ARGENTI, DIPINTI, ARTE ORIENTALE ED OGGETTI D'ARTE
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Lotto 61 Scuola italiana del XVIII secolo da Raffaello
Madonna del Velo
Olio su tavola
Italian school of the 18th century from Raphael
Madonna of the Veil
Oil on panel
114 x 94 cm -
Lotto 62 Scuola Toscana del XVII secolo
Lot e le figlie fuggono da Sodoma in fiamme
Olio su vetro
Tuscan school of the 17th century
Lot and his daughters flee from burning Sodom
Oil on glass
35 x 37 cm
Secondo la narrazione del Libro della Genesi, Lot diede ospitalità nelle propria casa a due angeli di aspetto maschile, offrì le proprie figlie vergini alla folla di Sodoma, per salvare i due angeli. Di contro, gli angeli ostacolarono la folla per dare alla famiglia di Lot il tempo di allontanarsi dalla città, prima della distruzione divina con fuoco e zolfo. Lot fugge con la moglie e due delle quattro figlie, la sposa di Lot rivolse lo sguardo indietro e rimase pietrificata in una statua di sale, mentre Lot e le figlie giunsero a Zoar, rifugiandosi in una grotta di montagna.
L'opera racconta esattamente l'allontanamento della famiglia da Sodoma in fiamme e tra la città e le tre figure in primo piano si scorge la sagoma bianca della moglie pietrificata. Il dipinto realizzato su vetro e conservato in una cornice di assoluto rilievo, è da iscrivere alla scuola toscana del XVII/XVIII secolo. -
Lotto 63 Girolamo da Santacroce (San Pellegrino Terme 1490 - Venezia 1556)
Sacra Famiglia
Olio su tavola
The Holy Family
Oil on panel
82 x 64,5 cm
L'opera è saldamente riferita ai canoni espressivi di Giovanni Bellini e della sua bottega come dimostrano le opere "Madonna con il Bambino benedicente tra santi" opera firmata del maestro e conservata nella chiesa di San Francesco della Vigna a Venezia, oppure il dipinto di Bottega belliniana "Madonna con Gesù bambino benedicente tra santi", conservato all'Accademia Carrara di Bergamo. In queste due opere il Bimbo è ripreso nella medesima movenza e postura della nostra opera.
Ad una analisi attenta la pregevole tavola, nel folto panorama dei "pittori belliniani", trova perfetta aderenza esecutiva e stilistica con le opere del maestro lombardo e veneziano d'adozione Girolamo da Santacroce.
La pennellata fluida e sottile, il panneggio spigoloso, l'aspetto serafico e monumentale dei personaggi nonché il San Giuseppe con copricapo orientale sono elementi inconfondibili della sua espressione artistica -
Lotto 64 Bottega o allievo di Tiziano (1488 o 1490 - 1576) XVI-XVII secolo
Ecce Homo
Olio su tela
Workshop or follower of Titian (1488 or 1490 - 1576) 16th-17th century
Ecce Homo
Oil on canvas
65x50 cm
Copia dal prototipo tizianesco conservato al Prado, che nel tempo ha avuto tanta fortuna, l'opera in esame si distingue per l'estrema qualità e la pennellata materica con cui è stata realizzata. La forte capacità espressiva, che cristallizza il solitario dolore di Gesù, lascia intendere che sia stata eseguita da un artista perfettamente e profondamente a conoscenza dell'arte e della tecnica tizianesca e non un di semplice copista. Quindi, in via del tutto prudenziale viste le sopraccitate qualità, l'opera è da assegnare alla produzione della stretta cerchia del Tiziano; probabilmente realizzata nella sua bottega sotto il suo diretto controllo oppure, qualche anno dopo, da uno dei suoi migliori allievi. Di conforto alla tesi esposta va segnalata un'opera identica per qualità e finezza realizzativa, tanto da ipotizzare che si tratti della stessa mano, conservata al Museo di Chiari, Galleria Repossi, presentata come eccelsa replica di bottega. -
Lotto 65 Andrija Medulic, Andrea Meldolla detto Andrea Schiavone o lo Schiavone (1510/15 - 1563)
Il giudizio di Paride
Olio su tavola
The judgment of Paris
Oil on panel
43x136 cm
Nato a Zara intorno agli anni 1510-15 in Dalmazia, motivo per cui, trasferitosi a Venezia, viene soprannominato “Schiavone”, nomignolo che definiva i dalmati. In realtà era un italiano nato in Dalmazia, essendo i genitori, originari della cittadina romagnola di Meldola, vicino a Forlì. Il padre Simone, infatti, ricopre in quegli anni la carica di conestabile della Serenissima nella città di Zara. Le scarne notizie biografiche sullo Schiavone rendono piuttosto oscura la ricostruzione della sua formazione artistica anche se da note stilistiche è plausibile un apprendistato in terra emiliana e in particolare presso il Parmigianino. Grazie a Giorgio Vasari conosciamo la sua prima opera di pittura documentata dalle fonti, e oggi perduta. Come si deduce dalle Vite fu commissionata da Giorgio Vasari stesso nel 1540 per farne omaggio a Ottaviano de’ Medici. In questi anni, comunque, lo Schiavone piuttosto che dedicarsi alla pittura affina l’arte incisoria e probabilmente questo lunga attività grafica gli conferisce” una linea fluida e guizzante, elegantemente decorativa, che sintetizza liberamente le forme schizzando i profili delle figure con un incedere rapido e nervoso, senza peraltro che il virtuosismo disegnativo si risolva in composizioni soverchiamente elaborate” come annota acutamente Luca Bortolotti. Databili al principio degli anni Quaranta sono una serie di dipinti I dipinti ove salda l’elegante lezione parmigianinesca con la pittura veneziana e di Giorgione in particolare. Esemplificativi di questo periodo sono pure la serie di quattro tavolette del Kunst¬historisches Museum di Vienna con due Storie di Apollo e due Storie di Giove (con ogni probabilità formelle che decoravano un cassone o un armadio). Del 1547 è l’unico lavoro datato e firmato («Andrea Meldolla inventor»), ovvero l’acquaforte “Ratto di Elena”, in cui traspare chiaramente come l’artista fosse a conoscenza dell’operato del Raffaello e della “Battaglia di Costantino” delle Stanze vaticane in particolare. Gli anni Cinquanta vedono la piena maturazione dell’artista, produce autentici capolavori come “Le nozze di Cupido e Psiche” oggi al Metropolitan Museum di New York. Dipinge in maniera rapida e abbozzata, la sua pittura fa scuola, ma anche scalpore, tanto che alcuni stigmatizzano l’eccessiva sommarietà nell’esecuzione. Negli anni successivi, la sua irruenza si placa e si nota un ordine pittorico e una ritmica più classicamente veneziana e tizianesca nella fattispecie, come nel grande “Giudizio di Mida” oggi nelle Royal Collections di Hampton Court a Londra, oppure nella “Sacra Famiglia con s. Caterina del Kunst¬historisches Museum di Vienna. La notorietà e l’apprezzamento ufficiale per lo Schiavone si registra nel 1557, quando lavora al soffitto della Biblioteca Marciana di Venezia congiuntamente alle migliori personalità pittoriche del momento. Nell’ultima fase della sua vita si susseguono le commissioni pubbliche e opere realizzate per il raffinato collezionismo privato. Sono gli anni in cui realizza pannelli per il decoro di armadi, cassoni e spalliere, nonché piccoli dipinti di dal soggetto mitologico dando prova dei suoi più alti vertici qualitativi ed espressivi.
La nostra opera è indiscutibilmente un capolavoro dell’artista in quanto rappresenta la sintesi perfetta dell’apice raggiunto dall’arte Meldolla: le splendide figure femminili rappresentano la testimonianza del suo amore per il Parmigianino e per la sua innata propensione per la pittura immediata e sciolta, mentre il fiabesco paesaggio di quinta, da prova della sua profonda comprensione del magistero di Tiziano. A nostro giudizio, siamo di fronte ad un’opera eseguita alla fine degli anni Cinquanta del XVI secolo, ovvero al momento di massima creatività e qualità dello Schiavone. -
Lotto 66 Hendrick van Somer (Lokeren 1607- Napoli 1656)
San Girolamo
Olio su tavola ovale
Oil on oval panel
42 x 32 cm
L’ottima tavola rappresenta san Gerolamo nell’atto di scrivere, la scena si svolge nella penombra di una grotta e dietro il santo si scorge un piccolo brano paesaggistico.
Tra le molte presenze straniere van Somer è da annoverare tra le più significative personalità presenti a Napoli nel corso del primo Seicento. Giunto nel 1624 lo ritroviamo nella bottega del Ribera al quale si rifà sovente nei modelli grafici, anche se è evidente che oltre al maestro spagnolo osserva con attenzione anche Caravaggio. Nei decenni successivi van Somer medita sul panorama pittorico che lo circonda ammorbidendo le tensioni tenebrose e naturalistiche di Ribera e Caravaggio per una pittura neo-veneta basata sulla forza espressiva del colore.
La nostra opera mostra il complesso linguaggio di Somer con la radice riberesca evidente nella scelta del soggetto, l’espressività drammatica del vecchio braccio posto in netta evidenza, il tutto orchestrato con una tavolozza scarna che mette in risalto la forza simbolica del manto rosso che copre l’anziano santo meditabondo.
Precisi punti di convergenza realizzativa li troviamo nel teschio del nostro dipinto che ricalca esattamente quello presente nel capolavoro del Somer “San Girolamo” conservato a Roma presso la Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini. Inoltre, da considerare è la congruenza di come l’artista tratti il cielo, tingendolo rosa e solcato le leggere striature nuvolose riscontrabili nel “San Girolamo” di collezione privata pubblicato a pag. 252 da Giuseppe Porzio in “La scuola di Ribera” (Arte’m, Napoli 2014), del quale pare condivida anche la datazione alla fase tarda dell’artista. -
Lotto 67 Federico Bencovich (1677 - 1753) attribuito
Transito di San Francesco
Olio su tela
Passage of San Francesco
Oil on canvas
48 x 28 cm
L'opera con tutta probabilità è lo studio preparatorio per qualche dipinto di più ampie dimensioni. Nel suo piccolo formato, comunque, impressiona per la capacità di esecuzione tanto svelta quanto decisa, sicuramente in grado di far percepire il momento di patetica drammaticità. Artista di origine dalmata opera, dopo un apprendistato presso Cignani, tra Venezia, la Germania e Austria divenendo una delle più importanti personalità pittoriche del tempo e lasciando dietro a sé un' influenza di cui risentono molti pittori austriaci, tirolesi e tedeschi. Tra i maggiori eredi della sua arte vanno ricordati Franz Anton Maulpertsch e Paul Troger. Come in tutte le sue opere una importanza fondamentale è data dalla gelida luce che pervade l'opera, essa fa traslare l'episodio in una dimensione sospesa e patetica. Forte della sua pennellata scattante e convulsa egli si distingue nel panorama del primo settecento veneziano prendendo le distanze sia dal naturalismo del Piazzetta sia dalle dalle altisonanti composizioni dei maestri rococò, Ricci, Pellegrini, Diziani, preferendo un percorso solitario e improntato in un ritrovato manierismo oscuro e drammatico. -
Lotto 68 Sinibaldo Scorza (1589 - 1631)
Passaggio del Mar Rosso
Olio su tela
Passage of the Red Sea
Oil on canvas
46 x 67 cm
L'opera, conservata in collezione privata come autografa dello Scorza, presenta un tema caro al pittore di Voltaggio e una tecnica pittorica che induce a confermare la paternità a Sinibaldo. Giunto ragazzetto a Genova, si applica nella bottega di Giovan Battista Paggi, dopo varie vicissitudini dovute alla guerra tra i Savoia e Genova, nel 1627 fa ritorno definitivo a Genova. Oltre a paesaggista e miniaturista egli, al pari di Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto e Anton Maria Vassallo, è ricordato per la produzione di pittura di animali. I suoi dipinti su tela si caratterizzano per la pittura meno meticolosa, più sciolta e spontanea se paragonata alla sua produzione su rame o alle sue miniature; sul supporto tessile egli alla realtà oggettiva preferisce e una dimensione soffusa e pervasa di grazia fiabesca. -
Lotto 69 Scuola Italiana del XVII secolo
Assunta
Olio su tela
Italian School of the 17th century
Assunta
Oil on canvas
93x81 cm -
Lotto 70 Giuseppe Bernardino Bison (1762 - 1844) Anfratto roccioso con pescatore e viandanti
Tempera/guache su carta
Rocky ravine with fisherman and wayfarers
Tempera / guache on paper
48,5 x 61,5 cm
Bison inizia la sua formazione a Brescia presso il pittore Gerolamo Romani, poi a Venezia con Costantino Cedini. Dopo aver soggiornato a Ferrara opera sovente tra il territorio padovano e trevigiano, mentre allo scadere del secolo lo troviamo operare a Trieste. Nel 1831 si trasferisce a Milano città dove muore nel 1844. Bison è da considerare l'anello di congiunzione, non solo biograficamente, tra il paesaggio veneto del Settecento, l'arcadia di Francesco Zuccarelli in primis, e l'espressione paesaggistica romantica. Il nostro paesaggio va ricondotto alla produzione eseguita tra la fine del Settecento e il primo decennio dell'Ottocento, quando emergono chiare le suggestioni protoromantiche rosiane, mediate tramite le incisioni di Marco Ricci. -
Lotto 71 Bottega di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (1591 - 1666)
Ecce Homo
Olio su tela
Workshop of Giovanni Francesco Barbieri known as Guercino (1591 - 1666)
Ecce Homo
Oil on canvas
62,5x49,5 cm.
La splendida opera è replica di bottega del celebre “Ecce Homo” dipinto dal Guercino nel 1644 e oggi conservato alla Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Corsini a Roma. Dipinto dall’artista dopo il suo ritorno a Bologna, come riporta il Libro dei Conti del Barbieri, esso fa chiaro riferimento all’omonima opera realizzata da Guido Reni. La nostra opera dimostra una fedeltà assoluta al modello originale e una finezza pittorica che induce ad attribuirla alla bottega ovvero al nucleo di pittori che lavoravano a stretto contatto del maestro centese. La bottega bolognese di Guercino contava nel sodalizio famigliare fatto dal fratello Paolo Antonio e il cognato Ercole Gennari con l’aggiunta del fratello di quest’ultimo, Bartolomeo. Per l’impresa familiare legata al Guercino furono anni di intensa produzione, oltre alle opere del maestro sortirono dalla bottega molte copie che andavano a sodisfare l’ampia richiesta di mercato. Al nucleo primitivo con glia anni si sono aggiunti figli di Ercole Gennari, Cesare e Benedetto. Grazie a loro la bottega del Guercino vive ben mezzo secolo dopo la sua morte, spegnendosi, nel 1715, con la dipartita del talentuoso Benedetto. -
Lotto 72 Scuola Lombarda del XVII/XVIII secolo
Santa Maria Maddalena penitente
Olio su tela
Lombard school of the 17th/18th century
Saint Mary Magdalene penitent
Oil on canvas
182x252 cm
Proveniente da nobile famiglia lombarda, la notevole tela va registrata come espressione superlativa del secondo Seicento milanese. L'opera gelosamente custodita non è mai stata studiata e mostra a nostro giudizio due marcate influenze. La prima ci porta verso Filippo Abbiati, pittore dall'ampio bagaglio formativo che vedeva associate la scuola veneta e genovese. Di queste ritroviamo la vivacità del chiaroscuro e l'estro dinamico compositivo che ricorda da una parte Antonio Zanchi dall'altra Valerio Castello. Il secondo filone d'indagine ci porta verso Giovanni Stefano Danedi detto Il Montalto, elegante e compito pittore che al dinamismo compositivo preferiva dare forme di plastica monumentalità alle sue figure, talvolta accompagnate da quinte paesaggistiche dai toni cupi e serali.