Asta N. 84 - Dipinti Antichi e del XIX Secolo
-
Lotto 1 Jan Pauwel Gillemans il Vecchio (maniera) NATURA MORTA olio su rame, cm 53x82. Si ringrazia la Dottoressa Raffaella Colace per l’assistenza alla schedatura dell’opera.
-
Lotto 2 Marcello Venusti (cerchia) MADONNA CON BAMBINO olio su tela, cm 49x41. Si ringrazia il Dottor Andrea Donati per l’assistenza alla schedatura dell’opera.
-
Lotto 3 Scuola Veneta del XVII secolo GESÙ AL TEMPIO olio su tela, cm 94x113,5.
-
Lotto 4 Lorenzo Costa Ferrara 1460 – Mantova 1535 A) SAN FRANCESCO CHE RICEVE LE STIGMATE B) SAN GIROLAMO PENITENTE tavola, cm 15,5x16. Al verso entrambe le tavole recano, a fuoco sul legno, la sigla: C G B C. Provenienza: Ferrara, Collezione Costabili Containi; Collezione privata. Bibliografia: AA. VV., Pitture della Raccolta del Co.te Gio Battista Costabili di Ferrara, Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio, ms. A1324 del 1835, c. 31v, n. 366 (cit.), c. 32r, n. 369 (cit.); G. Boschini in G. Baruffaldi, Vite dè pittori e scultori ferraresi, Ferrara 1844-1846, p. 123; G. Giordani, Catalogo de Quadri di varie scuole pittoriche nella Galleria Costabili in Ferrara, Bologna 1871-1872, nn. 384, 388 (cit.); E. Mattaliano, La collezione Costabili, Marsilio Editori, Venezia 1998, n. 64, 65, p. 51 (cit.); E. Negro, N. Roio, Lorenzo Costa 1460 – 1535, Artioli Editore, Modena 2001, Cat. n. 147-150. P., pag. 151 (cit.); Le due tavolette provengono dalla nota collezione del marchese Giovanni Battista Costabili, come testimonia la sigla impressa a fuoco al verso delle stesse. L’età napoleonica vide il consolidarsi dei possedimenti terrieri della famiglia Costabili Containi, ma anche un impegno politico del giovane Costabili. Solo a titolo di esempio, si rammenti il suo ruolo all’interno del governo della neo nata Repubblica Cisalpina (il 29 giugno 1797) quale membro del relativo Direttorio. A ciò si aggiunge l’attività di uomo di cultura, testimoniata dalle relazioni intercorse con esponenti di spicco dell’epoca, tra cui Vincenzo Monti, Leopoldo Cicognara e il conte Camillo Laderchi, professore di diritto romano e fi losofi a del diritto presso l’Università di Ferrara (che fu il principale consulente per le acquisizioni della quadreria assieme a Ubaldo Sgherbi). La raccolta di opere venne costruita intorno al lascito dello zio materno Francesco Containi – che allevò il giovane Giovanni Battista, rimasto orfano a soli sei anni –, ereditata nel 1778 e costituita da 240 dipinti circa. La prima testimonianza di catalogazione dell’intera collezione vide la luce con il manoscritto Pitture della Raccolta del Conte Gio Battista Costabili di Ferrara, in cui sono descritte 591 opere, con la relativa descrizione di soggetto, tecnica e dimensioni, oltre che dell’attribuzione. Per 127 di esse vi è anche l’annotazione “Era in Casa”, tra cui si annoverano le due tavolette qui presentate, che ebbero, all’epoca, l’attribuzione a Giovanni Battista Benvenuti, detto l’Ortolano. Nel 1835 il manoscritto venne donato a Gaetano Giordani, direttore della Pinacoteca di Bologna. Con la morte di Giovanni Battista Costabili, il 17 marzo 1841, la raccolta venne ereditata dal pronipote Giovanni, ed era costituita complessivamente da 624 opere.
-
Lotto 5 Scuola Veneta del XVII secolo PISCINA PROBATICA olio su tela, cm 175x223,5.
-
Lotto 6 Francesco Rizzo da Santacroce attivo a Bergamo e Venezia dal 1508 al 1545 MADONNA CON BAMBINO, SAN GIUSEPPE E SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA olio su tavola, cm 56,5 x 75,5. Si ringrazia il Professor Peter Humfrey per aver suggerito l’attribuzione dell’opera sulla base della documentazione fotografi ca.
-
Lotto 7 Paris Bordone Treviso 1500 – Venezia 1571 NETTUNO E ANFITRITE A CAVALLO DI UN MOSTRO MARINO, 1560-1565 CIRCA olio su tela, cm 106x99. Provenienza: Genova, Collezione privata; Vienna, Dorotheum, 15 ottobre 2013, lotto n. 566; Collezione privata. Esposizioni: Bitonto, Galleria Nazionale della Puglia, 15 dicembre 2012 – 8 aprile 2013, n. 1. Bibliografi a: K. und Reichsfi nanzaarchiv in Wien, Inventarium aller derjenigen sachen, so nach der victori n ihrer majestät schatz und kunstcamer zue Praag seind gefunden…den 6. Dezembris anno 1621…, ed. Zimmermann, 1904, [19421] p. XLII, n. 1029; A. Donati in N. Barbone Pugliese, A. Donati, L. Puppi (a cura di), Nettuno e Anfi trite in Tiziano, Bordon e gli Acquaviva d’Aragona: pittori veneziani in Puglia e fuoriusciti napoletani in Francia, Claudio Grenzi, Foggia 2012, n. 1, pp. 236-239; A. Donati, Paris Bordone. Catalogo ragionato, Edizioni dei Soncino, Soncino 2014, tav. LXXXIX, n. 139, p. 348 (ill.), p. 349 (cit.). Il dipinto ripropone due fi gure della mitologia greca, rispettivamente Anfi trite, fi glia di Nereo (la più bella tra le ninfe marine), e Nettuno, suo sposo. La ricercatezza e la rarità del soggetto consentono di ricondurre l’opera ad una raffi nata committenza genovese, in particolare a Ottaviano Grimaldi o Tommaso Marino, entrambi ricchissimi uomini d’affari, che scelsero di far decorare le proprie dimore con temi legati al commercio e ai mari. (cfr. A. Donati, op. cit., 2012, p. 236). Per il dipinto è possibile avanzare un’ipotesi di datazione intorno al 1560, al culmine dell’attività del pittore trevigiano: grazie ad una breve permanenza alla corte di Francesco II di Valois, compiuta tra il 1559 e il 1560, Paris Bordone conobbe alcuni dei committenti più prestigiosi della sua carriera, come il cardinale Carlo di Lorena per cui realizzò Giove ed Io (fi g. 2, 1559-60, olio su tela, cm 135,5x117,5; Museo di Göteborg) direttamente confrontabile per la resa delle due fi gure con il dipinto qui presentato. Altri confronti è agevole instaurare – tanto per stile quanto per datazione – con il Ratto di Proserpina (fi g. 1, 1560 circa, olio su tela, cm 137x124,3; Collezione privata), per la medesima resa pittorica ravvisabile nella scena, oltre all’affinità tematica, che suggerirebbe addirittura una committenza comune per i due dipinti (cfr. A. Donati, ibidem).
-
Lotto 8 Gaudenzio Ferrari Valduggia 1475/1480 – Milano 1546 CROCIFISSIONE, 1535-1538 CIRCA schizzo a pennello con tocchi di biacca, cm 26,6x36,5. Provenienza: Milano, collezione privata. Esposizioni: Vercelli, Museo Borgogna, Mostra di Gaudenzio Ferrari, aprile – giugno 1956, n. 51. Bibliografi a: A. Bertini, I disegni di Gaudenzio, in AA. VV., Mostra di Gaudenzio Ferrari, Silvana Editoriale, Milano 1956, n. 51, tav. 105, p. 117; V. Viale, Gaudenzio Ferrari, Eri. Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana, Torino 1969, n. 86, p. 68 (ill.). L’opera è in relazione con la grande Crocifissione (fi g. 1; tempera su tela, cm 172x174) custodita a Torino presso la Galleria Sabauda.
-
Lotto 9 Giovanni Mannozzi San Giovanni Valdarno 1592 – Firenze 1636 RITRATTO MASCHILE tecnica mista su embrice, cm 52x38.
-
Lotto 10 Scuola Italiana del XIX secolo DEPOSIZIONE NEL SEPOLCRO (da Andrea Mantegna) bassorilievo in bronzo, cm 16x27,5.
-
Lotto 11 Scuola Francese del XIX secolo ATENA bassorilievo in bronzo, diametro cm 9,7.
-
Lotto 12 Scuola Veneta del XVI/XVII secolo DEPOSIZIONE NEL SEPOLCRO (da Andrea Riccio) bassorilievo in bronzo, cm 10,5x16,5.
-
Lotto 13 Scuola Veneta del XVII secolo INCREDULITÀ DI SAN TOMMASO olio su tela, cm 66x49.
-
Lotto 14 Scuola Napoletana del XVIII secolo MADONNA CON BAMBINO olio su tela, cm 95x70.
-
Lotto 15 Filippo Vitale Napoli 1589/1590 ca. – 1650 MARTIRIO DI SANTA BARBARA E PUNIZIONE DEL PADRE DIOSCURO olio su tela, cm 88x143,5. Provenienza: Firenze, collezione Longhi; Roma, Finarte, Asta di dipinti e disegni dal 16. al 19. secolo, 15/03/1983, Asta 435, lotto 235; Roma, collezione privata; collezione privata Esposizioni: Napoli, Castel Sant’Elmo, 9 novembre 1991 – 19 gennaio 1992; Napoli, Museo di Capodimonte, Certosa e Museo di San Martino, Castel Sant’Elmo, Museo Pignatelli, Museo Duca di Martina, Palazzo Reale, 12 dicembre 2009 – 11 aprile 2010, n. 1.12 Bibliografi a: AA. VV., Arte all’incanto. Mercato e prezzi dell’arte e dell’antiquariato alle aste Finarte 1982/1983, Longanesi, Milano 1983, p. 38 (come Pacecco); R. Lattuada, voce De Rosa, Giovan Francesco, detto Pacecco, in Dizionario biografi co degli italiani, vol. XXXIX, Deodato – Di Falco, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma 1991, p. 168 (come opera di collaborazione tra Vitale e Pacecco); F. Bologna (a cura di), Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli, Electa Napoli, Napoli 1991, fi g. 104, pp. 114, 140 (come Pacecco); A. della Ragione, Pacecco de Rosa. Opera completa, Edizioni Napoli Arte, Napoli 2005, fi g. 36, p. 10 (come Pacecco); V. Pacelli, Giovan Fracesco de Rosa detto Pacecco de Rosa 1607 – 1656, Paparo, Pozzuoli 2008, pp. 22-23 (come Vitale); M. di Mauro, G. Assante di Panzillo, La fortuna critica, in V. Pacelli, Giovan Fracesco de Rosa detto Pacecco de Rosa 1607 – 1656, Paparo, Pozzuoli 2008, pp. 151, 156, 161; G. Porzio in N. Spinosa (a cura di), Ritorno al Barocco. Da Caravaggio a Vanvitelli, Vol. 1, Electa Napoli, Napoli 2009, n. 1.12., p. 78 (ill.). Per l’opera è stato richiesto l’attestato di libera circolazione Il dipinto raffigura il momento appena successivo all’uccisione di Barbara per mano del padre Dioscuro: l’uomo infatti ha appena scoperto la conversione al cristianesimo della figlia e dopo aver sferrato il fendente mortale sta per essere colto da un fulmine, segno della punizione divina per il suo empio omicidio. La posa è bloccata nel gesto e l’espressione dell’uomo, rischiarata da un fulgido bagliore, fa intuire l’origine sacra della scure luminosa che sta per abbattersi dal cielo su di lui; la concitazione dell’uomo si contrappone all’estrema morbidezza del corpo ormai esanime della Santa, avvolto in un candido mantello, dove i panneggi diventano il pretesto per un abile esercizio pittorico. La tela fu attribuita dapprima a Pacecco De Rosa e poi consegnata al suo patrigno Filippo Vitale come confermato da Giuseppe Porzio nella scheda dedicata al dipinto nel catalogo della mostra Ritorno al Barocco.
-
Lotto 16 Scuola Fiamminga del XVII secolo FERMATA ALL’OSTERIA olio su tela, cm 43x64.
-
Lotto 17 Scuola Olandese seconda metà del XVII secolo PAESAGGIO CON NINFE olio su tela, cm 44x53.
-
Lotto 18 Pandolfo Reschi Danzica 1643 – Firenze 1699 BATTAGLIA olio su tela, cm 90x125. Si ringrazia la Dottoressa Francesca Baldassari per l’assistenza alla schedatura dell’opera.
-
Lotto 19 Rutilio Manetti Siena 1571-1639 IL TEMPO STRAPPA LE ALI AD AMORE olio su tela, cm 143x216. Dipinto di grande forza espressiva, tratta il tema della punizione di Amore, soggetto amato dalla pittura caravaggesca e dallo stesso Caravaggio, che, come sappiamo dalla corrispondenza fra i fratelli Deifebo e Giulio Mancini, aveva realizzato un soggetto del genere, acquisito dal cardinal Francesco Maria Del Monte e oggi disperso (cfr. Michele Maccherini, Novità su Bartolomeo Manfredi nel carteggio familiare di Giulio Mancini: lo “Sdegno di Marte” e i quadri di Cosimo II granduca di Toscana, in “Prospettiva”, 93-94, 1999, p. 131). Nelle varie interpretazioni del tema Amore può essere punito da Marte, oppure, con maggior risvolto morale, dal Tempo, come nel dipinto in esame. Elemento pressoché costante del soggetto è la fi gura di Venere, che, disperata, tenta di frenare l’azione del Tempo. Nell’opera in oggetto il Tempo, Amore e Venere si stagliano su di un fondo scuro in una composizione che ha uno sviluppo longitudinale. Una luce imparziale evidenzia con identico nitore la carnagione decrepita quasi repellente del vecchio padre Tempo e la delicata materia serica della veste di Venere. Tutto rientra nell’estetica caravaggesca e l’autore arriva addirittura ad attingere dal repertorio figurativo del Merisi per ideare la posa della fi gura urlante a braccia aperte di Amore, che deriva dal ragazzo che fugge inorridito dalla scena del Martirio di san Matteo nella Cappella Contarelli di S. Luigi dei Francesi. A dispetto del suo straordinario fascino, questa tela sembra ignota alla letteratura artistica e alle fonti documentarie. L’inventario dell’eredità del nobile senese Adriano Sani (1729) registra un dipinto con “il tempo che leva le penne all’ali di amore di Raffaello Vanni con cornice dorata” (Archivio di Stato di Siena, Curia del Placito, 313, c. 66. L’inventario è disponibile on line: Getty Provenace Index, Arch. doc, I-1818). Ho riconosciuto con certezza l’opera in un dipinto già in possesso degli eredi della famiglia Sani, attribuendolo al tardo caravaggista, oriundo dei territori senesi, Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino (Marco Ciampolini, Novità su Cavalier d’Arpino e Rustichino: appunti sul collezionismo senese dei caravaggeschi, una proposta per Spadarino e un possibile Vouet, in Atti della giornata di studi Francesco Maria del Monte e Caravaggio, a cura di Pierluigi Carofano, Monte Santa Maria Tiberina, 2 ottobre 2010, Pontedera, Bandecchi & Vivaldi, 2011, p. 56 fi g. 7). Questo dipinto, in seguito, è stato alienato dalla famiglia e venduto all’asta Pandolfi ni di Firenze con il generico riferimento a “Pittore caravaggesco, sec. XVII” (15 ottobre 2013, pp. 112-113 n. 116, fi g. col.). Tuttavia la notizia è interessante, si tratta di un’ulteriore prova dell’interesse dei committenti senesi per questo soggetto. Nel 1613 il Mancini, appunto, non avendo potuto ottenere la Punizione di Amore di Caravaggio, fece eseguire da Bartolomeo Manfredi una replica variata del soggetto per Agostino Chigi, rettore dello Spedale di Santa Maria della Scala a Siena, ossia lo straordinario Marte che punisce Amore, oggi nell’Art Institute di Chicago (cfr. Maccherini, Novità su Bartolomeo Manfredi...cit., pp. 131- 133).
-
Lotto 20 Scuola Genovese del XVII secolo ESTER E ASSUERO olio su tela, cm 119x155.
-
Lotto 21 Scuola Genovese del XVII secolo PAESAGGIO CON SANTA MARIA MADDALENA IN ESTASI olio su tela, cm 73x135. Provenienza: Milano, Finarte, Dipinti dal XV al XVIII secolo, 16/04/1985, Asta 503, lotto n. 100 (come attribuito a Pier Francesco Mola).
-
Lotto 22 Eberhart Keilhau detto Monsù Bernardo Elsinore 1624 – Roma 1687 INTERNO CON FIGURE DI FANCIULLA CON BIMBO E VECCHIA olio su tela, cm 94 x 132,5. Sono numerose le tele note del pittore danese italianizzato Monsù Bernardo che raffigurano scene di interni o campestri con più fi gure popolari, spesso bambini, intenti a lavori o svaghi domestici. Finora sfuggito alla critica, questo inedito è caratterizzato da un buono stato di conservazione e da una stesura morbida e a tratti vaporosa, secondo i caratteri stilistici facilmente riconoscibili al pittore, al cui catalogo, ricostruito a partire dalla monografia di Minna Heimbürger del 1988, va aggiunta questa nuova tela (cfr. M. Heimbürger, Bernardo Keilhau detto Monsù Bernardo, Roma 1988). L’occhio attento a raccontare con linguaggio pacato la realtà quotidiana, talvolta misera, obbliga a indicare Monsù Bernardo tra i protagonisti della pittura di genere in Italia nel Seicento (cfr. Da Caravaggio a Ceruti. La scena di genere e l’immagine dei pitocchi nella pittura italiana, a cura di F. Porzio, 1998). Nativo di una cittadina danese e poi formatosi ad Amsterdam alla scuola di Rembrandt, Eberhart Keilhau giunge in Italia nel 1651, prima a Venezia, poi a Bergamo e infi ne a Roma. La sua poetica, prossima a quella dei “Bamboccianti” e finalmente messa a fuoco dalla critica che in passato lo confondeva con Antonio Amorosi, si caratterizza per un ruolo importante conferito alle fi gure nell’economia della composizione: non semplici comparse di una scena d’interno o campestre, ma veri e propri protagonisti, colti nella varietà delle loro espressioni e quindi ciascuno caratterizzato da un personale sentimento. Lo si vede anche in questo significativo inedito a tre fi gure: una fanciulla si accinge a svolgere un lavoro di cucito o ricamo; accanto a lei una vecchia che l’assiste e dietro un bimbo, forse un piccolo popolano o mendicante. L’ambiente circostante non è descritto, come è tipico per Monsù Bernardo, e gli sguardi dei personaggi paiono indipendenti l’uno dall’altro, a conferma che non si tratta del racconto di un episodio di vita quotidiana, ma sempre un’allegoria, come proposto dalla Heimbürger. Il significato non è immediato in casi come questi, in cui manca il contesto di origine della tela, nata forse in coppia o in serie con altre. Forse si tratta di un’allegoria del Tatto, signifi cato che la Heimbürger associa alle fi gure di ricamatrici o fi latrici. Non si conoscono, nel ricco catalogo del Keilhau - che peraltro prevede anche repliche autografe -, altre versioni di questo soggetto, simile, ma con molto varianti, rispetto alle varie “Allegoria della vista” o “Scuola di bambini” genericamente più affollate. Anna Orlando
-
Lotto 23 Scuola Olandese del XVII secolo SCENA DI OSTERIA olio su tavola, cm 52x39.
-
Lotto 24 Giovanni Battista Rossi documentato a Napoli tra il 1730 e il 1782 CROCEFISSIONE olio su tela, cm 75x50.
-
Lotto 25 Scuola Veneta del XVIII secolo VIAGGIO DI GIACOBBE olio su tela, cm 90x125.
-
Lotto 26 Antonio Balestra Verona 1666 – 1740 SAN GIUSEPPE IN GLORIA olio su tela, cm 112,5x184. Provenienza: Feltre, Chiesa di San Giuseppe di villa Bellati in località “Le Case” a Vignui; Collezione privata Bibliografi a: G. Pavanello, Schedule settecentesche: da Tiepolo a Canova, in “Arte in Friuli Arte a Trieste”, 18-19, Edizioni della Laguna, Monfalcone 1999, n. 16, p. 61 (ill.). L’opera proviene dalla chiesetta di villa Bellati in località “Le Case”, a Vignui presso Feltre, e faceva serie con altri dieci tele di Balestra, Ricci e Zanchi. Alle pareti della chiesa erano collocate due grandi opere rettangolari, una Visitazione di Sebastiano Ricci (probabilmente posta sulla parete sinistra dell’aula) e una Presentazione di Gesù al tempio di Antonio Zanchi; ciascuna opera recava su ambo i lati due tele ovali ad opera di Antonio Balestra: Sogno di Giacobbe, Sacrifi cio di Isacco, Pentimento di Davide, e il Giudizio di Salomone. Gli ultimi due ovali, Giudizio di Salomone (1717 circa, olio su tela, cm 160x138,5), e Pentimento di Davide (1715 circa, olio su tela, cm 157,5x138,5) sono stati esposti alla mostra di Belluno su Andrea Brustolon tenutasi a Palazzo Crepadona dal 28 marzo al 12 luglio 2009 (cfr. A. Craievich in A. M. Spiazzi, M. De Grassi, Giovanna Galasso a cura di, Andrea Brustolon, 1662 – 1732. “Il Michelangelo del legno”, Skira editore, Milano 2009, pp. 188- 189, p. 331). Alla mano di Balestra sono altresì riconducibili le quattro opere – a forma di triangolo mistilineo – che decoravano i pennacchi della cupola, raffi guranti gli Evangelisti. La chiesa venne ultimata nel 1703 dopo l’edificazione della villa, e dedicata a San Giuseppe, come testimonia l’iscrizione sulla facciata: “AEDES HAS VITIO TEMPORUM DIRUTAS / ITERUM EXCITARI / CULTUQUE AMPLIORI ORNARI / DIVO IOSEPH PATRONO SUO SACRAS / CURAVIT COM. IOANES DE BELLATIS AEQU & COMEN / ANNO MDCCIII”. La generosa presenza di Balestra nella decorazione della chiesetta è dovuta all’amicizia personale del pittore veronese con il committente, il conte Giovanni Bellati di Feltre. L’opera presentata in questa sede, inizialmente collocata all’interno della lunetta nella controfacciata, è l’unica ad essere citata espressamente - fra le opere databili intorno al 1708 - nel profi lo biografi co su Balestra redatto da Lione Pascoli negli anni 1732- 1739 circa: “Dipinse un altro [quadro] S. Giuseppe, e lo mandò a Feltre per una di quelle chiese” (cfr. Lione Pascoli, Vita di Antonio Balestra, in Vite de’ Pittori, scultori ed architetti viventi: dai manoscritti 1383 e 1743 della Biblioteca Comunale “Augusta” di Perugia, Canova edizioni, Treviso 1981, p. 115). E’ possibile che il ciclo pittorico sia stato dipinto in due fasi diverse: la prima nel 1709, appunto, circa e la seconda intorno al 1717. Alla seconda fase potrebbero infatti essere ascrivibili l’ovale raffigurante il Pentimento di Davide e il Giudizio di Salomone, come anche la Visitazione di Sebastiano Ricci, e la Presentazione al Tempio, risalente alla tarda maturità di Antonio Zanchi (cfr. G. Pavanello, op. cit., pp. 61, 67). Il significativo ciclo pittorico – confrontabile per importanza a quello che decora la chiesetta di villa Fabris-Guarnieri a Tomo di Feltre – che include opere di Bencovich, Ricci e Trevisani – venne poi rimosso sul finire del primo conflitto mondiale e temporaneamente collocato in casa Bellati a Feltre, per poi disperdersi in collezioni private tra Feltre e Padova. Si ringrazia il Professor Andrea Tomezzoli per l’assistenza alla schedatura della presente opera.
-
Lotto 27 Alessandro Magnasco, detto il Lissandrino Genova 1667 – 1749 ASSALTO DI BRIGANTI IN UN BOSCO olio su tela, cm 114 x 90. Provenienza: Genova, collezione Bertollo, ante 1931; Genova, collezione cav. Pietro Sanguinetti, ante 1939; Milano, collezione architetto Ulderico Tononi, ante 1949. Bibliografi a: G. Delogu, Pittori minori Liguri, Lombardi e Piemontesi del Seicento e del Settecento, Venezia 1931, p. 117, tav. 210; M. Pospisil, Magnasco, Firenze 1944, p. LXXVII, tav. 51; B. Geiger, Magnasco, Bergamo 1949, p. 94, tav. 8 e p. 114; L. Muti, D. De Sarno Prignano, Alessandro Magnasco, Faenza 1994, cat. 217 p. 237, fi g. 457 p. 618 Reso noto da Giuseppe Delogu nel 1931 che lo illustra indicandolo come proveniente dalla collezione Bertollo di Genova, a cui a quella data dunque non apparteneva più, e dove era conservato insieme a una Scena di pellegrini (Delogu 1931, fi g. 211; qui fi g. 1), meglio intitolata Preghiera davanti a una cappella campestre (fi g. 1). Quest’ultima ha avuto successivamente vicende collezionistiche diverse dal quadro qui esposto, con il quale era evidentemente stato concepito en pendant, vista l’identità di dimensione (cm 114x90). Oggi conservato nei Musei di Strada Nuova a Genova, rimase insieme al suo pendant ancora nella collezione del cavaliere Pietro Sanguinetti, sempre a Genova, dove è documentato nel 1938 (quando fu esposto alla storica mostra di Palazzo Reale), finché Maria Parocchino vedova Sanguinetti non la donò a Palazzo Bianco nel 1939. L’Assalto di Briganti dalla collezione Sanguinetti, dove si conservavano anche altre opere del pittore genovese, in data imprecisata ma forse nello stesso 1939, passò a quella dell’architetto Ulderico Tononi di Milano. Con questa collocazione la pubblica il Geiger nel 1949, forse traendo questa informazione da una fotografi a conservata all’istituto germanico di Firenze, indicandone altresì la provenienza Bertollo e poi Sanguinetti. Nessuno studioso ne indica le misure, fatto, questo, che suggerisce che l’opera non fosse conosciuta dal vero, se non forse dal solo Delogu che per primo ne rende nota l’immagine. L’assenza di questo dato ha impedito fi no a questo momento di ricostruire il pendant. A lungo celata dunque nei meandri del collezionismo privato, quest’opera del Magnasco riappare oggi così consentendoci non solo di confermarne senza esitazione l’attribuzione per la parte delle fi gure sul primo piano, squisitamente eseguite con il brio e con il tratto nervoso e sicuro che riconosciamo al maestro genovese nella sua maturità, ma anche di discuterne un’eventuale collaborazione per la parte del paesaggio. Va rilevato innanzi tutto che ai dati prettamente naturalistici, come fronde, foglie, rami, sono intramezzati senza soluzione di continuità pittorica altri elementi, tra i quali la colonna al centro della composizione. Alcune pennellate tra gli alberi, quasi guizzi di puro colore, e la libertà esecutiva del tutto, risultano congruenti con quella che traccia velocemente la parte figurata. Ciò consente, come per il pendant, di ascrivere interamente al maestro questo bellissimo dipinto, e di datarlo alla sua maturità oltre la metà degli anni Venti del Settecento (cfr. per il pendant F. Franchini Guelfi in Alessandro Magnasco (1667-1749). Gli anni della maturistà di un pittore anticonformista, catalogo della mostra a cura di F. Franchini Guelfi , Parigi e Genova, 2015-216, cat. 6, pp. 44-45). Anna Orlando
-
Lotto 28 Scuola Francese della fi ne del XVII secolo DANAE olio su tela, cm 97x145.
-
Lotto 29 Scuola Veneta del XVIII secolo NATIVITÀ olio su tela, cm 93x99.
-
Lotto 30 Sebastiano Ricci Belluno 1659 – Venezia 1734 GIUSEPPE INTERPRETA I SOGNI olio su tela, cm 172x128. Provenienza: Collezione privata. L’opera è stata ricondotta a Sebastiano Ricci in modo indipendente dal Professor Alessandro Ballarin e dalla Dottoressa Annalisa Scarpa, che ringraziamo per l’assistenza alla schedatura del dipinto. Il soggetto raffigurato trae ispirazione dalla Genesi (40,41, 1-46): Giuseppe, tradotto ingiustamente in carcere per colpa della moglie di Putifarre, assieme ad un coppiere ed un panettiere del re d’Egitto, si offre di interpretare i sogni che i due dignitari di corte non riuscivano a decifrare. Al coppiere, che aveva sognato una vite con tre tralci, Giuseppe predisse il suo proscioglimento dalle accuse, al terzo giorno di prigionia (Genesi, 40, 9-13). E’ forse questo il momento colto nella scena raffigurata, con Giuseppe che indica il numero tre con la mano sinistra, riconducendo ai giorni i tralci della vite. La scena condivide alcuni aspetti con altre opere conosciute del pittore, tra cui una tela omonima (fig. 1; cfr. A. Scarpa, Sebastiano Ricci, Bruno Alfieri Editore, Milano 2006, tav. XXXVIII p. 113, cat. 53 p. 161, n. 244 p. 471) in cui si ravvisa la medesima complicità dei soggetti ritratti, collocati in una cella angusta. Analogie ancor più evidenti possono inoltre scorgersi dal confronto con i tratti fisionomici dei personaggi, a partire dalla figura del vecchio per culminare nel personaggio con il turbante, che assiste in trepida attesa alla spiegazione di Giuseppe. Il vecchio carcerato è altresì confrontabile, per le sembianze oltre che per il fare pittorico, al personaggio ritratto nell’opera Tobia guarisce il padre cieco (fig. 2; cfr. A. Scarpa, op. cit., tav. XXXVII p. 113, cat. 301 p. 250, n. 245 p. 471). Il tessuto pittorico e l’uso della materia lascerebbero presupporre una datazione in ambito secentesco.
-
Lotto 31 Scuola Tedesca del XIX secolo RITRATTO DI NOTABILE olio su tela, cm 38x30.
-
Lotto 32 Scuola Francese del XIX secolo RITRATTO MASCHILE pastelli su carta, cm 30x23,5.
-
Lotto 33 Scuola Francese del XIX secolo RITRATTO DI NOTABILE olio su tela, cm 27x21.
-
Lotto 34 Scuola Italiana XIX/XX secolo RITRATTO DI NOTABILE olio su tela, cm 53,5x42.
-
Lotto 35 Scuola Italiana del XIX secolo RITRATTO MULIEBRE olio su tela applicata su tavola, cm 35x25,5. Iscritto in basso a destra: M. Tassi
-
Lotto 36 Scuola Francese del XIX secolo ADORAZIONE DEL VITELLO D’ORO (da Poussin) olio su tela, cm 54,5x72.
-
Lotto 37 Scuola Francese del XIX secolo FANCIULLA pastelli su carta applicata su tela, cm 74x60. Timbro al verso: Paul Durand Ruel Rue de la Paix, Paris
-
Lotto 38 Scuola Inglese del XIX secolo RITRATTO DI GENTILUOMO IN UN INTERNO acquerello su carta, cm 31x25.
-
Lotto 39 Scuola Francese del XIX secolo GENTILUOMO NEL SUO GIARDINO acquerello su carta, cm 37,5x29.
-
Lotto 40 Scuola Francese del XIX secolo RITRATTO DI GENTILUOMO IN UN INTERNO tempera su carta, cm 18,5x13.
-
Lotto 41 Scuola Austriaca del XIX secolo CASTELLO AUSTRIACO olio su tela, cm 21x26,5.
-
Lotto 42 Scuola Francese del XIX secolo PAESAGGIO MARINO CON ROVINE E VULCANO olio su tela, cm 25x32. Iscritto in basso a sinistra: B1891
-
Lotto 43 Scuola Italiana del XIX / XX secolo MARINA gouache su pergamena, cm 19x29.
-
Lotto 44 Scuola Veneta del XIX / XX secolo SCORCIO VENEZIANO tempera e biacca su carta, cm 28x22.
-
Lotto 45 Scuola Veneta del XIX secolo PAESAGGIO CON ROVINE acquerello su carta applicata su cartone, cm 48x37.
-
Lotto 46 Carl Friedrich Heinrich Werner Weimar 1808 – Lipsia 1894 I PROPILEI, 1875 acquerello su carta, cm 32x24. Firmato e datato in basso a destra: C. Werner f. 1875
-
Lotto 47 François-Benjamin Chaussemiche (attr.) Tours 1864 – Parigi 1945 LA CASA DI PANSA A POMPEI, 1894 acquerello su carta, cm 17x24,5. Titolato e datato in basso a sinistra: Pompei Mai 94. Iscritto in basso a destra: ....B. Chauusemiche....
-
Lotto 48 Scuola Inglese del XIX secolo ARCHITETTURE LUNGO FIUME INDIANO acquerello su carta, cm 17x23.