Asta N. 428 - Arredi, Dipinti Antichi, Argenti, Historica, Tappeti e Tessuti, Strumenti Musicali
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Lotto 406 Frans Wouters (Lier 1612 - Anversa 1659)
Allegoria della Vista
Olio su tavola cm 56x89
In cornice (difetti)
Provenienza
Antique Gemalde Salon, Joseph Kuba a Mons. Cesare V. Adda, Karlsbad, 18/08/1935.
Vendita dell'Eredità Achille D'Adda ad opera di Rodolfo Manfredini a Artaki Gurjian, Alessandria d'Egitto, 12/12/1951
Expertise
Gustav Gluck, Vienna 1934 (attribuito a Jan Brueghel il Giovane).
Klaus Ertz, Lingen 2016 (attribuito a Frans Wouters).
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Allegory of Sight
Oil on panel 56x89 cm.
Framed (defects)
Provenance
Antique Gemalde Salon, Joseph Kuba to Mons. Cesare V. Adda, Karlsbad, 18/08/1935.
Sale of the Achille D'Adda's legacy by Rodolfo Manfredini to Artaki Gurjian, Alexandria, Egypt 12/12/1951
Expertise
Gustav Gluck, Vienna 1934 (attribuito a Jan Brueghel il Giovane).
Klaus Ertz, Lingen 2016 (attribuito a Frans Wouters). -
Lotto 407 Frans Wouters (Lier 1612 - Anversa 1659)
Allegoria del Gusto
Olio su tavola cm 56x89
In cornice (difetti)
Provenienza
Antique Gemalde Salon, Joseph Kuba a Mons. Cesare V. Adda, Karlsbad, 18/08/1935.
Vendita dell'Eredità Achille D'Adda ad opera di Rodolfo Manfredini a Artaki Gurjian, Alessandria d'Egitto, 12/12/1951
Expertise
Gustav Gluck, Vienna 1934 (attribuito a Jan Brueghel il Giovane).
Klaus Ertz, Lingen 2016 (attribuito a Frans Wouters).
-EN
Allegory of Taste
Oil on panel 56x89 cm.
Framed (defects)
Provenance
Antique Gemalde Salon, Joseph Kuba to Mons. Cesare V. Adda, Karlsbad, 18/08/1935.
Sale of the Achille D'Adda's legacy by Rodolfo Manfredini to Artaki Gurjian, Alexandria, Egypt 12/12/1951
Expertise
Gustav Gluck, Vienna 1934 (attribuito a Jan Brueghel il Giovane).
Klaus Ertz, Lingen 2016 (attribuito a Frans Wouters). -
Lotto 408 Frans Wouters (Lier 1612 - Anversa 1659)
Allegoria del Tatto
Olio su tavola cm 56x89
In cornice
Provenienza
Antique Gemalde Salon, Joseph Kuba a Mons. Cesare V. Adda, Karlsbad, 18/08/1935.
Vendita dell'Eredità Achille D'Adda ad opera di Rodolfo Manfredini a Artaki Gurjian, Alessandria d'Egitto, 12/12/1951
Expertise
Gustav Gluck, Vienna 1934 (attribuito a Jan Brueghel il Giovane).
Klaus Ertz, Lingen 2016 (attribuito a Frans Wouters).
-EN
Allegory of Touch
Oil on panel 56x89 cm.
Framed
Provenance
Antique Gemalde Salon, Joseph Kuba to Mons. Cesare V. Adda, Karlsbad, 18/08/1935.
Sale of the Achille D'Adda's legacy by Rodolfo Manfredini to Artaki Gurjian, Alexandria, Egypt 12/12/1951
Expertise
Gustav Gluck, Vienna 1934 (attribuito a Jan Brueghel il Giovane).
Klaus Ertz, Lingen 2016 (attribuito a Frans Wouters). -
Lotto 409 VITTORE GHISLANDI, DETTO FRA GALGARIO
(Bergamo 1655 - 1743)
Ritratto di giovane uomo con berretta rossa
Olio su tela cm 62x53,5
In cornice in legno parzialmente dorato (difetti e restauri)
Il dipinto ritrae un giovane a mezzo busto che indossa una veste scura arricchita da una mantella, drappeggiata sulla spalla, di tessuto rosso in accordo con il colore del copricapo. Quest'ultimo si qualifica quale berretta "da camera", indumento utilizzato in casa per sostituire le ingombranti parrucche e che si ritrova costantemente nei ritratti di Fra Galgario, come ad esempio nel Ritratto di Filippo Marenzi, eseguito nel 1720-1725 e conservato all'Accademia Carrara di Bergamo.
Nella resa del volto dell'effigiato si concentrano le caratteristiche tipiche dell'operare di Vittore Ghislandi. L'accurata indagine psicologica propone un volto di giovane uomo pacatamente sfrontato nello sguardo che senza mezzi termini rivolge allo spettatore, pur mantenendo un approccio intimo e confidenziale. La materia densa crea un effetto quasi sfocato nella resa dell'incarnato, eliminando rigidi contorni, a rendere una personalissima verità "umana".
L'opera si può datare nella seconda metà della produzione dell'artista, entro il 1730, prima del periodo che vede Fra Galgario abbandonare completamente la stesura tradizionale del colore per utilizzare una materia maggiormente sgranata.
Il dipinto si può ben confrontare con il Ritratto di giovane scultore di collezione privata (F. Mazzini, Fra Galgario e il Settecento a Bergamo, catalogo della mostra, Palazzo della Ragione, Bergamo, luglio - settembre 1995, p. 37, fig. 37) o con il noto Ritratto di ragazzo, Milano, collezione Scaglia (D. Garstag, in Colnaghi, Master Painting 1400-1850. Winter 1991 – 1992, Londra 1991, pp. 94-95), entrambi prossimi al dipinto in oggetto.
-EN
Potrait of a young man with red hat
Oil on canvas cm 62x53,5
In a parcel-guilt frame (defects and restorations) -
Lotto 410 Giovanni Ghisolfi (Milano 1623 - Roma 1683)
(attr.)
Scena biblica con rovine
Olio su tela cm 60x77
In cornice (difetti e restauri)
Expertise
Prof. Giulio Grondona, Genova 25 settembre 1962, con attribuzione a Giovanni Ghisolfi
-EN
(attr.)
Biblical scene with ruins
Oil on canvas 60x77 cm.
Framed (defects and restorations)
Expertise
Prof. Giulio Grondona, Genova 25 settembre 1962, con attribuzione a Giovanni Ghisolfi -
Lotto 411 Cristo crocifisso in bronzo dorato su pannello lastronato in lapislazzuli entro cornice in bronzo dorato di forma mossa terminante con nastro centrato da cherubino. Secolo XVIII (cm 31x19) (difetti)
-EN
A 18th-century bronze Christ on lapis lazuli veneered panel (cm 31x19) (defects) -
Lotto 412 Scultore del secolo XVIII. Busto di figura femminile in vesti classiche in marmo bianco e porfido poggiante su base in marmo giallo (h. cm 38) (difetti)
-EN
18th-century sculptor. A marble and porphyry female bust (h. cm 38) (defects) -
Lotto 413 Vassoio biansato in argento con bordo decorato a motivi concatenati e greche. Cavetto inscritto e dedicato al capitano Hugh Mac Kay, caduto nella battaglia di Assaye 23/9/1803. Argentieri Robert and Samuel Hennel (g 3900 ca.)
-EN
A doulbe-handled silver tray. Inscribed and dedicated to the Captain Hugh Mac Kay. Silversmith Robert and Samuel Hennel (g 3900 ca.) -
Lotto 414 Scuola del secolo XVII
Ritratto di Arpocrate, Dio del Silenzio
Olio su tela cm 77x59
In cornice (difetti)
Bibliografia
Catalogo della Galleria di Quadri Antichi già del Signor G.e B.o Carpano, n 38, registrato come: "Pittaco e Talete due grandi teste colossali, opere di Michelangelo Buonarotti".
Il presente lotto, insieme ai lotti 676, 791, 811, apparteneva alla collezione di Giuseppe Bernardino Carpano (1821-1888) e venne venduto all’asta organizzata un anno dopo la sua morte da Giuseppe Tonta, genero dell’inventore del Vermouth. Nel cataloghino redatto per l’occasione era accoppiato con un altro ritratto ed erroneamente registrato come: “Pittaco e Talete due grandi teste colossali, opere di Michelangelo Buonarotti” (in Catalogo della Galleria di Quadri Antichi già del Signor G.e B.o Carpano, n 38). In effetti da Michelangelo si era certamente ispirato Jan Muller, inventore della stampa che ebbe larga fortuna, dalla quale il nostro dipinto è tratto (1593). La figura di Arpocrate che con l’indice destro sulla bocca e una testa di volpe sul capo ammonisce al silenzio appare sullo sfondo del disegno di Michelangelo intitolato appunto la Madonna del Silenzio (Welbeck Abbey, Coll. Duke of Portland). La figura del dio greco Arpocrate si ispirò al dio egizio Horus che con il suo dito teso verso la bocca ammoniva appunto al rispetto del silenzio in funzione dei riti religiosi. In seguito il signum harpocraticum (il famoso “Shh”) venne ad indicare il rispetto per le virtù del silenzio filosofico così come è stato rappresentato da Vincenzo Cartari nelle Imagini degli Dei Antichi (1556) che è anche il termine post quem per l’opera di Michelangelo (K. Langedijk, Silentium, in “Nederlands Kunsthistorisch Jaarboek”, 15, 1964, pp.3-18). Ancora oggi tale segno viene utilizzato per invitare al silenzio le persone irrispettose: ecco che la nostra opera è quanto mai ‘moderna’.
-EN
17th Century School
Portrait of Harpocrates, God of Silence
Oil on canvas 77x59 cm.
Framed (defects)
Literature
Catalogo della Galleria di Quadri Antichi già del Signor G.e B.o Carpano, n 38, registrato come: "Pittaco e Talete due grandi teste colossali, opere di Michelangelo Buonarotti". -
Lotto 415 Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venezia 1734) e Marco Ricci (Belluno 1676 - Venezia 1730), cerchia di
Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia
Olio su tela cm 156x207
Le due tele riprendono i due monumentali teleri custoditi alla Galleria Sabauda di Torino commissionate e destinate al "Gabinetto Giallo" del Castello di Rivoli intorno al 1725.
La collaborazione con Marco Ricci è verosimile per la descrizione del paesaggio in cui si denota un’ispirazione preneoclassica tipica dell’artista, esecuzione comunque documentata nelle due grandi tele Sabaude, tra il 1725 ed il 1726 ( cfr. Gabrielli N., La galleria Sabauda, 1971,nn. 584, 598)
-EN
Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venezia 1734) and Marco Ricci (Belluno 1676 - Venice 1730), circle of
Moses extracts water from rocks
oil on canvas cm 156x207 -
Lotto 416 Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venezia 1734) e Marco Ricci (Belluno 1676 - Venezia 1730), cerchia di
Susanna davanti a Daniele
Olio su tela (cm 156x207)
Le due tele riprendono i due monumentali teleri custoditi alla Galleria Sabauda di Torino commissionate e destinate al "Gabinetto Giallo" del Castello di Rivoli intorno al 1725.
La collaborazione con Marco Ricci è verosimile per la descrizione del paesaggio in cui si denota un’ispirazione preneoclassica tipica dell’artista, esecuzione comunque documentata nelle due grandi tele Sabaude, tra il 1725 ed il 1726 ( cfr. Gabrielli N., La galleria Sabauda, 1971,nn. 584, 598).
-EN
Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venezia 1734) and Marco Ricci (Belluno 1676 - Venice 1730), circle of
Susan facing Daniel
oil on canvas cm 156x207 -
Lotto 417 Carlo Francesco Nuvolone (Milano 1609 - Milano 1661)
Figura femminile
Olio su tela cm 88x69
In cornice del secolo XIX (difetti)
Bibliografia: inedito
Spesso gli artisti propongono, per l’intero arco di attività, un prototipo femminile di poco variato, come se il tempo non avesse potere sulla modella prescelta, ritratta all’occorrenza in vesti differenti, ma sempre giovane, sensuale, accattivante. Propensione che diventa di grande rilevanza nell’operare dei due fratelli Nuvolone, Carlo Francesco e Giuseppe (San Gimignano, 1619 - Milano, 1703) considerando che, entrambi, utilizzano, quale protagonista delle proprie tele, la stessa giovane donna dalle caratteristiche inconfondibili: forme generose, collo importante, corto naso delicato, grandi occhi espressivi, lunghi capelli morbidi ma, soprattutto, una piccola bocca dal particolare labbro superiore.
A partire dalle prime Madonne eseguite intorno al 1630 da Carlo Francesco, la modella si ritrova, a distanza di più di vent’anni, in affreschi sulle pareti delle cappelle dei Sacri Monti di Varese e di Orta, dopo essere stata, variando appena il colore della folta capigliatura, Maddalena, Ester, Sofonisba, Santa Cecilia, Sant’Agata, e qualunque personaggio l’artista le imponesse di rappresentare. E ancora, docile, la donna si offre al pennello di Giuseppe quando questi, titolare della bottega dopo la morte del fratello maggiore, quasi un omaggio a Carlo Francesco, la dipingerà con metodica insistenza nei suoi quadri preservando intatta, per decenni, la sua armoniosa bellezza.
Ed è lei, indiscutibilmente, la protagonista della composizione in esame, da attribuirsi a Carlo Francesco Nuvolone per riscontri stilistici e per confronti con opere note (1). Infatti qualificano la mano del maggiore dei Nuvolone sia la resa dell’incarnato che, nonostante alcune lacune conservative della tela, mostra una delicatissima intonazione madreperlacea che scurisce al collo per accendersi animando le gote della giovane, che le lumeggiature del tessuto della gonfia manica risolta con l’abituale eleganza formale che accosta colori apparentemente stridenti, il cupo rosa carico della manica (2) allo squillante turchese del corsetto e al giallo ocra del gonfio mantello in un risultato di raffinata ricercatezza cromatica.
La postura della giovane donna, le mani al petto, il capo volto verso l’angolo superiore della tela, ritorna nella Santa con libro visitata da un angioletto di collezione privata (3) e, variata, nella Didone abbandonata di collezione privata I in quest’ultima tela la protagonista afferra un lembo del mantello accartocciato, stringendolo al corpo, gesto condiviso dalla giovane donna tratteggiata nella nostra scena.
Stabilire il ruolo della protagonista del quadro in questione non è agevole mancando attributi determinanti che abitualmente qualificano eroine, personaggi biblici o Sante e, pur, mantenendo, un generico e prudente riferimento come Figura femminile, l’identità della postura con la sopracitata Didone, potrebbe qualificare la nostra protagonista come la sfortunata regina di Cartagine che, abbandonata da Enea, stringe al petto il mantello del perduto amore.
L’intimismo, la soffusa sensualità che il quadro offre sono segno distintivo della raggiunta maturità di Carlo Francesco Nuvolone e della sua totalmente lombarda adesione al mondo barocco.
Maria Silvia Proni
1. Ringrazio Filippo Maria Ferro che, con la consueta gentilezza, ha confermato l’attribuzione.
2. La stessa, particolarissima soluzione cromatica, si ritrova nel mantello che orna la Ester di collezione privata (F. M. Ferro, Nuvolone una famiglia di pittori nella Milano del ‘600, Soncino, 2003, p. 88, tav. XL)
3. La tela è stata resa nota da Castellotti (B. Castellotti, La pittura lombarda del ‘600, Milano, 1984, n. 396).