Arte Africana: una prestigiosa collezione svizzera
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Lotto 1 Bambara, regione di Segou (Repubblica del Mali)
H 24 cm
Legno a patina naturale chiara
Testa di marionetta.
Rappresenta la testa di una figura femminile con impugnatura. Dalla testa scende un grande naso a sbalzo che divide in due parti la faccia resa espressiva dalla bocca aperta. Il mento a punta chiude un viso di forma triangolare scolpito secondo criteri che noi chiamiamo stile “cubista”. La pettinatura a cresta centrale, segnata da ciocche allungate, identifica una moda che risale al XIX° sec.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) Inventario di Keller (G.F.K. …- numero illeggibile);*
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 339);
- Ex collezione privata (Lugano);
(*) Il numero d’inventario delle opere che provengono dalla collezione Keller è stato da lui scritto sul legno con inchiostro bianco. Si legge la sua sigla G.F.K. seguita dal un numero progressivo assegnato all’opera. Con il trascorrere del tempo, e con le opere che sono passate di mano, in alcuni esemplari si intravede la sigla G.F.K. ma i numeri progressivi si leggono parzialmente o sono scomparsi del tutto.Qui, nelle schede dei singoli lotti, riportiamo la numerazione che oggi risulta ancora leggibile.
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 24, pag. 39;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 1;
- AUTORI VARI “Bamana: The art of existence in Mali” Museum Rietberg Zurich Editor, Calleyn J. P. 2001, pag. 68, cat. 48 & pag. 89, cat. 63;
- COLLEYN JEAN-PAUL “Visions d’Afrique: Bamana” Milano 2009, tav. 10 e tav. 59;
- GIANINAZZI BARBARA & MAIULLARI PAOLO “Sogo - Maschere e marionette Bamana, Collezione Claude e Marthe Everlé, Lugano, Museo delle Culture; ottobre 2012 - marzo 2013” Mazzotta Editore;
- GOLDWATER ROBERT “Bambara sculpture from the Western Sudan” New York 1963, ill. 43 e 44;
Il nome indigeno di queste marionette chiamate Merekun è riferibile a Mere, cioè il nome di una leggendaria figura femminile, e Kun che significa testa.
Queste sculture, conosciute in Occidente come marionette Bambara, rappresentano figure allegoriche. Hanno corpo e braccia mobili coperti con indumenti ed erano utilizzate nei festival che saltuariamente si svolgevano nei villaggi della comunità. Gli autori che oggi scelgono il nome Bamana utilizzano il termine dell’antico idioma islamico. -
Lotto 2 Senufo, regione di Sikasso (Mali, regione meridionale)
H 109 cm
Legno a patina scura brillante
Scultura Deble.
Scultura maschile scolpita secondo i criteri stilistici diffusi tra gli scultori Senufo della regione di Sikasso. Sulla testa è presente il “Calao”, l’uccello emblematico dei Senufo, il volto è segnato da un naso allungato collegato alle arcate sopraccigliari, occhi socchiusi, labbra e orecchie sporgenti. Dal corpo longilineo sporgono le lunghe braccia con le mani appoggiate alle cosce. La figura è sostenuta da un grosso zoccolo e sulla testa spunta la maniglia di tenuta che permette di sollevare e battere la scultura sul terreno. La patina chiara sui punti di contatto denota un utilizzo prolungato.
PROVENIENZA
- Former Paolo Morigi collection (Lugano);
- George F. Keller antique collection (Bern) (Inv. G.F.K. 126);
- Former private collection (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 33, pag. 51;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 4;
- DERBIER ALAIN “Arte e Cultura Africana: Il Museo SMA di Lione” Pubblicazione della Società Missioni Africane, Genova, Gennaio-Marzo 2002, n° 53, “La Signora di Latha” pagg. 27 - 29;
- LEUZINGER ELSY ”L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972, pag. 68;
- GLAZE ANITA J. “The Children of Poro” in Bulettin du Musée Barbier-Muller n° 20, Genève 1983;
- HOLAS B. “Arts de la Cote d’Ivoire: Les trésors du Musée d’Abidjan” Vevey 1969, pagg. 67 e 155;
Le sculture Deble, generalmente femminili ma anche maschili, erano rigorosamente custodite nei santuari della società segreta “Lo” o “Poro”, che regolava la vita sociale e religiosa dell’intero popolo Senufo. Queste opere d’arte furono rivelate al pubblico agli inizi degli anni ‘50, grazie all’azione inconsapevole di un improvvisato profeta di nome M’péni Dembélé. Questi, infatti, introducendo un nuovo culto feticista chiamato Massa, diede ordine di abbandonare i santuari e di bruciare le antiche sculture, delle quali fortunatamente si riuscirono a salvare alcuni pezzi molto belli ed oggi rarissimi, che rivelano l’alta forza creativa degli scultori Senufo. Il salvataggio fu dovuto all’opera fortuita di due missionari cattolici francesi, i Reverendi Padri Gabriel Clemens e Michel Convers, che nell’agosto del 1950 hanno letteralmente raccolto dalle discariche dei villaggi settentrionali intorno a Korhogo una quantità di sculture abbandonate dai Senufo, destinate altrimenti a scomparire. Alcune di queste opere, considerate dei capolavori d’arte africana, sono ora esposte al Rietberg Museum di Zurigo e al Metropolitan di New York. Le statue Deble costituivano il più elevato strumento di culto della società segreta “Lo” e venivano usate in occasione dei funerali di importanti membri della lega stessa. Le Deble però erano utilizzate anche in altre cerimonie. Durante i riti di iniziazione, i giovani membri della società segreta, disposti in varie file, stringevano fra le braccia una Deble posta dinanzi a loro, battendo il terreno con lo zoccolo della statua al ritmo della musica. Questo utilizzo si può notare sulla superficie del legno che lungo le braccia risulta più liscia e consumata che altrove e dalle tracce di erosione sotto lo zoccolo di base. Attraverso i ritmici e sordi colpi sul suolo i giovani evocavano la presenza soccorrevole delle anime dei morti che vivevano all’interno della terra e della dea madre “Katieleo” affinché purificasse il terreno e lo rendesse fertile. I canti, intonati nella lingua segreta della setta “Lo”, erano accompagnati dal suono delle trombe di legno e da strumenti ricavati dalle zucche. Trattandosi di figure tradizionali, malgrado qualche differenza formale legata ai sottogruppi di provenienza, tutte le sculture Deble hanno caratteristiche comuni: sono scolpite in legno duro (Vitex doniana o Sterocarpus erinaceus), hanno una struttura verticale allungata, le braccia sono distanziate dal corpo per essere saldamente impugnate e la base è costituita da uno zoccolo massiccio. Dovendo essere utilizzate dai giovani iniziati, le loro misure medie in altezza variano dai 60 ai 90 cm, ma vi sono esemplari di 135 cm. La scultura dei gruppi Senufo che vivono nel nord della Costa d’Avorio e nel Mali meridionale risente delle influenze stilistiche dell’arte Dogon e Bambara, soprattutto nei volumi a blocchi e nella presentazione frontale della figura umana. -
Lotto 3 Senufo, regione di Korhogo (Costa d’Avorio settentrionale)
H 33 cm
Legno a densa patina nera
Scultura femminile Katiéléo.
Esemplare raro nella rappresentazione stilistica dei Senufo di Korhogo. Katiéléo rappresenta la figura di una antenata primordiale del pantheon Senufo. Evoca la madre divina che detiene un ruolo sacro ed essenziale nella mitologia di questo gruppo. Si conoscono alcuni esemplari di figure simili che, sedute sul seggiolino, allattano un figlio.Le loro dimensioni raggiungono il metro di altezza. Qui la figura femminile di 33 cm è appoggiata seduta su un seggiolino a gamba unica. Il volto è parzialmente nascosto da un’esagerata ciocca di capelli che scende sul grosso naso: una caratteristica di queste opere. Occhi a bulbo e labbra piatte sporgenti segnano la geometria della faccia. I seni abbondanti sono un auspicio di fertilità. Le braccia staccate dal tronco, piegate sul ventre, sono abbellite con bracciali ai polsi e agli avambracci. La scultura è realizzata con una serie di volumi pieni che si alternano a vuoti: un lavoro di abilità dello scultore che ha segnato il corpo con raffinate scarificazioni. Il legno è ricoperto con una densa patina dovuta ai continui trattamenti con sostanze oleose.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K.…numero illeggibile);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 34, pag. 52;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 5;
- GOLDWATER ROBERT “Senufo sculpture from West Africa” New York 1964, ill. 105;
- HOLAS B. “Arts de la Cote d’Ivoire: Les trésors du Musée d’Abidjan” Vevey 1969, pag. 111;
- HOLAS B. “Sculptures ivoiriennes” Parigi 1973, tav. 90, pag. 228; -
Lotto 4 Guerzé-Kpellé, regione contea di Bong, Suakoko (Liberia)
H 18 cm
Legno a densa patina crostosa, sostanze magiche, ferro di sostegno, tessuto indigeno
Maschera di divinazione.
Maschera in miniatura ad uso divinatorio con la funzione di ricettacolo degli spiriti delle grandi maschere non più in uso. Nella parte posteriore è stato inserito un ricettacolo ripieno di sostanze a carattere magico chiuso con iuta e rifinito con una fila di Cypree. Un lungo ferro infisso sotto il mento serviva per piantare la maschera nel terreno per il suo utilizzo nei rituali di divinazione. Un lungo tessuto indigeno avvolge tutt'intorno la maschera.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K.113);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 48, pag. 72;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.85; -
Lotto 5 Kran (Costa d’Avorio, regione di Man al confine con la Liberia))
H 24 cm
Legno a patina nera, cappuccio di tessuto indigeno
Maschera di scimpanzé.
Rappresentazione di uno scimpanzé (Kaogle). Prima delle diatribe tribali, in presenza del pubblico maschile, la maschera stimolava i combattenti ad assumere atteggiamenti di rabbia durante il conflitto. E’ scolpita con criteri anatomici che ricordano il volto di una scimmia. La bocca aperta è ripresa nell'atto di emettere un suono e gli occhi tubolari, evidenziati dai dischi di alluminio - un richiamo alle maschere Grebo - sembra che vogliano catturare l’attenzione dei presenti. Una composizione fantastica e surreale.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K 102);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 90, pag. 92;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.6;
- FISCHER EBERHARD & HIMMELHEBER HANS “Die Kunst der Dan” Rietberg Museum Zurich 1976, pagg. 82 - 85; -
Lotto 6 Dan (Costa d’Avorio, regione di Man al confine con la Liberia)
H 25 cm
Legno a patina nera brillante
Maschera.
Maschera che rappresenta la sintesi perfetta del volto idealizzato di un’antenata del clan. E’ scolpita in legno duro e rispetta la tradizione delle maschere Dan classiche.Le parti del viso sono eseguite con delicatezza: mento a punta, naso e labbra ben proporzionati, occhi a fessura segnati da pigmento bianco, superficie del legno levigata con sfregamenti di foglie abrasive. La lucentezza brillante della patina è stata ottenuta con l’immersione in una soluzione di foglie macerate in acqua e polvere di nero fumo. Alla fine, una volta asciutta, la maschera veniva strofinata a lungo finché la superficie non diventava lucida. E’ un risultato estetico molto apprezzato dai collezionisti.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 56);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 99, pag. 101;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.13;
- VERGER-FEVRE Marie-Noel “Etude des masques faciaux de l’Ouest de la Cote-d’Ivoire conserves dans les collections publiques françaises”. Studio del 1980 pubblicato sulle riviste francesi “Arts d’Afriques Noire, Primavera 1985, n° 53 (pagg. 17 - 29) e Estate 1985 n° 54 (pagg. 19 - 33);
Le maschere realizzate dai Dan sono famose per la bellezza del viso e per la patina scura che le ricopre. Presentano un viso circoscritto in un ovale perfetto, con grandi occhi circolari, o socchiusi come in questo esemplare. Questi modelli, che a partire dagli anni ’30 sono giunti in occidente, sono stati molto apprezzati dai collezionisti. Le differenti tipologie di maschere Dan sono state ben descritte dai ricercatori del Museo di Zurigo Eberhard Fischer e Hans Himmelheber che, dopo lunghe indagini sul terreno, ne hanno raccontato le specifiche funzioni. Le maschere venivano utilizzate per le diverse cerimonie: danze celebrative, iniziazioni di giovani, ricordo di antenati, ecc. -
Lotto 7 Dan (Costa d’Avorio)
H 25 cm
Legno a patina nera brillante
Maschera.
Maschera realizzata dai gruppi Dan insediati nella regione di Diomandé e sui monti Toura. E’ una zona forestale al confine della Costa D’Avorio occidentale e Guinea. E’ un modello con pettinatura a ciocche laterali sporgenti, un dettaglio insolito nella produzione Dan. Sulla testa sono presenti i segni che ricordano una pettinatura diffusa tra le donne della regione. Anche sul viso e sulla fronte vi sono tatuaggi a linee parallele.
PROVENIENZA
- Antica collezione Ernst Asher;*
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 59);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
(*) Ernst Asher (Praga 1888 - 1980). E’ stato un mercante d’ arte primitiva e già negli anni ’20 aveva una galleria all'angolo di Rue de Seine e Rue des Beaux Arts. Attivo a Parigi “il vecchio Asher”,come veniva chiamato nel Quartiere Saint-Germain, ha venduto opere anche a George Keller, incluso il reliquiario Kota. (lotto 15). Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale ha contribuito ad aumentare la collezione di sculture “nègres” di Picasso. Con lui ha intrattenuto rapporti amichevoli al punto che passavano assieme le vacanze d’estate sulla spiaggia di Napoule in Costa Azzurra.
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 105, pag. 107;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav.14;
Documentazione:
“Arts d’Afrique Noire n° 58, estate 1986, pag. 17“ Archivi Musée Barbier-Muller;
LE FUR IVES & Altri “Picasso Primitif” Musée du Quai Branly, Parigi 2017, pag. 80;
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Lotto 8 Dan, regione di Man (Costa d’Avorio)
H 57 cm
Legno a patina nera brillante
Cucchiaio a figura femminile.
Questo esemplare - un capolavoro di equilibrio e fantasia - è costituito dalla pala concava che rappresenta la testa di una figura umana sostenuta da un corpo stilizzato privo delle braccia. Il tronco mostra seni abbondanti e ombelico prominente, le gambe ben modellate e rifinite fino ai piedi completano la figura. Tutto il corpo è impreziosito da anelli in rilievo. Le rappresentazioni dei cucchiai, per la genialità delle soluzioni che gli scultori africani hanno trovato, costituiscono un insieme organico di opere d’arte entrate a pieno titolo nelle grandi collezioni e nei musei del mondo.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (Berna) (Inv. G.F.K. 36);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 120, pag. 117;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 15;
- FISCHER EBERHARD & HIMMELHEBER HANS “Die Kunst der Dan” Rietberg Museum Zurich 1976, pagg. 156 - 168;
- FALGAYRETTES CHRISTIANE “Cuillers Sculptures” Fondation Dapper Paris 1991, pagg. 72 - 88;
I gruppi Dan, Baulé, Guro, Senufo, Koulango, ecc., che vivono nella savana sub-tropicale della Costa D’Avorio, Liberia e Guinea, hanno sviluppato un’economia di sussistenza basata sul raccolto dei cereali e del riso. I loro scultori hanno realizzato singolari cucchiai dalle forme originali. Alcuni esemplari sono delle opere d’arte per la genialità delle soluzioni. Per questi gruppi il cucchiaio ha assunto anche il significato di un oggetto di culto utilizzato nelle cerimonie organizzate in determinati periodi per propiziare la fertilità dei campi o per festeggiarne i raccolti. Ad esempio, presso i Dan, gruppo di coltivatori insediati nella foresta del nord-est della Liberia, nelle regioni limitrofe della Costa D’Avorio e della Guinea, il cucchiaio è un oggetto che appartiene alle donne anziane che lo utilizzano in occasione della raccolta collettiva del riso per lanciare sui presenti, in segno di abbondanza, la prima porzione di riso ottenuta con il raccolto. L’agricoltura è un’attività femminile ed i cucchiai di grandi dimensioni appartengono alle donne magnanime e generose che hanno fama di poter nutrire e ospitare alla loro tavola un quartiere o un intero villaggio. Esse si dedicano alla coltivazione del riso e con altre collaboratrici, dopo un intenso lavoro nei campi, ottengono grandi quantità di raccolto. Questi cucchiai di legno rappresentano per le donne ciò che le maschere rappresentano per gli uomini: delle manifestazioni di spiriti che permettono a certi individui di ricoprire un ruolo preciso nella loro società tribale. -
Lotto 9 Baulé, regione di Bouaké (Costa d’Avorio)
H 49 cm
Legno duro a patina scura
Figura maschile.
Questo personaggio maschile, è la rappresentazione simbolica di una divinità spirituale dell’universo Baulé alla quale i devoti dedicano particolari attenzioni nei rituali votivi. E’ ripreso in posizione seduta su un piccolo sgabello che testimonia il suo stato divino. Il corpo è impreziosito da eleganti scarificazioni, la testa è scolpita secondo la tradizione che richiama le maschere più preziose dei Baulé: viso contemplativo, corona di tatuaggi, pettinatura a incisioni parallele chiusa sulla nuca con una grossa treccia. Il busto presenta una densa patina dovuta ai continui trattamenti con sostanze oleose.La parte inferiore del tronco, in origine, era coperta con un gonnellino di stoffa, ora scomparso. E’ rimasta la cintura di fibre intrecciate. I piedi, appoggiati alla base rettangolare, mostrano una patina crostosa anch'essa testimonianza di offerte sacrificali. L’opera è stata realizzata da un maestro dell’arte Baulé, sia per l’equilibrio della composizione, con l’alternanza di volumi pieni e vuoti, sia par la posizione insolita delle mani appoggiate al seggiolino. Questo tipo di trono, in uso nella tradizione Ashanti, risulta presente anche nella scultura Baulé.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (New York/Davos) (Inv. G.F.K. 148);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 154, pag. 152;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 19;
- HOLAS B. “Sculptures ivoiriennes” Parigi 1973, pag. 168;
- VOGEL SUSAN M. “L’art Baoulé du visible et de l’invisible” Paris 1999;
- BOYER ALAIN-MICHEL “Visions d’Afrique: Baulé” Milano 2008; -
Lotto 10 Baulé, regione di Bouaké (Costa d’Avorio)
H 63 cm
Legno duro a patina nera
Figura maschile.
Figura rituale ad uso magico divinatorio.Riprende un vecchio personaggio maschile che regge sulla testa un caratteristico recipiente di legno. Era utilizzata nelle cerimonie divinatorie e portata nei diversi villaggi in occasione di rituali che, in tempi remoti, prevedevano anche sacrifici umani. Il vaso che regge sulla testa era destinato a contenere piccole porzioni di cibo. La patina lucida che ricopre il legno era ottenuta con olio di palma e burro vegetale.
PROVENIENZA
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (raccolta nel 1961);
- Antica collezione George F. Keller (New York/Davos) (Inv. G.F.K.152);
- Ex collezione privata (Lugano);
ESPOSIZIONI
- Lugano 1965, Museo Villa Ciani;
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- Museo Villa Ciani “Mostra d’arte africana primitiva” Lugano, novembre 1965, n° 68;
- Rivista “Cooperazione Ticinese” Lugano, n° 48 del 27 novembre 1968, pag. 3;
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 157, pag. 155;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 26; -
Lotto 11 Ashanti, regione di Kumasi (Ghana)
H 31,5 cm
Legno duro a patina scura, perline di vetro
Bambola della fecondità.
Sintesi stilizzata di una figura femminile che il genio degli scultori africani ha elaborato e che gli Ashanti si tramandano dalla notte dei tempi.
PROVENIENZA
- Antica collezione Helmut Gernsheim (Castagnola di Lugano);*
- Antica collezione George F. Keller (New York/Davos) (Inv. G.F.K.169);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);- Ex collezione privata (Lugano);
Helmut Gernsheim (Monaco di Baviera 1913 - Lugano 1995). A Monaco negli anni ’30 si dedicò alla fotografia ed iniziò gli studi per la sua formazione accademica. Nel 1937 propose una serie di sue fotografie alla Mostra internazionale di Parigi tuttavia, per ragioni politiche, gli fu negata la possibilità di esporle. Nel 1946 dopo la guerra si trasferì a Londra, ottenne la cittadinanza britannica e per metà della sua vita lavorò alla Tate Gallery. E’ stato un fotografo di fama mondiale e collezionista di fotografie storiche. Pubblicò articoli di foto e strumenti fotografici. La sua raccolta di quadri, apparecchiature e foto, è stata considerata la più grande del mondo. Nel 1964 si stabilì in Svizzera a Castagnola di Lugano e si appassionò anche di arte africana.Ha venduto opere a George Keller, a Paolo Morigi e ad altri mercanti. Una sua famosa maschera Ekoi è stata esposta nel 1970 alla mostra di Zurigo. E’ pubblicata su “L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972, fig. O10.
ESPOSIZIONI
- Berna 1980, Musée des Beaux Arts;
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 171, pag. 173;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 29;
- FAGG WILLIAM “La sculpture africaine de Eliot Elisofon” Londra 1958, pag. 106, ill. 135;
- FAGG WILLIAM & PLASS MARGARET “African sculpture” Londra 1964, pag.13;
- DAGAN ESTHER A. “African dolls for play and magic” Montreal, Canada 1990, pagg. 70 - 75;
- WILLET FRANK “African art” Londra 1971, pag. 112;
- RIVIERE MARCEAU “Les chefs-d’oeuvre africains des collections privées françaises” Paris1975,pag.74;
Queste bambole, chiamate “Akua-ba”, che nella lingua locale significa “benvenuto”, erano ordinate allo scultore da una donna in attesa di un bambino. La bambola, che rappresenta l’idea della bellezza per il gruppo Ashanti, veniva utilizzata come amuleto perché, secondo un’antica tradizione queste sculture avevano il potere magico di portare fortuna alla donna durante il parto e successivamente al bambino nel corso della sua infanzia.Le bambole più antiche si presentano con la testa circolare, il corpo costituito da un cilindro conico nel quale sono inserite piccole braccia orizzontali. Le gambe sono assenti. Erano ordinate allo scultore da una donna in attesa di un bambino e venivano custodite con cura per tutto il periodo della gravidanza come se si trattasse del loro figlio.Quando la donna usciva di casa si infilava la bambola nelle vesti dietro la schiena come portano i figli le donne africane durante gli spostamenti quotidiani. Dopo la nascita del bambino le bambole erano collocate sopra altari di famiglia, ma spesso le madri le offrivano alle figlie per i loro giochi infantili.Sono scolpite in legno duro con superfici ben levigate che non lasciano intravedere i segni degli attrezzi utilizzati dallo scultore. Le incisioni sono eseguite con tratti precisi e nella parte posteriore della testa si trovano sempre eleganti disegni astratti. Al centro del disco di base una lieve incisione nel legno indica il sesso femminile. Lo scultore le rende più preziose aggiungendo alla figura fili di minuscole perline di vetro colorato avvolte intorno al collo o appese ai piccoli fori disposti lungo la testa. La patina scura brillante è ottenuta con sostanze vegetali come olio di palma, noce di cola, o burro di karité. Nelle zone in rilievo la patina è assente per il continuo sfregamento con gli indumenti della donna e per le ripetute manipolazioni. -
Lotto 12 Ibibio, regione del Cross River (Nigeria meridionale)
H 28 cm
Legno a patina scura policroma
Maschera.
La complessa costruzione di questa maschera denota l’abilità dello scultore nel renderla molto espressiva utilizzando soluzioni inedite. Gli occhi a cilindro sono circondati da orbite esagerate che escono dal piano del volto dove solo il naso risulta equilibrato. La bocca aperta, che lascia intravedere denti limati, è colta nell'atto di urlare. I colori bianco e rosso sono disposti in modo alternato per rendere ancora più terribile l’espressione del viso. Tutta la superficie del legno è ricoperta con una densa patina nera ad impasto crostoso.
PROVENIENZA
- Antica collezione George F. Keller (New York/Parigi) (Inv. G.F.K. 206);
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano);
- Ex collezione privata (Lugano);
BIBLIOGRAFIA
Esemplare riprodotto in:
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 208, pag. 216;
- VOLPRECHT KLAUS “Afrika - Kunst am Niger - Katalog” Villa Hugel, Essen 1971;
- LEUZINGER ELSY “L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972, pag. 213, fig. N7;
- KERCHACHE JAQUES & PAUDRAT JEAN-LOUIS & STEPHAN LUCIEN “L’Art africain” Paris 1988, pag. 403, fig. 476;
Si conosce un esemplare simile del Federal Department of Antiquities di Lagos che nel 1971 è stato esposto a Essen (Villa Hugel) in occasione della mostra “Afrika - Kunst am Niger“ dedicata alle opere della Nigeria.E‘ una maschera Ibibio policroma di 27,5 cm, pubblicata a colori sul catalogo della mostra a pag. 39, n° 286.La stessa maschera è stata riprodotta a colori anche da Elsy Leuzinger su “L’Arte dell’Africa Nera” Milano 1972, pag. 213, fig. N7.
Nella tradizione dei differenti gruppi africani gli stilemi delle maschere, quando sono apprezzati dai membri della comunità, si tramandano da uno scultore all'altro. Si conoscono maschere famose, realizzate in epoche antiche, che risultano molto simili tra loro.
Gli Ibibio costituiscono un piccolo gruppo etnico che comprende gli Eket gli Anang e gli Efik. Sono insediati nella regione orientale della Nigeria lungo il delta del Cross River. Culturalmente sono legati al grande popolo Ibo e vivono di caccia e agricoltura. I molti gruppi etnici che vivono nelle regioni meridionali della Nigeria hanno sviluppato tradizioni culturali che si differenziano l’una dall'altra. In molti casi ci si trova alla presenza di opere che risultano di difficile attribuzione. Queste maschere erano riservate agli adepti della società Ekpo considerata la maggiore istituzione religiosa alla quale partecipavano solo individui di sesso maschile. L’appartenenza ad essa costituiva un riconoscimento di autorità e prestigio. Le maschere erano utilizzate nelle cerimonie per commemorare gli antenati.