codazzi, si palesa in A. Tassi, F. Gagliardi, A. Salucci, G. Ghisolfi, L. Coccorante, A. M. Costa, G. Greco, Lemarie e Soria. Tale è stata la sua centralità nel tema della veduta rovinistica che anche i maestri come Pannini, Canaletto e Bellotto, denunciano di aver attinto nozioni dalla sua arte. La tela qui presentata va ricondotta al maestro bergamasco per la sua canonica composizione, che vede una fuga prospettica data dai resti a destra che si propagano sino al faro in lontananza. A bloccare, anche se solo in parte, la fuga verso l’orizzonte, di fronte a noi si ergono i resti di un colonnato di antico fasto. Tra le rovine tre enigmatiche figure: un filosofo intento allo studio e altre due che dibattono. L’aria è dorata, il sole illumina il mare e indora le rovine creando un effetto misto di antica grandiosità e mesta decadenza. Essa trova adeguati confronti con altre opere pubblicate da Giancarlo Sestieri “Il Capriccio architettonico in Italia nel XVII e XVIII secolo”, Foligno 2015; e D.R. Marshall “Viviano and Niccolò Codazzi and the Baroque Architectural Fantasy”, Roma 1993

  • Francesco de Mura (Napoli 1696 – 1782) bottega - workshop
    Lotto 13

    Francesco de Mura (Napoli 1696 – 1782) bottega - workshop
    "Sposalizio mistico di Santa Caterina"
    Olio su tela
    "Mystical marriage of Saint Catherine"
    Oil on canvas
    100 x 80 cm

    Dopo un primo apprendistato presso Domenico Viola, passa nello studio di Francesco Solimena, il quale influenza l'arte di De Mura nei suoi primi decenni d'attività. Nei primi anni '40 soggiorna a Torino dove incontra il conterraneo Corrado Giaquinto. Tornato a Napoli, col suo bagaglio di esperienze, viene accolto da un vasto consenso, tanto da essere ricevuto alla corte di Spagna. Grazie al suo disegno preciso, alla sua tecnica morbida e alla sua tavolozza delicata egli è uno dei grandi maestri del classicismo-rococò napoletano. L'opera è di eccelsa qualità tanto che, in via del tutto cautelativa, viene presentata come uscita dalla bottega dell'artista, ovvero eseguita sotto la sua direzione e col suo intervento diretto in talune parti della tela.

  • Andrea di Bartolo (Siena 1358/1364 – 1428) Bottega-Workshop of
    Lotto 14

    Andrea di Bartolo (Siena 1358/1364 – 1428) Bottega-Workshop of
    "San Ludovico da Tolosa"
    Tempera e oro su tavola
    "St. Louis of Toulouse "
    Tempera and gold on panel
    Diametro 17 cm

    Si ringrazia il Prof. Alessandro Delpriori per aver confermato l’attribuzione

    Figlio di Bartolo di Maestro Fredi, con incerti riferimenti biografici, lo sappiamo iscritto nel Breve dell'Arte nel 1389, ovvero presso il ruolo dei pittori di quella città. All'inizio della sua carriera lavora nella bottega del padre, seguendone lo stile e creando una confusione attributiva tra i due. La sua personalità emerge solo dopo la morte del padre, quando i suoi dipinti mostrano stilemi prossimi a Spinello Aretino; risentono anche dell'influenza di Taddeo di Bartolo. Le opere migliori del suo ampio catalogo le ritroviamo nelle tavole di piccolo formato e nelle miniature

  • Scuola Veneziana del XVII/XVIII secolo
    Lotto 15

    Scuola Veneziana del XVII/XVIII secolo
    "Testa di carattere o uomo sorridente"
    Olio su tela
    Monogrammato LPF
    Provenienza: Castello Visconti di Somma Lombardo (Varese)
    Christie's, Roma, asta del 17 dicembre 2003 (come Scuola Veneziana)
    Venetian School of the 17th/18th century
    "Head of Old Man or laughing man"
    Oil on canvas
    LPF monogrammed
    Provenance: Visconti Castle of Somma Lombardo (Varese)
    Christie's, Rome, auction of December 17, 2003 (as Venetian School)
    46,5 x 38 cm

    Opera proveniente dalla Collezione Visconti, esposta a Venezia "Teste di fantasia del Settecento veneziano", Fondazione Cini, Galleria di Palazzo Cini di Campo San Vio e pubblicata nell'omonimo catalogo, pagine 68 e 69

  • Karel Dujardin (Amsterdam 1626 - Venezia 1678) attribuito
    Lotto 16

    Karel Dujardin (Amsterdam 1626 - Venezia 1678) attribuito-attributed
    "Paesaggio con viandanti"
    Olio su tela
    "Landscape with travellers"
    Oil on canvas
    59,5 x 50,5 cm

    Dopo il suo alunnato presso Nicolaes Berchem, Karel si trasferisce in Italia nel 1642, dove, seppur giovanissimo, entra nella comunità d'artisti Bentvueghels di Roma. Successivamente viaggia e soggiorna in Francia e nei Paesi Bassi, ritorna a Roma nel 1675 per risiedere poi a Venezia fino alla morte. La sua arte è una sintesi mirabile della sua predisposizione paesaggistica e del suo interesse per la pittura bambocciante.

  • Anton Maria Vassallo (Genova 1617/18 - Milano 1660)
    Lotto 17

    Anton Maria Vassallo (Genova 1617/18 - Milano 1660)
    "Angelo Custode"
    Olio su tela
    "The Guardian Angel"
    Oil on canvas
    37,5 x 50,5 cm

    L'opera è corredata da un expertise redatto dalla dottoressa Anna Orlando, disponibile su richiesta

    Questa incantevole tela, dall'altissima qualità esecutiva, è opera del pittore genovese Antonio Maria Vassallo "il più fiammingo dei genovesi" così definito dalla dott.ssa Anna Orlando autrice della monografia sul pittore (Anton Maria Vassallo, Sagep, 1999).
    Le informazioni sulla vita del pittore le riporta il biografo R. Soprani nelle "Vite de' pittori, scultori, ed architetti genovesi" (in questa seconda edizione rivedute, accresciute, ed arricchite di note da Carlo Giuseppe Ratti, Tomo primo, 1768-1769, pp 332-333) che presto dalla morte ci fu rapito: e il poco di lui dipinto superò in merito il molto di tanti altri, che lunga via fornirono. (Soprani,/Ratti, p. 332). Allievo di Vincent Malò (Cambrai 1606/1067-Roma 1650/51 circa) .. si rendette in breve padrone del vago, e grazioso colorire del Maestro, che dal famosissimo Rubens appreso l'avea” (p. 332). Aperta bottega propria dipinse " tele ad olio in grande, e in piccolo, nel quali a meraviglia riusciva. Ebbe occasioni di fare ritratti: e n'acquistò molto grido per la somiglianza, che avevano co' proposti originali: siccome pure assai fu stimata la sua perizia nel dipingere al naturale fiori, frutti, animali, e paesi; per divenire universale in Pittura ” ( p. 333).
    Le sue opere risentono dell’influenza dei suoi colleghi contemporanei Sinibaldo Scorza e Grechetto (Giovanni Benedetto Castiglione).
    La scena raffigurata nella tela, iconografia molto diffusa nell’arte, è "L’angelo custode” dipinto devozionale realizzato per il mercato privato viste le piccole dimensioni. Il soggetto principale è appunto l’angelo che nella tradizione cristiana ci viene affiancato dalla nascita ed ha lo scopo di accompagnarci, aiutarci e proteggerci durante tutto il cammino della nostra vita.
    Il nostro dipinto è corredato dalla scheda attributiva della dott.ssa Anna Orlando che suggerisce una datazione entro il 1640 sottolineandone il "brio e la velocità di esecuzione" non mancando le delicatezze: qui per esempio nell’utilizzo di alcune pennellate minute con il colore rosa.

  • Scuola Francese del XVIII secolo
    Lotto 18

    Scuola Francese del XVIII secolo
    "Scena erotica con suora fustigata da frate"
    Olio su tavola
    French School of the 18th century
    "Erotic scene with a nun flogged by a friar "
    Oil on panel
    29,2 x 36,5 cm

  • Achille Lampugnani (Milano 1836 - Novara 1904) attribuito
    Lotto 19

    Achille Lampugnani (Milano 1836 - Novara 1904) attribuito - attributed
    "Il sacco di Roma del 1084"
    Olio su tela
    "The sack of Rome in 1084"
    Oil on canvas
    175 x 235 cm

    Lampugnani presenta una tela di questo soggetto nel 1861, in occasione del premio di pittura "Luigi Canonica" presso la Reale Accademia di Belle Arti di Milano

  • Guido Reni (Bologna 1575 - 1642) bottega/seguace - workshop/follower
    Lotto 20

    Guido Reni (Bologna 1575 - 1642) bottega/seguace - workshop/follower
    "Trionfo di Giobbe"
    Olio su tela
    "Triumph of Job"
    Oil on canvas
    170 x 130 cm

    L’opera riproduce la pala oggi a Parigi, Cattedrale di Notre-Dame, proveniente dalla chiesa di Santa Maria dei Mendicanti a Bologna, realizzata dal maestro felsineo tra il 1621 e il 1636

  • Scuola Lombarda del XVII secolo
    Lotto 21

    Scuola Lombarda del XVII secolo
    "Davide e Golia"
    Olio su tela
    Lombard School of the 17th century
    "David and Goliath"
    Oil on canvas
    58 x 44 cm

  • Scuola Lombarda del XVIII secolo
    Lotto 22

    Scuola Lombarda del XVIII secolo
    "Ritratto di nobiluomo"
    Olio su tela
    Lombard School of the 18th century
    "Portrait of a nobleman"
    Oil on canvas
    112 x 97 cm

    L’opera colpisce per la ricchezza e la bellezza dell’abito. Il nobiluomo ci appare in piedi davanti al suo scrittoio. Veste una marsina grigia, ricca di ricami dorati, con larghi bottoni e maniche risvoltate, anch’esse finemente ricamate, su sottomarsina dorata e camicia bianca arricchita da cravatta. Il richiamo va a Vittore Ghislandi, detto Frà Galgario, e alle ricche vesti dei due capolavori “Ritratto del conte Tassis”, oggi a Brera, e “Ritratto di cavaliere dell’ordine costantiniano”, conservato al Museo Poldi Pezzoli di Milano. È assai probabile, quindi, che la tela in questione sia lombarda e risalente agli anni ’20 del XVIII secolo

  • Scuola Romana della fine del XVIII secolo
    Lotto 23

    Scuola Romana della fine del XVIII secolo
    "Ritratto di nobiluomo"
    Olio su tela
    Roman School of the late 18th century
    "Portrait of a nobleman"
    Oil on canvas
    90 x 76 cm

    L’opera ha strette affinità con la produzione della ritrattistica romana della seconda metà del Settecento. Oltre all’influsso di Pompeo Batoni, principe dei ritrattisti romani dell’epoca, essa mostra un legame con i ritratti di Domenico Corvi

  • Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 27 agosto 1576) copia seicentesca
    Lotto 24

    Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 27 agosto 1576) copia seicentesca - copy of the 17th century
    "Venere che benda Amore"
    Olio su tela
    "Venus blindfolding Love"
    Oil on canvas
    114 x 166 cm

    L'opera proviene da un'importante collezione privata lombarda. Le dimensioni, la qualità pittorica e la splendida cornice rendono l'insieme di assoluto fascino e fanno presupporre che in origine fosse conservata nel loro palazzo cittadino.

  • Scuola Italiana del XVII/XVIII secolo
    Lotto 25

    Scuola Italiana del XVII/XVIII secolo
    Paesaggio con rovine
    Olio su tela
    Italian School of the 17th/18th century
    Landscape with ruins
    Oil on canvas
    56 x 73,5 cm

  • Scuola Veneziana del XIX secolo
    Lotto 26

    Scuola Veneziana del XIX secolo
    "Canal Grande al Ponte di Rialto" e "Bacino di San Marco con Palazzo Ducale"
    Coppia di tempere/gouaches su tela
    Antiche etichette al retro sulla schiena di legno: Doge’s Palace at Venice 1822 - Ponte Rialto at Venice 1822
    Venetian School of the 19th century
    "Grand Canal at the Rialto Bridge" and "San Marco Basin with Doge's Palace"
    Pair of tempera paints, gouaches on canvas
    Ancient labels placed on the wooden back: Doge's Palace at Venice 1822 - Ponte Rialto at Venice 1822
    20 x 29 cm

    Le due tempere sono un mirabile documento della vedutistica veneziana al principio del XIX secolo. Caduta la Serenissima Repubblica, in Italia e in Europa non si placa il desiderio collezionistico di possedere vedute veneziane. Morti tutti i grandi vedutisti del Settecento (Canaletto, Marieschi, Bellotto, Guardi e Tironi) sono i nuovi esponenti a sostenere le richieste di mercato. Alcuni di essi hanno radici, biografiche e stilistiche, settecentesche come Vincenzo Chilone, Giuseppe Bernardino Bison, Giacomo Guardi e Giuseppe Borsato; altri, come Ippolito Caffi, Luigi Querena, Carlo e Giovanni Grubacs e Francesco Zanin sono artisti nati nel XIX secolo che, pur mantenendo in vita la tradizione vedutistica, la trasmettono riscrivendola con le velature romantiche insite nella cultura del tempo. Le tempere in questione sono intrise di morbide tonalità e di calda luminosità. Venezia è vista senza alcuna mestizia, anzi: la luce rende cristallina la città, che riverbera del suo antico splendore. Le acque sono popolate dal passaggio delle barche. Quella che un tempo era una città dipinta come fatata e meravigliosa, qui è soggetta a una visione dualistica, divisa tra lo splendore architettonico e l’anima popolaresca delle imbarcazioni e dei personaggi che le popolano

  • Jan van Scorel (Schoorl 1495 - Utrech 1562) cerchia di - circle of
    Lotto 27

    Jan van Scorel (Schoorl 1495 – Utrecht 1562) cerchia di-circle of
    "Ritratto di nobildonna"
    Olio su tavola
    "Portrait of a noblewoman"
    Oil on panel
    31 x 25 cm

    Jan van Scorel si formò in Olanda, approdando infine da Jan Gossaert a Utrecht. Nel 1519 viaggia verso l’Italia, passando per Norimberga, dove conosce Albrecht Dürer. Giunto a Venezia nel 1520, s'imbarcò per la Terrasanta, tornando due anni dopo e fermandosi a Roma. Qui conosce l'opera di Raffaello e di Michelangelo, e ottenne la protezione di papa Adriano VI, originario di Utrecht. Alla morte del pontefice, Jan torna a Utrecht per rimanerci stabilmente. I viaggi giovanili hanno arricchito la sua complessa formazione senza allontanarlo, comunque, dalla tradizione artistica olandese. È ricordato soprattutto per la parte più preziosa e originale della sua attività artistica: i ritratti. L’opera in esame mostra stretta attinenza con la produzione di van Scorel, persino una somiglianza fisionomica con la sua compagna Agathe van Schoonhoven, di cui si conserva un ritratto, dipinto dallo stesso nel 1529 a Roma presso la Galleria Doria Pamphili. L’opera, ascritta alla cerchia di pittori cresciuti nella sua bottega o fortemente influenzati dalla sua arte, dopo un restauro che la liberi delle ridipinture, avrà una lettura più consona e mostrerà, completamente, la leggera consistenza pittorica con cui è stata realizzata, nonché una vellutata resa visiva, peculiarità impresse alla ritrattistica dal grande maestro olandese

  • Giulio Carpioni (Venezia 1613 - Vicenza 1678)
    Lotto 28

    Giulio Carpioni ( Venezia 1613 - Vicenza 1678)
    "Baccanale con vecchio fauno"
    Olio su tela
    "Bacchanal with an old faun"
    Oil on canvas
    54 x 71 cm

    Come riporta Orlandi (1753), il giovane artista inizialmente opera sotto Alessandro Varotari detto il Padovanino. Questa scelta giovanile, ha determinato una scelta decisamente in senso classico nella tradizione veneziana. L’artista comunque volge lo sguardo oltre la tradizione veneta e si dimostra sensibile anche alle influenze della pittura romana, del cortonismo di Ruschi e al naturalismo di Saraceni e Règnier, e non è indifferente all’asciutta espressione moralizzante del Poussin.
    Nell’opera in esame si riconosce la pittura schietta e misterica del Carpioni, vi si ritrova la sua ascendenza classicista ma al contempo quella bizzarria espressiva che trasforma i volti in caricature, tipica del suo vecchio amico Pietro della Vecchia. Non manca l’accenno a Tiziano, visto alla Scuola del Santo negli anni giovanili a Padova, espresso col del rosa manto della donna distesa e nell’illuminazione, a spot diremo oggi, delle figure che paiono avere ognuna una personale fonte d’illuminazione. Le rimembranze poussiniane si evincono dal tema moralizzante che denuncia la perdita della sana condotta a causa dell’abuso di vino e dalla stesura pittorica essenziale e armonizzata nei toni terrosi. Un preciso riferimento comparativo si ritrova nell’opera pubblicata nella monografia di Giuseppe Maria Pilo, numero 117 (Bacco, Cerere, Venere e fauno) Collezione Egidio Martini

  • Scuola Bolognese del XVIII secolo
    Lotto 29

    Scuola Bolognese del XVIII secolo
    "Ratto di Europa"
    Olio su tela
    Bolognese School of the 18th century
    "Rape of Europe"
    Oil on canvas
    42 x 29 cm

  • Scuola Italiana del XVII secolo
    Lotto 30

    Scuola Italiana del XVII secolo
    "Cupido e putto"
    Olio su tela
    Italian School of the 17th century
    "Cupid and putto"
    Oil on canvas
    76 x 51 cm

  • Henri de Favanne (Londra 1668 - Parigi 1752)
    Lotto 31

    Henri de Favanne (Londra 1668 - Parigi 1752)
    "Giudizio di Paride"
    Olio su metallo
    "Judgment of Paris"
    Oil on metal
    40 x 58 cm

    Dopo una prima formazione presso René-Antoine Houasse va a Roma e vi soggiorna tra il 1695 e il 1700. Tornato in Francia s’iscrive alla Académie Royale per spostarsi poi in Spagna presso lacorte della principessa des Ursins. Nel 1714 torna in Francia chiamato da Jean d’Aubigny e lavora alla decorazione del castello Chanteloup per almeno tre anni.
    In seguito, nel 1724, partecipa al grande cantiere dell’Hotel du Grand Maître a Versailles al fianco dei più importanti pittori del tempo, in particolare con Jean Restout e Charles-Antoine Coypel. Da questo punto in poi la carriera di de Favanne vive il massimo splendore, egli, infatti, è nominato professore dell’Académie nel 1725 e nel 1748 rettore della stessa. L’opera in esame mostra una grande raffinatezza pittorica, essa è realizzata con pennellata sciolta e precisa.
    La rappresentazione dei corpi è perfettamente definita con un delicato gioco chiaroscurale. L’impianto compositivo, il medesimo usato spesso dall’artista, vede le figure iscritte in un semicerchio. Inoltre se osserviamo l’opera che meglio ci aiuta ad avvallare la nostra tesi, ovvero la tela conservata al Museo di Tours “La caduta di Fetonte” osserviamo una stretta rassomiglianza coi visi dei personaggi nonché l’impianto cromatico algido e irradiato di luce. Infine una nota molto importante è la presenza del cupido reclinato all’indietro, particolare compositivo presente assiduamente nei putti e negli angeli di Henri de Favanne.

    Si riporta la presenza di una scheda redatta dal Professore Girolamo Devanna, ove l’opera è riferita a Dirck van der Lisse.

  • Scuola di Fontainebleau
    Lotto 32

    Scuola di Fontainbleau
    "Putti che danzano"
    Olio su tavola
    School of Fontainebleau
    "Dancing putti"
    Oil on panel
    50 x 107 cm

    Il soggetto dei putti giocosi o danzanti è una ripresa dall’antico operata nel Rinascimento italiano, eseguita, tra gli altri, da Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone (Pordenone 1483/84 – Ferrara 1539), Raffaello Sanzio (Urbino 1443 – Roma 1520) e in scultura da Donatello (Firenze 1386 – 1466). Successivamente il tema ebbe fortuna a Venezia con Tiziano (Pieve di Cadore 1490 – Venezia 1576) e grazie a Jacopo Tatti detto il Sansovino (Firenze 1486 – Venezia 1570), il quale inserì, nel cuore della città, Piazza San Marco, un gioco di putti e ghirlande sulla facciata della Biblioteca Marciana. Con la divulgazione delle stampe, ricordiamo, tra le altre, “Cinque putti danzanti” di Amico Aspertini (Bologna 1475 – 1552) e“Cinque putti che danzano in cerchio” di Marcantonio Raimondi (Bologna 1480 – 1534), il tema ebbe vigoroso riscontro ben oltre i confini nazionali. Nella nostra opera, la scena risulta formata da tre cerchi di putti distinti, sapientemente raccordati tra loro. L’immagine emana tenerezza, spontanea giocosità e allegria. Dal punto di vista stilistico si nota un semplice e sapiente gioco chiaroscurale, l’esigua composizione scenica limitata al sipario raccolto lateralmente, infine, i contorni marcati delle figurine rimarca il levigato candore delle paffute carni. In considerazione di quanto detto l’opera mostra peculiarità con il complesso ambito definito école de Fontainebleau ove lo stile locale e fiammingo si esprimono nei modi del Rinascimento italiano, senza comunque perdere completamente la loro radice espressiva. Tra le importanti figure italiane, ricordiamo: Rosso Fiorentino (Firenze 1494 - Fontainebleau 1540), Primaticcio (Bologna 1504 - Parigi 1570) e Nicolò dell’Abate (Modena 1512 - Fontainebleau 1571). Tra gli artisti francesi e fiamminghi, per gli indubbi meriti di assimilazione e riproposizione originale delle novità italiane, vanno citati: Antonie Caron, Noel Jallier, Toussaint Dubreuil, Ambroise Dubois, Jacob Bunel, Guillame Dumée, Gabriel Honne

  • Scuola Olandese del XVII secolo
    Lotto 33

    Scuola Olandese del XVII secolo (firma indecifrabile e data 1695 in basso a destra)
    "Piccioni"
    Olio su tela
    Dutch School of the 17th century (undecipherable signature and date 1695 lower right)
    "Pigeons"
    Oil on canvas
    35 x 46 cm

  • Scuola Lombarda del XVIII secolo
    Lotto 34

    Scuola Lombarda del XVIII secolo
    "Coppia di contadini"
    "Popolani a tavola"
    Coppia di dipinti ad olio su tela
    Lombard School of the 18th century
    "Couple of peasants"
    "Peasants at the table"
    A pair of oil paintings on canvas
    76,5 x 97,5 cm

    La notevole coppia di tele s’inserisce nel complesso filone di pittura di pitocchi lombarda. A seguito del successo dei maestri di questo ambito, Giacomo Francesco Cipper detto il “Todeschini”, Antonio Cifrondi e Giacomo Ceruti detto “Il Pitocchetto”, molti artisti si occuparono di questo tema originariamente giunto in Italia, soprattutto, grazie a Eberhard Keilhau detto “Monsù Bernardo”. Le vesti sono eseguite con larghe campiture di colore, mutuando l’esempio del Cipper, mentre volti e oggetti realizzati con fare meticoloso e particolareggiato tanto che questi personaggi assumono una forte valenza realistica di lombardo-emiliano.

  • Scuola Austriaca del XIX secolo
    Lotto 35

    Scuola Austriaca del XIX secolo
    "Ritratto dell'Imperatore Francesco II d'Austria"
    Al retro titolazione "Kaiser Franz II"
    "Ritratto Arciduca Carlo d'Asburgo"
    Al retro iscrizione in lingua tedesca
    Coppia di dipinti ad olio su tela
    31 x 23.5 cm
    33 x 23.5 cm
    Austrian School of the 19th century
    Pair of oil on canvas
    "Portrait of Emperor Franz II of Austria"
    On the back titled "Kaiser Franz II"
    31 x 23.5 cm
    "Portrait Archduke Charles of Habsburg"
    On the back inscription in German
    33 x 23.5 cm

  • Scuola Italiana del XVII secolo
    Lotto 36

    Scuola Italiana del XVII secolo
    "Predica di San Giovanni Battista"
    Olio su tela
    Italian School of the 17th century
    "Sermon of St. John the Baptist"
    Oil on canvas
    64 x 50 cm

  • Scuola Romana XVII/XVIII secolo
    Lotto 37

    Scuola Romana XVII/XVIII secolo
    "Paesaggio"
    Olio su tela
    Roman School of the 17th/18th century
    "Landscape"
    Oil on canvas
    87 x 69 cm

    L'opera si inserisce nell'interessante panorama paesaggistico romano a cavallo tra Sei e Settecento. Chiaramente l'opera risente della lezione di Gaspard Dughet, con il divagare in questa vallata lacustre chiusa dalla canonica quinta montagnosa all'orizzonte. Non manca un accenno all'altro grande padre del paesaggio, ovvero Salvator Rosa, che sicuramente ha ispirato la quercia spezzata in primo piano. L'insieme è chiaramente di gusto favolistico e poetico, tutto è sospeso in una dimensione senza tempo, le genti portano vesti del tempo e vesti classiche, come gli accenni architettonici che svariano dai fastosi ruderi diruti, alle antiche torri sino ai rustici casolari. Questi elementi ci aiutano a datare l'opera tra XVII e XVIII secolo, quando a Roma operavano quei maestri che traghettarono il paesaggio da barocco ad arcadico, quali: Jan Franz Van Bloemen, Andrea Locatelli, Paolo Anesi, Paolo Monaldi e Alessio De Marchis e Marco Ricci che ivi muoveva i primi passi che lo condurranno a diventare il più importante esponente del paesaggio veneto del Settecento

  • Francesco Zucco (Bergamo 1570 circa - 1627)
    Lotto 38

    Francesco Zucco (Bergamo 1570 circa - 1627)
    "Sacra famiglia e Sant’Antonio"
    Olio su tela
    "The Holy Family and Saint Anthony"
    Oil on canvas
    35 x 44 cm

    Bergamasco d’origine, Francesco Zucco si forma a Cremona presso Antonio e Vincenzo Campi, anche se le suggestioni maggiori le coglie da Giovan Battista Moroni. Coetaneo e amico di Cavagna e Salmeggia, coi quali forma talvolta sodalizi professionali. La sua attività è prevalentemente dedicata alla ritrattistica, anche se non sono rare le tele a carattere devozionale sparse nelle chiese di Bergamo e provincia. La sua produzione è qualitativamente apprezzata dalla critica, tanto da considerare Zucco una delle personalità di primo piano nel panorama dell'arte lombarda tra Cinque e Seicento. Il nostro dipinto mostra un’impostazione legata a schemi rinascimentali, mentre le figure evidenziano una plasticità e un dinamismo tipicamente manieriste. In particolare il piccolo Gesù Bambino, che pare incedere verso lo spettatore, accoglie certi modi veneziani e in particolare di Palma il Giovane, pittore attivo nella vicina Brescia e dintorni. Non mancano afflati dell’amico Enea Salmeggia e del suo linguaggio controriformato. Inoltre, è riscontrabile, in quel delicato gioco di luce che fa emergere le figure dallo sfondo tetro, l’influsso degli esempi contemporanei del Cerano e del Procaccini

  • "Maestro del Compianto di Scandicci" o "Maestro della Lamentazione di Scandicci" attivo a Firenze nel primo quarto del XVI secolo
    Lotto 39

    "Maestro del Compianto di Scandicci" o "Maestro della Lamentazione di Scandicci" attivo a Firenze nel primo quarto del XVI secolo
    "Madonna del cardellino"
    Olio su tavola
    84 x 60 cm
    "Maestro del Compianto di Scandicci" or "Maestro della Lamentazione di Scandicci" active in Florence in the first quarter of the 16th century
    "Madonna of the goldfinch"
    Oil on panel
    84 x 60 cm

    L'opera giunge con uno studio redatto dal Professore Alessandro Delpriori dell'Università di Firenze.
    L'expertise è disponibile su richiesta, la versione originale sarà consegnata all’acquirente.

  • Peter Paul Rubens (Siegen 1577 -  Anversa 1640) cerchia/seguace - circle of/follower
    Lotto 40

    Peter Paul Rubens (Siegen 1577 - Anversa 1640) cerchia/seguace - circle of/follower
    "Lot fugge da Sodoma con le figlie"
    Olio su tavola
    "Lot flees from Sodom with his daughters"
    Oil on panel
    52 x 67 cm

    Il dipinto ricalca l’originale di Rubens, del quale si conoscono diverse varianti. La versione più nota è conservata al John and Mable Ringling Museum di Sarasota, e si presume sia stata eseguita fra il 1617 e il 1620. Il Louvre possiede un disegno (Inv. 20314) appartenente a un gruppo, sul quale però la critica si trova a essere divisa, poichè non concorda sulla paternità rubensiana: propone l’attribuzione a Antoon van Dyck o a Lucas Vorsterman. Tra i molti pittori usciti dalla bottega di Rubens o fortemente influenzati dal maestro, ricordiamo anche: Cornelis e Paul de Vos, Thomas Willeboirts Bosschaert, Jacob Jordaens, Pieter Van Mol, Victor Wolvoet, Joanna Vergouwen, Jan Boeckhorst detto Lange Jan, Lucas Van Uden, Theodor Van Thulden, Peter Van Lint, Willem Van Harp, Vincent Adrianssen, Pieter Van Avont, Jan e Hendrick van Balen, Theodor Boeyemans o Boeijermans, Vincent Malò, Gerard Segher Gaspar de Crayer e Abraham Willemsens

  • Francesco Casanova (Londra 1727 - Modling 1802) attribuito-attributed
    Lotto 41

    Francesco Casanova (Londra 1727 - Modling 1802) attribuito-attributed
    "Cavaliere con paggio"
    Olio su tela
    "Knight with page"
    Oil on canvas
    31 x 42 cm

    Universalmente conosciuto come straordinario pittore di battaglie, Francesco Casanova fu altresì pittore di scene di vita popolare inserite in contesti paesaggistici. Egli si perfeziona come pittore prima a Venezia presso i Guardi poi in Emilia presso A. Joli e F. Simonini, infine a Parigi nella bottega del noto battaglista C. Parrocel. Uomo coltissimo e poliglotta, oltre al grande riscontro ottenuto a Parigi, ebbe modo di lavorare per la corte degli Asburgo a Vienna e per Caterina II di Russia. L’opera in esame presenta il suo canonico schema coloristico, ovvero dal grigiore metallico del cielo e dell’ambiente circostante emergono cangianti le figure. Se il cavaliere, con l’accesso giallo della sua giacca, ricorda la pittura veneziana è altresì evidente come l’opera risenti dei modi francesi, con questa atmosfera soffusa e l’eleganza, puramente rocaille, delle movenze. Innumerevoli sono gli esempi museali a cui far riferimento: "Paesaggio" e "Pastore con mucca nei pressi di una fontana" del Museo di Lille, i vari disegni con paesaggi e scene di vita conservati al Louvre, il "Pastori e greggi alla fonte" dell’Albertina di Vienna e il dipinto Paesaggio campestre del Museo del Palatinato di Heidelberg, per citarne alcuni

  • Scuola Inglese del XVIII secolo
    Lotto 42

    Scuola Inglese del XVIII secolo
    "Ritratto di nobiluomo Inglese"
    Olio su tela
    English School of the 18th century
    "Portrait of an English nobleman"
    Oil on canvas
    127 x 101 cm

  • Scuola Francese del XVIII secolo
    Lotto 43

    Scuola Francese del XVIII secolo
    "Capriccio con obelisco" e "Capriccio con personaggi"
    Coppia di oli su tavola
    Firmati in basso a sinistra J.N.J fecit 1748
    French School of the 18th century
    "Capriccio with obelisk" and "Capriccio with characters"
    Pair of oils on panel
    Signed J.N.J fecit 1748 on the lower left
    24,5 x 36,5 cm

    Le opere, secondo l'attribuzione orale, potrebbero essere di Jacques Nicolas Julliard (Parigi 1715 - 1790)

  • Scuola Italiana del XVII secolo
    Lotto 44

    Scuola Italiana del XVII secolo
    "Gesù servito dagli angeli"
    Olio su ardesia
    Italian School of the 17th century
    "Jesus served by angels"
    Oil on slate
    32 x 44 cm

  • Cesare Fracanzano (Bisceglie 1605 - Barletta 1651 o 1652)
    Lotto 45

    Cesare Fracanzano (Bisceglie 1605 - Barletta 1651 o 1652)
    "San Pietro"
    Olio su tela
    "Saint Peter"
    Oil on canvas
    99 x 79 cm

    Cesare Fracanzano è figlio di Alessandro Fracanzano, nobile originario di Verona e pittore di maniera, sposato dal 1602 con la biscegliese Elisabetta de Milazzo. Cesare nasce nel 1605 a Bisceglie, ed insieme al fratello Francesco seguì gli insegnamenti del padre, sino a quando entrò nella bottega di Jusepe de Ribera, detto lo Spagnoletto, a Napoli. Il suo stile pittorico risente del naturalismo esasperato del Ribera, ma lascia intravedere una cultura ampia che abbraccia la lezione del Tintoretto, dei Carracci e Guido Reni. Nel 1626 lascia Napoli per trasferirsi a Barletta, dove sposa Beatrice Covelli. Negli anni della sua maturità opera molto nella cittadina pugliese, chiese e palazzi; di tanto in tanto si sposta a Napoli, Roma e in altre località della Puglia per assolvere all’ampia messe di commissioni. Il dipinto di fine qualità rappresenta San Pietro, riconoscibile dal bellissimo gallo che vediamo marginalmente a sinistra. La figura del Santo emerge dal fondo scuro, il vigore dell’immagine e il forte accento naturalistico lo ricollegano ai pittori tenebrosi attivi alla metà del XVII secolo, a Novelli, a Van Dyck, alla pittura bolognese e, ovviamente, del Ribera. L’opera si può certamente iscrivere alla prima maturità del Fracanzano per l’evidente lezione del naturalismo riberesco: la cura estrema nella realizzazione del rugoso viso, la figura che emerge dal fondo scuro, l’accostamento delle tinte calde e fredde delle vesti, la luce di caravaggesca memoria che proviene dall’alto a destra e colpisce l’Apostolo. L'opera è un' elaborazione di un modello di successo del Fracanzano, quindi un' interessante aggiunta al suo catalogo

  • Pier Antonio Palmerini (circa 1500 - Urbino 1538)
    Lotto 46

    Pier Antonio Palmerini (circa 1500 - Urbino 1538)
    "Consegna delle chiavi a San Pietro"
    Olio su tavola
    "Delivery of the keys to Saint Peter"
    Oil on panel
    170 x 111 cm

    Si ringrazia il Professore Alessandro Delpriori per aver confermato l’attribuzione.

    L’opera ritrae il momento esatto in cui Gesù consegna le chiavi a Pietro, primo pontefice, come scritto nel Vangelo di Matteo: “A te darò le chiavi del regno dei cieli”. Palmerini è allievo di Timoteo Viti e di Girolamo Genga. Verosimilmente, ha accompagnato quest’ultimo a Roma all’inizio degli anni Venti del Cinquecento, dove studia attentamente le opere di Raffaello e di Michelangelo, e tra i ricordi di questo impegno giovanile si trovano alcuni dipinti eseguiti dopo il rientro nelle Marche. Giunto a Pesaro, collabora con Giacomo di Marco da Firenze e inizia l’attività di pittore con ottime commissioni da parte del clero e della nobiltà locale. Nel 1526 Palmerini e Giacomo di Marco si trasferirono a Ragusa (Dubrovnik), probabilmente chiamati in seguito alla scomparsa dei tre maggiori pittori locali. Ma la coppia si sfalda, in quanto Giacomo sparisce dalle cronache, quasi sicuramente ucciso dalla peste, mentre Palmerini resta in territorio dalmata sino al 1530. Qualche tempo dopo lo ritroviamo a Pesaro, dove da qualche mese era aperto il cantiere decorativo della Villa Imperiale, su commissione della duchessa Eleonora; a questo importante cantiere operarono, sotto la direzione di Genga, Raffaellino del Colle, Agnolo Bronzino, Francesco Menzocchi, Dosso e Battista Dossi e il paesaggista mantovano Camillo Capelli

  • Francesco Vanni (Siena 1563 - 1610)
    Lotto 47

    Francesco Vanni (Siena 1563 - 1610)
    "Cristo benedicente"
    Olio su tela
    "Blessing Christ"
    Oil on canvas
    67 x 56 cm

    Francesco Vanni frequenta, in gioventù, prima l’ambiente tardo manierista senese, poi passa a Bologna, presso la bottega di Bartolomeo Passarotti, finendo il suo ciclo formativo quale aiuto di Giovanni de Vecchi, a Roma. La sua indole, comunque, lo porta verso i toni e le forme baroccesche. La sua pittura è rosea e sfumata, i chiaroscuri sono avulsi da qualsiasi eccesso. La sua arte ricercava delicatezza e armonia e, grazie al suo candore mistico, ispirava una percezione di purezza celestiale.

  • Paolo Anesi (Roma 1697 - 1773)   cerchia di - circle of
    Lotto 48

    Paolo Anesi (Roma 1697 - 1773) cerchia-circle of
    "Paesaggi"
    Coppia di dipinti olio su tela
    "Landscapes"
    A pair of oil paintings on canvas
    194 x 131 cm

    La vita di Paolo Anesi, per mancanza di dati certi, non è esattamente conosciuta, mentre la sua attività pittorica si può ricostruire grazie ad un gruppo di opere sicuramente di sua mano. I temi dei suoi dipinti e delle sue incisioni sono le vedute e paesaggi di Roma e della campagna romana. Anesi si può definire un paesaggista puro e arcadico, con sparuti richiami classicheggiati, alla Andrea Locatelli, pittore con il quale condivise parallelamente l’attività di paesaggista. La sua attenzione è indirizzata al paesaggio, che predomina su architetture e rovine. Preferisce al dato realistico o storico quello aneddotico favolistico delle umili genti. Alle vedute auliche di Roma, in voga ai suoi tempi, egli preferiva vedere l’Urbe sempre da angoli anonimi della campagna circostante; al fasto eroico dei paesaggi di van Bloemen preferiva immortalare qualche disadorno sobborgo sulle rive del Tevere o una quieta campagna vissuta pacificamente da rare figure.
    La coppia di tele in questione riscontra molte analogie stilistiche con le opere certe di Anesi. Tra queste, le più affini sono gli affreschi paesaggistici eseguiti da Paolo nella stanza di Zeus, Antiope e Amphione, presso Villa Albani-Torlonia, pubblicati in “Trittico paesaggistico romano del ‘700”, curato da Andrea Busiri Vici, dalla foto 52 alla 67.
    Analizzando invece i particolari, osserviamo come le nostre tele siano pertinenti ai modi di Anesi, vissute da poveri contadini, pescatori, cacciatori e viandanti, scevri da valori simbolici e semplicemente intenti alle loro umili faccende. Inoltre, le case poste in secondo piano sono viste frontalmente o leggermente di scorcio, come nella maggior parte delle sue opere. Concludendo, annotiamo altri punti di contatto nelle voluminose nuvole solfuree e nelle grandi querce che, su una tela, sono riprese in parte ed entrano appena con qualche ramo in scena, mentre nell’altra s’intrecciano con i tronchi sui quali un’edera vi si arrampica, ricalcando altre peculiarità dell’espressione pittorica di Anesi

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